136 Del 16 Nov 2007

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Suppl. al N. 6/2007 di Informacigielle - Dir. Resp. Sergio Negri - Aut. Trib. To N. 3272 del 24/3/83 - Anno X, Num. 6, Novembre 2007 - Comma 26 art. 2 L. 549/95 - Stampa Artale

Anno XXVII n. 136 - 16 Novembre 2007

16 Novembre 2007

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Lettera di Epifani

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CGIL - Bilancio di tre anni

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4

Contratto e legge finanziaria

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5

Il programma della CGIL

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6

La lista della CGIL

pag. 10

Era meglio Ghigo?

pag. 11

Elogio della coerenza

pag. 11

Peveraro e derivati

pag. 12

Graduatorie concorsi

pag. 12

Enzo Gino alla riscossa

pag. 13

Una POB per tutti

pag. 14

Raccolta firme

pag. 14

Come si vota

pag. 15

DOMENICO AMATO CARLO BOGLIETTI NICOLA FRANZESE RAFFAELE MADARO GINO MISURACA MIMI’ SCIORTINO LALLA SPIONE

PER NOI E PER GLI ALT

RI

VOTA CGIL

Il Fogliaccio è anche on line www.cgil.it//fp.piemonte

La redazione del Fogliaccio ha sede presso l’Ufficio Sindacale C.G.I.L. - Ente Regione Piazza Castello, 153 - Torino - Tel. 011.530263. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

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La lettera di Epifani ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Segretario Generale della CGIL Carissimi lavoratori e lavoratrici, il rinnovo delle Rsu negli oltre 13.000 posti di lavoro delle pubbliche amministrazioni del nostro Paese rappresenta un appuntamento democratico di fondamentale rilevanza politica per la Cgil. La Cgil è fortemente impegnata in questa scadenza. Il voto alle liste della Funzione Pubblica CGIL permetterà di consolidare e rafforzare una esperienza sindacale che tutti i lavoratori delle P.A. hanno imparato a conoscere. Una difesa strenua del sistema di relazioni sindacali e dei diritti del lavoro. Si è provato a dipingere questa difesa come “conservazione”. Si è tentato di dipingere i pubblici dipendenti come “fannulloni” e come responsabili dell’inefficienza delle Pubbliche amministrazioni. Ebbene deve essere chiaro che la CGIL è per il riconoscimento e la difesa dei diritti del lavoro, per i lavoratori privati e per quelli pubblici. Proprio la valorizzazione del lavoro pubblico dovrà essere al centro delle iniziative per rendere i servizi della Pubblica Amministrazione efficaci ed in grado di dare risposte positive alle domande dei cittadini utenti. Non solo non c’è contraddizione tra la valorizzazione dei diritti del lavoro e il riconoscimento dei diritti degli utenti, ma anzi questo collegamento è il presupposto per una nuova strategia sulla Pubblica Amministrazione. Una battaglia coerente e rigorosa per affrontare e rimuovere i nodi reali che oggi bloccano le P.A. L’Intesa sul Lavoro Pubblico e la riforma della P.A. firmata dalle 00.SS. e tutte le controparti pubbliche a maggio 2007 rappresenta il quadro strategico condiviso per un nuovo intervento che, partendo dal rinnovo dei contratti di lavoro, sia in grado di coniugare i diritti del lavoro e quelli degli utenti. Il voto alla CGIL permetterà di rafforzare quell’intesa e di renderla finalmente operativa, dopo i tanti tentennamenti del Governo e delle altre parti pubbliche. Una ferma attenzione per le molte situazioni di “buon funzionamento” e una scelta netta a favore dei tanti lavoratori e le lavoratrici che con il loro lavoro garantiscono i diritti sociali e civili dei cittadini e di tutti coloro che fruiscono dei servizi pubblici. Le Rsu devono essere protagoniste nell’attuazione dei contratti di lavoro che consolidano anche nella Pubblica amministrazione e nei servizi pubblici il tessuto democratico ed il sistema dei diritti. Far votare i lavoratori sui temi che riguardano le loro condizioni di lavoro rappresenta un forte segnale democratico nella direzione di far valere il lavoro nella società. Questa tornata elettorale è importante perché per la prima volta voteranno anche i lavoratori a tempo determinato interessati dai processi di stabilizzazione. Si tratta dell’attuazione di un impegno preso con i precari dalla CGIL che deve continuare, perché la battaglia contro la precarietà e per la stabilizzazione è tutt'altro che esaurita. Il diritto alla rappresentanza anche del lavoro a termine è sicuramente positivo e da un forte stimolo a proseguire nelle politiche di stabilizzazione. E' per tutti questi motivi che vi invito a partecipare al voto e a votare le liste della Funzione Pubblica della CGIL.

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Elezioni R.S.U.

