Univemité di Roma UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN INFERMIERISTICA Tor Vergata
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA PRESIDE: Profssa Rosaria Alvaro
Sede di Tivoli
APPROCCIO AL MALATO DI ALZHEIMER: GLI INTERVENTI INFERMIERISTICI PER CONSERVARE LA DIGNITA DEL PAZIENTE
RELATORE
LAUREANDA
Dott.ssa D ’0vz'dz'0 Maria Rosaria
Azzurra Sgobba
RELATORE
Dart. La Cara Alfredo
ANNO ACCADEMICO 2015/2016
Se ta viem', per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre i0 comincerb ad esserefelice. Col passare dell ’ora aamentera la mia felicita. Qaando saranno le quattro, incomincerb ad agitarmi e ad inqaietarmi; scoprirb il prezzo dellafelicita! Ma se ta viem' non si sa quando, to non saprb mai
a Che ora prepararmi il caore... ”
A mia nonna, Franca.
INDICE
INTRODUZIONE
Fag. 1
CAPITOLO I ANATOMIA E INVECCHIAMENTO CEREBRALE
Fag. 4
1.1
Cermi di anatomia
Pag. 4
1.2
Cermi di fisiologia: la memoria
Pag. 9
1.3
Invecchiamento cerebrale
Pag. 11
CAPITOLO II IL MORBO DI ALZHEIMER
Pag. 13
2.1 Cermi storiCi
Pag. 13
2.2 Eziopatogenesi e fattori di rischio
Pag. 14
2.3 Epidemiologia
Pag. 16
2.4 Diagnosi presunta
Pag. 17
2.5 Sintomatologia ed evoluzione Clinica
Pag. 2O
2.6 Trattamento
Pag. 29
2.7 Difficolta’ nella ricerca di una cura per il morbo di Alzheimer
Pag. 31
CAPITOLO III IL PAZIENTE E LA PERDITA DI SE STESSO: PROCESSO ASSISTENZIALE NEL DECORSO DEL MORBO DI ALZHEIMER
Pag. 33
3.1 La Carta dei Diritti del malato di Alzheimer
Pag. 33
3.2 Gestione infermieristica del paziente affetto da Alzheimer
Pag. 34
3.2.1 Diagnosi infermieristiche e presa in carico del paziente affetto da Alzheimer
Pag. 39
3.3 Assistenza ai malati di Alzheimer in fase terminale: garantire
la dignité della persona nel fine vita
Pag. 45
3.3.1 Aiutare i pazienti a morire con dignita
3.4 L’educazione del caregiver nel processo di cura
Pag. 48
Pag. 50
3.4.1 Imparare a comunicare con un paziente affetto da Alzheimer
Pag. 52
CAPITOLO IV LA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE COME STRUMENTO PER PRESERVARNE LA DIGNITA
4.1 Valutazione del paziente con demenza
Pag. 55 Pag. 55
4.2 Valutazione dello stato cognitivo: il mini mental state examination Pag.56 4.3 Valutazione dello stato funzionale: scala di valutazione delle attivita della Vita quotidiana (Barthel Index)
4.3.1 Bedford Alzheimer Nursing Severity Scale (BANSS) 4.4 La valutazione del dolore nel paziente con Alzheimer
Pag. 56 Pag. 59 Pag. 61
4.4.1 Scale di valutazione del dolore nel paziente con
deficit cognitivi: la Non Communicative Patient’s Pain Assessment Instrument (NOPPAIN)
Pag.62
4.4.2 Pain Assessment in Advanced Dementia (PAINAD)
Pag.65
4.4.3 La Scala ABBEY
Pag.66
4.5 La valutazione del rischio di lesioni da decubito
Pag.68
4.5.1 La scala di Norton
Pag.70
4.5.2 La scala di Braden
Pag.70
CAPITOLO V OLTRE I FARMACI: COME MIGLIORARE LA QUALITA DI VITA DEI PAZIENTI CON ALZHEIMER ATTRAVERSO LE TERAPIE NON
FARMACOLOGICHE
Pag. 72
5.1 La gestione dei disturbi psico-comportamentali tramite interventi non farmacologici
Pag. 72
5.1.1 La terapia della bambola: oggetto simbolico
nella relazione d’aiuto 5.1.2 La pet therapy 5.1.3 L’arte-terapia: 1a mediazione artistica nella relazione d'aiuto
5.1.4 La terapia ambientale 5.1.5 11 giardino sensoriale come strumento terapeutico
5.1.6 L’orto-terapia
5.1.7 La terapia del Viaggioz i1 treno terapeutico
Pag. 74 Pag. 75 Pag. 77
Pag. 79 Pag. 80
Pag. 84
Pag. 87
CAPITOLO VI REVISIONE DELLA LETTERATURA
L'esperienza degli infermieri nella gestione del dolore nel paziente con Alzheimer in fase terminale
Fag. 90
6.1 Background
Pag. 90
6.2 Obiettivi
Pag. 92
6.2.1Quesit0
Pag. 92
6.3 Materiali e metodi
Pag. 92
6.4 Risultati
Pag.95
6.5 Discussione
Pag.99
6.6 Conclusioni
Pag. 101
CONCLUSIONI
Pag. 102
ALLEGATI BIBLIOGRAFIA SITO G R A F I A
INTRODUZIONE
”Se per il decadimento del corpo esistono filtri, sieri e ampolle medicamentose Che rivitalizzano pelli avvizzite, per una mente Che decade, Che si deteriora, non resta
Che l’isolamento,
l’impotenza,
spesso
l’indifferenza”1.
Il
morbo
di
Alzheimer cambia totalmente la vita della persona portando un completo stravolgimento del proprio essere, del proprio corpo, della propria coscienza e, sebbene non esista ancora una cura, non bisogna dimenticare Che il benessere
dell’individuo e possibile e Che 1a persona colpita ha una sua dignita Che deve essere preservata. Ed e proprio sul preservare la dignita del paziente Che si basa questo elaborato attraverso interventi infermieristici attuati nelle varie fasi della patologia
fino
particolarmente riconosciuto
al fine
vita
importante. come persona in
della Il
persona
paziente
dove
affetto
la dignita
ha un
da Alzheimer
ogni fase della malattia
ruolo
infatti,
va
a prescindere
dal
mutamento delle condizioni cognitive, graduali o immediate o dal mutamento della personalita e dei C0mportamenti. La condizione di inconsapevolezza 0 di perdita graduale della consapevolezza e la difficolta relazionale non devono, infatti,
essere usate come giustificazione per una considerazione etica di
inferiorita e una diminuzione del riconoscimento della dignita della persona. Altresi, come infermieri non dobbiamo dimenticare le nostre responsabilita
come educatori sanitari nei confronti della famiglia e del caregiver. Bisogna tenere sempre presente Che quando la cronicita colpisce una persona sotto
forma di gravi demenze, come il morbo di Alzheimer, non e sufficiente pensare solo alla persona colpita dalla patologia,
ma e fondamentale dedicarsi
all’educazione e alla guida dei familiari e del caregiver
Che dovranno
quotidianamente farsi carico di un’assistenza Che diventera ogni giorno pit‘i gravosa. Sulla linea delle precedenti premesse, il seguente elaborato, vuole
1 Quattropani MC, Coppola E. (2013). Dimenticare se stessi. La continuita del Sé nei pazienti Alzheimer. Piccin. Padova, p. 4.
vagliare patologia
tutti
gli
interventi
Che attraversa
concentrandosi e
infermieristiCi 1a persona
attuabili
affetta
dal
nelle morbo
varie di
fasi
della
Alzheimer
dedicando partiC01are attenzione alla fase terminale della
patologia dove 1a dignita del paziente assume un ruolo centrale. Il primo
capitolo
descrivera, attraverso
cermi di
anatomia e fisiologia,
l’organo
interessato dalla patologia: i1 cervello; proseguendo poi C01’1 un paragrafo Che analizzera
l’invecchiamento
interesserarmo.
Il
cerebrale
seC0nd0 capitolo
e 1e variazioni
introdurra
funzionali
1a patologia
Che lo
attraverso
un
excursus storiC0 nel primo paragrafo e proseguira C01’1 1a descrizione del processo di insorgenza della malattia, dei fattori di rischio e con un’analisi epidemiologica. In C0nClusi0ne, gli ultimi tre paragrafi, andrarmo ad illustrare i
passaggi
Che porterarmo
ad una
diagnosi
presunta;
1a sintomatologia
e
l’evoluzione clinica della patologia ed infine i1 trattamento farmacologico. II capitolo terzo verra dedicato interamente all’aspetto infermieristico attraverso dei paragrafi Che andrarmo a trattare 1a gestione infermieristica del paziente
dalla presa in carico da parte dell’infermiere fino all’individuazione delle diagnosi infermieristiChe pifi adatte. Un paragrafo verra dedicato nello speCifiCO
all'assistenza infermieristica nella fase terminale della patologia; infine verra trattato i1 ruolo di educatore sanitario Che l'infermiere attua nei confronti della famiglia e del caregiver trattando anChe l'aspetto della C0municazi0ne con il paziente. Il quarto capitolo sara incentrato sugli strumenti utilizzati dagli
infermieri per la valutazione complessiva del paziente a1 fine di preservarne 1a dignita e garantirgli 1a giusta assistenza. Verra trattata 1a valutazione cognitiva, 1a valutazione dello stato funzionale ed infine 1a valutazione del dolore, resa
sempre pifi C0mp1essa dall'avanzare della patologia e dall'interruzione della
forma verbale di C0municazior1e causata dal progredire della patologia. Il quinto capitolo andra ad analizzare 1e varie terapie non farmacologiChe attuabili nella
gestione
dei disturbi
psiC0- comportamentali
ass0Ciati alla
demenza C0n l'obiettivo di migliorare quotidianamente 1a qualita di Vita dei
pazienti. Il sesto capitolo saré una revisione della letteratura scientifica Che si pone come obiettivo
quello di comprendere l’esperienza e 1e difficolté
incontrate dagli infermieri nella gestione del dolore nel paziente con demenza nella fase terminale Che, come precedentemente introdotto, risulta essere un
lato particolarmente ostico dell'assistenza infermieristica a questi pazienti dove 1a comunicazione diventa pressoché assente.
Conoscere i punti di Vista e 1e
opinioni di Chi, quotidianamente e responsabile dell'assistenza infermieristica a queste persone, potrebbe portare ad un miglioramento dell'assistenza stessa i1 Che porterebbe beneficio a1 paziente assistito. Tale aspetto diventa ancora pifl
importante se si parla di situazioni delicate come i pazienti in fase terminale e, ancora di pil‘l se si parla di pazienti affetti da Alzheimer Che si trovano nella situazione
di non
poter
pifl
comunicare
professionisti sanitari Che 1i assistono.
i propri
bisogni
0 esigenze
ai
CAPITOLO I
ANATOMIA E INVECCHIAMENTO CEREBRALE
In
questo
primo
capitolo
sono
presentate
1e principali
caratteristiChe
anatomiChe e fisiologiche del cervello. Nel secondo paragrafo in particolare, Ci si sofferma sui meccanismi fisiologiCi Che riguardano 1a memoria in quanto uno
dei sintomi cardine del morbo di Alzheimer e proprio 1a perdita progressiva di quest’ultima. In ultimo, nel capitolo, si tratterarmo l’inveCChiamento cerebrale e
1e variazioni funzionali Che ne conseguono.
