3 Le Bon Ieri E Domani

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Biblioteca di Muntu 3

Gustave Le Bon

Ieri e domani Pensieri brevi

2005

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Gustave Le Bon

Ieri e domani

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Gustave Le Bon

Ieri e domani Pensieri brevi

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Gustave Le Bon

Titolo originale : Hier et demain. Pensées brèves, Flammarion, Paris 1918. Traduzione di Antonio Vigilante. Questo testo fa parte di Muntu, un progetto per la divulgazione delle scienze sociali presente in rete all’indirizzo: http://purl.oclc.org/NET/muntu Questo testo può essere liberamente riprodotto e distribuito, a condizione che ciò avvenga senza fine di lucro, senza alcuna alterazione del contenuto e indicando la provenienza. Come citare questo testo: G. LE BON, Ieri e domani, trad. it. di Antonio Vigilante, Biblioteca di Muntu, n. III, 2005 Data di rilascio: 14 maggio 2005. In attesa di revisione.

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Introduzione L'immenso conflitto nel quale s'urtano così violentemente le forze dell'universo ha ammassato rovine non solo materiali, ma anche morali. Se vediamo il mondo cambiare, non è solo perché delle città sono state annientate, delle frontiere geografiche spostate, ma soprattutto perché le antiche concezioni che orientavano la vita dei popoli hanno perso la loro forza. Le idee che irradiavano il firmamento della civiltà e regolavano i rapporti tra gli uomini sbiadiscono. I popoli scuotono la loro fede nel potere delle armature sociali che li proteggevano. I diversi governi, quale che sia la loro forma, hanno manifestato la stessa insufficienza. Le dottrine del pacifismo e del socialismo, la libertà come l'autocrazia hanno mostrato una stessa impotenza. Nessuno dei dogmi proposti alle nazioni si è rivelato efficace. Le formule maggiormente cariche di speranza perdono ogni prestigio. La micidiale epopea che è l'esito delle ambizioni germaniche non ha dunque soltanto fatto uscire i popoli dalla loro vita quotidiana, ma anche dalle concezioni tradizionali che facevano loro da fiaccola. * * * Il mondo di trova bloccato nel su cammino, ed il futuro è avvolto nelle tenebre, perché un popolo potente in armi si è precipitato sull'Europa per asservirla. Invocando i principi di una filosofia che molti ammiravano senza comprenderne i pericoli, sosteneva che il diritto dato dalla forza era superiore a tutti gli altri. L'equità, la giustizia, l'umanità e tutte le acquisizioni di sforzi secolari furono ridotti a cosa senza valore. La Germania sperava che si mostrassero senza forza. Per facilitare la sua impresa questa nazione ha dato prova di una ferocia e di un disprezzo delle leggi tradizionali dell'onore da riempire il mondo di stupore e da sollevare presto contro di essa i popoli indignati per questo ritorno alla barbarie. L'invasione è stata respinta, ma quanto tempo ancora bisognerà restare in armi per evitare gli attacchi di un popolo che non riconosce valore ai trattati? * * *

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La storia ha visto periodi in cui gli uomini agivano come oggi, ma non ha mai conosciuto un'epoca in cui gli fosse tanto necessario riflettere. Non invocando più, per spiegare le cose, né l'azzardo di un caso incerto, né le volontà sovrana di dei incostanti, l'uomo moderno non cerca che in sé stesso le cause del suo destino. Vede il pericolo delle illusioni e comprende che il mondo non è governato dalle chimere che derivano dai suoi desideri. Possente distruttrice di illusioni, la guerra ha considerevolmente modificato la nostra visione generale delle cose e costretto tutti gli spiriti a meditare sulle questioni di diritto, di psicologia e di storia abbandonate un tempo agli specialisti. * * * I problemi che la pace farà sorgere sono molti e difficili. Credere che siano semplici conduce a soluzioni incerte cariche di conseguenze pericolose. Tutto si tiene nell'edificio economico e sociale. Gli interessi vi sono aggrovigliati e contraddittori. Li domina la necessità più della volontà. Ho giò consacrato un volume agli Insegnamenti psicologici della guerra ed un secondo alle sue prime conseguenze. Mi propongo di esaminare più tardi i problemi che farà nascere. Questi lunghi studi mettono capo finalmente a un piccolo numero di conclusioni facili da formulare in pensieri brevi. Il pensiero breve sembra una forma letteraria adatta ai bisogni del tempo attuale. Il campo delle conoscenze è diventato così vasto e la specializzazione così stretta che bisogna rassegnarsi ad abbordare solo le idee generali che sostengono le diverse branche del sapere. Esse costituiscono l'armatura filosofica delle cose, l'anima dei fenomeni. Poco numerose in ogni epoca, esse evolvono lentamente e non possono cambiare senza che le civiltà che orientano si trasformino. Condensate in proposizioni concise, queste idee generali e le riflessioni che suscitano non hanno d'altra parte interesse che a condizione di essere la sintesi di numerosi fatti. Allora esse dicono molte cose con poche parole e dispensano da lunghi discorsi. Il loro ruolo è soprattutto quello di far pensare, e non di dimostrare. I lettori benevoli, che in regioni varie del globo seguono da molto tempo il mio pensiero attraverso le lingue più diverse, ritroveranno in questo libro i princìpi che ho già applicato allo studio dei grandi problemi storici. Una volta ancora ho tentato di liberare la psicologia dalle vaghe teorie libresche, per adattarla alla realtà quotidiana che essa sembrano voler ignorare e che essa sola tuttavia può spiegare. Questo nuovo lavoro sarà utile se condurrà il lettore a considerare certi aspetti dei fenomeni che possono essergli sfuggiti, a rivedere le sue opinioni

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in base alle cose, a diffidare di tutte le spiegazioni semplicistiche che l'estrema complicazione dei fenomeni con tollera mai. * * * Non è solo a pensieri nati dallo spettacolo della guerra e delle possibilità future di cui sarà origine che si limita quest'opera. Esso termina con riflessioni scientifiche di interesse generale. L'autore non può dimenticare di aver consacrato una parte della sua vita a lavori di laboratorio, e che la scienza è la sola fonte delle nostre rare certezze. Essa è anche la grande consolatrice in queste ore cupe in cui scompaiono tutte le grazie della vita, in cui l'ombra della morte cresce ogni giorno e l'avvenire stesso sembra senza speranza. La catena delle ore sarebbe troppo pesante se, per fuggire una realtà ossessiva che ci riporta alla barbarie della preistoria, non si potesse errare nelle regioni lontane della scienza pure, dove si elaborano le leggi sovrani che orientano il mondo verso mete misteriose. Parigi, novembre 1917.

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Libro I Le forze che guidano la storia

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Capitolo I Le potenze materiali e morali Le guerre rappresentano l'esteriorizzazione visibile di forze invisibili in conflitto. *** Le forze psicologiche sono l'anima dei fenomeni materiali. *** Le forze materiali sono temibili. Le forze psicologiche invincibili. *** La guerra è un meraviglioso esempio della potenza delle forze psicologiche che guidano gli uomini. Essa mostra con quale facilità la paura della morte e gli interessi personali svaniscono quando agiscono queste forze. *** Nei suoi preparativi di guerra la Germania aveva previsto tutto, salvo che l'influenza dei fattori psicologici diventasse tanto potente da sollevarle contro il mondo. *** Lo sviluppo materiale di una civiltà non è parallelo alla sua evoluzione morale. *** Le forze psicologiche sono sempre state le vere sovrane dei popoli. Trasformate in credenze religiose, politiche o sociali, esse conducono, secondo il senso della loro azione, le civiltà verso la grandezza o la scomparsa. *** Le forze che guidano la storia: forze biologiche, forze affettive, forze mistiche, forze collettive e forze intellettuali, possiedono delle logiche distinte, non avendo una misura comune.

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Capitolo II Le forze biologiche ed affettive Le forze biologiche comprendono tutti i bisogni necessari al mantenimento della vita. Esse sono canalizzati dai due grandi fattori di attività di ogni essere: il piacere e il dolore. *** Le forze affettive, vale a dire i sentimenti e le passioni, si mettono il più delle volte al servizio delle forze biologiche. La ragione è impotente contro di esse. *** I progressi della civiltà hanno sviluppato considerevolmente l'intelligenza, ma sono rimasti senza azione sui sentimenti il cui aggregato costituisce il carattere. L'ambizione, la cupidigia, la ferocia e l'odio sopravvivono a tutte le epoche. *** Sulla maggior parte di questioni scientifiche o tecniche dipendenti dall'intelligenza, i benpensanti di ogni paese si trovano d'accordo perché è l'esperienza che li guida. In materia religiosa, politica o sociali, le impressioni personali rimpiazzano l'esperienza, e quindi la comprensione è possibile solo tra persone dotate di sentimenti identici. Non è più allora la giustezza della cosa, ma l'identità dei sentimenti provocati dalle cose che crea l'intesa. *** Le divergenze intellettuali si sopportano ed una ragione debole si inclina facilmente davanti ad una ragione forte. Le divergente sentimentali, al contrario, non si tollerano. Solo la violenza le fa cedere. *** I sentimenti diventano facilmente contagiosi. L'intelligenza no. *** Le persone si uguagliano più nel dominio dei sentimenti che in quello dell'intelligenza. ***

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Dal momento che i sentimenti e l'intelligenza non hanno una evoluzione parallela, né una misura comune, una civiltà molto elevata si sovrappone facilmente a dei sentimenti molto bassi. *** Uomini di intelligenza superiore hanno talvolta, dal punto di vista sentimentale, una mentalità vicina a quella di un selvaggio. *** Quando un sentimento si esaspera, la facoltà di ragionare scompare. *** Un popolo che non riesce a dominare i suoi istinti barbarici finisce per glorificarli, per poter obbedire loro senza vergogna. È stata una grande abilità dei filosofi tedeschi quella di tentare di giustificare con delle ragioni biologiche e storiche gli impulsi atavici di conquista, di morte e di saccheggio della loro razza. *** Certi sentimenti possono essere combattuti solo da sentimenti identici. Non si dominano la cattiveria, la violenza e la cattiva fede con l'onestà e gli scrupoli. *** I grandi autori drammatici di ogni tempo compresero che i sentimenti non si gerarchizzano. Il più intenso domina, in un dato momento, tutti gli altri. Euripide mostra la gelosia che travolge l'amore materno, quando Medea immola il figlio che aveva avuto da Giasone, per punirlo della sua infedeltà. Corneille, al contrario, ci fa vedere in Chimene il bisogno di vendetta cancellato dal suo amore l'omicida di suo padre. *** La legge fisiologica secondo la quale, dati due dolori simultanei, il più forte cancella il più debole, si verifica ugualmente nel dominio dei sentimenti. I diplomatici tedeschi l'hanno ignorata, quando hanno dato per scontati i nostri odii politici. Essi erano molto forti, ma sono scomparsi immediatamente davanti all'odio ancora più forte nei confronti dello straniero.

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*** Le passioni vivono raramente isolate. L'invidia ha come compagna l'odio, l'amore non esiste granché senza la gelosia. L'avarizia è inseparabile dalla durezza. *** Nella nostra civiltà il bisogno del lusso, o almeno delle sue apparenze, è spesso più imperioso di quello del necessario. *** Un essere senza pregiudizi, senza illusioni, senza vizi e senza virtù sarebbe talmente asociale che la solitudine costituirebbe il suo unico rifugio.. *** La maggior parte dei dolori e della gioia dell'esistenza risultano dal fatto che noi attribuiamo alle cose una importanza sproporzionata al loro valore. *** Per quanto imperfetta sia la ancora la conoscenza delle logiche affettive, mistiche e collettive, essa ci dà tuttavia la chiave dei fenomeni storici che la logica razionale non sa spiegare.

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Capitolo III Le forze mistiche Lo spirito mistico si caratterizza per l'attribuzione di poteri immaginari e misteriosi a delle dottrine, dei riti, dei personaggi o delle formule. È indipendente dalla devozione a una qualsiasi divinità. I difensori di un mucchio di sette politiche e sociali sono saturati dallo spirito mistico. *** Quando milioni di uomini professano certe opinioni ed altri milioni di uomini professano opinioni esattamente contrarie, si può essere certi che queste convinzioni riposano su basi mistiche o affettive, e per nulla razionali. *** Le forze mistiche possiedono un potere creatore immenso, Esse hanno edificato delle grandi civiltà e fatto sorgere dal niente le meraviglie dell'arte, che le generazioni ammireranno per sempre se i cannoni futuri non le avranno distrutte. Il mondo moderno si credeva immune dall'influenza delle forze mistiche. Mai, tuttavia, l'umanità ne è stata maggiormente asservita. Sono esse che hanno messo a fuoco l'Europa. *** Lo spirito mistico è creatore di forze immaginarie ma potenti in razione della fede che ispirano. Queste forze fanno talvolta agire l'uomo contrariamente ai suoi sentimenti più cari, ai suoi interessi più evidenti. *** Le concezioni di ordine affettivo o mistico si accettano o si rifiutano in blocco, ma non si dimostrano. *** Sulle forze mistiche la ragione non ha presa. ***

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Penetrando nella sfera del mistico, lo spirito più sagace perde le sue facoltà di discernimento. Il manifesto degli intellettuali tedeschi, in cui si vede degli studiosi di fama negare l'evidenza ed interpretare i fatti al solo lume delle loro illusioni, è una nuova conferma di questa legge. *** Nel dominio delle forze mistiche più ancora che in quello delle forze sentimentali, tutte le intelligenze si equivalgono. *** Una credenza mistica basta, ma acquista più forza ancora in associazione con degli interessi materiali. L'ideale mistico di egemonia della Germania non sarebbe forse stato sufficiente per provocare la guerra senza la speranza di conquistare e saccheggiare delle ricche province. *** Se la Germania stabilisse ora il bilancio dei risultati dell'impulso mistico che ha lanciato sul mondo, scoprirebbe che sono a suo passivo: la morte miserabile di milioni di uomini, la perdita di cento miliardi e l'avversione universale. A suo attivo figurerebbe solo l'annessione di qualche provincia impossibile da conservare senza delle spese militari pesantissime. *** Credere ciecamente dispensa dal ragionare e impedisce di essere influenzati da un ragionamento. Molti anni sono passati prima che il popolo tedesco perdesse la convinzione di essere attaccato dalla Francia e dall'Inghilterra, che cospiravano per la sua rovina. *** La lezione dei fatti non istruisce l'uomo prigioniero di una credenza o di una formula. *** Le convinzioni di origine mistica si propagano per contagio mentale o suggestione, mai attraverso il ragionamento. *** Le più certe verità razionali non acquisiscono prestigio sui popoli che dopo essersi rivestite di una forma mitica.

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Un partito politico o una rivoluzione non trionfano mai grazie ad argomenti razionali, ma solo dopo aver ispirato una fede mistica vivissima nei loro adepti. *** Un popolo che abbia fede nella vittoria non risente né della fame né della miseria. La sua resistenza morale crolla il giorno stesso in cui comincia a dubitare del suo successo. *** Se si eliminassero da una civiltà tutte le entità mitiche che sono servite per edificarla, essa perderebbe la maggior parte dei suoi motivi d'azione. *** Non vi sono molti esempi, nella storia, di credenze religiose scosse per l'esito di battaglie. Nonostante molti secoli di sconfitte, l'islamismo è ancora temibile. Il sogno egemonico della Germania, assunta una forma religiosa, resterà per l'Europa una fonte di conflitti prolungati. *** Non si vince una fede con delle armi materiali, ma solo opponendole una fede più forte. *** Contro le illusioni mistiche i cannoni sono senza forza.

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Capitolo IV Le forze collettive Un popolo diventa molto forte quando possiede un ideale capace di generare in tutti i suoi cittadini gli stessi sentimenti, gli stessi pensieri e, di conseguenza, gli stessi atti. La secolare anarchia dei tedeschi scomparve quando per via della scuola e della caserma la Prussia fece acquisire loro un ideale di dominio universale. *** Quando un popolo è stato a lungo addestrato allo sforzo collettivo, finisce per sovrapporre alla sua anima individuale un'anima collettiva che la domina interamente. Tutti i suoi sentimenti: orgoglio, gloria, sete di potere, diventano allora collettivi. *** La sostituzione del collettivo all'individuale non eleva l'intelligenza, ma dona una grande forza militare ed industriale ai popoli che la attuano. *** I sentimenti collettivi obbediscono alla stessa legge dei sentimenti individuali, vale a dire il dominio su tutte le passioni da parte di una sola, diventata molto forte. L'orgoglio del popolo tedesco si era talmente sviluppato che lo indusse a sacrificare alla sua ambizione egemonica l'evidente interesse di mantenere una pace necessaria al progresso della sua industria. *** Far sorgere dei sentimenti nell'anima delle moltitudini è relativamente facile, frenarle è difficile. Sviluppandosi, esse diventano delle forze incontrollabili. *** Con l'evoluzione attuale della civiltà, ogni società sembra condotta a dividersi in piccoli gruppi con interessi simili, diretti da forti individualità. ***

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Nelle nuove società in via di formazione l'individuo isolato sarà presto schiacciato. Non potrà prosperare se non aggregandosi a dei gruppi che posseggano interessi simili. *** In materia di sentimenti, l'anima collettiva di un popolo è superiore alle anime individuali. In materia di intelligenza, le anime individuali prevalgono di molto sull'anima collettiva. *** Le grandi personalità indipendenti tendono sempre più a scomparire. L'essere collettivo rimpiazza progressivamente l'essere individuale. Presso i popoli primitivi che non avevano superato di molto lo stadio della tribù e del dono, gli individui non possiedono ancora un'anima personale nettamente formata, ma solo un'anima collettiva. Il militarismo e l'evoluzione industriale riportano certe nazioni alla fase collettiva dei primi anni. *** Annettersi a una collettività vuol dire accrescere la propria forza sociale, ma perdere la propria personalità. *** I greci preferivano la grandezza individuale alla grandezza collettiva, i romani si accontentavano della superiorità collettiva. *** I romani, ancora semi-barbari, asservirono la Grecia che possedeva già una legione di pensatori e di artisti immortali, grazie a delle qualità collettive di disciplina e tenacia, un po' disdegnate dai vinti. *** Le battaglie tendono a diventare collettive. Le precauzioni di un grande capo non sarebbero sufficienti oggi a decidere che qualche ora del successo di una campagna. Una vittoria moderna rappresenta l'addizione di migliaia do energie. ***

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Le nazioni devono sempre guardarsi dagli accessi di delirio collettivo di un popolo, soprattutto quando basa la sua sete di conquista sulla convinzione di compiere una missione divina. È in nome di concezioni analoghe che Arabi e Turchi un tempo devastarono il mondo. Solo il cannone può combattere tali illusioni. *** La maggior parte dei sentimenti o delle associazioni di sentimenti come l'ottimismo, il pessimismo ed il coraggio, si propagano per contagio mentale, ma la propagazione è molto più facile quando essa prende la forma collettiva. *** È possibile chiedere all'anima collettiva dei sacrifici impossibili da ottenere dall'anima individuale. *** Una sofferenza collettiva si sopporta più facilmente di una sofferenza individuale. *** Durante la guerra i sentimenti collettivi sono stati i più attivi. Se, dopo la pace, il loro predominio si manterrà, essi attenueranno le influenze individuali, spesso molto egoistiche. *** Tenacia, solidarietà, disciplina sono delle qualità del carattere che sempre danno ai popoli una grande forza. Nessuna qualità intellettuale potrebbe rimpiazzarle. *** L'età moderna rappresenta il trionfo della mediocrità collettiva.

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Capitolo V Le forze intellettuali Creatrice di tutte le scoperte che hanno trasformato l'esistenza degli uomini, la ragione possiede un potere grandissimo. Tuttavia non è mai stata sufficiente per determinare la condotta dei popoli. *** La logica razionale edifica la scienza, ma gioca un ruolo debole nella genesi della storia. *** Non è con la ragione, ma il più delle volte contro di essa, che si edificano le credenze capaci di scuotere il mondo. *** Guidata solo dalla ragione, la Germania avrebbe visto che, senza combattere e per la semplice estensione della sua potenza industriale dovuta alla sua ricchezza carbonifera ed alla sua educazione tecnica, essa avrebbe potuto imporre la sua potenza all'Europa. Dominata dal suo sogno di ambizione mistica, essa non l'ha visto. *** I governanti che pretendono di avere come guida solo la logica razionale giungono presto all'incoerenza. In politica, il razionalismo serve soprattutto a rivestire di una forma accettabile degli appetiti che non lo sono. *** Una delle fonti di errore più frequenti è pretendere di spiegare con la ragione degli atti dettati da influenze affettive o mistiche. *** La ragione serve molto più a giustificare la condotta che a dirigerla. ***

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Dietro gli atti che la ragione crede di guidare c'è la formidabile armata degli atavismi che li determinano. *** L'uomo che pretende di agire solo seguendo la ragione è condannato ad agire solo di rado. *** L'intuizione fa pensare, la volontà fa agire, la ragione serve soprattutto a spiegare *** Delle idee male elaborate generano delle risoluzioni deboli e delle azioni mediocri. *** Il mondo è con tutta evidenza guidato più dall'istintivo che dal razionale. Ma mentre i filosofi tedeschi considerano l'istintivo come la miglior guida dei popoli, i filosofi latini ammettono che il progresso della civiltà consiste nel sottomettere sempre più l'istintivo al razionale. *** L’istintivo è un principio di vita, non di civiltà. *** Dal momento che l'intelligenza tende a paralizzare l'azione, non è mai vantaggioso per un popolo avere più intelligenza che carattere. I bizantini discutevano molto bene, ma agivano molto poco, mentre Maometto era già nelle loro mura. *** In materia di previsione, il giudizio è superiore all'intelligenza. L'intelligenza mostra tutte le possibilità che possono verificarsi. Il giudizio discerne tra queste possibilità quelle che hanno maggiori possibilità di realizzarsi. *** L’ analogia, origine frequenti di giudizi definitivi, mentre dovrebbe essere soltanto creatrice di ipotesi da verificare, è una fonte di frequenti errori. È stato lasciandosi guidare da superficiali analogie che i capi del

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nostro stato maggiore hanno accumulato tanti errori e si sono rifiutati così a lungo di moltiplicare cannoni e munizioni. *** Se ci si intende poco nelle discussioni, è perché degli spiriti differenti impiegano le stesse parole per tradurre delle idee diverse. *** Le persone che hanno l'abitudine di criticare tutto sono quelle che generalmente possiedono meno spirito critico. *** Lo spirito critico è al tempo stesso creatore del progresso e generatore di inazione. *** Non è alla ragione, ma al buon senso, che si sarebbe dovuto innalzare un tempio. Molti uomini sono dotati di ragione, ben pochi di buon senso. *** L'abbondanza di parole inutili è un sintomo certo di inferiorità mentale. *** Gli uomini di genio fanno la grandezza intellettuale di una nazione, ma raramente la sua potenza. *** Gli uomini di pensiero preparano gli uomini d'azione. Non li sostituiscono. *** Il pensiero di un grande uomo vive pienamente solo dopo la sua morte.

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Capitolo VI Le interpretazioni della storia La storia comporta delle testimonianze, dei princìpi e dei metodi. Bisogna diffidare delle testimonianze, dubitare dei princìpi ed accettare solo i metodi. *** La nozione di percentuale dovrebbe essere alla base delle osservazioni psicologiche e sociali. I fatti isolati non privano niente, solo il loro grado di frequenza relativo è importante da conoscere. *** La storia della guerra, per come la scrivono i tedeschi, mostra con quale facilità gli autori deformano i fatti quando essi contraddicono le loro convinzioni o i loro princìpi. *** Attribuendo agli interessi economici un ruolo preponderante, i teorici della concezione materialistica della storia dimenticano che questi interessi sono facilmente spazzati via dalle forze psicologiche, di cui le più potenti saranno sempre gli impulsi mistici. *** Una visione esatta ma frammentaria di un evento conduce a delle interpretazioni inesatte nel momento in cui la si applica ad un'altra parte dello stesso evento. *** La storia resta così incerta perché si compone soprattutto di visioni frammentarie generalizzate. *** Ciò che spesso un libro di storia contiene di più sicuro non è il racconto degli eventi, ma la mentalità dello scrittore che li racconta. ***

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Le generazioni che fanno la storia di un'epoca non saprebbero mai scriverla. I vivi hanno un po' di imparzialità solo per i morti. *** Gli storici in genere vedono gli eventi passati attraverso le idee del tempo in cui vivono. Per questo gli uomini e le dottrine popolari in un'epoca risultano esecrabili in un'altra. Papa Alessandro VI e Cesare Borgia furono simpatici ai loro contemporanei. Machiavelli è diventato antipatico solo dopo la morte. La strage di San Bartolomeo provocò un tale entusiasmo in diversi paesi che diverse medaglie furono coniate per commemorarla. Il papa fece riprodurre sulle mura del Vaticano, dove sono ancora visibili, i dettagli del massacro. *** I testi, le medaglie, i monumenti permettono di ricostituire lo scheletro del passato, ma chi non sa determinare i sentimenti e le idee da cui derivano ignora del tutto la storia. *** Creazione del passato, il presente genera l'avvenire. Studiare i cambiamenti avvenuti permette spesso di presentire gli avvenimenti futuri. Il domani è la fioritura dell'oggi e dello ieri. *** Un fatto storico non insegna niente, separato dalla sua genesi.

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Capitolo VII Le spiegazioni e le cause Non vi sono molte cause semplici in storia. Ogni causa è circondata da una corte di elementi invisibili più attivi delle cause visibili immediate. *** Una delle caratteristiche della mentalità primitiva è quella di attribuire delle cause semplici ai fenomeni. *** L'interpretazione semplicistica delle cause ha sempre falsato la storia. Grandi eventi come la guerra mondiale hanno raramente origine dalla volontà di un solo uomo. Le fonti sono profonde, lontane e varie. La decisione di un sovrano può agire solo dopo il loro lento accumulo. *** Solo agli spiriti superiori appare l'estrema complessità delle cause, la difficoltà di collegarle agli effetti osservati e l'impossibilità di spiegare le origini reali del più semplice dei fenomeni, ad esempio la caduta di una pietra. *** Nella genesi dei fenomeni storici le cause si aggiungono in progressione aritmetica e i loro effetti in progressione geometrica. Delle cause infime possono dunque, in certi momenti, generare degli effetti considerevoli. *** Esaminata dal punto di vista della pura ragione, la guerra mondiale appare per il suo inizio e per la sua evoluzione come un caos di cose inverosimili. Essa contribuirà a mostrare ai teorici che ancora dubitano il debole ruolo giocato dalla ragione sulle azioni dei popoli. *** Non si colgono bene le origini della guerra imposta dalla Germania se non si leggono le dissertazioni dei suoi filosofi, dei suoi storici e dei suoi

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economisti a partire da metà secolo. Le loro conclusioni sono nettamente riassunti in questa dichiarazione recente di un professore tedesco: «La Germania ha la coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri ed intende assumersi la direzione del mondo». *** Il ruolo del filosofo non consiste nel ricercare il valore razionale dei moventi che fanno muovere gli uomini, ma l'influenza che questi moventi esercitano. *** Nelle loro interpretazioni il colto e l'ignorante partono da ipotesi. Ma mentre l'ipotesi è agli occhi del colto una semplice supposizione considerata provvisoria fino alla sua verifica, essa costituisce una certezza per l'ignorante. *** L'ipotesi ammessa senza controllo ritarda di molto la scoperta della verità.