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Bilancio di tre anni Tre anni sono trascorsi dalle precedenti elezioni RSU del 16-18 novembre 2004. Alla vigilia del rinnovo delle rappresentanze, è utile riassumere – in una sorta di cronistoria - le tappe principali del cammino percorso. - Gennaio 2005 - approvazione del programma RSU ed elezione della delegazione trattante. - Estate 2005 - avvio delle relazioni sindacali con la nuova giunta di centro-sinistra (assessore Borioli). - 19 dicembre 2005 - siglata l’ipotesi di contratto decentrato 2005-2007. Attraverso l’utilizzo di risorse aggiuntive è prevista l’attuazione di una progressione economica per tutti i dipendenti all’interno delle categorie; sono inoltre incrementate sia le indennità delle categorie B, C e D sia le indennità delle posizioni organizzative; aumenta infine significativamente il fondo della produttività. L’accordo consente di soddisfare in modo sostanziale gli obiettivi ed i contenuti economici della piattaforma programmatica RSU, ma è raggiunto dopo fasi di forte tensione tra le sigle sindacali. CGIL ritiene che la ripartizione delle risorse inizialmente rese disponibili dalla amministrazione (per 7.800.000 euro) sia squilibrata a vantaggio delle posizioni organizzative. Dopo una serrata trattativa, si riesce ad ottenere una somma complessiva di 9.150.000 euro, che permette un soddisfacente riequilibrio dei benefici a favore delle categorie. - Autunno 2006 - dopo la sottoscrizione, in data 9 maggio 2006, del Contratto Nazionale per il biennio 2004-2005, si riapre la trattativa a livello decentrato con il nuovo assessore Peveraro. - 16 novembre 2006 - siglato il contratto decentrato 2006. Le nuove risorse, messe a disposizione dal contratto nazionale (386.000 + 540.000 euro), sommate a quelle “liberate” a seguito della scadenza degli incarichi dirigenziali a progetto (660.000 euro, per un totale di circa 1, 6 milioni di euro), sono utilizzate per incrementare le indennità di responsabilità delle categorie B, C e D - che raggiungono rispettivamente 1.500, 1.750 e 2.500 euro l’anno - e per istituire nuove posizioni organizzative o modificare posizioni esistenti. Ancora, una parte delle risorse è destinata alla produttività. - 5 dicembre 2006 - manifestazione di protesta dei dipendenti regionali davanti al Consiglio regionale, indetta da CGIL-CISL-UIL ed RSU, contro l’assunzione dei portaborse e contro l’eccessivo ricorso alle consulenze, per la stabilizzazione dei precari, per l’aumento della dotazione organica dell’ente e per la discussione di un piano occupazionale. - Dicembre 2006 - avvio del confronto con Giunta e Consiglio regionale sul piano occupazionale. - 23 marzo 2007 - audizione delle organizzazioni sindacali davanti alla commissione del Consiglio regionale sulla proposta di modifica delle Direzioni regionali. - 4 aprile 2007 - audizione delle organizzazioni sindacali davanti alla commissione del Consiglio regionale sul disegno di legge di organizzazione dell’Ente. - 2 maggio 2007 - sigla del piano occupazionale per il triennio 2007-2009. Il percorso concordato con l’Amministrazione prevede innanzitutto la stabilizzazione degli assunti a tempo determinato a seguito degli eventi alluvionali (31 unità), l’assunzione dei 12 vincitori del concorso per qualifica dirigenziale e - dopo l’estate - l’assunzione di idonei del medesimo concorso (4 per il Consiglio regionale e 10 per la Giunta), ed ancora l’assunzione di idonei in altri concorsi a suo tempo espletati nonchè la progressione di tutti i dipendenti della categoria A nella categoria B. Ancora nel corso del 2008 sono state concordate altre assunzioni di idonei da concorsi pubblici e l’espletamento di progressioni verticali dalla categoria C alla D per un numero di posti disponibili, a regime, pari a circa il 30% dei partecipanti alla selezione. Successivamente, nella seconda metà del 2008, si darà corso alla progressione verticale dalla categoria B alla categoria C, con una percentuale di posti a regime pari al 40% rispetto al numero di partecipanti. La maggiore percentuale, richiesta con forza da CGIL, compensa il fatto che la progressione verticale dalla categoria B alla C, prevista da un precedente accordo, non fu in realtà effettuata. Sempre per il 2008 sarà bandito un concorso pubblico per 40 posti di categoria B1 (uscieri, centralinisti, autisti), che terrà conto di chi ha già prestato servizio a tempo determinato nella amministrazione pubblica. Capitolo a sé stante è costituito dai lavoratori precari in Regione, per il quale si rinvia a un apposito tavolo.

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- Luglio 2007 – viene costituita una commissione bilaterale, composta da amministrazione e organizzazioni sindacali, al fine di affrontare in maniera organica la questione del precariato all’interno dell’Ente. Punto di partenza è ovviamente una esauriente ricognizione delle figure atipiche di lavoratrici e lavoratori che operano nelle direzioni regionali. Dalla migliore conoscenza e dalla quantificazione del fenomeno dovrà discendere un percorso di stabilizzazione, alla luce della normativa vigente. - 26 settembre 2007 - audizione delle organizzazioni sindacali davanti alla commissione del Consiglio regionale sulla proposta di nuova definizione dei Settori regionali. - Settembre 2007 – Si conclude la concertazione sui criteri per la progressione verticale dalla categoria C alla D, senza la sottoscrizione di alcun accordo. CGIL richiede che i titoli di merito siano considerati in modo significativo. CISL e UIL hanno posizioni diverse. L’amministrazione chiude la partita nel peggiore dei modi, con la pubblicazione del bando il 31 ottobre 2007. E questo è un riassunto, davvero solo per titoli, ma che crediamo sia sufficiente per farsi una idea del lavoro svolto. Per chi vuole approfondire i singoli argomenti e le vicende sopra elencate, rimandiamo al sito della RSU nella Intranet regionale (prima non c’era – è stato voluto e gestito dal coordinatore CGIL della RSU uscente) e, come al solito, alla raccolta del fogliaccio.

CONTRATTO NAZIONALE E LEGGE FINANZIARIA Il 26 ottobre, lo sciopero generale del Pubblico Impiego ha portato a Roma in una grande manifestazione a piazza S. Giovanni, migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Le motivazioni di questo sciopero stanno nella legge Finanziaria predisposta dal Governo e attualmente in discussione in Parlamento. Una legge finanziaria piena di intenzioni ostili verso il lavoro pubblico. Se questa impostazione fosse confermata, il Memorandum, sottoscritto solo alcuni mesi fa, sarebbe carta straccia e sarebbe così spiegato perchè il Governo, benchè sollecitato, si sia finora ben guardato persino dal tentare di applicarlo. Il modo con cui la legge declina la previsione del Memorandum riguardo al precariato è alquanto curioso. Più che alla scomparsa del precariato, il governo sembra alacremente lavorare alla scomparsa dei precari. Eravamo poi riusciti ad evitare nel contratto precedente di recepire la legge 30, il governo oggi interviene sulle casuali e sulla durata dei tempi determinati, fissandone la durata massima in tre mesi. Ci vorrebbero più lavoratori a tempo determinato anche solo per sostituire una lavoratrice in maternità. Non sono state stanziate risorse per il rinnovo dei contratto nazionale e fatto ancora più grave sono previste quelle per l’indennità di vacanza contrattuale per il 2008 e il 2009. E’ evidente che il governo non vuole rinnovare i contratti per i prossimi due anni. A chi si chiede cosa faremo dopo, rispondiamo che se sarà necessario faremo quello che abbiamo fatto dal 2001 al 2006: 11 scioperi e 7 manifestazioni nazionali. Lo faremo nella consapevolezza di una categoria che è in grado di dire forte e chiaro il suo Si, quando il merito lo richiede, ma anche il suo No quando sono messi in discussione i diritti fondamentali per il lavoro e per i cittadini. Carlo PODDA Segretario generale FP CGIL

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Elezioni R.S.U.