1.1
CENNI DI ANATOMIA
L’encefalo nell’adulto e dominato dalla massa del cervello. Da una visione superficiale
anteriore
e superiore,
i1 cervello,
Che comprende
telencefalo
e
diencefalo, appare suddiviso in due ampi emisferi cerebrali, 1e cui superfiCi si presentano molto anfrattuose e riCOperte da uno strato superficiale di sostanza grigia, 1a C0rteCCia nervosa. La C0rteCCia cerebrale forma una serie di rilievi, o giri, Che servono per incrementare la sua superfiCie. I giri sono separati fra loro da profonde depressioni, Chiamate solchi, oppure da solChi pifl profondi, Chiamati
scissure. Il cervello e la sede delle funzioni mentali pil‘l elevate. I pensieri consci, 1e sensazioni, l’intelletto, 1a memoria e i movimenti complessi originano tutti nel cervello. Il cervelletto e parzialmente riCOperto dagli emisferi cerebrali, ma rappresenta comunque 1a seconda porzione pit cospicua dell’encefalo. Come i1 cervello, anChe i1 cervelletto e C0pert0 da uno strato di sostanza grigia, 1a C0rteCCia cerebrale. Il
cervelletto controlla i movimenti Che sono in atto integrando gli impulsi sensitivi in arrivo con quelli precedenti, permettendoci di compiere 10 stesso movimento un numero infinito di volte.
11 diencefalo ‘e costituito dall’epitalamo, dal talamo e dall’ipotalamo. Le pareti del
diencefalo sono C0stituite dal talamo destro e dal talamo sinistro. Ogni talamo C0ntiene centri
di
controllo
e di
elaborazione
delle
informazioni
sensitive.
L’ipotalamo, Che costituisce i1 pavimento del diencefalo, e la sede dei centri C0involti nelle emozioni, nello svolgimento di funzioni di funzioni automatiche e
nella produzione di ormoni. L’epitalamo e il tetto del terzo ventricolo. La porzione
anteriore dell’epitalamo contiene un’area estesa di plesso corioideo Che si estende anChe attraverso i forami interventricolari nei ventricoli laterali. La porzione
posteriore dell’epitalamo contiene l’epifisi 0 ghiandola pineale, una ghiandola endocrina Che secerne l’ormone melatonina. Tale ormone e importante nella regolazione dei ritrni Circadiani e delle funzioni riproduttive. L’infundibolo,
un
prolungamento
sottile,
connette
l’ipotalamo
all’ipofisi,
o
ghiandola pituitaria, una ghiandola endocrina. L’ipofisi, assieme all’ipotalamo, rappresenta i1 punto di C0nnessi0ne tra i1 sistema endocrino e il sistema nervoso. Il
diencefalo, sia strutturalmente sia funzionalmente, rappresenta i1 punto di collegamento tra emisferi cerebrali e tronco encefalico. Il tronco encefalico C0ntiene vari importanti centri di elaborazione e nuclei Che trasmettono informazioni dirette a1 cervello e a1 cervelletto 0 da essi provenienti. f5 formato dal mesencefalo,
dal ponte e dal midollo allungato 0 bulbo. 11 telencefalo e la porzione pifi ampia dell’encefalo. I pensieri coscienti e tutte 1e funzioni intellettive originano nella corteCCia degli emisferi cerebrali, 1a quale gestisce 1a maggior parte delle informazioni sensitive e dei comandi motori. La
sostanza grigia del telencefalo e localizzata nella corteCCia cerebrale e nei gangli 0 nuclei della base posti pin in profondité. Pertanto, questi ultimi si trovano immersi nella sostanza bianca del telencefalo, Che si trova in uno strato pil‘i profondo
rispetto alla corteCCia. La corteCCia cerebrale ricopre completamente gli emisferi cerebrali, Che occupano essenzialmente 1a superfiCie superiore e quelle laterali del telencefalo. I giri della
corteCCia servono per aumentare 1a superfiCie degli emisferi cerebrali e, quindi, i1 5
numero dei neuroni Che 1i caratterizzano. Tutto l’encefalo umano ‘e andato crescendo nel corso dell’evoluzione, ma gli emisferi cerebrali sono aumentati molto pifi velocemente rispetto alle altre porzioni encefaliChe, in relazione a1 gran
numero di neuroni riChiesti per svolgere 1e funzioni analitiChe complesse e quelle integrative. Inoltre, poiché i neuroni coinvolti in quest’accrescimento sono quelli Che occupano 10 strato pil‘i superficiale della C0rteCCia telencefalica, e proprio a
questo livello Che tale espansione e pifi pronunciata. PoiChé 1e dimensioni del cranio, pur aumentando nel corso dell’evoluzione, non sono aumentate della stessa entita, l’unica soluzione possibile per contenere 1a massa nervosa e stata quella di ripiegarla pifi volte, come un pezzo di carta accartOCCiato, dentro 1a scatola cranica. I Clue emisferi
cerebrali
sono
quasi
completamente
separati
dalla
scissura
longitudinale e rimangono uniti solo mediante una spessa striscia di sostanza bianca Chiamata C0rp0 calloso. Ogni emisfero puo essere suddiviso in lobi, 0
regioni, Che prendono il nome dall’osso sovrastante. Ogni emisfero presenta un solco centrale Che 10 suddivide in un lobo anteriore, i1 lobo frontale e in un lobo posteriore, i1 lobo parietale. Un solco orizzontale, i1 solco laterale, separa i1 lobo frontale dal lobo temporale. Sollevando i1 lobo temporale si evidenzia un altro lobo, i1 lobo dell’insula, altrimenti completamente invisibile. Il
solco parieto-OCCipitale, posteriormente, separa i1 lobo parietale dal lobo 0CCipitale. Ogni lobo C0ntiene regioni funzionali i cui confini sono mal definiti. Alcune di queste regioni sono connesse principalmente alle Vie di senso, mentre altre presentano collegamenti C0n 1e Vie di moto. Ogni emisfero cerebrale riceve Vie sensitive dalla porzione del C0rp0 contro
laterale; e ogni emisfero cerebrale invia comandi motori alla porzione del C0rp0 contro laterale: per esempio l’area motoria dell’emisfero cerebrale di sinistra controlla i muscoli della parte destra del C0rp0 e Viceversa. Questo incrociamento delle fibre ha per il momento un significato sconosciuto.
Le aree sensitive e motorie della corteCCia sono separate dal solco centrale. Il giro precentrale del lobo frontale forma i1 margone anteriore del solco centrale e la sua superfiCie e rivestita da C0rteCCia motoria primaria. I neuroni Che appartengono a questa C0rteCCia sono responsabili dei movimenti volontari, poiChé controllano i
motoneuroni del tronC0 encefalico e del midollo spinale. Tali neuroni sono Chiamati
cellule
piramidali.
Ogni
punto
della
C0rteCCia sensitiva
riceve
informazioni provenienti da una preCisa parte del corpo. Il giro post-centrale del lobo parietale,
C0stituisce i1 margine posteriore del solco centrale e la sua
superfiCie e C0stituita da C0rteCCia sensitiva primaria. I neuroni sensitivi corticali ricevono
informazioni
provenienti
da
recettori
tattili,
pressori,
dolorifiCi,
di
vibrazione, gustativi o termiCi. Le sensazioni speCiali, Cioe quelle riguardanti la vista,
all’udito,
all’olfatto e a1 gusto,
arrivano invece ad altre porzioni della
C0rteCCia cerebrale. La C0rteCCia visiva si trova nel lobo 0CCipita1e, 1a C0rteCCia uditiva e la C0rteCCia olfattiva risiedono nel lobo temporale, mentre 1a C0rteCCia gustativa, Che riceve informazioni provenienti da recettori della lingua e della
faringe, ‘e localizzata nella porzione anteriore dell’insula e nelle porzioni adiacenti del lobo frontale.
Le regioni motorie e sensitive della corteCCia sono C0nnesse da aree associative, ovvero regioni corticali deputate all’interpretazione delle sensazioni in ingresso oppure a1 coordinamento dei comandi motori in uscita. Le aree sensitive di tipo associativo sono regioni corticali Che monitorano e interpretano tutti gli impulsi
sensitivi Che arrivano alla corteCCia sensitiva primaria. L’area di associazione della sensibilita somatica agisce sulla C0rteCCia sensitiva primaria ed e quella Che Ci
consente di riconoscere 1e sensazioni pifi tenui. Le sensibilita speciali dell’olfatto, della vista e dell’udito coinvolgono aree distinte della corteCCia e possiedono anChe proprie aree associative Che C0nsentono di controllare e interpretare tali stimoli. L'area associativa somato-motoria o C0rteCCia pre-Inotoria, e responsabile della coordinazione dei movimenti acquisiti; i neuroni della C0rteCCia motoria
primaria devono essere stimolati da neuroni di altre aree dell’encefalo. Una
7
particolare area della C0rteCCia pre-motoria e il campo visivo frontale ed e adibita a1 C0ntr0110 dei movimenti acquisiti degli 0CChi.
Tutte le informazioni provenienti dalle aree associative sono ricevute dai centri integrativi Che coordinano attivita motorie estremamente C0mp1esse.
I centri
integrativi sono solitamente localizzati nei lobi e nelle aree corticali di entrambi gli emisferi cerebrali. Questi centri includono l’area interpretativa generale, detta anChe area di WerniCke, 1a quale riceve informazioni da tutte 1e aree sensitive e
gioca un ruolo importante nella determinazione della personalita di un individuo; e il centro del linguaggio i1 quale regola i1 ritmo della respirazione e della fonazione necessarie per il normale linguaggio parlato.
Ogni emisfero svolge delle funzioni speCifiChe Che non sono normalmente svolte dall’emisfero
controlaterale.
Tale
specializzazione
regionale
e
nota
come
lateralizzazione emisferica. Nella maggior parte della popolazione, nell’emisfero
sinistro sono localizzati i centri del linguaggio e dell’interpretazione generale; l’emisfero sinistro entra in gioco anche nei processi analitici, quali i1 calcolo
matematiCO e nella facolta di prendere deCisioni logiChe. L'emisfero cerebrale destro ha i1 compito di analizzare 1e informazioni sensitive e
di mettere in relazione i1 corpo dell’individuo con il mondo Circostante. In questo emisfero si localizzano centri interpretativi Che Ci C0nsent0n0 di identificare oggetti familiari attraverso i1 tatto, l’olfatto, la vista 6 i1 gustoz.
2 Martini FH, Nath IL, (2010) Pondamenti di anatomic: e fisiologia. Terza edizione. EdiSES S.r.l.Napoli.
1.2
CENNI DI FISIOLOGIA: LA MEMORIA
La memoria e la capacité del cervello di
conservare informazioni,
ovvero
quella funzione psiChica omentale volta all'assimilazione, alla ritenzione e a1 riChiamo, sotto forma di riC0rd0, di informazioni apprese durante l'esperienza 0 per via sensoriale. Le memorie di fatti sono informazioni specifiChe; 1e memorie
di attivité sono invece informazioni motorie acquisite e mediante 1a ripetizione di certi gesti 1e memorie di queste attivité sono acquisite a livello inconscio. Le memorie di attivité Che si riferiscono a comportamenti programmati, quali
mangiare, sono immagazzinate in specifiCi distretti del tronCO encefalico. Per quanto riguarda 1e memorie di attivité pil‘l complesse C0ir1volgor10 invece l’integrazione di schemi motori nei nuclei della base, nella C0rteCCia cerebrale e
nel cervelletto.