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Capitolo VIII L'imprevedibile nella storia L'oscura volontà delle cose sembra talvolta superiore a quella degli uomini e sconfessa le loro previsioni. Quando cessò la guerra tra la Francia e l'Inghilterra, nel 1815, questi paesi erano stati in lotta per sessant'anni su un periodo di 127 anni. Al momento di Fachoda1 il conflitto non si è rinnovato. Come si sarebbe potuto prevedere allora che queste grandi nazioni sarebbero diventate alleate? *** Durante la guerra gli eventi imprevedibili sono stati molti più di quelli prevedibili. Nessuno, ad esempio, ne aveva previsto la durata. Ancora meno si poteva prevedere l'accumulo di fatti psicologici che ha sollevato tutti i popoli del mondo contro la Germania, malgrado il suo desiderio di mantenere una neutralità conforme ai suoi interessi. *** Sarebbe lunga la lista degli eventi realizzatisi contro ogni previsione. Nessuno avrebbe sospettato la sconfitta dell'immensa Russia da parte del piccolo impero giapponese; e nessuno avrebbe supposto la resistenza del debole Belgio al potente impero germanico. Meno ancora si sarebbe potuto presagire che l'Inghilterra e l'America, sprovviste di armi e profondamente ostili al militarismo, sarebbero diventate delle potenze militari di prim'ordine. *** Dopo la ritirata di Charleroi, uno spirito che ragionasse secondo i dati della psicologia, della strategia e della storia mai avrebbe previsto che un'armata in ritirata tornasse indietro bruscamente ed arrestasse lo slancio di un invasore vittorioso. *** Un evento è imprevedibile quando ognuna delle possibilità da cui dipende offre delle possibilità di realizzazione pressoché uguali. I tedeschi riconoscono che il prolungarsi della guerra sarebbe stato impossibile per loro se, all'inizio, non avessero conquistato il bacino di Brey la cui difesa era facile. Gli Alleati ugualmente non avrebbero potuto continuare a lottare 1

Incidente anglo-francese in Sudan, nel 1898 (n. d. t.).

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se l'America avesse proibito l'esportazione del ferro che a noi mancava, come speravano i tedeschi. Tali eventi sfuggivano evidentemente ad ogni previsione. *** Resterà sempre inspiegabile il fatto che la Germania non abbia compreso l'immenso interesse che aveva a non obbligare gli Stati Uniti a dichiararle guerra. Tutto l'oro degli Alleati sarebbe passato progressivamente in America e si sarebbe avvicinato il momento in cui, esaurito il loro credito, non avrebbero più potuto procurarsi l'acciaio e le materie prime che solo gli Stati Uniti erano in grado di fornire. *** La Germania aveva interesse ad attaccare l'Inghilterra, sua temuta rivale, a invadere la Francia per acquisire le sue ricchezze, ma inutilmente si cerca quale poteva essere il suo scopo nell'attaccare la Russia, le cui industrie, il cui commercio, le cui banche erano nelle sue mani, al punto che molti tedeschi consideravano questo paese una colonia tedesca. Impossibile comprendere un tale evento se si ignorano le sue cause mistiche. *** I tedeschi avevano previsto molte cose prima di dichiarare la guerra, tranne però le più essenziali, quali la resistenza dei francesi e l'intervento di Inghilterra, Italia ed America.

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Libro II Durante le battaglie

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Capitolo I La genesi psicologica dei grandi conflitti Le cause immediate di una guerra hanno un interesse solo secondario. Bisogna immergersi nelle cause lontane per scoprirne la genesi. *** Gli elementi razionali giocano in genere un ruolo poco importante nell'origine dei conflitti che riempiono la storia. *** La ragione si limita unicamente a servire le forze affettive, mistiche o collettive che sono il vero motore dei grandi conflitti. *** I sentimenti più attivi nella genesi delle guerre sono l'orgoglio, l'ambizione, la diffidenza e l'odio. *** La diffidenza, più ancora dell'odio, è stata per cinquant'anni il sentimento che ha dominato le relazioni tra i popoli europei. Essa li ha condotti a degli armamenti la cui esagerazione ha reso la guerra inevitabile. *** Si possono ricondurre a un piccolo numero di cause i grandi conflitti della storia: 1. Cause biologiche quali gli impulsi della fame, che determinarono le invasioni germaniche che hanno distrutto la civiltà romana. 2. Cause affettive quali la gelosia, l'odio, la cupidigia e soprattutto l'ambizione. La guerra dei Cent'Anni e quella dei Sette Anni sono delle guerre d'ambizione. 3. Cause mistiche quale le supposte influenze di potenze superiori che ordinano ai fedeli di conquistare il mondo. Esse determinarono le invasioni musulmane, le crociate, le guerre di religione, la guerra dei Trent'anni e la guerra attuale. 4. Cause economiche quali la sovrapproduzione industriale che suscita rivalità commerciali.

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*** La potenza militare si mette indifferentemente al servizio di influenze biologiche, affettive, mistiche ed economiche. *** I dirigenti tedeschi riuscirono a rendere la guerra popolare attribuendole per causa la necessità di premunirsi contro l'invasione russa temuta per molto tempo, poi contro il supposto desiderio di rivincita dei francesi, infine contro la minacciosa rivalità economica dell'Inghilterra. La paura dell'invasione russa fu la principale cause dell'adesione unanime dei tedeschi. Sono i loro capi conoscevano abbastanza la disorganizzazione della Russia, da sapere che essa non era affatto temibile. *** È raro che i popoli si combattano con accanimento per degli interessi puramente materiali. I più grandi popoli in conflitto al giorno d'oggi, soprattutto gli Stati Uniti, combattono per dei princìpi.

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Capitolo II Elementi psicologici delle battaglie La storia dei popoli è composta soprattutto dal racconto delle loro battaglie. I periodi di pace sono dei casi effimeri. *** Le guerre utilizzano armi materiali, ma i loro veri motori sono delle forze psicologiche. Ogni cannone, ogni baionetta è avvolta in una atmosfera di forze invisibili che dirigono i sentimenti e le azioni dei combattenti. *** Napoleone disse a Sant'Elena che il destino di un paese dipende talvolta da una sola giornata. La Storia giustifica questa affermazione, ma mostra anche che generalmente occorrono molti anni per preparare quel solo giorno. *** Nessun esercito potente senza un ideale che lo guidi. Amore di Roma nei suoi legionari, attrattiva del bottino presso le soldataglie del Medio Evo ed i tedeschi di ogni epoca, amore della gloria presso i soldati di Napoleone, religione del dovere presso i volontari inglesi, amore della patria presso i francesi attuali. *** I motivi d'azione degli eserciti sono cambiati nel tempo. La speranza del bottino e la paura della punizione, soli fattori psicologici utilizzati dagli antichi comandanti, oggi hanno influenza sono presso quelle razze in cui la civiltà non ha ancora cancellato gli istinti primitivi. *** Le azioni collettive, il cui ruolo sociale era già così grande, tendono ad assumere una influenza preponderante nelle battaglie moderne. Quella della Marna è una battaglia collettiva. ***

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La forza di un esercito tiene soprattutto a che l'uomo nella folla perda il suo egoismo individuale per acquisire un egoismo collettivo. *** Onnipotente nella vita sociale, il contagio mentale rappresenta ugualmente una delle basi più sicure della condotta di un soldato. Esso è la vera creatrice della coesione e della solidità di un esercito. *** La capacità di resistenza di un popolo si accresce immediatamente quando ha per nemico un devastatore privo di pietà, che minaccia i deboli di una servitù senza speranza. *** Non riconoscere durante una guerra né leggi né trattati è sicuramente un vantaggio momentaneo per l'invasore, ma crea presso i vinti un accumulo di odio al quale non può resistere alcun vincitore. *** L'esperienza sembra provare che nelle moderne guerre di trincea gli eserciti si logorano lentamente per il solo fatto di difendersi. La sconfitta rappresenterebbe il logoramento completo. *** Una sconfitta non è nulla se il vinto non dispera. Si è giustamente fatto notare che nessun popolo ha subito più sconfitte dei Romani. Poggiando tuttavia sulla costanza della loro volontà, essi finivano sempre per trionfare. *** La guerra è soprattutto una lotta di volontà. *** Nelle battaglie prolungate ed indecise, in cui l'equivalenza delle forze crea l'equivalenza delle stanchezze, il successo appartiene necessariamente a chi sa prolungare la lotta qualche istante più dell'avversario. ***

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La guerra ha rivelato che prevedere e osare sono le qualità che mancano maggiormente ai generali mediocri.

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Capitolo III L'anima nazionale e l'idea di patria L'anima di una razza regge il suo destino. Occorrono generazioni per crearla, e talvolta pochi anni per perderla. *** L'anima collettiva di una folla differisce molto dall'anima collettiva di una razza. La prima è transitoria, la seconda permanente. *** Le grandi nazioni moderne sono degli aggregati di razze diverse, la cui anima è stata unificata da un lungo passato di vita comune, di interessi, di credenze e di sentimenti identici. In ragione della loro dissimile struttura psicologica, le razze sono diversamente impressionate dagli stessi soggetti. Sentendo ed agendo in modi diversi, esse non possono accedere alle stesse evidenze e non sanno pertanto comprendersi. *** È la superiorità della sua anima ancestrale che distingue il civile dal barbaro. L'educazione non potrebbe dunque renderli uguali. *** La razza è la pietra angolare sulla quale riposa l'equilibrio delle nazioni. Essa rappresenta ciò che v'è di più stabile nella vita di un popolo. Ripetuti incroci potrebbero dissociarla, l'influenza degli stranieri è molto pericolosa. Tali incroci distrussero un tempo la grandezza di Roma. Essa perse il suo potere perdendo la sua anima. *** Le tradizioni nazionali rappresentano uno dei principali elementi che fissano l'anima dei popoli. Senza di esse, ogni generazione dovrebbe penosamente ricominciare a cercare delle guide per orientare la sua condotta. ***

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Lo svanire dell'anima individuale transitoria nell'anima permanente della razza, sotto l'influenza di un grande pericolo nazionale, fortifica considerevolmente l'unità mentale di un popolo. *** Quando l'interesse della razza si sostituisce interamente in un popolo all'istinto di conservazione individuale, la resistenza di questo popolo ai suoi aggressori diventa infinita. Lo si può distruggere, ma mai sottometterlo. *** Il patriottismo è la più potente manifestazione dell'anima di una razza. Rappresenta un istinto di conservazione collettivo che, in caso di pericolo nazionale, si sostituisce immediatamente all'istinto di conservazione individuale. *** La patria resta un'astrazione un po' vada in tempo di pace. La sua potenza appare solo quando è minacciata. Liberata dal velo mistico che l'avviluppava, essa diventa allora una realtà tanto forte da trasformare la condotta di un popolo. *** La patria non è costituita solo dal suolo su cui viviamo, ma anche dalle ombre degli avi che continuano a vivere in noi e contribuiscono a elaborare il nostro destino. *** Difendere la patria vuol dire per un popolo difendere insieme il suo passato, il suo presente e il suo futuro. *** Il patriottismo acquista tutto il suo valore diventando mistico. Chi fosse patriottico solo per la ragione lo sarebbe ben poco. *** Un popolo presso il quale si affievolisse l'idea mistica di patria sparirebbe dalla storia senza nemmeno avere il tempo di percorrere tutte le tappe della decadenza.

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*** Le guerre sono gli agenti più sicuri del consolidamento dell'anima di una nazione. *** Gli Stati Uniti avevano raggiunto la vetta della potenza industriale e commerciale, ma la loro anima nazionale non era ancora molto stabile. La guerra l'ha definitivamente fissata. *** Le cospirazioni tedesche in America hanno provato la difficoltà per un popolo di assorbire degli elementi stranieri. Se i vivi possono fondere le loro lingue, i loro costumi e i loro interessi, i morti che li guidano restano ribelli a questa fusione. Non si cambia razza cambiando latitudine. *** L'anima delle razze ha delle frontiere che non si oltrepassano. *** La patria non si difende che con qualità ancestrali. Bastò all'Inghilterra una organizzazione abile per creare in due anni un esercito ben equipaggiato, ma per infondere in quell'esercito le qualità della tenacia e del valore capaci di trasformare dei volontari indecisi in intrepidi veterani fu necessaria l'influenza della razza. I reggimenti ed i cannoni si creano in qualche mese. Sono necessari secoli per forgiare i cuori degli uomini che li maneggiano. *** La guerra rivela a un popolo le sue debolezze, ma anche le sue virtù. *** La guerra trasformerebbe certi popoli al punto di cambiare il cammino futuro della loro storia, se essi potessero conservare durante la pace una minima parte delle qualità manifestate durante la guerra. *** Le guerre provocate dall'odio tra razze si possono differire, ma mai evitare.

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Capitolo IV La vita dei morti e la filosofia della morte Le qualità del carattere che fatto la grandezza di un popolo sono opera dei suoi antenati. L'anima dei vivi è foggiata da quella dei morti. *** Nei grandi conflitti, dai quali dipende la sorte di un popolo, l'esercito invisibile dei morti guida le gesta dei combattenti. La battaglia della Marna è stata vinta dai morti. Essi erano più numerosi dei vivi, quelli di Tolbiac, di Bouvines, di Marengo e di tutte le glorie passate, per impedire alla Francia di cadere nell'abisso in cui sembrava spingerla un sinistro destino. *** Le volontà dei vivi non lottano facilmente contro quelle dei morti. *** In Inghilterra l'opinione dei morti è più potente di quella dei vivi. Il governo inglese ne ha fatto esperienza durante il primo anno della guerra. Conquistare l'anima dei morti attraverso quella dei vivi è stato il suo compito più difficile. *** L'inconscio, in cui si elaborano i moventi di molti dei nostri atti, rappresenta una condensazione dell'anima degli avi. *** I morti devono avere il loro posto nella direzione di una società, ma il loro potere non dev'essere tirannico, perché, non potendo progredire, essi tendono a paralizzare il progresso. *** La disciplina interna creata dai morti è sempre meno dura di quella esterna imposta dai vivi. Gli individui e i popoli che non possiedono la prima devono rassegnarsi a subire la seconda.

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*** Quando l'uomo ascolta l'anima della sua razza, il senso della morte diventa nuovo per lui. Egli comprende allora che sotto l'effimero di nasconde la durata, e che la perpetuità, negata all'individuo, è accordata alla razza di cui egli rappresenta un frammento. *** La morte non è che un trasferimento di individualità. L'eredità fa circolare le stesse anime attraverso la successione di generazioni di una medesima razza. *** I nostri atti sono solo apparentemente effimeri. Le loro ripercussioni si prolungano talvolta per secoli. La Vita del presente tesse quella dell'avvenire. Le nostre forme transitorie celano un contenuto eterno. Ereditiero di un lungo passato, ogni essere, sorto momentaneamente sulla linea del tempo, racchiude un numero immenso di generazioni che attendono l'ora di sfuggire al loro nulla provvisorio.

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Capitolo V Cambiamenti di personalità creati dalla guerra Gli elementi psicologici fondamentali di una razza restano permanenti. Gli elementi secondari posseduti dai diversi individuo che la compongono sono mutevoli. Dalle loro combinazioni risultano dei nuovi equilibri, generatori di nuove personalità. *** Ciò che noi sappiamo delle persone che ci circondano e ciò che esse sanno di se stesse rappresenta solo una delle loro personalità possibili. *** Incanalata dall'abitudine e dalla costanza dell'ambiente, la nostra anima cambia un poco ogni giorno. È dunque impossibile prevedere le personalità che sorgeranno sotto la necessità imperiosa di adattamento a circostanze impreviste. *** Ogni essere porta in sé delle possibilità latenti del carattere, legate ai suoi diversi avi, che gli eventi fanno affiorare. *** L'uomo generalmente può più di quel che crede, ma non sa sempre ciò che può. Solo le circostanze gli rivelano le sue capacità ignorate. *** I discorsi non traducono la vera personalità di ogni essere. Solo gli atti la rivelano, talvolta ai suoi stessi occhi. *** Quando, sotto l'influsso di potenti eccitazioni, gli equilibri dell'organismo mentale vengono modificati, l'uomo può trasformarsi al

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punto di diventare irriconoscibile a se stesso. Alla sua antica personalità si è sostituita una personalità imprevista. *** Perché possano nasce delle nuove personalità, bisogna che gli equilibri abituali dell'organismo mentale siano disaggregati da eventi che turbino violentemente i rapporti di quell'essere con il suo ambiente. *** La guerra è un potente eccitante di tutte le energie, quelle del bene come quelle del male. Essa stimola a un tempo le virtù, i vizi e l'intelligenza. *** Le qualità sviluppate dalla guerra sono di quelle che elevano l'uomo al di sopra di se stesso: l'eroismo, la tenacia, lo spirito di sacrificio, il valore e soprattutto la continuità nello sforzo. *** L'uomo della vita quotidiana è generalmente guidato dal suo egoismo individuale. L'uomo delle battaglie dagli interessi collettivi della sua razza.

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Capitolo VI Le forme del coraggio La resistenza al sentimento naturale di paura prodotto dal pericolo costituisce il coraggio. Se il pericolo cessa di essere immediato pur restando minaccioso, il coraggio necessita di perseveranza. *** Il coraggio militare si è molto evoluto nel corso della storia. Dagli eroi antichi ai baroni feudali, nessuno avrebbe osato affrontare degli inoffensivi giavellotti e delle incerte frecce senza la protezione di una pesante armatura. La tempesta di ferro cui il soldato moderno si espone senza protezione li avrebbe fatti indietreggiare con orrore. *** Un tempo un momento di eroismo bastava ad assicurare l'immortalità. Oggi conquistare una trincea esige una continuità nel coraggio sconosciuto ai guerrieri di Omero. Achille è celebre dopo tremila anni per delle imprese che oggi non gli varrebbero la croce di guerra. Le guerre moderne hanno sostituito al coraggio intermittente ed irriflessivo il coraggio continuo e prudente. Molto più utile del primo, è più difficile da creare. *** L'eroismo silenzioso delle battaglie sotterranee di oggi e quello dell'aviatore perso nell'immensità sono molto superiori agli eroismi eclatanti ma momentanei delle antiche battaglie. *** Il coraggio discontinuo si trasforma in coraggio continuo attraverso l'abitudine solo se i pericoli ripetuti sono simili. Colui che si mostra eroico nell'assalto sarà spaventato da un ordigno sconosciuto. *** Il coraggio davanti a un pericolo imprevisto esige una volontà forte, poiché necessita di un dispendio nervoso che non può essere prolungato e non può essere sanato che con un lungo riposo. ***

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saper trasformare in abitudine un pericolo, una fatica, un fastidio vuol dire renderli facilmente accettabili. *** L'attenzione, non essendo divisibile, può essere deviata. Si possono utilmente sviare le preoccupazioni del soldato con esercizi vari e continui. Ogni gruppo militare finisce per possedere una bravura collettiva. Essa chiede sempre un certo tempo per formarsi. *** Un uomo coraggioso, uscito dal suo gruppo e piazzato in un altro in cui egli sia sconosciuto, perde talvolta molta della sua bravura. *** Una stessa collettività militare può oscillare dalla paura all'eroismo, seguendo il capo che la comanda. *** Convincere una truppa della sua superiorità vuol dire insufflare in essa un eroismo continuo, che genera il successo. *** Uno degli svantaggi psicologici della difesa è quello di deprimere il coraggio, mentre l'offensiva lo stimola. *** La trincea ha provato che il valore si misura in base alla tenacia, alla sopportazione, all'iniziativa, al coraggio, alla volontà, al giudizio, qualità che non insegnano i libri e che dipendono unicamente dal carattere. *** L'eroismo non ha casta.

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Capitolo VII L'arte di persuadere e l'arte di comandare Dal momento che l'anima del capo fa quella del soldato, una truppa che perda un capo che sappia comandarla perde al tempo stesso la sua coesione ed assume presto l'inconsistenza di una folla. *** I galloni facilitano il comando, ma non creano l'arte di comandare. *** I gradi stabiliscono una gerarchia fittizia, spesso illusoria in tempo di guerra. Solo il valore morale può creare l'obbedienza, il rispetto e la dedizione nei subalterni. *** L'arte di comandare è completa solo se ha per sostegno l'arte di persuadere. *** I trattati di retorica danno regole per comporre dei discorsi, ma non sanno insegnare l'arte di persuadere. Nelle arringhe destinate a persuadere una collettività si possono invocare delle ragioni, ma bisogna anzitutto far vibrare i sentimenti. *** La ragione convince talvolta per un istante, ma non fa agire. I grandi conduttori di uomini raramente vi fanno ricorso. *** Per inculcare a una collettività lo spirito di corpo è indispensabile il maneggio delle leggi psicologiche che conducono le folle. *** Si accresce enormemente il valore di una truppa creando in essa lo spirito di corpo. Grazie ad esso alcuni reggimenti acquisiscono durante la

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guerra una reputazione tale, che si ricorre ad essi in tutte le circostanze in cui occorrono uomini inflessibili. *** In una truppa che possieda spirito di corpo, la gloria e l'emulazione sono collettive. Questi sentimenti si diffondono per contagio mentale alle nuove unità introdotte nella truppa, a condizione che gli uomini incorporati non siano troppi. *** La fiducia del soldato nei suoi capi è uno dei più importanti elementi del suo valore. *** Al capo la cui anima sia in comunicazione intima con quelle dei suoi uomini la parola è inutile: un gesto, uno sguardo bastano. *** Mantenere il buon umore e l'allegria nei soldati minacciati ad ogni momento dalla morte è un'arte che nessun capo deve ignorare. *** Certe parole accrescono le energie e rendono il soldato invincibile. Bisogna essere già un grande capo per pensarle e dirle. *** Si agisce facilmente su uomini isolati facendo appello ai loro interessi, vale a dire al loro egoismo. Poiché le moltitudini non sono egoiste, bisogna, per sedurle, utilizzare altri moventi. *** L'affermazione, la ripetizione, il prestigio ed il contagio costituiscono i grandi fattori della persuasione, ma i loro effetti dipendono da chi li usa. *** Per persuadere bisogna, secondo i casi, rivolgersi alle influenze affettive, mistiche o collettive che guidano gli uomini, e poco alla loro intelligenza.

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*** La controversia è raramente un mezzo di persuasione. Contraddire un'opinione spesso non fa che fortificarla. Le idee di un avversario si modificano, portandolo a convincersi con una serie di suggestioni e di riflessioni che germogliano poi lentamente nell'inconscio. Le donne, conoscendo d'istinto questo processo, persuadono facilmente. *** Un oratore cambia facilmente l'opinione dei suoi uditori, ma la sua opinione essendo effimera, agisce poco sulla sua condotta. *** I voti di un'assemblea immediatamente dopo un discorso o all'indomani di quel discorso sono spesso molto differenti. *** Soggiogando i cuori si domina facilmente le volontà.

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Libro III La psicologia dei popoli

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Capitolo I L'anima dei popoli e la sua formazione L'anima di un popolo rappresenta un accumulo di elementi ancestrali stabilizzati nei secoli. Su questa roccia solida fluttuano gli elementi mobili delle anime individuali creati dall'educazione e dall'ambiente. *** Un popolo acquista stabilità solo dopo aver acquisito una coscienza collettiva. Questa acquisizione richiede talvolta dei secoli. *** La vita di un popolo, le sue istituzioni, le sue credenze, le sue arti e i suoi conflitti rappresentano la forma visibile delle forze invisibili che lo guidano. *** Dalla mentalità di un popolo derivano la sua condotta e, di conseguenza, la sua storia. *** Si possono prevedere le possibili reazioni di un popolo sono studiando i suoi atti nelle grandi circostanze della sua storia. Gli errori di previsione commessi dai diplomatici tedeschi riguardo alla supposta neutralità dell'Inghilterra e del Belgio hanno mostrato l'impossibilità di prevedere la condotta di un popolo nei grandi eventi basandosi sulla sua psicologia quotidiana. *** Il vero carattere di un popolo appare solo nelle crisi importanti della sua storia. *** L'anima di un popolo si legge molto bene nei suoi atti, molto male nei suoi libri e discorsi. ***

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Gli scritti e le parole rappresentano l'anima cosciente della vita quotidiana; gli atti, l'anima incosciente e stabile creata dagli antenati. *** Qualche anno basta per civilizzare l'intelligenza di un popolo. Occorrono secoli per civilizzare il suo carattere. *** Le trasformazioni mentali comportano rapidamente delle trasformazioni materiali. Il progresso materiale di certi popoli è diventato distruttore del loro progresso morale. *** Un popolo non cambia la sua anima ancestrale, ma essa può subire nuovi orientamenti, generatori di successo o di catastrofi. È così che la mentalità tedesca ha cambiato orientamento sotto l'influenza di tre fattori: il militarismo, l'unificazione politica, l'educazione tecnica. *** Un popolo può trasformare la sua civiltà adottando la lingua, le istituzioni e le arti di un altro popolo. Esso non trasforma, in questo modo, la sua anima. Dopo la conquista normanna gli inglesi parlarono per molto tempo francese, ma restarono inglese. Latinizzando i galli, Roma non ne cambiò affatto il carattere. *** Il Giappone che, in qualche anno, è passato dall'uso dell'arco e della freccia alle armi ed all'industria moderna, non ha potuto assimilare una civiltà nuova che utilizzando le qualità di pazienza, di tenacia, di disciplina tramandate dagli antenati. Ha cambiato civiltà, non anima. *** La nazionalità è costituita da quattro elementi diversi, raramente riuniti in uno stesso popolo: la razza, la lingua, la religione gli interessi. I popoli che non possiedono un0anima ancestrale sufficientemente stabilizzata vivono nell'anarchia e progrediscono poco. Quelli la cui annima si è stabilizzata troppo non progrediscono più. Nei tempi moderni, i Russi rappresentano la fase di stabilizzazione insufficiente, i Cinesi quella della stabilizzazione troppo completa.

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*** In un certo periodo della storia di un popolo gli errori di pensiero, di carattere, di giudizio e quindi di condotta restano senza rimedio. Essi diventano creatori di fatalità inesorabili, sotto il cui peso grandi imperi hanno finito per soccombere. *** Sostituire come motivo d'azione la gloria collettiva a quella personale è per un popolo un importante progresso morale. *** Le nazioni si trasformano solo attraverso l'evoluzione dei primogeniti. È in se stesso e non fuori di sé che un popolo deve cercare le cause della sua grandezza o della sua decadenza. *** Nelle gravi circostanze storiche, i popoli spesso vedono meglio dei governanti. Essi vedono allora con i loro morti. *** L'anima di un popolo, molto più della volontà dei suoi dirigenti determina il regime politico che può accettare. Far nascere, crescere o scomparire dei sentimenti e delle credenze nell'anima dei popoli è un fondamento essenziale dell'arte di governare. *** Trasformare la mentalità di un popoli è talvolta più utile che accrescere i suoi armamenti. *** Conquistare un territorio di un popolo non basta. Per dominarlo occorre vincere la sua anima.

