Forse un mattino Andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compiersi il miracolo: il nulla alle spalle, il vuoto dietro di me con un terrore di ubriaco. Poi come su uno schermo, s’accamperanno di gitto alberi case colli per l’inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; e io me ne andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. E. Montale
Per L.C. Via Torre S. Susanna. La pietra miliare. La Dyane 6 ondeggia paurosamente sulle sospensioni, mossa dai sobbalzi dei monelli in grembiule azzurro da scolaretti sul sedile posteriore. Cos’altro può rimanerci se non il culto della memoria? La famiglia elettiva. Questo è stato per me, negli anni della mia giovinezza, il luogo della frequentazione con tuo padre, un luogo altro, per me – a quel tempo, l’unica alterità possibile a quell’età, al di fuori della mia famiglia. Un luogo di attenzioni e di stimoli, di acquisizione della consapevolezza che nella mia vita qualcos’altro poteva succedere. La mia tristezza è scoprire forse solo ora che è lì, nei suoi racconti esotici, tra i contorni dei suoi disegni a tratto, tra le sbavature dei suoi acquerelli, che è germogliato il seme del desiderio di conoscenza. La tristezza si stempera al pensiero di avere avuto questa fortuna, e che questa fortuna, come la memoria, non ci potrà più essere tolta. Non riesco, ancora, a trovare lenitivi nei discorsi sull’impermanenza e la vacuità; non più che nell’intuizione del «nulla alle spalle», del «vuoto dietro di me». Il pensiero che lo “zio Ciccillo” se ne sia andato serenamente, in silenzio (questo andarsene «zitto»), mentre io sono qui, lontano, mi fa sentire come uno di quegli «uomini che non si voltano». Ma ogni volta che farò la punta ad una matita, non potrò fare a meno di pensare che non sarà mai appuntita abbastanza, mai come le sue matite, nelle scatolette di legno della sua scrivania…
Montecatini v. C., 3 agosto 2002