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Il programma della CGIL Il Contratto Nazionale, la piattaforma unitaria per il rinnovo del Contratto 2006-2009 e il Memorandum per una nuova qualità dei servizi e delle funzioni pubbliche sono i documenti le cui regole e i cui principi proviamo a declinare in questo programma. La CGIL sottopone al giudizio democratico di tutti i dipendenti il lavoro fatto in questi anni e le proposte per i prossimi. Senza tentazioni corporative, ma con la consapevolezza del ruolo di tutela e salvaguardia dei diritti e dei bisogni di chi rappresentiamo. ORGANIZZAZIONE Non basta accorpare le Direzioni o ridurre i settori (forse) per pensare di aver organizzato l’Ente. Neppure l’eventuale modifica della L.r. 51 sarebbe una automatica soluzione ai tanti problemi. I due disegni legge, quello di Peveraro e quello di Burzi, che nella filosofia di fondo si assomigliano (è un caso?) rischiano addirittura di ingarbugliare le cose. La CGIL rimane convinta che senza un tavolo di concertazione nel quale l’Amministrazione e il Sindacato discutono del ruolo, delle competenze e degli obiettivi dell’Ente nulla potrà cambiare. Come faremo, ad esempio sulla nostra richiesta inascoltata da anni - di aumento della dotazione organica a decidere quali sono le necessità numeriche e professionali? A caso probabilmente, come a caso e comunicandolo successivamente al Sindacato, è stata ridotta. Aspettando un segnale che speriamo arrivi e partendo da proposte immediatamente attuabili, la CGIL, fermo restando quanto già proposto sulla modifica della L.r.51 e sulla delibera di accorpamento dei Settori, rilancia le conferenze di Settore e di Direzione dove gli obiettivi e le scelte vengono condivisi e discussi, dove tutti i dipendenti possono essere consapevoli di quanto - ciascuno per il suo ruolo e per le sue capacità - contribuisce a far funzionare il nostro Ente. La condivisione servirebbe anche a migliorare e a comprendere alcune scelte: gli obiettivi per la produttività, la formazione, l’istituzione e l’assegnazione di posizioni organizzative.

PROGRESSIONI ECONOMICHE Nel triennio di vigenza della nuova RSU, riteniamo praticabile l’attuazione di una progressione economica per tutti, partendo, se ci fossero problemi di reperimento di risorse economiche, dagli iniziali delle categorie, dalle categorie B e C e da chi sta per andare in pensione. Ovviamente il fondo del salario accessorio (produttività e indennità) non dovrà essere diminuito. Per quanto riguarda la categoria A, l’obiettivo della CGIL è stato finalmente raggiunto: tutti, sia in Giunta che in Consiglio sono in categoria B e per loro sicuramente una progressione orizzontale è da prevedere il prima possibile. Rimane il problema per le categorie A trasferite da altri Enti. Per questi può essere prevista, dopo una permanenza di un anno, la progressione in B. PROGRESSIONI VERTICALI Con la pubblicazione del bando per la progressione verticale da C a D parte il secondo giro (per la categoria C) di attuazione di questo istituto contrattuale. Non è come la CGIL aveva richiesto, la “leggerezza” delle altre sigle sindacali e del precedente direttore del Personale della Giunta (il Consiglio è sempre stato al traino) ha confezionato un bando squilibrato. Poco o nulla conta l’anzianità, poco o nulla l’idoneità in altre progressioni verticali, poco o nulla la laurea. Si è pensato così di fare uno sgarbo alla CGIL; si è fatto invece alla maggioranza di quelli che parteciperanno alla selezione. Per quanto riguarda la progressione da B a C, grazie alla CGIL si è in parte recuperata la prima progressione verticale mai effettuata, portando al 40% la percentuale dei posti/concorrenti messi a selezione (per la C è il 30%). La CGIL ritiene però che non basti. Alla categoria B è stata negata un’opportunità. Anche per questo l’ampliamento della dotazione organica diventa indispensabile. L’ideale sarebbe mantenere la validità delle graduatorie per tre anni come per i concorsi pubblici e riaprirle successivamente fino a recuperare la percentuale di posti che si è persa. Naturalmente non si è ancora discusso il bando, lo si farà presumibilmente nei primi mesi dell’anno nuovo. PRODUTTIVITÀ E INDENNITÀ I ritardi, con i quali vengono rinnovati i Contratti Nazionali, pongono un problema reale sui redditi dei lavoratori dipendenti. Ma anche arrivassero gli aumenti richiesti sullo stipendio tabellare, le risorse destinate ai dipendenti pubblici - checché ne dica il ministro Padoa-Schioppa - sono sempre irrisorie. Da anni in Regione la scelta fatta, anche per il forte impegno della CGIL, è stata quella di puntare sul salario accessorio. Si è data piena attuazione a tutti gli istituti contrattuali relativi alle indennità, anche se per le categorie B e C l’aumento di alcune di queste, può e deve essere ulte-

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riormente richiesto. Ricordiamo agli smemorati che il sistema di assegnazione della indennità di responsabilità delle categorie B e C è già diventato uguale a quello della categoria D! Ma se per le indennità il Contratto fissa dei tetti massimi, la produttività, come diciamo da anni, è l’unico istituto non soggetto a limiti, se non il reperimento delle risorse aggiuntive. E su un ulteriore aumento di produttività, anche se in Regione ha raggiunto livelli soddisfacenti, la CGIL punta. Sul sistema di valutazione, non solo per le indicazioni del Contratto Nazionale, ma anche per quanto scritto sul Memorandum sul lavoro pubblico, deve aumentare il peso sulla parte del raggiungimento degli obiettivi e diminuire quella legata all’apporto individuale meno oggettiva e più a discrezione dei dirigenti. CATEGORIA D E POSIZIONI ORGANIZZATIVE La categoria D è dal 1999 divisa in due: i dipendenti con la posizione organizzativa e quelli senza. Noi riteniamo che il riconoscimento delle nuove figure apicali, allora previsto dal contratto nazionale, fu atto dovuto. Era necessario sia per valorizzare professionalità importanti all’interno dell’amministrazione, da lungo tempo in attesa di sbocchi di carriera ed economici, sia per superare un progressivo appiattimento, divenuto motivo di diffuse conflittualità. Le nostre scelte conseguenti mirarono a garantire una applicazione quantitativamente ampia dell’istituto contrattuale, nonché a fissare criteri e regole che rendessero trasparente e non clientelare l’assegnazione delle posizioni. Allo stesso tempo, come in tutti i successivi contratti decentrati, CGIL dell’ente Regione si è impegnata per controbilanciare il differenziale salariale apertosi tra titolari di posizione organizzativa e dipendenti delle categorie. I risultati ottenuti, per chi li voglia giudicare con onestà e senza pregiudizi, sono stati di indubbio valore economico. La gestione delle nomine, in diverse direzioni, ha però suscitato perplessità e diffidenza. In particolare laddove la discrezionalità del direttore, la mancanza di chiarezza, la non corrispondenza tra riconoscimento attribuito ed effettive responsabilità e funzioni svolte, hanno prevalso su criteri oggettivi e su motivazioni condivise. Ciò è successo in modo più evidente nelle tornate di nuova assegnazione a seguito dei più recenti contratti decentrati. Per questi motivi, la percezione radicata in molti (non titolari) è che sin dal principio sia stata compiuta una ingiustizia, da sanare rivendicando in modo demagogico una “posizione per tutti”. Una soluzione sbagliata - impraticabile anche alla luce dei contratti vigenti - per esigenze condivisibili, ovvero una richiesta di stabile incremento retributivo e di giusta valorizzazione dei meriti. Un confronto con l’amministrazione sulla organizzazione del lavoro, da sempre vanamente sollecitato da CGIL, avrebbe probabilmente dato risposta a buona parte di tali esigenze. Ora nessuno può pensare di tornare indietro, azzerando i risultati finora ottenuti.