Sono stati identificati Clue tipi di memoria. La memoria a breve termine, o memoria
primaria,
Che si mantiene
per
breve
tempo
ma,
finChé
persiste,
l’informazione pu‘o essere rievocata immediatamente. La memoria primaria consta di p0Che informazioni. La memoria a lungo termine persiste molto pil‘l a lungo e,
in alcuni casi, anChe per tutta 1a durata della vita. La conversione da memoria a breve termine a quella a lungo termine e definito consolidamento della memoria.
Esistono Clue tipi di memoria a lungo termine: 1a memoria secondaria, Cioe una memoria a lungo termine Che decade C01’1 i1 passare del tempo e riChiede un notevole consolidamento per essere rievocata; e la memoria terziaria, Cioe una memoria a lungo termine Che sembra essere parte della COSCienza, quale quella del nostro nome.
L’amigdala e l’ippocampo, due strutture appartenenti a1 sistema limbico, sono essenziali per il consolidamento della memoria; vie Che decorrono fra l’amigdala e
I’ippocampo hanno i1 compito di legare 1a memoria a specifiChe emozioni. Il nuCleo basilare, un nuC1e0 encefalico Che si trova viCino a1 diencefalo, gioca un
ruolo sia nell’immagazzinamento della memoria sia nel suo richiamo. Sono inoltre presenti vie Che connettono tale nucleo all’ippocampo, all’amigdala e a tutte 1e 9
aree della C0rteCCia cerebrale. Un danno a questo nuCleo e associato a variazioni dello stato ernotivo, della rnernoria e delle funzioni intellettive corne nel caso del
rnorbo di Alzheimer.
La maggior parte delle rnernorie a lungo termine e immagazzinata nella C0rteCCia cerebrale: aree particolari del lobo 0CCipita1e e di quello temporale sono essenziali per la memorizzazione dei visi, delle V0Ci e delle parole. In alcuni casi puo
accadere Che un ricordo particolare puo attuarsi mediante l’attivitél di un singolo neurone: per esernpio in una porzione del lobo temporale un solo neurone risponde a1 suono di una parola, mentre ignora 1e altre. Il consolidarnento della rnernoria
a livello
cellulare prevede rnutarnenti
sia
anatomiCi sia fisiologiCi dei neuroni e delle sinapsi. A livello delle sinapsi Che sono attivate
piu
di
neurotrasrnettitore
frequente,
si verifica
immagazzinato
sia
sia un
un
aurnento
della
quantité
aurnento della quantité
di
di tale
neurotrasrnettitore rilasciata per ogni stirnolazione. Ovviarnente, maggiore e la quantité di neurotrasmettitore Che Viene rilasciato, maggiore e l’effetto Che esso scatena sulla rnernbrana post-sinaptica. Quando un Circuito nervoso Viene attivato
ripetutarnente, i terminali sinaptiCi iniziano a rilaSCiare costanternente piCC01e quantitél di neurotrasmettitore. Quest’ultirno si lega ai recettori presenti sulla rnernbrana post-sinaptica producendo una depolarizzazione graduata Che porta i1 potenziale di rnernbrana ViCino a1 suo valore soglia. La faCilitazione Che risulta da questi eventi influenza tutti i neuroni appartenenti a quel Circuito. Questi
processi
creano
delle
modificazioni
anatomiChe
Che faCilitano
1a
comunicazione nell’ambito di uno specifico Circuito neuronale. Si pensa Che questa faCilitazione della cornunicazione sia i1 processo alla base dei meccanisrni di
memorizzazione.
Ogni singolo
Circuito Che serve all’immagazzinamento
di
un’informazione é Chiamato engramma mnemonico. La conversione di un engrarnrna rnnernonico in rnernoria a lungo termine e un
processo Che di solito impiega un’ora per attuarsi inoltre, sostanze stirnolanti i1
10
sistema nervoso centrale (SNC) come 1a caffeina e la nicotina possono aumentare i1 consolidamento delle informazioni.
L’ippocampo gioca un ruolo di primo piano nel consolidamento della memoria. 11 meccanismo Che esso utilizza e legato alla presenza di recettori NMDA (N-metilD-aspartato), Che sono dei canali a cancello del calcio. Tali recettori utilizzano
C0me neurotrasmettitori i1 glutammato, Che apre i canali del calCio consentendo l’ingresso di questi ioni all’interno della cellula.
1.3
INVECCHIAMENTO CEREBRALE
Variazioni anatomiChe e fisiologiChe cominCiano a farsi vedere gia subito dopo
1a maturita (probabilmente subito dopo i trenta anni di eta) e continuano ad accumularsi con I’andare del tempo. Le alterazioni anatomiche comunemente
reperibili sull’invecchiamento sono: > Riduzione
del peso e delle dimensioni
dell’encefalo:
tale riduzione
dipende
principalmente dalla diminuzione del volume della corteCCia cerebrale. L’encefalo di individui pi1‘1 anziani presenta giri pi1‘1 piccoli, solchi pi1‘1 ampi e uno spazio sub aracnoideo pi1‘1 voluminoso;
> Riduzione del numero di neuroni: il restringimento dell’encefalo é stato associato alla perdita di neuroni corticali, sebbene alcune evidenze mostrino Che questa perdita neuronale non interessa i1 tronco encefalico, o almeno non hello stesso grado;
> Diminuzione dell’afflusso sanguigno: con l’eta, nelle pareti vasali si formano delle plaCChe ateromatose di origine grassosa e questo porta a una diminuzione della quantit‘a di sangue Circolante;
> Variazione nell’organismo delle sinapsi: in molte aree dell’encefalo i1 numero delle diramazioni dendritiche, delle spine e delle comessioni nervose sembra subire una diminuzione. > Variazioni intra ed extracellulari nei neuroni del SNC: molti neuroni encefalici tendono ad accumulare una quantit‘a abnorme di depositi intracellulari, costituiti da lipofuscine e da accumuli di neurofibrille aggrovigliate fra loro.
11
Queste modificazioni anatomiChe sono legate a variazioni anChe funzionali. In generale si pub dire Che l’elaborazione nervosa diventa sempre meno efficiente con l’eté. Tipicamente
il
consolidamento
delle informazioni
diventa
pii‘i
difficoltoso e 1e memorie secondarie, specialmente quelle Che si riferiscono a1 passato pifi recente, diventano pifi diffiCilmente accessibili. Per Circa l’ottanta per cento della popolazione anziana queste variazioni non intralciano i rapporti sociali. Tuttavia, per alcuni soggetti e per ragioni ancora sconosciute, s’instaura una degenerazione progressiva del SNC tale da rendere
1’individu0 non pit autosufficiente. Tra 1e alterazioni degenerative si annovera 1a perdita
di
memoria,
l’amnesia
anterograda
e i
disturbi
emozionali
Che,
raggruppati insieme, caratterizzano 1a demenza senile o senilité. La forma di
demenza senile pii‘l conosciuta ‘e senz’altro il morbo di Alzheimer.
Con i1 primo capitolo si e voluto introdurre l’organo colpito dalla patologia: i1 cervello, andando a fornire alcuni cenni di anatomia e di fisiologia riguardanti 1a parte pifi colpita dalla patologia Cioe 1a memoria. Inoltre sono state descritte 1e
principali variazioni conseguenti all’invecchiamento cerebrale. Nel successivo capitolo verré invece presentata 1a patologia del morbo di Alzheimer attraverso
paragrafi Che tratteranno sintomatologia, i fattori di rischio, i1 procedimento Che porteré ad una diagnosi presunta, i1 trattamento farmacologico e un’analisi epidemiologica.
12
CAPITOLO 11
IL MORBO DI ALZHEIMER
In questo secondo capitolo si passa a descrivere il morbo di Alzheimer
partendo, con il primo paragrafo, da un’introduzione storica. Si prosegue con una presentazione dei principali fattori di rischio facendo una distinzione tra i fattori di rischio certi e quelli possibili; segue
un’analisi epidemiologica non
solo a livello nazionale e mondiale; includendo una proiezione al futuro per quanto riguarda il numero di nuovi casi di demenza. In ultimo si presenta tutto Cio Che riguarda l’evoluzione Clinica, il trattamento e un ultimo paragrafo Che tratteré le maggiori problematiche Che causano una ricerca cosi difficoltosa per trovare una cura a questa patologia.
2.1 CENNI STORICI
La demenza di Alzheimer (Alzheimer’s Disease, AD) consiste in un processo degenerativo Che distrugge in modo lento e progressivo le cellule del cervello
provocando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive superiori quali la memoria, il ragionamento e il linguaggio fino ad una compromissione
totale dello stato funzionale e della capacité di svolgere le normali attivité quotidiane di base. 3 Questa malattia prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer(1864-1915) Che per primo, nel 1907, ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici a seguito di un esame autoptico su una donna di 51 anni affetta da una sconosciuta forma di demenza.
3 Marfisi S. 11 racconto Che cura. La narrazione autobiografica come terapia possibile nella malattia di Alzheimer. Aracne Editrice, Roma 2012, p. 27.
13
Da questo esame autoptico, A. Alzheimer noto una riduzione delle cellule nervose,
la presenza di agglomerati (placche amiloidi) e di fasci di fibre aggrovigliate. Le caratteristiche cliniche e patologiche di questa malattia furono descritte durante il Convegno della Society of South-west German Psychiatrists Che si tenne a Tubingen il 3 novembre 1906 ma, la presentazione, non attiro alcuna attenzione.
Fu in seguito, nel 1910, che Emil Kraepelin (i1 piu famoso psichiatra dell’epoca) introdusse per la prima volta il termine Malattia di Alzheimer nel capitolo sulle Demenze Senile e Presenile (7° Capitolo, 2° volume) de11’8° edizione del suo Handbook of Psychiatry distinguendo questa nuova malattia dalla demenza senile familiare.
2.2 EZIOPATOGENESI E FATTORI DI RISCHIO
La degenerazione neuronale, Che si riscontra nella demenza di Alzheimer, avviene
normalmente anche nell’anziano non patologico. La differenza consiste nel fatto Che, nel paziente affetto dal morbo di Alzheimer, l’atrofia e piu marcata e si
diffonde piu rapidamente rispetto ai soggetti sani. Le cause che portano allo sviluppo della demenza di Alzheimer non sono ancora completamente chiarite: dal punto di Vista biologico si osserva una progressiva e
rapida morte delle cellule cerebrali le cui cause non sono ancora del tutto note, sebbene sia ormai certa la sua associazione con la presenza quantitativamente anomala nel cervello di placche senili costituite principalmente dal peptide [éamiloide (Afil che si possono trovare a livello delle aree cerebrali quali ippocampo,
amigdala e neocorteccia ed ammassi neurofibrillari intra neuronali, formati da proteina Tau iperfosforilata. Tutto cio, a livello cerebrale, si ripercuote con la presenza di un grado variabile di atrofia corticale caratterizzata da un ingrandimento dei solchi parietali accentuato
nei lobi temporali, frontali e parietali; in particolare, negli stadi avanzati della malattia, l'ippocampo, la corteccia entorinale e l'amigdala si atrofizzano in modo severo, dato il loro coinvolgimento a partire gia dalle prime fasi della patologia
14
(Figural). Sono stati eseguiti numerosi studi per individuare 1e possibili cause e fattori di rischio, i quali si differenziano in due categorie : fattori di rischio certi e fattori di rischio possibili. Tra i fattori di rischio certi troviamo l’eté poiché 1a probabilitél di contrarre 1a malattia aumenta con l’aumentare degli anni; questo rischio pub essere dovuto a fattori associativi all’invecchiamento come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia. Altro fattore certo e la familiarité, Che e um concetto diverso dalla forma ereditaria
su base genetica, 1a malattia di Alzheimer infatti non e ereditaria ma per un individuo con un parente stretto malato i1 rischio di manifestare 1a malattia e pifi alto. A questi si associa come fattori di rischio i1 basso livello d’istruzione e 1e relazioni sociali, infatti, numerosi studi hanno rilevato una maggiore percentuale di malati tra i soggetti con bassa scolarité e scarse relazioni sociali in eté avanzata.
