Argentina Military History 1861-1917

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VII - LA GUERRA DEL PARAGUAY (1865-70)

SOMMARIO: 1. La Triplice Alleanza (1864-65). - 2. La Sebastopoli del Sudamerica (1866-67). 3. Il fronte interno (186669). 4. L’offensiva alleata e la ritirata paraguaiana (1867-68). - 5. La vittoria mutilata (1869-70).

1. LA TRIPLICE ALLEANZA (1864-65) Genesi della guerra (1861-64) Nel 1862 Francisco Solano Lopez (1827-70) assunse la presidenza del Paraguay. Succedeva al padre Carlos Antonio, che aveva efficacemente difeso l’indipendenza del paese contro Rosas e attuato caute aperture alle influenze esterne, aderendo nel 1851 alla coalizione antirosista delle limitrofe province argentine, sostenuta dall’Inghilterra e dal Brasile. Come si è già accennato, all’inizio dell’ultima guerra civile argentina (1859-61) Carlos Antonio aveva esercitato una efficace mediazione tra Mitre e Urquiza, che proprio nel 1859 aveva accordato il definitivo riconoscimento dell’indipendenza paraguayana. Ma il governo di Asuncion era poi rimasto isolato dalla ripresa della guerra e dalla definitiva vittoria bonearense, ottenuta grazie al sostegno finanziario brasiliano procacciato dalla diplomazia britannica. Nondimeno, fiducioso di poter difendere con la forza delle armi e l’abnegazione dei cittadini-soldati valori “spartani” opposti a quelli “ateniesi” espressi dalla società mercantile della costa atlantica, il nuovo presidente-dittatore del Paraguay accarezzava l’idea di creare un vasto impero subamazzonico aggregando Bolivia e Uruguay e assicurandosi così un doppio sbocco sul Pacifico e sull’Atlantico. Perno di questa politica era il sostegno al nuovo governo conservatore (blanco) di Montevideo. Ma quest’ultimo era di fatto accerchiato tra l’ostilità del Brasile e la protezione accordata da Mitre al generale Venancio Flores, che da Buenos Aires dirigeva la resistenza del partito liberale (colorado) uruguayano. La situazione precipitò il 19 aprile 1863, quando Flores, col sostegno esplicito della stampa bonearense e quello sotterraneo di Mitre, riprese le armi contro il regime di Montevideo. Dopo uno scambio di note diplomatiche, in cui intervenne anche il Paraguay, in novembre l’Uruguay ruppe le relazioni diplomatiche con l’Argentina che aveva rifiutato di sciogliere il comitato rivoluzionario di appoggio a Flores. Richiamato da Montevideo, l’ambasciatore argentino José Marmol convinse Mitre a studiare un’azione comune col Brasile, al quale il trattato di alleanza del 1851 riconosceva il diritto di intervento in caso di movimenti armati. A seguito dei colloqui avuti con Marmol a Rio de Janeiro, il Brasile incaricò il consigliere José Antonio Saraiva di una missione ultimativa presso il governo uruguayano e schierò una forza al confine per impedire alle truppe governative di attaccare Flores.

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Intanto il viceammiraglio Joaquim Marques de Silva barone di Tamandaré si presentò con 5 navi nelle acque di Montevideo, dove Mitre spedì il ministro degli esteri Rufino de Elizalde, accompagnato dagli ambasciatori inglese e uruguayano, Edward Thorton e Andrés Lamas. La mobilitazione paraguayana e l’intervento brasiliano in Uruguay (agosto-settembre 1864) Nell’intento di impedire un’alleanza argentino-brasiliana, Lopez mobilitò 30.000 uomini, pari al 6 per cento della popolazione (30 battaglioni di fanteria, 23 reggimenti di cavalleria e 4 d’artiglieria). Fu una misura controproducente, perchè spinse Mitre ad accogliere con favore le proposte brasiliane proprio per scoraggiare la temuta alleanza tra Lopez e Urquiza, ancora padrone di Entre Rios. Ma Lopez rinunciò a tentare un coordinamento con la forte dissidenza argentina che simpatizzava con il Paraguay contro l’odiato Brasile, mentre Urquiza, puntando alle elezioni presidenziali del 1868, raffrenò le frange estremiste del suo stesso partito, che avrebbero voluto sollevare nuovamente la provincia Mesopotamica e quelle limitrofe di Corrientes e Santa Fe. Dal canto suo, pur diffidando della lealtà di Urquiza, Mitre era vincolato dal debito contratto nel 1861 con la diplomazia inglese e con la banca brasiliana del barone di Manà, la più importante del Sudamerica. Dovette quindi correre il rischio di una guerra impopolare che poteva riaccendere la guerra civile tra le province e la capitale. Così il 22 agosto 1864 Elizalde e Saraiva firmarono un protocollo di difesa reciproca e il 14 settembre l’avanguardia brasiliana passò la frontiera uruguayana collegandosi con le forze ribelli di Flores. Lopez reagì chiamando alle armi la riserva e accampandosi tra Cerro Leon e le piazzeforti di Encarnacion (sul Paranà) e Humaità (sul Paraguay) con ben 80.000 uomini - un quarto cavalieri (40 reggimenti) e un quarto artiglieri con 350 cannoni, inclusi alcuni da 150 mm - collegati da un ottimo servizio telegrafico. L’esercito brasiliano di pace contava appena 25.000 uomini - 22 battaglioni di fanteria, 6 reggimenti di cavalleria, 1 d’artiglieria a cavallo, 5 battaglioni d’artiglieria a piedi, 1 battaglione del genio e 1 equipaggio da ponte. Ma il Brasile era in grado di mobilitare almeno 30.000 guardie nazionali (57 battaglioni e 22 unità di cavalleria) e disponeva di un’assoluta superiorità navale. Infatti, in attesa delle 5 moderne unità da guerra commissionate da Lopez (3 navi con torri corazzate e 2 batterie corazzate) la piccola marina fluviale paraguayana contava appena 1 cannoniera di costruzione inglese (Tacuarì) e 16 mercantili armati, più una forza costiera di 6 compagnie di fanteria e 1 di artiglieria navale. La marina brasiliana contava invece ben 43 unità - 4 fregate, 9 corvette e 14 unità minori a propulsione eolica, 1 fregata e 7 sloops ad elica e 8 steamers a ruota - più un consistente corpo di Fuzilheiros /avais. Inolte proprio nel 1864 varò le prime due corazzate sudamericane, Barroso e Tamandaré, presto seguite da una terza unità similare, il Bresil. L’Ejército /acional argentino nel 1864 L’Ejército /acional argentino era stato riorganizzato da Mitre con decreto 29 gennaio 1864 su 7 battaglioni di fanteria (i primi due su 5 compagnie - 1 granatieri, 1 cacciatori, 3 fucilieri - gli altri su 4 - 1 granatieri e 3 di cacciatori) e 8 reggimenti di cavalleria (su 2 squadroni di 2 compagnie), più 4 compagnie e 2 squadroni autonomi e 1 reggimento d’artiglieria leggera, tutte unità largamente sotto organico. Gli effettivi erano infatti appena 6.472, di cui 1.213 presidiavano i 740 chilometri della frontiera settentrionale e 5.259 la frontiera meridionale, estesa per 1.900 chilometri da Punta del Agua (dipartimento di San Rafael) a Carmen de Patagones: 1.919 alle 4 Fronteras del Interior (300 Mendoza, 775 San Luis, 650 Sur de Cordoba, 194 Oeste de Santa Fe) comandate dal colonnello José Iseas, dal tenente colonnello Antonino Baigorria, dai comandanti Manuel J. Olascoaga, Augusto Segovia, Reinaldo Villar e José Maria del Prado e dal maggiore Juan Ayala. Le truppe

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Per completare gli organici, con legge 13 luglio 1864 la guardia nazionale (cavalleria) fu assoggettata anche al servicio de fronteras interiores, limitato alle province minacciate dalle incursioni degli indiani, con ferma massima di due anni e cambio ogni sei mesi (la diserzione da questo iniquo e micidiale servizio è il tema iniziale del Martin Fierro, il famoso poema gaucho pubblicato da José Hernandez nel 1872). La legge di bilancio del 1864 aveva previsto di spedire giovani argentini al Politecnico militare francese di Saint Cyr, ma nessuno degli aspiranti aveva la formazione liceale necessaria per frequentare un’accademia militare europea. Così nel gennaio 1865 si pensò di effettuare corsi triennali di preparazione e a tale scopo il ministro Juan Andrés Gelly y Obes riservò alcuni posti presso la Escuela de Artes, Oficios y Argonomia di Palermo diretta dall’ingegner Jacinto Febrés de Rovira, dando la soprintendenza degli allievi militari al tenente colonnello Mariano Moreno. L’iniziativa peraltro abortì per effetto della guerra. Le offensive paraguayane sul Mato Grosso e su Corrientes (29 dicembre 1864-13 aprile 1865) In ottobre Lopez intimò il ritiro delle truppe brasiliane, ma invece di puntare subito e in forze sull’obiettivo principale, distaccò 6.000 uomini per un attacco indiretto contro lo stato brasiliano del Mato Grosso, dove il 29 dicembre 1864 le sue truppe espugnarono con gravi perdite il forte di Coimbra. Ma nello stesso momento i brasiliani sferravano il colpo decisivo al regime blanco: il 2 gennaio 1865, dopo uno spietato bombardamento, catturarono il presidio blanco di Paysandù passando per le armi gli ufficiali. Poco dopo Montevideo si arrese ai colorados di Flores. Ormai tardivamente, Lopez decise di invadere l’Uruguay e il 14 gennaio chiese all’Argentina di concedergli il passo attraverso la provincia di Corrientes, allegando il precedente del 1855, quando il governo liberale di Buenos Aires aveva consentito alla squadra brasiliana di risalire il Paranà. In febbraio Mitre comunicò il rifiuto argentino, conforme alla neutralità proclamata nel 1863 e al rifiuto già opposto ad analoga richiesta del governo brasiliano. Il 18 marzo, su proposta di Lopez, il parlamento di Asuncion deliberò segretamente la guerra, offrendogli il titolo e la spada di Mariscal, con uno strabiliante stipendio annuo di 60.000 pesos, quindici volte quello percepito dal padre. Sottovalutando le immense difficoltà logistiche e il rischio di epidemie, il disastroso piano strategico del Mariscal - che i suoi scalzi soldati chiamavano Caray guazù (“grande padre”) prevedeva una grandiosa quanto irrealizzabile manovra a tenaglia, con 10.000 uomini (generale

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Antonio Estigarribia) lungo l’Uruguay e 20.000 (generale Robles) lungo il Paranà. Per aprire la strada a Robles, il 13 aprile 1865 cinque vapori paraguayani piombarono di sorpresa sul porto argentino di Corrientes, bombardando e occupando la città, con la cattura di 2 delle tre navi da guerra argentine (Veinteycinco de Mayo e Gualeguay) e di molti prigionieri, tra i quali numerosi marinai nordamericani, italiani e francesi. La Triplice Alleanza e l’alto comando argentino (17 aprile-17 luglio 1865) In risposta all’aggressione paraguayana, il 17 aprile l’Argentina decretò la creazione di un Ejército /acional de campagna di 14.000 uomini: 4.500 regolari con 6 battaglioni di fanteria (/. 1-6) e 1 di zappatori (maggiore Alejandro Diaz) e 2 reggimenti di cavalleria (/. 1 e 3) e 1 di artiglieria leggera (colonnello Joaquin Viejobueno); 9.500 guardie nazionali su 19 battaglioni inquadrati da ufficiali improvvisati, purchè di sicura fede liberale, più 1 battaglione studenti (Belgrano) e 3 reggimenti di cavalleria (1 santafesino e 2 bonearensi).

Riunitisi a Buenos Aires, il 1° maggio i ministri degli esteri brasiliano, argentino e uruguaiano firmarono la cosiddetta Triplice Alleanza contro Lopez. Il trattato impegnava le tre Potenze a non concludere pace separata e affidava a Mitre il comando supremo (ma di fatto nominale) delle operazioni terrestri e all’ammiraglio brasiliano Tamandaré quello delle operazioni navali. Il 3 maggio l’Argentina ricevette la dichiarazione di guerra paraguayana e il giorno seguente deliberò a sua volta la guerra, formalmente dichiarata il 9. Le forze alleate ammontavano complessivamente a 50.000 uomini: 8.500 argentini, 5.000 orientali e 36.000 brasiliani (di cui 13.000 in Uruguay e altrettanti nel Rio Grande del Sud). L’armamento e l’equipaggiamento del contingente argentino erano un campionario di mezzi di fortuna, assegnati con priorità alla linea, in prevalenza armata di fucili ad avancarica americani (Springfield mod. 1859 cal. .58) e belgi (J.J. Gerard mod. 1860 cal. 15 mm). Erano in dotazione anche 1.000 baionette francesi St-Etienne, pochi fucili rigati Minié e qualche mitragliatrice a 10 canne Gatling mod. 1865 (30 colpi al minuto e gittata di 1.200 metri). Sei fucili Enfield a retrocarica furono assegnati il 4 dicembre 1865 a titolo sperimentale. Gli ambasciatori a Washington e Parigi, Domingo Faustino Sarmiento e Mariano Balcarce, acquistarono rispettivamente una partita di fucili Sharp e 6.500 uniformi (3.000 di fanteria, 3.000 di cavalleria e 500 di artiglieria). Nel 1863 il parco d’artiglieria allineava 285 bocche da fuoco di tutti i calibri. Nel 1865 fu commissionata ad un artigiano italiano, l’“ingegnere” Antonio Massa, la rigatura di 4 batterie di cannoni di bronzo ad anima liscia destinate ad armare il 1° reggimento leggero (su 2 squadroni di 2 batterie). L’ordinamento delle forze argentine era “binario”: inizialmente ciascuno dei 2 Corpi d’Armata contava 2 Divisioni di 2 Brigate (su 1 battaglione di linea e 1 di guardia nazionale). Si deve osservare che secondo gli standard europei, la forza dell’intero esercito da campagna argentino corrispondeva al coevo organico di guerra di una Divisione rinforzata, con brigate equivalenti a semplici battaglioni europei. Nella primavera del 1866 le Divisioni argentine furono raddoppiate ad 8 (numerate 1a-4a per ciascun corpo d’armata), metà delle quali con appena 3 battaglioni. I due Corpi d’armata brasiliani avevano invece organici europei, contando ciascuno 2 Divisioni su 3 brigate di 3 battaglioni, più robusti di quelli argentini. Il 12 luglio 1865, assumendo il comando supremo di campagna, Mitre delegò le funzioni di governo al vicepresidente Marcos Paz. Analogamente, assumendo le funzioni di capo di stato maggiore del comandante in capo, il generale Juan Andrés Gelly y Obes delegò interinalmente le funzioni di ministro della guerra e marina al colonnello Julian Martinez. Invece il generale Wenceslao Paunero, Ispettore e Comandante generale delle Armi, cumulò l’incarico con il comando del I Corpo d’Esercito (nel 1867 Paunero sostituì Martinez alla guida interinale del

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ministero). Quello del II Corpo fu attribuito inizialmente al generale Nicanor Caceres, presto sostituito da Emilio Mitre. I primi due divisionari del I Corpo furono i colonnelli Ignacio Rivas e José Miguel Arredondo (oriundo orientale), cui poi si aggiunsero Luis Maria Campos (18381907) e José Iseas. Divisionari del II Corpo erano i generali José Maria Bustillo, Emilio Conesa e Arguero e il colonnello Giuseppe Antonio Susini-Millelire (1819-1900), un ufficiale d’artiglieria sardo ex-garibaldino. Circa un decimo dei 500 ufficiali mobilitati era addetto agli stati maggiori. Quello del Comandante in capo ne contava 25 (il capo, l’aiutante di campo con 3 ausiliari, l’aiutante del capo, il capo ufficio con 5 ausiliari, 12 aiutanti “di dettaglio” e il capo della polizia dell’esercito). Ciascuno dei due stati maggiori di corpo ne contava 10, più l’auditore di guerra, il chirurgo maggiore e il farmacista. Nel 1865 erano in servizio appena 15 medici militari. Il servizio sanitario di campagna, diretto dal chirurgo maggiore Hilario Almeira e dai chirurghi principali Caupolican Molina e Joaquin Diaz de Bedoya, prevedeva 46 chirurghi e 4 farmacisti, più gli infermieri tratti dall’Ospedale di Buenos Aires, presso il quale funzionava una sezione per i feriti di guerra (Hospital de Sangre del Retiro) gestita da una Commissione medica presieduta dal dottor Juan José Montes de Oca. La mobilitazione della guardia nazionale argentina La legge 5 giugno 1865 autorizzò l’esecutivo ad accrescere l’esercito di campagna fino a 25.000 uomini, con un massimo di 10.000 soldati di linea e 15.000 guardie nazionali, ma questi effettivi non furono mai raggiunti. Infatti nel corso di quattro anni furono inviati al fronte soltanto altri 15.000 complementi, in media 500 per ciascuno dei 28 battaglioni, alcuni dei quali incompleti (le compagnie erano in tutto 132, anzichè 140) portando il totale degli effettivi impiegati a 29.000 uomini, di cui : meno di 9.000 di linea, per mantenere 9 battaglioni (/. 1-6, Legion Militar, 9 e 12) con 45 compagnie più 2 reggimenti e mezzo di cavalleria (/. 1 e 3, 1° Sq.//.8), 1 di artiglieria leggera e 1 battaglione zappatori; oltre 20.000 di guardia nazionale per 19 battaglioni (5 bonearensi e 1 per ciascuna delle altre province) con 87 compagnie, più 1 battaglione volontari (Belgrano) e 3 reggimenti di cavalleria (/. 9 San Martin, /. 10 Santa Fe, /. 11 General Lavalle).

A al fine la legge citata disponeva inoltre l’arruolamento nella guardia nazionale di tutti i cittadini idonei dal 17° al 45° anno (al 50° per gli scapoli), eccettuando temporaneamente i capataces e consentendo l’affrancazione mediante una somma (personeria) di 5.000 pesos (il 14 febbraio 1866 una parte dei proventi fu destinata alle famiglie delle guardie nazionali bonearensi cadute al Paso de la Patria). La renitenza e la diserzione erano punite rispettivamente con 2 e 4 anni di ferma nella linea, aumentati a 5 se la diserzione era commessa da appartenenti ai contingenti provinciali. L’iniquità sociale del sistema risalta dalle cifre: tenendo conto che la popolazione si avvicinava ormai al milione (quasi il doppio di quella paraguayana), fu arruolata meno della metà degli obbligati (160.000) e soltanto un ottavo di costoro (20.000, poco più del 2 per cento della popolazione) fu effettivamente spedito all’infernale fronte paraguayano, dove almeno un terzo trovò la morte, soprattutto per stenti ed epidemie. I 5 battaglioni bonearensi (Division de Buenos Aires, assegnati al II Corpo) furono reclutati e alimentati senza eccessive difficoltà, ma nelle altre province - dove i resti della fazione federalista simpatizzavano col Paraguay e aborrivano l’“innaturale” alleanza col secolare nemico brasiliano la coscrizione dei contingenti per il fronte suscitò una vasta renitenza e frequenti ammutinamenti, tanto che spesso le reclute furono costrette a marciare incatenate. Il 26 giugno 1865 l’ex-capataz Amelio Zalazar sollevò le reclute del battaglione riojano, organizzandole in montonera fino al 10 novembre. Anche le reclute entrerriane disertarono in massa due volte, in luglio a Basualdo e in

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novembre a Toledo, sobillate da una fazione dissidente del partito urquicista capeggiata dal generale Ricardo Lopez Jordan, nipote di Francisco Ramirez, El Supremo Entrerriano. Urquiza mantenne però fede al trattato del 1861, benchè Mitre gli avesse rifiutato il comando dell’Ejército /acional de campagna, assegnandogli invece quello, secondario, delle forze locali di autodifesa delle province di Corrientes ed Entre Rios, ciascuna delle quali doveva allestire un corpo di 5.000 gauchos a cavallo, armati di lance rudimentali (cagna tacuara con un coltello legato in cima) ma anche di più efficaci lazos e boleadoras. Inoltre il ricco patrimonio equino delle due province (rispettivamente 1 milione e un quarto di milione di capi) fu dichiarato di importanza bellica, fissando l’indennità di requisizione a 10 pesos per un cavallo e 15 per un mulo (ma le indennità fissate il 7 giugno 1866 per i 5.000 cavalli e 1.500 muli requisiti a Buenos Aires, Santa Fe e Entre Rios erano di 25 e 30 pesos). I mercenari europei, i volontari garibaldini e la Regia Marina italiana La guerra costrinse ad archiviare il progetto presentato nel 1864 dal colonnello Benito Machado, comandante della Frontera Costa Sud, di reclutare una nuova Legione agricola militare di 1.300 uomini. Furono comunque reclutati 151 gallesi, giunti il 28 luglio 1865 a Puerto Madrin, per fondare nuovi villaggi in Patagonia (Trelew e Gwin). Come era già avvenuto nel 1861, anche nel 1865-67 Buenos Aires reclutò mercenari europei con esperienza militare, forse un migliaio, tramite due impresari. Questi ultimi erano Eduardo Calvari, appoggiato dall’ambasciatore a Parigi Mariano Balcarce, e la società commerciale Rufino Varela & C.ia, rappresentata dal poeta Hilario Ascasubi, tenente colonnello della guardia nazionale, che già nel 1861 aveva trattato a Roma l’ingaggio dei militari svizzeri congedati dall’esercito pontificio e di quelli borbonici rifugiati oltre frontiera. La prima offerta di Ascasubi prevedeva una spesa di 850.000 franchi (di cui 500.000 anticipati) per 1.000 mercenari belgi, svizzeri, polacchi, prussiani e tedeschi da avviare alla spicciolata, in gruppi di una cinquantina di uomini, a cominciare dal settembre 1865. Alla fine il governo gliene commissionò 500 con ingaggio quadriennale, per un importo totale di 92.500 patacones (pesos forti) di cui soltanto 4.000 corrisposti direttamente ai mercenari. Principali centri di smistamento furono Marsiglia e Genova, eludendo la blanda sorveglianza disposta dal governo italiano in formale ottemperanza alla propria neutralità. Da documenti parziali - relativi ad 8 spedizioni effettuate dal 5 settembre 1865 al 22 luglio 1867 - risultano partiti o arrivati a Buenos Aires almeno 600 mercenari, inclusi almeno 140 italiani, veterani delle campagne del 1859-61, imbarcatisi a Genova il 17 ottobre 1865 sulla nave Emilia. Nel gennaio 1866 al deposito di Extramuros del Batallon /. 1 (comandato dal tenente colonnello Emanuele Rossetti) si trovavano già 267 mercenari stranieri, non pochi dei quali si trasferirono definitivamente proseguendo la carriera militare nell’esercito argentino. E’ opportuno ricordare che alla guerra contro il Paraguay parteciparono inoltre molti italiani residenti, quasi tutti di origine ligure, i quali formavano il nerbo degli equipaggi navali argentini e della brigata di artiglieria da costa installata nel marzo 1867 nell’Isola di Martin Garcia per controllare l’accesso alle foci del Paranà e dell’Uruguay. Altri italiani immigrati nel 1856 formavano la Legion militar di Bahia Blanca (fusa però col Batallon /. 8), prima al comando di Giuseppe Antonio Susini-Millelire e poi del colonnello Giovanni Ciarlone, caduto a Curupayty (22 settembre 1866) insieme al colonnello Rossetti. Anche Susini, passato al comando della squadra fluviale, poi della 4a Division e infine della 1a del II C.E., si distinse a Tuyutì e Curupaytì. Decorato di medaglia d’oro al valore argentino, lasciò poi il servizio rientrando in Italia.

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Infine non vanno dimenticati il Batallon de Voluntarios garibaldinos dell’esercito brasiliano impiegato alla battaglia di Yatay (17 agosto 1865) e le due forze navali della Regia Marina italiana, la Stazione Navale del Plata (potenziata a 3 unità) e la Divisione Navale dell’America del Sud comandata dal contrammiraglio Vincenzo Riccardo di Netro. Alla guerra francoprussiana del 1870-71 parteciparono circa 400 volontari argentini, arruolati nell’Armata francese dei Vosgi comandata dal generale Giuseppe Garibaldi. La controffensiva alleata (25 maggio - 17 agosto 1865) La prima operazione alleata fu la rioccupazione di Corrientes, presidiata da 1.600 paraguayani senza artiglieria. Appoggiato dal fuoco delle navi brasiliane del viceammiraglio Barroso, Paunero vi sbarcò il 25 maggio con 1.200 uomini (Battaglioni argentini /. 1-3 e brasiliano /. 9) riprendendola con 150 perdite contro 300: nel duro scontro Ciarlone fu gravenente ferito da una sciabolata alla testa. Ma due giorni dopo gli alleati dovettero reimbarcarsi di fronte al resto della Divisione paraguaiana del Sud, che il 3 giugno prese la città costiera di Goya sloggiandone il maggiore Aguiar. Per coprire il fianco meridionale della forza d’invasione, la notte sul 12 giugno la flottiglia paraguaiana del Paranà (8 vapori e 6 chiatte con 46 cannoni e 2.000 soldati) cercò di sorprendere quella brasiliana (9 navi con 59 cannoni e 2.300 soldati) alla fonda del Riachuelo, a Sud di Corrientes. Ma vari contrattempi ritardarono l’attacco, che si svolse alle prime luci del mattino, facendo fallire la sorpresa. La superiorità di fuoco brasiliana costò ai paraguaiani l’affondamento di 3 vapori e la cattura delle chiatte, con la perdita di 300 uomini, incluso il comandante, Pedro Ignacio Meza. Barroso sfruttò il successo rioccupando Goya, ma il quando le navi brasiliane cercarono di proseguire, caddero sotto il tiro delle batterie volanti manovrate lungo la costa correntina dal colonnello paraguaiano Bruguez (il 12 agosto la batteria di Cuevas costrinse le navi a rientrare a Goya). Tuttavia il generale Robles, comandante della Divisione paraguaiana del Sud, non seppe approfittarne, tanto che il 23 luglio, sospettandolo di tradimento, Lopez lo fece arrestare (e poi fucilare). Peraltro neppure il suo successore, brigadiere Resquin, osò proseguire l’avanzata, preferendo trincerarsi sul Rio Santa Lucia. Così l’esercito argentino del Paranà (10.000 uomini) si divise in due aliquote: il generale Caceres rimase a fronteggiare Robles e poi Resquin con la guardia nazionale correntina mentre Wenceslao Paunero marciò verso l’Uruguay col I Cuerpo de Ejército (Divisioni Arredondo e Rivas) e 24 pezzi per unirsi all’esercito orientale di Flores e prendere di fianco l’altra Divisione paraguaiana del generale Estigarribia che, marciando lungo entrambe le sponde del fiume, scendeva l’Uruguay inseguendo la ritirata brasiliana. Il 17 agosto, alla confluenza degli arroyos Yatay e Despedida, Flores e Paunero incontrarono una colonna paraguaiana di 3.000 uomini che scendeva per la destra dell’Uruguay. Privo di artiglieria, il colonnello paraguaiano Duarte ebbe appena il tempo di trincerarsi, schierandosi con la fanteria a destra (BI 28, Provisorio e 16) e la cavalleria a sinistra (RC 24 e 26). Senza contare l’ala sinistra, formata dalla cavalleria correntina di Madariaga e Suarez, Paunero disponeva di 15 battaglioni, 4 squadroni e 24 pezzi. Gli argentini (9 battaglioni - inclusi BI 1-4 e 6 di linea, RC 1 e squadrone Escolta) formavano il centro e la riserva, la brigata brasiliana (3 battaglioni) l’ala destra. L’attacco frontale, appoggiato dall’artiglieria, fu tuttavia sferrato dai Voluntarios Garibaldinos e dagli orientali (BI 24 de Abril e Florida e squadrone Castro). Gli alleati subirono 500 perdite, ma dalla sponda orientale dell’Uruguay Estigarribia assistette al massacro della colonna Duarte senza intervenire e, rimasto con 7.000 uomini, si lasciò poi circondare nella città di Uruguayana.

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La resa di Uruguayana e la ritirata paraguayana ad Humaità (18 settembre 1865 - 31 gennaio 1866) Al campo alleato di Uruguayana, comandato dal generale brasiliano Manuel Marques de Souza barone de Porto Alegre e dall’ammiraglio Tamandaré e forte di 18.000 uomini, giunsero Mitre e poi lo stesso imperatore Dom Pedro II accompagnato dai generi e dal ministro della guerra duca di Caxias. Non fu però un assedio, bensì un semplice blocco, senza neppure l’impiego dell’artiglieria. Resosi conto dell’impossibilità di tentare uno sganciamento imbarcandosi su zattere improvvisate, il 18 settembre Estigarribia si arrese consegnando 5 cannoni e 5.500 uomini sopravvissuti alla fame e alle epidemie, dichiarati prigionieri o costretti ad arruolarsi nella Legione collaborazionista paraguaiana organizzata dai brasiliani. Il 7 ottobre anche l’altra Divisione paraguaiana cominciò la ritirata da Corrientes, completandola il 3 novembre e arroccandosi al confine, 50 chilometri a Nord-Est di Corrientes, nel grande campo trincerato di Humaità, alla confluenza del Paraguay nel Paranà, dove Lopez concentrò 30.000 uomini, sostenuti da un efficiente e disciplinato servizio ausiliario femminile. A Lopez la disastrosa campagna era costata già 21.000 uomini, un terzo uccisi o prigionieri e il resto periti di fame e malattie. Ma gli alleati, in particolare gli argentini, non erano in condizione di inseguire il nemico nel suo territorio: i portegni contestavano la disciplina, i provinciali disertavano a frotte. Gli entrerriani, sobillati dagli emissari di Lopez Jordan, si sbandarono, il battaglione correntino si ammutinò. Fu quindi necessario richiedere e attendere ingenti rinforzi. Alla fine dell’anno al campo di Corrales, sulla sinistra del Paranà, erano concentrati 45.000 alleati (30.000 brasiliani, 12.000 argentini e 2.800 “orientali”) con 90 pezzi d’artiglieria. Ma per poter traghettare il Paranà dovevano attendere l’arrivo delle unità da guerra (1 monitore, 3 corazzate, 18 cannoniere ad elica) e da trasporto (30 vapori, 150 barconi e 30 chiatte) ed erano logorati dalle continue incursioni delle audaci canoe nemiche. Le più importanti avvennero il 29 e il 31 gennaio 1866 a Pehuajò e Corrales, dove gli alleati persero 4 colonnelli e 900 uomini assaltando all’arma bianca un migliaio di paraguaiani arroccatisi su un’altura. Finalmente, nel marzo 1866, arrivarono le corazzate di Tamandaré.

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2. LA SEBASTOPOLI DEL SUDAMERICA (1866-67) L’investimento di Humaità e la sortita di Tuyutì (5 aprile - 18 luglio 1866) Il villaggio costiero di Humaità, sulla sponda orientale del Paraguay, formava il vertice nordoccidentale di un quadrilatero difensivo con 16 chilometri di fronte e 13 di profondità, appoggiato a Sud-Ovest al caposaldo costiero di Curuzù-Curupaity (10 chilometri a valle di Humaità) e a Sud-Est ad una vasta palude (Estero Bellaco Norte), in parte parallela alle fortificazioni paraguaiane e attraversabile soltanto in 4 punti obbligati (passi di Gomes, Leguizamon, Yataity-Corà e Minas). L’insalubre campo trincerato era inoltre coperto da una zona di frenaggio, resa impervia da lagune e macchie, compresa tra le paludi settentrionale e meridionale del Bellaco. L’avamposto meridionale paraguaiano si trovava oltre l’Estero Bellaco Sur, proprio alla confluenza fra Paraguay e Paranà. Qui sorgeva il forte di Itapirù, dove Lopez si attendeva l’attacco alleato, e che fu progressivamente smantellato dal bombardamento delle navi brasiliane. Il 5 aprile gli alleati finsero di volerlo investire sbarcando 2.000 uomini nel banco prospiciente. Furono contrattaccati la notte sul 10 e nella feroce battaglia perirono 1.000 alleati e 900 paraguaiani. Ma il punto scelto per lo sbarco alleato si trovava invece alle spalle del forte, sulla sinistra del Paraguay. Qui, protetti da 19 navi, la notte sul 16 aprile sbarcarono i 15.000 brasiliani del generale Osorio, fatto per questo barone d’Herbal. La notte seguente passarono altrettanti argentini e “orientali”, che formavano il II Cuerpo de Ejército, ora al comando di Flores ed Emilio Mitre, assistito da Gelly y Obes come capo di stato maggiore. Lopez fu costretto a sgombrare Itapirù e imbastire una linea di resistenza più arretrata a Nord del Paso de la Patria, schierando 25.000 uomini e 100 cannoni tra le paludi dell’Estero Bellaco. Lo fronteggiavano ben 40.000 alleati con 150 cannoni in gran parte rigati: l’armata da campagna più grande della storia militare sudamericana. Il 2 maggio 5.000 paraguaiani sorpresero le posizioni dell’avanguardia alleata sull’Estero Bellaco Sur, tenute dai battaglioni orientali. A chiudere la falla furono i battaglioni brasiliani, mentre un contrattacco argentino completò l’annientamento della colonna nemica. Lopez perse 4.000 uomini, ma altrettante perdite subirono gli alleati. Il 24, anticipando nuovamente gli alleati, Lopez attaccò in massa con 23.000 uomini su 4 colonne, una (Resquin) per fissare l’ala destra alleata (argentini) e tre (Marcò, Diaz e Barrios) per sfondare e aggirare l’ala sinistra, formata dagli orientali e dai brasiliani (1a-4a Divisione di fanteria e 5a di cavalleria), schierati tra la Laguna Piris e l’Estero Bellaco Norte. Sboccata dal boqueròn di Potrero Sauce, la colonna centrale dell’ala sinistra paraguaiana (Diaz) aggirò la piccola Laguna di Carapà mettendo in rotta 3 battaglioni orientali, ma venne inchiodata dalla 2a Divisione brasiliana (Brigate XIV, XVIII e XII) e da una retrostante batteria di 26 pezzi, che infranse anche i tre attacchi sferrati dalla colonna di sinistra (Marcò). Coperta dal boqueron, la colonna di destra (Barrios) sfilò lungo la sponda orientale della Laguna Piris minacciando l’aggiramento, ma accumulò un forte ritardo, consentendo ai brasiliani di fermarla al Boqueròn Centro con un contrattacco della Brigata di cavalleria leggera appoggiata da 2 battaglioni. Frattanto l’ala sinistra paraguaiana (Resquin) aveva attraversato l’Estero Bellaco Norte: la fanteria a destra per i passi di Yataitì-Corà e Leguizamon e la cavalleria a sinistra per quello di Minas. Quest’ultima prevalse sulla cavalleria argentina (RC 1 e 3), ma il I C. E., arroccato sulla

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posizione di Tuyutì e appoggiato da 3 batterie, infranse l’attacco nemico, sferrando poi un efficace contrattacco (i reparti di linea includevano i BI 1-6, 9 e 12). Nella furiosa battaglia, la più cruenta della storia sudamericana, Lopez perse più di metà dell’esercito: 6.000 morti, 7.000 feriti, 350 prigionieri, 4 obici, 5.000 moschetti e 5 bandiere. Ma anche gli alleati persero 4 o 5.000 uomini e non furono in grado di completare la vittoria, dando tempo a Lopez di rimpiazzare le perdite. Le sanguinose spallate contro Humaità (10 giugno-22 settembre 1866) Tuttavia nelle settimane seguenti gli argentini si impadronirono dello sbocco meridionale di Yataitì-Corà, e il 10-11 giugno respinsero, con 200 perdite contro 400, tre tentativi nemici di riprenderne il controllo. Lopez tenne però saldamente il boqueròn di Potrero Sauce, piazzando batterie avanzate all’Isla Carapà. I brasiliani attaccarono la posizione il 16 luglio arrivando sino alla trincea esterna, ma il contrattacco nemico li costrinse a ritirarsi con 1.600 perdite. Altri 2.500 uomini costò agli alleati il fallito attacco del 18 luglio contro il Sauce e punta Narò. Nelle due battaglie Lopez ne perse 2.500. Il 21 luglio il rapido contrattacco del maggiore Lucio V. Mansilla (1831-1913), figlio dell’eroe della Vuelta de Obligado, valse a mantenere il controllo del passo del Palmar, appena espugnato dal colonnello paraguaiano Aguilar. Intanto la pubblicazione sulla stampa inglese delle clausole segrete del trattato di alleanza, che prevedevano compensi territoriali nel Chaco e la smilitarizzazione del Paraguay, accrebbe i timori della Bolivia e delle Repubbliche Occidentali (Cile, Perù, Ecuador, Colombia) che il 9 luglio rinnovarono le loro lamentele e l’invito agli alleati a porre fine alle ostilità. Ma il Brasile rifiutò seccamente l’offerta di una mediazione peruviana e gli alleati atlantici ignorarono le note di protesta degli Stati del Pacifico. Proprio allora, del resto, arrivavano al fronte altri 15.000 brasiliani e il generale Porto Alegre assumeva il comando militare congiunto, mentre l’ammiraglio Tamandaré pianificava l’attacco contro Curupayty, ultimo caposaldo sul Paraguay prima di Humaità, difeso da 5.000 uomini e 90 cannoni. Il 2 settembre, coperto dal fuoco di 6 corazzate, il II Corpo d’armata brasiliano (Porto Alegre) sbarcò con 8.500 uomini all’avamposto di Curuzù, 2 chilometri e mezzo a valle di Curupayty. La guarnigione paraguaiana perse 700 morti e 30 prigionieri su 2.500 effettivi, ma il generale Diaz riuscì a salvare 1.800 uomini, quasi tutti feriti.. Il 12 settembre Lopez volle incontrare Mitre e Flores al passo di Yataytì Corà per proporre di negoziare la pace. Il governo argentino autorizzò la trattativa, ma quello brasiliano ribadì che gli obiettivi fissati dal trattato di alleanza non erano negoziabili e che Lopez doveva capitolare. Così il 22 settembre, protetto da 5 corazzate, 14 cannoniere e 3 chiatte, il presidente Mitre diresse personalmente un massiccio attacco contro Curupayty, difesa dal generale Diaz con 7 battaglioni (BI /. 4, 36, 38, 27, 7, 2 e 40), vale a dire 5.000 uomini ben trincerati tra la costa e la Laguna Lopez e sostenuti da 16 cannoni. Il massiccio attacco alleato scattò a mezzogiorno, preceduto da 4 ore di bombardamento navale, rivelatosi del tutto inefficace. Entrambi gli alleati vi contribuirono con 10.000 uomini, in tutto 4 gruppi divisionali incolonnati in uno spazio angusto battuto dall’artiglieria nemica. L’ala sinistra, comandata da Porto Alegre, era formata da 6 brigate brasiliane (III, II, VII, I, Auxiliar e IV) e 10 pezzi, mentre il centro e la destra erano formati dai due corpi argentini (Paunero ed Emilio Mitre) con altri 12 pezzi. Durante 5 ore la fanteria alleata sferrò due vani assalti frontali: accolti da un uragano di fuoco, entrambi si infransero sul secondo trinceramento nemico. Gli alleati persero 3.000 fucili belgi e 4.000 uomini (1.950 brasiliani e 2.050 argentini, pari rispettivamente ad un quinto e ai due quinti della forza effettivamente impiegata), contro appena un centinaio di perdite nemiche. Nella battaglia si distinsero i battaglioni brasiliani /. 20, 8 e 46. Gli argentini ne

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impiegarono 17 (inclusi gli 8 di linea presenti a Tuyutì), perdendo la maggior parte dei comandanti, alcuni morti (come i colonnelli Rossetti e Ciarlone e i comandanti Fraga e Diaz) e altri feriti (come il colonnello Rivas, promosso generale sul campo, il maggiore Mansilla e i comandanti Ayala e Luis M. Campos). /ove mesi di stallo (23 settembre 1866-21 luglio 1867) Alla sconfitta di Curupayty seguirono nove mesi di stallo, resi infernali dalla mancata concessione di licenze e avvicendamenti e soprattutto dall’epidemia di colera scoppiata nelle putride retrovie alleate del Paso de la Patria (Itapirù) e subito dilagata anche nel campo avversario e tra le popolazioni civili (ogni giorno si ammalavano in media 300 soldati alleati e nel maggio 1867 i malati erano 13.000, con un tasso di mortalità del 60 per cento e un lungo periodo di convalescenza per i sopravvissuti). Per finanziare lo sforzo bellico il governo argentino dovette lanciare un prestito di guerra (Montepio Militar) mentre un consorzio di banche inglesi concesse un credito di 1 milione e mezzo di sterline al 75 per cento, rimborsabile in 33 anni (cioè sino alla fine del secolo) con un tasso annuo di interesse del 6 per cento e un ammortamento dell’1 per cento. L’attività militare si ridusse a duelli d’artiglieria, ricognizioni e brevi combattimenti all’arma bianca, come quello del 17 febbraio a Tuyù-Cué, per impadronirsi di un’altura di yatayes. L’unica novità di rilievo fu l’impiego, da parte alleata, di palloni aerostatici per osservare le posizioni paraguaiane e dirigere il tiro delle batterie. Flores, Tamandaré e Porto Alegre si presero lunghe licenze. Il 20 novembre 1866 il prestigioso duca di Caxias assunse il comando militare effettivo e dal febbraio 1867 esercitò interinalmente anche quello supremo, nei cinque mesi in cui Mitre dovette trattenersi a Buenos Aires per placare il malcontento della capitale ed affrontare la grave ribellione delle province andine, di cui tra poco diremo. Nel gennaio 1867 gli alleati lasciarono cadere nel vuoto anche l’offerta di mediazione degli Stati Uniti, accettata invece da Lopez, ponendo come condizione irrinunciabile che El Mariscal abbandonasse il paese. In agosto, quando erano già riprese le operazioni alleate, si mosse anche il governo inglese con una missione diplomatica al quartier generale paraguaiano. Agendo di propria iniziativa e senza informare il proprio governo, l’incaricato G. Z. Gould ottenne da Lopez l’accettazione del disarmo e del proprio “ritiro in Europa”. L’ultimo ostacolo sembrava rimosso e la stampa argentina sostenne che la pace era imminente. Ma il punto relativo al ritiro di Lopez fu poi sconfessato dal ministro degli esteri paraguaiano Luis Caminos, affossando l’apparente successo di Gould e archiviando la mediazione inglese. Del resto, con l’eccezione della Francia di Napoleone III (impegnata nella sciagurata impresa messicana e nel sostegno agli Stati Confederati durante la guerra civile nordamericana) tutti i governi europei, e in primo luogo l’Inghilterra, appoggiavano senza riserve la coalizione “liberale” delle borghesie mercantili europeizzate di Buenos Aires, Montevideo e Rio de Janeiro contro il conservatorismo politico e culturale in cui vivevano le province rurali dell’interno, popolate ancora da indios, meticci e superstiti della prima immigrazione spagnola. Di conseguenza, se i governi europei si offrirono quali intermediari per un negoziato di pace, lo fecero sempre con scarso impegno, tra l’altro incoraggiando la recezione della propaganda argentina e brasiliana che dipingeva Lopez come un mostro sanguinario, unico responsabile della catastrofe del suo popolo.