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Capitolo II Psicologia comparata di alcuni popoli Tutti i popoli presentano un certo numero di caratteri comuni, ma ciascuno ne possiede ugualmente alcuni speciali che lo differenzia. Tali, ad esempio, la tenacia presso gli inglesi, l'indecisione e l'imprecisione nei russi. *** La visione delle cose in un popolo dipende più dal suo temperamento psicologico, vale a dire dal suo carattere, che dalla sua intelligenza. Questo carattere condiziona il modo in cui reagisce agli stimoli del mondo esterno. *** Ogni popolo ha un ideale di diritto, di morale e di giustizia troppo personale per essere accettato dalle altre nazioni. L'ignoranza di questa legge psicologica ha creato la decadenza di molte colonie. *** Certi caratteri dei popoli si mantengono durante tutto il corso della loro storia. Jean de Saulx, visconte di Avanne, disse già sotto Carlo IX che la Francia, invincibile quando resta unita, è il paese che sa sempre sistemare i propri affari quando sembrano disperati. *** Un popolo è libero di definire immortali i princìpi che lo guidano, ma non ha il diritto di imporli ad altre nazioni di mentalità differente. Le metafisiche politiche sono rispettabili quanto quelle religiose, a condizione che non pretendano di imporsi con la forza. *** Benché molto semplice e retta da un piccolo numero di elementi, l'anima dei balcanici restò all'inizio della guerra un mistero per la maggior parte dei diplomatici europei, che si ostinarono a giudicarla secondo le regole della loro logica. ***

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La guerra attuale ha fornito nuove giustificazioni alla legge storica secondo la quale un popolo non può adottare le istituzioni, le arti, la lingua, la religione di una razza differenza, senza far loro subire trasformazioni profonde. Gli stessi dei sono condannati a tali cambiamenti. Trasportato in Cina, il Buddha indiano prende rapidamente i caratteri di una divinità cinese. Giunto in Inghilterra, il Jehovah biblico è diventato un Dio inglese, che governa il mondo per il profitto dell'Inghilterra. Adottato dai tedeschi, il Dio caritatevole e dolce dei cristiani si è trasformato in una divinità sanguinaria e feroce, senza pietà per i deboli, pieno di riguardo per i forti. *** Prima della guerra la Germania invadeva il mondo con la sua industria, ma non più con il suo pensiero. L'era dei grandi filosofi, dei grandi scrittori era chiusa da tempo. *** Anche isolato, il tedesco resta un essere collettivo. Egli non acquista valore che fuso in un gruppo. Ogni cittadino è cellula di un grande organismo: lo Stato. *** La coscienza del tedesco è una coscienza collettiva diretta dallo Stato, quella dell'inglese e dell'americano è una coscienza individuale che abbandona allo Stato solo una parte di sé. *** Ciò che si chiama germanesimo è semplicemente la sintesi degli appetiti costantemente generati in un popolo dalla convinzione di essere abbastanza forte da impossessarsi dei territori e delle ricchezze dei popoli supposti meno forti. *** Bisogna ammettere che la cultura tedesca non crea molta perspicacia, dal momento che i partigiani di rovinose annessioni territoriali si reclutano tra i professori, i funzionari e gli industriali. *** La Prussia ha impiegato più di mezzo secolo per foggiare la mentalità tedesca per mezzo della scuola e della caserma, ma questa mentalità, essendo contraria alla natura umana, resta artificiale. I tedeschi finirono

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per constatare che la gloria di essere quasi gli unici difensori dell'assolutismo e della violenza costa cara e paga poco. *** La mentalità bellicosa dei tedeschi sembra per il momento irriducibile. Dopo tre anni di guerra mondiale, il ministro della guerra prussiano ha chiesto al Reichstag l'autorizzazione per una nuova scuola di ufficiali, al fine di preparare le future battaglie che, secondo lui, succederanno alla guerra attuale, dal momento che il pacifismo non è che una utopia pericolosa. *** La celebre memoria di Bissing, governatore del Belgio, meriterebbe di essere incisa sulle mura delle nostre scuole. Dopo aver detto che il Belgio deve restare sotto il giogo tedesco, e considerando che il sovrano deposto poteva diventare scomodo, Bissing raccomanda energicamente di seguire il consiglio di Machiavelli: «Chi si propone di impossessarsi di un paese è costretto a sbarazzarsi del re e del governo, anche con la morte». In alcun paese si troverebbe un moderno uomo di Stato che osasse scrivere cose simili. *** L'abisso mentale esistenza tra inglesi e tedeschi si era già rivelato prima della guerra nella loro condotta verso i popoli conquistati. L'Inghilterra rese la libertà al Transvaal sconfitto. L'america, dopo aver organizzato l'isola di Cuba, lasciò che si governasse da sé. I tedeschi, al contrario, in Polonia, in Alsazia e in tutte le loro colonie, non hanno conosciuto mai altro regime politico che la violenza, e si sono inimicati i popoli che governano. *** Se i tedeschi avessero sospettato l'anima inglese, avrebbero compreso che le loro ferocie in Belgio non avrebbero raggiunto altro risultato che indignare gli inglesi al punto di far sorgere sul suolo britannico migliaia di combattenti.

*** Poco preoccupato dalle teorie e dalla logica, l'inglese considera solo la realtà e cerca di adattarvisi.

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*** I popoli hanno sempre gerarchizzato i valori secondo il grado di utilità che attribuivano loro. I romani dei primi tempi mettevano la capacità di maneggiare la lancia molto al di sopra dell'arte di comporre i canti omerici. Un generale tedesco sarebbe, ai nostri giorni, molto più fiero di incendiare una cattedrale o una biblioteca che di scoprire un pianeta. *** La ferocia è un sentimento di razza, proprio di certi popoli e che i secoli non cancellano. Il piacere degli antichi Assiri nel veder scorticare vivi i loro prigionieri è della stessa natura di quello dei balcanici moderni, che torturano lungamente i loro prigionieri, e della gioia delirante dei tedeschi nell'apprendere il siluramento del Lusitania. *** I popoli la cui civiltà ha troppo addolcito i costumi e paralizzato le qualità del carattere lotteranno sempre con difficoltà contro le razze dotate ad un tempo di subcoscienza bestiale, di disciplina rigida, di desiderio di conquista e di amore del saccheggio. *** Una delle caratteristiche di alcuni popoli è di non avere alcuna stabilità, cosa che rende impossibile fidarsi di loro. Si può generalizzare per loro l'osservazione fatta da un antico deputato al Reichstag, l'abate Wetterlé, a proposito dei suoi colleghi polacchi: «Erano tutti uomini di buona compagnia e di gradevole conversazione, ma incostanti e insicuri. Li ho visti passare dalla opposizione più rivoluzionaria all'autoritarismo più sfrenato, e ciò da un momento all'altro, senza motivo apparente. Un giorno minacciano di piazzare bombe sotto la sedia del cancelliere, l'indomani votano con entusiasmo delle leggi molto reazionarie. Non si potrebbe mai contare in modo assoluto sul sostegno di personaggi così mutevoli.» *** Ci si espone a molti errori di interpretazione della condotta dei popoli quando si dimentica che non tutte le anime si misurano con lo stesso metro.

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Capitolo III L'incomprensione tra razze diverse L'incomprensione regola i rapporti tra persone di razza, educazione e sesso differente, perché le stesse sensazioni e le stesse parole risvegliano in loro idee e sentimenti diversi. *** La guerra ha mostrato una volta di più fino a che punto i popoli non si conoscono. La Germania ignorava l'anima della Francia e dell'Inghilterra. Noi non ignoriamo di meno quella della Germania. *** I popoli hanno appreso attraverso la guerra attuale come varia, secondo le razze, il senso di certe parole astratte: diritto, libertà, giustizia, umanità, forza e molte altre. I filosofi lo sapevano già. *** Uno dei più sorprendenti esempi di incomprensione tra uomini di razze diverse è offerto dal fatto che i socialisti tedeschi e francesi si sono incontrati in numerosi congressi senza mai sospettare le loro divergenze di idee, di sentimenti e anche di dottrina. *** Possibile nel dominio degli interessi, l'internazionalismo non lo è in quello dei sentimenti. *** La persistenza degli odi razziali è dovuta al fatto che uomini di mentalità diversa reagiscono in modi diversi sotto stimoli simili. Credenze, giudizi, visioni della vita, tutto differisce in loro. *** Se le idee di popoli stranieri o di popoli morti sono spesso inaccessibili, è perché noi non possiamo giudicarli che attraverso la nostra mentalità. Come comprendere oggi, ad esempio, un romano che divinizza l'imperatore, le città ed anche selle semplici astrazioni come la concordia?

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*** I professori che dichiararono un tempo il popolo tedesco un mirabile modello e lo considerano oggi un prototipo di barbarie avrebbero evitato queste variazioni di opinione se avessero studiato le sue dottrine filosofiche. Le conquiste ed i massacri dei tedeschi sono, di fatto, semplici applicazioni degli insegnamenti propagati per molto tempo dai loro libri. *** L'anima di un popolo ci è impenetrabile quando si scosta troppo dalla nostra e soprattutto quando, non essendosi ancora stabilizzata, varia incessantemente con le circostanze. Le oscillazioni dell'anima russa ci restano per questa ragione incomprensibili. *** Per sopportarsi, persone di mentalità diversa devono evitarsi. Quando si frequentano, le loro divergenze psicologiche entrano in conflitto. *** Volentieri consideriamo totalmente privo di giudizio l'uomo che non ha il nostro stesso giudizio.

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Capitolo IV Ruolo delle illusioni nella vita dei popoli Le illusioni corrispondono ad irriducibili bisogni della mentalità umana, dal momento che la loro influenza di è mostrata sempre preponderante attraverso la storia. In ogni epoca milioni di uomini sono stati pronti a sacrificarsi ad esse. In nome dell'illusione grandi imperi sono stati distrutti ed altri fondati. *** Il debole ruolo delle influenze razionali nella vita dei popoli è una delle cause che rendono difficile prevederne il corso. Se si eliminassero dalla storia le illusioni e i fantasmi, non ci sarebbe più la storia. *** Molti spiriti considerano la nostra un'epoca positiva che obbedisce solo alla ragione. L'esperienza ha provato al contrario che il mondo resta guidato dalle utopie più chimeriche. In nome della loro illusoria missione egemonica i tedeschi hanno devastato l'Europa, mentre i paesi invasi erano vittime di illusioni di altro ordine, pacifiste e internazionaliste, che hanno finito per condurli alla rovina. *** La completa credulità e non lo scetticismo costituisce lo stato normale dell'individuo e soprattutto dei popoli. *** Se gli allucinati non avessero giocato un ruolo preponderante nella storia, il corso degli eventi sarebbe stato diverso. Non è certo tuttavia che il mondo ne avrebbe tratto vantaggio. L'errore è stato spesso uno stimolante più forte della verità. *** I popoli fanno più facilmente a meno del pane che dell'illusione. Soggiogati da questi fantasmi seducenti, essi dimenticano i loro interessi più cari.

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*** Nella lotta eterna contro l'illusione, la ragione non può trionfare senza l'aiuto del tempo. *** Solo l'esperienza è una distruttrice rapida dell'illusione, a condizione di rivestire una forma catastrofica. Essa rende allora l'errore istantaneamente visibile come il lampo illumina la notte. *** Al momento di abbozzare nel mondo nuovi tentativi di pacifismo, è utile ricordare questa riflessione del presidente Roosvelt: le illusioni pacifiste sono costate alla Francia torrenti di lacrime e sangue. *** Il pacifismo è un sicuro generatore di guerre di conquista. Un popolo pacifista, non essendo temuto, attira fatalmente l'aggressione su di sé. Una nazione ben armata raramente viene attaccata. *** Le illusioni collettive cedono a delle necessità, mai a dei ragionamenti. *** La Germania resterà pericolosa per molto tempo, perché la coalizione di popoli contro di lei ha ingrandito le sue illusioni ed il suo orgoglio. Incapace di comprendere i motivi di questa coalizione, li attribuisce a una gelosia universale causata dalla sua pretesa superiorità. *** Ciò che chiamiamo progresso delle idee è spesso una trasformazione delle illusioni create da queste idee. *** Poiché l'errore è generalmente più impressionante della verità, i politici preferiscono l'errore alla verità. ***

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Le forze materiali combattute al giorno d'oggi sono temibili, ma le illusioni che le generano sono ancora più temibili. *** Creatrici di speranza e di conseguenza di felicità, le illusioni saranno sempre più seducenti delle realtà. *** Per distruggere un errore occorre più tempo che per farlo. *** L’ arte di maneggiare le illusioni è necessaria ai conquistatori quanto l'arte di maneggiare i cannoni. *** L'irreale è il grande generatore del reale.

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Capitolo IV Le opinioni individuali e la condotta Dal punto di vista intellettuale, il valore di un uomo dipende in primo luogo dal suo giudizio, poi dal numero e dalla precisione delle sue informazioni. Dal punto di vista della condotta, esso dipende dal suo carattere. *** La vera personalità di un individuo o di un popolo risiede meno nella sua intelligenza che nel suo carattere. *** L'uomo intelligente senza carattere resta sempre un gregario e non diventa mai un capo. Raramente è padrone della sua condotta. *** Le opinioni che si professano esercitano generalmente una influenza assai debole sulla condotta che si pratica. *** Molti uomini hanno ragione di affermare l'invariabilità delle loro opinioni, ma torto di vantarsene. Vuol dire mostrare che non hanno appreso nulla dal giorno in cui esse si sono formare. Non v'è prova più evidente di ignoranza o imbecillità. *** Rari sono gli spiriti capaci di edificare le loro opinioni su riflessioni personali. La razza, il gruppo sociale, l'ambiente, la professione, il giornale bastano il più delle volte a orientare le idee ed alimentare i discorsi. *** Pensare collettivamente è la regola generale. Pensare individualmente l'eccezione. ***

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Il valore attribuito ad una opinione non dipende generalmente dalla sua giustizia, ma dal prestigio posseduto da colui che l'enuncia. *** La maggior parte delle persone restano avviluppate in una rete di opinioni, di pregiudizi e di errori che vela loro la realtà; attraversano la vita senza percepire altro che le visioni dei loro sogni o i racconti dei loro libri. *** Nei grandi cataclismi sociali, l'anima individuale è talmente dominata dall'anima collettiva, che gli spiriti più eminenti perdono le loro facoltà critiche e diventano incapaci di percepire chiaramente alcuna evidenza. *** Presso gli individui, e soprattutto presso i popoli, le ferite legate agli interessi si dimenticano facilmente. Quelle dell'amor proprio non si perdonano. *** Il rimorso, sentimento individuale, è ignorato dalle collettività. I peggiori crimini di una nazione trovano in essa tanti difensori quanti ne trovano le sue virtù. *** A volte ignorarsi è meglio che conoscersi. *** La vera conoscenza di se stessi rende generalmente molto modesti. *** Si incontrano molti uomini che parlano di libertà, ma se ne vedono pochi la cui vita non sia principalmente consacrata a forgiarsi delle catene. *** Le nostre virtù resterebbero a volte molto incerte se, in mancanza della speranza di una ricompensa, non avessero il sostegno della vanità.

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*** L'uomo è il vero creatore del suo destino. Resta un relitto nella vita quando non ne è convinto. *** La volontà precarie si traducono in discorsi, quelle forti in azioni. *** Sforzarsi di modificare la propria vita interiore è più utile che impiegare le proprie forze per perseguire la trasformazione della propria vita esteriore.

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Capitolo VI Le opinioni collettive L'opinione collettiva è diventata tanto potente che gli autocrati più assoluti non saprebbero resisterle. I popoli, e non le loro guide, detteranno la pace o la guerra. *** L'opinione pubblica rappresenta una forza considerevole, ma raramente spontanea. Occorrono delle guide per crearla ed orientarla, soprattutto in caso di grandi conflitti. *** Entrare a far parte di un gruppo vuol dire assumerne l'anima collettiva e le opinioni. Negli agglomerati dai contorni ben netti: militari, magistrati, professori, ecc., l'identità delle occupazioni e soprattutto il contagio mentale danno a tutti i membri del gruppo delle opinioni collettive simili. *** Poiché le concatenazioni della logica collettiva non solo le stesse della logia razionale, le contraddizioni che la seconda non tollererebbe sono facilmente accettate dalla prima. *** Le folle ragionano poco, ma sentono e reagiscono vivamente. Tra la sensazione e la reazione, l'individuo sa intercalare un ragionamento, l'uomo nella folla no. *** Le parole e le immagini hanno più potere sull'anima delle moltitudini di qualsiasi argomento. *** Una opinione fondata su sentimenti collettivi può essere esatta, ma generalmente la ragione non ha alcuna parte nella sua genesi. ***

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Si è giustamente notato che in Russia le folle non si attaccano alle idee, ma al verbo. In pochi minuti esse applaudiranno con entusiasmo degli oratori che sostengano opinioni diametralmente opposte. *** Quando l'uomo cui si vuole affidare la direzione di un affare propone di farsi assistere da un comitato, bisogna rinunciare immediatamente ad affidargli quell'affare. *** Diventando collettivo l'errore acquista la forza di una verità.

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Capitolo VII Le idee nella vita dei popoli Ogni civiltà, con le sue istituzioni, la sua filosofia, la sua letteratura e le sue arti, deriva da un piccolo numero di idee direttive. Esse imprimono il loro marchio su tutti gli elementi di quella civiltà. *** Trasformare le idee di un popolo vuol dire cambiare la sua condotta, la sua vita, e di conseguenza il corso della sua storia. *** Anche se la guerra europea sembra mettere in gioco solo forze materiali, in realtà sono in ballo delle idee. L'assolutismo lotta contro le aspirazioni democratiche. *** Il destino di un popolo dipende molto più dalle certezze che lo guidano che dalle volontà dei suoi governanti. *** La Germania moderna è più pericolosa per le sue idee che per i suoi cannoni. Gli ultimi dei teutoni restano convinti della superiorità della loro razza e del dovere che hanno, in ragione di tale superiorità, di imporre al mondo il proprio dominio. Questa concezione, identica a quella professata a lungo dai turchi nei confronti dei cristiani, dà evidentemente a un popolo una grande forza. Occorrerà forse una nuova serie di crociate per distruggerla. *** I popoli che pretendono di farsi guidare da idee puramente razionali saranno sempre militarmente inferiori a quelli condotti da credenze politiche, religiose o sociali, più forti per creare dei fanatismi collettivi. *** Si l'idea tedesca trionferà, la faccia del mondo cambierà, perché l'indipendenza dei popoli sarà annientata per sempre.

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*** Il valore politico o sociale di una idea non va misurato in base al suo grado di verità, ma per la dedizione che ispira. A giudicare dagli insegnamenti del passato e quello della guerra attuale, le idee più false sono spesso quelle che impressionano più profondamente gli animi. *** Per propagarsi e diventare movente di azione, una idea deve avere un sostegno sentimentale o mistico. L'idea puramente razionale non è contagiosa e resta senza forza nell'anima delle moltitudini. *** Una idea vaga ed imprecisa ma avvolta nel mistero esalta facilmente, mentre una idea chiara e precisa resta spesso senza azione. *** Gli eventi che sconvolgono la vita dei popoli cambiano frequentemente le idee evocate dalle parole. Termini antichi poco usati, come quello di patria, acquistano acquistano all'improvviso un vigoroso rilievo; altre un tempo cariche di speranza, come pacifismo e internazionalismo, perdono ogni prestigio. *** A forza di vantarsi di virtù che non ha, un popolo finisce per persuadersi di possederle. *** Per orientare la condotta di un popolo, le idee non hanno bisogno di essere giuste, basta che possiedano del prestigio. *** Il pacifismo e l'internazionalismo, che tanto ci sono costati, devono la loro forza agli errori seducenti che servono loro da sostegno. ***

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I grandi eventi sono generano talvolta idee contrarie a quelle che li hanno fatti nascere. Le teorie tedesche sul diritto e la forza saranno senza dubbio completamente trasformate dalla guerra attuale. *** Le idee, come le persone, sono sottomesse al processo evolutivo che condanna il mondo a trasformarsi. delle idee direttrici, giuste in un'epoca, non lo sono in un'altra. La dimenticanza di questo principio ci è costata molti errori militari all'inizio della guerra. *** Non si modificano le idee di un popolo se non cambiando le loro formule. Per determinare tali cambiamenti sono necessarie esperienze ripetute. *** L'ottimismo, come il pacifismo, è conseguenza di uno stato mentale. L'ottimismo rende l'uomo più felice, il pessimismo lo rende più preveggente. Se si fosse preparata alla guerra annunciata da alcuni pessimisti, ma negata dagli ottimisti agghindati di pacifismo, la Francia avrebbe evitato molte rovine. *** Le idee false sono le grandi devastatrici della storia. Le armi materiali non bastano a combatterle. *** Dal momento che non deve tener conto né della realtà né della verosimiglianza, una idea falsa si presenta generalmente sotto una aspetto più seducente di una idea vera. *** Una idea falsa trova facilmente migliaia di uomini che la difendano. Una idea vera ne trova generalmente pochi. *** Quando una idea falsa invade il campo della ragione, le esperienze più dimostrative restano senza affetto su di essa.

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*** Far penetrare una idea falsa nell'anima delle moltitudini vuol dire suscitare un incendio di cui nessuno può prevedere le devastazioni. I dirigenti dell'impero tedesco devono esserne persuasi oggi. *** Se registrasse soltanto quelle provocate da idee giuste, la storia delle guerre sarebbe molto breve. *** La tenacia della idee false ed il loro pericolo sono messi in evidenza dal congresso socialista tenuto in piena guerra. Si sono visti incorreggibili teorici ripetere instancabilmente i loro errori sul pacifismo e l'internazionalismo, origini dei nostri disastri. *** Quando i conflitti militari saranno terminati, certe idee, silenziose oggi, entreranno nuovamente in conflitto. L'avvenire dei popoli dipende dai risultati di questo conflitto tra idee vera ed idee false. *** I conquistatori più sanguinari sono meno devastatori delle idee false.

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Capitolo VIII La vecchiaia dei popoli Non c'è esempio, nella storia, di nazioni che abbiamo progredito sempre. Dopo una certa fase di grandezza, essa declinano e scompaiono, non lasciando a volte che incerte vestigia. *** Se i cicli della storia dovessero ripetersi, tutte le nazioni sarebbero condannate, come quelle del passato, a invecchiare e scomparire. La sabbia ha ricoperto le vestigia di Ninive. La gloria di Roma non è più che un ricordo. *** I popoli periscono, le opere qualche volta sopravvivono. Ma ben presto dalla morte zampilla una nuova vita. Sulla polvere delle razze creatrici delle piramidi sono nate razze nuove, ricche di verità sconosciute alle antiche civiltà. *** Ciò che si chiama vecchiaia di un popolo è una vecchiaia molto più mentale che biologica. *** La vecchiaia di un popolo comincia quando, rammollito dal benessere e diventato incapace di sforzo, sostituisce l'egoismo individuale all'egoismo collettivo, cerca di ottenere un massimo di tranquillità con un minimo si lavoro e si mostra incapace ci adattarsi alle nuove necessità che il progresso di una civiltà fa sempre sorgere. *** I popoli non crescono più quando la vita diventa per loro troppo facile. Roma è progredita solo nel periodo dei suoi conflitti. L'età della pace e della prosperità materiale ha segnato l'inizio del suo declino. ***

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C'è nella storia dei popoli un momento in cui il culto della forza, la passione per il guadagno e la cattiva fede possono costituire degli elementi di successo, ma tali successi portano presto con sé la decadenza. Cartagine ne fece esperienza. Malgrado le sue ricchezze e la potenza dei suoi eserciti, scomparve dalla storia non lasciando altre vestigia che il disprezzo dei popoli per la fede punica. *** I vecchi, assicurava Bacone, fanno troppe obiezioni, riflettono troppo a lungo, rischiano troppo poco, rimpiangono troppo presto, agiscono raramente al momento opportuno e si accontentano di successi mediocri. Tali difetti si osservano ugualmente nei popoli le cui energie sono paralizzate per diverse cause. *** L'impotenza a decidersi, la tendenza all'inazione e la paura delle responsabilità sono dei sintomi caratteristici di senilità presso gli individui come presso i popoli. *** Sembra che arrivati ad una certa fase della loro esistenza, i popoli non possano progredire senza l'azione di grandi crisi che ne sconvolgano la vita. Esse appaiono necessarie per sgomberarli dalla stretta di un passato diventato troppo pesante, di pregiudizi ed abitudini troppo fisse. *** Un popolo invecchia rapidamente quando, non sapendo adattarsi alle nuove necessità, si lascia sorpassare. A giudicare dalle statistiche industriali, marittime e commerciali, certe nazioni prima della guerra erano considerevolmente distanziate da altre. La lotta attuale sarà forse uno stimolo capace di risvegliare le attività addormentate. *** Quando una catastrofe mette in evidenza l'usura e di conseguenza l'insufficienza di un'antica armatura sociale, si impone la necessità di trasformarla. Ben diretta, questa difficile operazione rende vita nuova alla società scossa. Mal condotta, ed è il caso più frequente, genera un'anarchia che, per certi popoli, ha segnato la fine della loro storia. ***

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Tra le cause di distruzione che minacciano le civiltà troppo vecchie, si può citare l'accumulo di regolamenti che ordinano la vita sociale. Essi paralizzano le libertà, le iniziative, e finalmente la volontà di agire. *** Certe professioni creano in ogni epoca le stesse deformazioni mentali. Già Machiavelli lamentava le scartoffie e la routine degli stati maggiori del suo tempo. *** Lo sviluppo del pacifismo in un popolo attorniano da nazioni avide di conquista disgrega le molle della sua attività e lo conduce rapidamente alla schiavitù. *** Un grande passato è sempre un peso per i popoli, qualche volta un fardello schiacciante. *** Il grado di vitalità delle nazioni sarà ancora più visibile all'indomani della pace che durante la guerra.