Pigum 1 Sezione coronale di un encefalo sano - Sezione coronale Encefalo affetto da Alzheimer
15
Per quanto riguarda i fattori di rischio possibili invece, troviamo 1a depressione 1a quale aumenta i1 rischio di malattia di circa tre volte
, anChe se la depressione si e
verificata dieci anni prima dell’esordio e il sesso poiché i1 numero delle donne affette da malattia di Alzheimer e superiore a quello degli uomini. Inoltre, recenti studi hanno reso noto un ulteriore fattore Che pub influenzare questo rischio. Si tratta di un gene Che si trova nel cromosoma 19 responsabile de11a produzione di una proteina Chiamata apolipoproteina E (ApoE) di cui si riconoscono tre tipi tra
cui 1’ ApoE4. Tale proteina, sebbene poco comune, rende pi1‘1 probabile i1 verificarsi de11a malattia. A1 contrario, non Ci sono evidenze scientifiChe Che dimostrino una qua1Che associazione fra malattia e fattori quali razza, professione, posizione geografica e 1ive110 socio-economico .
2.3 EPIDEMIOLOGIA
L’11 Dicembre 2013, per la prima volta nella storia, 1 leader del G8 (Che raggruppa i governi degli otto principali Paesi del mondo), si sono riuniti a
Londra in un vertice per decidere come affrontare un’emergenza sanitaria mondiale: 1a demenza. A110 stato attuale, nel mondo, i1 numero di persone sopra i sessanta anni e di quasi novecento milioni e questo e associato
a11’aument0 della prevalenza di malattie croniChe C0me 1a demenza; queste ultime C0stituiscon0 sempre di pii‘i un problema rilevante di sanita pubblica
infatti, tali patologie,rappresentano una delle maggiori cause di disabilita ne11a popolazione generale ed hanno un considerevole impatto s0Ci0-sanitari0. 11 peso di questo inveCChiamento contribuisce a confermare 1e stime di numerosi studi epidemiologiCi internazionali Che prevedono, nel 2020, um numero di casi
di demenza di 01tre 48 milioni, Che potrebbe raggiungere, nei successivi venti
16
anni, una cifra superiore agli 81 milioni di persone, concentrata nei paesi in via di sviluppo.4 Si stima Che nel febbraio 2016 le persone affette da Alzheimer in Italia siano 600.000 e, a causa dell'invecchiamento della popolazione, siano destinati ad aumentare; in Italia infatti si contano 13,4 milioni di ultrasessantenni, pari al
ventidue per cento della popolazione. L'ADI (Alzheimer's Disease International) ha stimato a livello mondiale per il 2015 oltre 9,9 milioni di nuovi casi di demenza all'anno, cioe un nuovo caso ogni 3,2 secondi. L'eta media dei malati di Alzheimer e di 78,8 anni (era di 77,8
anni nel 2006 e di 73,6 anni nel 1999). Il settantadue per cento dei malati e
costituito da pensionati e sono invecchiati anche i caregiver impegnati nella loro assistenza: hanno mediamente 59,2 anni (avevano 54,8 anni nel 2006 e 53,3 anni
nel 1999). Pur essendo sempre i figli dei malati a prevalere tra i caregiver, in particolare per le pazienti di sesso femminile (in questo caso i figli sono il 64,2 per cento dei caregiver), negli ultimi anni nell'assistenza al malato sono aumentati i partner che sono passati dal 25,2 per cento del totale del 2006 al 37 per cento del 2015, soprattutto se il malato e di sesso maschile. Questo dato
spiega anche l'aumento della quota di malati che vivono in casa propria, in particolare se soli con il coniuge dal 22,9 per cento del 2006 al 34,3 per cento del
2015. La demenza di Alzheimer rappresenta il 54 per cento di tutte le demenze con una prevalenza nella popolazione con pii‘i di 65 anni di eta del 4,4 per cento. La prevalenza di questa patologia aumenta con l'eta e risulta maggiore nelle donne, che presentano valori che vanno dallo 0,7 per cento per la classe d'eta
4 Rapporto Mondiale Alzheimer 2015. L’impatto globale della demenza- un’analisi di prevalenza, incidenza, costi e dati di tendenza. Disponibile su http://www.alzheimer.it/renort20155ummarV.Ddf.
l7
65-69 anni al 23,6 per cento per le ultranovantenni, rispetto agli uomini i cui valori variano dallo 0,6 per cento al 17,6 per cento. 5
2.4 DIAGNOSI PRESUNTA Secondo i criteri diagnostiCi internazionali, Clinicamente si deve sempre parlare di malattia di Alzheimer probabile o presunta, perChé la diagnosi certa si pub fare solo esaminando il tessuto cerebrale dopo la morte verificando cosi la presenza di elevate quantita di proteina Tau e beta- amiloide sottoforma di plaCChe e gomitoli neuro fibrillari insolubili. La persona affetta da Alzheimer non e sempre C0r1sapevole della portata dei suoi problemi, per questo motivo molto spesso a svolgere un ruolo Chiave nella formulazione di una diagnosi e la
famiglia, Che riChiede il consulto medico. La riChiesta del consulto mediCO, solitamente, succede quando i problemi di memoria o comportamentali sono diventati tali da nuocere alla dimensione della Vita quotidiana. A volte succede Che si sia un ritardo nella diagnosi perChé si pensa Che i disturbi della memoria
siano collegati all’invecchiamento, oppure perché i familiari temono 1a diagnosi. La prima tappa consiste nella diagnosi di demenza e si inizia traCCiando un profilo dettagliato del modo in cui i sintomi sono comparsi, verificando inoltre
lo stato di salute generale. Il modo in cui i sintomi sono comparsi e la cronologia degli eventi sono essenziali per determinare la diagnosi facendo riferimento anChe alla storia personale. Segue un esame fisico
della persona
per capire se a causare disturbi cognitivi non sia forse un’affezione diversa dalla demenza. Viene effettuato un CheCl<-up sui problemi cardiaCi, Circolatori e polmonari oltre ad un esame neurologico per assicurarsi Che non Vi siano segni
anomali i quali potrebbero orientarlo verso un’altra malattia neurologica. Il mediCO,
se
lo
ritiene
necessario,
potrebbe
riChiedere
una
valutazione
psiChiatrica per escludere altre malattie in particolare la depressione Che puo causare perdite di memoria simili a quelle legate alla malattia di Alzheimer 0 di 5 Ministero della salute. Dati epidemiologici. Disponibile su http:[[www.salutegovjtz.
18
demenza. Il medico, durante il colloquio con il paziente, andra anche a valutare
la capacita cognitiva della persona attraverso un questionario strutturato e attraverso semplici test come ad esempio un mini esame dello stato mentale, valutazione dell’orientamento, memoria a breve termine, attenzione, capacita di calcolo 0 test di fluidita verbale. Inoltre, per determinare l’origine di eventuali
problemi individuati nelle fasi precedenti, il medico puo avvalersi di esami pii‘i approfonditi attraverso una risonanza magnetica 0 con l’ausilio di esami per analizzare lo stato circolatorio e cioe la perfusione cerebrale. Si puo parlare di malattia di Alzheimer probabile quando sono presenti determinati criteri clinici (NINCDS-ADRDA) per la diagnosi di malattia di Alzheimer
(Mc
(maggiormente
Khann dopo
et al, 2011) come: i 65 anni
di
esordio
tra
eta); peggioramento
i 40 e i 90 anni progressivo
della
memoria e di altre funzioni cognitive con assenza di patologie sistemiche 0 di altre malattie cerebrali responsabili di deficit cognitivi e amnesici di tipo
progressivo; assenza di disturbi di coscienza; deficit di due 0 pifi aree cognitive quali ad esempio, il linguaggio, il ragionamento, la capacita di giudizio ed infine,
la
demenza,
deve
essere
stabilita
attraverso
un
esame
clinico
e
documentata con scale di valutazione che vadano ad indagare alcuni aspetti del comportamento come la Dementia Blessed Scale oppure con punteggi medio-
bassi a test atti a misurare la presenza di decadimento cognitivo come: il Mini Mental State Examination (MMSE).
La diagnosi di Alzheimer probabile e ulteriormente supportata da test strumentali ed esami di laboratorio quali, ad esempio: elettroencefalogramma (EEG); esame del liquor cerebrospinale per verificare l’assenza di infezioni e la tomografia assiale computerizzata (TAC) per Visualizzare un eventuale atrofia cerebrale (Figura 2).
l9
spa: caracnczda ' ,
.
”H NORMALE
ATROFIA CEREBRALE
Pigum Z-Risonunza magnetica di un cervello in un individuo sano(a sinistm) e di un cervello in un paziente con atrofia cerebrale(a destm)
In caso di atrofia cerebrale i ventricoli cerebrali e gli spazi sub aracnoidei compresi dell'atrofia volume
tra
cervello
cerebrale dell'ippocampo,
e teca inoltre,
cranica
saré
struttura
saranno
presente
anche
fondamentale
dilatati la per
a causa
riduzione la
di
memoria
localizzata in corrispondenza del lobo temporale. Ulteriori
caratteristiche CliniChe compatibili
Alzheimer sono:
con la diagnosi presunta
sintomi associati quali depressione, insomnia,
di
disturbi di
personalité e reazioni verbali emotive o fisiChe di tipo catastrofico.
2.5 SINTOMATOLOGIA ED EVOLUZIONE CLINICA
Il morbo di Alzheimer peggiora nel tempo. Gli esperti harmo sviluppato delle
“tappe” per descrivere come le abilité di una persona cambino, rispetto alla loro normale funzionalité, a causa del morbo di Alzheimer in fase avanzata. Queste
“tappe” consistono i sette fasi della malattia; 1a cosa Che va tenuta sempre presente e Che queste fasi possono sovrapporsi, ed e quindi diffiCile Classificare
una persona Che soffre del morbo di Alzheimer in fase specifica; le fasi descritte di seguito hanno il fine di fornire un’idea generale di come le abilitél Cambino durante il corso della malattia. I sintomi del morbo di Alzheimer possono
20
variare notevolmente, e non tutti potranno riscontrare gli stessi sintomi 0 un decorso alla stessa velocita. Questo quadro, caratterizzato da sette fasi, si fonda su un sistema sviluppato da
Barry Reisberg, M.D., direttore clinico del Dementia Research Center (Centro di Ricerca sull’Invecchiamento e la Demenza) della New York University School of Medicine.
-
Fuse 1 nessuna disabilita (funzionalita normale): 1a persona non soffre di problemi di memoria e un eventuale Visita effettuata presso un medico non mostrera alcuna prova di sintomi di demenza.
-
Fuse 2 declino cognitivo molto lieve (e possibile che si tratti di normali cambiamenti legati all'eta o dei primi segnali del morbo di Alzheimer): 1a persona potrebbe segnalare 1a sensazione di avere vuoti di memoria dimenticando
parole
famigliari
o la
posizione
di
oggetti
di
uso
quotidiano. Tuttavia, nessun sintomo di demenza puo essere rilevato nel corso di una Visita medica oppure da amici, familiari o colleghi di lavoro.