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3. IL FRONTE INTERNO (1866-69) La ribellione delle province cuyane (20 aprile - 9 novembre 1866) Intanto, come si è accennato, il fronte interno argentino era stato gravemente scosso da una nuova ribellione federalista scoppiata nelle province andine. Una prima sollevazione armata, scoppiata il 20 aprile 1866 al confine tra La Rioja e San Juan, si era conclusa un mese più tardi con la sconfitta dei ribelli e la fucilazione del promotore, Juan Bernardo Carrizo. In autunno, lungi dal provocare un’ondata patriottica, l’inutile carneficina di Curupayty rinfocolò l’avversione delle province alla politica bellicista di Mitre. Ma la scintilla fu la sollevazione del 9 novembre a Mendoza, insorta contro lo strapotere di un clan familiare sostenuto dal governo. Molti ex-capi federalisti ne approfittarono per tornare dall’esilio cileno, da dove il 6 dicembre il colonnello Felipe Varela lanciò un proclama che accusava Mitre di tradimento, inneggiando invece ad Urquiza, ma anche alla pace e all’amicizia col Paraguay, all’Unione Americana e agli eroi della guerra del 1825-28 contro il Brasile. L’intervento nazionale (21 novembre 1866 - 26 marzo 1867) Il vicepresidente Marcos Paz aveva reagito fin dal 21 novembre, nominando il generale Paunero commissario nazionale nelle province andine e comandante dell’Ejército del Interior, che il 21 dicembre accampò a Fraile Muerto (Bell Ville). Il governatore santiaguegno Antonino Taboada assunse invece il comando dell’Ejército del /orte, formato dalle milizie delle province limitrofe. Intanto il comandante della frontiera cuyana, colonnello Pablo Irrazabal, marciò su Mendoza, ma fu respinto dal colonnello ribelle Juan de Dios Videla, che si spinse sino a San Juan. Su quest’ultimo obiettivo marciò allora il governatore riojano, colonnello Julio Campos, con 1.500 guardie nazionali e le “guide” di Irrazabal, ma le forze mendosine di Videla, circa 2.000 uomini, lo fermarono il 5 gennaio 1867 alla Rinconada del Pacito, costringendolo a ritirarsi a San Luis in attesa di Paunero. L’avanzata dei regolari indusse Videla a sgomberare San Juan, da dove Paunero lanciò un ultimatum ai ribelli. Ma riservatamente il generale avvertì il governo di non potersi fidare di una parte delle sue truppe (il battaglione sanjuanino e il BI 7 di linea) e tramite il ministro della guerra, generale Julian Martinez, chiese l’invio di veterani dal fronte paraguaiano. Il 16, su suggerimento del generale Conesa, anche il ministro degli esteri Elizalde chiese a Mitre di spedire a Paunero la Divisione della guardia nazionale bonearense, politicamente affidabile, e non truppe di linea, tantomeno quelle reclutate nell’interno. Il 24 gennaio, dal campo di Tuyutì, Mitre rispose annunciando l’arrivo della Divisione Arredondo con 2 cannoni da montagna e 1.600 veterani (3 battaglioni di guardia nazionale e BI 6 di linea), elevando così le forze a disposizione di Paunero a 3.000 regolari con 10 pezzi. Ma lo stesso giorno Paunero dovette ritirarsi in fretta dal confine mendosino per non essere preso alle spalle dall’improvvisa sollevazione della provincia puntana, capeggiata dai caudillos Juan e Felipe Sàa. Tuttavia il 31 gennaio, nella Pampa del Portezuelo, la retroguardia di Paunero (colonnelli José Iseas e Placido Lopez) respinse l’attacco del colonnello Felipe Sàa, che perse 200 morti, 25 feriti, 54 prigionieri su 1.100 uomini (nonchè metà dei cavalli e delle armi) contro

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appena 10 feriti governativi. Così il 5 febbraio Paunero poté accamparsi a Membrillos, dove il 15 fu raggiunto da Arredondo. Intanto i ribelli avevano eletto Carlos Juan Rodriguez General y director de la guerra, spedito il colonnello Manuel J. Olascoaga ad acquistare armi in Cile e formato due eserciti di circa 5.000 uomini, uno a Sud tra Mendoza e San Luis (Ejército Revolucionario de Cuyo) e l’altro a Nord in Catamarca. Comandati dal generale Juan Sàa e dal colonnello Varela, fronteggiavano rispettivamente gli eserciti governativi dell’Interior (Paunero) e del /orte (Taboada). La pacificazione di Cuyo (1° aprile 1867 - 27 marzo 1869) Per dividere le forze nemiche e batterle separatamente, Sàa strinse alleanza con i ranqueles. Costoro effettuarono infatti un’incursione contro Villa Mercedes, costringendo Paunero a distaccarvi Arredondo. Nel pomeriggio del 1° aprile, al passo di San Ignacio, Saà piombò con 3.200 cavalieri sui 1.600 veterani di Arredondo. Ma Paunero, che si trovava a 15 chilometri di distanza, accampato sul Rio Quinto al passo de las Carretas, gli spedì di rinforzo il colonnello Augusto Segovia con mille cavalieri di linea (RC 1, 5 e 7). La battaglia durò due ore e mezza. L’agile e preponderante cavalleria cuyana prevalse facilmente su quella regolare, ma Arredondo autorizzò il comandante L. M. Campos a contrattaccare alla baionetta e fu proprio il discusso battaglione sanjuanino del tenente colonnello Teofilo Ivanowski (m. 1874) a prendere la batteria nemica. I ribelli ebbero 575 perdite contro 379 (46 morti, 153 feriti e 180 dispersi). Promossi sul campo Arredondo e Campos, il 4 aprile Paunero entrava in San Luis e il 13 in Mendoza, già sgombrata da Sàa e Rodriguez, rifugiatisi in Cile con gli ultimi 200 seguaci. Paunero dette poi la caccia ai ranqueles, la cui ribellione fu sfruttata per far approvare dal congresso la legge 13 agosto 1867 che ordinava, al termine della guerra col Paraguay, l’occupazione della linea Rio Neuquen-Rio Negro, dalle Ande all’Atlantico. Gli indiani dovevano stabilirsi in riserve demaniali e, a condizione di sottomersi, potevano sceglierle in accordo col governo. Il colonnello Segovia, con le guardie nazionali, inseguì invece la montonera mendosina di Pedro Perez, luogotenente di Videla, decimandola in vari scontri: a Polanco de Segovia il 27 maggio, a Los Barriales il 12 giugno e ad Allon il 4 dicembre. Sàa, rientrato a Cuyo con 600 montoneros, ne perse metà, il 29 gennaio 1868, ad Alto de Los Loros. Il 27 marzo 1869 il maggiore Antonio Loyola, capo delle forze Nord di San Luis, annientò a Jarrillo la montonera puntana del caudillo Guayama, già luogotenente dei Sàa. La pacificazione di Salta (18 febbraio 1867 - 28 ottobre 1869) Veniamo ora al fronte saltegno. Il 18 febbraio 1867 l’avanguardia di Varela, comandata dal mercenario cileno Estanislao Medina, aveva occupato Chilecito e il 4 marzo aveva espugnato dopo fiera resistenza l’avamposto governativo di Tinogasta, fucilando il vicecomandante superstite. Il 26 marzo Varela aveva proseguito verso la Catamarca incontro a Taboada e nel pomeriggio del 10 aprile, ignorando ancora la sconfitta di Sàa, aveva attaccato Taboada, attestato a Pozo de Vargas, 2 km a N della Rioja. Anche qui la battaglia si era protratta per due ore e mezza fino a sera. Inferiori di numero, i governativi avevano tenuto la posizione grazie agli Sharp americani acquistati dall’ex-governatore Sarmiento, perdendo però 700 uomini contro 700 e senza poter impedire alla cavalleria di Varela di sganciarsi ritirandosi a Jachal. Braccata in territorio sanjuanino dal comandante Martiniano Charras, la montonera di Varela era stata poi decimata il 5 e 7 giugno a El Durito e Cuesta de Chilechito. Invano inseguito da Arredondo e dal generale ex-confederato Octavio Navarro, Varela si era rifugiato ad Antofagasta, al confine cileno-boliviano. Rientrato in territorio saltegno, il 29 e 30

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agosto Varela sconfisse il colonnello Pedro J. Farias ad Aimacha e Los Molinos. Molti prigionieri si unirono ai ribelli, ingrossandone le file fino a 1.300 uomini. Navarro gli mosse però incontro con 2.500 uomini e il 5 ottobre il colonnello Francisco Sentero lo sconfisse a Cachi. Mentre fuggiva verso la Bolivia con 800 superstiti, il 10 ottobre Varela saccheggiò Salta, combattendo casa per casa con i 250 difensori, e il 13 anche Jujuy, varcando infine il cofine boliviano il 5 novembre. Nel gennaio 1869 Varela riapparve nuovamente nella Punta Saltegna alla testa di un centinaio di montoneros. Responsabile della frontiera Nord di Salta era adesso il tenente colonnello Julio Argentino Roca (1843-1914), comandante del BI /. 7 e futuro ministro della guerra e presidente della Repubblica. Fu però il colonnello di milizia Pedro Corvalan a intercettare la montonera alla Salina dei Pastos Grandes, ricacciandola in territorio boliviano. Abbandonati i suoi uomini, Varela si rifugiò invece in Cile, dove morì l’anno seguente. Il 28 ottobre 1869 una compagnia di cazadores de Catamarca, comandata dal maggiore Froilan Muro, massacrò gli ultimi montoneros varelisti a Tilcara, presso Salta. Rivolte e ammutinamenti del 1867-69 Poco dopo la sconfitta cuyana, un conato rivoluzionario si verificò anche a Cordoba, dove il 16 agosto 1867 Simon Luengo (il futuro assassino di Urquiza) approfittò della visita del ministro di guerra e marina per prenderlo in ostaggio. Ma al primo accenno di intervento delle truppe di Conesa i ribelli fuggirono. Il 22 dicembre si sollevarono a Santa Fe i colonnelli José e Patricio Rodriguez, ma il governatore, generale Orogno, li indusse a deporre le armi. Una ribellione fu tentata nell’ottobre 1868 anche dal generale Nicanor Caceres, deferito al consiglio di guerra, e il 31 ottobre il presidente Sarmiento espulse dall’esercito il colonnello Martin Cornejo per essere intervenuto in materia elettorale. Ma le tensioni non erano finite: l’ammutinamento del RC /. 5 a Longague, soffocato il 26 marzo 1869 dal colonnello Antonio Lopez Osorio, annunciò la futura ribellione entrerriana capeggiata da Lopez Jordan (v. infra, cap. VIII).

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4. L’OFFENSIVA ALLEATA E LA RITIRATA PARAGUAIANA

(1867-68) La manovra del duca di Caxias (22 luglio 1867 - 4 agosto 1868) Mentre Paunero e Arredondo domavano la ribellione cuyana, il duca di Caxias aveva iniziato una lunga e complessa manovra per avvolgere il Quadrilatero puntando su Tayì, località fluviale a monte della piazzaforte di Humaità. Lasciato il barone di Porto Alegre con 11.000 uomini (inclusi 700 argentini) e 84 pezzi a fronteggiare le linee paraguaiane, il 22 luglio 1867 il duca marciò verso Nord con altri 21.500 (inclusi 6.000 argentini con 13 pezzi, al comando di Gelly y Obes). Il lungo giro fuori dal raggio delle batterie nemiche copriva quasi 100 chilometri e l’avanzata fu rallentata da duri scontri a Tuyù Cué e San Solano. La manovra delle truppe doveva essere secondata dalla parallela avanzata della flotta, ora comandata dall’ammiraglio Joaquim Luis Ignacio. Il 15 agosto Ignacio riuscì a forzare il passaggio di Curupayty, sbarrato anche da torpedini, ma non osò poi affrontare i cannoni di Humaità. Giunti a Isla Tayì, il 3 ottobre gli alleati respinsero una ardita ricognizione nemica guidata dal maggiore Caballero, malgrado le violente cariche della cavalleria paraguaiana e il tiro micidiale delle batterie pesanti di Humaità. Nella stessa giornata i granaderos a caballo argentini si distinsero a Tuyù Cué. Altri scontri avvennero il 21 e 28 ottobre a Tatay Jbà e Potrero Obella, dove i brasiliani persero 150 e 370 uomini, contro 550 e 140 paraguaiani. Ma infine, passato un piccolo affluente e aggirato il carrizal di Potrero Obella, il 2 novembre l’avanguardia brasiliana (generale Mina Barreto) espugnò il ridotto improvvisato di Tayì, massacrando i 400 difensori e piazzandovi una batteria di 14 pezzi per rispondere al fuoco delle navi paraguaiane, due delle quali (Olinda e 25 de Mayo) furono colate a picco. Il giorno seguente i difensori di Humaità reagirono con una sortita di 6.000 uomini dalla parte opposta del fronte, sfondando la linea dell’Estero Bellaco Nord. Grazie alla sorpresa, i paraguaiani travolsero la brigata argentina del colonnello Guillermo Baez e 4 battaglioni brasiliani accorsi a turare la falla. Il campo di Tuyutì fu devastato e i magazzini dell’ala destra alleata furono dati alle fiamme. Sia pure in extremis e con gravissime perdite, Porto Alegre riuscì tuttavia a ricacciare il nemico improvvisando un contrattacco in cui si distinsero la cavalleria correntina e 2 reggimenti argentini al comando del generale Manuel Hornos. Le perdite alleate ammontaromo a 1.200 uomini, quelle paraguaiane a 2.200. Il 2 gennaio 1868 le cannonate paraguaiane, intenzionalmente dirette sui quartieri generali nemici, uccisero il vicepresidente argentino Paz e più tardi anche il presidente uruguayano Flores. La morte di Paz e la candidatura di Urquiza alle elezioni presidenziali costrinsero Mitre a tornare di nuovo a Buenos Aires, e il 18 gennaio rimise, stavolta definitivamente, il comando supremo a Caxias. Raggiunta ormai una schiacciante superiorità di forze (50.000 contro 15.000), il 18 febbraio gli alleati ripresero l’offensiva espugnando con forti perdite il ridotto di Sierva, strenuamente difeso dal maggiore Olavarrieta. Il giorno seguente la flotta, rinforzata da 3 monitori, forzò il passaggio di Humaità, spingendosi il 24 a cannoneggiare Asuncion. La notte del 1° marzo gli incursori paraguaiani abbordarono di sorpresa 2 corazzate brasiliane, ma le altre navi apersero il fuoco a mitraglia, spazzando la coperta delle due unità e impedendone la cattura. Fatta trasferire la capitale a Luque, Lopez incaricò Thompson di allestire una seconda linea di

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resistenza 60 chilometri più a monte, alla foce del Tebicuary. Poi, filtrando abilmente tra gli assedianti che controllavano entrambe le rive del Paraguay, Lopez fece traghettare i feriti, i magazzini, le artiglierie migliori e 8.000 uomini sulla riva argentina e, attraversato il Chaco Austral, li fece reimbarcare a Porto Lindo, proseguendo sino al caposaldo di San Fernando, sul Tebicuary. A coprire la ritirata strategica, Lopez lasciò 4.000 veterani comandati dal prode Caballero, promosso generale sul campo. Il 21 marzo il generale brasiliano Osorio fallì un attacco contro il caposaldo di Espinillo, ma la Divisione Argolho prese quello del Sauce. Il giorno dopo Caballero evacuò gli avamposti chiudendosi nel quadrilatero. Coi suoi 100 cannoni la “Sebastopoli del Sudamerica” continuò tuttavia a bloccare i brasiliani per altri quattro mesi. mentre Lopez processava i fratelli e uccideva centinaia di esponenti della classe dirigente paraguaiana accusati di aver complottato contro di lui con l’incaricato statunitense ad Asuncion. La resa di Humaità (4 maggio - 5 agosto 1868) Sia pure tardivamente, Caxias tagliò i collegamenti tra Lopez e Caballero spedendo il generale Rivas ad occupare la sponda argentina del Paraguay. Il 4 maggio i paraguaiani reagirono attaccando il fianco di Rivas ad Arata, mentre la guarnigione del Quadrilatero effettuava una sortita contro il ridotto alleato di Anday. Ma entrambe le operazioni fallirono, e nove settimane dopo, logorati dal blocco, i difensori di Humaità dovettero evacuare la linea del Quadrilatero e chiudersi nella piazzaforte, che il 15 luglio respinse l’attacco del generale Osorio. Tre giorni dopo, ad Alagnasa, il colonnello Miguel Martinez, che stava conducendo temerarie ricognizioni nel Chaco, fu tagliato dal resto delle forze di Rivas, trovando la morte nel successivo combattimento. Pochi giorni dopo la guarnigione di Humaità, ora comandata dal colonnello Martinez, reiterò il tentativo di aprirsi il passo verso il Chaco. La notte del 24 luglio le canoe traghettarono le truppe migliori sulla sponda argentina e la notte del 30 attraversarono la Laguna Verà tentando di sorprendere le canoe argentine. L’attacco fu respinto, ma il combattimento all’arma bianca fra le canoe cariche di soldati fu particolarmente micidiale. Il 2 agosto Rivas fu nuovamente attaccato dalla parte di terra: ma il nemico venne respinto dalle scariche di mitraglia e dalle baionette del maggiore Teòfilo Ivanowsky. Fu l’ultimo tentativo di Martinez. Privo di alternative, il 5 agosto si consegnò a Rivas con 1.324 superstiti, mentre i comandati Cabral e Gil consegnarono Humaità. Quasi sedici mesi d’assedio erano costati la vita di 60.000 uomini. L’offensiva su Asuncion (26 agosto 1868 - 5 gennaio 1869) Appresa la caduta di Humaità, il 26 agosto Lopez arretrò ancora la linea, trasferendola sul rio Piquisirì, al confine tra la regione degli acquitrini e le colline fertili: una di queste, ribattezzata Jta Jvaté, divenne il suo quartier generale. Gli restavano 100 cannoni e 10.000 uomini, per due terzi vegliardi e giovanetti, schierati tra l’Angostura e gli stagni boscosi del Potrero Marmol. Il primo scontro sulla nuova linea avvenne il 28 settembre: durante la battaglia il tenente colonnello Donato Alvarez caricò una batteria con 70 granaderos a caballo, distruggendo 3 cannoni. Il 1° ottobre, dopo un violento scambio di colpi con le batterie terrestri nemiche, la squadra alleata forzò il passo dell’Angostura. In ottobre entrò in carica il nuovo governo argentino (1868-74) presieduto da Sarmiento, già ministro plenipotenziario a Washington. Quale ministro di Guerra e Marina fu nominato Martin de Gainza, Ispettore generale della milizia bonearense. Gelly y Obes conservò il comando

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dell’Armata da campagna, mentre Paunero ottenne la legazione di Rio de Janeiro. Caxias pianificava intanto l’aggiramento della posizione paraguaiana per prenderla alle spalle. In vista dell’offensiva finale, il 5 dicembre 1868 il presidente Sarmiento concesse l’indulto ai disertori a condizione di presentarsi ai corpi entro tre mesi per completare la ferma. Lasciati 8.000 argentini e orientali a fronteggiare la linea del Piquisirì e costruita in tre settimane una strada di 50 chilometri attraverso il Chaco, 30.000 brasiliani seguirono lo stesso percorso di Lopez e il 6 dicembre sbarcarono a San Antonio, a monte delle posizioni paraguayane. Lopez spedì Caballero a fermarli, ma il 6 e l’11 dicembre perse 5.500 uomini contro 4.000 in due sanguinosi scontri al ponte di Itororò e al torrente di Avahy. L’ultima resistenza si concentrò così attorno alla posizione di Jta Jvaté. Caxias attaccò il 21 coi soli brasiliani, ma fu contrattaccato e respinto oltre le trincee di partenza, perdendo 4.000 uomini. L’operazione fu ritentata il 25, assieme agli argentini di Gelly y Obes, dopo che Lopez ebbe respinto una nuova offerta di resa. Il combattimento, sospeso dalla notte, riprese il 26, ma ancora una volta gli alleati furono respinti, rinviando la decisione al 27. Gelly y Obes guidò l’assalto frontale su tre colonne, mentre Rivas aggirava l’altura per tagliare la ritirata. In mezz’ora di fuoco le batterie nemiche furono smontate e subito occupate dalla colonna di sinistra, poi quelle del centro e di destra espugnarono le trincee. Con 1.500 morti e feriti e 1.000 prigionieri l’esercito paraguayano fu completamente annientato. Lopez scampò per un vallone non vigilato, assieme allo stato maggiore e a 200 uomini della sua scorta. Il giorno seguente gli alleati investirono Angostura, dove i granaderos a caballo di Alvarez presero le batterie dell’estrema destra. La piazzaforte si arrese il 30, con 1.200 superstiti e 16 cannoni. Il 1° gennaio 1869 gli alleati sbarcavano ad Asuncion, occupata il 5. L’unico reparto argentino impiegato in questa operazione era il Batallon Legion Militar (BI 8).

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5. LA VITTORIA MUTILATA (1869-70) La catastrofe del Paraguay (6 gennaio 1869 - 28 febbraio 1870) Con Jta Jvaté la guerra sembrava finita. Invece, riunitosi alla guarnigione uscita da Asuncion, Lopez si rifugiò sulla Cordigliera, fondando la terza capitale a Peribebuy, dove in pochi mesi ricostituì un esercito di 13.000 uomini e 36 pezzi. Grazie alla ferrovia controllava ancora buona parte del paese e grazie alle macchine e alle 70 maestranze europee, quasi tutte inglesi, scampate dalla capitale poté ricostruire l’arsenale e la fonderia a Cea Copé. Il generale Guillermo Xavier de Souza, succeduto a Caxias, dette priorità all’occupazione della parte settentrionale del paese per riaprire le comunicazioni con il Mato Grosso e soltanto in marzo si preoccupò di iniziare la caccia a Lopez. Ma il 16 aprile 1869 anche de Souza fu sostituito dal genero dell’imperatore, il maresciallo Luigi Filippo Gastone d’Orléans conte d’Eu, che il 1° maggio si mise in marcia da Sud-Est verso la Cordigliera, dove convergeva anche un’altra colonna proveniente da Encarnacion. Il 5 maggio la fonderia fu distrutta e le maestranze catturate. Il 25 e il 29 i paraguaiani subirono altre due sconfitte a Paraguarì e Tupipità, e in giugno affondarono gli ultimi 6 vapori, cessando ogni attività fluviale. Dopo aver conquistato tutta la ferrovia per assicurarsi una linea di rifornimento, il 1° agosto 20.000 brasiliani sferravano l’offensiva finale sulla “terza capitale” di Lopez, nel frattempo dichiarato fuorilegge dal triumvirato collaborazionista che gli alleati avevano installato ad Asuncion. Il 10 agosto i brasiliani presero la conca di Peribebuy, intimando invano la resa a Caballero. Due giorni dopo la 2a Division argentina guidò l’attacco alla “terza capitale”, e il suo comandante, colonnello L. M. Campos, ricevette la più alta decorazione imperiale al valore. Il 14 agosto la Divisione si distinse ancora nella presa del caposaldo di Azcuna e il 16 annientò la retroguardia di Caballero a Barrero Grande (sopra l’arroyo Peribebuy), impadronendosi dell’artiglieria nemica. Il 21 l’avanguardia alleata, comandata da Emilio Mitre, incalzò i resti dell’esercito di Lopez sul monte Caraguatay. Qui il maresciallo fondò la sua “quarta capitale”, spostandosi il 17 ottobre al Panadero. Ma intanto la tenaglia alleata si stringeva inesorabilmente attorno a lui. L’8 febbraio 1870 Lopez si attestò con gli ultimi mille uomini e 6 cannoni a Cerro Corà, nella provincia di Concepcion. Qui, il 28 febbraio, avvenne l’ultima battaglia. Circondato, Lopez rifiutò più volte di arrendersi finchè non cadde ucciso. Tra i suoi uomini vi furono appena 254 superstiti. Quella guerra allucinante, al tempo stesso moderna e primordiale, della terra contro il mare, di Sparta contro Atene, aveva sostituito il genocidio differito e culturale con un vero sterminio. In un lustro la popolazione del Paraguay era scesa da 525.000 abitanti ad appena 221.000, di cui solo 29.000 maschi adulti. Il negoziato di pace e la tensione argentino-brasiliana (1870-76) Nel lungo negoziato di pace (1870-76) con il nuovo governo paraguaiano i margini diplomatici dell’Argentina furono condizionati dalle due ribellioni entrerriane (aprile 1870 - febbraio 1871 e maggio - dicembre 1873) e poi dalla fallita rivoluzione mitrista (settembre - novembre 1874). Inizialmente il nuovo ministro degli esteri Mariano Varela tentò di configurare una tutela argentina sul governo provvisorio paraguaiano, in nome della solidarietà ispanica tra due antiche

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province rioplatensi. Ma il 16 aprile 1870 il tenente colonnello Napoleon Uriburu partiva da Jujuy, con 1 ufficiale del genio e 250 soldati, per esplorare il Chaco Austral, levando mappe topografiche e combattendo con gli indigeni tobas prima di raggiungere la nave da guerra che lo attendeva sulla destra del Paranà (a San Fernando, oggi Resistencia, dirimpetto a Corrientes). L’unico effetto della controproducente spedizione fu di insospettire e irritare il governo di Asuncion, inducendolo a concludere un accordo unilaterale di tregua con il ministro degli esteri brasiliano Silva Paranhos, firmato il 20 giugno grazie alla mediazione statunitense. L’accordo, che dava in pegno ai due alleati 88.000 chilometri quadrati di territorio paraguaiano, accordava al Brasile più di quanto previsto dal trattato della Triplice Alleanza, ma a spese delle mire argentine sul Chaco Central. Ne derivò una tensione col Brasile, aggravatasi nell’aprile 1872 a seguito del trattato di alleanza tra il Brasile e il Paraguay. In novembre fu però il Brasile a protestare contro il programma di riarmo deciso dall’Argentina (crediti militari per 2 milioni e mezzo di pesos, nuova legge sul reclutamento dell’esercito, creazione dell’Istituto Militare e dell’Accademia e dei comandi navali). Sarmiento seppe giocare bene le sue carte diplomatiche, spedendo Mitre a calmare Rio de Janeiro. Intanto l’ambasciatore ad Asuncion, Carlos Tejedor, concordò con Sosa, incaricato speciale del nuovo presidente paraguaiano Jovellanos, la cessazione del regime di occupazione militare, che implicava il ritiro delle forze brasiliane. Inefficace fu invece la missione compiuta da Mitre ad Asuncion nel marzo 1873. Anzi i rapporti col Paraguay tornarono a guastarsi nel 1874 a seguito della pubblicazione del parere di Mitre sull’assoluta necessità di ottenere acquisti territoriali nel Chaco, “unico trofeo” bellico rimasto all’Argentina. La pace fu infine firmata dal governo Avellaneda (1874-80), il 13 febbraio 1876.

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VIII - LA COQUISTA DELLE FROTIERE E LA FEDERALIZZAZIOE DI BUEOS AIRES (1870-80)

SOMMARIO: 1. La difesa dell’unità nazionale. - 2. La conquista del deserto. - 3. La federalizzazione di Buenos Aires. - 4. Le frontiere naturali.

1. LA DIFESA DELL’UNITA’ NAZIONALE Le riforme del presidente Sarmiento Sarmiento varò oltre 400 leggi di riforma, in gran parte scritte di suo pugno e imposte contro l’opposizione del Congresso, ricorrendo due volte al veto contro le leggi proposte dalla fazione federalista e approvate a maggioranza semplice, che spostavano la capitale nazionale in sedi periferiche dell’interno (la prima a Rosario, la seconda a Viela Maria). Tra le misure di maggior rilievo vi furono il primo censimento della popolazione, la prima Scuola Normale (a Paranà, poi spostata a Tucuman), 5 nuovi collegi normali (San Luis, Jujuy, Santiago del Estero, Rosario e Corrientes), le scuole serali per gli operai, l’aumento della popolazione scolastica da 30.000 a 100.000, altri 750 chilometri di ferrovie, il completamento dei collegamenti telegrafici con tutte le province e il primo cavo sottomarino con gli Stati Uniti e l’Europa. Questo sviluppo fu reso possibile dai redditizi investimenti inglesi, che nel periodo 1862-75 ammontarono a 23 milioni di sterline. Più di un quarto riguardavano lo sviluppo delle ferrovie, impiantate nel 1866 e costruite da operai italiani e baschi con paghe nettamente superiori alla media europea. La prima guerra di Entre Rios (11 aprile 1870 - 26 gennaio 1871) Oltre che dalla tensione col Brasile (1872), dalle riforme liberali e dallo sviluppo dell’istruzione e dei collegamenti, la presidenza Sarmiento fu ancora segnata dai postumi della guerra civile e dall’abitudine alla violenza politica. Il 1869 trascorse in relativa calma, ma in gennaio Varela fece la sua ultima scorreria al confine saltegno, in marzo Chumbita e Carmona provocarono sommosse a La Rioja, San Juan e San Luis e i seguaci di Mitre sollevarono Salta. E infine si ammutinarono 80 reclute del 5° reggimento entrerriano assegnate al gravoso servizio di frontiera. Il 3 febbraio 1870 Urquiza celebrò il 18° anniversario della battaglia di Caseros assistendo insieme a Sarmiento alla sfilata di 15.000 miliziani entrerriani, in aperta sconfessione della fazione estremista del suo stesso partito capeggiata dal generale Ricardo Lopez Jordan, come pure dei rifugiati del partito blanco uruguayano capeggiati dall’ottuagenario generale Anacleto Medina. Il 5 marzo scoppiò in Uruguay l’insurrezione blanca capeggiata dal generale Timoteo Aparicio, la cosiddetta Revolucion de las lanzas. L’11 aprile il cordobese Simon Luengo, alla testa di 200 facinorosi, tra cui molti orientali, assassinò Urquiza nel suo palazzo di San José. Il 14 i deputati entrerriani elessero governatore Lopez Jordan, che nel discorso inaugurale solidarizzò con gli assassini. Il 14 e 19 aprile Sarmiento creò due Ejércitos de Observaciones sull’Uruguay e il Paranà al

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comando dei generali Emilio Mitre (BI 3, 6, 9 e 10 e RC 4) ed Emilio Conesa (BI 1, 4, 5 e 12 e RC 2 e 7). Lo stesso 14 Mitre arrivò a Gualeguaychù con una cannoniera e truppe imbarcate e il 20 Sarmiento dichiarò nulla l’elezione di Jordan, che rispose mobilitando la cavalleria entrerriana. Nella capitale Jordan aveva anche dei simpatizzanti e Onésimo Leguizamon, presidente del Comité de la Paz, tentò una mediazione. Ma a favore dell’intervento premevano il quotidiano mitrista La /acion e i ministri della guerra e della pubblica istruzione, Martin de Gainza e Nicolas Avellaneda. Così il 25 aprile Sarmiento dichiarò ribelle Jordan, assegnando a Mitre il comando in capo e al generale Gelly y Obes quello della milizia correntina. Il 28 dette il comando dell’aliquota lealista della cavalleria entrerriana al generale Miguel G. Galarzo e chiuse i porti dell’Uruguay, il 2 maggio proclamò lo stato d’assedio e il 5 radiò gli ufficiali jordanisti. Intanto, sbarcato a Diamante con 1.200 fanti, 1.800 cavalieri e 160 artiglieri con 6 cannoni, Conesa si inoltrò verso oriente per congiungersi con Mitre e il 20 maggio fu attaccato all’arroyo Sauce, affluente del Nogoyà, da 9.000 cavalieri entrerriani. Ma le loro cariche si infransero contro la batteria del tenente colonnello Joaquin Viejobueno e le scariche di fucileria e Lopez Jordan dovette ritirarsi lasciando sul terreno 150 o 200 uomini. La cavalleria governativa (RC 2 e 7) non poté inseguire quella nemica per non perdere l’appoggio di fuoco che compensava la propria inferiorità numerica, ma la milizia entrerriana si scoraggiò e a fine mesi vari reparti cominciarono ad arrendersi. Il 6 giugno il vaporetto Garibaldi sbarcò a Gualeguay le truppe governative e il 12 i porti fluviali furono riaperti. Ma il 12 luglio Concepcion del Uruguay si arrese ai giordanisti e, malgrado il 19 fossero stati respinti a Gualeguaychù dal colonnello Reinaldo Villar, il 23 Sarmiento decise nuovamente la chiusura dei porti, chiedendo inoltre un credito supplementare di 2 milioni di pesos forti (le due rivolte entrerriane costarono in tutto oltre 10 milioni). Il 15 agosto il colonnello Donato Alvarez respinse un’imboscata giordanista a Yuquerì Grande. Il 23 e 24 il tenente colonnello Eduardo Racedo (1843-1918) e il comandante Nicolas Levalle (il genovese Nicola Levaggi: 1840-1902) sgombrarono la sinistra del Paranà occupando Villa Urquiza e Diamante. Sul fronte orientale i giordanisti furono sconfitti il 27 agosto alle Punte del Palmar (affluente dell’Uruguay) dal colonnello Wenceslao Taborda e il 7 settembre a Rosario del Tala, sulla destra del Gualeguay. Malgrado ciò, Luengo, l’assassino di Urquiza, riuscì a raggiungere Cordoba, pur senza riuscire a sollevarla. Intanto Gelly y Obes avanzava da Diamante con l’Ejército del Paranà e il 12 settembre incontrò il nemico, forte di 9.000 uomini, alle Punte del Don Cristòbal. Lo scontro si risolse però in un semplice duello di artiglierie, perchè Lopez Jordan preferì sganciarsi ritirandosi verso Nord-Est, inseguito dai RC 2 e 3 che il 16 e il 21 si scontrarono con la sua retroguardia, rispettivamente all’arroyo del Quebrado e a Maria Grande. Ma il 12 ottobre, presso l’arroyo Santa Rosa, affluente del Gualeguaychù, il caudillo dovette dare battaglia, con 9.000 uomini contro i 4.000 dell’Ejército del Uruguay, comandato dal colonnello Ignacio Rivas (BI 3, 10 e 12, RC 2, 3 e 5 e guardia nazionale). Anche stavolta le cariche della cavalleria entrerriana si infransero contro i quadrati di fanteria armati con i moderni fucili a retrocarica Remington mod. 1869 cal. .43, mentre un tentativo di avvolgere la retroguardia nazionale fu neutralizzato dalla riserva di Rivas. Battute in campo aperto, le forze entrerriane erano però ancora in grado di condurre una insidiosa guerriglia. Villar, che continuava a presidiare Gualeguaychù con 200 uomini, dovette arrendersi il 19 novembre a 1.200 giordanisti. Altri 3.000, comandati dal colonnello Carmelo Campos, bloccarono il 5 dicembre città del Paranà, dirimpetto a Santa Fe, dove era scoppiata una ribellione capeggiata dal colonnello Benicio Gonzalez. Il presidio, comandato dal colonnello Francisco Borges, contava appena 200 uomini, ma era sostenuto da 2 mitragliatrici Gatling e 2 cannoniere e il 12 Campos dovette togliere il blocco, mentre la ribellione santafesina venne facilmente soffocata dal RC 9. Ciononostante, temendo uno sbarco giordanista sulla sponda

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occidentale del Paranà, il 22 dicembre Sarmiento dette il comando militare di Entre Rios al generale José A. Arredondo, il 26 mobilitò 2.000 guardie nazionali bonearensi per custodire il confine santafesino e il 28 incaricò Paunero, ambasciatore a Rio de Janeiro, di acquistare in Brasile 6.000 sciabole, 4.000 carabine a ripetizione e 4 o 6.000 fucili, anche di seconda mano. Ma prima di sbarcare a Santa Fe, Jordan pensò di assicurarsi le spalle scacciando i governativi da Corrientes, dove il generale Evaristo Lopez aveva già riunito 2.500 insorti. Mentre il caudillo entrerriano risaliva la sinistra del Paranà con 7.000 uomini e 9 pezzi, puntando contro il caposaldo lealista di Goya, il governatore correntino, tenente colonnello Santiago Baibene, gli marciò incontro con la milizia, 6 cannoni e 2 battaglioni di linea - incluso il BI 7 del tenente colonnello Roca. Baibene incontrò l’avanguardia nemica il 26 gennaio 1871, alla laguna Naembé, poco a Sud-Est di Goya. Dopo un iniziale sbandamento, i lealisti contrattaccarono e la fuga dell’avanguardia entrerriana finì per travolgere anche il grosso. Lopez Jordan perse 600 morti, 550 prigionieri e tutta l’artiglieria. Fu una sconfitta decisiva. Non riuscendo più a riunire le forze, un mese dopo il caudillo passò l’Uruguay con un migliaio di seguaci, proseguendo poi per il Brasile. Non vi riuscirono invece i distaccamenti meridionali dell’esercito entrerriano. Infatti Arredondo mosse loro incontro da Concepcion del Uruguay e il 14 febbraio sconfisse i 1.500 uomini di Campos all’arroyo Genà, affluente del Gualeguaychù. Altri 900 del colonnello Leiva, che tentavano di resistere a Punta del Monte, ad Ovest del Gualeguay, furono battuti il 6 marzo dai 620 nazionali di Donato Alvarez. Gli ultimi reparti giordanisti furono sconfitti il 13 e il 24 marzo ad Arroyo Grande e Paranacito, occupata da Villar. Il 13 marzo Sarmiento decretò la riapertura dei porti entrerriani. Il 17 luglio le truppe di Montevideo sbaragliarono ai Manantiales i blancos di Aparicio e Medina, ai quali si era unita una parte degli uomini di Jordan. Rivolte e violenze del 1871-73 Nonostante la sconfitta jordanista, nel gennaio 1872 i colonnelli Desiderio Sosa e Valerio Irisaurralde deposero il nuovo governatore di Corrientes, Agustin Pedro Justo. Evaso dalla prigione, Justo ottenne il supporto armato del predecessore Baibene, ma Sosa li sconfisse il 4 marzo a El Tabaco. Intanto, a San Rafael, il RC 1 si sollevò contro il governo mendosino e il 27 marzo Sarmiento rimosse il colonnello Federico Mitre per essersi ingerito in questioni elettorali. Un anno più tardi il governatore della Rioja, don Pedro Gordillo, mobilitò la milizia contro il comandante del presidio, colonnello José Olegario Gordillo, scontrandosi il 6 marzo 1873 al Chagnar. Per riportare l’ordine, Sarmiento dovette decretare l’intervento nazionale, inviando nella provincia il generale Teofilo Ivanowski. Altri problemi venivano dall’odio xenofobo contro la potente comunità italiana di Buenos Aires. Nel 1869 quasi un quarto dei portegni era nato in Italia ma gli italiani rappresentavano oltre la metà dei commercianti e dei proprietari di fabbriche, nonché dei 1.610 poliziotti municipali (cuerpo de vigilancia). Nel 1872 nascevano a Buenos Aires l’ospedale, la prima delle due banche e il primo dei tre quotidiani italiani, nonchè la prima associazione internazionale dei lavoratori con una sezione italiana, una francese e una spagnola (seguì nel 1877 il monumento a Mazzini). Al risentimento sociale si aggiunse la propaganda reazionaria contro gli italiani, accusati non del tutto a torto di essere il veicolo della sovversione, dell’anticlericalismo e della massoneria. Nel gennaio 1872 una banda di gauchos che ostentavano la fascia rossa, distintivo della vecchia mazorca del generale Rosas, massacrò 17 contadini italiani a Tandil, quasi 300 chilometri a Sud della capitale. Ma gli italiani non erano da meno: nel 1871 attaccarono il carcere di San Carlos e fucilarono un detenuto, nel 1875 andarono in corteo ad incendiare il collegio gesuitico del Salvador, nel 1876 cento contadini italiani dettero la caccia ad una banda di malviventi che aveva

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assassinato una famiglia, nel 1878 altri 50 sequestrarono un giudice di pace ottenendone la destituzione.