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VOT A O I L G È ME Diventa necessario ed urgente però affrontare alcune questioni: innanzitutto ridefinire i criteri di assegnazione delle posizioni, dando maggior peso agli elementi oggettivi; in secondo luogo stabilire finalmente quelle regole che da anni proponiamo alla amministrazione, quali le tutele in caso di revoca delle posizioni e la mobilità tra posizioni al di fuori della direzione di appartenenza. Infine, in concomitanza con la riorganizzazione dell’ente, occorre provvedere ad una ricognizione delle esigenze all’interno delle nuove strutture anche al fine di una equilibrata ripartizione delle posizioni tra direzioni. Non è infatti pensabile che vi siano direzioni con l’80% di posizionati sul totale di dipendenti di categoria D ed altre direzioni con percentuale inversa. Particolare attenzione andrà rivolta alle strutture decentrate sul territorio regionale. Laddove si riscontreranno disomogeneità e carenze, dovranno essere colmate con la istituzione di posizioni aggiuntive. PRECARIATO La CGIL, da tempi non sospetti, chiede che venga stabilizzato nella Pubblica Amministrazione tutto il lavoro precario che è parte del ciclo ordinario e stabile dell’organizzazione dei nostri uffici. In Regione si è scontrata purtroppo con una certa indifferenza degli interlocutori politici. A parte la dovuta stabilizzazione di alcune decine di tempi determinati (i cosiddetti “alluvionati”), l’avvio della Commissione bilaterale sui precari, con i più diversi contratti, presenti nell’Ente, è stata lunga e faticosa. E quindi sta ritardando oltre misura l’avvio del percorso di stabilizzazione previsto nella Finanziaria 2007. Peraltro anche nella legge finanziaria regionale c’è un articolo generico di impegno su questo fronte. Ma alle parole bisogna far seguire i fatti. La CGIL chiede che in tempi brevi si arrivi ad un accordo che intanto rinnovi i contratti in essere, venga bandito un concorso pubblico a tempo determinato per tre anni riservato ai precari con l’anzianità prevista dalla legge Finanziaria e che nel frattempo la dotazione organica venga, anche per questo, ampliata per arrivare ad una stabilizzazione definitiva. E’ troppo? No, è l’accordo firmato pochi giorni fa tra CGIL CISL UIL di Categoria e la Regione Piemonte per i precari della Sanità.

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ORARIO DI LAVORO E PARI OPPORTUNITÀ L’orario di lavoro con le previste turnazioni e flessibilità deve favorire la possibilità di conciliare il tempo di vita e di lavoro. Occorre vigilare affinché le differenti tipologie di orario adottate dalle lavoratrici e dai lavoratori della Regione Piemonte siano sempre quelle contrattate tra Amministrazione e OO.SS. - anche quando le esigenze delle strutture sono particolari -, e come è previsto dal contratto decentrato integrativo del 2000. La CGIL si è impegnata in questi anni per il rispetto rigoroso delle direttive europee e nazionali in materia di orario di lavoro, affinché non si verifichino situazioni peggiorative in deroga a quanto disposto dalle direttive stesse. Il programma CGIL per le elezioni RSU del 2004, in materia di orario, è stato in buona parte realizzato. Sono state attivate nuove articolazioni di parttime ed è stato introdotta la possibilità di “telelavorare” oltre che a distanza anche a domicilio. Rimane non attuata - e noi continueremo a chiederla la nostra richiesta di part-time con prestazione lavorativa e sospensione della stessa in relazione al calendario scolastico (9 mesi lavorati e 3 mesi no) Sarà rilanciata la proposta di orario credito/debito anche per chi lavora a tempo parziale; si dovranno rivedere le flessibilità delle diverse articolazioni, rimuovendo le criticità che sono state segnalate. Si parla inoltre di bilanci di genere e di valorizzazione delle competenze. Sarebbe auspicabile che tutte le lavoratrici ed i lavoratori di questo Ente potessero finalmente dimostrare le proprie, facendole valere per esempio in caso di mobilità. Gli strumenti per realizzare una sorta di “curriculum professionale” esistono già: basta unire al curriculum formativo, dal quale risulta ciò che si è appreso tramite la formazione, il contenuto dei piani di lavoro di ciascun dipendente. In ultimo: la CGIL si chiede perchè questa Amministrazione, attenta almeno sulla carta alle Pari opportunità (per la prima volta è stato istituito l’Assessorato che ha questa competenza), non si comporta conseguentemente. Perchè chi fa il part-time viene penalizzata/o in termini di anzianità ai fini della carriera, ad esempio nel caso delle progressioni verticali? E perchè i periodi di maternità obbligatoria vengono considerati assenze ai fini della produttività, impedendo la valutabilità della dipendente? ACCESSO ALLA DIRIGENZA Come troppo spesso capita, il Sindacato si trova a fronteggiare e a “mettere le pezze” su scelte fatte dall’Amministrazione. Parliamo dei concorsi pubblici di accesso alla dirigenza. Banditi dalla Giunta e dal Consiglio (regnante il centro-destra) senza il consenso delle Organizzazioni sindacali, i concorsi si sono poi conclusi, anche se a balzelloni, con la Giunta Bresso. La CGIL, fino alla pubblicazione dei bandi, aveva espresso tutta la sua contrarietà, non perché non ritenessimo necessario andare ad una ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