_ Fuse 3 declino cognitivo lieve (i1 morbo di Alzheimer in fase precoce pub essere diagnosticato con questi sintomi in alcune, ma non in tutte 1e persone): amici, familiari o colleghi di lavoro iniziano a notare delle difficolta. Nel corso di una Visita medica accurata, i medici possono essere in grado di rilevare problemi di memoria 0 di concentrazione.
Le difficolta pii‘i comuni Che si possono notare sono: Evidenti difficolta a trovare la parola 0 i1 nome giusto Problemi a ricordare i nomi quando vengono presentate nuove persone
Difficolta notevolmente maggiori nello svolgere dei compiti in contesti sociali 0 di lavoro >
Dimenticare cose appena lette 21
Perdere 0 non trovare un oggetto di valore Aumento dei problemi di programmazione o organizzazione
Fuse 4 declino cognitivo moderato (morbo di Alzheimer lieve o in fase precoce): a questo punto, una Visita medica accurata dovrebbe poter rilevare Chiari sintomi in diversi ambiti come:
Dimenticanza di eventi recenti Compromissione della capacité di eseguire calcoli aritmetici mentali
impegnativi ad esempio, il contare a ritroso da 100 a sette a sette Maggiore difficolté a svolgere compiti complessi, quali, ad esempio, la
pianificazione della cena per gli ospiti, il pagamento delle bollette 0 la gestione delle finanze Dimenticanza della propria storia personale Carattere sempre pifi lunatico 0 riservato, soprattutto in occasione di situazioni socialmente 0 mentalmente impegnative
Fuse 5 declino cognitivo moderatamente grave (morbo di Alzheimer moderato o in stadio intermedio): 1e lacune nella memoria e nel pensare diventano evidenti, e 1e persone cominciano ad avere bisogno di aiuto per svolgere 1e attivité quotidiane.
In questa fase, Chi é affetto dal morbo di Alzheimer potrebbe: >
Non essere in grado di ricordare il proprio indirizzo o numero di telefono oppure la scuola superiore 0 l'université presso la quale si e laureato Confondersi sul luogo in cui si trova 0 sul giorno attuale
Avere problemi con l’esecuzione di calcoli aritmetici mentali poco impegnativi
22
Avere bisogno di aiuto per scegliere un abbigliamento adeguato per la stagione 0 per l'occasione Ricordare ancora particolari significativi su se stessi e la loro famiglia Non necessitare ancora di assistenza per mangiare 0 andare in bagno
Fuse 6 declino cognitivo grave (morbo di Alzheimer moderatamente grave o in fase media): 1a memoria continua a peggiorare, possono aver luogo Gambiamenti di personalité; 1e persone hanno bisogno di notevole aiuto per svolgere 1e attivité quotidiane.
In questa fase, tali individui potrebberoz Perdere 1a consapevolezza delle esperienze pil‘i recenti e di Cio Che 1i circonda
Ricordare i1 proprio nome, ma avere difficolté a ricordare 1a propria storia personale
Distinguere i volti noti e non noti, ma avere difficolté a ricordare i1 nome di un coniuge 0 di una persona Che l’assiste Avere bisogno di aiuto per vestirsi correttamente e, in caso di mancato
controllo, compiere errori quali indossare i1 pigiama sopra i vestiti di giorno 0 indossare scarpe a1 contrario
Vivere l’esperienza di grandi Gambiamenti nei modelli di sonno dormire durante i1 giorno e diventare irrequieto di notte
Avere bisogno di aiuto nel gestire alcuni dettagli dell’igiene personale Avere problemi sempre pin frequenti nel controllare 1a vescica 0 l’intestino
Vivere
l’esperienza di notevoli
Gambiamenti di personalité
e di
comportamento, tra cui 1a sospettosité e 1e fissazioni (come credere Che 1a persona Che l’assiste sia un’imbrogliona)
oppure
comportamenti
23
incontrollabili o ripetitivi, come torcersi le mani 0 fare a pezzetti i fazzoletti di carta Tendere a vagare 0 perdersi - Fuse 7 declino cognitivo molto grave (morbo di Alzheimer grave o in fase avanzata): nella fase finale di questa malattia, la persona perde la capacité
di
rispondere
a1 suo
ambiente,
di
portare
avanti
una
conversazione e, in seguito, di controllare i movimenti. L’individuo pub ancora utilizzare parole o frasi. In questa fase, é necessario molto aiuto nella cura personale quotidiana, tra cui mangiare 0 per l’igiene personale. Possono andare perdute le capacité di sorridere, di sedersi senza supporto e di sorreggere la propria testa. I riflessi diventano anomali.
I muscoli diventano rigidi.
La
deglutizione diventa compromessa. Il sintomo cardine del morbo di Alzheimer é sicuramente la perdita di memoria ma, bisogna tenere presente Che molte persone hanno problemi di perdita di memoria e Cib non significa Che queste ultime soffrano del
morbo di Alzheimer 0 di un’altra forma di demenza. A110 stesso tempo bisogna considerare il fatto Che la perdita di memoria, qualora sconvolga la
Vita
quotidiana,
non
dell’invecchiamento, bensi
rappresenta
pub
una
essere un
caratteristica
sintomo
normale
del morbo
di
Alzheimer oppure di un altro tipo di demenza.
24
Si possono riassumere in dieCi, i sintomi 0 segnali Che potrebbero essere un
campanello d’allarme tale da poter richiedere un consulto medico: 1. La perdita di memoria Che sconvolge la Vita quotidiana: questo sintomo si nota perChé la persona tende a Chiedere le stesse informazioni pii‘i volte o dimentica informazioni apprese di recente
2. Sfide nella programmazione o nella soluzione dei problemi: si notano cambiamenti nella capaCita della persona di sviluppare o seguire un programma; possono avere problemi a ricordare cose a loro familiari C0me una ricetta; oppure si possono riscontrare difficolta nel concentrarsi 3.
Difficolta nel C0mpletare gli impegni famigliari a casa, al lavoro 0 nel
tempo libero: le persone Che soffrono del morbo di Alzheimer hanno spesso difficolta a C0mpletare le attivita quotidiane. A volte, possono
avere problemi per guidare l’auto verso un luogo familiare, per gestire un budget al lavoro o ricordare le regole di un gioco preferito. 4. Confusione con tempi o luoghi: gli individui possono mostrare la tendenza a perdere il senso delle stagioni e del passare del tempo. 5. Difficolta a capire le immagini Visive e i rapporti spaziali: tali individui possono avere difficolta a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore 0 il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno speCChio, e pensare Che qualcun altro sia nella stanza. Potrebbero non capire di essere loro la persona nello speCChio. 6. Nuovi problemi C0n le parole nel parlare o nello scrivere: Chi soffre del morbo di Alzheimer puo avere difficolta a seguire o a parteCipare a una conversazione. Questi individui possono fermarsi nel bel mezzo di una conversazione e non avere alcuna idea di C0me continuare, oppure puo
accadere Che si ripetano. Potrebbero avere problemi a trovare la parola giusta 0 Chiamare le cose con il nome sbagliato
7. Non trovare le cose e perdere la capacita di ripercorrere i propri passi: le persone Che soffrono del morbo di Alzheimer possono laSCiare gli oggetti in luoghi insoliti. Possono perdere le cose e non essere in grado di
tornare sui propri passi per trovarle di nuovo. A volte, esse possono accusare gli altri di averli rubati. Con il passare del tempo, Cio puo
verificarsi pifi frequentemente. 8. Ridotta o scarsa capaCita di giudizio: Chi soffre del morbo di Alzheimer
puo sperimentare cambiamenti nel giudizio o nel processo deCisionale. Ad esempio, queste persone possono dare prova di scarsa capaCita di giudizio nel maneggiare il denaro o possono prestare meno attenzione alla cura della propria persona e all’igiene personale. 9. Ritiro dal lavoro o dalle attivita sociali: i soggetti possono iniziare a rinunCiare a hobby, attivita sociali, progetti di lavoro o attivita sportive. Esse possono anChe evitare di socializzare a causa dei cambiamenti Che starmo Vivendo.
10. Cambiamenti di umore e personalita: l'umore e la personalita delle persone Che soffrono del morbo di Alzheimer possono cambiare. Essi possono diventare confusi, sospettosi, depressi, spaventati o ansiosi.
Possono essere faCilmente suscettibili a casa, al lavoro, con gli amiCi o nei luoghi nei quali sono al di fuori della loro zona di comfort. Su questa base esistono Classificazioni della gravita Clinica della demenza come
la Global Deterioration Scale , Che ipotizza una ”retrogenesi” Cioe un percorso all’incontrario dell’apprendimento del bambino secondo Piaget (Tabella 1).
Tabella 1- Global Deterioration Scale (GDS) GLOBAL DETERIORATION SCALE (GDS) FASE CLINICA 1° NORMALE
CARATTERISTICHE CLINICHE
Non si registrano disturbi soggettivi di perdita di memoria Non si e riscontrata alcuna perdita di memoria all'esame clinico del soggetto.
_
Si registrano piu disturbi di perdita di memoria, nei seguenti settori: A. dimenticarsi 2° AMNESIE RICORRENTI
i1 posto in cui sono stati messi oggetti; B. dimenticarsi nomi Che precedentemente erano
ben noti. Non si ha alcuna prova oggettiva di perdita di memoria all'esame clinico del
soggetto. Non si riscontra un deficit oggettivo sul lavoro e nelle situazioni sociali. Adeguata preoccupazione per la sintomatologia.
Manifestazioni in piu di uno dei seguenti ' settori: A. i1paziente si pub perdere Viaggiando in un luogo familiare; B. i colleghi si rendono conto del rendimento scarso del 3° CONFUSIONE INIZIALE
paziente; C. gli amici notano difficolt‘a nel trovare parole e nomi; D. i1 paziente pub
leggere un brano 0 un libro e ricordarsi poco di quello Che ha letto; E. i1 paziente manifesta difficolt‘a nel ricordarsi i nomi; F. i1 paziente
pub aver smarrito un oggetto di valore; G. durante l'esame clinico possono manifestarsi carenze di concentrazione. La dimostrazione oggettiva della perdita di memoria si ottiene solamente in seguito a un esame intensivo condotto da un esperto psico-geriatra. Deficit definito durante gli esami clinici Che si manifesta nei seguenti settori: A. minor 4° CONFUSIONE AVANZATA
conoscenza di avvenimenti recenti; B. perdite
di memoria riguardo 1a propria anamnesi; C. difficolt‘a di concentrazione; D. minor capacita
di Viaggiare, gestire 1e finanze etc.; E. ridotta capacit‘a nello svolgere compiti complessi. 11 paziente non riesce piu a sopravvivere senza aiuto. Durante i1 colloquio con il medico non riesce a ricordare aspetti rilevanti della propria Vita attuale, ad esempio: A. l'indirizzo 0 i1 numero telefonico; B. i nomi dei membri
della famiglia; C. i1 nome della scuola 5° DEMENZA INIZIALE
secondaria o dell'universit‘a dove si e
diplomato. Spesso si riscontrano 27
disorientamenti nel tempo e nello spazio. Una persona istruita pub riscontrare difficolta nel contare all'indietro sottraendo 4, 0 da 20
sottraendo 2 numeri alla volta. Le persone a questo stadio si ricordano di molti fatti importanti riguardanti loro stessi e gli altri, sanno immancabilmente i1 loro nome e generalmente si ricordano di quello del
coniuge e dei loro figli. Il paziente non ha bisogno di aiuto per la cura della persona 0 per mangiare, Ina pub avere difficolt‘a nella
scelta degli abiti appropriati. Il paziente pub dimenticarsi i1 nome del coniuge, dal quale dipende completamente
per sopravvivere. E' per lo piu ignaro di tutti gli avvenimenti recenti. Conserva qualche 6° DEMENZA MODERATA
cognizione del proprio ambiente, dell'anno,
della stagione etc. Pub avere difficolt‘a a contare all'indietro da 10, e talora anche in
avanti. Ha bisogno di assistenza nella Vita quotidiana: pub diventare incontinente; ha bisogno di assistenza durante i Viaggi, ma pub essere in grado di spostarsi in luoghi familiari. Il ritmo diurno e disturbato. Ricorda i1 proprio nome e riesce a distinguere nell'ambiente
persone familiari da quelle non familiari. Si verificano cambiamenti di personalit‘a ed emotivi: deliri; sintomi ossessivi; sintomi di
ansia, agitazione e comportamento Violento; abulimia cognitiva, cioe perdita della facolta per cui l'individuo pub mantenere un pensiero sufficientemente a lungo per portare a temine una azione finalistica.