La seconda guerra di Entre Rios (1° maggio - 22 dicembre 1873) Intanto Lopez Jordan era tornato in Uruguay, dove il generale colorado Caraballo era passato coi ribelli e insieme a costui il 1° maggio 1873 varcò il confine entrerriano, contando di poter formare un esercito di 18.000 uomini. Il 3 Sarmiento proclamò lo stato d’assedio, chiuse i porti, limitò la circolazione delle persone e dei beni, dichiarò risorsa bellica il patrimonio equino della provincia, stanziò 2 milioni e mezzo di pesos per la guerra e dette il comando delle operazioni allo stesso ministro della guerra Gainza, autorizzandolo a noleggiare vapori e altri mezzi di trasporto e ad acquistare carbone, foraggio, armi e materiali da guerra. Da Gainza dipendevano tre colonne mobili (Fuerzas de linea y milicia movilizada): Costa dell’Uruguay (colonnello Luis M. Campos poi Francisco Borges, capo di S. M. ten. col. Maximo Matoso) formata da truppe di linea e milizie entrerriane; Costa del Paranà (colonnello Juan Ayala) soltanto con milizie entrerriane; Provincia di Corrientes (generale Julio de Vedia, capo di S. M. col. Emilio Vidal) con le milizie correntine.

Diversamente dalla campagna del 1870, stavolta Lopez cercò di evitare lo scontro, marciando parallelo alle tre colonne governative e logorandole con rapide azioni di guerriglia. Trovò tuttavia avversari più abili di lui. Il 9 maggio Campos disperse i giordanisti che si radunavano a Gualeguaychù e il 13 i comandanti Octavio Olaz e Aquiles Gonzalez ne sconfissero altri 700 alle Punte di Ayuì. Il 16 giugno Ayala respinse un colpo di mano su città del Paranà e il 28 il comandante Salvador Maldonado e il maggiore Pedro Castro (RC 2) sloggiarono 200 giordanisti di Mariano Querencio al Rincon de Fortuna. Il 26 e 28 luglio Ayala e Campos sorpresero il nemico agli arroyos delle Punas e di Lucas. Soltanto il 3 agosto Lopez occupò La Paz, Nogoyà e Diamante, evacuandole però di fronte all’avanzata delle forze di Gainza. Il 30, sconfitti da Ayala alla foce dell’arroyo Espinillo, tra Paranà a Villa Urquiza, molti guerriglieri della colonna Leiva passarono dalla parte dei nazionali e il 31 Levalle rioccupò La Paz. Intanto Jordan cercava di attirare la colonna di Corrientes sino alla frontiera, dove attese invano l’arrivo di armi dall’Uruguay. Il 17 ottobre un reparto della milizia entrerriana lealista aggregata alla colonna Campos (reggimento /ogoyà, colonnello Emilio Vidal), respinse 2.000 giordanisti all’arroyo Atencio, affluente del Feliciano. Ma lo stesso giorno il colonnello giordanista Luciano Gonzalez attaccò i subborghi di Gualeguaychù, dove il 18 sbarcò il Batallon Quinze de Abril. Il 31 tremila giordanisti occuparono La Paz, già evacuata dalla guarnigione, forte di 500 uomini (il comandante Ricardo Mendez fu perciò processato e degradato). Un altro scontro vi fu il 10 novembre alle Punte di Mandisavì Chico. Il 22 novembre, per prevenire sbarchi e insurrezioni, Sarmiento creò una quarta Fuerza de linea y milicia movilizada nelle province di Santa Fe, Cordoba e San Luis, dandone il comando a Ivanowski. L’8 dicembre, disobbedendo agli ordini di Jordan, il suo luogotenente Carmelo Campos si lasciò tentare da un reparto isolato della colonna governativa del Paranà. Al Talita, affluente dell’arroyo Alcaraz, i Remington della fanteria di linea gli inflissero 250 perdite (più 160 prigionieri) contro 1 morto e 7 feriti governativi. E ancor più grave fu la sconfitta subita da Jordan il giorno dopo, sorpreso dal BI 10 mentre tentava di attraversare l’arroyo Don Gonzalo. Alle 3 del pomeriggio, dopo un prolungato duello d’artiglieria, i ribelli tentarono l’accerchiamento, ma furono ricacciati dal contrattacco di Gainza. L’ala destra dei giordanisti cedette dopo due giorni di resistenza, ma Lopez perse 600 morti (metà dei quali affogati nel tentativo di guadare il Don Gonzalo), 250

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prigionieri, tutta l’artiglieria, 500 fucili, 100 carabine e tutte le salmerie. L’ultima azione militare si svolse il 22 dicembre presso La Concha (Nogoyà), dove il tenente colonnello Reinaldo Villar disperse, con 300 uomini, la banda uruguayana del generale Caraballo. A Jordan non restò che ripassare il confine. All’inizio del 1874 si stabilì di nuovo in Brasile, a Santa Ana do Livramonte. La cospirazione nazionalista (19 agosto 1873 - 24 settembre 1874) Ma soprattutto a Buenos Aires saliva la febbre politica in vista delle elezioni presidenziali del 1874. Puntando sulla propria ricandidatura, Mitre sollevò la questione della “nazionalizzazione” della vita politica e delle stesse istituzioni provinciali, per riaffermare l’egemonia portegna sul resto della Repubblica, a suo avviso compromessa dalla politica di Sarmiento. Però il programma di Mitre finì per rompere l’unità del vecchio partito liberale. Infatti il vicepresidente Alsina sfidò la ricandidatura dell’ex-presidente contrapponendogli un programma “autonomista”, basato sulla netta distinzione dei ruoli tra le istituzioni portegne e quelle nazionali. Inoltre tra i due sfidanti si profilarono anche le candidature alternative dei ministri degli esteri e della pubblica istruzione, il bonearense Carlos Tejedor (inizialmente sostenuto dall’energico generale mitrista José Maria Arredondo) e il federalista moderato Nicolas Avellaneda, preferito da Sarmiento. Le tensioni della capitale si riflettevano su quelle provinciali: nel gennaio a San Juan la violenta campagna elettorale varcò i muri delle caserme provocando disordini nella guarnigione. La tensione si aggravò il 19 agosto 1873, quando Sarmiento tolse ad Arredondo il comando della Frontiera di Cordoba, San Luis e Mendoza richiamandolo nella capitale. Il colonnello Segovia tentò di resistere sollevando il presidio di Mendoza, ma finì per arrendersi alle truppe di San Luis (RC /. 4) comandate dal colonnello Ivanowski, promosso generale sul campo e in seguito nominato comandante della Fuerza de linea y milicia movilizada creata il 22 novembre nelle province di Santa Fe, Cordoba e San Luis. Nelle elezioni parlamentari bonearensi del 1° febbraio 1874, i mitristi furono sconfitti per 300 voti dagli autonomisti, subito accusati di broglio. Il 16 marzo Alsina ritirò la propria candidatura a favore di Avellaneda, fondendo i rispettivi partiti (Autonomista e Nazionale) nel nuovo Partito Autonomista Nazionale (P. A. N.). Il 12 aprile Avellaneda prevalse su Mitre in tutte le province tranne Buenos Aires. La doppia sconfitta elettorale spinse i nazionalisti sulla strada della cospirazione sovversiva. In giugno si sparse la voce che Mitre avesse preso contatti con l’esule Lopez Jordan e Sarmiento allertò di nuovo la guarnigione della provincia mesopotamica, dandone il comando ai colonnelli Juan Ayala e Donato Alvarez. In realtà Mitre stava mettendo a punto un vero e proprio colpo di stato, che doveva scattare il 12 ottobre, data dell’insediamento del nuovo presidente. Il piano prevedeva di sollevare le milizie della campagna facendole convergere sulla capitale, dove 200 tiratori scelti dovevano bloccare le caserme. Alla congiura aderivano i generali Arredondo e Rivas e i colonnelli Borges, Machado, Baibene e Juan Boer, nonchè il tenente colonnello Erasmo Obligado, comandante della cannoniera Uruguay, incaricato di arrestare il ministro della guerra Gainza e andare a prendere Mitre e le armi a Montevideo. Allegando pretestuosi motivi di salute, a metà settembre Arredondo ottenne da Sarmiento il permesso di tornare nella provincia cuyana, restando a Mercedes sotto la stretta sorveglianza del generale Ivanowski. Solo una quarantina di capi erano a conoscenza del progetto eversivo, ma il 23 settembre Sarmiento ne ebbe già qualche sentore, telegrafando a Ivanowski di rafforzare la sorveglianza su Arredondo. A sua volta, temendo di essere denunciato, quella stessa notte Obligado anticipò la sua parte catturando la cannoniera Paranà. Il 24 Arredondo sollevò i mille soldati di Mercedes (BI 3, RC 4 di linea e RC 3 di guardia nazionale) rinforzati dall’indiada dei cacicchi Cayupan, Mariqueo e Simon. Ivanowski preferì farsi uccidere piuttosto che arrendersi.

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La guerra civile (24 settembre - 7 dicembre 1874) Intanto Sarmiento proclamò lo stato d’assedio a Buenos Aires, Santa Fe, Entre Rios e Corrientes e il 25 Mitre rispose intimandogli le dimissioni. A difendere il governo accorse il colonnello Hilario Lagos coi reparti della Frontera Oeste, affidando la difesa del Forte Lavalle all’energica vivandiera negra, Carmen Ledesma, sargento primero del RC 2. Rimase fedele anche il comandante della Frontera cordobese, il colonnello Roca, già ufficiale di Urquiza alle battaglie di Cepeda e Pavon, che aveva guadagnato il grado sul campo di battaglia di Naembé il 26 gennaio 1871. Ma la maggior parte delle sue truppe (RC 7 e 10) passò con gli insorti e Roca dovette ritirarsi a Ballesteros e Bell Ville con appena un centinaio di uomini. Il 26 Sarmiento estese lo stato d’assedio a tutta la Repubblica e telegrafò a Rivas e Borges per invitarli a stare tranquilli, bluffando di aver già sconfitto la rivoluzione, il 27 fece appello ai veterani del Paraguay, allettandoli con un forte premio di reingaggio e il 28 nominò Roca comandante dell’Ejército /acional da riunire a Chucul. Disorientati dall’imprevisto, i mitristi reagirono fiaccamente. Rivas si limitò ad ordinare il concentramento degli insorti a Sud della capitale per marciare poi su Chivilcoy, ad Ovest della capitale. Su Chivilcoy si diresse anche un secondo battaglione ribelle, il BI 4, di stanza in Patagonia (alla Laguna di Blanca Grande, ad Ovest di Bahia Blanca). Al governo ne restavano comunque altri otto, tre a Buenos Aires (BI 2, 5 e 6) e cinque a Entre Rios (BI 1, 7, 8, 9 e 10). Il 2 ottobre Sarmiento ordinò la formazione di 5 Divisiones de reserva di 3.000 effettivi (4 battaglioni di guardie nazionali da campagna) nelle province di Buenos Aires, Cordoba, Santa Fe, Entre Rios e Corrientes, nonchè il concentramento attorno alla capitale di 11.000 regolari e guardie nazionali - con carabine Remington, 17 pezzi e 2 mitragliatrici - per formare i campi trincerati di Las Pulgas e Altamirano (colonnelli Luis Maria e Julio Campos). Il 3 ottobre Arredondo entrò in Cordoba, ma la città lo accolse ostilmente, costringendolo a tornare a San Luis. Intanto il RC 1, di stanza a Rio Cuarto, si unì a Roca, consentendogli di avanzare a Villa Maria, dove per ferrovia giunsero anche le guardie nazionali di Rosario e Cordoba. Il 9 ottobre Arredondo avanzò da Rio Cuarto a Mercedes con 2.500 uomini, inclusa la milizia puntana, ma il consenso delle truppe di linea cominciò a vacillare, costringendolo a fucilare vari sergenti e caporali del BI 3. Inoltre il governatore di Mendoza gli sbarrò il passo a Santa Rosa con le 2.000 guardie nazionali del tenente colonnello Amaro Catalan. Il 12 ottobre Avellaneda poté insediarsi alla presidenza, affidando ad Alsina e a Bernardo de Irigoyen i ministeri di guerra e marina e degli esteri. Il 15 ottobre il nuovo governo nominò Jefe de la Escuadra /acional il colonnello Luis Py e radiò l’equipaggio della cannoniera ribelle. Nel frattempo - fallito il tentativo di far ammutinare il presidio di Chivilcoy (dove il tenente colonnello Saenz riuscì a mantenere fedele il BI 2) - Rivas era tornato a Sud della capitale accampandosi con 3.000 uomini a Las Flores, dove il 20 ottobre si presentò, con le sue 1.500 lance, anche il suo fedele amico Cipriano Catriel. Ma Rivas aveva pochi fucili e dovette ritirarsi a Rauch quando dal campo di Las Pulgas il colonnello L. M. Campos gli marciò incontro con 3.000 regolari. Il 26 ottobre la flottiglia rivoluzionaria di Mitre raggiunse il porto di Tuyù, dove Borges e Segovia la attendevano con poche centinaia di insorti disarmati. Mitre lanciò subito il suo proclama, ma una sola delle imbarcazioni noleggiate a Montevideo poté sbarcare il suo carico di armi: il resto fu sequestrato nel viaggio di ritorno a Montevideo dalla nave da guerra El Pavon. Il 29 ottobre Arredondo forzò lo sbarramento di Santa Rosa (Catalan cadde falciato dalla mitragliatrice dei ribelli) e il 1° novembre entrò a Mendoza. Ma il resto delle province rimase

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tranquillo, inclusa la roccaforte mitrista di Santiago del Estero. Unica eccezione la città correntina di Goya, sollevata dal tenente colonnello Placido Martinez. Il 6 novembre il governo assegnò ai colonnelli Juan Ayala e Lucio V. Mansilla i comandi dell’Ejército de reserva (formato dalle 5 divisioni provinciali) e delle Fuerzas Movilizadas di Cordoba e l’11 affiancò a Roca, quale vicecomandante dell’Ejército del /orte, il colonnello Leopoldo Nelson. Il 10 istituì inoltre una commissione per l’acquisto di armi e materiale per i laboratori del Parco d’artiglieria. Il 10 novembre, all’arroyo Gualicho, a Sud di Flores, la colonna mitrista del comandante Francisco Leyria (BI 4 e RC 9) inflisse 180 perdite alle truppe di Julio Campos. Ma il 18, finite le scorte, Obligado si arrese consegnando le cannoniere Uruguay e Paranà. Lo stesso giorno Catriel fu catturato a Olavarria e riconsegnato alla sua tribù per essere giudicato. Naturalmente al valoroso cacicco, che aveva aderito alla ribellione soltanto per fedeltà al suo compagno d’armi Rivas, andò molto peggio che al suo amico e agli altri capi golpisti. Infatti, bramoso di succedergli alla testa della tribù, suo fratello Juan José lo fece condannare a morte e fu lui stesso ad eseguire la sentenza infilzandolo con la sua lancia. Intanto, raggiunto Rivas a Las Flores, Mitre aveva assunto il comando del sedicente Ejército Constitucional (5.500 uomini con appena 800 fucili moderni) e stava marciando lentamente verso Nord-Est, ostacolato dalle pessime condizioni delle strade. Il 25 novembre si accampò di fronte al caposaldo di La Verde, 45 km a S-E di Nueve de Julio, difeso dalla Division Oeste del colonnello Arias (160 uomini del BI 6 e 700 dei RC 3 e 11). La battaglia si svolse il 26 novembre: per tre ore Arias respinse l’attacco dei reggimenti ribelli di Leyria e della Division Sol de Mayo (Machado). Borges cadde alla testa del Batallon 24 de Septiembre. Al sopraggiungere dei rinforzi governativi guidati da Julio e Luis Maria Campos, Mitre ordinò la ritirata, lasciando sul terreno 300 uomini e cercando di proseguire per la capitale. Ma già il 27 Arias si pose all’inseguimento e il 28 si riunì a Veinteycinco de Mayo con il colonnello uruguayano Conrado Villegas (1840-84), proseguendo insieme per Bragado. Il 2 dicembre, raggiunta Junin, Mitre e Rivas decisero la resa, consegnandosi ad Arias assieme a 41 ufficiali superiori, 295 ufficiali e circa 3.000 uomini (inclusi 300 di linea). Restavano in armi i 4.500 uomini di Arredondo, ben trincerati a La Rosa, in una posizione migliore di quella scelta in precedenza dallo sfortunato Catalan. Roca ne aveva altrettanti a Mercedes - incluse 4 unità di linea (BI 7 e 10 e RC 6 e 8) - ma attese altri rinforzi da Buenos Aires prima di avanzare su Mendoza. Il 2 dicembre il RC 6 espugnò l’avamposto ribelle di La Paz, catturando il presidio e il 4 Roca giunse di fronte a Santa Rosa. Dopo una attenta ricognizione della posizione nemica, il mattino del 5 Roca intimò la resa ad Arredondo, informandolo della resa di Mitre. Arredondo pose tuttavia delle condizioni, respinte da un telegramma di Avellaneda. Così nel pomeriggio del 5 i governativi effettuarono un finto attacco frontale, approfittando della notte per sfilare sulla destra attestandosi alle spalle dei ribelli, sulla strada principale per Mendoza. Al mattino del 7, accortosi di essere stato tagliato fuori, Arredondo ripiegò sulle vecchie posizioni di Catalan, dove i governativi lo travolsero. Il tenente colonnello Pedro Timote cadde alla testa del RC 8, ma i ribelli ebbero 300 morti e 2.000 prigionieri, incluso Arredondo. Promosso generale sul campo, Roca segnò il suo ingresso nella vita politica disobbedendo all’ordine presidenziale di fucilare sul posto il generale ribelle, al quale consentì invece, con callida magnanimità, di mettersi in salvo. Entro i primi di gennaio le forze governative rastrellarono le ultime sacche di resistenza a Sud di Buenos Aires e nella provincia di Jujuy, dove Laureano Saraiva, che si era sollevato con 800 uomini, fu battuto a Quera il 4 gennaio 1875 da 700 lealisti del governatore José Maria Prado, perdendo 200 morti e 230 prigionieri. Il 12 gennaio Avellaneda spedì un battaglione di linea ad

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espellere il governatore mitrista da Santiago del Estero. Il 18 dicembre 1874 i ribelli di Buenos Aires e Mendoza furono deferiti a due distinti consigli di guerra, presieduti dai generali Tomas Iriarte e Juan Madariaga, fiscali i colonnelli José Ignacio Garmendia e Eliseo Acevedo. Il 30 aprile e il 24 maggio 1875 Avellaneda rivide le loro sentenze, mitigando quelle del Consiglio di Mendoza, più severo dell’altro. Nel corso della dura repressione contro il partito nazionalista, furono arrestati anche alcuni italiani, accusati di cospirazione comunista ma in seguito scagionati. Finalmente il 27 luglio 1875 Avellaneda concesse l’amnistia a Rivas e Mitre, ma la fazione nazionalista, esclusa dalla vita politica, non cessò di cospirare anelando alla rivincita. Il potenziamento della marina e dell’esercito (1872-75) Le ingenti spese effettuate dal governo Sarmiento, lasciarono in eredità al suo successore una grave crisi economica, che toccò il momento peggiore nel 1876. Ma la nuova politica di Avellaneda favorì un rapido sviluppo agricolo e industriale e l’avvio di un periodo di crescita economica e di prosperità che determinò la grande corrente immigratoria europea, soprattutto italiana. La guerra contro il Paraguay aveva dimostrato la necessità di impiantare una regolare forza navale a carattere permanente. A tale scopo, nel 1872 Sarmiento aveva istituito l’Accademia Navale e ripartito la frontiera marittima in tre Regioni Navali e in un comando navale autonomo: 1a Regione Navale a Puerto Belgrano, con giurisdizione da Punta Medanos a Punta Ninfas; 2a Regione Navale a Puerto Deseado, da Punta Ninfas al Capo dello Spirito Santo; 3a Regione Navale a Rio Santiago, con giurisdizione sul sistema fluviale del Nord-Est; Comando Navale autonomo della Terra del Fuoco ad Ushuaia.

In riconoscimento del ruolo avuto dalle forze navali durante l’insurrezione del 1874, nel 1875 Alsina varò un piano di potenziamento dell’Escuadra, commissionando 10 nuove unità costiere, incluse le due prime corazzate argentine, ai cantieri della Boca, monopolizzati dagli immigrati liguri: 2 monitori corazzati guardacoste da 1.535 tonnellate (El Plata e Los Andes): 4 cannoniere a “ferro da stiro” (Constitucion, Republica, Bermejo e Pilcomayo) 2 corvette (Paranà e Uruguay) 2 feluche portuali (Resguardo e Vigilante).

Quanto all’Ejército /acional, dopo la guerra col Paraguay le leggi di bilancio avevano fissato un tetto di 10.000 uomini pari a 24 scheletrici “reggimenti” (10 di fanteria, 12 di cavalleria, 1 di artiglieria leggera e 1 equivalente ai minori reparti autonomi) che nel 1875 erano così dislocati: Frontera del Interior: 4 battaglioni (/. 3 Rio Cuarto; /. 7 Villa Mercedes; /. 9 Mendoza, La Rioja, Santiago e /. 10 F.te Cap. Sarmiento Nuevo) e 5 reggimenti di cavalleria (/. 4 F.te Cap. Sarmiento; /. 7 San Rafael; /. 8 F.te G.ral Gainza, Sur de Santa Fe; /. 9 Villa Mercedes e /. 10 Este, Centro e /orte de Cordoba); Frontera del Chaco: 2 reggimenti di cavalleria (/. 6 /orte de Santa Fe; /. 12 Frontera de Salta, a Dragones, G.ral Gorriti, G.ral Lavalle); Entre Rios e Corrientes: 2 battaglioni (/. 8 ex-Legion Militar a Concepcion e /. 11 a Reconquista); Frontera de Buenos Aires: 4 battaglioni (/. 1 Baires; /. 2 F.te G.ral Lavalle; /. 5 Blanca Grande e /. 6 Baires) e 5 reggimenti di cavalleria (/. 1 F.te G.ral San Martin; /. 2 F.te G.ral Paz; /. 3 Junin; /. 5 Blanca Grande e /. 11 F.te G.ral Belgrano) più 1 di artiglieria leggera (/. 1 Baires), 1 brigata artiglieria da costa (Isola di Martin Garcia), 1 compagnia di zapadores e l’Escuadron Escolta del gobierno (Baires).

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La catena di comando includeva il Presidente della Nazione (Sarmiento) e il ministro di guerra e marina (generale Martin de Gainza), che si avvaleva dell’Inspeccion y Comandancia General de Armas (colonnello Luis Maria Campos) e della Comisaria de guerra, riorganizzata il 1° dicembre 1868 in 4 uffici (Laboratori, Cassa, Magazzini, Lista de Revista) e 3 mesas (Guerra, Marina e Ingaggi, Entrate e Uscite). Ma i servizi logistici e quello sanitario erano praticamente inesistenti, riducendosi al Parque de Artilleria e all’Hospital Militar di Buenos Aires. Nel periodo 1870-72 il Parque distribuì ai reparti 3.131 armi bianche, 5.312 fucili e carabine di 10 tipi diversi e appena 8 cannoni, con relativo munizionamernto. Dopo otto anni di progetti e su impulso di Sarmiento, il 19 luglio 1870 era stato finalmente inaugurato il Colegio Militar, diretto dal comandante degli ingegneri Juan F. Czetz, con sede nell’ex-residenza di Rosas e Urquiza e corsi quinquennali stabiliti da una commissione composta dal generale Emilio Mitre, dai colonnelli Czetz e Mariano Moreno e dal sergente maggiore V. L. Peslouan. L’esame d’ammissione era di livello liceale ed è interessante osservare che verteva anche sul francese, mentre i cadetti studiavano poi inglese e tedesco. Peraltro all’inizio erano soltanto una dozzina e la prima graduacion, uscita nel 1872, contava appena 4 alfereces che furono assegnati al RC 1. Sarmiento non riuscì invece a riformare il diritto militare, ancora basato sulle Reales Ordenanzas spagnole del 1768. La commissione per la redazione del codice penale militare, nominata il 6 marzo 1875 era presieduta dall’insigne giurista Dardo Rocha e composta dai colonnelli José Ignacio Garmendia e Lucio Victorio Manzilla, ma soltanto quest’ultimo trasmise al ministero, nel 1876 e senza esito, un proyecto de ordenanzas generales del ejército. Il reclutamento delle truppe di linea, regolato dalla legge 28 settembre 1872, era assicurato sia mediante ingaggio (enganche) volontario (con ferma quadriennale, premio e indennità di congedamento) sia mediante l’incorporazione forzata (destinacion) di vagabondi e delinquenti, quest’ultima già disciplinata dal regolamento 31 ottobre 1862. Qualora enganchados e destinados fossero insufficienti al fabbisogno, la legge consentiva il sorteggio di contingenti provinciali complementari (proporzionati alla popolazione) tra le guardie nazionali fra i 18 e i 45 anni riconosciute idonee al servizio attivo. La ferma era quadriennale e una volta congedati i coscritti restavano esenti da qualsiasi servizio richiesto alla guardia nazionale. Erano comunque esenti dal sorteggio per il servizio di linea i sostegni di famiglia nonchè i veterani della guerra del Paraguay. In ogni provincia esistevano uffici di reclutamento (Oficinas de Enganche) e depositi delle reclute. In aggiunta al servizio di linea, restava quello di frontiera della guardia nazionale, che nel 1870 assicurava il 44 per cento del personale assegnato ai fortini. La legge 11 ottobre 1871 ne aveva attenuato l’iniquità distribuendo il carico fra tutte le province, incluse quelle “non minacciate”, mentre la predetta legge di reclutamento del 1872 aveva limitato il servizio obbligatorio di frontiera ai fortini di seconda linea. Ma con legge provinciale 17 ottobre 1872 (e relativo regolamento del 15 novembre) Buenos Aires stabilì che le proprie guardie nazionali chiamate in servizio di frontiera dovessero essere rimpiazzate da altrettanti volontari assoldati a spese della provincia. Inoltre, con decreto provinciale 22 febbraio 1875, la città di Buenos Aires si autoesentò di fatto dal servizio di linea, stabilendo che il proprio contingente di sorteggiati fosse incorporato non già nei reparti di linea, bensì in uno speciale Regimiento Guarnicion de la Capital (le reclute dell’8° distretto erano invece destinate ad un “reggimento di artiglieria di guardia nazionale”). Dal 1865 al 1878 gli argentini registrati nella guardia nazionale salirono da 160.000 a 360.000.

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2. LA CONQUISTA DEL DESERTO La minaccia indiana (22 novembre 1866 - 8 agosto 1874) Durante la guerra contro il Paraguay si erano verificate tre scorrerie indiane. La prima, nel territorio di Rio Cuarto, fu annientata il 22-23 novembre 1866 al Pozo del Poleo e ai Tagueles dal RC /. 7 e dal capitano Egidio Sosa, promosso maggiore sul campo. Il 25 febbraio 1868 il colonnello Julio Campos, comandante della Frontera Sur bonearense, intercettò un altro malon a Sayago, presso la Laguna di Cuatro Reyes. Il 23 novembre furono gli araucani a saccheggiare il capoluogo dipartimentale di La Paz (Mendoza), liberato dai regolari del colonnello Augusto Segovia, recuperando anche parte del bottino. Pur senza dare esecuzione alla legge 13 agosto 1867, che ordinava di avanzare la frontiera interna meridionale sino alla linea formata dai fiumi Neuquen e Rio Negro, nell’autunno del 1870 Sarmiento fece esplorare non soltanto (come si è detto) il Chaco Austral, ma anche il territorio dei ranqueles a Sud di Cordoba. Partito il 30 marzo da Forte Sarmiento e accompagnato dai francescani Marcos Donatti e Moises Alvarez, il colonnello Lucio Victorio Mansilla si spinse fino alle tolderias indiane, effettuando rilievi topografici e firmando accordi con vari cacicchi, come Ramon, i fratelli Mariano ed Epumer Rosas e Manuel Baigorrita (la sua relazione, pubblicata dalla Tribuna di Buenos Aires col titolo Exploracion a los indios ranqueles, fu premiata al Congresso internazionale geografico di Parigi del 1875). In ogni modo nel biennio 1871-72 la minaccia principale furono le scorrerie (malones) indiane alla frontiera bonearense. La base era Carhué, 470 chilometri a S-E della capitale e 180 a N-E di Bahia Blanca, tra la Sierra della Ventana e le lagune della pampa. Da qui i guerrieri araucani, ranqueles e pampas partivano per sequestrare ostaggi e razziare bestiame da rivendere in Cile, che consideravano la loro patria. Nel 1870 si distinse il comandante militare di Bahia Blanca, José Llano, che il 26 agosto, al Paso di Calvento, riprese 2.000 capi di bestiame razziato. Il cacicco Manuel Namuncurà riunì 2.000 guerrieri per attaccare il caposaldo patagonico, ma fu dissuaso dall’accanita resistenza incontrata il 23 ottobre all’avamposto di Napostà, difeso dal tenente Rufino Romero con appena 10 soldati e 4 coloni armati. Due settimane prima, il 5 ottobre, il tenente colonnello Mariano Ruiz aveva respinto un’indiada che tentava di varcare il Rio Colorado. Il malon del 1871 investì la Frontera Sur di Buenos Aires, nel settore di Azul. Il primo scontro avvenne in aprile a La Picasa, contro il distaccamento di Forte Lavalle, comandato dal maggiore Enrique Godoy (RC 2). Il 2 maggio i cacicchi Calfuquì e Manuel Grande, che si ritiravano con il grosso dell’indiada e del bottino, furono intercettati e uccisi dal colonnello Francisco De Elia, con 200 regolari e 300 indios amigos di Cipriano Catriel. Invece il cacicco Epumer Rosas, assalito il 5 maggio dal tenente colonnello Salvador Maldonado (RC 2), riuscì a sganciarsi dopo cinque ore di combattimento e a sorprendere Forte Lavalle, razziandovi 200 vaccine e 600 cavalli. Ma ai primi di marzo del 1872 il capo Callvucurà, ormai quasi centenario, riunì a Carhué 6.000 guerrieri “cileni”, con i quali si spinse a 200 chilometri a Sud-Ovest della capitale (tra Alvear, Veinteycinco de Mayo e Nueve de Julio) sequestrando 500 ostaggi e razziando 200.000 capi di bestiame. Per mettere in salvo la refurtiva, gli indiani dovevano percorrere una distanza tripla rispetto a quella degli inseguitori: inoltre tutta quella quantità di bestiame non soltanto li rendeva meno veloci, ma li costringeva a seguire percorsi dove poter trovare abbastanza acqua e pascolo, di modo che, quanto maggiore era il bottino, tanto più facile era per gli inseguitori individuare e

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raggiungere gli indiani costringendoli a combattere. Così l’8 marzo, con una colonna di 280 regolari, 200 guardie nazionali e 1.200 indios amigos di vari cacicchi, il generale Ignacio Rivas scovò la mandria a 350 chilometri dalla capitale (presso il Forte di San Carlos, partido di Bolivar) e se la riprese dopo aver decimato i 3.000 guerrieri di Callvucurà, uccidendone 200 e recuperando 30 ostaggi e 7.000 capi. La razzia indusse il governo a riprendere il vecchio progetto di avanzare la frontiera sul Rio Negro. In ottobre il tenente colonnello di marina Martin Guerrico risalì il fiume sino all’isola di Choele Choel, proseguendo poi per altri 25 chilometri verso la confluenza con i fiumi Neuquen e Limay. Intanto il maggiore Mariano Bejerano, accompagnato dal capitanejo Manuel Linares e da 5 indios amigos, esplorava le sorgenti del Limay (zona andina del lago Nahuel Huapì o Pais de las Manzanas) avviando colloqui con i cacicchi Saihueque, Naucucheo, Williqueo e altri. Furono attuate anche rappresaglie e operazioni preventive: il 24 gennaio e il 24 maggio 1871 il colonnello Juan Baigorria, comandante della Frontera Este di Buenos Aires e poi delle Fronteras Sur e Sur-Este di Cordoba (RC 4 e 7), devastò varie tolderias già evacuate dagli indiani. Il 15 novembre 1872 il tenente colonnello Hilario Lagos, con 400 uomini della Frontera Oeste di Buenos Aires, disperse i guerrieri che il cacicco Pincén stava radunando sui Montes di Sinos. Piccoli scontri con bande di razziatori furono sostenuti da distaccamenti minori il 27 agosto 1871 (Las Salinas, Regimiento Guias); il 7 ottobre (paraje di Santiago Pozo, Forte Charlone), il 16 marzo (cagnada di San Antonio, fortino Aguarà), il 18 luglio (Laguna del Morro, RC /. 2) e il 2 ottobre 1872 (Laguna Los Tropales, Forte Fraga); il 22 dicembre 1873 (Coihueco, guarnigione di San Rafael, Mendoza); il 21 gennaio (Catorce Jaguales, presso il Tapalqué) e l’8 agosto 1874 (La Candela, dove la guardia nazionale catturò il cacicco Corla). Callvucurà morì di vecchiaia il 4 giugno 1873, raccomandando al figlio sessantaduenne Manuel Namuncurà di “non abbandonare Carhué al huinca”. Strategia nazionale: il piano Alsina e il parere Roca (4-19 ottobre 1875) Dando esecuzione alla direttiva congressuale del 1867, Alsina concepì una graduale avanzata per linee successive fino al Rio Negro, presentando come primo passo un piano più circostanziato, ma in fondo non molto diverso da quello minimo ideato nel 1864 dal generale Paunero. La differenza era che il piano Alsina aggiungeva la fondazione di nuove colonie miliari (General Acha nella pampa bonearense, San Pedro e Colonia Caroya a Cordoba) e prevedeva di collegare i nuovi fortini (Puan, Carhué, Guaminì, Trenque Lauquen e Ita-lò) con un vallo (zanja) di 374 chilometri da Bahia Blanca alla Frontera Sur di Cordoba (Fuerte Capitan Sarmiento /uevo), progettato dall’ingegnere francese Alfred Ebelot. Il piano fu approvato con legge 4 ottobre 1875, cui si aggiunse uno stanziamento di 200.000 pesos per il collegamento telegrafico fra la capitale e le 5 comandancias di frontiera. Il piano rifletteva una strategia moderata e strettamente bonearense sulla questione indiana: era, secondo Alsina, “contra el desierto para poblarlo, y no contra los indios para destruirlos”. In realtà, come ben aveva capito il vecchio cacicco Callvucuré, l’occupazione di Guaminì e Carhué bastava a chiudere per sempre l’epoca dell’economia di rapina a spese delle estancias della provincia bonearense. Ma lasciava pur sempre agli araucani “cileni” il controllo effettivo dell’immenso deserto meridionale, che in prospettiva poteva diventare oggetto di un possibile espansionismo orientale dello Stato cileno. Per affermare in concreto la sovranità argentina sul territorio ad Est della Cordigliera meridionale non c’era altra soluzione che sbarrare a monte e a valle il cosiddetto camino de los Chilenos, che da Valdiva e Temuco, attraverso il valico di Pino Hachado (Paso de los Indios), scendeva per la valle del Rio Neuquèn al Rio Negro e a Carmen de Patagones sull’Atlantico. Era dunque di vitale importanza nazionale ruotare l’asse difensivo da