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Capitolo I L'età del carbone Nella fase attuale dell'evoluzione del mondo, le azioni dei popoli e dei re sono dominati da necessità economiche molto più forti delle loro volontà. *** L'età industriale ha definitivamente invaso il mondo. La superiorità di un popolo non è più caratterizzata dallo sviluppo della sua filosofia, della sua letteratura e delle sue arti, ma dalla sua ricchezza in carbone e dalla sua capacità tecnica. *** In tutto il mondo antico e fino ad un'epoca recente la potenza di un paese dipendeva molto dal numero e dalla capacità dei suoi abitanti. Oggi essa risulta principalmente dalla sua ricchezza in carbone. *** La nuova evoluzione dell'età moderna si caratterizza per il ruolo del carbone. Senza utilità solo due secoli fa, esso è diventato così indispensabile che la vita di un paese arretrerebbe con la sua scomparsa. Più treni, più fabbriche, ed in tempi di guerra più cannoni. *** Solo il carbone poteva creare il macchinismo che ha rinnovato la civiltà moderna. *** Nella vita dei popoli, la concatenazione dei fenomeni finisce per dominare tutte le volontà. La scoperta di miniere di carbone permette alla Germania la fabbricazione economica di prodotti da esportazione. Ne risulta una sovrapproduzione che rende necessaria la conquista di mercati lontani e, per conseguenza, la creazione di una flotta potente per proteggere queste esportazioni. Le ambizioni tedesche si ingrandirono e la realizzazione dell'antico sogno egemonico parve possibile. ***

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La ricchezza di un paese in carbone e ferro determina oggi, non solo il livello della sua potenza militare ed industriale, ma anche le sue possibilità di espansione commerciale. *** Il ruolo preponderante del ferro e del carbone nelle guerre moderne è stato messo in evidenza dal manifesto di sei grandi associazioni industriali tedesche, che hanno affermato che senza la conquista del bacino di Briey, all'inizio della guerra, lo scontro non avrebbe potuto continuare, in mancanza del ferro necessario per le munizioni. *** La potenza conferita a un paese dalla sua ricchezza in carbone risulta dal fatto che il lavoro annuale di un operaio, che costa circa 1.500 franchi, può essere compiuto con una quantità di carbone pari a 3 franchi. L'operaio-carbone costa dunque cinquecento volte meno dell'operaio umano . 1

*** La prosperità economica della Germania è dovuta soprattutto al fatto che estrae annualmente dal suo suolo 190 milioni di tonnellate di carbone. La loro energia meccanica rappresenta il lavoro manuale di 950 milioni di operai. *** Cercare di accaparrarsi l'energia solare, come fecero le piante che formarono un tempo il carbone, sarà per i popoli privi di carbone uno dei grandi problemi del futuro. *** Un paese la cui ricchezza in carbone sia insufficiente non può produrre economicamente. Esso si trova di conseguenza costretto a limitare le sue esportazioni a prodotti la cui fabbricazione esiga una debole forza motrice. *** Accrescere la produzione di carbone di un paese porta ad aumentare la cifra dei suoi lavoratori. Con molto carbone e pochi abitanti un popolo è più ricco e più forte che con poco carbone e molti abitanti. 1

È possibile trovare gli elementi di questo calcolo nella mia opera: Gli insegnamenti psicologici della guerra (27° edizione).

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Capitolo II I conflitti economici I conflitti economici sono a volte disastrosi quanto i conflitti militari. La storia dimostra che essi hanno causato la decadenza di molti paesi. *** Non c'è progresso senza concorrenza, e di conseguenza senza conflitti industriali. *** Ai nostri giorni, un conflitto economico può arricchire il vincitore. Un conflitto militare lo rovina per molto tempo. Le relazioni tra popoli saranno trasformate quando esperienza sufficientemente ripetute avranno provato l'esattezza di questa verità. *** Un popolo che invada progressivamente una nazione con i suoi prodotti arriva a dominarla completamente, come se l'avesse conquistata con le armi. La dipendenza economica crea presto la dipendenza politica. *** Le alleanza militari sono facili, perché associano degli interessi simili. Le alleanze economiche durevoli sono quasi impossibili, poiché gli interessi industriale e commerciali degli alleati non sono identici. *** In materia industriale e commerciale, nessuna barriera doganale, nessun intervento dello Stato, nessun regolamento potrà proteggere utilmente l'incapacità professionale e la mancanza di iniziativa. *** Quando un popolo possiede un'industria quasi prospera, ad esempio l'agricoltura, deve sforzarsi prima di ogni altra impresa di rendere quell'industria del tutto prospera. ***

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Secondo le statistiche, la Francia, malgrado la qualità del suo suolo, non ottiene, a causa dei suoi procedimenti di coltivazione inferiori, che una media di 13 ettolitri di grano per ettaro, mentre la Germania e l'Inghilterra ne ottengono 21 e la Danimarca 27. La differenza è simile per l'avena e l'orzo. Non è evidente che migliorare il nostro metodo di coltivazione sarebbe ugualmente più remunerativo che fabbricare penosamente merci da esportazione rese poco remunerative dalla concorrenza? *** Con ragione un eminente difensore dell'agricoltura ha recentemente sostenuto che essa diventerà la pietra angolare della ricostruzione nazionale. *** La capacità di assorbimento commerciale dei popoli lontani si riduce man mano che essi progrediscono. Il Giappone e presto il resto dell'Asia sembra che debbano chiudersi interamente ai prodotti europei. *** Nei paesi in cui l'industria è rimasta individuale, essa non saprà competere con le associazioni formate all'estero. *** Una delle grandi forze dell'industria tedesca è di aver regolarizzato l'associazione di fabbricanti di prodotti simili e reso così più economica la produzione. *** Le associazioni di industriali simili, generalizzare da molto tempo in Germania con il nome di cartelli, sono una condizione necessaria del progresso industriale moderno. Per combattere utilmente le nuove invasioni commerciali, i nostri produttori devono imparare ad associarsi invece di combattersi. *** La lotta contro l'invasione di merci tedesche non è possibile che attraverso la fabbricazione di prodotti simili al medesimo prezzo. Stabilire barriere doganali supposte inviolabili non avrebbe altro effetto che l'introduzione, attraverso i paesi neutrali, di prodotti fabbricati in

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Germania o in quegli stessi paesi neutrali per conto dei tedeschi. Vorrebbe dire arricchire a nostro svantaggio altri popoli. *** È stato necessaria la guerra mondiale per rivelare che il commercio tedesco stava progressivamente conquistando tutti i mercati. Si accumulerebbero molte discussioni prima di spiegare come mai, con una situazione così eccezionale, i tedeschi non abbiano fatto l'impossibile per evitare la guerra. *** I futuri tentativi di egemonia industriale della Germania saranno temibili quanto il suo sogno di egemonia militare. *** In attesa del giorno in cui l'orientamento delle idee sarà completamente cambiato, il mondo vedrà senza dubbio l' alternarsi di conflitti economici e conflitti militari ed il loro reciproco generarsi. *** Le guerre a mano armata rappresentano uno stato transitorio, i conflitti economici uno stato permanente.

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Capitolo III I conflitti tra le concezioni chimeriche e le necessità economiche Benché spesso invisibili, le necessità economiche sono le grandi regolatrici del mondo moderno. *** Lo Stato, con la sua inesperienza, la sua rigidità, la sua irresponsabilità e l'indifferenza dei suoi impiegati, non potrebbe intervenire nei meccanismi complicati del commercio senza falsarli interamente. *** Le teorie politiche illusorie fanno talvolta più danni dei cannoni. Le concezioni socialiste sul pacifismo, la lotta di classe, la distruzione del capitale furono le cause principali di errori militari ed economici sotto il cui peso la Francia ha rischiato di soccombere. *** Dimentichi della potenza delle leggi economiche che guidano il mondo, la maggior parte degli uomini politici restano convinti che le formule e i decreti usciti scaturiti dai loro timori o dai loro desideri possano cambiare il corso delle cose. *** Una delle esperienza che meglio dimostrano il pericolo di violare le leggi economiche è fornito dai risultati delle tassazioni durante la guerra. Esse contribuirono alla penuria di carbone e di diversi alimenti. *** La possibile attività di un popolo dipende da tutta una serie di fattori indipendenti dai suoi desideri: la produzione del suo suolo, il numero della sua popolazione, soprattutto le attitudini della sua razza. ***

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Un paese che, con il pretesto di bastare a se stesso, rifiutasse di comprare all'estero le materie prime; cotone, seta, carbone, ecc., necessarie alle diverse industrie, determinerebbe la morte delle sue industrie e dei commerci che vi si collegano. *** Certe esportazioni di articoli di lusso potrebbero essere facilitati dalle simpatie internazionali. Quelle delle materie prime indispensabili, quali il carbone o il cotone, dipendono da necessità imperiose, superiori ad ogni sentimento. *** Pretendere di cessare le relazioni commerciali con un popolo che solo economicamente può ottenere certi prodotti indispensabili costituisce una pericolosa illusione. Il boicottaggio delle persone è utile, quello delle merci fabbricate spesso necessario, quello delle materie prime impossibile. *** Sopprimere il rischio e la concorrenza nelle imprese industriali, come sognano ancora i socialisti latini, significherebbe inaridire ogni progresso nella civiltà. *** Lo sfruttamento delle nostre ricchezze industriali ed agricole dopo la guerra esigerà uno sviluppo immenso del credito che avrà bisogno di un decentramento finanziario, da cui risulterà la rinascita delle antiche banche provinciali che le grandi società avevano fatto scomparire. Solo queste banche regionali possono apprezzare il valore delle industrie locali e di conseguenza il credito che esse meritano. *** La diversità di pareri dati dai teorici sul senso dei nostri sforzi futuri mostra che essi tengono conto più dei loro desideri che delle possibilità economiche. *** Perseguendo l'edificazione di società immaginarie figlie della ragione pura, i teorici preparano la decadenza delle nazioni in cui vivono.

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L'istituzione di una lega per la pace sembra facile perché, malgrado tutti gli insegnamenti della storia, si suppone che siano possibili alleanze capaci di sopravvivere ad interessi economici contraddittori. *** L'affermazione dei diplomatici tedeschi che i piccoli Stati dovevano scomparire in favore dei grandi deriva da una concezione che un tempo era esatta ma che è inapplicabile all'evoluzione attuale del mondo. Oggi è possibile una federazione di piccoli Stati che difendano la loro indipendenza, mentre la loro annessione non potrebbe essere mantenuta che con una oppressione militare molto costosa. *** Con l'evoluzione delle idee risultanti dalla osservazione dei fatti, il dominio dei territori stranieri, scopo principale della guerra attuale, apparirà presto una operazione disastrosa nel presente e senza profitto per l'avvenire. *** Sviluppare la produzione e sopprimere tutti gli ostacoli con cui i socialisti cercheranno di imbrigliarla dovrà essere lo scopo essenziale del nostro futuro politico. *** Il primo ministro della Gran Bretagna disse al Parlamento che l'avvenire dei popoli dipenderà dal profitto che sapranno trarre dagli insegnamenti della guerra. Il mondo è entrato, in effetti, in una fase di civiltà in cui l'azione delle chimere sarà funesta quanto quella delle più distruttive invasioni.

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Capitolo IV Il ruolo della fecondità Dal microbo all'uomo, la fecondità è sempre stata una causa, se non di superiorità, almeno di prosperità. All'epoca delle invasioni germaniche che distrussero la civiltà romana, l'instancabile fecondità degli invasori costituiva la loro principale condizione di successo. Uccisi a migliaia, essi rinascevano sempre. *** Tutti i popoli che si sviluppano in eccesso diventano fatalmente invasori e distruttori dei popoli la cui fecondità è minore. *** Un paese è temibile per i suoi vicini quando il suo suolo non gli procura più un nutrimento sufficiente. La fame fu l'origine delle grandi invasioni che sconvolsero l'Europa. *** Se le orde germaniche non avessero un tempo pullulato su un suolo incapace di nutrirle, il mondo non avrebbe conosciuto la distruzione della civiltà romana, né mille anni di Medioevo, né la guerra attuale. *** È pericoloso prosperare lentamente nei pressi di un popolo che cresce velocemente. La guerra ha provato l'importanza di questa verità. *** La pace non dovrà far dimenticare le seguenti parole pronunciate al Reichstag: «Tutti gli ideali umanitari sono seppelliti per sempre. Noi vogliamo ciò di cui abbiamo bisogno, e soprattutto della terra per nutrire maggiori masse di uomini.» *** I tedeschi che prima della guerra videro cominciare a diminuire le loro nascita per delle cause identiche a quelle che agivano in Francia, non ne cercarono il rimedio in procedimenti fiscali, ma considerarono che «una

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politica di ripopolamento è prima di tutto una politica di colonizzazione delle campagne.» *** La rivalità nella fecondità è diventata per certi economisti l'ideale da proporre ai popoli. Tutta la storia degli esseri viventi, dall'insetto all'uomo, e quella delle invasioni germaniche dall'antichità ai nostri giorni, dimostrano che la sovrappopolazione è stata sempre causa di guerre di sterminio e di conquista. *** Darwin ha insistito su questa legge generale, non suscettibile, dice, di eccezione: gli esseri viventi si riproducono in una tale proporzione che i discendenti di una sola coppia di animali qualunque invaderebbero rapidamente il mondo se non fossero regolarmente distrutti in parte ad ogni generazione. Subendo questa legge, gli esseri umani sono costretti, quando si moltiplicano troppo, a distruggersi reciprocamente, o ad invadere paesi vicini. *** La qualità della popolazione rappresenta un fattore di progresso molto più della quantità. Altrimenti, i paesi del mondo più popolati, come la Russia e la Cina, invece di restare semi-barbari, sarebbero all'avanguardia della civiltà. *** Nelle civiltà di tipo industriale il successo appartiene per forza ai popoli non più numerosi, ma più lavoratori, più disciplinati, più capaci di sforzi collettivi, se possiedono al tempo stesso abbastanza ferro e carbone. *** Un grande paese senza carbone non ha interesse a veder crescere la sua popolazione. L'Italia, povera di carbone, non è potuta diventare industriale e sembra destinata a restare povera.

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Libro V Fattori psicologici della potenza dei popoli

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Capitolo I Ruolo di certe qualità secondarie nella vita dei popoli Alcune qualità inutilizzabili in certi periodi della civiltà determinano la prosperità di un popolo quando nuove condizioni di esistenza permettono il loro utilizzo. *** La superiorità letteraria, artistica ed intellettuale fu un certe civiltà, quali quelle degli antichi greci e degli italiani del Rinascimento, elemento di grandezza. La pazienza, la tenacia, l'obbedienza alle regole ed altre qualità un tempo considerate mediocri costituiscono nelle civiltà industriale delle condizioni di successo. *** L'età moderna, con la sua tecnica complessa e la divisione del lavoro, esige delle qualità di pazienza, di vigile attenzione, di minuzia, di sforzo sostenuto e di solidarietà che delle razze individualiste dall'intelligenza viva non hanno mai praticato facilmente. *** Il senso della continuità è per un popolo un elemento di stabilità molto lento da acquisire e senza il quale esso non potrà, tuttavia, né durare né crescere. *** La forza dei popoli moderni dipende sempre meno dai loro governanti. Essa di compone soprattutto di una somma di milioni di piccoli sforzi individuali. Un paese diventa grande quando tutti i suoi cittadini lavorano per la sua grandezza. Il suo declino è rapido quando esso abbandona allo Stato le iniziative e le responsabilità. *** I successi di un popolo sono dovuti oggi meno al valore dei suoi governanti, o anche delle sue élites, che a certe qualità secondarie possedute dalla maggioranza dei cittadini.

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*** Le superiorità individuali possono a volte essere rimpiazzate da modeste qualità collettive. Con dei pulviscoli di individualità mediocri i tedeschi hanno saputo creare degli aggregati molto forti. *** La potenza di un popolo esige delle qualità comuni alla grande maggioranza di quel popolo. La superiorità delle élites non basta a determinare la sua grandezza.

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Capitolo II La volontà e lo sforzo La battaglia della Marna, che ha salvato Parigi dalla distruzione e rappresenta il più importante evento della nostra vita nazionale, è un esempio memorabile del ruolo dominante della volontà degli uomini sulle pretese fatalità della storia. *** Una delle scoperte più feconde della psicologia moderna è di aver dimostrato che la nostra attività cosciente costituisce la manifestazione superficiale di una attività inconscia molto più importante. *** La volontà può essere conscia o inconscia. Nella volontà inconscia la decisione arriva già formata nel campo della coscienza. La volontà conscia è al contrario preceduta da una deliberazione e di conseguenza da una valutazione dei moventi. *** La decisione volontaria più riflessa contiene quasi sempre una parte di volontà inconscia che ha contribuito se non a farla nascere, almeno a fortificarla. Quando il presidente degli Stati Uniti dichiarò guerra alla Germania è probabile che sulla bilancia dei motivi, sulla quale si pesano le nostre decisioni, agissero inconsciamente fattori quali l'utilità di un esercito in caso di conflitto con il Messico o il Giappone, l'importanza preponderante del ruolo che gli Stati Uniti dovevano assumere negli affari del mondo, ecc. La decisione interventista ha finito per scaturire da tale blocco di motivi. *** se esiste talvolta una grande divergenza tra le azioni di un uomo ed i suoi propositi, è perché la volontà inconscia può differire nettamente dalla volontà conscia creata da influenza superficiali. Lo si vide all'inizio della guerra quando pacifisti e socialisti agirono in modo così opposto alle loro dottrine. ***

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La volontà inconscia creata dagli avi, poi fortificata dall'educazione e dalle influenze dell'ambiente, dirige le sue azioni. La volontà conscia dirige soprattutto i discorsi. *** Il posto dell'uomo nella vita è segnato non da ciò ce sa, ma da ciò che vuole e da ciò che può. *** Gli eventi dominano le volontà deboli. Essi sono dominati dalle volontà forti. *** Per progredire, non basta voler agire, occorre in primo luogo sapere i che direzione agire. *** La chiaroveggenza è ancora più rara della volontà. *** La guerra ha risvegliato in Francia le vecchie energie. La nostra situazione economica nel mondo dipenderà dalla continuità dei nostri sforzi durante la pace. *** L'uomo d'azione è un costruttore o un distruttore, a seconda della direzione dei suoi sforzi. *** Il progresso nasce dalla continuità dello sforzo; la decadenza, dal riposo. *** Il solo modo per ottenere la continuità nello sforzo è di trasformare questo sforzo in abitudine attraverso una educazione conveniente. Non è all'istruzione libresca che un tale risultato può essere demandato. ***

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Lo sforzo continuo è un vero creatore di miracoli. Grazie a lui, un paese poco militarista come l'Inghilterra ha creato un esercito di 4 milioni di combattenti ed ha trasformato tutte le condizioni della sua esistenza. *** Nella guerra moderna, in cui le grandi manovre sono rare, l'intelligenza organizza la preparazione, ma la continuità nello sforzo dei combattenti è una condizione principale di successo. *** L'evoluzione prossima del mondo porterà i popoli a contare poco sulle loro alleanze, ma molto sui loro propri sforzi. Avendo sperimentato il debole valore del diritto senza la forza, essi dovranno acquisire la potenza necessaria per non diventare mai dei vinti. *** La mesta inazione di certi uomini ribelli ad ogni sforzo non differisce sensibilmente dal riposo della tomba. Questi morti viventi non hanno vita che apparentemente.

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Capitolo III L'adattamento La legge dell'adattamento governa tutti gli esseri viventi. Trasformarsi ed adattarsi o scomparire è una necessità universale. *** Così come ogni variazione di clima porta con sé una trasformazione profonda della fauna e della flora, ogni cambiamento economico, religioso, politico o sociale necessita di un nuovo adattamenti della mentalità dei popoli sottomessi alla sua azione. *** Il contagio mentale è un potente agente d'adattamento. Ci si piega inconsciamente alle modificazioni accettate dal proprio ambiente sociale. Il difficile è trovare coloro che daranno l'esempio. *** La vita mentale è condizionata da due influenze preponderanti, quella degli ambienti passati, di cui l'eredità mantiene l'impronta, e quella degli ambienti presenti che trasformano gradualmente le persone. Queste due influenze sono indispensabili, ma ogni progresso è impossibile se la potenza dell'una paralizza quella dell'altra. *** La stabilità dell'anima di un popolo, che nelle vita normale fa la sua forza, l'impaccia nelle epoche in cui è necessario un adattamento rapido. Questo è stato il caso dell'Inghilterra che ha impiegato più di un anno, dopo la dichiarazione di guerra, per adattarsi a delle condizioni di vita del tutto nuove. *** Il rapido adattamento è sempre penoso perché, se l'uomo trasforma con sofferenza il suo modo di vivere, cambia ancora più difficilmente il suo modo di pensare. ***

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Un popolo declina quando la sua armatura sociale è troppo rigida per piegarsi a nuove condizioni di esistenza. Una delle cause più frequenti della caduta dei grandi imperi fu questa incapacità di adattarsi alle necessità impreviste che le circostanze facevano nascere. *** Ogni popolo non può assorbire che una quantità limitata di civiltà. *** Uno dei più grandi pericoli che possano minacciare una società è quello di contenete molti individui rimasti a fasi di evoluzione inferiore e quindi male adattati allo stato attuale di quelle società. *** L'età moderna diventa sempre più impietosa verso gli inadatti. Le nuove necessità elimineranno presto questi sopravvissuti di epoche scomparse.

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Capitolo IV L'educazione Poiché gli uomini si conducono molto più con il loro carattere che con la loro intelligenza, il fine dell'educazione dovrà essere quello di drizzare il carattere. I tedeschi conoscono questa verità, la nostra Università sembra ignorarla del tutto. *** L'educazione potrà inculcare nell'alunno lo spirito di corpo interessandolo al successo della sua classe quanto al suo successo personale. Egli comprenderà allora che è meglio associarsi con i suoi rivali che combatterli. Misconosciuto in Francia, questo principio costituisce uno degli elementi della potenza industriale tedesca. *** L'educazione tecnica, la disciplina della scuola e poi della caserma e l'attitudine allo sforzo collettivo rendono facile ai tedeschi l'esecuzione minuziosa del lavoro comandato. Non è il maestro di scuola, ma il tecnico che permette l'espansione industriale delle Germania. *** Un professore saggio ha perfettamente riassunto lo stato della nostra educazione tecnica, scrivendo: «La guerra ci ha costretti a creare in qualche modo una attrezzatura chimica formidabile, mentre in tempi di pace ci siamo rifiutati di perfezionare un materiale rudimentale che faceva pena ai nostri concorrenti.» *** Si coglierebbe l'utilità dell'educazione tecnica anche solo considerando l'insegnamento agricolo. Gli specialisti affermano che se ottenessimo in cereali lo stesso rendimento per ettaro die tedeschi, il cui suolo è peraltro inferiore a quello della Francia, la nostra ricchezza annuale crescerebbe di due miliardi. ***

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In Francia l'agricoltura resta una delle professioni meno considerate, mentre esige delle conoscenze più varie della maggior parte delle altre. «Un uomo che sappia ben governare una fattoria sarebbe capace di governare l'impero delle Indie», disse un ministro inglese. *** La riforma dell'insegnamento industriale e commerciale, giudicata assolutamente utile in Inghilterra, sarebbe ancora più necessaria in Francia, ma essa si scontrerà a lungo con l'opposizione di una Università che pretende di dirigere tutto, benché ribelle ad ogni cambiamento. *** La sferza a scuola, il bastone in caserma rendono i tedeschi capaci di obbedire senza discutere agli ordini dei loro capi. L'energia sviluppata durante la guerra dai popoli cui questi procedimenti sono sconosciuti prova che l'anima umana può essere disciplinata con metodi meno servili. *** Un ministro della guerra prussiano affermò, nel corso del presente conflitto, che la preparazione militare della gioventù a scuola deve avere per scopo non solo quello di renderla più forte, «ma anche di mettere un freno allo spirito di indipendenza personale e di iniziativa, che minaccia di degenerare in un soggettivismo con il quale periscono le democrazie». Questi princìpi sono utili solo a formare dei soldati pronti a sacrificarsi alle ambizioni di un sovrano. *** Se l'eguaglianza democratica è realizzabile, essa lo sarà solo attraverso un sistema educativo che impieghi le capacità particolari di ciascuna persona, e non attraverso delle istituzioni politiche. *** Uno dei punti di forza dell'educazione tedesca è di saper trarre partito, grazie ad insegnamenti variati, dalle attitudini di ciascun allievo. Una causa di debolezza nell'educazione latina è il suo insegnamento identico applicato a mentalità diverse. ***

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L'educazione non dovrebbe avere per scopo l'apprendimento mnemonico del manuale, ma la creazione di abitudini di pensiero e di carattere. L'insegnamento puramente mnemonico delle nostre Università sviluppa poco l'intelligenza e per niente il carattere. Professori, genitori ed allievi non l'hanno ancora compreso. *** Non è possibile alcun miglioramento dell'educazione in Francia se essa continua ad essere diretta da universitari che non conoscono il mondo che attraverso i loro libri. *** Una educazione puramente intellettuale diventa presto una causa di decadenza. *** Le teorie libresche non forniscono che una concezione deformata dell'universo, senza rapporto con gli insegnamenti dell'esperienza. *** Gli inglesi pensano a ragione che certi giochi scolastici preparano molto utilmente alla vita. Una squadra sportiva implica in effetti: associazione, gerarchia, disciplina, qualità indispensabili a una società che voglia prosperare. *** Una delle riforme future più necessarie sarà quella di inculcare a tutti i giovani francesi il rispetto della disciplina. Essa è diventata nulla nella famiglia, nulla a scuola, nulla nelle amministrazioni, nulla negli arsenali, nulla insomma ovunque. *** L'uomo che non sappia dominarsi da sé è costretto dalle leggi, ma questa disciplina imposta non vale mai quanto la disciplina interna che può dare l'educazione. *** La riforma dell'educazione costituirà il compito più urgente dopo la guerra. Benché degli spiriti illuminati abbiano inutilmente tentato di

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modificare la nostra Università, non bisogna disperare di riuscirvi, pensando che le grandi catastrofi sono generatrici di riforme che tutti i discorsi dei tempi di pace non potrebbero ottenere. *** Una educazione capace di accrescere il giudizio e la volontà è perfetta, quali che siano le cose insegnate. Con queste sole qualità, l'uomo sa orientare il suo destino. *** Vale più comprendere che apprendere.

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Capitolo V La morale Tra le cause della forza di un popolo figura al primo posto il suo livello morale. Quando si trovò senza munizioni né viveri, per gli errori di una serie di ministri, di generali e di burocrati prevaricatori, l Russia comprese chiaramente il ruolo della morale nella vita delle nazioni. *** La morale di un popolo è opera del suo passato. Il presente crea le virtù dell'avvenire. Noi viviamo della morale dei nostri padri ed i nostri figli vivranno della nostra. *** Ogni regola morale è i primo luogo una molestia, una costrizione che bisogna imporre. Solo la ripetizione ne fa un'abitudine facilmente accettabile. *** Una moralità commerciale elevata dà ad un popolo la superiorità su dei rivali che non attingano lo stesso grado di moralità. Quando un editore, ad esempio, mette sulla copertina di una guida antiquata una data recente per ingannare l'acquirente, o quando un famoso fabbricante di obiettivi mette il suo marchio su uno strumento mediocre, essi non fanno che favorire quei concorrenti stranieri che tengono aggiornate le loro guide e verificano i loro strumenti. *** La guerra attuale avrà contribuito a provare che, anche in politica, l'onestà è utile. La Germania sa oggi quanto le è costata la violazione dei suoi impegni verso il Belgio. I ministri russi che hanno tradito la loro patria e sono stati occasione dei disastri da cui è nata la rivoluzione dovettero fare nelle loro carceri delle serie riflessioni sui vantaggi dell'onestà. *** Per molto tempo si citerà come prova della stupidità delle folle il caso dei socialisti russi che complottavano di abbandonare gli Alleati, entrati in guerra unicamente per difendere la Russia, senza comprendere che tali

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progetti disonoravano il loro paese e generavano nei suoi confronti una diffidenza che in futuro le avrebbe impedito di trovare degli alleati. *** L'onestà ragionata è saggia, ma per il solo fatto di essere ragionata tende a non essere più onestà. *** Uno dei risultati più sicuri delle manovre diplomatiche tedesche fu quello di provocare una diffidenza universale. La Germania ha distrutto nel mondo ogni fiducia nei suoi discorsi. Essa soffrirà a lungo di questa sfiducia ormai indistruttibile. *** Disprezzando, in nome delle loro teorie filosofiche, tutte le leggi morali durante la guerra, i tedeschi hanno involontariamente contribuito alla creazione di una morale internazionale. Riuniti per difendersi, i popoli hanno talmente insistito sui principi per i quali lottavano che questi ultimi, un tempo un po' vaghi, hanno finito per incrostarsi nelle anime ed ispirare un rispetto tanto universale che non si oserebbe più violarli. *** Secondo i filosofi tedeschi, la morale che regola i rapporti tra individui non si applica agli Stati. In qualità di sovrani assoluti, i governi non sono legati da alcun trattato. Evidentemente non si potrò dare che una fede ben limitata ai futuri contratti fatti con un paese che professi simili dottrine.