Tutte le capacita verbali sono perse. Frequentemente solo "grugniti". Incontinenza urinaria. Richiede assistenza nella cura di sé e 7° DEMENZA AVANZATA
per nutrirsi. Ha perso 1e capacit‘a psicomotorie di base ad esempio 1a capacit‘a di camminare. Il cervello sembra non piu capace di dire a1 corpo cosa fare. Segni e sintomi neurologici
generalizzati e corticali sono frequentemente presenti.
28
2.6 TRATTAMENTO
Allo stato delle attuali conoscenze per la terapia farmacologica della malattia di
Alzheimer non disponiamo di un trattamento causale, Cioe consistente nella rimozione della causa della malattia, ma soltanto di farmaci ”sintomatici” cioé
finalizzati all’attenuazione delle manifestazioni Cliniche della malattia. I farmaci
impiegati per i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer si possono distinguere in:
farmaci
per
la malattia
di
Alzheimer
e farmaci
per
i disturbi
del
comportamento.
Tra
i
farmaci
per
la
malattia
di
Alzheimer
troviamo:
gli
inibitori
dell’acetilcolinesterasi tra cui possiamo riconoscere Donepezil, Galantamina e Rivastigmina. Tali farmaci sono indicati nella malattia di Alzheimer in fase lieve e moderata. Il presupposto teorico del loro impiego risiede nel riscontro nella malattia
di
Alzheimer
di
una
carenza
cerebrale
della
sostanza
Chimica
acetilcolina, importante per la memoria e il pensiero. L’acetilcolina invia messaggi da una cellula all’altra e, dopo aver terminato i1 suo compito, Viene
distrutta dall’enzima acetilcolinesterasi in modo che non si accumuli tra le cellule. Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, sostanze Che bloccano l’attivita dell’acetilcolinesterasi, mantengono la disponibilit‘a cerebrale di acetilcolina e possono compensare, ma non arrestare, la distruzione delle cellule provocata dalla malattia. Possono migliorare alcuni sintomi cognitivi (quali memoria e attenzione) e comportamentali (quali apatia, agitazione e allucinazioni), ma questa loro capacita diminuisce con la progressione della malattia. Bisogna tenere presente Che tra i principali effetti collaterali di questi farmaci vi sono la nausea e il rallentamento della frequenza cardiaca, motivo per cui si rendono
necessari periodici controlli elettrocardiografici. Nelle fasi definite moderatamente severa e severa Viene impiegata invece la Memantina
la
quale
agisce
compensando
gli
effetti
tossici
derivanti
dall’eccessiva eccitazione delle cellule nervose causata dal glutammato: esso ha un ruolo essenziale dell’apprendimento e nella memoria, ma i1 suo eccesso 29
produce una quantitél abnorme di calCio nelle cellule nervose provocandone 1a morte. La Memantina puo proteggere 1e cellule da questo eccesso. Si ritiene Che i1 farmaco abbia un duplice effetto: sintomatico, migliorando in alcuni casi i
sintomi cognitivi e comportamentali, e neuro protettivo. Durante l’assunzione di questo farmaco e importante tenere presente Che tra gli effetti collaterali vi sono capogiri e agitazione.
Altri farmaCi impiegati sono gli antiossidanti. Si ritiene Che questi farmaCi intervengano nei processi ossidativi Che caratterizzano l’invecchiamento. II Ioro impiego contribuirebbe a ”rallentare” i meccanismi Che portano alla perdita delle cellule cerebrali. Per quanto riguarda i disturbi comportamentali, bisogna tenere presente Che i
disturbi del comportamento, dell’umore e i sintomi psicotici, Che maggiormente generano stress nella famiglia e aumentano i1 peso dell’assistenza, non sono unicamente causati dalla degenerazione cerebrale ma anChe dal modo in cui i1 malato si adatta alle sue progressive incapacité. Nel caso non sia sufficiente 1a terapia non farmacologica ma sia necessario riC0rrere ai farmaCi, questi devono essere usati con la massima cautela per i numerosi effetti collaterali. Tra i farmaCi impiegati per questo tipo di problematiChe troviamo: gli antidepressivi; gli ansiolitiCi e gli ipnotiCi ed infine gli antipsicotiCi. Questi ultimi vengono
impiegati nel trattamento dei disturbi comportamentali delle demenze, quali i deliri, 1e allucinazioni, I’aggressivité, l’agitazione, l’insonnia. E’ opportuno
sottolineare Che 1a ricerca scientifica sta compiendo importanti progressi e Che sono in fase di sperimentazione nuove molecole nella prospettiva di sviluppare una terapia "Causale” della malattia di Alzheimer. In particolare, sono in avanzata fase di sperimentazione i farmaci “anti-amiloide”, i1 cui presupposto
teoriC0 risiede nella dimostrazione Che nel cervello dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer si deposita, sottoforma di plaCChe, una proteina anomala, denominata beta-amiloide.
3O
2.7 DIFFICOLTA’ NELLA RICERCA DI UNA CURA PER IL MORBO DI ALZHEIMER
IS: in C0rso una ricerca trattamento,
prevenzione,
a livello mondiale per trovare nuovi metodi e, in ultima
analisi,
una
cura
per
il
morbo
di di
Alzheimer e le altre demenze progressive. Oggi, i trattamenti si rivolgono solamente ai sintomi del morbo di Alzheimer;
tuttavia gli scienziati continuano a studiare modi per fermare 0 rallentare l’avanzamento della malattia, identificare i fattori di rischio e migliorare 1a capacité di diagnosticare il morbo di Alzheimer in una fase precoce del processo della malattia. Nel lungo perC0rs0 alla scoperta di una cura per questa malattia, si sono incontrate numerose difficolté Che harmo reso insidiosa la ricerca per molte
ragioni". Alcune di queste sono: >
11 cervello e fatto di cellule perenni Che non si replicano e quindi le
lesioni prodotte non sono reversibili, C0me pub avvenire per la riparazione di una ferita sulla cute. OCCOrre quindi un intervento farmacologico prima Che un darmo grave sia prodotto
> I primi sintomi molto probabilmente si harmo quando la malattia opera nel cervello giél da alcuni armi. Non sappiamo quindi quando inizia il processo patologico perché Ci mancano dei ”segnali” biologici o Clinici sicuri e misurabili per la fase pre Clinica della demenza, per scoprire Chi si ammaleré di Alzheimer : oggi perb se me starmo proponendo alcuni, ma il pii‘i sensibile deriva da un esame invasivo ( puntura lombare) diffiCile da proporre C0me screening >
I meccanismi fino ad oggi ipotizzati per la patogenesi del darmo cellulare cerebrale non harmo trovato risultati C0r1ClusiVi e conferme
sufficienti. Oggi ad esempio nel 30% dei casi si trovano alterazioni da 6 Alz.org Italia. Ricerca sul morbo di Alzheimer. Disponibile su http:[[www.alz.org[it. 31
malattia di Alzheimer grave nel cervello di persone Che non avevano in
Vita nessun deficit cognitivo >
La ricerca fatica ad avere modelli di studio, ad esempio animali, Che sicuramente si possano trasferire sull’uomo, Vista 1a natura particolare
della malattia, Che C01pisce appunto i1 pensiero umano Che e molto
lontano (nella maggior parte dei casi), da quello degli animali da laboratorio
Per gli studi sull’uomo scarseggia 1a possibilité di studiare il cervello di persone 1a cui funzione cognitiva sia stata ben conosciuta in Vita
Ma oggi abbiamo
acquisito conoscenze sufficienti per sapere Che, se non abbiamo ancora una terapia, possiamo modificare profondamente i1 percorso Che porta alla malattia e il percorso Clinico Che accompagna 1e persone con demenza. Con i1 capitolo secondo si riesce a comprendere quali conseguenze comporta questa patologia e come, a volte, i sintomi vengano sottovalutati provocando
cosi un ritardo nella ”diagnosi”. Inoltre si sono volute presentare 1e principali difficolté Che complicano 1a ricerca di una cura per questa malattia Che ad oggi ancora non esiste.
32
CAPITOLO III
IL PAZIENTE E LA PERDITA DI SE STESSO: PROCESSO ASSISTENZIALE NEL DECORSO DEL MORBO DI ALZHEIMER
Il terzo capitolo si pone l'obiettivo di presentare i vari aspetti della gestione
infermieristica del paziente affetto da Alzheimer partendo dall' individuazione dei bisogni
e delle
diagnosi
infermieristiche
proprie
di
questo
paziente
soffermandoci in modo particolare sul fine Vita del paziente; fino al ruolo di educatore sanitario Che ha l'infermiere nei confronti del caregiver esaminando in modo mirato la comunicazione con il paziente.
3.1 LA CARTA DEI DIRITTI DEL MALATO DI ALZHEIMER
La Carta dei diritti del malato di Alzheimer e stata approvata dalle assemblee generali dell’Alzheimer’s Disease International (ADI), Alzheimer Europe e
Alzheimer Italia. La Carta mette in evidenza alcuni punti fondamentali: >
il diritto del malato a un rispetto e a una dignita pari a quella di ogni altro Cittadino;
>
il diritto del malato a essere informato sulla sua malattia e sulla sua prevedibile evoluzione;
>
il diritto del malato (0 del rappresentante legale) a partecipare, per
quanto possibile, alle decisioni riguardanti il tipo di cura e di assistenza presente e futura;
>
il diritto del malato ad accedere a ogni servizio sanitario e/o assistenziale
al pari di ogni altro Cittadino;
33
>
i1 diritto di disporre di servizi speCializzati, Che affrontino specificamente i problemi della demenza;
>
i1 diritto del malato e di Chi si prende cura di lui di scegliere fra 1e diverse opzioni di cura- assistenza Che si prospettano;
>
i1 diritto del malato, considerata la sua vulnerabilita, a una speCiale tutela e garanzia contro gli abusi fisiCi e patrimoniali;
>
i1 diritto, in assenza di rappresentanti legali, 0 nel caso in cui i potenziali rappresentanti legali rifiutassero 1a tutela, di avere per legge un tutore uffiCiale scelto dal tribunale.