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Sud ad Ovest, fino a farlo coincidere con la frontiera “naturale” rappresentata dalla Cordigliera andina, con perno strategico al lago di Nahuel Huapì, 800 chilometri a Sud di Mendoza (dove poi sarebbe sorta Bariloche). Quanto sfuggiva alla prospettiva strettamente portegna di Alsina era invece ben chiaro al trentaduenne generale Roca (n. 1843), creolo e tucumano come Avellaneda e veterano di Caseros, Pavon, Naembé e Santa Rosa nonchè delle frontiere cuyana e saltegna. E la sua crescente caratura politica consentiva a Roca di sfidare apertamente il governo nonostante l’approvazione parlamentare del piano Alsina. Il generale fece infatti pervenire alla stampa di opposizione, che lo pubblicò, il parere reso al ministro il 19 ottobre 1875, nel quale criticava duramente il piano Alsina, giudicandolo “difensivista” e rinunciatario. Roca criticava i fortini, che a suo avviso servivano a ben poco, se non a distruggere la disciplina e decimare l’esercito con le epidemie. Sosteneva invece che si doveva risolvere la questione indiana “una volta per tutte” (una vez), con la stessa durezza adottata a suo tempo dal dittatore Rosas, cioè formando “un reggimento di truppa ben montada” per andare a scovare gli indiani nelle loro garidas e (con evidente eufemismo) “sottometterli”. A tal fine Roca chiedeva un “piano di due anni”, uno per preparare la campagna di “sottomissione” e uno per eseguirla. L’ “invasion grande” e la “Maginot del deserto”

(14 dicembre 1875 - 16 ottobre 1876)

Ma proprio le voci sull’imminente avanzata della frontiera scatenarono la disperata reazione di una parte degli indiani, decisi a morire da guerrieri piuttosto che rassegnarsi a vivere alle condizioni dettate dai bianchi. A scatenare la guerra furono le tribù di Namuncurà e Pincén, che odiavano i cristiani, ma stavolta, dopo aver rinnegato la politica di Cipriano Catriel per quella del fratricida Juan José, si ribellarono anche gli indios amigos insediati all’interno della Frontera Oeste di Buenos Aires. Così nel dicembre 1875 i cacicchi Namuncurà, Baigorrita e Pincen scesero con 4.000 guerrieri dalla Sierra della Ventana, varcarono la Frontera Sur fra Tres Arroyos e Alvear, uccisero 400 persone nelle estencias comprese fra i pueblos di Tandil, Azul e Tapalqué e infine cercarono di rientrare alla base con 500 ostaggi e 300.000 capi di bestiame. L’invasione sparse il terrore anche nella capitale e per calmare l’opinione pubblica con decreto 14 dicembre 1875 Alsina dovette ordinare il licenziamento di tutte le guardie nazionali in servizio ordinario di frontiera, riservando d’ora in poi la difesa dei fortini esclusivamente alla truppa di linea. Ma anche stavolta, come era avvenuto nel 1872, il malon si era spinto troppo in profondità, facilitando la reazione dell’esercito, che durante l’inverno 1876 concentrò alla frontiera bonearense 7 battaglioni (BI 1-3, 5, 6, 8 e 11) e 6 reggimenti di cavalleria (RC 1-5 e 11). Comandante della Division Sur (BI 1 e 5 e RC 1, 2, 5 e 11) era l’oriundo ligure Nicolas Levalle (Levaggi). Il 1° gennaio 1876 il comandante del Forte Lavalle, Lorenzo Wintter, intercettò una parte dell’indiada recuperando 170.000 capi. Il giorno seguente, dal campo di Blanca Grande, il colonnello Conrado Villegas si gettò all’inseguimento di altri indigeni che cercavano di sfilare tra i fortini Rodriguez e Reunion, recuperando altri 2.800 capi. Il 10 marzo 400 regolari del comandante Salvador Maldonado agganciarono 2.000 guerrieri di Catriel a Horqueta del Sauce, uccidendone 130. Otto giorni dopo Levalle ne uccise altri 30 presso la piccola laguna Paraguil (nel partido di Laprida, a metà strada tra Azul e la Sierra de la Ventana). Respinta l’invasione, Alsina diresse personalmente l’avanzata verso la nuova frontiera meridionale, ripartendo le truppe di Levalle in 3 piccole Divisioni - ciascuna su 1 battaglione di fanteria (BI 1, 2 e 3) e 1 reggimento di cavalleria (RC 2, 3 e 8). Partite rispettivamente da Olavarria, Nueve de Julio e Rio Cuarto al comando dei colonnelli Marcelino Freyre, Villegas e Leopoldo Nelson, le Divisioni raggiunsero rispettivamente Guaminì il 30 maggio, Trenque

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Lauquen il 12 aprile e Ita-lò il 25 maggio. Si distinse in particolare il RC 2 del comandante e poi tenente colonnello Enrique Godoy, che scontratosi il 30 marzo a Laguna del Monte con 300 guerrieri di Catriel, due mesi più tardi distrusse le loro tolderias sulla riva del Guaminì. Intanto il 24 aprile, dopo dieci giorni di marcia e di combattimenti, Levalle occupò Carhué e il 31 maggio respinse una controffensiva tentata da un migliaio di guerrieri. Alla fine di luglio Namuncurà e Catriel fecero una nuova scorreria su Olavarria con 1.600 guerrieri. Il 4 agosto Freyre ne uccise 30 a Laguna del Monte, e l’8 furono dispersi da Antonio Donovan con un reparto di costruttori della linea Alsina (Batallon /. 8 de ingenieria), che recuperò anche 50.000 capi razziati. Ai primi di ottobre altri 1.500 guerrieri del cacicco Alvarito devastarono l’area di Nueve de Julio e e General Paz, scontrandosi il 10 alla Laguna del Cardon con i colonnelli Ignacio Garmendia e Maximo Matoso e l’11 alle Salinas Grandes con Levalle. Il 16 ottobre, durante l’occupazione di Masallé, il RC 2 incontrò ancora qualche resistenza da parte degli indiani “cileni”. Furono le tribù già pacificate a fornire la mano d’opera per la costruzione della zanja da Carhué a Nord-Ovest fino a Fuerte Sarmiento Nuevo (Frontera Sur di Cordoba). La linea correva quasi lungo il confine attuale della provincia di Buenos Aires. Da Bahia Blanca a Nord-Ovest i nuovi presidi avanzati erano Fuerte Argentino, Puan, Belgrano, Carhué, Guaminì, Trenque Lauquen, Lamadrid e Ita-lò. Quella “Maginot del deserto” escludeva la pampa occidentale guardando le provenienze dai fiumi Salado e Colorado e formando con la linea dei vecchi fortini una fascia di sicurezza con circa 200 chilometri di profondità e una superficie di 56.000 chilometri quadrati. Inoltre, su rilievi topografici del sergente maggiore Jordan Wysocki, tra la capitale e le 5 comandancias della frontiera bonearense fu impiantato il Telegrafo Militar con 12 uffici e 42 addetti, diretti dal tenente colonnello Higino Vallejos e dal professor Carlos Segui. Oltre ad accorciare i tempi di reazione in caso di malon, il telegrafo consentiva di risparmiare personale e quadrupedi. In ogni modo il rischio era fortemente diminuito perchè si calcolava che le perdite subite nel 1872 e 1876 avessero neutralizzato due terzi dei guerrieri (indios de pelea) riducendoli ad appena 2.000. Il nuovo sistema difensivo pose fine all’epoca plurisecolare dei malones. Il 10 dicembre i presidi dei forti Lavalle e Junin (colonnello Manuel Sarabia e comandante Ataliva Roca) bloccarono l’ultima offensiva del cacicco Pincén. Un mese dopo, il 10 gennaio 1877, attaccato da Levalle nelle sue tolderias, Namuncurà offerse la pace. Il governo la accettò, respingendo tuttavia l’assurda condizione posta dal cacicco, vale a dire la restituzione di Carhué. La reazione contro i minimi disordini fu immediata e severa. Il 22 ottobre 1877 i maggiori German Sosa e Rafael Solìs punirono la tolderia di Trenque Lauquen che il giorno prima aveva rubato 120 quadrupedi della Divisione Villegas, uccidendo 52 indigeni e sequestrando 300 cavalli. L’11 novembre toccò alla tolderia di Treyco, della tribù di Catriel, devastata dal colonnello Teodoro Garcia. Il 17, dopo una marcia di quattro giorni, Villegas disperse i guerrieri riuniti da Pincén ai Monti di Malal. L’ultima incursione di Lopez Jordan (25 novembre 1876 - 7 gennaio 1877) Nell’illusione di poter approfittare della gravissima crisi economica e politica della Repubblica e dell’impegno dell’esercito alla frontiera meridionale, il 25 novembre 1876 Lopez Jordan sbarcò per la seconda volta, con 24 irriducibili, sulla sponda entrerriana dell’Uruguay, respingendo l’attacco di uno squadrone di 100 regolari. Preavvisati da un telegramma del presidente uruguayano, Avellaneda e Alsina reagirono immediatamente. Il 30 novembre i colonnelli Ayala e José I. Arias furono posti al comando delle due Fuerzas Movilizadas del Paranà e dell’Uruguay, responsabili delle operazioni ad Est e ad Ovest del Rio Gualeguay. Inseguito da Arias, l’ultimo caudillo argentino poté riunire meno di

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800 uomini, che il 7 dicembre Ayala sorprese ad Alcaracito uccidendone un centinaio e guadagnandosi la promozione a generale. Jordan si rifugiò allora a Corrientes, dove il 7 gennaio 1877 si lasciò arrestare da un semplice alcalde, che lo portò a Curuzù-Cuatià consegnandolo al colonnello Luciano Caceres. Imbarcato a Goya, la cannoniera Republica lo condusse prigioniero a Paranà. Qui rimase un anno, incriminato per l’omicidio di Urquiza e oggetto di un conflitto di giurisdizione fra la corte federale e quella entrerriana. Il 3 febbraio 1878 il generale Marcos Azcona insorse contro il governo correntino e il 18 sconfisse i lealisti ai campi dell’Ifran presso Goya, uccidendo i colonnelli Caceres e Onofre Aguirre. Ma Jordan non potè beneficiare della rivoluzione correntina, perchè il 6 gennaio era stato prudenzialmente trasferito alla prigione santafesina di Rosario. Ne evase l’11 agosto 1879 grazie allo stratagemma della moglie e alla complicità di un custode. Rimpatriato dall’esilio uruguayano a seguito dell’amnistia concessagli dal presidente Juarez Celman, fu assassinato a Buenos Aires il 22 giugno 1889. La “conciliazione” e la morte di Alsina (marzo - dicembre 1877) Nel marzo 1877 le elezioni parlamentari bonearensi furono vinte dall’ala estremista (republicana) del partito autonomista, capeggiata da Aristobulo Del Valle e appoggiata dall’expresidente Sarmiento e da El /acional. Ciò produsse per reazione un riavvicinamento tra gli autonomisti moderati (liricos) di Alsina e i nazionalisti di Mitre, i quali rinunciarono al nuovo colpo di stato progettato per il 9 maggio dal generale Rivas. In cambio Avellaneda riammise nell’esercito gli ex-ufficiali golpisti, invitandoli a presentarsi in caserma nella ricorrenza della festa nazionale del 25 maggio, mentre la legge 29 luglio ampliò i termini dell’amnistia. Inoltre autonomisti e nazionalisti si accordarono per contrapporre a Del Valle un candidato comune al governatorato di Buenos Aires e il 28 settembre proclamarono Carlos Tejedor, già ministro della pubblica istruzione del governo Sarmiento ma gradito anche ai mitristi. Il 2 ottobre Avellaneda richiamò agli esteri l’antico ministro della presidenza Mitre, Rufino de Elizalde, e affidò ad un mitrista anche il dicastero della pubblica istruzione. Cinque giorni dopo, in plaza de Mayo, di fronte ad una folla di 20.000 persone, il ministro della guerra Alsina restituì solennemente a Mitre le spalline di generale. Certo che la “conciliazione” gli avesse ormai spianata la strada alla presidenza della repubblica, Alsina si recò ad ispezionare la frontiera tra Azul e Carhué, l’antica base strategica degli araucani, dove il BI 5 stava già impiantando una nuova colonia. Ma a decidere il suo destino fu l’inquinamento idrico della Patagonia. Contratto il tifo alla fine di ottobre, il 23 novembre Alsina tornò in barella, per spegnersi il 29 dicembre. Giustamente la colonia di Carhué fu poi intitolata al suo nome. Il piano Roca (4 gennaio - 23 agosto 1878) Il 4 gennaio 1878 Avellaneda conferì al suo conterraneo Roca, il dicastero militare lasciato vacante da Alsina, ma, colpito anch’egli da febbre tifoidea, il generale poté assumere la direzione del dicastero soltanto in giugno. Il 1° maggio Tejedor fu eletto governatore di Buenos Aires, e nel suo primo discorso sottolineò che il governo nazionale era un semplice “ospite” (huésped) della provincia bonearense. Il generale e l’ex-diplomatico apparivano i leader politici del momento, entrambi già protesi verso le elezioni presidenziali del 1880. Principale confidente ed agente politico di Roca era suo cognato Miguel Juarez Celman, ministro di governo di Cordoba e promotore di una “lega dei governatori” provinciali in sostegno della candidatura del giovane ministro della guerra.

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Deciso a realizzare il “piano dei due anni” suggerito nel 1875 ad Alsina, ma anche a consolidare il prestigio e la popolarità necessari per la candidatura presidenziale, in luglio Roca ordinò ai comandanti di frontiera di iniziare le ricognizioni in vista dell’offensiva generale contro le tolderias e guaridas degli indiani “cileni” della Patagonia. Il 24 luglio il tenente colonnello Manuel José Olascoaga conseguì un primo importante risultato firmando con i cacicchi ranqueles Epumer Rosas e Manuel Baigorrita un trattato di pace, ratificato il 30 luglio da Avellaneda. Mentre proseguivano le accurate ricognizioni preparatorie, i cui risultati affluivano al nuovo ufficio topografico del ministero della guerra, il 14 agosto Roca rimise al Congresso il progetto di legge relativo all’occupazione del Rio Negro con la richiesta di uno stanziamento di 1 milione e mezzo di pesos. Il progetto fu approvato il 23 agosto e la legge 947 del 5 ottobre concesse un ulteriore credito di 100.000 pesos. A Villegas, promosso generale, Roca affidò la pianificazione e il coordinamento delle operazioni, riservando a sé stesso l’avanzata sull’obiettivo maggiormente simbolico, vale a dire l’Isola fluviale di Choele-Choel. In realtà l’obiettivo più difficile, ma più importante sotto il profilo strategico, era l’avanzata parallela alla Cordigliera andina fino all’alta valle del Rio Neuquen, 400 chilometri a Sud di San Rafael, che fino ad allora era stato l’avamposto più meridionale della provincia di Cuyo. Il compito di sbarrare il camino de los Chilenos impiantando un fortino alla confluenza tra l’arroyo Curre de Leunì e il Neuquen venne affidato al colonnello Napoleon Uriburu, mettendogli a disposizione i reparti migliori, tra cui il BI 12 del colonnello Rufino Ortega e il RC 2 del tenente colonnello Lorenzo Wintter (1842-1915), comandante della Frontera di Bahia Blanca. Come al solito, anche l’esercito di Roca pullulava di stranieri. Per compensare la scarsa preparazione dei quadri argentini, il ministro aveva infatti ingaggiato numerosi ufficiali francesi, inglesi e austriaci, ma anche italiani, come Morosini, Crovetti e Gardini. Veterano di tutte le guerre argentine, ferito in quella del Paraguay, era invece il rude tenente colonnello bergamasco Daniele Cerri (1841-1914), espatriato quattordicenne per aver bastonato un croato: in seguito Cerri divenne generale e ispettore del servizio telegrafico nazionale. Ma l’italiano più importante della spedizione era senza dubbio padre Giacomo Costamagna, capo di una missione salesiana la quale, ammansiti gli indiani con la forza transeunte delle armi, doveva mantenerli buoni con quella permanente della religione. Il tenente colonnello Olascoaga e l’ingegner Ebelot curavano invece la missione dell’Instituto de Ciencias di Cordoba, formata dai professori tedeschi Lorenz, Dahring, Niederlein e Schulz. Dirigeva il servizio sanitario della spedizione il dottor Marcelino Vargas. Le ricognizioni offensive preliminari (2 ottobre - 11 dicembre 1878) L’avanzata fu preceduta da una serie di ricognizioni offensive, dirette a individuare e distruggere le tolderias e i gruppi di guerrieri a ridosso della linea di partenza. Fu Wintter ad effettuare la prima ricognizione da Fuerte Argentino al Rio Colorado. Il 2 ottobre, durante la marcia di ritorno, si scontrò con i ranqueles a Frumancal (arroyo Chagicò), catturando il cacicco Marcelino Catriel con un centinaio di guerrieri. Lo stesso giorno la colonna del comandante Octavio Olazcoaga disperse altri indigeni a Los Palmitos. A distruggere le tolderias provvidero invece le colonne di Guaminì (Freyre), Trenque Lauquén (Villegas) e Villa Mercedes (Rudecindo Roca). Il 6, 7 e 14 ottobre i colonnelli Freyre e Garcia e il maggiore Moritan distrusserro le tolderias della Valle del Chiloé, di Hucal Grande e di Anquelén, catturando oltre 300 indios e liberando 6 ostaggi. Il 14, dopo una marcia di otto giorni, Freyre piombò sui guerrieri radunati da Namuncurà a Utran. Il 2 e 8 novembre si misero in marcia anche le altre due colonne, Villegas contro la tolderia di

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Pincén e R. Roca contro quella comune di Epumer e Baigorrita (a Poitague), distrutte rispettivamente il 6 e il 18. Tre giorni dopo i due cacicchi tentarono di vendicare il massacro di Poitague, ma furono volti in fuga dalle micidiali scariche dei quadrati di Roca. Il 25 anche Levalle partì alla ricerca della tribù fuggiasca di Namuncurà, ma, non riuscendo a sorprenderla, dovette sfogarsi contro le sue tolderias semideserte. Il 7 dicembre furono Garcia e Wintter a trovarlo a Lehué-Colel, uccidendo una cinquantina di guerrieri e vari capitanejos. Delle tribù di Epumer e Baigorrita si occupò infine Racedo, comandante della Frontiera di Rio Cuarto, che l’11 dicembre riuscì a catturarne 778, recuperando anche 86 ostaggi. L’avanzata al Rio /egro (2 gennaio - 11 giugno 1879) L’avanzata impegnò 18 dei 23 reggimenti argentini, riuniti in 5 “divisioni” di 1.500-2.000 uomini:

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Compito della 1a e della 4a divisione era di rastrellare e occupare la linea più lontana dalla vecchia frontiera, vale a dire quella formata dal Rio Negro e dal suo affluente settentrionale (Neuquen), aggiungendo al vecchio forte spagnolo di Carmen de Patagones quello intermedio di Choele Choel (Fuerte General Roca) e un altro all’estremità andina, per sbarrare l’alta valle del Neuquen (Fuerte 4a Division). La 3a e la 5a divisione dovevano invece assicurare il collegamento e le retrovie di Roca e Uriburu convergendo, rispettivamente da Nord e da Est, verso la linea più prossima alla zanja Alsina, formata dal Rio Colorado e dal suo affluente Salado e avente alle estremità Bahia Blanca e San Luis (queste due divisioni dovevano effettuare la marcia più breve, attestando i rispettivi comandi a Leuvucò e Luan Lauquen). Parallela alla 5a Divisione di Lagos, ma 100 chilometri più a Sud, doveva marciare anche la 2a Divisione di Lavalle, non però per concorrere al rastrellamento del Rio Salado, bensì per proteggere le retrovie della 1a attestandosi alla laguna Trahué (Trarù) Lauquen, 270 chilometri a Nord di Choele Choel. La spedizione non contava artiglieria, tranne 2 batterie (4° squadrone del RAL 1) destinate al futuro presidio di Choele Choel. La traversata di centinaia di chilometri di deserto fu una prova durissima per l’esercito argentino. Oltre al tifo, molti soldati contrassero il vaiolo dagli indiani. Le tappe erano calibrate in funzione del rifornimento idrico ed ogni ritardo sulla tabella di marcia poteva costare la vita all’intera colonna. Per accrescere la mobilità si rinunciò alla carne bovina, assegnando alle salmerie mandrie di yegua. In compenso gli ultimi guerrieri sopravvissuti alle ricognizioni preliminari fecero scarsa resistenza. Il 15 gennaio 1879, sorpresa a Cochicò da 40 cavalieri del capitano Vicente Lasciar, l’intera tribù di Cahuil si lasciò catturare senza opporre resistenza. La 4a Divisione fu l’unica a dover sostenere qualche scaramuccia mentre discendeva la pianura tra la Cordigliera e il Rio Atuel, affluente del Salado. L’8 gennaio e il 14 marzo reparti del RC 2 si scontrarono con i cacicchi Pichun e Payué e il 15 marzo catturarono ad Aincò il capitanejo Huinca. Ricevuta la resa dei cacicchi Catriel e Cagnumil, il BI 8 si fermò sul medio Colorado, per collegarsi con la 3a Divisione. Il BI 12 proseguì invece per il Neuquen, che risalì fin sotto il passo di Pino Hachado, dove piantò il fortino Cuarta Division. Il 18 luglio, al Paso de los Indios, Manuel Baigorrita,

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l’ultimo dei ranqueles, attese il nemico da solo, con lancia e pugnale. Gravemente ferito, si sottrasse ad ogni soccorso dandosi la morte. La 5a Divisione raggiunse Luan Lauquen il 23 maggio. Il BI 2, avanguardia della 1a Divisione, raggiunse la riva del Rio Negro il 24. Il giorno seguente Roca vi celebrò la festa nazionale e ricevette la visita dell’ufficiale di marina Martin Guerrico, che, ripetendo l’impresa del 1872, aveva risalito il Rio Negro col vapore Triunfo. L’11 giugno reparti della 1a e 4a Divisione si incontrarono alla confluenza del Neuquen e Limay nel Rio Negro. A presidiare la linea Roca e la zanja Alsina rimasero Villegas e Levalle, con i quartieri generali rispettivamente a Choele Choel e Carhué. Tra le due linee correva una nuova fascia di sicurezza di 75.000 chilometri quadrati. Il 30 dicembre 1880 fu inaugurata una linea marittima con Buenos Aires, servita da un vapore intitolato a Villarino, il piloto della Real Armada spagnola che giusto un secolo prima aveva esplorato la foce del Rio Negro. Il “miracolo della pampa” La colonizzazione del deserto fu, non meno del capitale internazionale, all’origine del cosiddetto “miracolo della pampa”, cioè lo sbalorditivo sviluppo economico e demografico dell’Argentina. Le due avanzate del 1876 e 1879 fruttarono agli agrari centomila chilometri quadrati di terreno fertile. La ley de premios concesse ai veterani della campagna del deserto lotti di 100 ettari, accordando però agli ufficiali lotti variabili da 4.000 a 8.000 ettari a seconda del grado. La maggior parte dei beneficiari preferì tuttavia venderli agli speculatori (compagnie di colonizzazione) che ricavarono enormi guadagni lottizzando fattorie da 50 a 400 ettari (contro i 64 ettari di quelle nordamericane e i 6 delle italiane). In parallelo il capitale internazionale finanziò le 2 reti ferroviarie, quella costiera a gestione inglese e quella orientale, la cui proprietà fu mantenuta dalla Provincia bonearense. Nel 18801913 la rete aumentò da 2.313 chilometri a 33.478, le merci trasportate da 772.000 tonnellate a 43 milioni, il capitale da 63 milioni a 1.359 e la rendita da 3.5 a 53 milioni di pesos oro. Ferrovie e speculazione decuplicarono ogni decennio il valore del terreno, consentendo agli azionisti della Central Argentina Land Company di realizzare profitti annui dal 12.5 al 22.8 per cento del capitale investito, che finanziarono urbanizzazione e speculazione edilizia. Infine l’assenza di vincoli e tasse sulla terra, la maggiore fertilità naturale, la riduzione dei noli marittimi e ferroviari e il libero scambio internazionale sradicarono l’agricoltura dall’Europa continentale trapiantandola nei dominions britannici (Canada, Australia, Nuova Zelanda) e nelle due economie rioplatensi a capitale inglese (Uruguay e Argentina). Senza contare l’immigrazione stagionale dei braccianti (golondrinas, le “rondinelle”) quella permanente raggiunse in mezzo secolo (1880-1930) 2.6 milioni, soprattutto italiani (47%) e spagnoli (33%). In trent’anni (1865-95) la superficie coltivata passò da 95.000 a 5 milioni di ettari, arrivati a 14 nel 1914, con 75.000 piccoli proprietari. La produzione cerealicola investiva soltanto due terzi della terra: il resto produceva foraggio ad alto valore proteico (alfalfa) per la zootecnia intensiva di tipo inglese e l’industria della carne congelata, monopolizzata da 7 società. Nel 1875 il valore della lana esportata aveva superato quello del cuoio. Nel 1890 la lana cedette il primato ai cereali e nel 1900 passò in testa la carne. E il valore delle esportazioni argentine aumentò di quasi 12 volte (1.183%) in mezzo secolo (1865-1914) superando nel 1897, con 102 milioni di pesos, il bilancio dello stato. La specializzazione assicurava la prosperità e vertiginosi arricchimenti, ma non uno sviluppo equilibrato e duraturo. Lana, cereali e carne erano praticamente le uniche merci esportate, mentre l’industria restava non competitiva. Non certo per mancanza di protezioni: dal 1860-64 al 190509 i dazi medi quasi raddoppiarono (dal 18 al 35%) e dal 1890 l’inflazione dimezzò il costo del

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lavoro. Anche il capitale straniero fece la sua parte: nel 1900-13 gli investimenti stranieri aumentarono da 1.1 a 3.1 miliardi di dollari oro e l’incidenza di quelli industriali dal 27 al 46 per cento, a spese di quelli nelle ferrovie (scesi dal 41 al 33) e in titoli di stato (dal 32 al 21). Eppure, paradossalmente, ad un’agro-zootecnia ad alta intensità di capitale continuò a corrispondere un’industria ad alta intensità di manodopera. Nel 1914, infatti, i due settori assorbivano rispettivamente il 23.6 e il 37.5 per cento della manodopera (Stati Uniti 32 e 39, Italia 45 e 31) mentre nel 1928 il valore del prodotto industriale era meno della metà di quello agro-zootecnico, benchè in meno di un ventennio (1895-1913) gli investimenti industriali fossero cresciuti da 475 a 1.788 milioni di pesos oro, le imprese da 23.300 a 48.779, la potenza da 60.000 a quasi 700.000 cavalli vapore e gli addetti da 167.000 a 410.201. Aggiungendovi 107.000 ferrovieri, 118.000 edili, 20.000 forestali e gli addetti alle motottrebbiatrici, nel 1913 la classe operaia argentina sfiorava le 700.000 unità attive su 7.8 milioni di abitanti.

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3. LA FEDERALIZZAZIONE DI BUENOS AIRES La ribellione autonomista di Buenos Aires (23 aprile 1879 - 2 giugno 1880) Grazie a Juarez Celman, all’inizio del 1879 la candidatura di Roca poteva già contare su 11 governatori (San Juan, Mendoza, San Luis, Cordoba, Catamarca, La Rioja, Santiago, Entre Rios, Salta, Jujuy e Santa Fe). Ma il 23 aprile 1879 mitristi e liricos bonearensi, riuniti nel nuovo Partito Liberale, lanciarono per primi la candidatura congiunta di Tejedor, in coppia con il ministro degli interni Saturnino Lespiur, sostenuto dai mitristi correntini. I loro avversari republicanos (autonomisti intransigenti) erano ancora incerti tra Roca, Sarmiento e altri candidati. Sottolineando la sua differenza di soldato con i “politicanti” della capitale, Roca attese a Choele-Choel la sospirata notizia che Cordoba aveva finalmente proclamato la sua candidatura. Ma poco dopo la polizia sequestrò grossi quantitativi di armi spediti dal ministero della guerra alle province, e il ministro degli interni Lespiur accusò Roca di preparare un intervento militare contro l’autonomia della capitale. Lo scandalo esacerbò la lotta politica. Respingendo l’accusa di aver montato la questione delle armi per danneggiare il candidato rivale, il 25 agosto Lespiur si ritirò dalla competizione offrendo la vicepresidenza di Tejedor a Sarmiento. Il 1° ottobre, mentre una ennesima rivoluzione locale insanguinava Jujuy, Avellaneda credette di risolvere la crisi con un rimpasto del governo, escludendo i due ministri rivali e dando il dicastero militare all’avvocato Carlos Enrique Pellegrini, amico di Mitre e figlio di un esule politico torinese coinvolto nel moto costituzionale del 1821. Ma il rimpasto non abbassò la febbre politica, aggravata dal concentramento di truppe alla frontiera bonearense. Forzando l’indole moderata di Tejedor, i suoi sostenitori lo spinsero ad adottare misure di difesa e riarmo. Nominò un ministro de milicias, scegliendo Martin Gainza, già ispettore della guardia nazionale bonearense e ministro di guerra e marina nel governo Sarmiento. Inoltre aperse a Palermo un tirassegno (Tiro /acional) dove ufficiali di linea appositamente dimessisi dall’esercito addestravano 13 battaglioni di guardie civiche, 1 di artigiani (ingenieros), 1 di guardie carcerarie e 1 di guardie municipali (vigilantes). Come era già avvenuto nelle precedenti mobilitazioni bonearensi, anche stavolta la comunità italiana dette un contributo determinante: ben 7.000 italiani, in maggioranza liguri, si arruolarono nella guardia civica (uno dei 13 battaglioni era composto interamente da “bersaglieri” italiani, e italiani erano anche la maggior parte dei vigilantes). La situazione si aggravò ulteriormente nel febbraio 1880, quando i mitristi presero in ostaggio il governatore di Cordoba, reo di aver lanciato la candidatura di Roca. Reagendo alla provocazione, il governo nazionale spedì truppe a riportare l’ordine a Cordoba e il 15 febbraio 1.500 soldati di linea, con cannoni Krupp, occuparono il tirassegno di Palermo. I sostenitori di Tejedor reagirono concentrando 5.000 guardie civiche in Plaza Lorea, ma una Comision de Paz presieduta dal mitrista moderato Felix Frias riuscì a scongiurare lo scontro. L’11 aprile Roca vinse le elezioni in tutte le province, tranne Buenos Aires e Corrientes, ma il P. A. N. non conquistò la maggioranza assoluta al Congresso nazionale. I liberali conquistarono invece la maggioranza alla legislatura bonearense, consentendo così a Tejedor di ottenere i fondi necessari per armare la sua provincia e tentare di sollevare anche le altre, a cominciare da Corrientes. L’11 maggio Tejedor ripristinò la Inspeccion General de Milicias, senza peraltro nominarne il titolare e il vicepresidente della Repubblica, il portegno Mariano Acosta, difese la legittimità

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degli allestimenti militari bonearensi. Con Tejedor si schierarono anche alcuni alti ufficiali che nel 1874 avevano combattuto dalla parte del governo, come José Ignacio Arias, Julio Campos e Hilario Lagos: Alti Anno 1874 Ufficiali Lealisti Ribelli J. I. Arias x J. M. Arredondo x S. Baibene x J. Campos x L. M. Campos x M. J. Campos A. Donovan T. Garcia H. Lagos x N. Levalle x F. Leyria x B. Machado x J. Martinez J. Murga x N. Ocampo x J. C. Paz x E. Racedo I. Rivas x J. A. Roca x M. Taboada x N. Uriburu C. Villegas x -

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Anno 1880 Lealisti Ribelli x x x x x x x x x x x x x x x -

Il ritiro del governo a Belgrano e il blocco della capitale (2 - 16 giugno 1880) Il mattino del 2 giugno sbarcarono alla Boca 5.000 fucili Schneider e mezzo milione di cartucce, acquistati all’estero dal governo bonearense. Il colonnello José Inocencio Arias, che proteggeva l’operazione con un battaglione civico, fece aprire il fuoco su una feluca della capitaneria di porto (Resguardo) che aveva tentato di interferire. A sera, scortati dalla guardia a cavallo (Escuadron Escolta del Gobierno) Avellaneda e Pellegrini si presentarono alla caserma del RC 1 a La Chacarita de los Colegiales, dando appuntamento al resto del governo al pueblo di Belgrano, 120 chilometri a Sud della capitale, proclamato residenza delle autorità nazionali. Tutti i ministri raggiunsero il governo, ad eccezione di quello degli esteri Lucas Gonzales, il quale preferì dimettersi e restare in città. Il 4 Avellaneda dichiarò ribelle il governo Tejedor e il 5 anche quanti avessero obbedito ai suoi comandanti delegati. Inoltre mobilitò la guardia nazionale di Buenos Aires, Santa Fe, Entre Rios e Corrientes e ordinò alla marina, forte di 11 navi da guerra, di bloccare i collegamenti fluviali e marittime con la capitale. Ancor più decisivo che nel 1874 si rivelò il mantenimento da parte del governo del pieno controllo dei collegamenti ferroviari e telegrafici (Avellaneda ricompensò poi i servigi prestati dal colonnello Vallejos dandogli la direzione di un autonomo cuerpo telegrafico militar). Il 13 giugno, assenti i rappresentanti bonearensi e correntini, il collegio elettorale consacrò l’elezione di Roca, con 3 soli voti di maggioranza. Attorno alla capitale il governo aveva già 3 battaglioni e 6 reggimenti di cavalleria, tra la Chacarita (BI 3 e RC 1 e 6), Maldonado (RC 3) e i pueblos di Zarate (BI 8), Chivilcoy (RC 10 e 12) e Belgrano (BI 9 e RC 2). Altri 6 battaglioni furono richiamati dalle frontiere di Rio Cuarto

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(BI 10), General Acha (BI 1), Trenque Lauquen (BI 7 e 11), Fuerte Argentino (BI 6) e ChoeleChoel (BI 2, che arrivò col vapore Villarino). Già il 4 giugno Tejedor aveva affidato la difesa della capitale al colonnello Julio Campos, nominando Arredondo Ispettore generale della milizia e Arias comandante delle 12 circoscrizioni della guardia nazionale della campagna, con l’ordine di concentrarla sulla capitale. Il 7 Tejedor nominò Gainza ministro de milicias e il 9 firmò un’alleanza difensiva e offensiva con il governo correntino, impegnandosi a spedire di rinforzo il generale Arredondo con 1.000 fucili, 4 cannoni Krupp e 300.000 pesos. Non potè tuttavia mantenere l’impegno, perché la marina governativa occupò il porto fluviale di San Nicolàs, interrompendo le comunicazioni tra le due province. Gli unici rinforzi giunti a Corrientes furono il contingente di guardie nazionali entrerriane mobilitato dal governo, che si ammutinò a Concordia passando con gli insorti a Monte Caseros. Frattanto Arias mobilitava le truppe e, grazie a ferrovia e telegrafo, il 15 giugno aveva già riunito a Mercedes 10.000 tra miliziani e gendarmi (policia rurales), benchè senza uniformi né equipaggiamento e con armamento insufficiente (appena 1.200 Mauser senza baionetta, 1.000 sciabole e 2.000 lance). Così, quando il colonnello Eduardo Racedo sbarcò sulla sponda occidentale del Rio della Plata, Arias dovette ripiegare per ferrovia sulla capitale. Gli scontri di Barracas, Puente Alsina e Los Corrales (17-22 giugno 1880) Il 17, giunto alla stazione Olivera, tra Mercedes e Lujan, Arias dovette accettare un combattimento difensivo, riuscendo però a ricacciare Racedo. Le truppe ribelli raggiunsero poi la stazione Remos Mejìa, dove, distrutto il treno, proseguirono a piedi, schivando lo sbarramento governativo di San José de Flores e piegando a Sud per San Justo. Al mattino del 18 Arias si accampò con 7.000 uomini di fronte a Puente Alsina, sulla sponda settentrionale del Rio Matanza (Riachuelo), aspettando invano la colonna di rinforzo del collega Julio Campos e scontrandosi con le prime pattuglie del RC 1. Il 20 giugno l’avanguardia governativa, comandata da Levalle e forte di 800 uomini, attaccò l’avamposto ribelle del ponte di Barracas, ma fu respinta dal comandante Leyria. Il mattino del 21 Levalle, Racedo e Luis Maria Campos attaccarono rispettivamente i ponti Barracas e Alsina e la Meseta de Los Corrales, difesi da Leyria, Arias e Lagos. Leyra fu il primo a dover ripiegare sino alla barranca di Santa Lucia e Plaza Constitucion, consentendo a Levalle di varcare il Riachuelo. Poi, minacciato di aggiramento, anche Arias ripiegò sui Corrales, riunendosi con Lagos. Due reggimenti bonearensi (1° Buenos Aires, 2° Policia Rural) e 1 compagnia di “bersaglieri” italiani sostennero tre assalti della Division governativa di Olascoaga (BI 8, battaglione provinciale entrerriano e 4 cannoni), ma alle due del pomeriggio, quando Lagos si stava preparando ad inseguire i governativi del colonnello Manuel J. Campos in ritirata su Las Flores, Gainza ordinò il ripiegamento sulle trincee interne della città. Nei quattro giorni di scontri erano stati coinvolti 20.000 uomini e 80 cannoni, con l’impressionante bilancio di 3.000 morti. Il 22 Avellaneda dichiarò lo stato d’assedio e Tejedor rispose dichiarando Buenos Aires en estado de asamblea e creando, il 23, un Consejo militar de defensa presieduto da Mitre. L’expresidente si recò allora a Belgrano per negoziare con Avellaneda le dimissioni di Tejedor e il disarmo della guardia civica in cambio dell’amnistia. La federalizzazione di Buenos Aires (1° luglio - 8 dicembre 1880) Il 1° luglio la legislatura portegna accolse le dimissioni del governatore, ma il congresso nazionale non ratificò l’accordo di Belgrano, mentre l’11 agosto respinse quasi all’unanimità le dimissioni di Avellaneda. Intanto il 3 luglio le forze governative si erano mosse su Corrientes,

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che il 15 fu sottoposta al governo militare. Lo stesso avvenne a Buenos Aires, dove il 21 agosto il generale José Maria Bustillo sciolse la legislatura, rinnovata il 31 dal corpo elettorale. Assunta la presidenza il 12 ottobre, Roca manifestò l’intenzione di spostare la sede del governo nazionale a Rosario, ma ne fu dissuaso dal timore di favorire una nuova secessione della provincia bonearense. Alla fine si trovò la soluzione di federalizzare la città di Buenos Aires che l’8 dicembre 1880 fu dichiarata capitale della Repubblica e assoggettata direttamente al governo nazionale, mentre la sede del governo provinciale fu trasferita nella nuova città della Plata. Il cambiamento fu solennizzato dall’imponente traslazione nella capitale della salma del Libertador. Tra le conseguenze della federalizzazione di Buenos Aires vi fu lo scioglimento dei locali corpi di polizia municipale (cuerpo de vigilancia) e dei pompieri (bomberos), sostituiti da una Policia Federal dipendente dal ministero dell’Interno. Il vertice della nuova P. F. comprendeva 1 jefe, 5 ispettori generali capidivisione (Central, Judiciaria, Investigaciones, Administrativa e Bomberos) e 5 commissari ispettori circoscrizionali. Da questi ultimi dipendevano le comisarias seccionales, eventualmente articolate in distaccamenti (dependencias policiales), con personale in borghese (commissari, sottocommissari e ispettori) e in uniforme (cabos e agentes). Il 29 aprile 1885 la Guardia Nazionale della capitale fu riordinata su 8 Reggimenti, con complessivi 25 battaglioni (i reggimenti /. 1 e 6 ne contavano quattro, il /. 8 due, gli altri tre).