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Capitolo VI L'organizzazione e la competenza L'organizzazione risulta semplicemente dall'applicazione die princìpi che dominano tutte le scienze: dissociare gli elementi generatori di un fenomeni, studiarli separatamente e ricercare l'influenza di ciascuno di loro. Un simile metodo implica divisione del lavoro, competenza e disciplina. *** Da Alessandro ad Augusto e Napoleone tutti gli spiriti superiori furono dei grandi organizzatori. Alcuni di essi non ignorarono che organizzare non consiste solo nel creare dei regolamenti, ma anche nel farli eseguire. In questa esecuzione consiste la principale difficoltà dell'organizzazione. *** Nessuna organizzazione è possibile se ogni individuo ed ogni cosa non occupano il loro vero posto. L'applicazione di questa verità elementare richiede purtroppo una lungimiranza molto rara presso certi popoli. *** Il valore di una organizzazione qualsiasi dipende dal capo posto alla sua guida. Le collettività, atte ad eseguire, sono incapaci di dirigere e meno ancora di creare. *** Applicate all'organizzazione di opere di previdenza sociali, di assicurazione, di pensione e di educazione tecnica, le abitudini del lavoro collettivo renderebbero enormi servizi ai tedeschi. La loro organizzazione dell'apprendistato, ad esempio, impedisce presso di loro la crisi della manodopera così minacciosa in Francia. *** L'assenza di coordinazione die servizi sembra il difetto più irriducibile delle amministrazioni latine. Generazioni di ministri hanno inutilmente tentato di rimediarvi. Questo difetto infieriva a tal punto che in una via di Parigi in un mese il selciato fu tolto e risistemato tre o quattro volte, perché i servizi del gas, dell'acqua e dell'elettricità non arrivarono ad intendersi per

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fare una volta sola questa operazione. Durante la guerra si sono visti delegati ufficiali, inviati in America da due ministeri differenti, farsi concorrenza per acquistare gli stessi cavalli che, in mancanza di un'intesa preliminare, pagarono quattro volte più cari. *** Moltiplicare i controlli in un servizio pubblico vuol dire sparpagliare talmente le responsabilità, che esse finiscono per scomparire. Ciò che viene controllato da troppe persone non è mai ben controllato. *** Il debole valore dell'organizzazione dei servizi pubblici in certi paesi non è dovuto solo all'indifferenza degli impiegati ed al loro timore delle responsabilità, ma al fatto che il favore rimpiazza spesso la competenza. *** Gli americani sembrano aver compreso molto bene tutti i segreti dell'organizzazione. Il loro grande ingegnere Taylor ha mostrato che nella mostrato che nella maggior parte dei lavori di fabbrica si può, eliminando metodicamente gli sforzi inutili, ottenere il medesimo risultato con molto meno fatica. Molte fabbriche, anche tedesche, sono oggi organizzate secondo questo principio. *** La necessità diventa presto un potente fattore di organizzazione. È dubbio che l'apprezzato spirito metodico dei tedeschi sia superiore a quello che ha permesso agli inglesi di formare in due anni un esercito di quattro milioni di uomini con gli ufficiali, le munizioni e tutto il complicato materiale delle guerre moderne. *** Una delle cause della debolezza della nostra economia e dei nostri governi è legata al fatto che presso di noi le industrie erano lontane dal governo o trattate con sospetto. Quando le necessità della guerra hanno reso la loro collaborazione indispensabile, si è constatato che problemi molto complessi sono stati, grazie ad esse, facilmente risolti. Se esse non hanno agito sempre così velocemente, è stato perché la terribile incompetenza della burocrazia le ha costantemente ostacolate. ***

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L'intervista all'amministratore generale dei viveri in America potrebbe essere opportunamente affissa in certi uffici la cui organizzazione è stata tanto difettosa durante la guerra. «I viveri – disse – non hanno bisogno di una dittatura, ma di una saggia amministrazione. Per quanto mi riguardo, concepisco questa amministrazione non nell'ottica dei decreti draconiani o delle inquisizioni arbitrarie, ma come una armoniosa intesa tra i tre grandi gruppi interessati: produttori, distributori, consumatori. I miei consiglieri saranno presi esclusivamente da questi tre gruppi e non dai teorici o dai burocrati.» Che abisso tra la mentalità che ha dettato queste righe e quella dei nostri governanti! *** La Russia ha constatato per esperienza che l'organizzazione anche mediocre di un grande paese è molto lunga da stabilirsi e non si improvvisa. Questa organizzazione non acquista valore che dopo essere stata fissata nelle anime. *** L'eccesso di organizzazione non sembra sempre favorevole al progresso. La meticolosa organizzazione della Cina ha finito per paralizzare ogni iniziativa e l'ha condotta ad uno stato di decrepitezza da cui non può uscire. *** Un paese governato dall'opinione non può essere governato dalla competenza. *** Il numero può creare l'autorità, ma non la competenza. *** Uno dei grandi motivi di superiorità dell'industria sulle amministrazioni pubbliche consiste nel fatto che la competenza viene preferita alla gerarchia e soprattutto al favore. *** La competenza senza l'autorità è impotente quanto l'autorità senza competenza.

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*** La competenza dell'incompetenza.

diventa

inefficace

quando

è

sotto

gli

ordini

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Capitolo VII La coesione sociale e la solidarietà Le armi non bastano a costituire la potenza di un popolo. Essa risiede soprattutto nella coesione mentale creata dall'acquisizione di sentimenti comuni, di interessi comuni, di credenze comuni. Finché questi elementi non sono stabilizzati dall'eredità, l'esistenza di una nazione resta effimera ed alla mercé di ogni pericolo. *** Anche se invisibile, l'influenza dell'ordine sociale pesa enormemente sulla nostra vita giornaliera. Essa orienta i nostri pensieri e le nostre azioni molto più di qualsiasi ragionamento. *** Una società si mantiene grazie all'equilibrio dei suoi membri. Quando questo equilibrio è rotto, gli appetiti e gli odi, contenuti grazie ai freni sociali lentamente edificati, si scatenato liberamente. Il potere cambia allora incessantemente di mano, e l'anarchia dura fino al giorno in cui un'autorità forte, dopo aver ristabilito l'ordine, viene universalmente reclamata. *** In mancanza di comunità etnica, la fede in uno stesso ideale religioso, politico o sociale, può creare in un popolo l'identità di pensiero e di condotta necessaria per mantenerlo in vita. *** L'unione dei partiti politici è indispensabile ad un paese per lottare contro i suoi nemici. Se i dissensi che ci avevano condotti sull'orlo dell'abisso fossero risorti dopo la guerra, la Francia sarebbe stata minacciata da una irrimediabile decadenza. *** Non sarebbe inutile ricordare con una iscrizione affissa nell'emiciclo dei parlamenti che i popoli che, come i greci e più tardi i polacchi, non hanno saputo rinunciare alle loro lotte intestine, sono finiti nella servitù ed hanno perso il diritto stesso ad avere una storia.

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*** Un partito che volesse essere utile si darebbe a provare alle folle che la fusione delle classi deve rimpiazzare la loro rivalità. Tentata vanamente per molto tempo, questa fusione diventerà forse possibile con la dimostrazione pratica dei benefici dell'associazione. *** Ai rapporti impersonali e freddi tra diverse classi sociali, la vita delle trincee ha sostituito delle relazioni cordiali ed una disciplina senza rigore. Quando gli uomini si conoscono, constatano presto che sono uguali per molti punti e che le differenze di origine libresca sono senza importanza. *** Le emozioni collettive risultanti da una guerra prolungata riavvicinano gli uomini che le hanno provate insieme. Esse creano tra di essi una solidarietà suscettibile di sopravvivere alla scomparsa di quelle emozioni. *** I popoli la cui solidarietà non sia stata definitivamente fissata dalla guerra vedranno sicuramente succedersi alle lotte militari le battaglie socialiste, quelle economiche ed altre ancora. *** La solidarietà fondata sull'interesse possiede una base solida, quella che poggia sulla fraternità o sulla carità è sempre stata fragile. La Germania deve molti dei suoi progressi economici ai raggruppamenti di interessi simili. *** Le trasformazioni sociali utili non deriveranno dalle teorie socialiste attuali, ma da una solidarietà senza dogma che si preoccuperà soprattutto di migliorare l'esistenza di ciascuno con una educazione più adatta ai nuovi bisogni e con forme diverse di associazione. *** Se la parola solidarietà giungesse a rimpiazzare la parola socialismo, sarebbe realizzato un grande progresso sociale, poiché la potenza delle parole è generalmente superiore a quella delle dottrine.

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*** È inutile predicare agli uomini che sono fratelli, dal momento che ciascuno sa che non è vero. Ancora più inutile è esortarli alle lotte di classe. Esse sono creatrici di rovine reciproche. Bisogna semplicemente provare loro che hanno interesse ad aiutarsi associando i loro sforzi.

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Capitolo VIII La rivoluzione e l'anarchia Le rivoluzioni più difficili sono quelle delle abitudini e dei pensieri. *** Di tutte le rivoluzioni, la più profonda, forse, è stata quella realizzata dall'Inghilterra quando, in contrasto con tutte le sue tradizioni secolari, ha accettato, durante la guerra, di rimettere ogni potere nelle mani dello Stato, accordandogli un diritto assoluto sulla vita e il destino dei cittadini. Questo sconvolgimento nazionale si effettuò senza disordine, perché fu opera di tutti i partiti e non di uno solo, come le rivoluzioni anteriori. *** Provocare una rivoluzione è sempre facile, prolungarla difficile. *** Rovesciare un autocrate non vuol dire assolutamente sopprimere il regime autocratico. Migliaia di sotto-autocrati irresponsabili, necessari all'amministrazione di un paese, continuano di fatto a detenere il potere reale. Il regime può cambiare di nome, ma essi restano i veri padroni. *** Una rivoluzione brusca non fa che sostituire un nuovo arbitrio al vecchio. *** Le barriere sociali che le rivoluzioni rovesciano si risollevano presto o tardi, poiché i popoli non possono sussistere senza il loro potere limitante, ma non si risollevano generalmente allo stesso posto. *** Talvolta è più facile per un popolo sopportare i suoi mali che i rimedi impiegati per guarirli. ***

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In un paese diviso in classi con interessi contrari una rivoluzione si può fare pacificamente, ma è molto raro che essa resti pacifica a lungo. *** Una rivoluzione, al suo inizio, non è più governabile di una valanga durante la sua caduta. *** Il contagio mentale è il più sicuro fattore di propagazione di una rivoluzione. *** Il più grave pericolo che minaccia un'assemblea rivoluzionaria non è nelle reazioni che si fanno alla sua destra, ma nel gioco al rialzo che sorgono alla sua sinistra. *** Una rivoluzione fatta dalle folle non segue altra direzione che quella degli impulsi mobili e disordinati delle folle. Tali movimenti hanno una grande forza, ma sono senza durata e generano facilmente l'anarchia. *** I rivoluzionari russi hanno dimenticato di riflettere su questa frase di Napoleone: «l'anarchia porta sempre al potere assoluto». *** Le rivoluzioni che cominciano si muovono in una atmosfera di illusione e di esagerazioni che generano un disordine sociale da cui, finalmente, sorgono le restaurazioni. *** Tra le cause delle rivoluzioni figura la perdita della fede generale nel valore delle antiche concezioni che dirigono la vita sociale. L'anarchia che ne risulta è allora una ricerca inquieta di nuove verità capaci di orientare un popolo. ***

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È durante il periodo di trionfo di una rivoluzione, quando, rotti i legami sociali, ognuno segue i suoi impulsi, che appare meglio il ruolo indispensabile giocato nelle società dala disciplina e dalla coesione. *** Gli storici che giudicano gli eventi rivoluzionari attribuiscono loro spesso delle cause estranee alle loro origini reali. Quando, all'inizio della rivoluzione russa, i soldati abbandonarono le trincee, non fu in nome di princìpi incomprensibili per loro, ma semplicemente per partecipare alla divisione delle terre promessa dai socialisti. *** Uno dei risultati più spaventosi della rivoluzione russa è stato quello di trasformare, a causa della distruzione della coesione sociale, un esercito di diversi milioni di uomini perfettamente agguerrita in una truppa senz'anima che fugge davanti al minimo attacco. *** I nemici interni rendono una nazione impotente contro i nemici esterni. *** Certe rivoluzioni, come la rivoluzione russa, distruggono in qualche mese l'opera di aggregazione realizzata con secoli di sforzi. *** La lungimiranza è rara presso i rivoluzionari. Fin dai loro primi trionfi quelli russi perseguirono tre scopi ugualmente funesti per l'avvenire del loro paese: 1. una pace immediata e per conseguenza l'abbandono degli Alleati che si erano impegnati nella guerra per loro; 2. la promessa di distribuzione delle terre che creerà delle lotte permanenti su tutto il territorio; 3. la separazione delle diverse nazionalità della Russia, che trascinerà la distruzione dell'immenso impero. *** Dopo la separazione dell'Ucraina, grande provincia di trenta milioni di abitanti molto fertile e ricca, e poi della Finlandia e della Lituania, la Russia resterà ancora il più vasto degli imperi, ma sarà anche il più povero e si vedrà attorniato da provincia ostili, sempre in lotta.

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*** La rivoluzione russa ha semplicemente sostituito ad un regime rigoroso un regime ancora più duro. Essa ha nuovamente mostrato che i popoli hanno i governi che meritano. *** Nessuna analogia va stabilita tra la Rivoluzione francese e la rivoluzione russa. La prima fu fatta da borghesi istruiti, la seconda da operai e contadini analfabeti il cui livello mentale non supera di molto quello degli antichi sciiti. *** Per la maggior parte degli operai russi una rivoluzione si riassume in questa nozione: nessuno comanda, ognuno fa quel che vuole. *** Finché le idee della Germania non muteranno, l'Europa sarà minacciata da frequenti guerre. Ma, poiché l'artificiale impero germanico rappresenta uno Stato feudale sovrapposto a uno Stato industriale, i tedeschi stessi comprenderanno un giorno l'incompatibilità dei due regimi. Ne risulterà necessariamente una di quelle rivoluzioni di pensiero che sempre generano profonde rivoluzioni politiche. *** Se anche le grandi rivoluzioni sono facilmente previste, non vi sono molti esempi di previsioni riguardanti le loro più importanti conseguenze. *** L'anarchia è ovunque quando la responsabilità non è da nessuna parte.

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Libro VI Il moderno governo dei popoli

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Capitolo I I progressi democratici Grazie alla guerra l'eguaglianza, che esisteva solo nei codice finirà senza dubbio per introdursi un poco nei costumi. *** La guerra attuale farà per la realizzazione degli ideali democratici più delle rivoluzioni violente. Gli uomini sottomessi agli stessi pericoli hanno imparato a conoscersi ed a constatare l'equivalenza di capacità di ordine differente. *** La guerra segnerà senza dubbio il trionfo definitivo della democrazia nel mondo. Monarchi e diplomatici sono stati troppo poco previdenti perché i popoli acconsentano a rimettere ciecamente il loro destino nelle loro mani. Le guerre non saranno forse meno frequenti, ma saranno almeno dichiarate da coloro che ne porteranno il fardello. *** La guerra minaccia tutte le autocrazie e tuttavia ha avuto come risultato l'apparizione in ogni paese in conflitto di governi autocratici. Utili talv9olta per le decisioni rapide, esse hanno tuttavia accumulato errori tali che si è imposta la necessità di controllare la loro gestione attraverso commissioni competenti. *** Con l'evoluzione dei tempi nuovi, nessun potere assoluto sarà capace di conciliare e coordinare gli interessi vari e talvolta contraddittori dei diversi gruppi sociali per adattarli all'interesse generale. *** Poiché la guerra mondiale ha avuto il risultato di scuotere fortemente l'autorità delle concezioni autocratiche, le sole monarchie che potranno sussistere saranno quelle dei paesi in cui il sovrano non governa e costituisce un semplice simbolo dell'unità nazionale. ***

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Sembra che per molti popoli una delle conseguenze della guerra europea debba essere il passaggio dall'autocrazia individuale all'autocrazia collettiva. *** Se l'antica legge dell'offerta e della domanda continua a governare il mondo, è probabile che dopo la guerra gli operai vedano migliorare enormemente la loro situazione, in ragione della rarità della manodopera di fronte ai nuovi bisogni dell'industria. *** Con un po' d'ordine e la chiusura delle osterie la classe operaia giungerà presto a costituire una nuova borghesia. La parte media dell'antica borghesia - magistrati, funzionari, professori ecc. - ha molte possibilità, al contrario, di formare presto una categoria di proletari che forse alimenteranno l'esercito socialista abbandonato dagli operai, soddisfatti della loro sorte. *** Si realizzerà un grande progresso quando gli elettori dei paesi democratici eleggeranno come rappresentanti, al posto di avvocati ed uomini confinati nei libri, industriali, agricoltori, commercianti che conoscono la realtà della vita. *** Il vero progresso democratico non consiste nell'abbassare l'élite al livello della folle, ma nell'elevare la folla verso l'élite.

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Capitolo II Lo statalismo tedesco e lo statalismo latino Lo statalismo e la sua forma estrema, il collettivismo, tendevano, prima della guerra, a diventare la religione nazionale dei popoli latini. Erede del potere della Provvidenza e di quello dei re, lo Stato costituiva per essi una entità mistica sempre criticata, ma invocata senza fine dai cittadini che ad esso chiedevano soprattutto il soddisfacimento delle loro esigenze personali. *** Il liberalismo rispettoso di tutte le opinioni e lo statalismo che ammette solo la sua sembrano sempre più inconciliabili. I progressi dello statalismo faranno scomparire ogni traccia di libertà con l'istituzione di una censura permanente degli scritti, delle azioni e dei pensieri. *** La storia della politica in Francia nel corso di trent'anni è quella delle conquiste del socialismo statalista. In mancanza di numero, esso aveva l'audacia, ed il numero cede sempre all'audacia. Le sue promesse demagogiche e le sui minacce condussero il paese al bordo dell'abisso in cui, senza la guerra, sarebbe probabilmente precipitato. *** I risultati così diversi ottenuti dallo statalismo in Francia ed in Germania contribuiscono a dimostrare non soltanto che gli effetti delle istituzioni dipendono dalla mentalità dei popoli che li adottano, ma anche che le stesse parole possono designare, da un paese all'altro, cose ben diverse. *** Lo statalismo tedesco è una istituzione soprattutto militare. Uscendo poco dal suo dominio, lascia agli industriali la loro libertà d'azione. Lo statalismo latino, al contrario, pretende di gestire e dirigere tutto. Quando non assorbe le imprese industriali, le tratta come nemiche e le opprime con regolamenti vessatori che paralizzano il loro sviluppo. ***

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Lo statalismo tedesco è un fattore di immenso progresso economico in Germania, mentre lo statalismo latino è stato una delle cause più sicure della nostra decadenza industriale. *** Quando uno stato pretende di dirigere ed assorbire tutto, si trova presto in presenza di interessi collettivi inconciliabili, che limitano la sua azione. La sua impotenza si risolve allora in anarchia. *** Nei paesi in cui domina lo statalismo latino, sembra che la gestione suprema degli affari sia devoluta ai ministri. Di fatto, essa appartiene ad una legione di funzionari irresponsabili. I ministri, poco ascoltati in ragione della loro incompetenza, della scarsa durata delle loro funzioni e dell'indisciplina generale, non esercitano che una autorità illusoria. *** Ogni individuo che lavori in un'opera collettiva al cui successo non è interessato fornisce un debole rendimento. Da questo principio psicologico, così misconosciuto dai socialisti, risulta il fatto che le imprese gestite dallo Stato costano care e fruttano poco. *** Una delle forze dell'industria americana è di fare a meno dell'intervento dello Stato. La debolezza della nostra è dovuta agli impacci statalisti. Se le nostre concezioni non cambieranno, la nostra industria soccomberà sotto il peso di leggi e regolamenti. *** Quando i cittadini non riescono a gestire i propri affari, bisogna che intervenga la pesante e costosa macchina dello Stato. *** Le amministrazioni dello Stato e quelle dell'industria privata presentano questa differenza fondamentale: le prime si occupano molto più della forma che della sostanza, mentre le seconde disdegnano le forme e si attaccano solo alle realtà utili.

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*** Il disprezzo delle leggi economiche, l'incoerenza delle tassazioni e delle requisizioni durante la guerra, la paralisi di ogni iniziativa da parte di burocrati tirannici e incompetenti, possono far presentire in quale anarchia cadrebbe un paese asservito definitivamente al regime del socialismo statalista. *** I rincari conseguenti alle tassazioni durante la guerra non fanno che confermare antiche esperienze. La Convenzione aveva già dovuto riconoscere che niente può rimpiazzate l'iniziativa privata, la libertà del lavoro ed il gioco del mutuo scambio. *** Scoraggiare la coltivazione del grano con delle tassazioni che costringano l'agricoltore a vendere il suo raccolto al di sotto del prezzo di produzione e così a cessare tale coltivazione, quindi cercare di rianimarla con delle sovvenzioni sottomesse all'arbitrario amministrativo, sono due esempi della perniciosa influenza degli interventi statalisti. *** Se, dopo la guerra, le iniziative industriali, agricole e commerciali saranno paralizzate da regolamenti vessatori risultanti da interventi statalisti, la decadenza dei popoli sottomessi a tale regime sarà certa. Non c'è progresso senza iniziative individuali, e tali iniziative sono impossibili finché lo Stato pretende di dirigere l'organismo complesso dell'industria e del commercio. *** Il socialismo pacifista, che così tanto aveva contribuito alle nostre prime sconfitte per l'insufficiente preparazione dovuta alla diffusione delle sue dottrine, ha ripreso l'influenza perduta all'inizio della guerra per due motivi: 1° lo sviluppo universale, come conseguenza delle necessità della guerra, di una autocrazia statalista molto vicina al gioco sognato dai socialisti; 2° l'affermazione, impressionante per l'immaginazione popolare, che si potrebbe ottenere la pace con un congresso internazionale socialista. *** Lo statalismo latino è una forma inferiore di governo, che ha avuto la sua utilità, come un tempo il regime feudale, ma che non ne ha più oggi.

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Prolungandosi, esso avrebbe per esito ultimo l'uguaglianza nella servitù, quindi la decadenza. *** Poiché la teoria tedesca dello Stato assoluto accetta altra legge che la sua volontà, essa implica necessariamente la preponderanza della forza sul diritto. È per giustificare questo predominio che i filosofi tedesco sono giunti, dopo aver divinizzato lo Stato, a identificare il diritto con la forza ed a considerare mitezza ed umanità come segni d'impotenza. *** La concezione tedesca dello Stato che non può essere legato da alcun trattato è più asiatica che romana, più antica che moderna. Essa costituisce un vero regresso contro il quale il mondo intero si è levato. *** Facendo dello Stato una divinità sovrana, Hegel ed i suoi successori formularono semplicemente in termini filosofici la concezione militare di tutti i re di Prussia. *** Lo statalismo ed il socialismo sono talmente vicini che in Germania la maggioranza dei socialisti costituisce un partito governativo. *** È incontestabile che in qualche anno la Germania è riuscita a piazzarsi al vertice dell'industria. Ma si sbaglierebbe di molto attribuendo il suo successo a delle influenze stataliste. Una educazione tecnica superiore, una disciplina severa, la solidarietà delle diverse industrie, l'intervento di alte individualità capaci di dirigere, le grandi imprese e soprattutto il possesso di ricche miniere di carbone sono state le cause del suo progresso realizzato in venticinque anni. *** Preziosa per coordinare lo sforzo di spiriti mediocri, l'organizzazione statalista della Germania non potrebbe favorire ricerche importanti, opera esclusiva di élites. Perdendo il suo individualismo, la Germania ha perso i suoi grandi studiosi, i suoi grandi scrittori, i suoi grandi pensatori.

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*** Lo statalismo può essere momentaneamente una causa di progresso per i popoli deboli, ma, inevitabilmente, genera la decadenza. Quando lo Stato solo pensa ed agisce al posto dei cittadini, essi diventano incapaci di pensare ed agire. Le superiorità individuali si perdono in una mediocrità universale e scompaiono. *** I partigiani irriducibili dello statalismo diventeranno molto pericolosi dopo la guerra. Avendo visto l'autocrazia statalista imporsi a tutti i popoli durante il conflitto, essi ne concludono la sua utilità durante la pace. Con ogni evidenza, tuttavia, un regime adatto ad una situazione anormale non ha valore che per tale situazione. *** Se lo statalismo militare creato dalla guerra continuasse durante la pace bisognerebbe chiedersi in quali limiti saranno tollerati l'indipendenza di pensiero e la libertà individuale. Dalla soluzione data a questo problema dipende il futuro della civiltà. *** L'individualismo moderno ha visto levarsi contro di sé due nemici temibili: il socialismo ed il germanesimo. *** Se l'umanità finirà per preferire l'asservimento collettivo alla libertà, essa entrerà in un'età di definitivo regresso. *** Determinare i limiti rispettivi dell'individualismo e dello statalismo sarà uno dei più difficili problemi del futuro.