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ricambio generazionale della dirigenza, ma, tra le altre cose, per le motivazioni con le quali si erano scelti i profili, alcuni ritagliati su misura dei “progettisti”. Comunque, i concorsi sono terminati. Alcune “clamorose” bocciature hanno dato un segnale positivo: se da un lato era cambiata la Giunta, dall’altro la campagna stampa del Fogliaccio qualche risultato l’aveva raggiunto. I vincitori e i primi quattordici idonei (Giunta e Consiglio) sono stati assunti. Ora, da un parte la settantina di idonei appesi alle graduatorie chiedono di essere tutti “pescati”, dall’altra chi per i più svariati motivi non ha potuto beneficiare di questi concorsi chiede un’altra opportunità. L’Amministrazione di centro-sinistra (come la precedente di centro-destra) preferirebbe “scegliersi” la dirigenza o attraverso la mobilità da altri Enti o attraverso contratti privati. Al Sindacato, anche se non sarebbe il suo compito, tocca sbrogliare la matassa. La CGIL ritiene che le attuali necessità organizzative dell’Ente debbano essere soddisfatte attingendo dalle graduatorie. Scadute queste, non si debbono aspettare altri vent’anni. Prima che termini la legislatura deve essere bandito un altro concorso. Questa volta - ci auguriamo dopo un tavolo vero di confronto con il Sindacato e la RSU. FORMAZIONE DEL PERSONALE Il sistema formativo regionale è stato definito nel contratto decentrato del 2000 e sviluppato dalla amministrazione e dalle organizzazioni sindacali con specifici protocolli annuali. Stupisce ora la disinvoltura con la quale soggetti politici (Forza Italia) e sindacali (tra cui la UIL) prendono a picconate alcuni cardini di quel sistema, rappresentandolo come una camicia di forza. Costoro, mentre sottoscrivevano le scelte compiute da sette anni a questa parte, evidentemente dormivano. Chi afferma che la mancata formazione preclude le progressioni orizzontali e danneggia economicamente i dipendenti, dice stupidaggini in mala fede. CGIL intende innanzitutto difendere il sistema formativo finora costruito, dando atto del positivo lavoro svolto a chi della Direzione del personale se ne è fatto carico, anche tramite un costante confronto con il sindacato. Da qui si parte per andare avanti. Molto si è fatto e si può ancora fare – come CGIL sostiene da qualche tempo – sia per migliorare la qualità dei corsi sia per assicurare una maggiore rispondenza tra contenuti formativi ed attività lavorativa, ad esempio diffondendo maggiormente la formazione-obiettivo. Una proposta che avanziamo è quella di attivare convenzioni con l’Università di Torino e del Piemonte per istituire corsi tenuti quindi da docenti universitari (specie nei segmenti formativi delle competenze giuridico-amministrative e specialistico-settoriali) che da un lato alzerebbero il livello qualitativo e dall’altro - per i dipendenti iscritti all’Università - potrebbero costituire crediti per gli esami universitari. Sempre attraverso una convenzione si potrebbero prevedere, per i dipendenti già laureati, la frequenza a master universitari su materie legate alla loro attività lavorativa.

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SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO Il governo con l’approvazione del Testo Unico sicurezza sul lavoro mette finalmente mano a una complessa materia e raggiunge un traguardo che cambierà in modo sostanziale i rapporti tra Enti, lavoratori e parti sociali. La legge è la 123 del 3 agosto 20007. Noi pensiamo che prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro non siano uno slogan da citare, ma un diritto da esercitare con consapevolezza e competenza. Le elezioni per il rinnovo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza non possono essere più rinviate. Bisogna prevederle prima dell’estate. Sono molte le cose da fare, ne elenchiamo solo alcune: avviare la formazione per i nuovi eletti, i moduli di formazione devono essere previsti anche per tutti i dipendenti e per i precari, per aumentare la consapevolezza e la conoscenza di queste problematiche, vanno calendarizzate, in tutte le sedi, le simulazioni di evacuazione in caso di incidenti che sono state quasi nulle in questi anni e questo è un preoccupante segnale di sottovalutazione dei rischi. GEOLOGICO - ARPA Il gruppo di lavoro, coordinato dal capo di Gabinetto della Presidente, ha terminato il lavoro di analisi organizzativa sull’ARPA Piemonte. Il paragrafo che riguarda il trasferimento di funzioni ad altri Enti dedica alcune righe anche alla questione Geologico. Il gruppo di lavoro auspica il ritorno in Regione delle funzioni trasferite all’Agenzia in materia sismica dalla legge regionale 28/2002, motivando con l’eccessiva e non giustificata frammentazione delle competenze. Si tratta quindi del primo passo formale, ancorchè tecnico, per iniziare il percorso di rientro in Regione dei dipendenti di questa struttura. Percorso che prevede due canali paralleli, da un lato la modifica delle leggi (quella istitutiva dell’ARPA e appunto la legge 28 del 2002) e la riorganizzazione dell’Agenzia. I tempi immaginiamo non saranno brevissimi, ma è interesse sia delle organizzazioni sindacali della Regione sia di quelle della Sanità sia della stessa

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Amministrazione avviare il tutto il prima possibile. Rimane insoluta una questione: il personale del Geologico essendo assegnato funzionalmente ad ARPA, non ha beneficiato dei contratti integrativi nel frattempo firmati in Regione. Su questo la CGIL ritiene giusto, nelle prossime occasioni, tener conto di questo limite. URP L’organizzazione degli uffici Relazione per il Pubblico non ha mai avuto un confronto specifico con l’Amministrazione alla luce della Legge 150 del 2000, che prevede (art. 8 comma 3) la contrattazione per l’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali presenti negli URP stessi. La sempre più rilevante importanza della comunicazione al servizio del cittadino, confermata dallo sviluppato rapporto con nuova utenza, richiede una maggiore sensibilità per integrarla con le altre strutture di informazione dell’ente; questioni che pongono il tema del ruolo e delle funzioni delle figure professionali oggi presenti negli URP, e che dovranno trovare soluzioni attraverso un confronto specifico. INCENTIVAZIONE DEGLI ESODI E RICAMBIO GENERAZIONALE Il Memorandum d’intesa sul lavoro pubblico e la Piattaforma contrattuale unitaria CGIL-CISL-UIL 2006-2009 pongono all’ordine del giorno la individuazione di forme incentivate di uscita del personale delle categorie, in analogia a quanto previsto per il personale con qualifica dirigenziale. Ciò anche al fine di favorire un processo di ricambio generazionale negli enti. Tale obiettivo appare a maggior ragione auspicabile in Regione Piemonte, in cui l’età media dei dipendenti e l’assenza di più giovani leve assume aspetti di particolare gravità. CGIL è convinta che la materia debba essere definita nei contratti – nazionale e decentrato – piuttosto che per via legislativa regionale. Ci adopereremo per la migliore e tempestiva messa in atto degli strumenti che il CCNL ci fornirà.