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4. LE FRONTIERE NATURALI Il trattato con il Cile e la campagna di /ahuel Huapi (23 luglio 1881- 24 marzo 1884) La duplice avanzata parallela del 1879 sui due versanti della Cordigliera - quella cilena verso Nord contro il Perù e la Bolivia e quella argentiva verso Sud fino alla valle del Neuquen - fu preceduta nel 1878 dal primo confronto armato tra le due Potenze sudamericane circa la Terra del Fuoco e lo Stretto di Magellano. Entrambe le marine furono mobilitate ed entrambe le camere respinsero sia l’accordo Barros Arana - Elizalde sia quello raggiunto in dicembre da Fierro e Sarratea. Ma in seguito l’impegno bellico del Cile, la stretta neutralità osservata dall’Argentina, l’occupazione del Camino de los Chilenos e la mediazione inglese favorirono la ratifica del trattato confinario del 23 luglio 1881, con il quale al Cile restava il controllo dello Stretto di Magellano e all’Argentina veniva riconosciuto quello della Patagonia orientale. Il Cile riconosceva come frontiera, sino al 52° parallelo Sud, la linea della Cordigliera corrente per le cime più elevate; l’Argentina lasciava al Cile la quasi totalità dello Stretto di Magellano tranne una piccola striscia costiera di 10 chilometri tra Lobo Virgenes e Punta Dungenes. Quanto alla Terra del Fuoco il confine era definito in forma equitativa. All’Argentina toccavano le Isole degli Stati, gli isolotti vicini alle Isole atlantiche ad Est della Terra del Fuoco e le coste orientali della Patagonia, mentre il Cile ottenne le Isole a Sud del Canale di Beagle fino a Capo Horn e ad Est del territorio fuegino. Restava tuttavia pendente la precisa delimitazione del confine sulla Cordigliera, ma il trattato rimetteva ogni futura controversia all’arbitrato di Sua Maestà britannica. A seguito di uno scontro con un centinaio di indios verificatosi il 3 ottobre 1881 ad Anca Mahuida, Roca affidò al collega Villegas il compito di raggiungere l’obiettivo finale, vale a dire il lago Nahuel Huapì. Ai primi di gennaio, mentre il maggiore Carlos O’Donnell effettuava una ricognizione preliminare sulle coste del Rio Agria, l’indomito cacicco Namuncurà riunì per l’ultima volta un migliaio di guerrieri. Il 6 gennaio 1882, durante un inseguimento, due ufficiali del RC /. 5 furono uccisi a Pulmary. Il 16 il piccolo presidio del Fuerte 1a Division (17 uomini) respinse un breve attacco diversivo di Namuncurà, ma tre giorni dopo 300 guerrieri sorpresero il Forte Guanacos massacrando l’intera guarnigione di 30 uomini. Altri scontri con indios tehueles si verificarono il 10 e 22 febbraio ancora a Pulmary e nelle pianure di Apulé, mentre il 10 marzo un distaccamento di Forte Belgrano (tenente colonnello Benito Herrero) annientò la tribù del cacicco Domingo a Isla Monzon sul Rio Salado. In aprile, finalmente, la 1a Brigada (BI 2 e 12) avanzò dal Forte Cuarta Division nella valle del Norquin, rastrellando la zona del Rio Agria e soffocando gli ultimi focolai di resistenza indiana. Assicurato così il fianco destro, in settembre il BI 6 (colonnello Ignacio Fotheringham) risalì il Rio Negro e il Limay, raggiungendo Nahuel Huapi in ottobre. Qui si diresse dal Rio Negro anche il colonnello Rufino Ortega con i RC 2 e 11, sostenendo vari scontri a Chimehuin, La Trinchera, Pulmary e Lonquimay e sottomettendo il cacicco Villarain detto “Buitre de Oro” (novembre 1882 - gennaio 1883). Ormai isolato e braccato, il 24 marzo 1884 Namuncurà finì per consegnarsi con gli ultimi 300 superstiti al tenente colonnello Pablo Bellisle. Il cordone sanitario cileno dal deserto di Atacama (1884-1900) Nel 1884 il Cile, che a seguito della tregua firmata con la Bolivia occupava il deserto di Atacama,

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stabilì un cordone sanitario sul versante orientale delle Ande per impedire il contagio di un’epidemia di colera scoppiata nelle province di Salta, Jujuy e Catamarca, rimuovendo le autorità locali argentine. Benchè ripetutamente sollecitato dal governatore di Salta, il governo argentino non reagì neanche sul piano puramente diplomatico. Proprio questa mancata reazione indusse l’arbitrato inglese del 1900 a riconoscere “per fatto notorio” la sovranità cilena sul tratto di Cordigliera interessato dal cordone sanitario. L’avanzata dal Rio /egro e l’indiada su Chubut (1884-85) Nel 1881-84 furono effettuate quattro campagne scientifiche a Sud del Rio Negro, l’ultima delle quali condotta dal colonnello Lino de Roa con un centinaio di soldati. La legge 16 ottobre 1884 formalizzò l’occupazione del deserto meridionale istituendovi i territori federali di La Pampa, Neuquen, Rio Negro, Chubut, Santa Cruz e Terra del Fuoco. Intanto la linea fu potenziata con altri 11 fortini: 4 Rio Negro (Comandante Palacios, Paso de los Andes, Comandante Suarez e 24 de Mayo); 5 Neuquen (Chos Malal, Pino Hachado, Lonco Pue, San Martin de los Andes, Hua Hum); 1 Pampa ( Pichica Vilò); 1 Buenos Aires (General Villegas).

Nel 1884 i cacicchi Sayhueque, Nacayal, Trojol e altri attaccarono le colonie gallesi del Chubut. Il comandante della frontiera, generale Lorenzo Wintter, vi distaccò il tenente colonnello Vicente Lasciar con un picchetto del RC 5, appena 30 uomini ma sufficienti a domare il cacicco Follar e altri capitanejos. Ricevuti rinforzi, in circa tre mesi di rastrellamenti Lasciar costrinse Follar e Sayuheque ad arrendersi. Nel 1885 il cacicco si presentò al forte di Junin de los Andes, consegnandosi al comandante del RC 7, tenente colonnello Marcial Nadal. Nel 1887-88 e 1890, temendosi nuove scorreria indiane dal confine cileno, il colonnello Victoriano Rodriguez e il generale Liborio Bernal stabilirono cordoni di sicurezza, rispettivamente tra General Acha e Junin de los Andes e tra Rio Negro e Nahuel Huapi. L’11 e il 22 ottobre 1890 un picchetto del RC 9 (capitano Santiago Fierro) si scontrò a Monte Pico e Avispa Colorado con la banda del cacicco Carmelo che aveva razziato Colonia Piazza. L’occupazione del Chaco Austral e Central (ottobre 1878 - dicembre 1884) Già nell’ottobre 1878, contemporanamente alle ricognizioni alle frontiere meridionali, il colonnello Manuel Obligado, comandante della Frontiera Nord di Santa Fe, aveva effettuata anche la prima esplorazione oltre la frontiera settentrionale santafesina, fino alle tolderias del Chaco Austral. Nel 1883 si svolsero altre due esplorazioni, una militare comandata da Obligado (10 aprile - 16 luglio) e una scientifica diretta dal governatore Francisco Bosch (16 aprile - 28 maggio). Obligado combatté quasi ogni giorno con gli indiani, rientrando con 93 prigionieri e 700 capi di bestiame sequestrati, ma anche Bosch ebbe uno scontro il 5 maggio. Durante il primo semestre 1884 Obligado tracciò infine la linea dei fortini a Nord del 28° parallelo, che tuttora segna il confine settentrionale santafesino. Il BI 7 (II/5) del colonnello Fotheringham si spinse oltre il Rio Bermejo, nel Chaco Central, sostenendo vari scontri con alcune tribù (tra cui quella del cacicco Inglés) e occupando Formosa, sulla destra del Paraguay, a monte della confluenza del Bermejo. Il RC 6, rinforzato da 1 squadrone del Reggimento Indigena, si attestò più a Sud-Ovest, tra Fapenaga e le lagune dell’Encrucijada, fondando una colonia di indiani sottomessi tra quelle di Ocampo e Las Toscas. In seguito la legge 13 settembre 1884 stanziò mezzo milione di pesos per l’occupazione militare

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del Chaco. L’operazione, diretta personalmente dal ministro della guerra, generale Benjamin Victorica (1831-1913) prevedeva un’avanzata dai quattro punti cardinali, convergendo verso La Cangayé, principale foco degli indiani mocovies, allo scopo di impedire alle tribù indiane di rifugiarsi oltre il Pilcomayo in territorio paraguayano. La forza includeva sei colonne: Formosa (BI 7 e RC 6 ): colonnello Fotheringham e tenente colonnello Luis Fontana; Resistencia (BI 9): colonnello Julio Figueroa; Salta (180 uomini del RC 10): tenente colonnello Rudecindo Ibazeta; Santiago del Estero (RC 12): tenente colonnello José Maria Uriburu; Cordoba (BI 4): colonnello Carlos Blanco; San Nicolas (Batallon de Marina, 1 picchetto del RC 5 e 90 artiglieri): generale Victorica, imbarcata sulla Forza navale (3 corazzate e 2 cannoniere) del colonnello di marina Ceferino Martinez e del maggiore Valentin Feilberg.

Figueroa partì per primo, il 29 settembre. Seguirono Uriburu il 10 ottobre, Forheringham il 15, Fontana il 26 e Ibazeta il 30. Victorica si imbarcò il 1° ottobre e, risalito il Paranà-Paraguay, sbarcò a Puerto Bermejo, poco a monte dell’antica piazzaforte paraguayana di Humaità. Qui la flottiglia si sdoppiò per proseguire la sua specifica missione, vale a dire lo studio della navigabilità dei due fiumi che segnano il confine meridionale e settentrionale del Chaco Central: Martinez risalendo il Bermejo e Feilberg il Paraguay fino ad Asuncion per poi imboccare il Pilcomayo. Intanto il RC 12 (Uriburu) proteggeva la missione topografica e florofaunistica pattugliando il Bermejo fino alla confluenza col Teuco e i BI 7 (Fotheringham) e 9 (Figueroa) occupavano la linea tra Puerto Bermejo e Salto de Izò, stendendo una linea di sicurezza, con casamatte per 5 uomini ogni 25 chilometri, fortini al paso del Bote e alla laguna Casornochitz e un accantonamento ad Aquino. Il 17 novembre, quando Victorica raggiunse La Cangayé, Blanco (BI 4 a Monigotes e Marina a Las Chilcas) iniziò il rastrellamento tra il Bermejo e la destra del Rio Salado, altro affluente del Paraguay, mentre Fotheringham (BI 7) e Ibazeta (RC 10) rastrellavano la sinistra sottomettendo i cacicchi Santiago e Cambà e spingendosi poi fino alla destra del Pilcomayo per collegarsi con Feilberg. Ibazeta, che godeva di grande ascendente sugli indiani, ottenne la sottomissione del cacicco José Petiso. La campagna di Victorica, conclusa in dicembre, consentì di stabilire comunicazioni dirette tra Corrientes, Salta e Jujuy e di rendere navigabile il Bermejo, fondando i porti Bermejo ed Expedicion. Naturalmente l’occupazione del Chaco Central suscitò apprensioni in Bolivia e un fitto scambio di note diplomatiche tra i due governi. La controversia si risolse nel 1889, con la rinuncia boliviana alla punta di Atacama e quella argentina a Tarija. Le operazioni di polizia militare nel Chaco Central (3 gennaio 1887 - 16 aprile 1890) Intanto proseguirono le operazioni di polizia militare. Nel gennaio 1887 picchetti del RC 12 (alfiere Angel Herrera, maggiore José Arias e capitano Fenelòn Avila) attaccarono a Conchas, La Cangalla e Selvas de Rio de Oro (presso PuertoBermejo) una banda di razziatori capeggiata dai cacicchi Dahajchu e Chilaloy. Il 10 marzo un reparto del RC 6 (tenente colonnello Juan Gòmez) uccise 50 indigeni che si erano sollevati a El Rabon. Nel gennaio 1888 il RC 5 fu impegnato a difendere il territorio saltegno da una banda di razziatori infiltratisi dal Rio Teuco. Il capitano Francisco Ynsay li inseguì da Santa Victoria, mentre l’alfiere Mariano Marquez distrusse per rappresaglia la tolderia di Pluma del Pato (presso Forte Dragones) inseguendoli poi oltre il Teuco e scontrandosi il 19 febbraio a Canal de Ibarreta.

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Intanto il piccolo presidio (alfiere Juan Alberti e 10 uomini) del fortino Pérez Millàn respinse un attacco di 200 matacos. Anche un picchetto del RC 2 fu impegnato il 28 febbraio a Carreré, dove fu ucciso il tenente Casildo Ferreyra. Altre due tolderias furono distrutte il 14 maggio, a Cabeza del Chancho, da un picchetto del RC 11 (tenente 1° Lorenzo Machado). Il 22 luglio, a Vibora Asada, il tenente Angel Alegre (RC 5) respinse un nuovo sconfinamento verso Forte Dragones. L’ultimo scontro (tenente 1° Juan Boer) si verificò il 16 aprile 1890 a Tres Lagunas, contro una banda reduce da una razzia a Colonia Bernas. Antartico e Malvine (1881-88) La grande questione strategica ancora irrisolta restava così quella del controllo dell’Atlantico meridionale e dei diritti argentini sull’Antartide. Nel 1881-82 la corvetta a vela Cabo de Hornos, con comandante ed equipaggio argentini, fu messa a disposizione della missione scientifica Antartica patrocinata da Cristoforo Negri, presidente della Società Geografica italiana, e diretta dal tenente di vascello della Regia Marina Giacomo Bove (1852-87), che nel 1878-79 aveva preso parte al viaggio della Vega da Karlskrona a Yokohama passando a Nord della Siberia. Si deve ricordare che la Regia Marina italiana manteneva ancora a Montevideo la Stazione Navale del Plata e che proprio nel 1882 il comandante della R. N. Caracciolo otteneva dal governo uruguayano, con la minaccia di bombardare Montevideo, il rilascio di due connazionali arrestati e catturati. Lo stesso anno, in occasione dei solenni onori funebri tributati anche a Buenos Aires al defunto re Vittorio Emanuele II, una compagnia di marinai italiani aveva sfilato assieme alle rappresentanze delle locali istituzioni italiane (incluse 5 logge massoniche). Nel 1886 Roca, che aveva un genero italiano e vantava egli stesso lontane ascendenze italiane, si recò in visita privata a Roma, dove fu peraltro ricevuto con grande solennità, rimpatriando poi sul piroscafo italiano Duca di Galliera. Naturalmente Roca ignorava che proprio nel 1886 l’Italia stava valutando l’opportunità di procedere al bombardamento dei porti brasiliani per accelerare il defatigante negoziato con Rio de Janeiro circa gli indennizzi statali spettanti alle vittime della xenofobia anti-italiana, manifestatasi con violenze e saccheggi al grido di “viva Menelik!”. Alla missione Bove, che rivendicava i diritti argentini sull’Antartide, seguì il tentativo di ribadire la sovranità argentina sulle Malvine, intercettando la corvetta statunitense Lexington che ne aveva violato le acque. L’incidente suscitò le proteste del console nordamericano a Buenos Aires, reiterate nel 1884 e 1886, cui si aggiunsero nel 1884 quelle dell’ambasciatore inglese per l’annunciata pubblicazione di un atlante ufficiale, in cui le Malvine erano indicate come parte integrante del territorio nazionale. L’Argentina respinse le note e il 12 giugno 1888 affermò il proposito di mantenere la propria sovranità sull’Arcipelago.

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IX - L’EJERCITO E L’ARMADA DA ROCA A ROCA (1881-1902)

SOMMARIO: 1. Le riforme militari degli anni Ottanta. - 2. La politica degli anni /ovanta. 3. Pace armata sulle Ande. 4. La parità navale col Cile.

1. LE RIFORME MILITARI DEGLI ANNI OTTANTA

Il ministero e l’Estado Mayor General (1884-90) Naturalmente il generale Roca accentrò il comando militare. Il decreto 10 dicembre 1880 limitò le attribuzioni militari dei governatori subordinando la Capitale e la provincia di Buenos Aires alla Inspeccion y Comandancia general de Armas e le altre 13 province a 6 autorità militari regionali (sub-inspecciones e Intendencias generales del Ejército): SI-IGE 1 - Salta e Jujuy

SI-IGE 4 - San Luis, Mendoza e San Juan

SI-IGE 2 - Tucuman e Santiago

SI-IGE 5 - Cordoba e Santa Fe

SI-IGE 3 - La Rioja e Catamarca

SI-IGE 6 - Entre Rios e Corrientes

La legge 18 ottobre 1881 declassò il ministro di guerra e marina (il generale Benjamin Victorica) a mero organo esecutivo tecnico del presidente della Repubblica. Inoltre con decreto 2 gennaio 1884 fu istituita la carica di Capo di stato maggiore generale, jefe superior inmediato dell’Esercito nonchè suo comandante in tempo di pace, ma gerarchicamente subordinato al ministro di guerra e marina, responsabile politico e sovrintendente generale dell’amministrazione militare. L’Estado Mayor General Permanente, che assorbiva le funzioni del Vecchio Ispettorato e Comando generale delle Armi, era così ordinato: 1 consiglio superiore consultivo militare e di guerra, presieduto dal ministro e composto dal capo di S. M. e dai 7 capi sezione; 7 sezioni dell’EMG: 1 Direzione SMG e Comando generale dell’Esercito; 2 Ispettorati d’Arma; 3 storia militare, biografia e biblioteca; 4 genio e topografia; 5 parco e arsenali; 6 commissariato; 7 sanità; 11 uffici della 1a sezione: 1 ayudantia general, 2 artiglieria, 3 fanteria, 4 cavalleria, 5 pensioni, 6 presidi particolari, 7 reclutamento, 8 statistica, 9 contenzioso, 10 contabilità, 11 dettaglio.

L’attività degli uffici fu poi disciplinata con regolamento interno 27 luglio 1885. Nel 1888 prestavano servizio presso l’EMGE ben 148 ufficiali, inclusi 2 generali di divisione, 11 colonnelli, 57 ufficiali superiori, 26 capitani e 52 subalterni. A seguito dell’insurrezione radicale del 26 luglio 1890, l’EMGE fu riordinato su progetto del nuovo capo di S. M., tenente generale

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Juan Ayala, approvato il 29 ottobre. In particolare la 2a sezione fu articolata in tre sottoispettorati (fanteria, cavalleria e artiglieria) attribuiti ai divisionari José I. Garmendia e Julio de Vedia e al brigadiere Francisco Reynolds. Il decreto 29 dicembre 1890, ispirato dal capo di stato maggiore pro tempore, tenente generale Juan Ayala, elevò il generale di brigata aiutante generale a sottocapo (2° Jefe) di S. M. G., estese le competenze ispettive della 2a sezione ai corpi di guardia nazionale e aggiunse “statistica” e “veterinaria” alle attribuzioni delle sezioni 4e e 7a. Reggimenti e guarnigioni (1881-87) Già nel 1879, da ministro, Roca aveva trasformato il RC 8 nel Regimiento artilleria ligera (RAL) /. 2, confermandone il comando al colonnello Nelson. Il 26 marzo 1881 fu aggregato al RAL 1 un corso d’addestramento biennale per sottufficiali (escuela de cabos y sargentos) e fu ricostituito il BI 4, sulla base del Batallon Avellaneda di Cordoba. In compenso fu sciolto il RC 4 mentre il RC 10 e l’Escuadron escolta furono accorpati coi RC 6 e 1 (il RC 10 fu però ricostituito nel marzo 1882 con preesistenti reparti autonomi di Salta). A metà del 1881 le guarnigioni erano le seguenti: 12 battaglioni fanteria: N. 1 General Acha, N. 2 F.te Cuarta Division, N. 3 Corrientes, N. 4 Cordoba, N. 5 Concepcion del Uruguay, N. 6 Choele Choel, N. 7 Guaminì e Azul, N. 8 Capital Federal, N. 9 Reconquista, N. N. 10 Frontera di Cordoba, N. 11 Formosa, N. 12 F.te Cuarta Division; 9 reggimenti di cavalleria: N. 1 Capital Federal, N. 2 F.te G.ral Roca e Rio Negro, N. 3 Patagones, N. 5 F.te G.ral Roca, N. 6 Trahué Lauquen, N. 7 F.te G.ral Roca, N. 9 Villa Mercedes, N. 11 F.te 1a Brigada, N. 12 (Dragones de Rivadavia) Santa Fe, Chaco e Santiago del Estero; 2 reggimenti artiglieria leggera: N. 1 Capital Federal (con uno squadrone a Choele Choel) e N. 2 Rio Cuarto; 1 brigada de artilleria de plaza (185 uomini) all’Isola Martin Garcia, con distaccamenti a Bahia Blanca, Ita-lò e all’Escuadra; 1 compagnia zappatori e 1 cuerpo telegrafico militar (30 luglio 1880 - 28 dicembre 1885).

Il 31 gennaio 1883 i 12 battaglioni furono riuniti in 6 reggimenti di fanteria (RI) di 600 uomini, che assieme ai 10 reggimenti di cavalleria (RC) e ai 2 di artiglieria leggera (RAL) furono assegnati a 4 Divisioni territoriali, ciascuna con 2 o 3 comandi di brigata, con la seguente composizione: a) Reggimenti di fanteria RI 1 (A. Donovan) - BI N. 1 (G.ral Acha) e N. 8 (Capital Federal poi Chaco): 45 uff., 596 tr.; RI 2 (Rufino Ortega) - BI N. 2 (G.ral Roca) e N. 12 (Norquin, San Martin e Mendoza); RI 3 - BI N. 3 (Corrientes) e N. 10 (Entre Rios); RI 4 - BI N. 4 (Cordoba, poi Norte S. Fe) e N. 5 (Norte S. Fe); RI 5 (Fotheringham) - BI N. 6 e N. 7 (Capital). 1885 N. 7 (Formosa) e N. 9 (Resistencia); RI 6 (Franc. Bosch) - BI N. 9 (Resistencia) e N. 11 (Formosa). 1885 N. 6 e N. 11 (Capital);

b) Divisioni territoriali 1a Div. Capital Federal: RI /. 5 (1885 /. 6), RC /. 6 (Chacarita) e RAL /. 1 e /. 2; 2a Div. Rio /egro y /euquen (2 brigate) 1a tra Norquin (RC 3 e RC 11) e San Martin (BI 12); 2a tra G.ral Roca ( BI 2, RC 2 e RC 5) e Choele Choel (RC 7); 3a Div. Pampa Central (3 brigate) 1a Cordoba (BI 4), 2a R. Colorado (RC 9) e 3a G.ral Acha (BI 1 e RC 1); 4a Div. Chaco y Misiones (3 brigate) 1a Chaco (BI 8 e RC 12 poi RC 10), 2a Resistencia (BI 9) e 3a Formosa (BI 11 e RC 10; 1885 Uriburu: BI 7 e RC 12 ).

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Con decreto 7 gennaio 1886 le 40 compagnie di cavalleria furono ridesignate “squadroni”, eventualmente riuniti a coppie in “divisioni”. Nel 1888 fu soppresso il RC 10, costituendo al suo posto il battaglione del genio. Reclutamento e mobilitazione (1886-92) A quell’epoca l’Argentina si vantava di avere “più maestri che soldati”. E infatti nel 1886 l’esercito contava appena 7.324 uomini, di cui 3.550 di fanteria, 2.844 di cavalleria e 930 di artiglieria e del genio. Era un organico squilibrato, con battaglioni inferiori ai 300 uomini e un corpo ufficiali elefantiaco; ben 1.396, uno ogni cinque soldati (inclusi 27 generali, 479 ufficiali superiori e 892 ufficiali inferiori). Per compensare questo limite, su proposta del ministro Racedo, Juarez Celman federalizzò la guardia nazionale (347.653), integrandola nel sistema di mobilitazione dell’esercito. Con decreto 14 marzo 1887 i sei reggimenti di fanteria furono sdoppiati sulla base dei vecchi battaglioni di linea, i quali formarono il I battaglione (su 250 uomini in pace e 500 in guerra) aggiungendo a ciascun reggimento altri 2 (II e III) di G.N., secondo il seguente schema: RI 1 RI 2 RI 3 RI 4

GN Capital Fed. GN B.Aires GN San Luis GN Cordoba

RI 5 RI 6 RI 7 RI 8

GN Santa Fe GN Tucuman GN San Juan GN Catamarca

RI 9 RI 10 RI 11 RI 12

GN Salta GN Entre Rios GN Corrientes GN Mendoza

Inoltre furono soppresse le Oficinas de Enganche e per accrescere la forza di linea a 8.188 uomini si fece ricorso per la prima volta al sorteggio di mille reclute provinciali, di cui 357 portegne e bonearensi. Tuttavia si dovette presto tornare al reclutamento per ingaggio, che nel 1891 lo stato maggiore cercò di centralizzare istituendo alle sue dirette dipendenze un Deposito di reclute su 6 compagnie più il reparto musicanti. Ma il 24 ottobre 1892 il deposito fu soppresso ripristinando 15 uffici di reclutamento provinciali, inclusi uno centrale gestito dallo stato maggiore e due nei centri portuali di La Plata e San Nicolas. La legge 5 giugno 1888 sanzionò l’amalgama fra l’esercito di linea e le prime 17 classi della guardia nazionale (17-34 anni). In caso di mobilitazione costoro dovevano formare un Ejército activo di 100.000 uomini, mentre le 7 classi più anziane (35-40) della Capitale e delle province di Buenos Aires, Cordoba, Santa Fe e Entre Rios dovevano costituire una riserva di 33.000. Gli esenti e le ultime 10 classi (40-50 anni) formavano il cosiddetto ejército pasivo. Ordinato per la prima volta con parametri europei, l’esercito di prima linea era ripartito in 3 corpi d’armata (Cuerpos de Ejército, C. E.) di 33.000 uomini, con 6 Divisioni di 16.000 e 12 Brigate di 8.000: I CE II CE III CE

- 1. Div. Capital e B.Aires - 1. Div. Cordoba e Tucuman - 1. Div. Santiago e Catamarca

2. Div. Entre Rios, Corrientes e Santa Fe 2. Div. San Luis, Mendoza e San Juan 2. Div. La Rioja, Salta e Jujuy

La guardia nazionale della capitale era stata riorganizzata dal colonnello di milizia Hortensio Miguens, nominato ispettore generale il 6 maggio 1881. I decreti 12 marzo e 23 dicembre 1883 regolarono l’aggiornamento delle liste e il 29 aprile 1885 il contingente fu riordinato su 8 reggimenti di fanteria con 25 battaglioni. Nel 1887, con l’incorporazione di Flores e Belgrano, il contingente portegno salì a 9 reggimenti di fanteria e 4 di cavalleria e nel 1888 disponeva di un

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nucleo permanente di 55 istruttori (2 colonnelli, 15 tenenti colonnelli, 13 capitani, 12 subalterni e 13 sergenti).

Forza effettiva e bilanciata, paghe e spese militari Il 15 marzo 1888 la forza effettiva contava 7.792 uomini. Tuttavia uno su otto (999) non era attivo. Il personale non disponibile era così costituito: 400 ufficiali (57 del C. E. de reserva, 23 istruttori delle scuole militari, 42 della G. N. della capitale, 162 U. superiori a disposizione, 111 invalidi e 5 guerreros de la independencia); 599 militari di truppa (42 istruttori, 236 allievi, 302 invalidi e 19 guerreros).

Gli ufficiali attivi erano 1.038, inclusi 3 tenenti generali, 5 di divisione, 11 di brigata, 47 colonnelli e 258 ufficiali superiori. Quasi uno su sei prestava servizio nello stato maggiore (148) e uno su dodici (84) nel genio, nell’artiglieria e nella direzione degli arsenali. I cappellani erano 9, più il Vicario generale castrense. L’avanzamento era regolato dalla legge 3 novembre 1882. I militari di truppa in forza effettiva ai 24 reggimenti erano 5.755, con una deficienza del 16.6 per cento (1.144) rispetto alla forza bilanciata, tanto che nessun “reggimento”, tranne i due di artiglieria, arrivava a 300 soldati e cinque non arrivavano neppure a 200 (BI 3, 7 e 9, RC 1 e 5): Armi fanteria cavalleria artiglieria genio totale

Forza bilanciata 3.000 2.745 894 260 6.899

Forza effettiva 2.638 2.217 655 245 5.755

Deficienza 362 528 239 15 1.144

Le paghe mensili variavano dai 100 pesos dell’alfiere ai 200 del capitano, aumentando di cento pesos per ogni grado successivo sino ai 500 del colonnello. I generali di brigata e divisione e il tenente generale avevano paghe di 600, 800 e 1.000 pesos, più, qualora fossero in comando di Grandi Unità, indennità di 100, 200 e 300 pesos per spese di rappresentanza e mensa e 500 per spese d’ufficio. Agli altri ufficiali spettava un sopprassoldo per il servizio presso le truppe (50 pesos per gli ufficiali superiori e 30 per gli inferiori). Al soldato di prima classe, come al trombettiere e al tamburino, spettavano appena 12 pesos, 20 al caporale, 35 al sergente di seconda classe, 40 al furiere, 60 al calzolaio, 80 al maniscalco, 100 al sellaio e 120 all’armaiolo. Nel periodo 1884-91 il bilancio dell’esercito si mantenne su una media di oltre 7 milioni di pesos carta, pari al 70 per cento delle spese militari. Peraltro le spese militari aumentarono meno velocemente della spesa pubblica, per cui la loro incidenza complessiva scese nel periodo considerato dal 25 al 20, e quella del solo esercito dal 17 al 14 per cento (proprio nell’anno, 1890, in cui il bilancio toccò il tetto eccezionale di 9 milioni e mezzo in conseguenza del colpo di stato contro il presidente Juarez Celman): Anno 1884 1885 1886

Guerra m$ - % 6.1 - 17 7.4 - 17 7.0 - 17

Marina m$ - % 2,5 - 7 3.5 - 8 2.5 - 7

Anno 1888 1889 1890

Guerra Marina m$ - % m$ - % 7.0 - 15 2.5 - 5 7.4 - 15 3.0 - 5 9.5 - 14 3.0 - 6

229 1887

7.4 - 17

3.0 - 8

1891

7.0 - 16

3.0 - 6

Addestramento (1884-92) Varie riforme furono attuate in campo scolastico e addestrativo. Nel 1884, su proposta del colonnello Czetz, caposezione del genio e direttore del Colegio Militar, il 5° anno del corso fu reso facoltativo per quanti volevano uscire col grado di tenente anzichè sottotenente (soltanto in quest’ultimo anno si insegnavano “arte militare” e, dal 1886, anche diritto costituzionale e internazionale). Nel 1888 il quadro permante contava 14 ufficiali e 23 militari di truppa. Gli allievi erano 124, con 30 promozioni all’anno (14 fanteria, 12 cavalleria e 4 artiglieria). Su proposta del nuovo direttore, generale Alberto Capdevilla, nel 1891 il 5° anno fu riservato agli ufficiali d’artiglieria, genio e stato maggiore e il numero dei cadetti scese a cento, 75 becados e 25 pensionados. Metà dei cadetti era destinata alla fanteria, 30 alla cavalleria e 20 alle armi dotte, in modo da formare 24 ufficiali all’anno (12, 8 e 4) cioè uno per reggimento. Il Colegio non era però l’unico canale di reclutamento degli ufficiali. Un’aliquota era riservata ai sergenti con 4 anni di anzianità nel grado, mentre il grado di tenente poteva essere concesso, a domanda, a naturalizzati che fossero già ufficiali di eserciti esteri. Dopo il Colegio Militar gli ufficiali del genio completavano la formazione presso la facoltà di ingegneria, ma per evitarne l’esodo verso la professione civile, il 1° dicembre 1884 il colonnello Czetz istituì un corso speciale (academia) presso la 4a sezione dello S. M. G., regolamentato il 5 febbraio 1886, divenuto biennale nel 1893 e infine soppresso il 7 settembre 1895. Invece per i corsi di stato maggiore, fino al 1900 l’Argentina continuò a dipendere dall’estero, inviando i migliori ufficiali presso scuole e accademie di guerra straniere. Tra costoro due ufficiali di origine italiana, il tenente Angel Allaria, allievo alla scuola di guerra di Torino e il capitano Pablo Ricchieri, futuro direttore degli arsenali, capo di stato maggiore e infine ministro della guerra all’inizio del nuovo secolo, formatosi a Bruxelles. Nel giugno 1888 il maggiore d’artiglieria Ricardo A. Day e il capitano di fanteria Augusto A. Maligne furono incaricati di redigere un regolamento unico di tattica e di servizio. Nel dicembre 1883 furono istituite le scuole serali reggimentali per i militari analfabeti, mentre la scuola sottufficiali (cabos y sargentos) d’artiglieria fu estesa anche alle altre armi. Nel 1888 contava 13 ufficiali, 6 militari di truppa e 112 allievi. Il 2 settembre 1890 fu ridesignata Escuela normal de clases de tropa del Ejército - con corsi di tiro, ginnastica, scherma, armi, amministrazione e regolamenti - e gli allievi furono ridotti a 100 caporali o sergenti annualmente distaccati dai reggimenti (uno per ogni compagnia, squadrone e batteria). Va comunque sottolineato che la scuola era un istituto di addestramento e non di reclutamento dei sottufficiali. Infatti caporali e sergenti erano scelti dai rispettivi colonnelli fra i militari di truppa con almeno sei mesi di anzianità nel grado precedente. Il 28 marzo 1887 lo stato maggiore istituì una escuela normal de tiro con corsi quadrimestrali per istruttori. Corsi analoghi furono organizzati dalla guardia nazionale a Corrientes, Cordoba, Salta, Entre Rios, San Juan e Jujuy. Come Sarmiento, neanche Roca riuscì ad aggiornare le Ordenanzas del 1768. Non produssero alcun risultato le due commissioni nominate il 21 gennaio 1881 rispettivamente per le norme penali e amministrative (includevano i generali Octavio Olascoaga, il sergente maggiore d’artiglieria Cesareo Dominguez e i dottori Manuel Obarrio, Estanislao Zeballos, Carlos

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Pellegrini e Rafael Ruiz de los Llanos). Artiglieria, genio, armamento e arsenali (1879-92) Quanto all’ordinamento dei reparti tecnici, il 28 dicembre 1885 fu sciolto il Cuerpo de telegrafistas, ma il 10 aprile 1888 fu costituito il Batallon de ingenieros (capitano Orfilio Casariego poi maggiore Arturo Orzabal). Contava 1 compagnia zapadores, 1 mineros, 1 pontoneros e 1 mista ferrocarrilleros-telegrafistas con un organico di 2 ufficiali superiori, 20 ufficiali e 210 uomini in pace e 420 in guerra (ma gli effettivi del marzo 1888 erano di 17 ufficiali e 245 uomini, mentre i 2 reggimenti d’artiglieria ne contavano 60 e 591). Il 31 luglio 1890 il Reggimento d’artiglieria costiera della Marina fu trasferito all’Esercito e trasformato in RAL 3 (colonnello Carlos Sarmiento), su 4 squadroni di 2 batterie, con sede nella Capitale Federale e distaccamenti a Zarate e Santa Catalina. Il RAL 1, sciolto per la sua partecipazione all’insurrezione radicale del 26 luglio 1890, fu tuttavia ricostituito il 17 ottobre. Il 9 gennaio 1892 fu costituito a San Juan il primo RA da montagna, su 3 batterie (colonnello Eufrasio Valdéz). Gli effettivi dell’ejército activo furono commisurati all’armamento disponibile nel 1887, vale a dire 100.000 fucili e carabine Remington a ripetizione (rolling block) mod. argentino 1879, adattati al munizionamento Mauser cal. 7,65, revolver Smith & Wesson cal. 10.66, mitragliatrici Gatling mod. 1865 e cannoni Krupp Mod. 1880 da montagna (75/13) e da campagna (75/24). Nel 1887 fu preso in considerazione il sistema di artiglieria brevettato dal colonnello francese Bange, scartato però da una perizia del colonnello ingegnere Czetz, favorevole invece al materiale Krupp Mod. 84 e 89. Per questo materiale fu poi adottato un sistema di puntamento argentino, brevettato nel 1892 dal colonnello Juan Penna. La precisione del nuovo materiale era però compromessa dalla scarsa densità e purezza della polvere da sparo. Per migliorare la produzione, fu istituita a Holmberg (Rio Cuarto) una nuova Fabrica /acional de Polvoras, inaugurata il 6 novembre 1883.Il 12 marzo 1888 fu istituito a Flores un secondo arsenale di guerra, mentre nel 1891 si cercò invano di privatizzare il Polverificio di Rio Cuarto, la cui produzione (10 tonnellate all’anno) superava il fabbisogno dell’esercito. Nel 1888 la direzione degli arsenali impegnava 1 generale di brigata, 2 colonnelli e 4 tenenti colonnelli. Ispettorato di sanità e Ospedale militare (1884-92) Capi dei servizi sanitari dell’esercito e della marina furono negli anni Ottanta i chirurghi Eleodoro Damianovich e Pedro Mallo. Il 17 ottobre 1881 fu approvato un regolamento provvisorio del servizio sanitario proposto da Damianovich e nell’ottobre 1883 fu acquistato, per 56.304 pesos, un terreno di 5 ettari a Sud della capitale per costruirvi l’Ospedale Militare. Nell’estate 1884 il progetto dell’architetto Aberg fu approvato da una commissione di 7 membri (oltre a Damianovich e Mallo includeva i generali Viejobueno, Bustillo e Levalle e i rappresentanti dell’Istituto nazionale di igiene e del genio civile, dottor Inocencio Torino e ingegner Francisco Tamburino). La spesa di costruzione e impianto, largamente sottostimata, sfiorò alla fine il milione di pesos, ma l’ospedale venne finalmente inaugurato il 13 marzo 1888. Diretto dal dottor Fernando E. Sotuyo, contava 17 edifici e 8 padiglioni, di cui 2 per la marina, 2 per gli infettivi e 2 per gli ufficiali. Con legge 18 ottobre 1888 n. 2377 l’organico del corpo sanitario dell’esercito venne fissato a 71 ufficiali (34 medici, 31 farmacisti e 15 veterinari). L’approvvigionamento dell’attrezzatura ospedaliera venne affidato ad un sanitario di origine italiana, il dottor Alberto Costa, il quale effettuò a tale scopo, fra il 1888 e il 1893, varie missioni a Londra e a Roma, attirandosi anche qualche velata critica che non gli impedì, nel 1898, di

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giungere al vertice della sanità militare argentina. Lo sviluppo della marina Già durante il suo ministero, Roca aveva iniziato un modesto incremento della Marina. Nel 1879 aveva infatti costituito 1 battaglione di artiglieria costiera, seguito nel 1880 da 1 battaglione di infanteria de marina per la difesa delle batterie e delle installazioni portuali. E sempre nel 1880, mentre le flotte cilena e peruviana si davano battaglia nel Pacifico, aveva ottenuto il finanziamento del secondo programma navale argentino, completato nel 1885 con l’entrata in servizio di altre 8 unità, inclusa una terza corazzata migliorata: 1corazzata guardacoste a batteria centrale da 4.260 tonn e 26 pezzi (Almirante Brown) 1 “ariete-torpediniera” da 520 tonnellate (Maipù) 4 torpediniere da 52 a 110 tonnellate 1 corvetta (La Argentina) 1 incrociatore non protetto da 1.419 tonn e 20 pezzi (Patagonia).