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Capitolo III La religione socialista Il ruolo delle credenze non è meno importante oggi che in passato. Molti uomini credono di essere liberi da ogni religione, ma lo spirito mistico li domina sempre. La fede socialista è una delle manifestazioni di questo spirito al medesimo tutolo del buddhismo e dell'islamismo. *** Gli adepti di sette politiche diverse: nichilisti, frammassoni, socialisti ecc., sono delle persone religiose che hanno perso le vecchie credenza, ma non possono fare a meno di una fede per orientare i loro pensieri. *** Insegnando la fraternità universale e la caduta dell'uomo, il cristianesimo ha distrutto presso i romani l'idea di patria ed annientato l civiltà antica. Il trionfo dell'ideale socialista disgregherà così il culto della patria e, per mezzo della lotta di classe, genererà delle guerre civili che condurranno ogni patria a distruggersi da sé. *** Le credenze di forma religiosa come il socialismo sono incrollabili perché gli argomenti restano senza presa su una convinzione mistica. Il fedele crede e non ragiona. *** Tutti i dogmi, soprattutto quelli politici, si impongono generalmente per le speranze che fanno nascere, e non per i ragionamenti che invocano. *** Guidati solo dalla ragione i pacifisti avrebbero giusti motivi per dichiarare impossibile la guerra. Essi dimenticano semplicemente che i popoli sono orientati da forze sulle quali la ragione è priva di presa. ***

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Gli storici constateranno con stupore che il catechismo socialista tedesco non ha fatto i suoi guasti presso gli operai francesi ed i politici che lo seguono che dopo essere stato praticamente abbandonato in Germania. *** Malgrado le loro divergenze di principio, il socialismo collettivista ed il militarismo conducono esattamente al medesimo risultato: la servitù. *** Molti pensatori hanno sostenuto che il trionfo del socialismo potrebbe condurre ad un completo ritorno alla barbarie. L'esperienza della Russia mostra almeno che un popolo soggiogato dalla fede socialista cade presto in uno stato di anarchia che lo rende vittima di vicini poco propensi ad adottare una fede rigeneratrici dalle simili conseguenze. *** Non esiste che una parentela illusoria tra il socialismo latino e quello degli americani e dei tedeschi. Preoccupati soprattutto della produzione di ricchezza, questi ultimi l'hanno favorita, sapendo bene che l'operaio ne trai sempre vantaggio. Preoccupati unicamente dalla ripartizione delle ricchezze, i socialisti francesi ed i loro legislatori al contrario non hanno smesso, perseguitando il capitale, di sottrarlo alle imprese nazionali ed obbligarlo a basarsi su investimenti stranieri. Così facendo essi hanno accentuato la nostra decadenza economica. *** La guerra di classe, adottata dai socialisti francesi dopo essere stata abbandonata dai loro compagni tedeschi, sarebbe più micidiale e più costosa delle guerre tra popoli. Queste ultime non creano, di fatto, che rovine provvisorie, mentre le prime generano una rovina definitiva. *** L'uomo dà tutto il suo rendimento solo se è direttamente interessato al successo dell'opera intrapresa. Da questo principio psicologico risulta che l'operaio cui non tocchi un salario proporzionale ai suoi sforzi per la prosperità della sua fabbrica, e l'impiegato di Stato che lavora a prezzo fisso, forniranno sempre un rendimento mediocre. *** Se il socialismo consistesse semplicemente nel volere il miglioramento della sorte delle moltitudini, tutto il mondo sarebbe socialista, ma i due

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punti fondamentali della dottrina, la lotta di classe e la soppressione del capitale, comporterebbero la disgregazione delle società e la loro rovina. *** Mai il ruolo del capitale si è rivelato tanto importante quanto durante la guerra mondiale. Non solo la potenza di espansione economica di un paese, ma soprattutto la sua forza difensiva e di conseguenza la sua indipendenza risultano dalla sua ricchezza. È importante quindi non ostacolare più il suo sviluppo, come non cessano di fare i legislatori dominati dalle influenze socialiste. *** I paesi in cui i socialisti avranno i potere non di distruggere il capitale, cosa impossibile, ma di farlo emigrare, sono votati a una rapida decadenza. *** Il ruolo del capitale, preponderante nella guerra attuale, lo sarà più ancora nelle guerre future. Un proiettile da cannone da 75 costa 60 franchi, uno da 305 costa 2.500 franchi. Per distruggere un cannone nemico a 4 chilometri bisogna tirare più di 1.000 proiettili del 155 corto. La distruzione di un cannone nemico del valore di 10.000 franchi costa più di 300.000 franchi con il 155 ed enormemente di più con dei calibri superiori. Gli specialisti autori di questi calcoli hanno valutati in 25 miliardi le spese di artiglieria dall'inizio della guerra. *** Un paese senza capitale è un paese senza difesa. *** La prodigiosa persistenza delle illusioni socialiste si trova ben evidenziata nelle seguenti righe di un saggio scrittore. «La dura prova imposta da tre anni al mondo non ha insegnato niente ai socialisti. Essi girano ostinatamente intorno alle stesse formule, con le quali un tempo si sono dati a creare le illusioni più pericolose. Tutto ciò che vedono in questa guerra è la possibilità di tirare argomento a favore di quella lotta di classe che costituisce il fondo della loro dottrina.» ***

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Possono prosperare le nazioni senza concorrenze interne ed esterne? I socialisti risolvono facilmente questo problema, ma l'esperienza non l'ha ancora risolto. *** Vivendo in teorie astratte indipendenti dalle leggi economiche, i socialisti possono promettere alle folle il paradiso di cui sono avide. Limitati da necessità economiche inflessibili, li avversari del socialismo non possono fare le stesse promesse e possedere di conseguenza lo stesso prestigio. *** L'errore più pericoloso dei socialisti è stato quello di non comprendere che la lotta di classe nuove alla produzione, di cui l'operaio profitta sempre. I socialisti tedeschi, che insegnano questa lotta di classe nei loro libri, nella pratica vi hanno rinunciato da molto tempo. *** Bisogna ignorare completamente i moventi che conducono gli uomini, per immaginare una società in cui tutti i mezzi di produzione siano sfruttati in comune. Questa concezione, implicando per i popoli una rigida servitù, poteva nascere solo in cervelli sottomessi alla rude disciplina delle caserme tedesche. *** L'intelligenza, il capitale ed il lavoro sono i fattori essenziali dello sviluppo industriale moderno. In conflitto nei popoli che sono dominati dalle illusioni socialiste, questi tre elementi hanno finito, presso altri popoli, per formare una associazione che è la principale generatrice del loro progresso. *** È impossibile dire se il capitalismo scomparirà in futuro. Oggi non si può negare che, dopo aver trasformato il mondo in meno di un secolo, esso resta l'elemento indispensabile dei suoi nuovi progressi. *** Per comprendere la persistenza di certe illusioni socialiste bisogna ricordare che l'assurdità di un dorma non nuove mai alla sua propagazione.

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*** Si può cogliere la potenza della religione socialista constatando che, malgrado i disastri irreparabili che ha prodotto, i suoi adepti non hanno per nulla perso la loro fede e pretendono ancora di governare le società con le loro chimere. *** La religione socialista ha fatto tali progressi in certi spiriti che parlare di libertà individuale, di iniziativa, di limitazione dei diritti dello Stato sembra loro la lingua di un'epoca scomparsa. *** Dal punto di vista delle dottrine socialiste la guerra presenta due fenomeni che appaiono contraddittori. Essa ha in primo luogo determinato il crollo delle teorie internazionaliste, provando che i legami creati dalla razza sono molto più forti di quelli che risultano dagli interessi professionali. D'altra parte, lo sviluppo dello statalismo, fino alla servitù, ha momentaneamente realizzato i sogni più chimerici dei socialisti. Poiché le convinzioni mistiche sono fuori dalla portata della ragione e dell'esperienza, i socialisti vedranno nella guerra solo una conferma della loro dottrina. *** I progressi della religione socialista verificano quella legge storica che se talvolta i popoli cambiano nome ai loro dei, nondimeno non sanno fare a meno di quei grandi fantasmi per orientare la loro vita.

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Capitolo IV Le qualità psicologiche necessarie ai governi Un capo di Stato rappresenta oggi una sintesi delle volontà che può orientare, ma che lo dominano se non sa orientarle. *** Come il fisico, conoscendo le forze della natura, è padrone dei fenomeni, così l'uomo di Stato, capace di maneggiare le forze psicologiche, dirigerà a suo piacimento i sentimenti e le volontà degli uomini. *** L'uomo di Stato abile sa utilizzare le illusioni di cui molte persone non possono fare a meno. L'uomo di Stato inesperto le perseguita e ne diventa la vittima. *** L'ignoranza della psicologia dei popoli è stata in ogni tempo una fonte di errori politici disastrosi. *** Le classi dirigenti sono scelte con concorsi che rivelano la memoria, non le qualità di giudizio e di carattere che fanno il valore dell'uomo. Così le società si trovano condotte da capi spesso mediocri. *** Vivere esclusivamente nei libri impedisce di comprendere le realtà. È per questo che i governi dei teorici sono così pericolosi per un paese. *** Più un problema politico è difficile, più si trovano uomini che si credono adatti a risolverlo. ***

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L'assenza di lungimiranza e l'irresolutezza costituiscono i difetti più comuni degli uomini politici. Non sapendo dirigere gli avvenimenti, si lasciano dominare da essi e subiscono ogni rischio. *** Presso quegli uomini politici che presiedono alle sorti dei popoli si riscontrano molti spiriti semplicisti, persuasi che le leggi naturali si modifichino con dei decreti. Rari sono gli spiriti osservatori che abbiano il senso delle possibilità e che si limitino ad orientare la marcia delle cose, senza pretendere di trasformarne il corso. *** Le folle immaginano volentieri che i loro governanti appartengano ad una umanità superiore infallibile. Di qui il loro furore quando un errore rivela l'uomo dietro l'idolo. *** Il valore di un ministro dipende molto da chi lo attornia, ma l'arte di scegliere gli uomini è ancora più difficile di quella di governarli. *** Quell'uomo divenuto ministro avrebbe dovuto essere un semplice cocchiere e quell'altro, rimasto cocchiere, avrebbe meritato di essere ministro, disse Napoleone. Senza dubbio, ma come fare la distinzione e scoprire le vere capacità? *** I peggiori tiranni sono meno pericolosi dei governanti indecisi. L'indecisione è sempre stata generatrice di catastrofi. *** Se tanti uomini di Stato si mostrano irresoluti nelle loro azioni, è perché gli manca una idea netta di ciò che vogliono e di ciò he possono. *** L'uomo incapace di dominare i suoi nervi è indegno di occupare il gradino più simile del potere politico. Se la guerra del 1870 è diventata inevitabile, è stato perché i negoziati furono condotti da un ministro che

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non aveva abbastanza calma per verificare, prima di agire, l'esattezza dei fatti riportati nel telegramma falsificato che fece scoppiare la guerra. La sottile psicologia di un diplomatico nemico riuscì a utilizzare la nostra irritabilità etnica per lanciarci in una serie di catastrofi. *** I capi di Stato devono saper discernere i moventi suscettibili di agire sulle diverse mentalità. Incapaci di un tale discernimento, i diplomatici tedeschi non compresero che il terrore, tanto efficace per i Balcanici, sarebbe stato senza effetto sugli altri popoli. *** Una delle abitudini più pericolose degli uomini politici mediocri è quella di promettere ciò che sanno di non poter mantenere. *** In politica le istituzioni importano meno dei costumi. *** Le assemblee parlamentari costituirebbero un regime politico sufficiente, se le si potesse sottrarre all'influenza dei grandi fantasmi che le opprimono: la paura, la gelosia e l'odio. Per venticinque anni sono state ispiratrici di persecuzioni e di leggi disgregatrici dell'industria, della finanza e dell'esercito. *** Il settarismo ed il timore degli elettori lasciano difficilmente ai legislatori una grande libertà di giudizio. *** Negli Stati Uniti, essendo poco numerose le competenze dello Stato, le influenze politiche restano senza azione. Il ruolo del politico non diviene disastroso che nei paesi in cui lo Stato assorbe tutte le funzioni. *** È sempre stato pericoloso per i popoli essere condotti da uomini preoccupati più dagli effetti dei loro provvedimenti su un partito che il valore di tali misure e del loro interesse generale.

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*** L'uomo di Stato superiore sa opporre l'evidenza che vede all'errore che l'accecamento dei partiti pretende di imporgli. *** L'inesperienza politica si manifesta generalmente con il bisogno di accumulare misure restrittive. Considerate un po' un azzardo, esse sono generalmente contrarie a tutte le leggi economiche e bisogna presto revocarle. *** I governi che non hanno saputo creare opinione spesso non la conoscono che al momento in cui essa li rovescia. *** Gli uomini si Stato senza carattere tentano inutilmente di puntellare la loro debolezza individuale associandola a delle debolezze collettive. *** Non ci si può aspettare nulla da quegli uomini politici per i quali il mondo è uno specchio che riflette solo i loro desideri, i loro sogni e le loro paure. *** Mentre lo studioso ricerca la verità senza paura delle conseguenza, il politico mediocre ne diffida e la considera come un nemico. Ne censura l'espressione nella vana speranza di annientarla. *** Uno degli errori politici più pericolosi è quello di affidare a degli oratori brillanti la direzione degli affari pubblici. Napoleone aveva già notato che i grandi oratori, atti a governare una assemblea, sono incapaci di condurre il più modesto affare. *** Un grande oratore è raramente un grande pensatore. L'arte dell'oratore consiste soprattutto nel maneggiare abilmente le formule illusorie capaci di impressionare le folle.

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*** L'uomo politico che spende la sua attività in parole raramente la spende in azioni. *** Per i diplomatici, come per le donne, il silenzio è spesso la più chiara delle spiegazioni. *** Il vero uomo di Stato si mostra talvolta intransigente nei suoi discorsi, ma mai nelle sue azioni. Le necessità che governano la vita dei popoli moderni non sono compatibili con l'intransigenza. *** Governare è patteggiare, patteggiare non è cedere. *** Per governare saggiamente, non bisogna mai dimenticare che l'influenza del passato limita l'azione possibile dell'uomo sul presente. La folla dei viventi è sempre circondata da quella dei morti. *** L'idea che gli uomini si fanno delle cose è per i governanti più utile da conoscere del valore reale delle cose. *** Far nascere, crescere o scomparire dei sentimenti e delle credenze nell'anima dei popoli rappresenta uno degli elementi essenziali dell'arte di governare. *** Saper maneggiare i sentimenti di un popolo vuol dire dirigere la sua volontà. Saperli perpetuare vuol dire rifare la sua anima.

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Capitolo V Le imperfezioni dei governi rivelate dalla guerra La mancanza di lungimiranza è stata la caratteristica generale degli uomini di Stato prima e durante la guerra. I governanti capaci di prevedere gli avvenimenti con solo qualche mese di anticipo sono eccezionali. *** L'incapacità di prevedere e l'irresolutezza si pagano sempre. I tedeschi non avrebbero pensato senza terrore alla distruzione che avrebbe minacciato la loro flotta, se l'imprevidenza di un ministro inglese non avesse abbandonato loro, un tempo, l'isola di Heligoland. Gli Alleati non possono ricordare senza amarezza che lo svolgimento della guerra sarebbe stato ben altro se, all'inizio della campagna, un ministro avesse posseduto lo spirito decisionale e la lungimiranza necessarie per ordinare a qualche corazzata di seguire le navi tedesche che si dirigevano verso Costantinopoli. *** Un imperatore lungimirante avrebbe compreso che la Germania era il paese al mondo più interessato a mantenere la pace. Avrebbe saggiato in seguito la profondità del consiglio di Bismark di non entrare mai in conflitto con la Russia. *** Le conseguenze dell'imprevidenza non si riparano granché. Gli Alleati persero inutilmente più di 100.000 uomini a Gallipoli, nel vano tentativo di riparare degli errori di imprevidenza e di indecisioni commessi precedentemente. *** Una semplice parola, imprevidenza. Riassume le cause della maggior parte di scacchi di cui sono stati vittime gli Alleati all'inizio della guerra. ***

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I capi dei popoli continuano a vivere di idee diventate senza valore. Una delle verità meglio dimostrare dai fatti è che un popolo non ci guadagna nulla cercando si annettersi dei popoli stranieri contro la loro volontà. L'Austria ne ha fatto esperienza con il Veneto, la Germania con l'Alsazia, che è stata causa di tumulti e spese per cinquant'anni. *** «Troppo tardi.» Questa frase è, come disse un ministro inglese, la spiegazione di molti sogni. *** Impotente un tempo sullo sviluppo della storia, la volontà dei popoli è diventata un fattore essenziale della politica moderna. *** Se le grandi potenze sono così male informate dai loro agenti è perché, per essere tenuti in considerazione dai loro capi, questi agenti si limitano a rifletterne le opinioni. Le nostre illusioni sui bulgari e i greci, all'inizio della guerra, non hanno altra causa. *** Gli errori nel maneggiare le forze psicologiche possono annullare la superiorità negli armamenti. La Germania ne ha fatto esperienza nella misura in cui l'insufficienza psicologica dei suoi diplomatici le ha suscitato contro nuovi nemici. *** I governi deboli sono, come gli individui senza carattere, poco temibili per i loro nemici e pericolosi per i loro amici. La Russia durante la guerra illustra questo esempio. *** Un dittatore non è che una finzione. Il suo potere si dissemina in realtà tra numerosi sotto-dittatori anonimi ed irresponsabili la cui tirannia e corruzione diventa presto insopportabile. *** Ogni potenza senza responsabilità si trasforma presto in tirannia.

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*** Ci si può fare un'idea della formidabile potenza dei mercanti di vini e del timore che ispirano ai nostri legislatori constatando che il più illustre die nostri ministri della guerra è stato rovesciato per aver tentato di ostacolare il loro commercio, in ragione delle sue conseguenze sulla salute dei soldati. *** I motivi per contestare il valore del nostro parlamento sono numerosi, a bisogna riconoscere che, senza le grandi commissioni che escono dal suo seno, non avremmo mai avuto né le munizioni, né i cannoni necessari alla difesa, Un governo assoluto, ma prigioniero di illusioni burocratiche, non sarebbe riuscito a ottenerle. *** Il gioco al rialzo, così diffuso in politica, è sempre stato un metodo pericoloso. Può essere momentaneamente utile a certi partiti, ma mai a dei governi. *** Preferire l'utilità di un giorno a delle verità durevoli e governare seguendo le opinioni del momento significa creare per l'avvenire delle situazioni senza rimedio.

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Capitolo VI Insegnamenti politici dedotti dalla guerra Dopo la guerra l'arte della politica sarà malagevole come mai in passato. Una delle più grandi difficoltà consisterà forse rompere con le abitudini di intervento universale che hanno reso necessario il conflitto. *** L'arte di maneggiare con certezza la gamma dei sentimenti che fanno muovere gli uomini non si insegna né nei libri né nelle scuole. Essa resta empirica e si acquisisce solo con l'esperienza. A giudicare da tutti gli errori psicologici commessi durante la guerra, questa acquisizione non è facile. *** I grandi motori della condotta dei popoli sono le credenze e gli interessi. Poiché le credenze non possono essere ridotte né con la ragione né con la forza, i governanti devono limitarsi a conciliare degli interessi. Molti secoli di persecuzioni e di guerre sanguinose sono state necessarie per stabilire la solidità di questo principio. *** Gli uomini più adatti a guidare gli eventi sono spesso trascinati da essi, dopo averli condotti fino ad un certo limite che essi non potevano prevedere. *** Gli scopi ottenuti in politica sono talvolta molto diversi da quelli perseguiti. La Germania non sospettava certo di fare un favore all'Inghilterra, costringendola alla guerra. Nel presente le evita una guerra civile con l'Irlanda e consolida in un blocco omogeneo gli elementi inconsistenti del suo immenso impero. Per l'avvenire accrescerà considerevolmente la sua potenza industriale ed economica facendole comprendere i pericoli dell'infiltrazione tedesca.

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Grazie ai progressi della sua industria la Germania ha conquistato velocemente in tempi di pace l'egemonia sognata. Essa ha sconvolto il mondo per raggiungere un risultato assolutamente contrario a quello che cercava. *** Laplace, nel suo libro sulle probabilità, dimostra «i vantaggi che la buona fede ha procurato ai governi che ne hanno fatto la base della loro condotta. Vedete al contrario, aggiunge, in che abisso di infelicità spesso sono stati precipitati i popoli dall'ambizione e dalle perfidie dei loro capi. Tutte le volte che una grande potenza inebriata dall'amore di conquista aspira al dominio universale, il sentimento di indipendenza produce nelle nazioni minacciate una coalizione di cui essa diviene quasi sempre la vittima». Questa pagina scritta più di un secolo fa contiene delle verità che resteranno eterne, benché senza grandi possibilità di trovare applicazione pratica. *** I conflitti provocati da principi sono sempre molto lunghi. Tali nell'antichità le guerre persiane e nei tempi moderni le guerre di religione, la guerra dei Trent'anni, le guerre della Rivoluzione. Se la guerra di secessione negli Stati Uniti è durata solo cinque anni, è stato perché la rovina finanziaria di una delle parti in conflitto ne rese impossibile la continuazione. *** È sempre pericoloso per una nazione avere un passato troppo carico di iniquità. *** Per quanto potente possa divenire un popolo, per quanto grandi siano le sue conquiste, per quanto superiori possano essere i suoi armamenti, il suo potere non può durare quando esso finisce per costituire una minaccia permanente per tutti gli altri popoli. Più di un conquistatore ne ha fatto l'esperienza in passato. I tedeschi la ripetono a loro volta. *** Federico II fissò già le regole applicate più tardi dai suoi successori, quando disse che la guerra è un affare nel quale il minimo scrupolo può far

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perdere tutto. Secondo lui non si può fare una guerra senza avere il diritto di saccheggio, di incendio, di strage. *** Governare contro l'opinione è impossibile, ma la si può creare. Una delle forze del governo tedesco è stata quella di aver saputo per molto tempo orientare l'opinione del suo popolo verso la necessità di una guerra di conquista. Vi è giunto con l'aiuto dell'università, dei giornali e di numerose associazioni. *** Misure eccezionali imposte a un gruppo politico, religioso o etnico non fanno che fortificarlo. Se perseguitato, aumenta la coesione, mentre si scioglie se cessano le disparità di trattamento. Questa legge psicologica ha consentito agli ebrei di mantenere la loro individualità attraverso i secoli. Per averlo disconosciuto, l'impero austriaco vedrà necessariamente dissociarsi le sue province. *** Conquistare un popolo può essere opera di un giorno. Assimilarlo richiede talvolta un secolo. Spesso nemmeno il tempo basta. L'Inghilterra non è mai riuscita ad aggregarsi l'Irlanda, l'Austria ha sempre avuto come nemici i popoli sottomessi al suo dominio. *** La violenza non basta per fondere le anime delle razze. Benché la storia abbia solidamente dimostrato questa legge psicologica, i capi dei popoli non l'hanno ancora compresa. *** L'utilità di avere spiriti superiori nel governo dei popoli è stata messa bene in evidenza dalla storia dei venti anni seguenti alla guerra del 1870. Il cancelliere allora a capo della Germania seppe isolare la Francia alleandosi con l'Italia, con la Romania e l'Austria, poi ottenendo la neutralità benevola della Russia e dell'Inghilterra. Questa situazione è scomparsa progressivamente da quando la Germania è governata da capi arroganti, sempre pronti a minacciare l'Europa con la forza tedesca. ***

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Per i popoli di razza, lingua, religione o interessi diversi, uniti dalla combinazione delle conquiste, non esistono che due forme possibili di governo: l'autocrazia pura o una federazione di province autonome. Questo secondo tipo di governo oggi s'impone dappertutto. L'Inghilterra ne ha fatto l'esperienza con il Transvaal e l'Irlanda, l'Austria con l'Ungheria e presto, senza dubbio, col le altre province. La Russia, composta da popoli diversi, arriverà probabilmente alle stesse separazioni dopo una serie di sconvolgimenti. *** Un popolo non può sperare un governo migliore di se stesso. A vette incerte corrispondono governi incerti. *** Se i governi democratici sono stati fino ad ora dei governi di avvocati è perché gli scontri parlamentari danno all'abitudine della parola un ruolo preponderante. Nelle civiltà di forma industriale, poiché la competenza tecnica diviene più necessaria della competenza oratoria, il tecnico sembra chiamato a sostituire l'avvocato. È una delle riforme cui maggiormente pensa l'Inghilterra. L'antico tipo medio del politico oratore tende a scomparire. *** Nei grandi conflitti, la forza dei popoli fa quella dei suoi governanti.

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Libro VII Prospettive future

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Capitolo I Qualche conseguenza della guerra La guerra europea apre uno di quei grandi periodi della storia in cui, come all'epoca della Riforma e della Rivoluzione, i popoli cambiano le loro concezioni della vita, il loro ideale ed anche le loro élites. *** Sarà all'indomani della pace che si snoderanno le più importanti ripercussioni della guerra. Essa si prolungherà in conflitti economici, industriali e sociali che trasformeranno il futuro dei popoli. *** le conseguenze materiali del conflitto europeo saranno meno importanti, forse, delle trasformazioni mentali che avrà generato. I cambiamenti del mondo esteriore foggiano rapidamente un nuovo mondo interiore. *** Senza dubbio l'Europa non vedrà granché modificate dalla guerra le sue frontiere geografiche, ma le sue frontiere psicologiche si troveranno cambiate. *** Le guerre rovesciano la scala dei valori morali. L'atto severamente represso come crimine in tempi ordinari diventa virtù e gloria durante il combattimento. L'interesse individuale si eclissa. La vita umana ha solo un'importanza collettiva. *** La dimostrazione sperimentale che il dominio militare di un popolo straniero costituisce una operazione costosa, improduttiva e di conseguenza inutile risparmierà forse al mondo nuove carneficine. *** È stato giustamente notato che i grandi geni compaiono spesso nei periodi di guerra. Il secolo che ha visto nascere Raffaello, Michelangelo, Galileo, Copernico è quello in cui il mondo si è trovato massimamente

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sconvolto da lotte feroci. Sembra dunque che la guerra costituisca uno stimolo per tutte le energie. Una quantità di progressi scientifici ed industriali non sarebbero probabilmente stati realizzati senza i conflitti attuali. *** Le guerre esaltano o deprimono un popolo secondo il suo stato mentale del momento in cui scoppia. La guerra del 1870 ha depresso considerevolmente la Francia. Il conflitto attuale al contrario risveglia le sue attività addormentate. *** La Germania, credendo di assicurarsi nuovi sbocchi, è riuscita a perdere quelli che possedeva, soprattutto in Oriente. Il Giappone sarà senza dubbio il principale beneficiario della guerra europea. *** Che trova al suo focolare, quando le ferite ve lo riportano, il soldato tedesco che sognava una abbondanza illimitata creata dalle ricchezze conquistate? La minaccia di tasse che rendono necessario un lavoro massacrante ed una povertà senza speranza. Queste constatazioni, fatte fa qualche milione di uomini, modificheranno forse le loro idee sui vantaggi della guerra. *** Solo i fatti avrebbero potuto insegnare al popolo tedesco quanto valgono le teorie dei suoi filosofi. *** Rovine economiche, clientela scomparsa, relazioni commerciali rotte rappresentano la contropartita delle sterili vittorie della Germania. Tutte le statistiche mostrano che la Mitteleuropa, anche perfettamente organizzata, non potrebbe rimpiazzare il commercio con gli altri paesi. Contro il blocco economico dell'Europa centrale si leverà il blocco molto più forte delle altre potenze. ***

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Le conseguenze immediate della guerra saranno ben tangibili: rarità della mano d'opera e delle materie prime, innalzamento dei carichi fiscali, necessità di accrescere la produzione con delle risorse diminuite. Al di là di questi fenomeni visibili, sorgeranno delle conseguenze lontane comprendenti troppe possibilità perché le si possa conoscere oggi. *** Uno statistico tedesco valuta come segue il costo della guerra europea nei primi tre anni: spese in denaro 430 miliardi, uomini uccisi 7 milioni, storpi 5 milioni. Sarà difficile scoprire cosa potranno guadagnarci gli autori di tali cataclismi. *** Senza parlare di paesi come la Russia, in cui la banca, l'industria ed il commercio erano interamente germanizzati, l'infiltrazione della Germania si estendeva rapidamente dappertutto. Solo la guerra avrebbe potuto rivelare il pericolo che l'impero tedesco faceva correre al mondo. *** Senza dubbio dopo la guerra l'agricoltura assumerà un'importanza superiore a quella dell'industria. Poiché le disponibilità di tutti i popoli in cereali e in carne sono state esaurite dagli immensi eserciti che bisognava nutrire, cercheranno inutilmente di rifornirsi da fuori. Ne risulterà un aumento enorme dei prezzi, fino a quando saranno create nuove risorse alimentari. Lo sfruttamento agricolo dei territori e delle colonie diventerà forzatamente la principale preoccupazione dei popoli. *** In certi paesi, l'Inghilterra soprattutto, l'industria agricola era relegata all'ultimo posto. La minaccia di carestia creata dai siluramenti l'ha fatta rapidamente passare al primo posto. Avverrà la stessa cosa in tutti i paesi che aspirino a conservare la loro autonomia. *** Riferirsi a mezzo secolo fa basta per vedere che con una agricoltura prospera ed una industria media un popolo può condurre una vita molto più felice di quella risultante dallo sviluppo esagerato delle fabbriche. Una conseguenza utile della guerra sarà senza dubbio di far abbandonare un poco la fabbrica per la terra. ***

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Sarà soprattutto durante la pace che la popolazione civile sentirà il peso della guerra. *** L'impoverimento delle classi medie, conseguenza della guerra, toglierà al paese un grande elemento di stabilità. *** La Francia uscirà evidentemente da questa guerra esaurita di uomini e di denaro, ma liberata forse da illusioni politiche e sociali che avrebbero finito per generare una irrimediabile decadenza. *** La guerra sarà stata una grande distruttrice di tutte le abitudini: militari, industriali, mentali soprattutto.