3.2
GESTIONE
INFERMIERISTICA
DEL
PAZIENTE
AFFETTO
DA
ALZHEIMER
Gli interventi infermieristiCi per la demenza sono finalizzati a mantenere i1 pii‘i
a lungo possibile una buona funzionalita e l’indipendenza della persona oltre Che promuovere 1a sicurezza fisica; 1a riduzione dell’ansia e dell’agitazione;
migliorare
1a comunicazione;
garantire
1a socializzazione
e l’intimit‘a;
promuovere un’adeguata alimentazione ed infine, ma non meno importante, educare e supportare i familiare e il caregiver. PoiChé 1a demenza di qualsiasi tipo e degenerativa e progressiva, 1a persona
mostra un declino nella funzione cognitiva e, quando quest’ultima declina, i familiari devono provvedere a una maggiore assistenza e supervisione. Chi oggi e affetto da patologie dementigene presenta una condizione di non autosuffiCienza diversa dalla dipendenza dovuta a malattie fisiChe; 1a perdita delle funzioni motorie e tardiva nelle persone C01’1 demenza,
Che spesso
mantengono una buona mobilita. La prevedibilita, 1a stabilita di solito ass0Ciata alla condizione cronica non si applica alle persone C01’1 demenza 1e quali sono
portatriCi di maggior impegno per curarli. Il grave disturbo cognitivo, ass0Ciat0 a1 mantenimento delle capaCita di deambulazione, porta a1 C0stante periC010 di
34
iniziative incongrue e potenzialrnente lesive 0 auto lesive, tutto cib si aggrava in relazione
alla comparsa
dei
disturbi
del comportamento
Che rendono la
gestione assistenziale ancora rneno programmabile.
In questi casi l’assistenza si associa alla sorveglianza. La necessita di aiutare le persone nella vita quotidiana per quelle funzioni Che non riescono a svolgere si modifica profondarnente di fronte ai bisogni delle persone con demenza. Da una parte
infatti
questo
aiuto
spesso non
e compreso
e vi pub
essere
opposizione a tutte 1e manovre; dall’altra occorre anche sorvegliare che non vi siano iniziative pericolose 0 comportarnenti lesivi che richiedano un intervento. A tal proposito ci sono degli interventi che si possono attuare per attenuare e controllare al meglio alcune di queste difficolta che si incontreranno durante il caregiving ad una persona affetta da Alzheimer. Un ambiente calmo e prevedibile; un atteggiamento pacato e gentile andranno a minimizzare la confusione e il disorientarnento della persona e a darle un senso di sicurezza; inoltre avere un orologio e un calendario ben visibili favorira
l’orientamento temporale del paziente. Educare il caregiver a create un ambiente domestico adatto e sicuro permettera non solo all’assistito di spostarsi pifi liberarnente rna sollevera anche il caregiver dalla costante preoccupazione per l’incolumita di quest’ultimo. Le luci notturne, per esempio, risultano essere
estremarnente necessarie soprattutto se l’assistito presenta confusione notturna.
Sarebbe utile consigliare al caregiver di far indossare al paziente un braccialetto di identificazione, nel caso in cui si dovesse allontanare e, a tal proposito, le
porte di ingresso dovrebbero avere delle chiusure da sicurezza proprio per minimizzare corteccia
questo
rischio.
cerebrale non
Anche
consentono
se i carnbiarnenti alla persona
fisiopatologici
affetta
della
da Alzheimer
di
mantenere l’indipendenza, 1e persone dovrebbero essere assistite ad agire in modo autonomo il pii‘i a lungo possibile e in tutte quelle attivita che sono ancora in
grado
di
svolgere in
sicurezza.
Un
suggerirnento
e quello
di
semplificare le attivita quotidiane, organizzandole in fasi in modo che l’assistito 35
possa
conseguire
un
senso di
realizzazione
personale.
l5 estremamente
importante che l’individuo affetto da Alzheimer mantenga la propria dignita e la propria autonomia e Che sia incoraggiato ad effettuare scelte e a partecipare i1
pifi possibile alle attivita di cura di sé. Nonostante i1 decadimento cognitivo, i soggetti a volte hanno dei momenti di
lucidita nei quali capiscono e percepiscono i1 diminuire delle proprie abilita, proprio per questo motivo necessitano di un costante sostegno emotivo Che
rafforzi una positiva immagine di sé. Per prevenire stati di agitazione e aggressivita (noti anche come reazioni catastrofiche), l’ambiente dovrebbe essere semplice,
familiare
e calmo
a1 fine
di non
creare
confusione
ed
eccitazione nel paziente. Queste reazioni catastrofiche sono i1 modo del paziente di esprimere 1a propria incapacita di affrontare l’ambiente e possono palesarsi sottoforma di Violenza verbale 0 fisica, pianti 0 grida. Quando cib accade é
importante non cadere nella tentazione di agitarsi ed urlare sopra l’assistito; bensi bisogna sforzarsi di mantenere 1a calma in quanto 1a persona dimentica velocemente cosa ha scatenato 1a reazione. Se i1 paziente non riesce a calmarsi,
mezzi come la musica, i1 dondolamento, 1e carezze (se i1 soggetto accetta i1 contatto fisico) 0 spostarsi in un luogo pil‘i familiare, possono contribuire a
tranquillizzare l’indiViduo. L’educazione sulla demenza ai caregiver ‘e imperativa per minimizzare l’agitazione degli assistiti e pub essere efficacemente realizzata da infermieri professionisti.
Per
promuovere
l’interpretazione
dei
messaggi
da
parte
dell’assistito, l’infermiere, i familiari 0 il caregiver oltre ad esprimersi in modo calmo dovrebbero minimizzare i rumori e ridurre a1 minimo 1e distrazioni;
dovrebbero usare frasi chiare e di facile comprensione poiché i1 paziente spesso
dimentica i1 significato delle parole 0 ha difficolta ad organizzare ed esprimere i pensieri. Nelle fasi tardive della patologia, i1 soggetto pub essere ancora in grado di indicare un oggetto 0 di usare i1 linguaggio verbale per comunicare; in
ogni caso, anche nelle fasi iniziali della malattia, gli stimoli tattili come per 36
esempio un abbraccio oppure un tocco sono interpretati come segni di affetto,
di interessamento e darmo un senso di sicurezza alla persona. Per soddisfare i1 bisogno di socializzazione Visite, lettere 0 telefonate varmo incoraggiate. Le Visite dovrebbero essere brevi e rilassanti limitando i Visitatori a una 0 due persone alla volta per ridurre 1a sovrastimolazione dell’assistito. Se 1a persona
dovesse essere sola e confusa, egli potrebbe trovare conforto e gioia negli animali, nel contatto e nella loro amicizia nella quale non temerebbe alcun giudizio.
Nel processo assistenziale ad un paziente affetto da Alzheimer,
bisogna tenere presente anche 1a sessualita. Questo punto e importante sia per l’assistito; sia per il coniuge soprattutto qualora quest’ultimo svolgesse anche i1
ruolo di caregiver. Il paziente non elimina i1 bisogno di intimita per questo e importante incoraggiare i1 coniuge a parlare delle sue eventuali preoccupazioni riguardo
questo argomento
ed eventualmente
indirizzarlo
verso
uno
specialista. Semplici espressioni di amore quali i1 tenersi per mano sono spesso significative. Il momento del pasto pub essere un momento sociale gradevole ma potrebbe diventare anche un momento di angoscia e agitazione; bisogna tenere presente
Che i pazienti prediligono cibi familiari, dall’aspetto appetitoso. Importante, soprattutto nelle fasi pifi avanzate della patologia, e sminuzzare i1 cibo in
piccoli bocconi per evitare i1 pericolo di soffocamento; altrettanto importante e servire cibi tiepidi per ridurre i1 rischio di eventuali scottature. Quando 1a mancanza di coordinazione é d’ostacolo all’auto- alimentazione alcune persone preferiscono mangiare con 1e mani; questo dovrebbe essere assecondato proprio
per mantenere l’indipendenza del paziente i1 pit a lungo possibile. Molte persone affette da demenza evidenziano disturbi del sonno e altri
comportamenti Che possono sembrare inappropriati. Quest’ultimi tendono a verificarsi pii‘i soddisfatto.
spesso quando c’é un bisogno fisico
o psicologico non
f3 importante individuare questo bisogno in quanto, i1 non
soddisfacimento di quest’ultimo potrebbe far verificare un ulteriore declino 37
della salute dell’assistito. Per quello Che riguarda i1 ritmo sonno- veglia, va scoraggiato i1 dormire durante i1 giorno. Durante 1e ore diurne, 1a persona dovrebbe
essere incoraggiata
a parteCipare
alle
attivita
e, qualora
fosse
possibile, anChe ad un regolare eserCizio fisiCO poiChé questo rnigliorera i1 sonno notturno. Qualora i1 sonno durante la notte fosse interrotto 0 se la persona non riuscisse ad addorrnentarsi, una tazza di una bevanda calda o della musica
potrebbero aiutare a C0nCiliare i1 sonno. 7
La persona rnalata puo dimenticare di lavarsi, non rendersi conto di questa necessita o addirittura avere dimenticato 1e azioni da compiere. In questa situazione e importante rispettare 1a dignita della persona, senza forzarla e senza pretendere dal malato Cio Che non puo pi1‘1 fare. f3 importante mantenere 1e precedenti abitudini e perrnettere a1 malato di svolgere in autonomia 1e attivita Che e in grado di compiere. Qualora 1a d0CCia crei disagio( i1 C0ntatto
con l’acqua a volte provoca molta paura) si consiglia in alternativa di fare il bagno, 0 di aiutarlo a lavarsi per pezzi. Per I’abbigliamento si consiglia di utilizzare qualcosa di sernplice C0n tessuti morbidi ed elastiCi come pantaloni C0n elastiCO in Vita senza bottoni; inoltre puo essere cornodo evitare scarpe C0n stringhe e preferire quelle C0n velcro. f3 utile organizzare l’armadio per stagioni, in modo Che 1a persona possa vestirsi in autonomia potendo scegliere tra capi di
abbigliamento in accordo con la stagione dell’ a n n o . La tensione emotiva Che grava sui familiari e sul caregiver della persona affetta
da Alzheimer e enorme; devono prendere deCisioni diffiCili e devono assumersi 1a responsabilit‘a della gestione economica. L’aggressivita e l’ostilita del paziente vengono spesso interpretati in rnodo errato
dai familiari
o dal
caregiver i quali si sentono non apprezzati, frustrati e irritati. In questi casi i sensi di C01pa, i1 nervosisrno e 1e preoccupazioni possono portare a fatigue, depressione e a problemi familiari. 7
Smeltzer S. C., Bare B. G., Hinkle J. L., Cheever K.H. (2010). Infermieristica medica-chirurgica.
Brunner- Suddarth. Volume I quarta edzione. Casa editrice ambrosiana.
L’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer e l’associazione Alzheimer Italia sono coalizioni di familiari e professionisti animati dalla medesima finalita di promuovere 1a ricerca e fornire servizi, sostegno ed educazione ai familiari e ai caregiver. I cosidetti “ricoveri di sollievo”, brevi ricoveri in RSA della durata
variabile da qualche settimana a 30 giorni, rappresentano i1 piu comune servizio offerto ai caregiver Che consente loro di prendersi un periodi di vacanza e di pensare alla cura della propria persona, recuperando cosi energie e risorse8.