Nel periodo 1884-91 il bilancio della marina salì gradualmente da 2 milioni e mezzo a 3 milioni di pesos carta, mantenendo però un’incidenza media del 7 per cento sul totale della spesa statale e del 30 per cento sulla spesa militare complessiva. Nel settembre 1884, in vista della spedizione del Chaco, le maggiori unità vennero riunite nel primo comando navale operativo, la Fuerza de Maniobra, composta dalle 3 corazzate guardacoste (Almirante Brown, El Plata, Los Andes) e dalle cannoniere Republica e Bermejo. Nel 1886 la flotta includeva 3 corazzate, 1 incrociatore non protetto, 6 cannoniere, 4 torpediniere di prima classe e 4 di seconda e 13 unità minori per complessivi 72 cannoni, 16.112 tonnellate e 12.855 cavalli vapore. L’Armada /acional contava 1.871 uomini, inclusi 171 della Division de Torpillas. Gli ufficiali erano 345, inclusi 1 contrammiraglio, 2 capisquadra, 18 ufficiali superiori, 25 capitani, 82 subalterni, 56 allievi, 16 pagatori, 65 macchinisti, 16 medici, 2 cappellani, 23 piloti e 49 della squadriglia torpediniere. Nel 1887 le unità di artiglieria costiera e il Batallon de marina vennero riunite nel Regimiento de artilleria de costas. Tuttavia, come si è detto, il 31 luglio 1890 quest’ultimo fu trasferito all’esercito quale RAL 3, rimpiazzando un reggimento ammutinato. Ancora all’inizio degli anni Novanta la marina argentina restava una forza puramente fluviale e costiera, incapace di contrastare la marina oceanica cilena, politicamente rafforzata dalla vittoria sul Perù e dal sostegno alla vittoriosa rivoluzione parlamentarista del 1891. All’inizio del decennio le risorse furono destinate al potenziamento della difesa costiera, completando nel 1890 l’incrociatore protetto Veinteycinco de Mayo (4.780 tonnellate e 40 pezzi) subito seguito da 2 piccole navi da battaglia costiere (Independencia e Libertad), 2 cannoniere torpediniere da 520 tonnellate e 14 pezzi (Espora e Rosales), 8 torpediniere di prima classe e 10 di seconda. Altri 2 incrociatori protetti (/ueve de Julio e Buenos Aires) furono completati nel 1893-94 assieme ad un’altra cannoniera torpediniera (Patria). Inoltre nel 1893, per presidiare le nuove e numerose batterie costiere, venne temporaneamente ricostitito il battaglione di fanteria di marina.

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2. LA POLITICA DEGLI ANNI NOVANTA La crisi economica e il riformismo di Juarez Celman (1886-89) La presidenza Roca (1880-85) fu segnata da un forte incremento della rete ferroviaria, delle esportazioni cerealicole, degli investimenti inglesi (saliti nel quinquennio da 25 a 45 milioni di sterline all’anno) e dei profitti delle banche, aumentati di oltre il 50 per cento, ma anche dall’inflazione determinata dalla necessità di fronteggiare enormi flussi di immigrati (nell’anno 1890 ne arrivarono addirittura 260.000). La crisi finanziaria del 1884 costrinse Pellegrini, nel novembre 1885, a chiedere un prestito di 8 milioni e mezzo di sterline alle banche europee, dando in garanzia le rendite della dogana argentina, e in seguito a vendere agli europei oltre 100.000 chilometri di terre demaniali in Patagonia. Nonostante qualche colpo di coda, i vecchi oppositori liberali e nazionalisti di Mitre erano fuori gioco. Nel luglio 1885 il RI 3 fu spedito a Corrientes di rinforzo al RI 7 per reprimere la sollevazione del colonnello Toledo, mentre nel 1886 il governo argentino chiese spiegazioni a quello di Montevideo per l’attività cospirativa svolta in Uruguay dal generale Arredondo. Ma la candidatura di Celman alla successione di Roca spaccò il P. A. N., dal quale si separarono gli altri due aspiranti, Bernardo Irigoyen e Dardo Rocha. In ogni modo, col sostegno dei governatori e l’avallo di Roca, che lo considerava il male minore, il cordobese Celman vinse le elezioni in coppia con il portegno Pellegrini, e scelse il generale Eduardo Racedo per il dicastero militare. Tuttavia Celman non fu in grado di governare l’ostilità portegna contro il suo deciso riformismo antioligarchico, né l’insofferenza del potente cognato per il suo tentativo di assumere un proprio profilo politico. E intanto immigrazione e industrializzazione importavano quadri e metodi della nuova opposizione di classe. Il primo sciopero, dei tipografi, si era svolto nel 1878. Nel 1888, l’anno in cui moriva Sarmiento, si svolse il primo sciopero dei metallurgici ed Errico Malatesta (1853-1932) sbarcò in Argentina a fondare i primi circoli anarchici e la rivista La questione sociale. La violenta sollevazione del 6 gennaio 1889 contro la ricandidatura del governatore di Mendoza, repressa dal RAL 2, provocò le dimissioni del ministro dell’interno Eduardo Wilde, avviando la crisi di governo. Il 1° settembre un’assemblea capeggiata da Leandro N. Alem fondò il movimento giovanile dell’Union Civica. Intanto si organizzava il Centro Internacional Obrero, nucleo del futuro Partito socialista, mentre la legge 1420 sulla laicizzazione dell’insegnamento mobilitava anche l’opposizione dei cattolici. La cospirazione militare e il golpe del luglio 1890 Il 10 aprile 1890 il governo rassegnò le dimissioni su proposta del ministro degli esteri Estanislao Zeballos. Celman affidò allora il ministero della guerra al generale Levalle, che fece affluire nella capitale 4 reggimenti, uno da Zarate (RI 2) e tre dal Chaco (RI 1 e 8 e RC 6). Ma il 13 aprile le opposizioni convocarono una grande manifestazione popolare al Fronton, dando vita all’Union Civica (U. C.) formata dai partiti liberale (Mitre), cattolico (Estrada) e repubblicano (Aristobulo Del Valle), dal Comitato argentino (Dardo Rocha), dai radicali (Alem e Bernardo Irigoyen) e da indipendenti come Manuel Ocampo e Lucio V. Lopez. Il 18 aprile 13 giovani ufficiali, riunitisi in casa del sottotenente José Felix Uriburu - membro di una delle quattro più importanti famiglie saltegne - dettero vita ad una cospirazione militare ramificata in 7 reggimenti (RI 1, 4, 5, 9 e 10, RA 1 e Ingenieros) nonchè nel Collegio militare di

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Palermo e nello stesso Stato maggiore. I congiurati ne offersero poi la direzione al generale Manuel J. Campos, che vi aderì assieme a vari uficiali superiori dell’esercito e della marina. Il colpo di stato era fissato per il 21 luglio, ma alla vigilia il maggiore Palma, del RC 11, lo denunciò ai suoi superiori. Campos fu arrestato, e il 26, quando alcuni congiurati mossero ugualmente i reparti ribelli, Levalle riuscì a riunire al parque, nelle caserme del Retiro, 7 reggimenti fedeli (RI 2, 6, 8 e parte del RI 4, RC 6 e 11 cavalleria, RA 2) più la polizia e i pompieri. Dopo una giornata di combattimenti, con 250 morti e 1.000 feriti, il 27 luglio i ribelli, rimasti a corto di munizioni, proposero una tregua, che consentì al governo di ricevere rinforzi da Cordoba, Santa Fe e Rosario. Il 29 i ribelli negoziarono la resa in cambio dell’impunità. Le presidenze Pellegrini, Saenz Pegna e Uriburu (1890-98) Nondimeno il 6 agosto Celman dovette dimettersi, sostituito dal vicepresidente Pellegrini, il quale confermò Levalle alla guerra e chiamò Tomas S. de Anchorena e Roca ai ministeri degli esteri e degli interni. Nel nuovo governo la presenza portegna cresceva dalla metà ai due terzi dei portafogli, procurandogli l’apprezzamento di Mitre ma alienandogli il sostegno delle oligarchie provinciali. Frattanto l’ala radicale dell’opposizione sollevò formalmente la pregiudizale antisistema, contestando come truffaldino e antidemocratico il meccanismo delle elezioni presidenziali (con le candidature oficialistas) e parlamentari (lista completa, che assegnava tutti i seggi alla lista di maggioranza relativa) previsto dalle leggi del 1857-77. Il suffragio era “universale” per i maschi nati in Argentina, ma il voto, palese, era falsato da frodi legalizzate e violenze - poi sostituite dal meno cruento acquisto del voto - e da una scarsissima affluenza alle urne, un decimo o un quinto degli aventi diritto, in maggioranza squadristi o comparse prezzolate. In realtà le elezioni erano in mano ai caciques di collegio, dando di fatto al governo elector il potere di determinare la composizione delle due camere federali e delle legislature provinciali. Nel giugno 1891 la pregiudiziale radicale spaccò l’eterogenea Union Civica protagonista della rivolta del parque, con la scissione dell’opposizione antisistema da quella costituzionale e la nascita di due partiti contrapposti, l’U. C. /acional di Mitre e l’U. C. Radical di Irigoyen, espressione dei ceti medi urbani, con forti simpatie tra i militari, che scelse l’astensionismo e la strada della cospirazione e dell’insurrezione armata contro il regime conservatore. Nella provincia di Buenos Aires, roccaforte dell’U. C., un terzo delle sezioni del partito (33 su 99) aderì all’UCR. La scissione radicale favorì peraltro l’accordo tra Roca e Mitre, che accettò di appoggiare Pellegrini. Ma Roca si sbarazzò abilmente della “candidatura nazionale” di Mitre, assicurando, anche mediante brogli elettorali, l’elezione del portegno Luis Saenz Pegna - capo dell’ala modernista del P. A. N. - in coppia con José E. Uriburu. Il 25 gennaio 1895 anche Saenz Pegna fu costretto a dimettersi lasciando la presidenza ad Uriburu, rimasto in carica sino al 12 ottobre 1898. Gli interventi federali nel periodo 1880-98 La curva dell’instabilità politica può essere misurata dalla frequenza delle intervenciones federales (commissariamenti) nelle province disposte dal regime conservatore. Senza contare la reazione governativa contro il colpo di stato del 1880 e la ribellione bonearense del 1890, nel periodo considerato in questo capitolo gli interventi federali furono 19, dieci su richiesta locale e nove d’autorità ex-art. 6 Costituzione. In media uno all’anno, ma con una frequenza minima (uno ogni tre anni) durante la prima presidenza Roca e un picco di sei nel 1893, sotto Saenz Pegna.

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Gli interventi riguardarono essenzialmente le province andine (più spesso Santiago del Estero e San Luis), ad eccezione di San Juan, Jujuy e Salta - l’unica provincia rimasta sempre tranquilla, forse anche perchè era quella più rappresentata nei governi conservatori, ai quali fornì oltre un decimo dei ministri nonchè due presidenti (Uriburu e più tardi de la Plaza). Presidenze



Anni e Provincie

Beneficiari

Titolo

1880-86 (1a Roca)

2

1883 Santiago 1884 Catamarca 1887 Tucuman 1889 Mendoza 1891 Catamarca (2 int.) 1892 Santiago 1892 Mendoza 1893 Santa Fe - San Luis 1893 San Luis 1893 Catamarca 1893 Tucuman - B. Aires 1893 Corrientes (2 int.) 1895 La Rioja 1895 Santiago 1896 San Luis 1897 San Luis 1898 Santiago - La Rioja

opposizione opposizione opposizione autorità locali autorità locali opposizione opposizione autorità locali autorità locali autorità locali neutrali richiesta opposizione autorità locali opposizione opposizione autorità locali opposizione

ex-art. 6 ex-art. 6 richiesta richiesta richiesta richiesta ex-art. 6 richiesta richiesta ex-art. 6

1886-90 (Juarez Celman) 2 1890-92 (Pellegrini)

2

1892-94 (L. Saenz Pegna) 7

1894-98 (Uriburu)

6

ex-art. 6 richiesta richiesta ex-art. 6 ex-art. 6 ex-art. 6

Si deve osservare che soltanto 7 interventi, poco più di un terzo, furono effettuati per difendere le autorità costituite contro sollevazioni armate dell’opposizione (3 volte a San Luis, 1 a Mendoza, Catamarca, Santa Fe e La Rioja). Oltre la metà degli interventi, 10, furono diretti contro ribellioni dell’autorità locale e a favore dell’opposizione (ben 4 volte a Santiago del Estero, 1 a Mendoza, San Luis, Catamarca, La Rioja, Tucuman e Corrientes) mentre in altre 2 occasioni (Buenos Aires e Tucuman) il governo rimase neutrale tra le fazioni in lotta. Nel luglio 1891 un gruppo di sottufficiali sollevò il battaglione provinciale di Corrientes e il RI 3 dovette intervenire nella provincia di Catamarca, ma l’episodio più grave fu l’insurrezione civica di Cordoba, repressa con un bilancio di 23 morti e 171 feriti. Il 26 luglio scoppiò una nuova insurrezione diretta da Manuel Campos. Gruppi radicali guidati da Marcelo T. de Alvear bloccarono a Temperley l’avanzata delle truppe lealiste. In varie località si svolsero combattimenti, il più importante a Ringuelet. A San Luis vi furono 4 morti. Il 30, dopo 38 ore di combattimenti con un bilancio di 104 morti e 268 feriti, i radicali si impadronirono anche di Santa Fe e Rosario, formando una milizia di 8.000 uomini a Buenos Aires e un governo provvisorio a La Plata. Il gabinetto d’emergenza presieduto da Aristobulo del Valle intavolò un negoziato coi ribelli, mentre il generale Rudecindo Roca riprendeva Rosario. Ma in settembre i radicali ripresero Santa Fe e Tucuman. Il presidente Saenz Pegna proclamò lo stato d’assedio e spedì Pellegrini a ristabilire l’ordine col generale Francisco Bosch e 1.200 uomini (2 battaglioni di fanteria, 1 del genio, 1 squadrone e 2 batterie, trasferiti per ferrovia (3 convogli e 93 vagoni). Il 2 ottobre Alem fu catturato. L’ultima insurrezione dell’anno avvenne in dicembre ancora a Tucuman, dove il RI 3 schiacciò la sollevazione del RI 11. Intanto l’industrializzazione, la caduta dei salari reali degli operai favorita dall’immigrazione (da 1.5 a 0.81 pesos nel decennio 1880-91), la sindacalizzazione e la cospirazione anarco-comunista importata dagli italiani configurarono un nuovo tipo di resistenza sociale all’ordine borghese. Nel 1895, l’anno in cui venne ufficialmente costituito il Partito socialista operaio internazionale, si

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verificarono 19 scioperi, coinvolgendo 22.000 partecipanti e una trentina di categorie, in particolare ferrovieri, grafici, metallurgici, portuali, muratori, tranvieri carrettieri e panettieri (il cui sindacato era la roccaforte degli anarco-comunisti). L’ondata di scioperi dei marittimi, portuali e ferrovieri proseguì fino al 1898 (vi fu anche un tentativo di piegare lo sciopero dei ferrovieri ingaggiando crumiri a Genova, frustrato dalla solidarietà internazionalista dei disoccupati italiani). I ministri di guerra e marina e la Junta superior de guerra (1890-98) Nei tre governi conservatori del 1890-98 si avvicendarono al ministero della guerra e marina i generali Levalle (1890 Pellegrini), Victorica (1892 L. Saenz Pegna) e Guilliermo Villanueva (1895 Uriburu). Tuttavia nel 1893 Aristobulo del Valle assunse il dicastero ad interim, per 36 giorni. Il divisionario Joaquin Viejobueno divenne capo di S. M. G. nel 1894. Nel 1891 il generale Alberto Capdevilla sostituì Czetz alla direzione del Colegio Militar, potenziato e trasferito in un nuovo edificio a San Martin, mentre il 14 gennaio 1892 la legislazione e i regolamenti militari furono sottoposti alla supervisione di una Junta Superior de Guerra presieduta dal tenente colonnello Emilio Mitre e composta dai divisionari Viejobueno, Julio de Vedia, Luis M. Campos e Lucio V. Mansilla e dai brigadieri Enrique Godoy e Capdevilla. Soppressa il 10 maggio 1893 da Saenz Pegna per “aver esaurito il suo compito ed essersi arrogata facoltà incompatibili con l’autorità del capo dello stato”, la Junta superior de guerra fu ristabilita il 12 agosto sotto la presidenza dell’anziano tenente generale Juan Gelly y Obes, confermando i soli Mansilla e Godoy e sostituendo gli altri quattro con i generali José Maria Bustillo, José M. Arredondo, Francisco Bosch e Manuel J. Campos. La Giunta, che doveva conciliare le varie fazioni politiche dell’esercito, rimase di di fatto quiescente e fu soppressa nel 1897 dalla legge di bilancio. Il protezionismo industriale e la dilatazione delle spese militari (1891-99) Avversato dagli agrari, ma sostenuto dalle banche straniere e dal nascente “complesso militare industriale” argentino, Pellegrini inaugurò una politica protezionista a favore dell’industria meccanica, culminata nella legge 30 dicembre 1892 n. 2923 che aboliva i diritti doganali sull’importazione di materie prime (ferrovecchio, acciaio e stagno in lingotti) e di manufatti (navi e locomotive) e tassava a 25 pesos la tonnellata l’esportazione di ferrovecchio. Inoltre nel 1891 Pellegrini e Levalle inviarono in Europa una Comision de armamento guidata dal direttore degli arsenali, il colonnello santafesino, ma di origine italiana, Pablo Ricchieri (1859-1936). La commissione propose l’acquisto di 220.000 fucili e carabine Mauser cal. 7,65 e 200 mitragliatrici Maxim /ordenfeldt con canna Mauser. Con legge 16 dicembre 1892 n. 2911 il Mauser fu dichiarato “arma dell’Esercito”, vietandone la vendita ai privati. Un successivo decreto del 16 gennaio 1893 approvò l’acquisto del fucile Mauser riformato secondo il modelo argentino. L’ingegnere Angel Francisco Chiesanuova costruì inoltre un fucile a retrocarica sperimentale “criollo”, a ripetizione, calibro 7,65, derivato dal Mauser mod. 1891. L’acquisto dei Mauser avviò altre ingenti commesse terrestri e navali, debolmente giustificate dalla controversia confinaria con il Cile e volano di una vertiginosa dilatazione della spesa pubblica complessiva. Con l’acquisto dei fucili Mauser e delle mitragliatrici l’incidenza delle spese militari balzò nel 1892 dal 22 al 40 per cento, mentre nel quinquennio 1895-99 l’incremento della forza bilanciata e delle spese di funzionamento fece lievitare l’incidenza del bilancio militare ordinario attorno al 30 per cento di quello statate.

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Va tuttavia aggiunta, per i bilanci 1896-97, l’incidenza delle spese straordinarie per l’acquisto delle navi Ansaldo e Orlando e delle artiglierie Krupp, pari ad un ulteriore 17 per cento, portando quella complessiva ai massimi storici del 44 e 46 per cento, con gravissime ripercussioni inflazionistiche e sociali. Nel decennio considerato il bilancio dell’esercito triplicò da 7 a 20 milioni di pesos carta nel 1897, quello della marina addirittura quintuplicò da 3 ad oltre 15 nel 1899:

Anno

1891 1892 1893 1894 1895

Guerra m$ - % 7.0 11.0 13.5 15.8 15.5

- 16 - 26 - 26 - 24 - 20

Marina m$ - %

Anno

Guerra m$ - %

Marina m$ - %

3.0 4.0 6.8 8.3 9.0

1896* 1897* 1898 1899 1900

18.0 - 17* 20.0 - 19* 19.3 - 20 17.0 - 17 13.0 - 14

12.1 - 11* 10.8 - 10* 11.9 - 12 15.5 - 13 11.2 - 12

- 6 - 14 - 13 - 13 - 12

* l’incidenza si riferisce al solo bilancio ordinario: le spese straordinarie dell’esercito e della marina incidono complessivamente per un ulteriore 17% del Bilancio dello Stato.

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3. PACE ARMATA SULLE ANDE Il contenzioso con il Cile e la corsa al riarmo (1891-95) Come si è eccennato, l’enorme espansione della spesa militare fu giustificata con l’argomento della minaccia cilena. Ma nel 1891 era stata proprio l’Argentina ad avviare il processo di riarmo con l’acquisto dei Mauser. E proprio mentre il Cile era devastato da sette mesi di guerra civile con 10.000 vittime e un costo di 100 milioni di pesos - tra l’opposizione parlamentarista, appoggiata dalla marina, e il governo liberal-radicale di José Manuel Balmaceda, sostenuto dal grosso dell’esercito. Inoltre la vittoria della coalizione liberal-conservatrice favorì la ripresa del negoziato sulla delimitazione della Cordigliera. Il 1° maggio 1893 Norberto Quirno Costa per l’Argentina e Isidoro Errazuriz per il Cile firmarono un protocollo aggiuntivo al trattato del 1881, confermando i rispettivi diritti sui due versanti delle Ande. Le complicazioni sorsero nei mesi successivi, durante il lavoro di demarcazione dei confini, a proposito delle interpretazioni sul principio del divortium aquarum, spingendo il presidente cileno ad invocare il ricorso all’arbitrato inglese. Ma il vero allarme si verificò nel giugno 1895, quando il capo di stato maggiore cileno, generale Emilio Koerner, imitò Ricchieri recandosi anch’egli in Germania per acquistare armi e ingaggiare docenti tedeschi per la nuova Academia de guerra destinata a formare lo stato maggiore cileno (una istituzione che Ricchieri imitò poi nel 1900 con l’Escuela superior de guerra argentina). Koerner tornò in ottobre, accompagnato da Wilhelm Ekdahl, storico militare e futuro direttore dell’Academia, e dai futuri docenti di tattica, kriegspiel, storia militare, balistica e servizio di stato maggiore (Rogalla von Bieberstein, Baldomir Drenthel, Eduardo Banza, Egon von Wulfeb, Carl Zimmermann e Keller Meister von der Lund). La missione europea di Koerner sembrò confermare il timore che il Cile, raggiunta ormai una potenza navale doppia di quella argentina e un potenziale terrestre di ben 150.000 uomini, si accingesse a cogliere l’occasione per costringere l’Argentina a capitolare. Ma soprattutto offerse a Roca e ad Uriburu un magnifico pretesto per creare un clima di union sacrée, mobilitando la guardia nazionale alla frontiera andina e accettando la costosa corsa al riarmo col Cile. Ricchieri, nominato direttore e presidente della Comision Tecnica degli arsenali da guerra, fu spedito nuovamente in Germania per acquistare cannoni Krupp da 75/24 mm Mod. 95 da campagna e da 75/13 Mod. 96 da montagna. Nel 1895 la rivoltella Colt sostituì la vecchia Smith & Wesson 1879 e nel 1898 Ricchieri effettuò un terzo viaggio in Germania, acquistando altri quantitativi e materiale Mod. 98, inclusi pezzi da 75/28 da campagna e obici da 105/12. Intanto il 14 e 16 agosto 1895 Uriburu ordinò la ricostituzione dei RC 4, 8 e 10 e il concentramento di 5 reggimenti d’artiglieria (RA 1 montato, 2 e 3 a cavallo, RA 1 da montagna) e del genio a Villa Mercedes, per formare una Division de artilleria addestrativa al comando del generale Francisco Reynolds. Con legge 4 settembre il capo di S. M. G. fu designato “comandante superiore immediato dell’esercito e delle ripartizioni militari del paese”, lasciando alle dirette dipendenze del ministro soltanto gli arsenali, le fabbriche di polvere e il servizio amministrativo. Inoltre lo S. M. G. fu riordinato su 1 segreteria e 3 divisioni (1. tecnica, 2. addestramento, 3. ispezioni) cui poi si aggiunse l’Intendenza di guerra (decreto 12 ottobre).

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Con legge 22 novembre 1895 n. 3318 (regolamento 28 gennaio 1896) il territorio nazionale fu ripartito in 6 regioni militari: RM 1 Capital - C.do Esercito (Capital Federal, Buenos Aires) RM 2 Chaco - Paranà (Santa Fe, Entre Rios, Corrientes, Misiones, Chaco e Formosa) RM 3 /orte - Salta (Jujuy, Salta, Tucuman, Santiago del Estero) RM 4 Centro - Cordoba (Cordoba, Catamarca, La Rioja) RM 5 Cuyo - Mendoza (San Luis, Mendoza, San Juan) RM 6 Litoral - G.ral Roca (Pampa, R. Negro, Neuquen, Chubut, S. Cruz, Tierra Fuego).

Le circoscrizioni furono però modificate il 27 dicembre 1895: il territorio di Neuquen fu infatti separato dalla RM 6 formando la nuova RM 2 /euquen con sede a Bahia Blanca. Di conseguenza tre RM (3, 4 e 6) cambiarono numero (diventando RM 7, RM 6 e RM 4) e una (RM 2) anche nome e sede (RM 3 Uruguay - Concordia). Lo svecchiamento dei quadri (1895) La legge 1° luglio 1895 n. 3239 consentì di svecchiare i quadri, fissando il limite di età a 45 anni per la truppa e 50 per i subalterni, con aumento di due anni per ogni grado successivo sino a colonnello, e 63, 65 e 68 per i tre gradi generali. Si largheggiò tuttavia nella concessione delle pensioni: il minimo, pari al 50 per cento dello stipendio, maturava con 10 anni di servizio per la truppa e 15 per gli ufficiali, il massimo (pari all’intero stipendio) con 20 e 30 anni. Senza contare che il periodo di servizio alle frontiere era computato il doppio e che il personale congedato per sopravvenuta inidoneità fisica continuava a godere di stipendio intero. Inoltre la legge 29 ottobre 1895 n. 3310 consentì un reclutamento straordinario di 150 sottotenenti di fanteria e artiglieria e 100 alfieri di cavalleria fra i cittadini dai 17 ai 23 anni idonei al 5° anno del Colegio /acional. Il grado era conferito all’atto del reclutamento, ma i nuovi subalterni dovevano frequentare un corso annuale speciale presso il Colegio Militar (la norma fu abrogata con legge 10 novembre 1896 n. 3349 prima che il reclutamento straordinario fosse stato completato). L’aumento della forza bilanciata da 8.000 a 12.000 uomini Nel 1895 la forza bilanciata salì a 12.200 uomini, con un aumento del 50 per cento. In compenso il numero degli ufficiali scese sotto il migliaio, oltre un terzo in meno rispetto al 1886. Diminuirono in particolare i generali (5 di divisione e 11 di brigata) e gli ufficiali superiori, 105 nel 1898 contro i 479 del 1886: Reparti 48 compagnie 44 squadroni 24 batterie 4 cp genio totale

Jefes

U. inf.

Sottuff.

Truppa

36 31 24 6 97

384 266 138 44 832

1.392 830 402 135 2.759

2.969 2.620 2.471 399 8.459

Totale 4.781 3.747 3.035 584 12.147

Guardia nazionale e coscrizione (legge 23 novembre 1895) Altri provvedimenti urgenti riguardarono il finanziamento del Tiro Federale Argentino (legge 30

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settembre n. 3301), l’addestramento degli scapoli dai 17 ai 30 anni nelle prime domeniche dei mesi aprile-luglio (legge n. 3063), l’impiego della G. N. nel servizio di guarnigione (regolamento 23 settembre mod. 9 aprile 1896) e un piano di conferenze per l’aggiornamento degli ufficiali della G. N. Il regolamento 28 gennaio 1896 autorizzava la formazione di Reggimenti di G. N. soltanto su base quaternaria: occorreva riunire, all’occorrenza con reparti di differenti province, 4 battaglioni di fanteria, 4 squadroni di cavalleria o di sanità oppure 4 compagnie del genio. Facevano eccezione quelli d’artiglieria, per i quali bastavano 3 sole batterie. Il 19 novembre 1897 nei territori federali furono istituiti Ispettorati delle Milizie, agenzie periferiche dell’EMGE, poste tuttavia alle dipendenze dei governi locali. Infine la nuova legge di ordinamento (organizacion) e reclutamento del 23 novembre 1895 n. 3318 (con regolamento 28 gennaio 1896 e modifiche del 23 maggio 1898) consentì al governo di chiamare alle armi, anche in tempo di pace, la classe di guardia nazionale che compiva il 20° anno di età. La chiamata alle armi fu avviata a partire dal 15 aprile 1896. Ovviamente era selettiva: ad esempio sui 34.000 coscritti della classe 1879 ne furono chiamati 14.542 e ne furono incorporati soltanto 12.118, vale a dire poco più di un terzo. La ferma, a scopo addestrativo, era limitata ad un massimo di 60 giorni, ma per i dieci mesi successivi i coscritti restavano a disposizione del governo per eventuali richiami di emergenza. La renitenza era punita con 2 anni di ferma obbligatoria nell’Ejército Permanente (E. P.). Fatta salva la facoltà del governo di ricorrere al sorteggio della guardia nazionale, l’E. P. era reclutato mediante ferme volontarie annuali senza premio, contratti biennali con premio di 200 pesos-carta (metà al congedo) e rafferme biennali con premio di 100 pesos. A tal fine la legge 3318 introduceva per la prima volta l’obbligo di autoregistrazione nella guardia nazionale entro una settimana dal compimento del 18° anno di età, regolarizzando a cadenza quinquennale le verifiche provinciali relative alle classi più anziane. Inoltre riduceva la durata del servizio nella G. N. a 40 anni per gli ammogliati e a 45 per gli scapoli, destinando soltanto questi ultimi al servizio activo, ridotto da 17 a 12 classi (18-30 anni). Al servizio di reserva venivano destinate le prime 12 classi di ammogliati e 5 classi di scapoli (31-35). L’ejército pasivo veniva sostituito dalla guardia territorial, formata dagli esenti e dalle classi anziane, 10 di ammogliati (31-40) e 5 di scapoli (41-45). Al 28 febbraio 1897 la G. N. era salita a 434.137 uomini, inclusi 91.219 di riserva e 108.137 territoriali. L’aliquota attiva (235.000) era così ripartita: Capitale Fed. Buenos Aires Entre Rios Santa Fe Corrientes Santiago E. Cordoba Tucuman

21664 57091 17477 19800 15488 12550 24481 20799

Mendoza Salta San Luis San Juan Catamarca La Rioja Jujuy Pampa

8533 7222 5378 5228 4891 3651 2760 2281

Rio Negro Misiones Santa Cruz Chaco Neuquen Chubut Formosa Terra Fuoco

1218 1148 1055 652 531 190 132 41

Nel 1897, a seguito di una risoluzione della Corte suprema, l’esercito dovette congedare i militari ventenni coniugati. Per quanto riguarda gli ingaggi volontari, nel 1898 si tornò brevemente al sistema centralizzato, ma il 24 ottobre il Deposito delle reclute fu nuovamente soppresso (ad eccezione del reparto musicanti) ripristinando per la seconda volta gli uffici di ingaggio provinciali.

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Le mobilitazioni del 1896-99 Il 17 aprile 1896 il ministrodegli esteri Amancio Alcosta concluse col Cile un protocollo aggiuntivo sulla questione confinaria. Malgrado ciò il 12 marzo fu chiamata alle armi la classe 1876 e furono mobilitati 44 battaglioni, 42 squadroni e 32 batterie di G. N. (di cui 16, 9 e 6 bonearensi). In agosto esercito attivo e riserva disponevano di 130.000 fucili e 20.000 carabine Mauser e 50.000 Remington modificati. Furono così costituiti a Villa Mercedes 2 nuovi reggimenti di artiglieria (RA 4 e 5) al comando dei tenenti colonnelli Juan Bourre e Juan Duclos e le seguenti Grandi Unità: Division Cuyo (gen. Ignacio Fotheringham) con la 1. brigata a Cordoba (RI 7) e la 2. a San Juan (RI 1, RC 8); Division Sur (gen. Enrique Godoy) con il RI 8; Division Buenos Aires (gen. Luis Maria Campos) con la brigata nella Capitale e la 2. al campo di Pigue e Cura Malal nel partido di Suarez (RI 6, 10 e 11, RC 4); Brigada Entre Rios (gen. Francisco Leyria) con il RI 12 (4 btg GN) e il RC 11; Brigada San Rafael (mobilitata il 12 giugno 1896).

Nel 1897 furono mobilitate - non tutte contemporaneamente - le Divisioni 1. Capital (25 gennaio), 6. Centro (11 giugno), 5. Cuyo e 2. Los Andes (15 giugno), 4. Litoral (12 agosto) e la 7. Brigada /orte (25 novembre): Division Capital (Félix Benavides) RI 2, 3, 4 e 8, RAC 2 e R. Ingenieros; Division Los Andes (Rudecindo Roca) con 3.963 uomini su 2 brigate: 1. a F.te G.ral Roca (RC 1, 6 e 7 e RAM 2) e 2. a Las Lejas (RI 2, 3 e 9) e distaccamento andino; Division Litoral (Lorenzo Wintter) RI 10 e 12, RC 11 e 12 e RAC 6; Division Cuyo (I. Fotheringham) su RI 1, RC 1, 4 e 8, RAM 1 e RAC 5; Division Centro (Nicolas Palacios) con la 1. brigata a Rio Cuarto (RI 5, 7 e 9 e RC 6) e la 2. (generale Francisco Reynolds) a Villa Mercedes, centro di formazione dell’artiglieria da campagna (RAC 3 e 4). Brigada /orte su RI 11, RC 5 e RAC 1 e distaccamento andino.

Il 1° giugno 1897 fu inoltre costituito, su 4 compagnie, il Regimiento ingenieros della G. N. della Capitale, al comando dell’ingegner Emilio Palacios e del geografo Agustin Rodriguez. Intanto la linea telegrafica militare fu prolungata a San Rafael, Mendoza e Chos Malal (capitale del Neuquen) e il generale Rudecindo Roca fondò la colonia di San Martin delle Ande, suscitando una nota di protesta cilena che fu respinta dal governo argentino. Il 18 gennaio 1898 con la 4a e la 5a batteria da montagna fu costituito a Choele Choel il RAM 2 (tenente colonnello Eduardo Oliveros Escola). Il 21 maggio, sulla base della 6a batteria di Salta, fu costituito anche il RAM 3. Il 12 marzo 1898 fu chiamata alle armi la classe 1878, trattenendone alle armi la maggior parte sino al gennaio seguente. Con i coscritti vennero inoltre costituiti 2 speciali Destacamentos andinos simili a quelli cileni, per un totale di 14 compagnie di cazadores (BCA 1-5) che, assieme alla 6a batteria da montagna (RAM 3) e alle sezioni telegrafisti e pontieri da montagna, furono assegnati alla Division de los Andes e alla Brigada /orte. Divenuto capo di stato maggiore, il colonnello Ricchieri sollecitò più volte all’ambasciata italiana l’invio di un “numero rilevante” di sottufficiali e un gruppo di ufficiali istruttori degli alpini, ma l’Italia concesse soltanto un consulente, il maggiore d’artiglieria Villavecchia (in compenso nell’annata 1900 la Rivista Militare pubblicò un ampio studio sull’esercito argentino). In tal modo nella seconda metà del luglio 1898, esclusi il genio e la compagnia ministeriale archivisti e velocipedisti, la forza alle armi raggiunse i 19.121 uomini, con 44 mitragliatrici, 72 pezzi da campagna da 75/24 e 75/28 e 24 da montagna da 75/13, 8.681 cavalli e 1.709 muli. In

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tutto 38 unità reggimentali (147 compagnie) così dislocate: 12 reggimenti di fanteria con 48 compagnie di linea (439 ufficiali, 6.031 soldati e 109 cavalli): /. 1 Mendoza, /. 2, /. 3 e /. 8 Buenos Aires, /. 4 San Juan, /. 5 e /. 7 Rio Cuarto, /. 6 Choele Choel, /. 10 Santa Fe, /. 11 San Lorenzo (Salta) e /. 12 Paranà; 5 battaglioni cazadores con 14 compagnie reclute (106 ufficiali e 1.540 soldati): /. 1 San Juan, /. 2 Salta, /. 3 e /. 5 San Lorenzo (Salta) e /. 4 Mendoza; 11 reggimenti di cavalleria con 44 squadroni e 11 batterie mitragliatrici (243 ufficiali, 3.701 soldati e 4.871 cavalli): /. 1 Cuadro /acional, /. 2 Las Lajas, /. 3 San Martin de los Andes, /. 4 Carodilla (Mendoza), /. 5 San Lorenzo (Salta), /. 6 Mercedes, /. 7 G.ral Roca, /. 8 San Juan, /. 9 Las Lajas, /. 11 Paranà e /. 12 Formosa, più l’Escuadron Escolta di Buenos Aires; 6 reggimenti di artiglieria leggera con 18 batterie da campagna (124 ufficiali, 4.770 uomini e 4.293 cavalli): /. 1 Cordoba, /. 2 Buenos Aires, /. 3 Paranà, /. 4 Mercedes, /. 5 San Juan e /. 6; 3 reggimenti di artiglieria da montagna con 6 batterie (45 ufficiali, 1.308 uomini e 863 cavalli): /. 1 Mendoza (batterie 1a, 2a e 3a), /. 2 Choele Choel (batterie 4a e 5a) e /. 3 Salta (6a batteria, per le valli Calchaquies); 1 battaglione del genio (50 ufficiali, 45 sergenti, 90 caporali e 399 soldati) su 2 compagnie zappatori e 2 ferrovieri più 2 sezioni pontieri (campagna e montagna) e 2 sezioni telegrafisti (campagna e montagna).