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Le candidate e i candidati CGIL 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48

SPIONE MADARO AMATO FRANZESE MISURACA SCIORTINO TERMINI VARESE VIGLIERCHIO ARROTINI BIANCHINI BONA BONSIGNORE BOSIO BRUNO CALOPRESTI CAVAZZIN CERAGIOLI CERUZZI COLLURA CROSIO DRAGO GIACCONE GIGLIOTTI GIORDANO GOITRE LEONI LOVERA MAGOSSO MARINO MELCHIORRI MERLO MONCHIERO MORETTI PANETTO PAPARATTO PARISE PEDRAZZI PIA PIUMATTI RUSSO SANTORO SARDI SCRIMA SORRENTINO SPAMPATTI TRESSO VARETTO

Lalla Raffaele Domenico Nicola Gino Mimì Gianfranco Marisa Sergio Corrado Graziella Gabriella Nadia Giovanni Giancarlo Giuseppe Pierluigi Filippo Michele Salvatrice Alberto Claudio Laura Piera Francesca Ombretta Giovanni Bruna Paola Michele Davide Clara Felicita Michele Graziella Domenica Antonietta Bruno Susanna Amalia Franco Lorella Laura Lucia Anna Gino Giovanna Pierpaolo

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CGIL FP-Piemonte Corso Bolzano 44 Vercelli Corso Regina Margherita 174 Casale Monferrato (AL) Piazza Castello 165 Corso Stati Uniti 21 Via Viotti 8 Via Magenta 12 Corso Bolzano 44 Indipend. Vercelli Via Bertola 34 Corso Stati Uniti 1 Via Livorno 60 Corso Regina Margherita 304 Via Meucci 1 Corso Stati Uniti 1 Indipend. Via Lagrange 24 Consiglio Regionale Via Principe Amedeo 17 Consiglio Regionale Indipend. Corso Marche 79 Via Bertola 34 Via Bertola 34 Consiglio Regionale Indipend. Domodossola Piazza Castello 71 Via Magenta 12 Geologico Arpa Indipend Via Belfiore 23 Centralino Piazza Nizza 44 Alba Via Magenta 12 Via Avogadro 30 Via Belfiore 23 Piazza Nizza 44 Corso Regina Margherita 153 bis Via Nizza 18 Corso Marche 79 Via Pisano 6 Corso Regina Margherita 153 bis Asti Via Avogadro 30 Via Pisano 6 Corso Stati Uniti 1 Indipend. Corso Stati Uniti 1 Via Pisano 6

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ERA MEGLIO GHIGO? Ovviamente no. Ma molte delle speranze che si erano accese per la vittoria di una giunta di centro-sinistra, se non sono andate del tutto deluse - sarebbe un giudizio troppo aspro e definitivo - si intrecciano con perplessità e qualche senso di scoramento o di rassegnazione tra i dipendenti regionali. Ci fanno sorridere le dichiarazioni di Peveraro che confonde le normali rivendicazioni del Sindacato con le tensioni fra sigle per la campagna elettorale RSU. Siamo solo un sindacato che fa il suo mestiere. Ma, non è spiegabile la superficialità nell’affrontare problemi che riguardano l’organizzazione del lavoro, l’organizzazione dell’Ente e quindi come l’Ente attua i compiti e gli obiettivi che ha. Alcune scelte fatte finora sembrano o casuali e un po’ pasticciate o dettate più da interessi, i più vari e non sempre nobili. Una Amministrazione non convinta della sua funzione pubblica. L’ingerenza della politica sul lavoro di alcune strutture non è diminuita rispetto alla Giunta di centro-destra. E’ evidente che c’è un comune sentire che attraversa tutti gli schieramenti: il lavoro pubblico non più al servizio della comunità e dei cittadini, ma del politico di turno. La divisione tra politica e gestione (le riforme Bassanini) ha fatto enormi passi indietro e di questo dobbiamo ringraziare la destra, ma a sinistra non vediamo evidenti cambiamenti di rotta e ci dispiace. Se pensiamo alla gestione del personale regionale, prendiamo atto che troppo spesso viene usato come “merce di scambio” per risolvere le dispute con l’opposizione. Un esempio, ma solo perché è l’ultimo, le graduatorie dei concorsi pubblici per la dirigenza. La scelta dei primi 14 idonei è stata fatta in assenza totale di criteri, ma con grandi dibattiti in Giunta e in Ufficio di Presidenza per il Consiglio. E si mormora che per i prossimi idonei ci sia un patto con l’opposizione. La CGIL, che è un sindacato di sinistra, ma che nella sua autonomia giudica nel merito le scelte che vengono fatte, continuerà a chiedere all’Amministrazione di battere un colpo, sperando che non si perda altro tempo.

Elogio della coerenza Può darsi che prima o dopo ci abitueremo, oltre che a quelli della politica, anche ai trasformismi nell’ambito sindacale. In Regione, è una vera e propria girandola: sigle che appaiono all’improvviso, vivono la loro stagione e tramontano, personaggi che entrano ed escono dalle quinte mutando costume, come comparse vocianti di una commedia. Ecco RdB. Ora non c’è più. A voi la Diccap. Sarà Confsal o Fenal? Fuori il segretario responsabile. Avanti il commissario straordinario. Entra in scena SULPM (e che ci fa la Polizia Municipale?). Ritorna RdB. Scompare Unionquadri. Si presenta il CSA. Ma questi personaggi non li abbiamo già visti? Forse pensano di valere di più, cambiando semplicemente casacca. Il loro biglietto da visita dice: esistiamo, quindi votateci. In tale confusione, soltanto uno primeggia. Il Brachetti del sindacato, l’unico che cambia sigla a seconda della stagione, con un solo coerentissimo scopo. Curarsi gli affari suoi. E’ Gigi Serra. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

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Peveraro e derivati A quanto pare, il governo ha pensato di vederci meglio e magari correre ai ripari. Evidentemente il problema c’è. Certamente non in Piemonte. La presidente Bresso lo esclude. Anzi ha detto (vedi Repubblica del 16/10/2007) “la nostra operazione è stata giudicata la migliore del genere in Europa. E’ servita in gran parte per rinegoziare un debito che non abbiamo fatto, ci siamo trovati”. Su questo secondo aspetto noi le crediamo. Perché l’attuale opposizione dell’ex governatore Ghigo, che adesso accusa la giunta di centro-sinistra di scaricare i debiti sulle generazioni future, ha fatto abilmente la sua parte nei dieci anni precedenti. Ma che dire dell’operazione con i “derivati”? Cosa sono questi recenti quanto misteriosi “prodotti finanziari”? La spiegazione semplice per i semplici è questa: c’è un debito - un mutuo - un prestito per il quale si paga un interesse. L’interesse varia a seconda del mercato. E allora ci si protegge contro il rischio di aumento dei tassi di interesse. Una sorta di assicurazione aggiuntiva. Chiaro. Regolare. Peccato che non sia esattamente così. La spiegazione più complicata è che si tratta di un contratto, stipulato con una sola o un gruppo di banche, in base al quale - a seconda dell’andamento di una “variabile”, ad esempio un tasso d’interesse o una valuta (da cui il valore “derivato”) - alle scadenze predefinite si incassa o si paga un corrispettivo in denaro. Per noi, che di finanza creativa non ce ne intendiamo, questo somiglia molto ad un investimento speculativo, una scommessa. Come dimostra la cronaca, quasi sempre risolta a vantaggio del banco, o meglio della banca. E quando chi fa l’operazione è un ente pubblico, chi rischia e infine paga il conto? L’assessore e l’amministrazione di turno fanno la loro bella figura, dando a credere di aver stipulato un contratto a costo zero (essendo le commissioni “implicite”), mostrando qualche beneficio a breve termine e non contabilizzando debiti definiti potenziali e addirittura “virtuali”. E allora? Non toccherà mica pagare a noi e ai nostri figli! La presidente Bresso l’ha escluso! Tranquilli. Noi abbiamo il “Peve”.

