9 gennaio ore 9.10: i prossimi massimi relativi..... Approfondendo e continuando la lettura di "Float" (il libro di cui ho iniziato a parlare ieri) ho dovuto ricredermi circa l'effettiva utilità di quanto in esso esposto: non c'è modo (almeno a mia conoscenza) di costruire il relativo programma su Excel (e senza quel programma operativo il metodo diventa inutile) e, quindi, il lettore interessato al metodo, dovrebbe necessariamente comprare il software venduto dallo stesso autore. Capito questo, ho immediatamente interrotto la lettura del libro, ed esaurito l'interesse per l'argomento in esso trattato. Storia chiusa. Per quanto riguarda il "proseguimento" di questi report, domani (a meno di ulteriori imprevisti) dovrei sottopormi all'intervento chirurgico di cui ho già detto e, quindi, è probabile che "ritornerò" lunedì. Continuate, tuttavia, a frequentare la Homepage di questo sito, dove verranno pubblicate le "ultime sul caso". Mi scrive un lettore: ..... ho letto che la povertà di molti paesi ricchi di materie prime (ad esempio la Russia) si spiega con la "Dutch disease", saprebbe dirmi cosè? Effettivamente, esiste una ricerca che mostra, in maniera incontrovertibile, che molti paesi tra i più ricchi al mondo (ad esempio il Giappone e molti paesi dell'Europa occidentale) sono quelli poveri di materie prime, mentre molti tra quelli più poveri (Nigeria, Congo e molti altri paesi centro-africani) sono ricchissimi di materie prime. Il motivo economico è molto semplice: le esportazioni di quelle materie prime, spingono verso l'alto il tasso di cambio della valuta di quel paese e ciò, di conseguenza, mette fuori mercato gli altri prodotti o servizi di quello stesso paese. Dal che ne discende l'impossibilità di esportare prodotti o servizi industriali o postindustriali e quindi, condanna quel paese alla povertà. Pensate all'Italia ai tempi della Lira: fosse stato un esportatore di petrolio, avrebbe avuto un cambio della Lira molto alto (sotto le 1000 lire contro marco e contro dollaro) e, quindi, non avrebbe potuto essere quel grande esportatore di prodotti e servizi che è stato (le esportazioni rappresentano oltre il 25% del Pil). Di conseguenza, sarebbe stato (più o meno) paragonabile al Venezuela, le cui fortune (come quelle di quasi tutti i paesi esportatori di petrolio) sono semplicemente ed indissolubilmente legate al prezzo del petrolio. Successe qualcosa del genere in Inghilterra ed in Norvegia quando, alla fine degli anni settanta, furono scoperti i giacimenti di petrolio del mare del nord; l'Inghilterra, in particolare, attraversò uno dei periodi più bui della sua storia economica. Veniamo al trading. Non c'è alcuna novità sull'euro Fx ..........
...... e, quindi, vale ancora quanto detto nel report di ieri. Parimenti immutata è la questione sul Bund ...........
........... sul quale si potrebbero solo scrivere le stesse cose già dette nei reports precedenti. E gli indici di Borsa (con relativi futures)? Anche qui la questione mi sembra delinearsi nei termini e negli scenari già noti. Oggi dovrebbe essere Sell short sia sull'italiano che sul tedesco......
...... con poche e non rilevantissime novità (si sono solo abbassati i livelli dei prossimi massimi relativi) nei relativi scenari di medio periodo.
Notizie flash:
Un minimo di 5 punti percentuali. E’ quanto lasciano sul terreno i maggiori indici azionari statun tecnologici ha lasciato il segno su Wall Street. Dall’inizio del 2008 il Dow Jones ha perso il 5,5% segnato una seduta chiusa con il segno positivo. Si tratta (sull’orizzonte delle prime cinque sedu
Ieri la sessione è stata caratterizzata dall’annuncio dell’addio alla carica di ceo di Bear Stearns d Prince di Citigroup e Stan O’Neal di Merrill Lynch, a cadere in conseguenza della crisi originata d direttore generale Alan Schwartz. L’alternanza al vertice non ha fatto comunque bene al titolo, c sono mossi pesantemente verso il basso in scia a indiscrezioni (smentite) di bancarotta del colo effettuati dalle agenzie di rating Moody’s e Standard & Poor’s.
Moody’s taglierà 275 colletti bianchi, pari al 7,5% della sua forza lavoro, mentre la McGraw Hill, dell’agenzia, pari al 3% dei lavoratori complessivi, in buona parte analisti di titoli obbligazionari
I problemi del mercato Usa hanno però anche un’altra motivazione. I verbali pubblicati dalla Fed politica monetaria, ha mostrato una spaccatura tra le opinioni dei membri che lascia la più totale d’interesse. Dalle minute è infatti emerso che nell’ultima riunione tre membri si erano dichiarati mantenere invece i tassi invariati. Il meeting si era concluso con una riduzione di 25 punti base.