Nel bilancio per il 1899 le spese militari rappresentavano il 29 per cento della spesa pubblica in pesos-carta (quasi 28 milioni su 95 e mezzo). L’esercito assorbiva 16 milioni di pesos-carta (circa 32 milioni di lire italiane 1900) pari al 57 per cento delle spese militari. Regolamenti e addestramento (1895-99) Il 25 luglio 1895 fu approvato il regolamento di manovre e combattimento della fanteria redatto dal generale Capdevilla. Il 13 e 19 settembre seguirono un nuovo progetto di regolamento degli ufficiali Day e Maligne e il regolamento sul servizio di guarnigione. Nel 1896 una commissione (colonnello Carlos E. O’ Donnell e maggiori Agustin E. Alvarez e Antonio Romero) fu incaricata di redigere una ordinanza generale per l’esercito. Nel 1897 furono adottati vari provvedimenti per formare istruttori e quadri. Il 9 gennaio entrò in funzione, presso il I Bat/RI 4 a San Juan, un corso (escuela) provvisorio per istruttori di tiro con armi Mauser diretto dal maggiore Alberto von Sydow. Col sostegno del Jockey Club (l’esclusiva istituzione voluta da Pellegrini per dirozzare la gentry argentina) il 25 gennaio lo stato maggiore ingaggiò un’équipe di 6 maestri di scherma italiana, diretta da Eugenio Pini, per addestrare 40 allievi istruttori. Il 21 giugno il Collegio Nazionale avviò un ciclo di conferenze (academias) militari riservate agli ufficiali della G. N. Il 5 novembre fu istituita una Commissione consultiva ed ispettiva sull’educazione (ensegnanza) militare, composta dai generali Viejobueno, Victorica e Capdevilla, segretari il tenente colonnello Amedeo Baldrich e il capitano Antonio Tassi. Istituito il 1° settembre, il corso (escuela) “teorico pratico per l’istruzione e l’avvio di graduati di truppa ai corpi dell’esercito permanente” ebbe inizio il 9 novembre con 340 allievi (180 fanteria, 100 di cavalleria e 60 di artiglieria). Alla fine dell’anno fu anche approvato un regolamento di ginnastica. Con i decreti 8 febbraio 1898 e 26 aprile 1899 la scuola per istruttori di tiro (escuela de tiro) divenne permanente, con due corsi annuali di 5 mesi, frequentati da due subalterni di ciascun reggimento. Arsenali, rimonta, intendenza, sanità e giustizia (1895-99) Con decreti 13 gennaio e 23 marzo 1898 furono istituiti, entrambi alle dirette dipendenze del

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ministro della guerra Levalle, la Direzione generale degli arsenali (Ricchieri) e l’Ispettorato generale di rimonta (colonnello Victoriano Rodriguez). Ne dipendevano 1 arsenale principale di 600 addetti a Buenos Aires e 4 regionali a Rio Cuarto (Centro: ex-polverificio nazionale), Rosario (Litoral), Tucuman (/orte) e General Roca (Rio /egro), nonchè 2 fincas (Bell Ville e San Carlos) e 1 deposito di rimonta (Choele Choel). Il servizio di rimonta consentì un forte risparmio sulle spese per l’acquisto di cavalli, che nel 1891 ammontavano a 120.000 pesos. Con legge 11 ottobre 1895 le due Commissioni di Guerra e Marina furono sostituite dalle due Intendenze dell’Esercito e dell’Armata, con organici poi stabiliti dal decreto 29 gennaio 1896. La razione alimentare fissata il 1° gennaio 1897 includeva 1200 grammi di carne, 400 di pane, 60 di riso, 60 di fagioli, 50 di granturco, 35 di sale, 30 di zucchero, 15 di caffé e 65 di yerba mate, nonchè 15 sigarette. Variavano a seconda della stagione le dotazioni di grasso (20-30 grammi), sapone (30-40) e legna forte (2-3 chili). L’acquavite (0.2 litri) era riservata alle sole truppe del Litorale Sud. Del tutto trascurata rimase la questione dell’accasermamento. La maggior parte delle truppe rimase, come in precedenza, alloggiata in caseggiati o in misere baracche di fango e paglia. A giudizio della Rivista Militare italiana, delle 3 o 4 caserme in muratura esistenti nella capitale una soltanto si poteva considerare accettabile. Con decreti 30 maggio 1895, 26 febbraio e 27 aprile 1896 furono approvati i regolamenti sui servizi di sanità di campagna e della guardia nazionale ed istituito il servizio di chirurgia di guerra nell’ospedale militare, diretto dal dottor Diogenes Decoud. In seguito i dottori Fernando E. Sotuyo, Filomedes Antelao ed Enrique Pietranera si avvicendarono alla direzione dell’ospedale militare, dove il 25 gennaio 1898 fu istituita la scuola d’applicazione di sanità militare. Nel marzo 1897 Sotuyo sostituì Damianovich all’Ispettorato di sanità dell’esercito, dove nel 1898 subentrò Alberto Costa. Con legge 6 dicembre 1894 vennero finalmente approvati i nuovi codigos militares per l’esercito e l’armata, redatti da una commissione composta dal generale Garmendia, dal commodoro Clodomiro Urtubey e da cinque insigni giuristi (Manuel Obarrio, Amancio Alcorta, Ceferino Araujo, Agustin Alvarez e Osvaldo Magnasco). Il codice aveva un’impronta garantista e umanitaria, pur mantenendo la pena di morte e alcune pene corporali (barra e pianton, limitati ad un massimo di 24 e 2 ore). Istituiva un tribunale di revisione (Consejo de guerra y marina) di sette membri - cinque militari e due civili con i requisiti per la Corte Suprema - e prevedeva consigli di guerra (differenziati per ufficiali e truppa), nonchè consigli di disciplina per le infrazioni minori, da attivarsi di volta in volta, con larga autonomia dei comandi periferici e notevole lentezza del procedimento. Tali inconvenienti furono rilevati già nel 1896 dal ministro Villanueva e il 16 luglio 1897 il suo successore Levalle incaricò il dottor José Maria Bustillo di redigere progetti di riforma delle norme procedurali, penali e disciplinari, rispettivamente approvati con leggi 10 gennaio e 4 novembre 1898 nn. 3679 e 3737 e regolamento 13 gennaio 1899. Tra l’altro la riforma Bustillo rendeva permanenti i tre Consigli di guerra di primo grado (uno misto per gli ufficiali, gli altri due per i militari di truppa dell’esercito e dell’armata), istituiti il 1° aprile 1898 (il 28 aprile ne fu istituito un quarto a Villa Mercedes, San Luis, per la Divisione delle Ande).

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4. LA PARITA’ NAVALE COL CILE Ferdinando Maria Perrone e le corazzate Ansaldo (1895-1902) L’industria nazionale non era però in grado di assicurare all’Armada una moderna componente oceanica. Già nel 1890 Roca aveva suscitato l’imbarazzo dell’incaricato d’affari italiano a Buenos Aires, con la richiesta di una missione navale per l’addestramento della flotta. Ma nel 1895 l’ex-garibaldino Ferdinando Maria Perrone (1847-), immigrato nel 1885 e divenuto redattore della Prensa nonchè influente personaggio della vita politica argentina, si propose come agente commerciale dell’Ansaldo di Genova, convincendo i proprietari, fratelli Giovanni e Carlo Marcello Bombrini, a battere la concorrenza dei cantieri inglesi offrendo al governo argentino di consegnare subito 2 dei 4 modernissimi incrociatori corazzati da 7.350 tonnellate che i cantieri genovesi stavano costruendo o impostando per conto della Regia Marina italiana su direttive del ministro Benedetto Brin (1833-98) e progetto dell’Ispettore del Genio Navale Edoardo Masdea (1849-1910). La corazzatura in acciaio e nichel includeva una protezione verticale spessa 150 mm in cintura, un ponte corazzato di 38 mm e un ridotto centrale con traverse di 130 mm. L’apparato motore, in grado di assicurare una velocità di 19-20 nodi, comprendeva 2 macchine alternative a triplice espansione con potenza di 14.000 cavalli vapore. L’armamento includeva 1 cannone da 254/40 in torre corazzata prodiera, 2 da 203/45 in torre corazzata poppiera, 14 da 152/40 in batteria protetta, 4 lanciasiluri da 450 mm, armi anti-siluranti e minori. Un generoso finanziamento della Legione italo-argentina (con le medesime uniformi e il medesimo ordinamento dell’esercito italiano, alpini inclusi) favorì il consenso argentino. Quanto al consenso italiano, negato dal ministro della marina, viceammiraglio Enrico Costantino Morin (1841-1910), Perrone lo ottenne direttamente dal re Umberto I, prospettandogli una crescita dell’influenza italiana in Argentina e del suo prestigio internazionale. Questa abilissima transazione commerciale, che fruttò poi a Perrone l’acquisizione dell’Ansaldo, ebbe infatti un certo rilievo diplomatico, potendosi sostenere - benchè con notevole esagerazione - che le navi italiane, colmando lo squilibrio di forze in Sudamerica, avevano salvato la pace. Così nel 1896 entrarono in servizio le prime unità oceaniche argentine, gli incrociatori corazzati da 7.350 tonnellate Garibaldi e Varese (ribattezzato San Martin), seguiti da altre 2 unità similari in allestimento per la marina italiana (General Belgrano e Puerreydon, quest’ultimo mantenuto in servizio addirittura fino al 1954) e l’Argentina commissionò all’Ansaldo altre 2 unità della stessa classe (Moreno e Rivadavia). Sempre nel 1896 l’Argentina acquistò dai cantieri Orlando di Livorno i suoi primi 4 cacciatorpediniere (Corrientes, Misiones, Entre Rios e Santa Fé, che fu tuttavia perduto poco dopo per un incidente). Infine nel 1898 furono commissionati in Italia altri 6 cacciatorpediniere e la nave scuola Presidente Sarmiento. L’Armada argentina nel 1899 Naturalmente, con l’entrata in servizio delle nuove unità, fu modificato anche l’ordinamento della flotta argentina. La componente oceanica (San Martin, Pueyrredon, General Belgrano e Buenos Aires) formò infatti la Divisione navale di Bahia Blanca, mentre le maggiori unità costiere (Almirante Brown, Independencia, Libertad, Veinteycinco de Mayo e Patria) formarono la Divisione navale del Rio de la Plata. Nel 1899 il biancio della marina sfiorò i 12 milioni di pesos-carta, pari al 43 per cento della

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spesa militare. Comandata da 1 viceammiraglio e 2 contrammiragli, la forza bilanciata della nuova Armada Republica Argentina (A.R.A.) era passata nel triennio 1896-98 da 5.320 ad 8.193 effettivi, inclusi 250 della flottiglia torpediniere e 1.500 della fanteria e artiglieria navale (ma nel 1898 questi ultimi furono nuovamente traferiti all’esercito). Gli ufficiali erano 676: 322 di stato maggiore, 56 di sanità, 179 macchinisti, 7 torpedinieri, 53 contabili, 14 elettricisti, 9 piloti, 4 cappellani, 16 di fanteria di marina e 16 di artiglieria costiera. L’Escuadra contava 46 unità principali: 4 incrociatori corazzati da 7.350 tonnellate (G.ral Garibaldi, G.ral San Martin, G.ral Belgrano, Pueyrredon); 1 corazzata a ridotto centrale da 4.260 tonnellate e 26 pezzi (Almirante Brown); 2 corazzate a barbetta da 2.500 tonnellate (Libertad, Independencia); 2 monitori corazzati obsoleti da 1.535 tonnellate (El Plata, Los Andes); 3 incrociatori protetti da 4780/3200 tonn e 39/40 pezzi (Buenos Aires, /ueve de Julio, Veinteycinco de Mayo) 1 incrociatore protetto da 1.419 tonnellate e 20 pezzi (Patagonia); 1 incrociatore-torpediniere (Patria); 1 incrociatore-scuola (Presidente Sarmiento); 6 cacciatorpediniere (1 da 520 tonn tipo Espora, 2 tipo Misiones e 3 tipo Entre Rios); 10 torpediniere di 1a classe da 110 tonnellate (6 tipo Bat Hurst e 4 tipo Alerta); 10 torpediniere di 2a classe da 15 a 16 tonnellate (N. 1 - N. 10); 5 trasporti principali (Pampa, Chaco, Guardia /acional, Santa Cruz, Primero de Mayo).

La rielezione di Roca e l’autonomia della marina (11 ottobre 1898) Naturalmente la rutilante eccitazione guerresca del 1896-98 preludeva alla grande rentrée del Cincinnato argentino, presidente del senato dal 1895 e trionfalmente rieletto alla presidenza della Repubblica in coppia con Norberto Quirno Costa. Ministri degli esteri e dell’interno del nuovo governo Roca erano Luis Maria Drago e Joaquin V. Gonzalez. Alla vigilia del suo insediamento, la legge 11 ottobre 1898 n. 3727 sulle funzioni dei ministri separò per la prima volta i dicasteri della guerra e della marina, dove a Levalle subentrarono rispettivamente il generale Luis Maria Campos e il commodoro Martin Rivadavia. Ma l’art. 12 della legge declassava i due ministri a meri esecutori tecnici delle direttive militari presidenziali (erano infatti responsabili dell’“attività relativa all’esercizio dei poteri di guerra del presidente nella sua qualità di comandante in capo” delle forze armate e della milizia). Capo di stato maggiore dell’esercito era il colonnello Alejandro Montes de Oca, poi sostituito da Ricchieri. L’abrazo del Estrecho (12 febbraio 1899) Roca chiuse rapidamente la controversia confinaria col Cile che gli aveva assicurato il trionfo elettorale. Congedati i coscritti e smobilitato l’esercito, Roca si accordò col suo collega cileno Federico Errazuriz per un vertice a Punta Arenas, dove i due presidenti arrivarono accompagnati dalle rispettive flotte e dove il 15 febbraio 1899 firmarono l’accordo a bordo dell’incrociatore cileno O’Higgins, immortalandolo con il famoso “abrazo del Estrecho”. Poi la fregata argentina Presidente Sarmiento accompagnò la flotta cilena a Valparaiso e l’incrociatore cileno Centeno seguì quella argentina a Buenos Aires.

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La visita di Ricciotti Garibaldi (luglio 1899) Nel luglio 1899 Roca ricevette la visita di Ricciotti Garibaldi (1847-1924), figlio dell’Eroe dei Due Mondi, nato a Montevideo ed ex-comandante della 4a brigata dell’Armata dei Vosgi durante la guerra franco-prussiana del 1870-71, alla quale avevano appartenuto anche i volontari argentini e spagnoli. Accompagnato dal poeta dialettale Cesare Pascarella (1858-1940) - cantore dell’epopea garibaldina e autore del poemetto La scoperta dell’America (1893) - e dagli aspiranti finanziatori, principe Baldassarre Odescalchi e marchese Medici del Vascello, Ricciotti propose un progetto di colonizzazione italiana della Patagonia, troppo vago e ambizioso per poter modificare la decisione del governo argentino di affidare la colonizzazione dei territori di frontiera (Patagonia e Chaco) ai contadini nord-europei, ritenuti più sobri, resistenti e laboriosi degli italiani, ai quali si pensava semmai di riservare gli incarichi di carattere tecnico ed edilizio. La campagna del Chaco Austral (estate 1899) Proprio per preparare la colonizzazione del Chaco Austral, a metà del 1899 il generale Lorenzo Vintter effettuò una nuova campagna a Sud del Rio Bermejo con la cosiddetta Division de Caballeria Chaco (RI 12, RC 1, 6, 8, 11 e 12 e RAL 3) coprendo una distanza di 500 chilometri fino a Reconquista e ai fortini Chicas e Tostado e sottomettendo circa 4.500 indiani. Relativamente ai confini settentrionali del Chaco Central, compreso tra i fiumi Bermejo e Pilcomayo, nel novembre 1899 l’Argentina concluse col Paraguay un trattato di arbitrato decennale analogo a quello appena concluso con l’Uruguay. I Pactos de mayo e il disarmo navale bilanciato (1902) L’Abrazo del Estrecho fu ulteriormente consolidato con gli accordi bonearensi del maggio 1902. Oltre ad un trattato generale di arbitrato che rimetteva al sovrano britannico la designazione di una commissione arbitrale sulla controversia confinaria, i Pactos de Mayo comprendevano la convocazione di un convegno sulla limitazione bilanciata degli armamenti. Ne derivò l’unico accordo sul disarmo sottoscritto in Sudamerica nel XX secolo, con il quale l’Argentina accettava di disarmare una aliquota di navi già in servizio e di vendere quelle ancora in costruzione oppure, in mancanza di acquirenti, di lasciarle incomplete nei cantieri. Di conseguenza fu sospesa la costruzione di 2 corazzate da 15.000 tonnellate e rescisso il contratto coi cantieri Orlando per i 6 cacciatorpediniere, mentre gli ultimi 2 incrociatori corazzati (Moreno e Rivadavia), già quasi completati dall’Ansaldo, furono venduti al Giappone. L’intervento europeo in Venezuela e la doctrina Drago (1902) Il 2 dicembre 1902 navi inglesi, tedesche e italiane (incrociatori Carlo Alberto, Bausan ed Elba) catturarono la squadra venezuelana e cannoneggiarono i porti, ufficialmente per imporre il pagamento dei debiti dovuti da privati o dallo Stato venezuelano a forti creditori inglesi e tedeschi (tra cui la Disconto Gesellschaft di Berlino, creditrice di 50 milioni di bolivares) ma soprattutto per soffocare sul nascere la Revolucion restauradora scatenata dal generale Cipriano Castro contro i caudillos e la borghesia mercantile finanziata dalla /ew York and Bermudez Company. Per questa ragione l’intervento europeo fu inizialmente approvato dagli Stati Uniti. Unica ad opporsi fu invece l’Argentina, il cui ministro degli esteri Luis Maria Drago sollecitò gli Stati Uniti a riconoscere il principio che “il debito pubblico non può dar luogo all’intervento armato e

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neppure all’occupazione materiale del suolo delle nazioni americane da parte di una potenza europea”. La cosiddetta doctrina Drago fissava in tal modo un importante principio del diritto internazionale dell’emisfero americano, seguito poco dopo dal “corollario Roosevelt” alla dottrina Monroe del 1823, che rivendicava agli Stati Uniti, in nome dell’ideale panamericano, l’esclusivo diritto di esercitare un’azione di persuasione nei confronti di uno stato americano debitore cronico, anche nel caso in cui i creditori fossero europei. Con la mediazione americana il 24 febbraio 1903 terminò l’ultima azione coercitiva europea nel Continente Americano.

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X - LA POLITICA MILITARE DEL REGIME COSERVATORE (1900-1916)

SOMMARIO: 1. Da Roca ad Yrigoyen. - 2. La politica estera e militare. - 3. Lo Stato maggiore. - 4. Le truppe. - 5. Marina ed aviazione.

1. DA ROCA A YRIGOYEN La crisi del regime e la terza insurrezione civico-militar (1898-1905) Nelle elezioni del 1898 la competizione era ridotta alle due formazioni politiche tradizionali, i liberali (U. C. N.) di Emilio Mitre e i conservatori (P. A. N.) di Roca e Pellegrini, invano sfidati nel 1901 dalla nuova lista antiroquista (democrata) di Roque Saenz Pegna, un antico sostenitore del riformismo di Juarez Celman che in occasione della I Conferenza Panamericana del 1889 aveva contestato l’eccessiva ingerenza degli Stati Uniti. Ma durante la seconda presidenza Roca crebbero anche, soprattutto nella capitale e nella provincia bonearense, il Partito socialista e l’U. C. R., dove l’affermazione dell’ala estremista guidata da Hipolito Yrigoyen provocò la scissione dei Radicales di Bernardo Irigoyen. A differenza dei vecchi partiti, che si appoggiavano alle clientele dei caciques distrettuali, socialisti e radicali erano partiti di militanti, con sezioni organizzate e con una rete di quotidiani nazionali e locali. Nel 1902 si svolse il primo sciopero generale. Benchè non avesse ancora finalità politiche, Roca rispose proclamando lo stato d’assedio e varando una ley de residencia, presentata come “de seguridad y defensa”, che consentiva l’espulsione degli stranieri rei di delitti comuni o di condotta pericolosa. Inoltre negli ultimi sei anni del regime roquista (1901-06) furono disposte sei intervenciones (commissariamenti di province): Presidenze



Anni e Provincie

Beneficiari

Titolo

1898-1904 (2a Roca)

4

1904-06 (Quintana)

2

1899 Buenos Aires 1899 Catamarca 1900 Entre Rios 1903 Buenos Aires (2 int.) 1904 San Luis 1905 Tucuman

autorità locali opposizione autorità locali autorità locali opposizione opposizione

ex-art. 6 ex-art. 6 richiesta ex-art. 6 richiesta ex-art. 6

D’altra parte Roca offerse spazi di rappresentanza all’opposizione con la riforma del sistema elettorale, proposta dal ministro degli interni Joaquin V. Gonzalez, che adottava il voto segreto e il collegio uninominale, approvata il 12 dicembre 1902. Pellegrini, che aveva osteggiato la riforma e difeso il diritto di vendere il voto, convocò assieme a R. Saenz Pegna una “conferenza dei notabili”, dalla quale si riprometteva di trarre la propria candidatura alle presidenziali del 1904. Ma la fazione di Roca e del governatore bonearense Ugarte sabotò l’iniziativa, garantendo

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l’elezione del portegno Manuel Quintana, antiroquista ma isolato, in coppia con il cordobese J. Figueroa Alcorta (peraltro gradito a Pellegrini). Tra le prime misure di Quintana vi fu il ripristino del vecchio sistema elettorale della lista completa. Fu la causa scatenante della terza ed ultima insurrezione civico-militar, scoppiata il 4 febbraio 1905 ed estesasi ad una dozzina di unità dell’esercito, in particolare del genio. Nella capitale il piano, nel quale erano coinvolti i RI 2 e 6, il RC 9 (Escolta) e la scuola sottufficiali, fu scoperto e neutralizzato, ma nell’interno si sollevarono varie guarnigioni, a Bahia Blanca il 1° zappatori, a Rosario il RI 9, a San Lorenzo il RAC 3. A Cordoba il RI 8, il RC 10, il 3° ferrovieri e il 4° telegrafisti attaccarono senza successo la caserma del RAC 2, rimasto fedele al governo. Ma gli scontri più duri si verificarono a Mendoza, dove si sollevarono il Batallon Cazadores de los Andes, il RC 1 e i RAM 1 e 2, in tutto alcune centinaia di uomini con 11 cannoni, sconfitti a Panquehua dalle truppe lealiste del colonnello Antonio Tiscornia. Il bilancio fu di almeno 300 vittime: un centinaio a Cordoba, 80 (20 morti e 60 feriti) nella capitale, 41 (12 m. e 29 f.) a Santa Fe e 50 a Mendoza. A seguito della rivolta, il 28 settembre furono approvate le leggi n. 4707 e 4708, che ribadivano l’incompatibilità tra il comando di truppe attive e la partecipazione ad attività politiche (consentendo però la candidatura elettorale) e autorizzavano il presidente, in caso di emergenza interna, a istituire tribunali speciali di guerra, dove non si ammettevano difensori civili. La sconfitta di Roca e la repressione sociale (1906-1910) Intanto Pellegrini preparava la rivincita da Londra e al suo ritorno sfidò il governo incontrando i dirigenti dell’U.C.R. esiliati dopo la fallita insurrezione, nonchè Saenz Pegna, che, nominato da Quintana ambasciatore a Berlino, aveva già incontrato a Losanna il vecchio oppositore cattolico Indalecio Gomez, concordando con lui un vasto progetto di riforma democratica. Nelle elezioni parlamentari del 12 marzo 1906 una massiccia affluenza alle urne vanificò il ripristino della lista completa, assicurando la vittoria delle opposizioni, alleate nella Coalicion Popular. Stremato dalla tensione, Quintana morì proprio quello stesso giorno, lasciando l’ufficio a Figueroa Alcorta. Fu allora il turno di Roca di prendersi una lunga vacanza in Europa, da dove tornò nel 1907 per dare la sua ultima battaglia. Pellegrini, morto nel 1906, non poté sostenere il nuovo presidente contro la fronda dei republicanos, che nel 1907 lo abbandonarono per protesta contro il commissariamento di Corrientes e tentarono di provocarne le dimissioni ritardando l’approvazione della legge di bilancio. Alcorta reagì convocando in novembre sessioni parlamentari straordinarie, senza tuttavia piegare l’ostruzionismo. Finchè, il 25 gennaio 1908, dichiarò chiuse le sessioni e approvato il bilancio e fece occupare il congresso dalla Policia Federal. Il golpe de estado isolò il blocco roquista, abbandonato da molti caudillos oficialistas e dai repubblicani mitristi e sconfitto alle elezioni di aprile. Per piegare il notabilato provinciale, Alcorta fece ricorso al commissariamento ben 7 volte, più di ogni altro presidente. Soltanto in due casi fu necessario impiegare le truppe, nell’aprile 1907 a Santiago del Estero (dove il RI /. 19 rimise in carica il governatore José D. Santillana) e nel 1909 a San Luis (RI /. 16). Cordoba, ultima roccaforte roquista, fu commissariata nell’agosto 1909: Presidenze



Anni e Provincie

Beneficiari

Titolo

1906-10 (Fig. Alcorta)

7

1907 San Luis 1907 San Juan

autorità locali opposizione

richiesta richiesta

249 1907 Corrientes

opposizione

ex-art. 6

1909 San Luis - Cordoba 1909 Corrientes 1910 La Rioja

opposizione opposizione opposizione

ex-art. 6 ex-art. 6 ex-art. 6

Ma Alcorta usò il pugno di ferro e lo stato d’assedio soprattutto contro gli scioperi generali del 1909 e 1910. Nel 1909, per vendicare gli scioperanti uccisi dalla polizia e dall’esercito, un anarchico assassinò il capo della polizia, colonnello Ramon L. Falcon, assieme al suo giovane segretario Lartigau. I grandi festeggiamenti per il centenario della rivoluzione di maggio furono turbati da nuovi massacri di operai e dall’occupazione militare della capitale. Ma la minaccia sovversiva era ancora ben lontana dal livello raggiunto con la “settimana rossa” del gennaio 1919. Infatti i gruppuscoli anarco-comunisti (FORA Quinto congreso), e in particolare quelli anarco-terroristi ispirati a Ravachol, erano un’infima minoranza. La maggior parte dei 69 sindacati anarchici era di tendenza soreliana (FORA Decimo congreso), mentre i 30 sindacati aderenti all’U.G.T. seguivano la linea pacifista e “revisionista” della socialdemocrazia tedesca e i 36 sindacati maggiori si dichiaravano indipendenti. La riforma elettorale e la vittoria dei radicali (1910-16) Nel 1909 la riforma democratica del sistema elettorale era ormai all’ordine del giorno, al punto che numerosi alti ufficiali, incluso forse lo stesso generale Ricchieri, ex ministro ella guerra del secondo governo Roca, aderirono all’U.C.R., la quale dopo la fallita insurrezione del 1905 aveva abbandonato la strategia cospirativa e riconosciuto la leadership di Yrigoyen. Anche l’ala riformista del regime conservatore si riorganizzò nel 1909, come Union /acional, attorno al progetto democratico elaborato da Gomez e Saenz Pegna, il quale giunse a qualificare Roca “el mas inlustre enemigo de la democracia argentina”. Ciò non gli impedì ovviamente di accettare l’appoggio del notabilato provinciale ex-roquista che gli consentì di vincere le presidenziali del 1910 in coppia col saltegno Victorino de la Plaza, già ministro degli esteri nella prima presidenza Roca. Il rifiuto opposto da Yrigoyen alle aperture di Saenz Pegna non rallentò comunque l’impegno riformista del nuovo governo, che il 10 febbraio 1912 ottenne finalmente l’approvazione della riforma elettorale proposta dal ministro dell’interno Indalecio Gomez, basata sul sistema della lista incompleta che predeterminava il numero di seggi assegnati alla minoranza. A seguito dei due rinnovi parziali della Camera svoltisi nel1912 e 1914, la rappresentanza dei partiti tradizionali si ridusse a 73 deputati, contro 47 dei nuovi partiti di opposizione (33 radicali, 11 socialisti e 3 della Liga del Sur, un dinamico partito regionalista santafesino fondato nel 1908 da Lisandro de la Torre e che derivava dai radicales di B. Irigoyen). Colpito da grave impedimento fisico nel febbraio 1914, Saenz Pegna morì in agosto, subentrandogli prima interinalmente e poi a pieno titolo il vicepresidente de la Plaza. L’improvvisa interruzione delle esportazioni temporaneamente determinata dallo scoppio della grande guerra europea, provocò il panico dei risparmiatori e il ritiro dei depositi dalle banche. I divieti di cambio in oro ed esportazione di preziosi emanati dal governo non poterono impedire una forte diminuzione delle riserve auree, ma il risconto dei documenti commerciali e la moratoria dei prezzi consentirono di superare l’emergenza. La crisi del mercato mondiale spinse i riformisti moderati a riaggregarsi attorno ad un programma protezionista e nazionalista, fondato sul controllo statale delle esportazioni e sullo sviluppo dell’industria e della marina mercantile. Nella nuova fomazione politica (Partido Democrata Progresista) vecchi oppositori come Gomez e de la Torre figuravano accanto ad ex-ministri del regime come Quirno Costa e Gonzalez,

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nonchè allo stesso figlio di Roca (Julio A. jr.). L’improvvisa minaccia alla prosperità del ceto medio accrebbe però anche lo spazio politico dell’U.C.R., che assorbì i resti dell’U.C. e vari partiti locali (democristiano, liberale, costituzionale, demosociale) avanzando a Santa Fe, Cordoba e Mendoza come nel Nord e a Corrientes. La partita finale tra P.D.P. e U.C.R. si giocò alle presidenziali del 1916, quando la guerra europea stava portando nuova prosperità all’Argentina. Tra i 300 grandi elettori i due schieramenti si equivalevano, ma alla fine prevalse di misura Yrigoyen, in coppia con Pelagio B. Luna, aprendo una nuova fase della storia argentina.

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2. LA POLITICA ESTERA E MILITARE La politica estera Fu in definitiva l’integrazione nel mercato imperiale britannico ad assicurare lo sviluppo dell’Argentina a spese dell’Europa continentale. Questa ormai secolare dipendenza economica e finanziaria dagli inglesi imponeva una coesistenza pacifica con gli altri Stati sudamericani, e in particolare col Cile e il Brasile, rispettivamente tutelati dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Da Roca a Yrigoyen, tutti i governi argentini cercarono di bilanciare il capitale inglese con la cooperazione navale e militare con l’Italia e la Germania e con la rivendicazione di un ruolo guida sui tre stati limitrofi che avevano fatto parte del viceregno spagnolo del Plata (Bolivia, Paraguay e Uruguay) e perfino sul Cile e il Perù. Per questa ragione, proprio mentre gli Stati Uniti conquistavano con la forza gli ultimi due bastioni dell’impero coloniale spagnolo, Cuba e le Filippine, Roca intensificò i rapporti di amicizia e cooperazione culturale con la Spagna e omise dall’inno nazionale le strofe antispagnole. Anche i suoi successori contrapposero l’hispanidad alla latinidad dei brasiliani, rifiutando ogni progetto di unità “panamericana”. Proprio Luis Maria Drago - il ministro degli esteri di Roca che nel 1902 aveva provocato il “corollario Roosevelt” alla dottrina Monroe contrapponeva una concezione “globalista” dell’America a quella “emisferica” di Monroe: “l’America all’umanità”, anzichè “l’America agli americani”. In ogni modo l’Argentina non poté impedire a Cile e Inghilterra di consolidare il rispettivo controllo dei passaggi a Sud-Ovest e dell’Antartide. Nel 1904, dopo averle gradualmente occupate, il Cile reclamò la sovranità sulle tre isole all’imboccatura atlantica del canale di Beagle (Picton, Nuova e Lennox) e nel 1908 il governo inglese dichiarò che le isole Georgie, Shetland e Sandwich Australi e la Terra di Graham facevano parte della giurisdizione delle Falkland. Nel 1909 Figueroa Alcorta e il suo ministro Estanislao Zeballos ruppero le relazioni diplomatiche con La Paz a causa delle violente proteste di piazza contro l’arbitrato argentino nella controversia territoriale boliviano-peruviana. I rapporti furono ristabiliti solo il 13 dicembre 1910, con le scuse del governo boliviano. Saenz Pegna e il suo ministro Ernesto Bosch dovettero invece affrontare la crisi paraguayana del 1911, sfociata nella guerra civile tra il governo colorado del generale Caballero, sostenuto dagli agrari e dal Brasile, e gli insorti liberali, espressione dei ceti medi urbani e degli esportatori. Diversamente dal governo, gli insorti rifiutarono di aderire all’invito del corpo diplomatico di Asuncion, promosso dalla legazione argentina, di dichiarare la capitale “città aperta” e le cannoniere ribelli colpirono anche navi argentine. Alla proteste ufficiali, Buenos Aires fece seguire l’invio della cannoniera Paranà che più tardi, assieme al vapore Lambaré, accolse a bordo oppositori e ribelli, di fatto sostenuti dal nuovo governo riformista argentino. Il 23 gennaio 1912 quest’ultimo ruppe le relazioni diplomatiche con i colorados, subito ristabilite dal nuovo governo liberale di Liberato Rojas. L’andamento della spesa militare Nel periodo esaminato si avvicendarono al ministero della guerra il generale Luis Maria Campos (1898), il colonnello Pablo Ricchieri (1901) e i generali Manuel Godoy (1904), R. M. Fraga (1906), Rafael Aguirre (1908), Juan Gregorio Velez (1910) e Allaria (1914). Nel 1916 Irigoyen assegnò ministero della guerra e jefatura di polizia a due dirigenti del partito, Elpidio Gonzalez e Julio Moreno, che nel 1918 si scambiarono gli incarichi. Nel 1900 Roca e Campos non sostennero il piano di potenziamento dell’esercito presentato dal capo di S.M. Ricchieri, che prevedeva una spesa di ben 38 milioni di pesos, più del doppio dei 16

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milioni concessi per il 1899. Il nuovo governo antepose infatti lo sviluppo delle linee ferroviarie e dei porti di Rosario, Santa Fe e Bahia Blanca e nel biennio 1900-01 ridusse anzi il bilancio dell’esercito da 16 a 13 milioni. In compenso la legge 4031/1901 consentì ai militari in congedo passati ad altra amministrazione pubblica di cumulare stipendio e pensione intera. Divenuto ministro, Ricchieri ottenne però lo stanziamento nel bilancio 1902 di 5 milioni per l’ammodernamento dell’esercito, determinando nuovamente un’economia di riarmo. Questa politica fu duramente criticata da Pellegrini nel suo intervento del 27 dicembre 1902 al senato sul bilancio di previsione del 1903. In polemica col governo, Pellegrini osservò che la spesa militare dell’Argentina superava in proporzione al bilancio quelle della Russia, dell’Italia, della Spagna e del Belgio, restando inferiore soltanto a quelle della Francia e della Germania, cioè delle due Potenze maggiormente soggette alla “doble calamidad” del militarismo e della pace armata. Pellegrini ne indicò la causa nel fatto di aver assunto come bilancio normale di pace quello che, all’epoca ormai conclusa della tensione con il Cile, era stato votato come bilancio di guerra. Secondo la Commissione finanze della Camera dei deputati il finanziamento della coscrizione obbligatoria adottata nel 1901 e delle nuove caserme previste in funzione delle esigenze di mobilitazione e radunata imponeva drastiche economie nell’amministrazione militare, in particolare una revisione delle norme sull’avanzamento e sul trattamento di quiescenza. La Commissione rilevava altresì l’impossibilità di una razionale pianificazione determinata dalle variazioni di spesa in corso d’esercizio e che la tendenza all’aumento dei quadri, saliti nel 1903 da 1.700 a 1.800 unità, poteva diventare entro dieci anni una “calamidad publica”. La legge organica del 20 settembre 1905 n. 4707 elevò da 45 a 55 anni i limiti di età per i sottufficiali, li abbassò drasticamente per gli ufficiali (inferiori 40-46 anni, superiori 50-57, generali 60-63), elevò il servizio minimo pensionabile a 15 anni e limitò il computo degli anni di campagna ai soli fini della liquidazione. In tal modo fu possibile stabilizzare il bilancio dell’esercito al 9 per cento della spesa statale e quello della marina al 7 e poi al 6 per cento. Il proporzionale aumento del bilancio statale consentì comunque di accrescere il valore assoluto e anche reale degli stanziamenti, tanto che nel 1910 fu possibile raddoppiare gli organici dell’esercito da 12.000 a 24.000 uomini senza variarne l’incidenza sulle spese Tuttavia nei bilanci 1911-16 si stanziarono fondi straordinari per l’ammodernamento e il potenziamento delle due forze armate, pari nei primi due esercizi ad un ulteriore 6 per cento della spesa statale, dimezzata in ciascuno dei tre esercizi successivi fino allo 0.6 per cento. Peraltro a partire dal bilancio del 1912 le spese ordinarie della marina furono accresciute del 50 per cento, portandole quasi allo stesso livello di quelle dell’esercito. Comunque, in termini assoluti e valuta corrente, le spese militari aumentarono fino al 1914, passando da 24 al massimo di 60 milioni di pesos. Nel 1915-17 la crisi bellica del mercato mondiale impose di tagliare un decimo della spesa statale. Ridotta proporzionalmente, quella militare si attestò sui 54 milioni di pesos, pari al 17 per cento del bilancio: Anno 1900 1901 1902 1903 1904 1905 1906 1907

Guerra m$ - % 13.0 - 14 13.0 - 15 18.0 - 18 15.0 - 16 16.6 - 16 16.4 - 15 17.0 - 14 24.0 - 8* 18.5 - 9

Marina m$ - % 11.2 - 12 9.5 - 11 11.0 - 11 9.2 - 10 9.8 - 10 9.7 - 10

1

Anno

Guerra m$ - % 22.6 - 9 22.9 - 9 23.2 - 8.5 29.2 - 9* 29.8 - 9* 31.0 - 9* 1915*

1909 1910 1911 1912* 1913* 1914* 12.8 - 10 4.5 - 7

1916*

28.4 -

Marina m$ - % 16.5 - 6 17.5 - 6 19.2 - 6 28.1 - 9* 26.0 - 8* 29.3 - 9* 28.3 - 9* 9*

24.0 -

253 8* 1908

18.5 - 9 1

4.5 - 7

1917

28.6 - 9

24.3 - 8

* acquisti straordinari (1911-12 +6% Bil. Stato, 1913 +3%, 1914 +2%, 1915/16 +0.6%).

La ley Ricchieri e la coscrizione selettiva (6 dicembre 1901) Nel 1901 il ministro Ricchieri presentò un vasto progetto di riforma dell’ordinamento e del reclutamento dell’esercito secondo il modello prevalente nell’Europa continentale. Articolato in 16 titoli, il progetto fu vivamente osteggiato in parlamento, dove la maggioranza era orientata a favore del vecchio reclutamento volontario per ingaggio e dell’autonomia della guardia nazionale. Tuttavia, grazie al forte sostegno del governo, il progetto fu approvato con legge 6 dicembre 1901 n. 4031, la famosa Ley Ricchieri. Da notare che tra gli argomenti a favore della coscrizione obbligatoria vi era che essa avrebbe eliminato i “vicios”, l’indisciplina e le diserzioni di cui si rendevano responsabili i volontari. L’art. 1 della legge Ricchieri integrava definitivamente la Guardia Nazionale nell’Esercito, senza più distinzioni tra scapoli e ammogliati. Tutti i cittadini, sulla base dell’art. 21 della Costituzione, erano infatti assoggettati all’obbligo personale del servizio militare. L’obbligo durava dal compimento del 20° anno sino al 45°, assegnando le prime 9 classi (20-28 anni) all’Ejército de linea (Esercito Permanente e Riserva), le 12 successive (29-40) alla Guardia /acional e le ultime 4 (41-44) alla Guardia Territorial. Quanto al reclutamento dei militari di truppa dell’Esercito Permanente si passava dal sistema degli ingaggi alla coscrizione selettiva sulla classe dei ventenni. Nominalmente tutti gli idonei erano obbligati ad una ferma addestrativa semestrale, ma in pratica - come del resto avveniva allora anche nell’Europa continentale - l’unica realmente incorporata era un’aliquota sorteggiata con ferma biennale. In Francia e in Italia il contingente era fissato annalmente con legge di bilancio a seconda del gettito e delle esigenze di reclutamento, e all’inizio del secolo, ridotta la ferma da 3 a 2 anni, si aggirava mediamente sul 40 per cento del gettito utile di leva. La legge Ricchieri seguiva invece il criterio spagnolo, fissando un tetto del 20 venti per cento o “quinta parte” del gettito di leva annuale (donde il nomignolo di quintas dato agli sfortunati marmittoni spagnoli). La leva poggiava su 58 distretti militari, con 116 ufficiali e 124 sottufficiali. Le chiamate alle armi effettuate nel 1896-99 in base alla legge 23 novembre 1895 avevano registrato un forte tasso di elusione (mediante matrimonio, espatrio a Montevideo, accesso al pubblico impiego). Per dimostrare che il governo intendeva fare sul serio e per sperimentare il nuovo sistema, furono immediatamente richiamate alle armi, per completare (o per compiere, nel caso degli ammogliati) il semestre addestrativo, le classi 1878 e 1879 della 5a Region Militar, vale a dire quella di Cuyo. In tal modo al 31 dicembre 1901 i militari di truppa alle armi erano già 15.458, saliti un mese dopo a 18.033 (il 5 aprile ne restavano 17.480). Con legge 24 maggio 1902 n. 4071 furono amnistiati i reati commessi in violazione delle precedenti leggi di reclutamento. La riduzione della ferma e il raddoppio del contingente (1905) Anche in Argentina, come in Europa, la coscrizione suscitò forti critiche della sinistra. L’iniqua ripartizione sociale del carico e il rapido aumento del gettito di leva resero presto impossibile difendere la ferma “lunga” biennale, benche in un’ottica puramente tecnico-militare fosse preferibile a quella “breve”. Così nel 1905, con legge organica n. 4707, la ferma nell’esercito (ma non in marina) fu dimezzata ad un anno, raddoppiando di conseguenza il contingente annuale

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incorporato, e anche la ferma generale addestrativa fu ridotta a 3 mesi. Inoltre la determinazione del contingente annuale fu rimessa alla legge di bilancio. Come premio di consolazione, i generali ottennero la simbolica assegnazione delle prime 2 classi di G. N. (29-30 anni) alla Riserva dell’Esercito di linea. Dal 1901 al 1935 furono incorporati 200.000 uomini, mentre a partire dal 1910 il tasso di reclutamento si stabilizzò attorno al 35-40 per cento degli idonei. Come si era previsto, il passaggio dal reclutamento volontario alla coscrizione ridusse notevolmente i tassi di criminalità e di indisciplina. Anche le pene corporali furono ulteriormente limitate: nel 1907 fu ridotta da 6 a 3 ore la durata massima del pianton, definitivamente abolito nel marzo 1915, conservando però la barra. Al posto delle compagnie di disciplina, nel 1907 fu introdotta, quale punizione accessoria per renitenti e ribelli, l’assegnazione ad unità di stanza nel Chaco.