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Capitolo II Le minacce future della politica Dopo la guerra si creeranno necessariamente nuove credenze politiche presso gli uomini nuovi, ma si scontreranno con concezioni troppo antiche per essere facilmente sradicate; ne risulteranno dei violenti conflitti. *** I problemi creati dalla pace saranno carichi di imprevisti quanto quelli sollevati dalla guerra. Sarebbe disperante se solo i politici fossero chiamati a risolverli. *** Bisogna considerare fin d'ora che all'indomani della guerra la Francia potrà trovarsi senza materie prime, senza industrie, senza nolo, senza carbone, con delle tasse triplicate e molte città da ricostruire. Affidare a dei teorici politici e non ad industriali, agricoltori e commercianti la direzione del paese, significherebbe generare la rovina e l'anarchia. *** Lo spirito critico e lo spirito dogmatico resteranno sempre troppo incompatibili per non essere perpetuamente in conflitto. Il primo appartiene alla sfera del razionale, al seconda a quella del mistico e dell'affettivo. *** Lo spirito critico crede e non ragiona. Non regna solo nelle religioni, ma anche nelle istituzioni sociali e militari. *** Il giacobinismo, il protezionismo ed il socialismo, messi al servizio dello statalismo, potranno costituire dopo la guerra dei flagelli pericolosi quanto l'invasione tedesca. Coercizioni, inquisizioni, requisizioni, tassazioni diventerebbero allora i principali mezzi di governo. ***

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In un paese in cui i partiti politici sono intolleranti la centralizzazione amministrativa resterà a lungo necessaria. Solo il decentramento industriale e finanziario sembra possibile. *** La più grande difficoltà dei futuri governi sarà quella di equilibrare gli interessi spesso contrari dei diversi gruppi sociali, in modo che essi non si nuocciano reciprocamente e rispettino l'interesse generale.

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Capitolo III Il diritto e la forza La storia filosofica del diritto può essere divisa in tre fasi successive: 1° Il diritto biologico. Regolando la vita del mondo animale ed i rapporti degli uomini con gli animali, ha per unica regola la legge del più forte. 2° Il diritto all'interno delle società. È caratterizzato dal dominio dell'essere collettivo sull'essere individuale nel comune interesse. 3° Il diritto esterno alle società, o diritto internazionale. Costituito finora solo dal dominio della forza, si svilupperà soltanto quando gli interessi comuni dei popoli gli avranno creato delle sanzioni. *** In seno ad una società, il diritto prevale sulla forza. Nei rapporti tra società differenti, è al contrario la forza che prevale sul diritto. *** Per i popoli di mentalità puramente militare, il diritto di fare una cosa rappresenta semplicemente il potere di compiere quella cosa. Il pellerossa che fa lo scalpo ai suoi prigionieri, il cannibale che li divora, il tedesco che saccheggia e massacra, affermano di avere il diritto di compiere questi atti poiché possono farlo. Il cannone è i solo argomento efficace contro tali concezioni. *** Il diritto di distruggere gli animali ha come solo fondamento la forza risultante dalla nostra intelligenza. È in virtù di questo stesso principio che i filosofi tedeschi attribuiscono alle razze umane superiori il diritto di annientare le più deboli. Tutte le civiltà sarebbero allora minacciate di distruzione dal gruppo umano momentaneamente più forte e i popoli tornerebbero alla barbarie della preistoria. *** Liberate dal loro contenuto metafisico, le definizioni del diritto si riconducono a quella del Digesto di Giustiniano: «ciò che in ogni paese è utile a tutti o al maggior numero». L'utilità è dunque il solo fondamento del diritto, ma poiché tale utilità varia a seconda del paese, non si può parlare di diritto universale.

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*** I progressi dei costumi hanno finito per creare certi princìpi ammessi da tutte le nazioni civili e la cui violazione solleva universale indignazione. Quando dichiarano di combattere per il diritto, i popoli intendono la difesa di tali princìpi. *** Nelle relazioni tra individui di una medesima società, il gendarme è il necessario sostegno del diritto. Nelle relazioni tra popoli, solo il cannone ha potuto fino ad ora sostituire il gendarme. *** Il diritto è figlio delle necessità sociali. Le leggi possono essere utilmente codificare solo quando sono già stabilizzate dal costume. *** I codici hanno valore solo se fissati nelle anime. Senza altri sostegni che le punizioni essi restano senza valore. *** Il diritto civile rappresenta in primo luogo null'altro che una estensione del diritto religioso. Le volontà divine si completarono più tardi con quelle dei re, e più tardi ancora con quelle delle collettività. Per certi popoli che, come i musulmani, non hanno separato il diritto civile da quello religioso, una legge non sostenuta dalla religione è senza prestigio. I nostri colonizzatori talvolta lo dimenticano. *** Poiché il diritto di conquista, sopravvivenza di idee antiche, ed il diritto all'indipendenza, concezione moderna dei popoli, sono assolutamente inconciliabili, le guerre tra la Germania ed il resto del mondo si ripeteranno fino alla scomparsa completa di uno di questi principi. *** 'alleanza di uno Stato debole con uno forte non ha altro risultato possibile per lo Stato debole che il suo vassallaggio, se lo Stato forte è vincitore, e la sua rovina, se lo Stato forte è vinto. La Turchia non ricavato dalla sua alleanza con la Germania altro che la perdita dell'Arabia,

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dell'Armenia, della Mesopotamia, della Siria e una rovina finanziaria completa. *** Il diritto che vuol essere rispettato ha per compagna necessaria la forza. *** La forza non opprime mai l'idea per molto tempo, perché una idea oppressa diviene presto generatrice di forza. *** Gli psicologi tedeschi insegnano che il successo trascina una cieca approvazione e che agli occhi dei popoli la causa che trionfa ha sempre il diritto dalla sua. Tuttavia, essi hanno dovuto constatare che fu proprio quando la Germania era vittoriosa che i paesi neutrali le si sono sollevati contro. *** L'abuso di una forza finisce per provocare la distruzione di quella forza. Le violenze ed i crimini passati sono espiate dai figli, che gemono a lungo sotto il pesante fardello delle iniquità dei loro padri. *** Raramente nel corso della storia è stato possibile giudicare sperimentalmente un sistema filosofico come è avvenuto durante la guerra per la tesi tedesca che conferisce ai popoli forti il diritto di asservire i popoli deboli. *** Asservire non è conquistare. *** La forza che ha solo armi materiali per sostegno finisce per diventare impotente quanto il diritto senza forza. ***

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Il diritto stabilito sulla violenza può imporsi per qualche tempo, ma non può durare. Esso ben presto crea coalizioni che oppongono un diritto più forte. La nascita di tali coalizioni è una legge costante della storia. Si sono viste formarsi in tutti i tentativi di dominio europeo, sotto Carlo V, Luigi XIV e Napoleone. *** Un grande progresso per i popoli è consistito nell'organizzare contro la forza individuale una forza sociale più potente. Il principale progresso sociale dell'avvenire, ancora lontano, sarà di sostituire alla forza aggressiva di un solo popolo la forza collettiva di tutti gli altri. *** L'incendio delle cattedrali, delle biblioteche e delle opere d'arte, i massacri sistematici, le deportazione di schiavi, rappresentano un regresso della civiltà che, se si prolungasse, potrebbe diventare definitivo e privare i popoli di tutte le conquiste morali elaborate in secoli di sforzi. *** Dal punto di vista del successo militare, sembra vantaggioso essersi alleggeriti della generosità, dell'umanità, dell'equità, del rispetto degli impegni, ma il vantaggio non è durevole che a condizione di restare indefinitamente il più forte. Ora, non c'è esempio di una storia di un popolo che sia rimasto per sempre il più forte. *** I popoli deboli hanno facilmente degli scrupoli. Quelli forti non ne hanno. *** I conquistatori divinizzano la violenza fino a quando restano i più forti. Diventati i più deboli, si affrettano a maledirla. *** È occorso ai giuristi dell'Aia una dose singolare di illusioni per credere possibile stabilire un codice privo di sanzioni. La storia non ha mai conosciuto un simile codice, né religioso né civile. ***

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Impedire alla violenza di restare la legge definitiva delle relazioni tra i popoli costituirà probabilmente il più difficile problema dell'avvenire. Nessun progresso della civiltà sarà possibile finché esso non sarà risolto. *** La civiltà dovrà realizzare ancora molti progressi prima che i diritti dei popoli possano avere altro sostegno che il numero dei loro soldati. *** Il ruolo della giustizia sociale è quello di impedire con la minaccia di sanzioni la violazione delle regole necessarie alla vita di una società. Il ruolo futuro della giustizia internazionale sarà lo stesso quando diventerà possibile coprirlo con delle sanzioni. Questa possibilità non appare ancora. *** La diffidenza universale contro i popoli che violano i loro impegni e le leggi dell'umanità sarà senza dubbio il germe delle sanzioni necessarie alla creazione di un codice internazionale. *** Quale che sia l'ordine morale o materiale, rappresentato dalla potenza dei codici, delle idee, delle religioni o delle armi, la forza resterà necessariamente sovrana del mondo. *** Le civiltà si costruiscono con le idee, ma si difendono ancora soltanto con i cannoni.

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Capitolo IV Le riforme e le leggi Occorrono molti anni di viaggi e di osservazioni per comprendere che le vere riforme non si fanno con le leggi. *** Scienza e politica non possono avere gli stessi metodi. La prima è soprattutto preoccupata del generale, la seconda del particolare. Studiando delle cose fisse o artificialmente fissate, la scienza stabilisce facilmente le leggi regolano gli elementi delle cose. La politica si trova al contrario in presenza di esseri viventi e mobili dalle reazioni spesso impreviste. *** Il valore delle istituzioni dipende unicamente dal modo in cui sono applicate. Nessuna di esse possiede una virtù sovrana. *** Una riforma politica o sociale è raramente utile quando non segue ad una trasformazione mentale. *** Le leggi sono efficaci a condizione di seguire i costumi senza cercare di precederli. Il loro ruolo è di sanzionare degli usi, e non di crearli. *** Una riforma è durevole solo se rappresenta l'addizione di piccole riforme successive. *** Le leggi ed i regolamenti diventano nocivi quando, invece di tradurre delle necessità di ordine generale, hanno semplicemente lo scopo di soddisfare le esigenze di un partito. ***

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Le leggi cessano di essere giuste quando si applicano a degli esseri di mentalità ineguale. Reggere una colonia con dei codici europei con il pretesto dell'assimilazione costituisce una pericolosa utopia. *** Un regolamento viene compreso e rispettato solo se formulato in termini brevi e chiari. Un regolamento lungo è necessariamente cattivo, perché non è possibile ricordarne tutte le parti. *** Una delle forze della Germania è di aver saputo far osservare, grazie alla sua militarizzazione, i regolamenti e le leggi, mentre essi sono poco rispettati presso i popoli latini. *** Scuotere il rispetto di una sola legge vuol dire scuotere la forza di tutte le altre. Le moratorie dell'inizio della guerra, fornendo dei pretesti per sottrarsi a degli impegni formali, hanno portato all'armatura sociale un colpo da cui non si riprenderà che lentamente. *** Un vero progresso dopo la guerra non consisterebbe nel fare nuove leggi, ma nel sopprimerne un gran numero. *** La guerra non sarà stata senza utilità se ci avrà fatto scoprire che invece di reclamare senza fine delle riforme allo Stato dobbiamo riformare noi stessi. *** Nessuna forza è durevole in un popolo con l'instabilità delle leggi, delle istituzioni, delle idee e delle dottrine. *** Non si fa il diritto; esso accade. Questa breve formula contiene tutta la sua storia.

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Capitolo V La futura interdipendenza dei popoli L' aumento generale del costo della vita durante la guerra e la privazione, in ogni paese, di una moltitudine di prodotti hanno provato per esperienza l'interdipendenza industriale, commerciale e finanziaria dei popoli. Gli economisti la segnalarono già, ma senza aver mai convinto nessuno. *** Si può considerare quale esempio dell'interdipendenza dei popoli il fatto che prima della guerra la metallurgia francese dell'Est si procurava il suo carbone in Westfalia, dando in cambio dei minerali di ferro. I metallurgici non potevano più fare a meno del carbone tedesco, come i metallurgici tedeschi non potevano fare a meno dei minerali francesi. *** L'interdipendenza dei popoli si è manifestata anche durante la guerra. Il cotone necessario alla fabbricazione degli esplosivi veniva dagli Stati Uniti, nitrati utilizzati in agricoltura dal Cile. Le piriti indispensabili nella preparazione dell'acido solforico, base di certe munizioni, venivano dalla Spagna e dalla Norvegia. *** Malgrado i vantaggi certi del libero scambio e la probabilità del suo trionfo futuro, la guerra ha dato una grande forza al protezionismo. Essa ha, in effetti, mostrato ai popoli la necessità di produrre il più possibile sul proprio suolo i materiali di cui hanno bisogno per rendersi indipendenti. *** Malgrado le indistruttibili divergenza di struttura mentale che li separano, i popoli sono condannati a delle relazioni commerciali sempre più estese. Continueranno ad odiarsi, ma non potranno evitare di cambiare i prodotti differenti che ciascuno ottiene secondo le sue capacità, il suo suolo ed il suo clima. ***

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Si può ragionevolmente sperare che dopo i conflitti selvaggi che hanno distrutto milioni di uomini, devastato antiche città, rovinato imperi potenti, i filosofi tedeschi scoprano che, per via dell'interdipendenza delle nazioni, un popolo industriale si arricchisce di più esportando i suoi prodotti che distruggendo i suoi clienti e le loro ricchezze a colpi di cannone. *** Quando l'Europa otterrà una pace prolungata, non sarà la forza del diritto né delle convenzioni internazionali che la manterranno, ma la dimostrazione definitiva dell'interdipendenza economica die popoli. *** Superiore a tutte le volontà, l'interdipendenza dei popoli potrà provocare una trasformazione profonda delle idee che guidano ancora le nazioni ed i loro capi.

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Capitolo VI La militarizzazione del mondo Dall'inizio dei tempi, la condizione necessaria della vita è stata sempre l'attitudine a difendersi. Chi è disarmato viene rapidamente schiacciato. *** Le necessità di subiscono e non di discutono. Benché incompatibile con il progresso della civiltà, il militarismo sembra tuttavia il solo mezzi di difesa conosciuto contro le minacce di Stati pesantemente armati. Prima di pensare a progredire, i popoli devono evitare di essere asserviti. *** La militarizzazione del mondo civile e tutte le regressioni che ne seguiranno diventeranno forse le caratteristiche del secolo attuale. *** Dopo aver avuto, successivamente, una base religiosa, una base militare, una base giuridica, poi una base economica, le società sembrano tornare allo stato puramente militare. *** Il bisogno di espansione e di dominio si sviluppa fatalmente presso i popoli il cui potere militare cresce. Poiché le loro armi sono molto costose, cercano di trarne profitto. *** Gli armamenti die tempi di pace costituiscono una prima sicurezza contro gli attacchi esterni, ma lo sviluppo del materiale bellico renderà la guerra così disastrosa che pochi popoli saranno capaci di sopportarla. *** Nelle nazioni molto militarizzate non esiste altro diritto che la volontà die capi. La celebre vicenda di Saverne, dove si vide un colonnello prussiano far gettare in una cava dei civili la cui fisionomia non gli era piaciuta, costituisce un esempio memorabile della mentalità creata dala sostituzione del diritto militare al diritto civile.

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*** Uno dei problemi più difficili dell'avvenire sarà di sovrapporre a civiltà raffinate un militarismo rigido, contrario allo sviluppo dell'intelligenza, ma indispensabile al mantenimento dell'indipendenza. *** Se, per proteggersi dal militarismo tedesco, tutti i popoli del mondo sono obbligati a militarizzarsi, l'individualismo scomparirà forzatamente, anche in seno alle nazioni in cui era più sviluppato. *** L'eccesso di armamenti, che crea la potenza di un popolo, finisce per comportare la sua rovina. Gli imperi fondati unicamente sul militarismo soccombono con il militarismo. La decadenza dell'impero romano cominciò quando non ha avuto per sostegno altro che le forze militari. *** Quando i metodi di armamento di un popolo presentano una superiorità evidente, le altre nazioni sono obbligate ad adottarli, per non vedersi asservire. Malgrado il suo orrore del germanesimo, l'Europa è minacciata di subirne i princìpi militari con tutte le servitù politiche che comportano. *** Supponiamo che il militarismo tedesco sia distrutto. Come impedire che rinasca, se non opponendogli un militarismo più forte? Una militarizzazione universale sarà dunque necessaria per smilitarizzare un solo popolo. *** L'Europa potrà evitare il militarismo solo in seguito ad una trasformazione profonda nella mentalità del popolo tedesco. Possibile in futuro, questa trasformazione è molto improbabile oggi. *** Finché le concezioni militariste della Germania non saranno trasformate, i popoli otterranno armistizi, ma non una pace durevole.

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*** Si parla spesso di una società delle nazioni, ma, come ha dichiarato un primo ministro al parlamento, una tale società non potrà essere costituita che dalle nazioni armate. Ora, è poco probabile che dei popoli ben armati restino pacifici a lungo. La psicologia e la storia insegnano tutt'altro.

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Capitolo VII L'evoluzione industriale delle guerre moderne Il fonditore di cannoni è diventato il grande arbitro dei tempi nuovi. I capi del mondo non potrebbero nulla senza di lui. *** Le guerre moderne sono guerre di industriale molto più che di generali. Il genio di Cesare e quello di Napoleone resterebbero impotenti contro un avversario che possieda un numero illimitato di cannoni. *** Gli effettivi hanno giocato un ruolo importante, ma non essenziale, nella guerra attuale. I mezzi di distruzione meccanica esercitano una azione preponderante, e sempre più lo sarà con i progressi dell'industria. In futuro, senza dubbio non saranno i paesi più popolati, ma quelli che avranno più armi di distruzione, che acquisteranno il predominio militare. *** I filosofi che vorranno mostrare con quali difficoltà si stabiliscono certe verità elementari ricorderanno che sono occorsi molti mesi d'osservazione e la perdita di molte centinaia di migliaia di uomini per far comprendere il ruolo delle trincee, del filo di ferro e dei cannoni a lunga gittata. *** La guerra è stata fatta con elementi nessuno dei quali era conosciuto dai nostri generali: sottomarini, trincee, filo di ferro, aerei e cannoni pesanti. *** La trincea costituisce una fortezza mobile rimpiazzata a volontà quando viene presa o distrutta. *** La trincea moderna ha reso impossibili le battaglie decisive di un tempo, come quella di Azio, di Iena e di Waterloo, che in una giornata

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decidevano le sorti di un paese. Benché molto lunghe e molto micidiali, le guerre attuali restano tuttavia sempre indecise. *** Originariamente disdegnata dai capi militari, l'artiglieria pesante ha finito per essere considerata come il grande fattore delle battaglie. La sua efficacia, tuttavia, è limitata, dal momento che i tedeschi non sono riusciti a impossessarsi di Verdun. *** Le difficoltà dell'offensiva moderna e la frequente impossibilità di attraversare delle linee di trincea sono messe in evidenza dalle statistiche che affermano che la distruzione di un metro di trincea costa 30.000 franchi, 3 tonnellate d'acciaio e da quattro a cinque giorni di lavoro, mentre il lavoro di un giorno basta per rifare una trincea delle stesse dimensioni. *** La guerra ha provato ancora una volta che un procedimento di distruzione qualunque provoca immediatamente la creazione di mezzi per proteggersi. Obici da 420, zeppelin, gas asfissianti ecc., hanno visto ben presto i loro effetti più o meno annullati. Nemmeno il sottomarino potrà sfuggire a lungo a questa legge. Un agente di distruzione veramente invincibile dovrebbe possedere degli effetti tanto istantanei da annientare gli eserciti e le città prima che essi abbiano il tempo di difendersi. *** Quando l'evoluzione industriale delle guerre avrà completato il suo sviluppo, un numero immenso di ordigni di distruzione sarà facilmente maneggiato da un piccolo numero di specialisti esperti. La macchina per uccidere rimpiazzerà allora i soldati, come il carbone ha rimpiazzato lo schiavo.

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Capitolo VIII Possibilità dell'avvenire In tempi di sconvolgimenti il dominio dell'imprevedibile avvolge talmente quello del possibile che il pensiero arretra davanti alle oscurità dell'avvenire. Esso solo tuttavia è capace di chiarire un poco la via lungo la quale i popoli devono impegnarsi. *** Gli insegnamenti del passato non bastano più a guidare i popoli su vie sconosciute. Costretti ad agire come se non avessero mai agito, i loro pensieri si orienteranno verso dei princìpi direttivi nuovi, creati dalle nuove necessità. *** Pur essendo contenuto nel presente, l'avvenire non è percettibile che sotto forma di possibilità. *** Le previsioni fondare sulla valutazione degli interessi possono essere razionali, ma è tuttavia raro che siano giuste. Le passioni e le influenze mistiche sono dei moventi della vita dei popoli davanti ai quali ogni considerazione degli interessi svanisce. *** Le nostre visioni dell'avvenire sono soprattutto delle visioni di speranza, senza parentela necessaria con la realtà. Non bisogna disdegnarle, perché sono sempre state dei potenti moventi d'azione. Una umanità priva di speranza vivrebbe con molta pena. *** Ragionando dell'avvenire in base al passato e ricordandosi della persistenza delle idee di origine mistica, si può temere per l'Europa una nuova guerra dei Trent'Anni interrotta solo da paci incerte. Il conflitto avrà possibilità di durare ancora di più se la mentalità tedesca non cambia. In effetti le sconfitte non impedirono alle crociate e alle guerre di religione di rinnovarsi finché sono rimaste in vigore le illusioni mistiche che le avevano generate.

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*** Man mano che la civiltà si sviluppa, essa fa sorgere dei conflitti sempre più minacciosi. Se tutte le aspirazioni egemoniche: tedesche, russe, balcaniche, giapponesi, ecc., che si ingrandiscono, entreranno in conflitto, l'era della pace sarà chiusa per molto tempo. *** È impossibile pronosticare l'esito delle guerre in base alle regole applicabili agli antichi conflitti. Un tempo una o due battaglie perse decidevano la sorte di un popolo, gli eserciti sconfitti non si rimpiazzavano. *** La perdita di qualche centinaia di migliaia di uomini oggi non comporta la soluzione decisiva, in ragione dei mezzi di difesa attuali e della facilità di rimpiazzare i combattenti. *** Uno dei principali insegnamenti delle guerre nuove e che forse impedirà la loro ripetizione troppo frequente è che, in un conflitto che coinvolge milioni di uomini, la sconfitta completa e definitiva di uno degli avversari sembra impossibile. Si distrugge un esercito, ma non si annienta un popolo. *** Per valutare la durata possibile di una guerra, bisogna considerare lo scopo reale che i belligeranti perseguono. La posta principale della guerra europea è in realtà Anversa e soprattutto Costantinopoli, chiave commerciale del Mediterraneo, dell'Egitto e delle rotte dell'India. Possedere l'antica città vuol dire tenere in vassallaggio economico una parte dell'Europa. *** Le riflessioni più giuste sulla necessità, per la Francia, di evitare una pace incerta furono formulate da uno dei nostri nemici, il principe di Hohenlohe: «La Francia, disse, combatterà costi quel che costi fino alla fine; il popolo francese avverte nettamente che ne va della sua esistenza. Sa che non troverà più al suo fianco tanti alleati e così importanti; sa che se non esce vincitore dalla lotta terribile attualmente impegnata, tutte le sue possibilità di vittoria saranno scomparse per sempre.»