Dove c’è bisogno, neh?! Finalmente l’amministrazione ha reso note le proprie decisioni in merito all’assunzione dei 10 idonei dalle graduatorie dei concorsi per dirigente. Pensavamo di aver visto ormai ogni genere di arroganza e di incongruenza da parte delle giunte di vari colori, e invece no. Alle organizzazioni sindacali che chiedevano, in sede di discussione del piano occupazionale, l’esplicitazione dei criteri con i quali si sarebbe proceduto all’apertura o meno delle singole graduatorie, l’assessore, pardon! il vicepresidente Peveraro e l’allora direttore al personale rispondevano “MA DOVE C’E’ BISOGNO, CHE DOMANDE!” In tempi più recenti, non avendo ben capito, le organizzazioni sindacali hanno ribadito la richiesta e, continuando a non ottenere risposta, hanno persino trovato il pretesto delle prossime elezioni RSU per cercare di carpire qualche informazione (non sia mai detto che spreco un posto in lista per uno che poi mi diventa dirigente). Finalmente arriva la spiata: “i dieci idonei verranno presi da otto graduatorie, ovviamente dai profili “DOVE C’E’ BISOGNO”. Ecco - è il gran giorno - arriva una laconica comunicazione che si limita ad elencare le graduatorie dei profili che verranno utilizzati. Tutti meno urbanistica, trasporti e agricoltura. Va beh, vorrà dire che lì NON C’E’ BISOGNO. E invece no, perché all’agricoltura viene mandato un idoneo della graduatoria dell’ambiente! Fatemi capire!!! Alice nel paese delle meraviglie P.S. Attendo risposte dal Cappellaio matto ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

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PETIZIONE PER LA FORMAZIONE FACOLTATIVA

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ENZO GINO ALLA RISCOSSA Dopo la sonora bocciatura al concorso da dirigente, Enzo Gino aveva promesso “vendetta, tremenda vendetta”. E dunque si era probabilmente ritirato sull’Aventino, senza che qualcuno minimamente se lo filasse. Poco tempo dopo è pure giunto a scadenza il suo incarico da dirigente di progetto. Due volte nella polvere… Ma ecco che, di nuovo fra i comuni mortali (però con l’alta professionalità), finalmente ridiscende in campo. La sua prima, epica battaglia - con un manipolo di avanguardisti – è per liberare i dipendenti regionali dai “corsi forzati” di formazione. Secondo i promotori della apposita petizione, le attività svolte nella sede di via Luserna di Rorà - vero e proprio gulag comunista - sono innanzitutto inutili. Infatti è dimostrato che non garantiscono neanche di essere ammessi al colloquio finale nei concorsi da dirigente (ogni riferimento ad Enzo Gino è puramente casuale). Inoltre, sempre secondo gli arditi promotori, la partecipazione ai corsi, “non va sottaciuto”, ha enormi costi. Ed ancora, non sottaciamo neanche questo, distoglie dalla attività d’ufficio, riducendo la “efficienza della macchina pubblica”. Infine, ma soprattutto, il “meccanismo di costrizione” fa sì che chi non partecipa ai corsi perde una quota di produttività o di risultato ed è addirittura penalizzato nelle progressioni orizzontali. E tutto ciò si verifica “ormai da anni”. Appunto! Ma da quanti anni? Il punteggio attribuito alla formazione è stato inserito tra i criteri delle procedure di progressione sin dal primo accordo decentrato del dicembre 2000.

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E’ stato applicato quindi in tutt’e tre le progressioni effettuate nel 1999, nel 2000-2001 e nel 2005-2006. L’incidenza sulla valutazione, e dunque sulla produttività e sul risultato, è stata introdotta dal “Piano di formazione” del 2005, siglato ad ottobre del 2004. C’era ancora l’assessore Pichetto. Qui cogliamo l’occasione per fare chiarezza sull’arcano sistema. Sin dal 2000, la produttività delle categorie è attribuita per il 50% sulla presenza e per il 50% sulla valutazione. A sua volta la quota della valutazione è suddivisa per il 70% sugli obiettivi raggiunti e per il 30% sull’apporto individuale (comportamento). La incompleta formazione inciderebbe per il 10% del 70% di risultato sul 50% della valutazione. In pratica il 3,5% dell’intera produttività. Per le posizioni organizzative non vale la presenza. Quindi la retribuzione di risultato è attribuita per il 70% sugli obiettivi raggiunti e per il 30% sull’apporto individuale. La mancata formazione peserebbe per il 10% del 70%, ovvero il 7% del premio. Tradotto in cifre, sul risultato di una alta professionalità come è per esempio Enzo Gino, che assomma a un totale di 4.800 euro annui, inciderebbe per 336 euro. Altro che “tagli sullo stipendio” di “circa 3.000 euro all’anno”. Che tutto questo sfugga a Enzo Gino e ai suoi amici (sostenitori dell’ignoranza) è assolutamente normale. Che sfugga anche alla attuale opposizione di centro destra appare invece singolare. Il sistema di formazione in Regione Piemonte è stato definito nell’accordo decentrato del 2000, voluto e sviluppato dalle organizzazioni sindacali, dalla RSU e dalla Direzione del Personale, con la piena partecipazione della precedente Giunta. La quale evidentemente ha condiviso la strategicità della formazione, come metodo permanente finalizzato all’adeguamento delle competenze del personale e al consolidarsi di una cultura gestionale improntata al risultato. Persino il fatto che, tra poche altre, la Regione Piemonte destinasse una quota superiore all’1% della spesa per il personale per lo sviluppo delle attività formative (in armonia con quanto previsto dal Contratto nazionale) era esibito come fiore all’occhiello dalla Giunta di centro destra. Ma forse, visti i ripetuti recenti autogol sull’argomento, non se ne era accorta. Mad

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Elezioni R.S.U.