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3. LO STATO MAGGIORE La riforma del ministero della guerra (1900-09) Con decreto 31 dicembre 1900 (mod. 18 febbraio 1902 e 26 dicembre 1905) e con regolamento 17 gennaio 1904 (mod. 23 dicembre 1904) il ministero della guerra fu riordinato su tre “ripartizioni”: Gabinetto - 1 ufficiale superiore capo e 12 sezioni (poi “divisioni”): 1 segreteria - 2 ordinamento, reclutamento e mobilitazione - 3 istruzione, regolamenti e scuole militari - 4 direzione di fanteria - 5 dir. di cavalleria - 6 dir. di artiglieria e genio - 7 arsenali, polverifici, materiali - 8 costruzioni milirari - 9 sanità e veterinaria - 10 rimonta 11 giustizia militare e clero castrense - 12 stato di servizio, archivio, biblioteca; Amministrazione Centrale - 1 ufficiale generale o superiore e 4 sezioni (poi “divisioni”): 1 segreteria amministrativa e Boletin Militar - 2 bilancio, contabilità, pagamenti - 3 intendenza e controllo amministrativo - 4 previdenza e provvidenze per il personale (pensioni, riforme, Montepio militar); Stato Maggiore Generale dell’Esercito (EMGE) - 1 generale o colonnello capo di S. M. e ufficiali diplomati di S. M. su despacho, secretaria e 6 “divisioni”: 1 mobilitazione e radunata - 2 operazioni, studio dei teatri operativi, grandi manovre, viaggi di S. M., scuola di guerra - 3 Istituto Geografico Militare e Sezione operaia topografica - 4 trasporti truppa e comunicazioni militari - 5 servizi, informazioni, statistica, ricognizioni, eserciti esteri, missioni all’estero - 6 storia militare della Repubblica, archivio e biblioteca. Dipendevano inoltre dall’EMGE quattro Ispettorati d’Arma: Fanteria - Cavalleria - Artiglieria e Genio.

Da segnalare il ruolo svolto dal ministero della Guerra nello sviluppo dell’industria petrolifera nazionale impiantata a seguito della scoperta (13 dicembre 1907) di giacimenti petroliferi a Comodoro Rivadavia. La legge 30 novembre 1909 aggiunse come “quarta ripartizione” del ministero l’Uditorato generale di guerra. Altri 5 uditorati regionali erano stati istituiti il 27 maggio 1909. La Scuola di guerra e la riforma dello Stato Maggiore (1900-04) Otto anni dopo l’accademia di guerra cilena e su proposta del capo di stato maggiore Ricchieri, il superior decreto 29 gennaio 1900, con annesso regolamento del 3 febbraio, istituì quella argentina, col nome di Escuela superior de guerra (ESG). Come nel caso cileno, anche in quello argentino la direzione della scuola di guerra era affidata ad un tedesco, il colonnello a riposo Alfredo Arent, e tedeschi erano 4 dei 10 professori, ciascuno affiancato da un “sottoprofessore” argentino. Il corso, inizialmente annuale, includeva regolamenti tattici, storia della guerra, artiglieria, fortificazione, topografia, storia e geografia generali, diritto internazionale, francese ed equitazione. Materie facoltative erano tedesco, matematica superiore e scienze naturali. Era facoltativo proseguire gli studi per un secondo anno, per specializzarsi in tattica applicata, geografia e igiene militare. All’ESG erano ammessi a domanda capitani e primi tenenti con almeno due anni di servizio ai reparti. Il 1° corso iniziò il 1° aprile 1900 con 23 allievi e i migliori qualificati furono subito promossi. Il decreto 29 novembre 1901 soppresse il diritto all’avanzamento per i migliori qualificati del corso di stato maggiore. In compenso riconobbe a tutti gli idonei un “diploma di S. M.”. Il decreto 23 dicembre 1904 attribuì all’ESG il compito di dare agli ufficiali le cognizioni militari e scientifiche necessarie per servire nello S. M., nei comandi e negli incarichi superiori, nonché di selezionare i migliori per formare un Corpo di stato maggiore (CEMG) distinto dal servizio di

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stato maggiore (adjuntos de E. M.). Il nuovo regolamento fissava criteri di ammissione più restrittivi, elevando la durata del corso a 3 anni, con esami di idoneità al 2° e al 3° anno e senza possibilità di ripetere l’anno in caso di bocciatura. I diplomati migliori erano ammessi nel CEMG previo periodo di prova presso l’EMGE. Coloro che non lo superavano erano comunque preferiti agli altri diplomati per l’assegnazione al “servizio di S. M delle truppe”. Lo stesso decreto riordinava l’EMGE riducendone i reparti da 6 a 4 e articolandoli in 10 sezioni: segreteria EMGE su 2 sezioni: 1. storia militare, biblioteca, scuola di guerra, personale, corrispondenza - 2 amministrazione, contabilità e intendenza; 1a divisione EMGE su 2 sezioni: 1 Mobilitazione, radunata e comunicazioni - 2 Trasporti, radunata e assegnazione coscritti annuali; 2a divisione EMGE su 3 sezioni: 1 operazioni, teatri, manovre, viaggi, piani difesa del territorio - 2 ricognizioni e statistica - 3 eserciti esteri e missioni all’estero; 3a divisione EMGE su 3 sezioni: 1 geodesia - 2 topografia - 3 cartografia e archivio piani - brigata operaia topografica (1 sottufficiale, 2 sergenti, 10 caporali e 25 soldati).

Reclutamento, formazione e avanzamento dei Quadri di carriera Ricchieri curò in particolare l’addestramento, destinando nel 1901 un milione di pesos per acquistare aree addestrative, prima il Campo de Mayo e poi anche il Campo de Los Andes. Come misura transitoria, il 1° maggio 1903 gli ufficiali non provenienti dal Collegio militare, e in particolare quelli reclutati nel 1895-96, furono destinati a frequentare un corso d’applicazione (escuela de aplicacion de oficiales) di 8 mesi presso il Campo de Mayo, in cui studiavano tattica, storia della guerra, armi e tiro, chimica, fortificazione campale, studio del terreno e pianificazione, legislazione, regolamenti e corrispondenza. Il corso era completato da un corso di ginnastica e poi anche di scherma italiana (escuela de gimnasia y de esgrima) e concluso da una campagna di istruzione al campo di manovra delle Ande. Per il futuro Ricchieri stabilì di reclutare tutti gli ufficiali tramite il Collegio Militare di San Martin. Con decreti 24 settembre 1904 e 19 aprile 1905 la durata del corso per subalterni effettivi (escuela militar, detta poi corso elemental) fu ridotta da 4 a 3 anni, aumentando gli allievi a 150 becados, più un numero illimitato di pensionados. Dopo un trimestre ai reggimenti, i 20 subalterni delle armi dotte tornavano in collegio per seguire un corso biennale di applicazione (escuela de aplicacion de artilleria e ingenieros, detta poi corso superior), garantendo ai migliori classificati delle due armi un ulteriore biennio di formazione presso istituti militari europei. Soppresso nel 1908, il corso superiore d’applicazione fu ripristinato il 14 dicembre 1915 con durata ridotta a due semestri. Complessivamente nel periodo 1908-14 oltre 150 ufficiali argentini trascorsero un periodo di formazione in Germania, presso scuole superiori o reggimenti, oppure assistendo quali osservatori alle grandi manovre tedesche. L’art. 86 della costituzione argentina sottoponeva le promozioni a colonnello e generale al consenso del senato. La nuova legge del 28 novembre 1905 n. 4707 riservò al senato la designazione del generale incaricato di presiedere la commissione ministeriale d’avanzamento (tribunal de clasificacion de servicios militares) composta dai capi dell’EMGE e del gabinetto e dagli ispettori d’arma. Rispetto agli eserciti europei coevi, quello argentino privilegiava il merito sull’anzianità. Con quest’ultimo criterio si facevano 2/3 delle promozioni a secondo tenente, 1/3 di quelle a maggiore e metà di quelle a capitano e tenente colonnello. Tutte le altre erano a scelta comparativa e quella a maggiore era condizionata al titolo dell’ESG o ad esame equipollente. La legge del 1905 non fissava il numero delle promozioni annuali, avendo stabilito che si dovevano fare a vacanza. Comunque non potevano variare le proporzioni complessive assegnate

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alle singole armi: metà degli ufficiali alla fanteria, un quarto all’artiglieria, un quinto alla cavalleria e un ventesimo al genio. Questa restrizione fu abolita il 22 settembre 1909, mentre la nuova legge 25 settembre 1915 n. 9675 fissò il numero delle promozioni annuali (1/3 dei sottotenenti, 1/5 dei primi tenenti, maggiori e tenenti colonnelli, 1/6 dei capitani e colonnelli, 1/4 dei generali). Scuola sottufficiali, Scuola di tiro e altri centri addestrativi Con decreto 13 giugno 1902 Ricchieri ampliò i compiti della scuola sottufficiali: non più la semplice formazione di istruttori di compagnia (escuela de cabos y sargentos), bensì la qualificazione per la promozione a caporale, sergente e primo sergente (escuela de aplicacion de clases). Inoltre la scuola, resa permanente il 12 agosto e posta alle dirette dipendenze del ministro, diveniva anche ente di reclutamento diretto, mescolando nei medesimi corsi - senza distinzione di grado o categoria - graduati di carriera, reclute con almeno 4 mesi di servizio e volontari provenienti dalla vita civile. Le 4 sezioni della scuola erano decentrate presso altrettante unità operative (I Bat/RI 3, RC 8, RAC 1, Ferrovieri) ma i corsi, che duravano 5 mesi, si tenevano al Campo de Mayo. Soppressa l’8 febbraio 1905 a seguito del suo coinvolgimento nell’insurrezione radicale, la scuola fu ricostituita nel 1908 (escuela de clases) su 3 corsi per aspiranti caporali, sergenti e primi sergenti, con un totale di 440 allievi (200 di fanteria, 108 di cavalleria, 78 d’artiglieria e 54 del genio) nominati con obbligo di ferma biennale. Nel 1916 l’istituto assunse il nome di escuela de suboficiales “Sargento Cabral”. Istituita su modello tedesco con decreto 30 aprile 1901, l’Escuela /ormal de tiro svolgeva due corsi semestrali per ufficiali istruttori d’artiglieria e fanteria, più uno speciale per ufficiali di cavalleria, la cui durata fu aumentata nel 1903 rispettivamente a 8 e 3 mesi. Alcuni degli istruttori erano tedeschi e per le esercitazioni a fuoco gli allievi si avvalevano di batterie e compagnie distaccate dalle unità operative di stanza al Campo de Mayo. Per l’addestramento della cavalleria furono istituite, con decreto 17 agosto 1904, la I Brigata (RC 4 e 8) e la Scuola, con sede rispettivamente a Campo de Mayo e nel terreno demaniale di Belgrano. Diretta dal tenente colonnello Isaac de Oliveira César, l’Escuela de Caballeria svolgeva corsi di formazione tecnica, equitazione, governo dei quadrupedi e mascalcia frequentati a rotazione dai quadri dei 18 reggimenti montati (ognuno con 39 ufficiali di cavalleria, 10 di artiglieria, 82 aspiranti sottufficiali e 18 apprendisti maniscalchi). Nel 1908 la scuola fu trasferita al Palomar de Caseros, presso il Regimiento Granaderos a Caballo. Presso l’Ospedale militare funzionavano una scuola d’applicazione di sanità militare (soppressa nel 1905 e ristabilita il 29 aprile 1916) e una per infermieri e portantini (istituita il 21 gennaio 1909). Oltre all’addestramento militare, al ministero della guerra era attribuita la direzione dell’educazione fisica premilitare e dei riservisti. A tale scopo il 10 maggio 1905 fu istituita, alle dirette dipendenze del ministro, la Direzione generale di Tiro e ginnastica con 21 dipendenti, inclusi 15 istruttori più 1 ingegnere e 1 disegnatore per progettare i poligoni del Tiro Nazionale, saliti nel 1923 a 126 più 36 in costruzione. Sempre nel 1905 le preesistenti scuole reggimentali furono rese obbligatorie per i militari analfabeti. I nuovi regolamenti militari del 1907-12 Nel 1907-10 la 4a divisione dell’EMGE attuò una revisione generale delle procedure tattiche, allo scopo di assicurare l’“unità di dottrina” dell’esercito, ispirata al modello tedesco. Nel settembre 1907 entrarono in vigore, con adattamenti e a titolo sperimentale, i regolamenti tedeschi di

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fanteria, servizio di campagna e fortificazione campale e in dicembre l’Instruccion y metodo de trabajo de la Infanteria. Il 21 marzo 1908 seguirono nuovi regolamenti dell’ESG, del Collegio militare e della Scuola normale di tiro, nel luglio 1909 quelli di manovra e per il servizio interno di fanteria, cavalleria e artiglieria e nel 1910 i regolamenti degli arsenali di guerra, d’esercizio dell’artiglieria in campagna, dei ponti di fortuna, sugli esplosivi, del servizo di campagna e guarnigione e del tiro d’artiglieria. Con decreto 28 novembre 1911 venne infine approvato il testo unico (registro) dei regolamenti militari, inclusi quelli di disciplina (12 ottobre 1907) e sul servizio di sanità (1908). Seguirono infine - nel gennaio e ottobre 1914 e nell’aprile 1915 - i regolamenti sull’alimentazione in tempo di guerra, di tiro per la cavalleria e di equitazione per le armi montate. Il fallito tentativo di ridimensionare lo stato maggiore (1916-18) Negli ultimi mesi del suo mandato il presidente de la Plaza cercò di ridimensionare radicalmente il potere dell’EMGE. Infatti il decreto 16 febbraio 1916 sul nuovo ordinamento del ministero della guerra dotava il ministro (generale Allaria) di un organo consultivo indipendente (consiglio di guerra) e di organi esecutivi diretti (aiutante e ispettore generali) e passando alle sue dirette dipendenze anche i 5 alti comandi periferici. Dal ministro dipendevano infatti: Secretaria de guerra su 3 sezioni (A entrate - B contabilità - C affari generali), 1 habilitacion (amministrazione fondi, pagamento soldo) e 1 intendenza (mayordomia, servizi, biblioteca) Ayudantia general de guerra; Consiglio di guerra; Ispettorato Generale dell’Esercito (IGE) su 4 sezioni (A dispaccio e ordini - B mobilitazione e organizzazione - C regolamenti - D preparazione); Stato maggiore generale dell’Esercito (EMGE) con 1 segreteria (Sez. contabilità, dispaccio, biblioteca, archivio e amministrazione) e 3 divisioni: 1a (Sez. A organizzazione, B comunicazioni, C radunata) - 2a (Sez. D operazioni, E Informazioni, F Storia militare) - 3a (Sez. G Geodesia, H Topografia, I Cartografia e Compagnia operaia topografica); 6 Direzioni Generali: Personale, Materiali, Genio, Amministrazione, Sanità, Tiro e Ginnastica; 5 Comandi di Regione Militare (declassati a comandi di Divisione dell’Esercito).

Il decreto sottraeva dunque all’EMGE la funzione più importante in tempo di pace, e cioè la “preparazione” dell’esercito, attribuendola invece all’IGE, definito come “l’organo attraverso il quale il ministro esercita il comando dell’esercito”. Ma naturalmente la riforma civilista si scontrò con le resistenze dell’EMGE, al quale bastarono un paio d’anni to emasculate l’IGE e far sancire ufficialmente la propria preminenza. Anzitutto l’“aiutante generale di guerra” fu declassato a semplice “aiutante di campo” e il suo ufficio venne affiancato alla segreteria del ministro. In secondo luogo i decreti 1° febbraio e 23 aprile 1917 tolsero all’IGE le sezioni B e A, attribuite rispettivamente all’EMGE e alla segreteria del ministro. Infine il decreto 3 aprile 1918 attribuì le funzioni dell’IGE al capo di S. M., riconosciuto come “il più alto incarico nell’esercito”, attribuendo al ministro il dovere di mantenerlo informato “della situazione politico militare del paese” in rapporto alle sue attribuzioni. Inoltre il decreto stabilì dettagliatamente le funzioni dell’EMGE e pose alle dirette dipendenze del capo di S. M. i seguenti organi: EMGE su 4 divisioni (Centrale - 1 Trasporti - 2 Operazioni - Storica); IGE su 2 divisioni (1 Regolamenti - 2 Istruzione); ESG (Scuola superiore di guerra);

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La Direzione Generale d’Amministrazione e veterinaria assorbiva l’Intendenza di guerra e l’Ispettorato di rimonta. Quella di Sanità, erede dell’Ispettorato e diretta nel 1914-22 dal dottor Nicomedes Antelo, includeva 1 segreteria, 1 commissione medico-legale e 3 divisioni (ispettorato e deposito sanitario centrale - profilassi e laboratorio - preparazione e organizzazione). La D. G. del Personale assorbiva parte del gabinetto militare (divisioni 3, 4 e 6), la compagnia archivisti, i giudici istruttori militari, la commissione d’avanzamento (tribunal de clasificacion) e la Vicaria generale, riordinandosi su 1 segreteria, 5 divisioni e 13 sezioni: segreteria (bilancio, despacho, uff. mobilitazione, compagnia archivisti e ciclisti, biblioteca e archivio); 1a div. Ufficiali (A Es. Permanente - B in ritiro, riserva, g. naz.; C equiparati e impiegati civili); 2a div. Vicaria General del Ejército (clero castrense); 3a div. Truppa (D coscrizone e reclutam. - E Es. Permanente - F Guardia nazionale - G identificazione dattiloscopica delle reclute - H depositi); 4a div. Giustizia militare (I Organizzazione e competenza - II Procedimenti ed esecuzione) con dipendenti giudici istruttori militari, depositi dei condannati, compagnie di disciplina; 5a div. Archivo general del Ejército (K documentazione del personale - L affari generali - M storico).

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4. LE TRUPPE L’ordinamento Ricchieri (31 gennaio 1902) Il 5 aprile 1900 il Reggimento del Genio fu sciolto e le sue 4 compagnie (1a zappatori e minatori, 2a pontieri, 3a ferrovieri e 4a telegrafisti) dettero vita ad altrettante “brigate” (designate “battaglioni” nel 1904) dipendenti direttamente dalla 1a divisione dell’EMGE. Ciascuna brigata includeva 2 compagnie e quelle delle brigate 2a, 3a e 4a erano una da campagna e una da montagna. Il nuovo ordinamento Ricchieri del 31 gennaio 1902 prevedeva 35 reggimenti e 9 battaglioni, con complessive 155 unità minori (68 compagnie, 52 squadroni, 24 batterie e 8 compagnie del genio e 3 del treno). Di conseguenza furono costituite 15 nuove unità: 2 reggimenti di fanteria su 1 battaglione di 4 compagnie (RI 13 e 14) 3 reggimenti di cavalleria su 4 squadroni (RC 8, 10 e 11) 5 reggimenti di artiglieria: 3 de campagna (RAC 3, 4 e 5) e 2 de montagna (RAM 2 e 3) 2 battaglioni di infanteria montada su 3 compagnie (BIM 1 e 2) 2 battaglioni di cazadores andinos su 3 compagnie (BCA 1 e 2) 1 battaglione del treno su 3 compagnie.

Il 3 febbraio 1903 fu costituito anche il Regimiento Granaderos a caballo, il primo dotato di uniformi storiche. Nel periodo 1902-05 i 39 reggimenti argentini (68 compagnie, 52 squadroni, 24 batterie, 8 compagnie del genio) erano così dislocati: RI 1 - R. Gallegos. 1903 B. Aires RI 2 - C. Mayo. 1903 Bahia B. RI 3 - Capital RI 4 - Capital RI 5 - R. Cuarto RI 6 - B. Aires. 1905 Tucuman RI 7 - R. Cuarto. 1903 C. Mayo RI 8 - Concordia. 1905 Cordoba RI 9 - Mendoza. 1903 S. Fe RI 10 - B. Aires RI 11 - Concordia RI 12 - C. Mayo. 1905 Concordia RI 13 - R. Cuarto RI 14 - Salta. 1905 Villa Rafaela BIM 1 - C. Mayo. 1905 sciolto BIM 2 - C. Mayo. 1905 sciolto BCA 1 - Mendoza. 1905 sciolto BCA 2 - Salta. 1905 sciolto RGC - Capital (Granaderos)

RC 1 - Capital. 1905 Mendoza, sciolto RC 2 - Rio Negro. 1907 Chivilcoy RC 3 - San Martin de los Andes RC 4 - Mendoza. 1904 C. Mayo. 1907 Cordoba RC 5 - Chaco Austral. 1907 Tucuman RC 6 - Chaco Austral RC 7 - Chos Malal. 1905 Paranà. 1907 Diamante RC 8 - C. Mayo. 1907 Escolta Presidencial RC 9 - Capital (Escolta Pres.). 1905 sciolto. RC 10 - C. Mayo. 1905 Cordoba (sciolto) RC 11 - Florencia (Gendarmeria del Chaco) RC 12 - Formosa (Gendarmeria del Chaco) RAC 1 - Cordoba RAC 2 - Villa Mercedes. 1905 Cordoba RAC 3 - San Lorenzo. 1905 sciolto RAC 4 - Villa Mercedes RAC 5 - C. Mayo. 1910 Salta RAM 1 e RAM 2 -Mendoza RAM 3 - Salta

L’ordinamento Fraga (31 gennaio 1907) Dieci reggimenti (RI 2, 6, 8 e 9, RC 1, 9 e 10, RAC 3, RAM 1) furono disciolti l’8 febbraio 1905 per aver preso parte all’insurrezione radicale, ma i 4 di fanteria furono subito ricostituiti utilizzando i 4 battaglioni montati e di cacciatori, mentre il genio fu riorganizzato dal colonnello “italiano” Luis J. Dellepiane (già simpatizzante radicale, il 9 gennaio 1918 il generale Dellepiane

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comandò la repressione durante la “settimana rossa” di Buenos Aires, con un bilancio non ufficiale di oltre 300 morti. Nel 1924 fu sfidato a duello dal ministro della guerra del governo Alvear, generale Agustin Justo, che aveva accusato di irregolarità negli appalti per la costruzione delle nuove caserme. Ministro della guerra nel secondo governo Yrigoyen, Dellepiane gli rimase fedele nel colpo di stato del settembre 1930). L’8 aprile 1905 le Regioni militari furono ridotte a 5 e con decreto 6 gennaio 1906 furono costituiti 5 comandi con annessi stati maggiori divisonali, che in base al decreto 1904 si ripartivano in 2 sezioni - operazioni e servizi - e impiegavano gli “aggiunti di S. M.”, preferibilmente diplomati. In tal modo venivano attivate altrettante Regioni Militari, con la seguente circoscrizione e numerazione: RM 1 Capital - Buenos Aires (Capital Federal); RM 2 Sur - Bahia Blanca (Buenos Aires, Pampa e Patagonia); RM 3 Litoral - Paranà S. Fe, Entre Rios, Corrientes, Chaco, Misiones e Formosa); RM 4 Centro y Cuyo - Rio Cuarto (Cordoba, San Luis, San Juan, Mendoza e La Rioja); RM 5 /orte - Tucuman (Santiago del Estero, Tucuman, Catamarca, Salta, Jujuy).

Fu il nuovo ministro della guerra della presidenza Figueroa Alcorta, generale Fraga, a proporre il nuovo ordinamento approvato con decreto 31 gennaio 1907. Senza ancora variare la forza bilanciata, l’esercito fu riordinato per la prima volta su 5 Divisioni quadro, una per ciascuna regione, su 2.400 uomini in pace e 8.000 in guerra, così ordinate: 12 compagnie in pace e 48 in guerra; 4 squadroni; 4 batterie (3 di cannoni e 1 di obici): 3 compagnie genio (zappatori, pontieri, telegrafisti); 1 compagnie del treno.

Dal comando dell’Esercito dipendevano inoltre la Divisione di cavalleria del Chaco (16 squadroni), 6 batterie da montagna e 2 compagnie ferrovieri, per un totale di altri 2.400 uomini. In definitiva, rispetto all’ordinamento Ricchieri del 1902 quello del 1907 soppresse 8 compagnie, 16 squadroni e 3 batterie da montagna, mentre furono aggiunte 5 batterie obici, 8 compagnie del genio e 2 del treno, con un saldo negativo di 12 unità minori (scese da 155 a 144). Il numero complessivo dei reggimenti rimase quasi invariato, perchè quelli di fanteria furono ridotti da 4 a 3 compagnie (una delle quali, tuttavia, con effettivi di guerra) e con le quarte compagnie furono costituiti 6 nuovi “reggimenti” (RI 15-20). Venne anche razionalizzata la numerazione progressiva, assegnando i primi quattro (RI 1-4) alla RM 1, i seguenti quattro (RI 58) alla RM 2 e così via fino alla RM 5. In compenso la cavalleria fu ridotta da 13 a 9 reggimenti (e da 52 a 36 squadroni) di cui 5 divisionali e 4 riuniti in 1 Divisione su 2 brigate di stanza nel Chaco. I 5 reggimenti d’artiglieria divisionale (artilleria montada) aggiunsero alle 3 batterie cannoni da 75/28 una 4a di obici da 105/12, mentre l’artiglieria da montagna fu contratta a 2 gruppi da montagna su 3 batterie cannoni da 75/13. Il genio formò a sua volta 6 battaglioni (1 ferrovieri su 2 compagnie e 5 misti divisionali su 3), mentre il Battaglione del treno fu sostituito da 5 compagnie divisionali. L’ordinamento Aguirre (6 dicembre 1909) Il nuovo ordinamento approvato con decreto 6 dicembre 1909 su proposta del generale Rafael

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Aguirre, succeduto nel 1908 a Fraga, riuniva a coppie i 20 reggimenti di fanteria in 10 Brigate, due per ciascuna Divisione, aggiungendo ai reggimenti con numero pari un secondo battaglione formato con le terze compagnie dei reggimenti della brigata. In teoria la modifica doveva facilitare la mobilitazione della Divisione su un organico di guerra di 12 battaglioni di 3 compagnie, mantenendo attivi in tempo di pace metà dei 60 battaglioni e appena un terzo delle 180 compagnie previste. Naturalmente, la fanteria divisionale, che in tempo di pace contava appena 12 compagnie attive (poco più di un migliaio di uomini sparpagliati in varie guarnigioni), equivaleva di fatto all’organico di pace di un coevo reggimento europeo: la vera differenza, rilevante sotto il profilo delle carriere e dunque degli interessi corporativi degli ufficiali, era che la fanteria argentina manteneva in tal modo un numero doppio di ufficiali superiori. Il decreto soppresse inoltre la rete colombofila militare creata nel 1894 e salita a 11 stazioni con 1.768 piccioni viaggiatori. Infine aumentò l’artiglieria divisionale a 16 cannoni e 8 obici (1 reggimento montado su 2 divisiones di 2 batterie cannoni e 1 gruppo autonomo su 2 batterie obici). Con decreto 2 gennaio 1911 venne aggiunto un sesto Reggimento obici da campagna con 12 obici pesanti campali Krupp da 150/14 mod. 1911 e 4 mod. 1904. Tuttavia il nuovo materiale Krupp a tiro rapido consentì di costituire soltanto 38 delle 40 batterie previste dal nuovo ordinamento: 19 batterie montadas con 76 cannoni a tiro rapido da 75/30 6 batterie de montagna con 24 cannoni da 75/13 9 batterie obuses con 36 obici da campaga da 105/12 4 batterie con 16 obici pesanti da 150/14 parco d’artiglieria: 12 pezzi da assedio da 130/26 Krupp mod. 1902 e 10 mortai Schneider-Cannot da 220 mm

In seguito i 30 battaglioni di fanteria furono completati costituendo le terze compagnie e 1 reparto mitraglieri e portandone la forza a 400 uomini. Tenuto conto del corrispondente aumento degli organici dei 36 squadroni e dei 6 battaglioni del genio, la forza delle Divisioni salì così a 4.000 uomini e l’organico di pace raddoppiò a 24.000: Unità

Ufficiali

Truppa

cavalli

pezzi

cassoni

30 battaglioni 58 distretti 1 cp aut. mitr. 36 squadroni 38 batterie I.Martin Garcia 6 btg genio 5 cp treno altri totale

621 116 10 266 255 11 126 30 162 1.597

11.800 124 113 4.040 3.295 120 2.295 375 218 22.380

87 4.480 3.918 85 350 8.290

6 174 6 186

5 87 6 98

Nel 1910 furono incorporate 16.410 reclute su 45.000 iscritti di leva (36.5%) e nel 1911 l’esercito attivo contava già 21.531 effettivi, saliti nel 1920 a 25.904. La Division de caballeria del Chaco (1907-15) Nel 1907, allo scopo di incentivare la colonizzazione del Chaco, il colonnello Teofilo O’Donnell fu incaricato di estendere la linea dei fortini attorno a Formosa, nonchè di impiantare terrapieni e

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ponti di fortuna, tracciare sentieri e confezionare carte topografiche. Per questo compito fu ricostituita la Division de caballeria del Chaco (RC 5, 6, 7 e 9) con quartier generale a Resistencia. Nel 1911, al comando del colonnello Enrique Rostagno, la Divisione operò nel settore del Pilcomayo, su una estensione di 16.000 chilometri quadrati, ripartita in settori di sorveglianza collegati con Resistencia da una rete telegrafica impiantata dal 2° e 3° battaglione del genio. La campagna assicurò la sottomissione di oltre 1.600 indiani mocovies. I cacicchi Jara e Caballero accettarono di fornire 2.000 braccianti per i lavori agricoli già iniziati, a condizione però di contrattare direttamente con il comandante del RC 9 (ex-11) anziché con gli impresari civili. La legge 8 febbraio 1912 n. 4167 istituì 5 nuovi villaggi, quattro sulla linea Formosa Embarcacion (Nuevo Pilcomayo, Pozo del Fierro, Presidencia Roca, Kilometro 521) e uno sulla linea Reconquista - Metan (Kilometro 173). Comandata poi dal colonnello Julio C. Mallea, la Divisione fu sciolta nel 1915, restando in servizio il solo RC 9 (tenente colonnello Alejandro Fernandez) fino al 30 settembre 1917 quando fu creato a Formosa uno speciale Regimiento de Gendarmeria del Chaco su 2 squadroni, dipendente dalla 3a Divisione di Paranà. In compenso sotto la stessa data furono ricostituiti i RC 10, 11 e 12 a Campo de Morgar, Concordia e Salta, formando la cavalleria su 6 brigate (Baires, Zapada, Concordia, Paso de los Libres, San Rafael e Salta) e 2 reggimenti autonomi (Gendarmeria del Chaco e Granaderos a caballo de San Martin, con funzioni di Escolta Presidencial). La dislocazione dei Reggimenti nel decennio 1907-17 Nel decennio 1907-17 le unità erano così dislocate: RI 1 - B. Aires (RM 1). 1910 Patricios RC 1 - Capital (Granaderos a caballo) RI 2 - C. Mayo (RM 2) RC 2 - Chivilcoy RI 3 - Capital (RM 1) RC 3 - S. Martin Andes. 1913 Gualeguay RI 4 - Capital (RM 1) RC 4 - Cordoba (Coraceros G.ral Lavalle) RI 5 - R. Cuarto (RM 2) RC 5 - Tucuman RI 6 - Mercedes B. A. (RM 2) RC 6 - Chaco Austral RI 7 - Zarate (RM 1). 1917 La Plata RC 7 - Diamante. Chaco (Resistencia) RI 8 - Bahia Blanca (RM 2) RC 8 - C. Mayo (Cazadores G.ral /ecochea, E. P.) RI 9 - Concordia. Corrientes (RM 3) RC 9 - Formosa (ex-RC 11) RI 10 - Corrientes. 1910 Gualeguaychù RAM 1 - Cordoba RI 11 - Rosario (RM 3) RAM 2 - Villa Mercedes RI 12 - Paranà (RM 3) RAM 3 - Formosa RI 13 - Cordoba e S. Vicente (RM 4) RAM 4 - Villa Mercedes RI 14 - Tucuman, Rio IV e S. Juan (RM 4) RAM 5 - C. Mayo. 1910 Salta RI 15 - Marquesado e San Juan (RM 4) GAM 1 - Mendoza RI 16 - Mendoza e San Luis (RM 4) GAM 2 - Salta RI 17 - Salta (RM 5) BI 1 e CT 1 - Capital RI 18 - Tucuman (RM 5). 1914 Santiago BI 2 e CT 2 - Bahia Blanca RI 19 - Santiago (RM 5). 1914 Tucuman BI 3 e CT 3 - Paranà RI 20 - Jujuy (RM 5) BI 4 e CT 4 - Villa Mercedes BF - Capital BI 5 e CT 5 - Tucuman.

L’armamento dell’esercito All’inizio del XX secolo l’armamento dell’esercito includeva:

264 210.000 fucili e carabine Mauser mod. 1891 rivoltelle Colt mod. argentino 1895 cal. 9.22 200 mitragliatrici Maxim-/ordenfelt mod. 1891 180 cannoni da campagna da 75/24 Krupp mod 1895 180 cannoni da campagna da 75/28 Krupp mod 1898 cannoni da montagna da 75/13 Krupp mod 1896 e 1898 26 cannoni da 105 Krupp 36 obici da 105/12 Krupp mod. 1898/1902 12 pezzi da assedio da 130/26 Krupp mod. 1902 10 mortai Schneider-Cannot da 220 mm

In seguito furono modificati, prodotti o acquistati: pistole Mannlicher mod. 1905 cal. 7,65 pistole Colt mod. argentino 1916 cal. 11.305 fucili e carabine Mauser mod. 1909 modelo argentino (con maggiore gittata) 10.000 lance metalliche da cavalleria mod. 1917 200 mitragliatrici Maxim /ordenfeld mod. 1911 76 cannoni da campagna a tiro rapido da 75/30 Krupp mod. 1909 12 obici da 150/14 Krupp mod. 1911 e 4 mod. 1904

Già negli anni Ottanta una parte delle artiglierie Krupp era stata assemblata in Argentina, ma le capacità tecniche degli arsenali argentini erano limitati alla produzione di armi bianche. Soltanto a partire dal 1911 venne seriamente avviata la produzione di armi leggere (fucili e carabine Mauser mod. 1909 modelo argentino) e munizioni per l’esercito. Nel maggio 1917 l’arsenale principale (Buenos Aires) e i 2 regionali del Centro (Rio Quarto) e del Litorale furono intitolati ad eroi e battaglie dell’indipendenza (“Esteban de Luca”, “José Maria Rojas” e “San Lorenzo”). Con decreto 1° febbraio 1902 fu istituita presso l’arsenale principale la scuola operai militari (EOM) con 60 becarios e 10 aggregati ammessi tra i 14 e i 18 anni, con preferenza tra figli e parenti di militari. Gli apprendisti, con diritto a vitto e salario mensile di 3 pesos, contraevano l’impegno a lavorare per sei anni presso gli arsenali militari. Nel 1909 si aggiunse alla scuola il corso armieri (EOMA) e la durata dei corsi fu elevata a due bienni, con due esami pratici di qualificazione per meccanici di 2a e di 1a categoria. Nel 1913 la scuola fu specializzata per i soli armieri (EAM) con corsi triennali per 80 apprendisti, tutti becarios non retribuiti, con impegno di lavoro quinquennale al termine dei corsi.

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5. MARINA ED AVIAZIONE Lo sviluppo dell’Armada (1902-1915) Intanto la marina argentina intensificava il suo impegno nelle spedizioni antarchiche e nel 1903 il recupero dei naufraghi della spedizione Nordenskjold da parte della vecchia corvetta Uruguay ne accrebbe notevolmente il prestigio internazionale. Ma il nuovo rango acquisito dalla marina argentina, potenziata nel 1907 da 2 poderosi monitori fluviali (Paranà e Rosario) che segnalavano una intenzione minacciosa nei confronti dell’Uruguay, innescò una nuova competizione con quella brasiliana, intenzionata a ristabilire l’equilibro di forze con i rivali. Nel 1910 il Brasile completò 2 moderne corazzate oceaniche del tipo dreadnought, le prime del Sudamerica, impostandone subito una terza. L’Argentina replicò commissionandone altrettante negli Stati Uniti e le prime due (Moreno e Rivadavia) furono varate nel 1911 e completate nel 1915. Ma, anche per l’eccessivo onere finanziario, la competizione tra le due marine si risolse con la rinuncia alla terza dreadnought argentina quando il Brasile vendette la sua, già quasi completata, alla Turchia. Oltre alle dreadnoughts, il programma navale argentino includeva ben 16 cacciatorpediniere, metà commissionate a cantieri tedeschi e il resto a cantieri inglesi e francesi. Tuttavia la marina argentina acquisì unicamente il primo lotto tedesco (Cordoba, La Plata, Catamarca e Jujuy), perchè entrarlo scoppio della grande guerra archiviò la commessa francese e la consegna del secondo lotto tedesco, mentre quello inglese finì alla Reale Marina greca. Malgrado ciò, nel 1915 la marina argentina contava ugualmente 16 unità maggiori (2 dreadnoughts, 3 guardacoste, 4 incrociatori corazzati e 3 protetti e 7 cacciatorpediniere) Gli effettivi contavano 9.000 uomini, inclusi 253 ufficiali specialisti (meccanici, torpedinisti, elettricisti, contabili, infermieri) e 352 di stato maggiore (2 viceammiragli, 5 contrammiragli, 20 capitani di vascello, 40 di fregata, 45 tenenti di vascello, 80 di fregata, 60 alfueri di vascello, 60 di gregata e 40 guardiamarina). La nascita dell’Aviacion Militar (1910-17) Nel 1910 l’esercito impiegò per la prima volta 1 aereo Voisin, ma soltano nel 1912 acquisì due aerei (1 Blériot Model XI e 1 Henri Farman) donati dalla Compagnia Argentina de Tabacos e seguiti da altri 2 Blériot XI e da un eterogeneo campionario di altre 7 “macchine volanti”. Fu così impiantata a El Palomar, presso la capitale, la Escuela de Aviacion Militar e nel 1914 il Servicio de Aviacion Militar prese parte alle manovre militari del 1914. Nel 1917 nell’officina di El Palomar furono assemblati 2 altri Farman.

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BIBLIOGRAFIA (Capitoli VII-X)

A - STORIA POLITICA, SOCIALE ED ECONOMICA

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B - STORIA POLITICO-MILITARE

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