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25-03-2009
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copertinabenvenuti a colleferroinchiesta
CON LE MANI
NEL SACCO Pneumatici, radiatori, tubi di rame, materiale metallico. Negli inceneritori finiva di tutto. Manomesso il sistema informatico che controllava i fumi e le emissioni inquinanti. Tredici persone sono finite agli arresti domiciliari. Una frode da 43 milioni di euro solo nel biennio 2006-2008 di Rossella Anitori e Rocco Vazzana
«D
ottoré… non è roba buona… l’ha vista la chiamata?». E dall’altra parte della cornetta, «lo so, non fa niente. Se mescola e se brucia… punto!». Il riferimento è al materiale che verrà smaltito nei forni dei termovalorizzatori di Colleferro, alle porte di Roma. Sono stralci della conversazione telefonica avvenuta tra Concetta, una dipendente, e Stefania Brida, responsabile della gestione dei rifiuti degli impianti. Le intercettazioni rientrano nell’attività investigativa svolta dai carabinieri del Noe di Roma, che ha portato all’arresto di 13 18uleft 12, 27 marzo 2009
persone, su disposizione del Gip della Procura di Velletri, Alessandra Ilari. Le accuse sono associazione per traffico illecito di rifiuti e truffa allo Stato. Gli indagati, in concorso tra loro, per incrementare la produzione energetica, e dunque i profitti, avrebbero smaltito rifiuti non qualificabili come Cdr (Combustibile da rifiuti), inducendo in errore il Gestore dei servizi elettrici per ottenere gli incentivi previsti dal Cip 6. Un’ipotesi di frode non da poco, 43 milioni di euro nel solo biennio 2006-2008. Dall’attività investigativa è emerso che a Colleferro bruciava di tutto, con gravi danni per l’ambiente e pesanti ripercus-
sioni sulla salute dei cittadini. I rifiuti sarebbero arrivati ai termovalorizzatori del Consorzio Gaia (gestiti dalla Mobilservice srl e dalla Ep sistemi spa) accompagnati da certificazioni e analisi false. Produttori,
intermediari
e
riceventi
avrebbero concorso tutti allo stesso disegno criminoso. Un’organizzazione ben rodata, all’interno della quale ognuno avrebbe avuto un suo ruolo: Antonio Vischi, Leopoldo Ronzoni e Michele Rizzi, quali rappresentati delle società di intermediazione, avrebbero provveduto a contattare gli imprenditori interessati a vendere rifiuti come Cdr, indirizzandoli