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Una POB non si nega a nessuno Cos’è una POB? La posizione organizzativa di base. E qual è la formula magica per creare la POB? Prendi la produttività di una D6, aggiungi un pizzico di indennità di responsabilità e mescola il tutto con una percentuale di risultato. Bevi la pozione e voilà la POB. La domanda sorge spontanea, ma di che sostanze fanno uso nel gruppo aziendale UIL? Tutti fatti di POB. E quale Contratto hanno visto? Noi della CGIL francamente di POB non abbiamo mai letto, e neppure ne abbiamo trovato traccia nella piattaforma unitaria per il futuro Contratto Nazionale. Forse le POB violano il Contratto? Sciocchezze per la UIL, ma per l’Amministrazione? Quante sarebbero queste POB? 100, 200, tutta l’attuale categoria D non titolare di posizione organizzativa? Su questo il programma UIL sorvola. Ma se solo una POB può diventare posizione C e poi B e poi A e poi Alta Professionalità e un domani chissà Presidente della Repubblica, vuol dire due cose: o tutti (se le POB fossero per tutti) prima o poi diventeremo Alte Professionalità o i Direttori continueranno a scegliere discrezionalmente e avremo una serie di povere POB che, non essendo“vere”posizioni organizzative, rimarranno cristallizzate nella loro posizione per anni, senza nessuna possibilità di aumentare il valore economico dell’indennità, al contrario di quanto avviene oggi per la produttività. Mica ci convince. E’ previsto il recesso consensuale da POB? Per concludere, la UIL già tre anni fa, in campagna elettorale, promise posizioni organizzative per tutti e non le abbiamo viste. E non poteva essere diverso. Questa volta ci ritorna, inventandosi di sana pianta figure che non esistono e mai potranno esistere. Sarebbe più seria (o più divertente) se intitolasse il suo programma: CCHIU’PILU PE’ TUTTI! P.S. Funtò (la UIL c’est moi ) continua ad arrovellarsi sul perchè la CGIL non abbia firmato l’accordo sulle regole per la progressione verticale da C a D. Siamo dispiaciuti per questo tormentarsi, ma non sappiamo come lenire il suo struggimento. Coraggio!

Raccolta firme? Mi ci ficco! Non ci stupiremo se tra un po’ qualcuno proporrà una raccolta di firme per dire basta alle raccolte di firme. Ormai siamo al delirio, al parossismo. Solo nelle ultime settimane, in Regione si sono mobilitati quelli che vogliono subito il corso-concorso per la dirigenza, quelli che il concorso da dirigente l’hanno superato e vogliono che tutti gli idonei siano assunti, quelli che chiedono la progressione verticale abolendo l’umiliazione degli esami, quelli che si ribellano alla costrizione della formazione. Ce n’è per tutti i gusti. Se volessimo leggere questi fenomeni sommariamente, potremmo concludere che un numero crescente di persone non vuol sapere niente di ciò che è oltre il proprio ombelico. Per fortuna non è esattamente così. Molti dei firmatari noi li conosciamo, sono persone normali, sono anche iscritte ai sindacati, sono capaci di ragionare realisticamente, di mostrare solidarietà nei confronti di chi sta peggio di loro.

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Certo, molti firmano per leggerezza (una firma non si nega a nessuno), a volte per liberarsi in fretta di chi propone la petizione. E se anche la richiesta è astrusa, che male c’è, qualcosa verrà fuori. Con la variante: che male c'è, tanto non serve a niente. Badate. Le raccolte di firme in sé non ci danno fastidio. Anzi. Spesso sono un valido strumento per esprimere democraticamente la propria volontà. Ma se qualunque pezzo di carta e qualsiasi panzana sono sottoscritte da decine o centinaia di persone, si rischia di far diventare una barzelletta - da leggere e da cestinare anche le petizioni serie ed importanti. Quindi, alla prossima raccolta, piuttosto che considerare solo se ci fa comodo o no la richiesta, valutiamo se la stessa è fondata e realizzabile, qual è la credibilità di chi sollecita l’adesione, quali sono i suoi obiettivi. Se è il caso, risparmiamoci una firma inutile. I sottoscritti

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COME SI VOTA IN REGIONE PIEMONTE Per la validità delle elezioni delle R.S.U. è necessario che si rechi a votare il 50% + 1 dei lavoratori. Il metodo di elezione fissato dal regolamento è quello del voto segreto su liste concorrenti. A ciascun lavoratore che si recherà a votare verrà consegnata una scheda sulla quale sarà stampato l'elenco delle liste sindacali presentatesi al voto dei lavoratori. Il voto di ciascun lavoratore può essere espresso mettendo una croce sulla intestazione della lista prescelta. Il voto sarà considerato nullo se saranno votate più liste, se sulla scheda ci saranno tracce di scrittura o segni che possano permettere di identificare l'elettore. Si può attribuire un voto di preferenza scegliendo fra i candidati presenti nella lista scelta dal lavoratore. Si possono dare fino a due preferenze, e solo a candidati compresi nella lista per la quale si è votato. Sarà considerato nullo il voto di preferenza attribuito a candidati di un'altra lista. Per meglio capire il meccanismo elettorale aiutiamoci con degli esempi: VOTO DI LISTA VALIDO FUNZIONE PUBBLICA

ELEZIONI R.S.U. 19/22 Novembre 2007

CGIL Come si vota: sbarrare il simbolo.

VOTO DI LISTA E VOTI DI PREFERENZA VALIDI FUNZIONE PUBBLICA

ELEZIONI R.S.U. 19/22 Novembre 2007 Bianchi Maria

CGIL

Verdi Luisa

Come si vota: sbarrare il simbolo e scrivere il cognome del candidato prescelto. Massimo due preferenze

E' necessario presentarsi al seggio con il certificato elettorale. La regolarità delle elezioni sarà garantita da una Commissione Elettorale, formata da rappresentanti di tutte le liste concorrenti all'elezione delle R.S.U., che avrà il compito, fra l'altro, di proclamare il risultato delle votazioni dopo aver esaminato tutto il materiale proveniente dai seggi elettorali. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

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CGIL FP

FUNZIONE PUBBLICA CGIL COMPRENSORIO DI TORINO Via C. Pedrotti, 5 - 10152 Torino Tel. 011.2442.520

COMPARTO AUTONOMIE LOCALI

Il/la sottoscritto/a ........................................................................................................................................................................ Matr. ....................................................... abitante in via ............................................................................................................................ n. ................................................. cap. ...................................................... città ................................................................................... prov. .................................... sesso

M F nato/a il .............................................................................

a ........................................................................................... prov. .................................. nazionalità.................................. C.F. .............................................................. Ente .................................................................................................................................. Settore ............................................................................................................................ via .................................................................................................................................... n. ................................................. città .......................................................................... categoria ...................................................................................................................... tit. studio ...................................................................................................................... tel. abitazione .......................................................................................................... tel. lavoro ..................................................................................................................



Autorizza l’Amministrazione ad effettuare sulle proprie competenze la trattenuta sindacale in base agli accordi di Comparto vigenti. Ricevuta l’informativa sull’utilizzazione dei miei dati personali, ai sensi dell’art. 10 della L. 675/96, consento al loro trattamento nella misura necessaria per il perseguimento degli scopi statutari. Consento, anche che i dati riguardanti l’iscrizione sindacale siano comunicati al datore di lavoro e da questi trattati nella misura necessaria all’adempimento di obblighi previsti dalla legge e dai Contratti. Data ...........................................................................................

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