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*** Si potrebbe sperare che il ricordo delle devastazioni e degli odi generati dal conflitto mondiale impedirà per molto tempo il ritorno delle guerre, se non si sapesse quanto è corta la memoria dei popoli. *** La distruzione di meravigliose città da parte di orde incapaci di dominare la loro ferocia ancestrale permette di temere l'annientamento futuro di capolavori risparmiati dai secoli. L'avvenire forse ci riserva un mondo in cui tutte le opere d'arte distrutte saranno rimpiazzate da fabbriche, caserme e trincee. I popoli civili rimpiangeranno allora di aver vissuto troppo. *** Le battaglie future, probabilmente aeree, avranno per scopo principale l'incendio delle città e lo sterminio dei loro abitanti ad opera di piccole équipes di ingegneri. La distruzione sistematica della popolazione civile rimpiazzerà senza dubbio allora quella della popolazione armata. *** Un diplomatico tedesco affermò che con i progressi rapidi dei mezzi di distruzione la prossima guerra comporterà l'annientamento della razza bianca. La sua scomparsa completa pare dubbia, ma è possibile che, se tali conflitti si ripeteranno, lo scettro della prosperità passi nelle mani delle nazioni dell' Estremo Oriente. *** I popoli saranno talmente abituati dalle nuove forte di guerra al possesso da parte dello Stato della vita nazionale, della libertà, della sorte e dell'esistenza dei cittadini, che ci si può chiedere se il ritorno all'antica schiavitù non diventerà la legge futura del mondo. Le nozioni di diritto individuale e di libertà scompariranno allora fino a non essere nemmeno più comprese. *** Uno dei più importanti personaggi dell'impero tedesco chiese che, per ricostituire le ricchezze perdute, lo stato obbligasse tutti i cittadini a esercitare un lavoro manuale. La fabbricazione di oggetti di lusso sarebbe proibita, tasse pesantissime sarebbero state applicate alle persone che pretendessero di conservare tali oggetti, soprattutto i quadri. Se tale

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progetto si fosse realizzato, la Germania sarebbe diventata una fabbrica gigantesca in cui, sotto il bastone di rigidi caporali, la massa dei cittadini avrebbe fabbricato articoli da esportazione e cannoni, di cambio di una modesta razione di birra e crauti. Occorre una mentalità davvero particolare per proporre come ideale di vita un tale inferno. *** La vita nella caserma o nella fabbrica attendendo la morte sui campi di battaglia può essere realmente il risultato di tanti secoli di civiltà e di sforzi? Tanto varrebbe tornare all'età delle caverne. L'uomo vi vivrebbe senza dubbio in mezzo ai pericoli, ma almeno godendo di qualche libertà. *** La sola possibilità di una pace prolungata non si troverà né in una alleanza di popoli, poiché tali alleanze sono incerte, né nella dimostrazione dell'interdipendenza industriale delle nazioni, poiché la fede mistica domina tutti gli interessi, ma solo nella sostituzione nel popolo tedesco di una filosofia nuova all'antico ideale mistico di egemonia. Tali trasformazioni sono sempre molto lente. *** Sembra poco probabile che l'Europa possa sperare di rivedere per molto tempo un'era di libertà. Al di là del militarismo che la minaccia, come sfuggirà alle diverse catene che i teorici dello statalismo e del socialismo tornano a forgiarle?

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Libro VIII Nel ciclo della scienza

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Capitolo I Le verità scientifiche e i limiti delle nostre certezze Lo studioso utilizza le forze della natura e ne determina le leggi, ma ignora profondamente la loro essenza. *** All'aurora delle scienze i fatti sembrano facilmente spiegabili. Quando la scienza cresce, fenomeni così simili in apparenza come l'elettrizzazione di un bastoncino di resina, la combustione di una candela o la caduta di un corpo diventano inesplicabili. *** Nel dominio dell'osservazione la scienza non ha mai fatto fallimento. È solo nel ciclo delle interpretazioni che tale fallimento è reale. *** Poiché tutte le nostre verità scientifiche sono approssimate alle nostre misure, la loro interpretazione dipende dalla mentalità che le formula. *** Le conseguenze delle leggi scientifiche finiscono generalmente per assumere un'importanza maggiore della scoperta delle leggi stesse. I tre princìpi fondamentali della termodinamica si enunciano in qualche riga, ma hanno dato nascita a numerosi volumi di spiegazioni. *** Le verità scientifiche più sicure in apparenza sono soltanto delle certezze convenzionali. È così che gli assiomi essenziali della geometria si applicano a dei corpi inconcepibili per il pensiero. Inutilmente, ad esempio, si tenterebbe di immaginare un punto che non abbia tre dimensioni. Un punto reale, vale a dire pensabile, è necessariamente esteso e può di conseguenza essere attraversato da molte linee parallele, contrariamente a uno dei più celebri assiomi della geometria. ***

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Le grandi scoperte scientifiche cominciano con delle intuizioni che sorgono nello spirito sotto forma di ipotesi che in seguito l'esperienza dovrà verificare. *** Rifiutarsi di accettare l'ipotesi come guida vuol dire condannarsi a prendere il caso per maestro. *** Gli uomini di tutte le epoche hanno vissuto di ipotesi ma, mentre l'ignorante le accetta come certezze definitive, lo studioso accorda loro un valore solo dopo una verifica sperimentale. L'ipotesi è per lui soltanto un gradino della verità. *** Una dottrina scientifica e soprattutto filosofica non ha bisogno, per trionfare, di appoggiarsi a delle ragioni molto sicure. Le bastano che siano sostenute da credenze molto forti. *** Una banalità espressa in termini algebrici cessa, per molti spiriti, di essere una banalità. La teoria più incerta si fa accettare facilmente quando è rivestita di una forma matematica. *** La storia della scienza mostra che molte proposizioni ammesse come verità sono il più spesso dei semplici punti di vista momentanei, destinati a scomparire. *** L'antichità di un dogma non costituisce per nulla una prova della sua esattezza. Per duemila anni i filosofi e gli studiosi hanno creduto alla indistruttibilità dell'atomo. Oggi l'esperienza ha provato che la materia subisce la legge universale che condanna le cose a invecchiare e morire1. *** 1

Questa dimostrazione appartiene all'autore della presente opera. Essa ha richiesto dieci anni di ricerche sperimentali, consegnate in diciotto memorie riassunte in un libro, L’Évolution de la Matière, di cui sta per comparire la trentesima edizione.

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Anche in materia scientifica, è raro che le nostre convinzioni avviano per sostegno unicamente l'esperienza. Le teorie più facili da dimostrare, quelle della circolazione del sangue o della smaterializzazione della materia, ad esempio, sono state accettate solo dopo il consenso di studiosi rivestiti di prestigio ufficiale1. *** L'utilità e la verità sono delle nozioni ben distinte. Si può essere obbligati ad accettare una necessità, ma è pericoloso per il progresso dello spirito umano identificare, come fanno i pragmatisti, il vero e l'utile. *** Due verità di aspetto contraddittori non sono talvolta che dei frammenti complementari di una medesima verità.

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Ho avuto l'occasione di constatare l'esattezza di questa frase quando sono stato per tre anni il solo a sostenere, contrariamente alle asserzioni del più illustre fisico francese, che i raggi emessid all'uranio, dal momento che non si rifrangono, non si riflettono e non si polarizzano, apparengono ad un nuovo campo della fisica.

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Capitolo II Le verità attive e le verità inattive Dal punto di vista della loro azione sulla condotta, le nostre certezze potrebbero essere divise in verità attive e verità inattive. Le verità inattive si formulano in asserzioni banali che ciascuno ripete senza essere influenzato da esse, finché una catastrofe ne rivela la forza. *** Una verità che si scontra con i sentimenti, le passioni, le credenze, gli interessi o semplicemente con l'indifferenza, resta una verità inattiva. Essa cessa anche, per molti spiriti, di essere una verità. *** Noi possedevamo prima della guerra un gran numero di verità inattive: la superiorità dei cannoni a lunga gittata, l'utilità di numerose munizioni, il valore delle trincee e molte altre ancora. Solo l'esperienza rivelerà il loro valore. *** L'enunciato di una verità è senza interesse finché essa non colpisce lo spirito abbastanza da diventare movente d'azione. *** Le catastrofi sono talvolta necessarie per trasformare in verità attive delle verità inattive. L'arresto della ritirata dei tedeschi dopo la Marna ha mostrato, conformemente alle teorie dei loro libri, che con delle trincee si ferma un'invasione. Noi abbiamo avuto otto dipartimenti devastati perché questa verità, attiva per i tedeschi, era rimasta inattiva per noi. *** Certe verità sono inattive perché la loro semplicità apparente dissimula delle conseguenze difficili da percepire. Si può considerare, per esempio, come una verità evidente che non bisogna far concorrenza ai propri rivali in campi in cui le loro risorse naturali li renderanno sempre più forti. Il contenuto di questa verità è molto superiore alla sua parte evidente, perché essa sembra ancora poco compresa. Dalla sua comprensione dipende tutto il nostro futuro economico.

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*** Le verità evidenti diventano presto verità inattive. È per questo che spesso bisogna ripeterle sotto forme diverse. *** Il successo di una verità dipende molto dal momento in cui è formulata. Quando un illustre generale inglese raccomandò al suo paese, prima della guerra, la necessità di un esercito potente, non fu ascoltato. Lo stesso accade nel dominio della scienza pura. Nessuno adottò le idee di Lamarck quando prima di Darwin insegnò il trasformismo. *** Delle verità capaci di illuminare l'avvenire restano senza azione sul presente quando pochi spiriti sono adatti a saggiarne la portata. *** L'errore è talvolta più generatore d'azione della verità.

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Capitolo III La natura e la vita La vita di un essere rappresenta la somma dell'esistenza di milioni di piccole cellule che assolvono delle funzioni molto diverse e si comportano come se costituissero delle individualità distinte, capaci ciascuna di dirigere la sua evoluzione in un senso determinato. *** L'essere vivente è paragonabile a un edificio le cui pietre, logorandosi molto rapidamente, debbano essere continuamente rimpiazzate. L'edificio mantiene più o meno la sua forma, ma non contiene più nessuno dei suoi materiali originari. *** Durante la loro evoluzione, le cellule di un essere vivente eseguono una serie di operazioni fisiche e chimiche infinitamente più complesse di quelle dei nostri laboratori. Queste operazioni non hanno nulla del meccanismo cieco, poiché variano secondo le necessità del momento. Le cose vanno come se le cellule fossero guidate da intelligenze diverse dalla nostra e in molti casi molto superiori. *** La piccola cellula iniziale da cui deriva ogni essere vivente e che, sviluppata in un senso determinato, diventerà uccello, uomo o quercia, contiene un lungo passato ed un immenso avvenire. Questo minuscolo elemento carico di un cumulo di secoli rivela un mondo di forze, orientato da un meccanismo la cui comprensione resta molto al di là della nostra intelligenza. *** Lo studioso che fosse capace di rivolvere dei problemi risolti in ogni istante dalle cellule di un essere vivente possiederebbe una intelligenza così immensamente superiore a quella degli altri uomini che meriterebbe di essere considerato come un Dio. ***

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La terribile legge della lotta per la vita, di cui le civiltà tentano penosamente di addolcire gli effetti, sembra una legge universale. Le cellule del nostro stesso corpo lottano costantemente tra loro. La lotta è tanto intensa nel mondo vegetale quanto nel mondo animale. Le piante combattono sulla terra per un posto al sole e sotto terra per il possesso degli alimenti del suolo. *** L'instabilità e la lotta solo le leggi della vita. Il riposo è la morte. *** Le forze psichiche, soprattutto la radiazione solare, determinano le condizioni della nostra civiltà. Il calore estremo o il freddo estremo implicano la vita selvaggia o almeno la barbarie. *** Ogni era geologica ha avuto i suoi re del creato. Ai modesti trilobiti dell'era primaria succedettero i giganteschi rettili dell'era secondaria, e più tardi i mammiferi da cui un giorno sarebbe emerso l'uomo, in attesa che il mondo veda sorgere dei nuovi padroni. Essi saranno forse caratterizzati da una intelligenza sufficiente per comprendere i fenomeni della vita, così inaccessibili oggi. *** La legge della trasformazione degli esseri attraverso brusche mutazioni che tende a rimpiazzare quella dell'evoluzione lenta indica soltanto che dopo una serie successiva di cambiamenti interiori inosservati, gli equilibri dell'essere vivente sono stati modificati abbastanza perché una causa leggera cambi improvvisamente il loro aspetto. *** La mutazione brusca è una rivoluzione, ma corona una lenta evoluzione. La rivoluzione dei popoli rappresenta una applicazione dello stesso principio. *** Quando il tempo interviene nell'equazione generale delle cose, la piccolezza infinita può generare l'infinita grandezza. ***

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Infimi polipi hanno costruito dei continenti. Isole e montagne sono state create per l'accumulazione continua di piccoli granelli di sabbia. Una formica cui venisse dato il tempo arriverebbe a livellare le cime più alte. *** Il tempo è necessariamente associato ad ogni creazione. Nemmeno gli dei potrebbero nulla senza di lui. *** La natura non ha affatto stabilito tra gli animali e l'uomo l'abisso profondo che noi tentiamo di rimarcare con i termini sprezzanti della nostra lingua. Per noi, la femmina di un animale non è incinta, ma pregna; essa non partorisce, ma butta giù; non muore, crepa; non è seppellita, ma interrata. Il nostro disprezzo per gli animali è dovuto solo all'ignoranza della nostra parentela con essi. *** È sempre imprudente parlare di supposti fini della natura, dal momento che la conosciamo così poco. Essa agisce su un piano molto diverso dal nostro. I suoi valori non sono i nostri, ed essa ignora le nostre misure. *** Quando, per giustificare le loro devastazioni, i tedeschi ricordano come la natura fa progredire gli esseri distruggendo i più deboli, essi dimenticano che ogni progresso della civiltà è giustamente consistito nel sottrarre l'uomo alle forze della natura. Essa un tempo ci dominava, oggi la dominiamo noi. *** La civiltà e la natura sembrano perseguire degli scopri molto diversi e spesso anche contraddittori. La giustizia è una creazione umana indispensabile all'esistenza delle società, ma che le forze cieche della natura non conoscono.

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Capitolo IV La materia e la forza L'evoluzione del pensiero scientifico ha condotto dalla certezza assoluta a delle incertezze progressive. Cinquanta anni fa la scienza rappresentava un ciclo di verità che il dubbio non sfiorava mai. Le fondamenta dell'edificio erano di una grandezza imponente. Delle sapienti equazioni che legavano gli elementi irriducibili delle cose, il tempo, lo spazio, la materia e la forza, sembravano tracciare alla natura le sue leggi. Le scoperte recenti hanno annientato tutte le nostre illusioni sula semplicità dell'universo. *** La meccanica classica, un tempo apparentemente la più sicura delle scienze, è quella che ha rivelato le maggiori incertezze nel momento in cui l'esperienza ha toccato i suoi fondamenti. All'epoca in cui i suoi adepti credevano di spiegare il mondo con delle equazioni di movimento, l'universo pareva molto semplice. Oggi l'impotenza della dinamica di interpretare le cose è diventata evidente. La meccanica energetica che nei fenomeni vede solo mutamenti di energia non è riuscita fino ad ora a fornire delle spiegazioni più sicure. *** Le nuove esperienze sulla variazione della massa con la velocità, sull'identità di materia e forza, sull'irradiamento dell'energia attraverso elementi di grandezza variabile detti quanti e di conseguenza sulla sostituzione del discontinuo al continuo nei fenomeni, sono stati sufficienti a mostrare la debolezza dei principi scientifici considerati fino ad ora indistruttibili. *** Un eminente matematico fece giustamente notare, a proposito delle idee nuove, che oggi si vede una medesima teoria «appoggiarsi ora sui principi dell'antica meccanica, ora sulle ipotesi che ne sono la negazione». Molto sicura quando si limita al dominio dei fatti, la scienza diventa più ogni giorno più incerta in quello delle interpretazioni. ***

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I concetti della meccanica, già tanto modificati in questi ultimi anni, dovranno cambiare ancora quando sarà generalizzata l'idea che la materia rappresenta semplicemente una forma di energia, dotata di una fissità provvisoria. La materia e la forza, che un tempo sembravano costituire due mondi separati, appaiono oggi come le forme differenti di una medesima cosa1. *** Tutti gli elementi della natura sembrano collegati da legami invisibili. Trascinato dai fili dell'attrazione, l'oceano oscilla tra le stelle e la terra. Il volume di un corpo varia costantemente con la temperatura del suo ambiente. La tavola su cui scrivo queste righe è sottomessa all'attrazione di tutti gli astri dell'universo e li attira a sua volta. Nulla resta isolato nel meccanismo del mondo. *** I fenomeni imprevisti rivelati dalla scoperta della dissociazione della materia hanno provato che noi siamo attorniati da forze gigantesche appena sospettate, che obbediscono a logiche ancora ignote. La più colossale di queste forze, l'energia intra-atomica, era così sconosciuta qualche anno fa quanto lo è stata l'elettricità per molti secoli. *** Le reazioni chimiche, origine delle forze che noi utilizziamo, modificano l'equilibrio delle molecole, ma sfiorano appena la stabilità degli atomi. Il giorno in cui la scienza perverrà a disgregare interamente gli atomi di un corpo, essa avrà tra le mani una fonte colossale di energia che renderà inutile l'impiego del carbone e trasformerà interamente le condizioni di esistenza dei popoli. *** Sotto la sua apparente immobilità la materia più stabile, un blocco di marmo ad esempio, possiede una vita intensa ed una impressionabilità estrema, facilmente rivelata da certi strumenti come il bolometro. *** La materia, considerata un tempo come un elemento inerte, immagine della quiete, sussiste solo grazie a una immensa rapidità di movimento 1

Si veda L'Evolution de Forces, di Gustave Le Bon, in-18, 16° edizione.

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vorticoso degli atomi che la compongono. La materia è velocità, e non quiete. *** La materia rappresenta uno stato di equilibrio tra le forze interne di cui è sede e le forze esterne che l'avvolgono. La definizione di un corpo resta dunque inseparabile da quella del suo ambiente. Il metallo più duro si trasforma in vapore quando il suo ambiente prova certe variazioni. L'acqua diventa solida, liquida o gassosa secondo l'ambiente in cui è immersa. *** È sorprendente constatare con quale difficoltà la scienza che osserva così facilmente i fatti arriva a determinarne la legge. Più di mezzo secolo di faticose ricerche è stato necessario per accorgersi che le leggi che determinano l'apparizione di qualsiasi tipo di energia: calore, elettricità, movimento ecc., sono identiche a quelle che regolano il flusso di un liquido, e che di conseguenza non c'è alcuna manifestazione possibile di energia senza dislivello di certi elementi. *** Nella natura la piccolezza apparente degli elementi è talvolta priva di rapporti con i loro effetti. La cellula iniziale di un elefante o di una quercia è molto più piccola della testa di uno spillo. Un minuscolo frammento di metallo contiene una quantità immensa di energia intra-atomica. *** Con una forza qualsiasi della natura si possono ottenere tutte le altre, salvo quelle che animano gli esseri. Solo la vita crea la vita.

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Capitolo V Visioni filosofiche Personificata sotto forma di un essere giudicato secondo i nostri sentimenti umani, la natura apparirebbe dotata di qualità molto mediocri. La sua ferocia sarebbe rivelata dall'obbligo di divorarsi per vivere cui costringe tutte le creature. La sua intelligenza sembrerebbe ristretta, poiché la si vede tentare numerose forme successiva priva di realizzarne di più perfette. La sua benevolenza nei nostri confronti sarebbe considerata nulla, poiché l'esistenza di un microbo funesto è assicurata con la stessa cura di quella dei geni più potenti. *** Interrogato sulle sue intenzioni, l'essere personificante la natura risponderebbe senza dubbio che, dominato dalla necessità e dal tempo, non possiede alcuna volontà e non legge meglio delle creature del libro del destino. *** Gli uomini non hanno mai cessato di sognare l'eternità, e tuttavia l'effimero li domina sempre. I più grandi imperi sono svaniti, gli dei stessi sono caduti nella polvere, ed oggi l'astronomia mostra che anche gli astri che popolano il cielo finiranno per scomparire. *** Le nostre idee sulle cose variano necessariamente, a seconda che si consideri la forma effimera delle cose o il loro contenuto eterno. *** Le religioni insegnarono un tempo all'uomo a guardare nel passato e lo considerarono caduto dal suo primitivo splendore. La scienza al contrario insegna che il progresso è nell'avvenire. I nostri sforzi creano la potenza dell'umanità futura. *** All'eternità individuale promessa dalle antiche credenze deve sostituirsi il sentimento di continuità e perfettibilità della razza. Questo ideale non è insufficiente, perché sui campi di battaglia milioni di uomini sacrificano la

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loro vita per assicurare la prosperità futura di persone che non vedranno mai. *** Lo spirito umano preferirà sempre una interpretazione chimerica all'assenza di spiegazioni. *** Le leggi dei fenomeni sono scritte in un libro di cui un'esistenza intera non basta a decifrare qualche riga. *** Restare convinti che il mondo è dominato da fatalità occulte contro le quali l'uomo resta impotente, vuol dire dimenticare che ogni progresso della scienza consiste proprio nel dissociare delle fatalità. Le grandi epidemia hanno cessato di essere delle fatalità quando sono state conosciute le loro cause. *** I progressi della civiltà rappresentano i trionfi successivi dell'uomo nella sua lotta contro le fatalità della natura. *** La storia sembra provare che è più facile sottomettere la natura che i propri sentimenti. Le forze naturali sono asservite, il sole, il fulmine e l'oceano diventano nostri schiavi, ma non non siamo ancora riusciti a dominare certi istinti della nostra animalità primitiva. *** Se l'astronomia è incapace di determinare la traiettoria di tre corpi che agiscano gli uni sugli altri, si comprende l'impossibilità di calcolare l'azione reciproca di migliaia di elementi che intervengono nei fenomeni sociali. Una previsione è possibile solo se uno degli elementi diventa assolutamente preponderante rispetto agli altri. *** La scienza non potrà mai servire da base a una morale, perché nessun confronto è possibile tra leggi morali e leggi psichiche. Le prime

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rappresentano delle necessità sociali variabili da un popolo all'altro. Le seconde sono universali e non cambiano mai. *** Poiché tutte le nostre definizioni si riconducono a dei confronti, ciò che non è comparabile con nulla, come lo spazio, il tempo e la forza, non è suscettibile di definizione, ma solo di misura. *** L'apprezzamento filosofico del valore delle cose dipende interamente dal punto di vista dell'osservatore. Una intelligenza superiore indipendente dal tempo considererebbe le razze umani come insignificanti formiche che popolano un pianeta votato per il suo raffreddamento progressivo ad una morte certa. Uno spirito che consideri solo la natura vedrebbe nel più grande genio e della più umile muffa degli organismi dello stesso ordine, sorti momentaneamente dalla materia e destinati a ritornarvi presto. Dal punto di vista esclusivamente umano, l'uomo diventa al contrario il centro dell'universo, la cui durata è abbastanza lunga da sembrare eterna. *** Le dissertazioni sulla vanità delle cose e sui misteri che ci avvolgono non devono catturare troppo i nostri pensieri. La vera saggezza è nel seguire il proprio destino, senza preoccuparsi dei fini misteriosi di un universo che non comprendiamo. Quale sarebbe la vita delle effimere, che vivono un solo giorno, se esse impiegassero il loro tempo a dissertare sulla brevità di quel solo giorno? *** Per gli dei dotati di prescienza infinita, di cui le religioni popolano il cielo, l'avvenire, in ragione di questa stessa prescienza, è fisso quanto il passato lo è per noi. Percorrendo a loro piacere la scala infinita del tempo, essi non saprebbero distinguere la linea di separazione tra il passato ed il futuro che noi chiamiamo presente. *** La ricerca della felicità e quella della verità sono ben distinte. Per l'uomo preoccupato della sua felicità, è saggio non ricercare troppo le fondamenta delle cose. Il ricercatore avido soltanto della verità deve al contrario tentare di approfondire tutto.

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*** La scoperta filosoficamente più alta, perché ci farebbe penetrare nell'essenza delle cose e rasentare l'assoluto, sarebbe di arrivare a conoscere la materia e le forze in modo diverso che attraverso le loro relazioni col mondo esteriore. Concepirle diversamente è oggi impossibile, poiché sono unicamente queste relazioni che costituiscono le proprietà che permettono di definire le cose. *** Ogni scienza mette capo ben presto ad un muro di causalità inaccessibili. Non c'è un solo fenomeno di cui si conosca la causa prima. *** L'osservazione astronomica rivela che gli astri si trovano in diverse ere di evoluzione. Sembra dunque che essi percorrano il ciclo fatale delle cose: nascere, crescere, declinare e morire. Dei mondi popolati come il nostro, coperti di città fiorenti, pieni di meraviglie della scienza e dell'arte, sono dovuti uscire più di una volta dalla notte eterna e rientrarvi senza lasciare nulla dietro di sé. *** L'universo e gli esseri che lo abitano rappresentano delle forme transitorie governate da forze eterne.

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Indice Introduzione................................................................................................. 5 Libro I :Le forze che guidano la storia......................................................... 8 Le potenze materiali e morali...................................................................10 Le forze biologiche ed affettive.................................................................11 Le forze mistiche.......................................................................................14 Le forze collettive......................................................................................17 Le forze intellettuali.................................................................................20 Le interpretazioni della storia..................................................................23 Le spiegazioni e le cause...........................................................................25 L'imprevedibile nella storia......................................................................27 Libro II: Durante le battaglie....................................................................... 29 La genesi psicologica.................................................................................31 Elementi psicologici delle battaglie..........................................................33 L'anima nazionale e l'idea di patria..........................................................36 La vita dei morti.......................................................................................39 Cambiamenti di personalità.....................................................................41 Le forme del coraggio...............................................................................43 L'arte di persuadere e l'arte di comandare...............................................45 Libro III: La psicologia dei popoli................................................................48 L'anima dei popoli e la sua formazione...................................................50 Psicologia comparata di alcuni popoli.....................................................53 L'incomprensione tra razze diverse..........................................................57 Ruolo delle illusioni..................................................................................59 Le opinioni individuali e la condotta.......................................................62 Le opinioni collettive................................................................................65 Le idee nella vita dei popoli......................................................................67 La vecchiaia dei popoli..............................................................................71 Libro IV: Fattori materiali della potenza delle nazioni................................74 L'età del carbone.......................................................................................76 I conflitti economici..................................................................................78 I conflitti tra le concezioni chimeriche e le necessità economiche..........81 Il ruolo della fecondità.............................................................................84 Fattori psicologici.....................................................................................86 Ruolo di certe qualità...............................................................................88 La volontà e lo sforzo...............................................................................90 L'adattamento..........................................................................................93 L'educazione.............................................................................................95 La morale..................................................................................................99 L'organizzazione e la competenza...........................................................101 La coesione sociale e la solidarietà.........................................................105 La rivoluzione e l'anarchia.....................................................................108 Libro V: Il moderno governo dei popoli......................................................112 I progressi democratici............................................................................113 Lo statalismo tedesco..............................................................................115

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La religione socialista.............................................................................120 Le qualità psicologiche...........................................................................125 Le imperfezioni dei governi....................................................................130 Insegnamenti politici..............................................................................133 Libro VI: Prospettive future........................................................................137 Qualche conseguenza della guerra.........................................................139 Le minacce future della politica..............................................................143 Il diritto e la forza...................................................................................145 Le riforme e le leggi................................................................................150 La futura interdipendenza dei popoli.....................................................152 La militarizzazione del mondo................................................................154 L'evoluzione industriale..........................................................................157 Possibilità dell'avvenire..........................................................................159 Libro VII: Nel ciclo della scienza................................................................163 Le verità scientifiche...............................................................................165 Le verità attive e le verità inattive..........................................................168 La natura e la vita...................................................................................170 La materia e la forza................................................................................173 Visioni filosofiche....................................................................................176

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