3.2.1 DIAGNOSI INFERMIERISTICHE E PRESA IN CARICO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ALZHEIMER
La presa in carico del paziente affetto da Alzheimer prevede, da parte dell'infermiere, importanti,
l'assunzione derivanti
dalla
di
autonomia
complessita
e responsabilita
del
quadro
assistenziali
assistenziale
e dalla
prospettiva di ingravescenza progressiva della malattia. Purtroppo l'approccio dell'infermiere a1 paziente con Alzheimer spesso avviene quando i1 quadro Clinico e conclamato ed il malato ha perso quasi totalmente l'autonomia funzionale".
Intrinsecamente 1a presa in carico prevede una Visione globale del paziente, un approccio olistico in cui 1a cura del corpo, 1e emozioni e 1e sensazioni del paziente, l'ambiente strutturale e sociale, 1e relazioni affettive con i familiari e non ultimo 1e
componenti
economiche
fondamentale tali modalita
8
del
da diventare
assistenziale,
nucleo
familiare
strumenti
relativamente recente,
assumono
del progetto deriva
un'importanza
assistenziale.
Questa
dall'interpretazione della
Smeltzer S. C., Bare B. G., Hinkle J. L., Cheever K.H. (2010). Infermieristica medica-chirurgica.
Brunner- Suddarth. Volume I quarta edzione. Casa editrice ambrosiana.
Rozzini
R,
Bianchetti
dell’appropriatezza. Il Mulino
A,
(2005).
L’assistenza
ospedaliera
all’anziano:
alla
ricerca
concezione olistica di Marilyn Ferguson, Che si e andata afferrnando in Europa
verso gli anni '80. L'inferrniere assume di C0nseguenza la funzione di facilitatore: aCCOInpagna il paziente attraverso un perC0rso progettato, valorizzando la sua dimensione esistenziale, le sue soggettivita, supportando e guidando il familiare in una dimensione spazio-ternporale non definita a priori. L'umanizzazione
del
progetto
assistenziale
inferrnieristico
si
realizza
concretamente attraverso modalita speCifiChe di relazione tattilo-verbale con il paziente.
La cura del gesto, nel rapporto assistenziale con un paziente C0n questo tipo di patologia,
e importante:
non
deve
essere un t0CCO spesso frettoloso usato
dall'infermiere nella pratica assistenziale, rna un t0CCO dove il gesto aCCOglie e
C0nsola. La cura del C0rpo del paziente ed ogni pratica inferrnieristica, se condotte C0n questo significato, diventano terapeutiChe. Si puo
ipotizzare
Che ai 14 bisogni
fondamentali,
identificati
da Virginia
Herderson quali elementi del piano assistenziale infermieristiCO, se ne aggiunga un 15°: il bisogno di C0ntatto C0rporeo.
Va sottolineato Che la formulazione di un piano assistenziale riChiede una rnetodologia di lavoro moderna, Che si avvale di strurnenti operativi professionali, quali la cartella inferrnieristica e strurnenti di valutazione iniziale, riC0rrente e
finale, quali, ad esernpio, la scala di Norton per la valutazione dei rischi di lesioni da decubito oppure altri strurnenti corne la scala per la valutazione delle attivita
strurnentali della vita quotidiana: Instrumental Activities of Daily Living (IADL) la quale valuta
la capaCita di compiere attivita di vita quotidiana da parte del
paziente.
Per quello Che riguarda i bisogni di una persona affetta da Alzheimer possiarno individuare:
>
respirare normalmente;
> mangiare e bere adeguato; 4O
eliminare i rifiuti del corpo; muoversi e mantenere 1a posizione desiderata;
VVVV
dormire e riposare; mantenere 1a temperatura corporea a livello normale,
vestiario pifi adeguato
scegliendo i1
,
mantenere una cura corporea adeguata
essere aiutato rendersi conto di ogni risultato raggiunto;
comunicare con gli altri, esprimendo emozioni partecipare a forme di ricreazione;
bisogni, paure, desideri;
ricevere tutte 1e cure diagnostiche e terapeutiche necessarie; essere adeguatamente sostenuto fino ad una morte serena;
evitare i pericoli derivanti dall'ambiente e limitare i rischi per sé e per gli altri. VVVVVVV
O
Una volta individuati i bisogni e 1e necessita della persona si possono definire gli obiettivi infermieristici da raggiungere con il paziente:
Mantenere 1a sicurezza fisica
0.0
Ridurre 1’ a n s i a e l’agitazione Migliorare 1a comunicazione
Promuovere 1a maggiore indipendenza possibile nelle attivita quotidiane Provvedere ai bisogni di socializzazione e intimita Mantenere una alimentazione ed idratazione adeguata Gestire i disturbi del sonno Aiutare ed educare i familiari Che assistono i1 paziente.
Infine si possono definire 1e diagnosi infermieristiche da attuare come mezzo per raggiungere gli obiettivi preposti:
1)
Alteraziom' della funzione cognitiva correlate a perdita degenerativa di tessuto cerebrale
41
Interventi:
>
Valutare i1 livello di funzionamento cognitivo del paziente
>
Assegnare a1 paziente una stanza Vicina a1 luogo in cui si trovano gli infermieri Ridurre a1 minimo i pericoli ambientali
Garantire attivité assistenziali Che si svolgano in modo uniforme e regolare Favorire l’indipendenza nella cura della propria persona secondo 1e capacité del paziente Stabilire e mantenere una relazione terapeutica con il paziente Attrarre e mantenere l’attenzione del paziente dando direttive semplici e precise per eseguire i vari compiti Riorientare frequentemente e ripetutamente i1 paziente alla realté Somministrare i farmaci secondo prescrizione
Usare mezzi atti a migliorare 1a capacité linguistica del paziente Limitare a1 massimo 1e barriere alla comunicazione Incoraggiare i rapporti con altre persone 0 gruppi
VVVVVV
Evitare una stimolazione eccessiva e mantenere l’usuale modello di sonnoriposo Essere cortesi e coerenti nelle risposte verbali e non verbali
Stimolare i ricordi nel dialogare con il paziente Preparare un cartellino 0 un braccialetto di identificazione, sul quale scrivere i dati del paziente
42
Deficit nutrizionale correlato a perdita della memoria ed assunzione
2)
inadeguata di alimenti Interventi >
Accertare l’attuale stato nutrizionale
>
Offrire una dieta equilibrata,
costituita da piCC01i pasti ad intervalli
regolari, ai quali alternare degli spuntini. Quando e possibile fornire Cibo da consumare tenendolo in mano
> Preparare in anticipo i1 vassoio in modo Che i1 paziente possa consumare i1 Cibo in maniera autonoma
Concedere i1 tempo necessario per consumare i pasti; assicurare 1a privacy Controllare ed annotare giornalmente i1 peso corporeo Fornire informazioni sull’alimentazione alla persona Che si occuperé del
paziente dopo 1a dimissione
Rischio elevate di lesiom' correlato al vagare senza meta, ad afasia,
3)
agnosia Interventi:
> Prendere in considerazione l’uso di un campanello Che avverta gli operatori quando i1 paziente vain giro da solo >
Assicurarsi Che i1 paziente sia vestito in maniera adeguata in rapporto alla temperatura e Che indossi scarpe Che calzano bene Evitare l’uso di mezzi di contenzione
Raccomandare ai familiari misure di sicurezza durante l’assenza a casa >
Esortare ad un regolare programma di attivitél fisica, secondo i1 livello di tolleranza del paziente
> Identificare i comportamenti non verbali Che potrebbero indicare una lesione.
Notare
apparentemente
eventuali inadeguate.
parole Educare
ripetute i
familiari
in
continuazione a questo
tipo
0 di
osservazione
43
4)
Stitichezza
correlata
a perdita
della memoria
circa le abitudim'
intestinali e a dieta inadeguata Interventi:
>
Fare in modo Che i1 paziente identifichi i1 bagno con Chiarezza
>
Ad intervalli regolari indurre i1 paziente ad andare in bagno Esortarlo ad una dieta terapeutica, con un’abbondante assunzione di
liquidi e di fibre durante i1 giorno Osservare i1 paziente per individuare segni non verbali Che denunciano i1 bisogno di eliminare Somministrare e documentare l’impiego di ausili per l’evacuazione, secondo prescrizione Controllare e documentare 1a frequenza delle evacuazioni
5)
Rischio elevate di adattamento ineflicace della famiglia, correlate al progressive deterioramento mentale del paziente
Interventi:
>
Coinvolgere i familiari in tutti gli aspetti del programma educativo. Usare l’insegnamento come un’opportunité per analizzare i ruoli, 1e risorse e i comportamenti di adattamento dei familiari Offrire sostegno, comprensione e rassicurazione ai familiari
Coinvolgere l’assistente sociale per prendere decisioni Che riguardano l’assistenza a casa 0 1a sistemazione in una struttura residenziale sanitaria
Fornire
informazioni
infermieristica,
sui
l’assistenza
servizi sociale
come ed
altri.
l’assistenza Esortare
i
domiciliare familiari
ad
utilizzare tutti i servizi disponibili
44
3.3 ASSISTENZA AI MALATI DI ALZHEIMER IN FASE TERMINALE: GARANTIRE LA DIGNITA DELLA PERSONA NEL FINE VITA
Nelle fasi terminali della vita, i problemi principali per il malato sono dati dall’impossibilit‘a di compiere qualsiasi movimento da solo, dalla difficolta ad alimentarsi, dall’incontinenza doppia (urinaria e fecale) e dalle ripetute infezioni. Tra queste ultime 1e piu frequenti sono 1e infezioni urinarie, Iegate all’incontinenza
o all’utilizzo dei cateteri vescicali, e 1e infezioni polmonari. La polmonite risulta essere 1a principale causa di morte. Pur potendo avere diverse cause, nella
maggioranza dei casi l’infezione broncopolmonare é dovuta ai problemi sempre piu gravi che accompagnano I’assunzione di alimenti. I problemi di deglutizione, infatti, rischiano di essere causa di soffocamento poiché saliva e cibo arrivano nelle Vie aeree (trachea, bronchi e polmoni) invece Che in quelle digestive (esofago e
stomaco), causando accessi di tosse e difficolta nel respiro. Alcuni pazienti sono cosi debilitati da non essere neppure in grado di tossire efficacemente: questa
situazione provoca inevitabilmente l’inalazione di materiale nelle vie respiratorie causando 1a cos‘l detta ”polmonite ab ingestis”. Anche quando 1a polmonite risponde alle terapie e guarisce, e quasi inevitabile Che si presenti di nuovo. Medici e infermieri, per prima cosa, cercheranno di identificare 1e cause della difficolta ad alimentarsi e faranno cib che e possibile per porvi rimedio. In alcuni casi i1 problema
pub
essere risolto
facilmente,
per
esempio
quando
si tratta
di
un’infezione della bocca 0 di effetti indesiderati di un farmaco. A volte ‘e sufficiente trovare i cibi piu graditi (frequentemente i dolci) 0 1a piu adatta modalita d’assunzione, quando ad esempio e persa 1a capacit‘a di aprire 1a bocca (utilizzo di cannucce). Piu complessa e la soluzione del problema quando e proprio 1a capacita ”fisica” di deglutire ad essere persa. Esistono in ogni caso strategie tecniche per far fronte, anche a lungo, a questa difficolta. La piu frequentemente adottata e quella di preparare cibi di consistenza cremosa, del
tipo ”purée” (alimenti ”passati” o frullati), e liquidi ”addensati” (cioé trasformati in una specie di gelatina), che sono piu facili da deglutire. Per arricchire 1a dieta 0
45
semplicemente per saziare i1 paziente, si possono usare diversi tipi di integratori alimentari
. Questi integratori sono in genere graditi e possono sostituire una parte
del pasto. Tuttavia, quando 1a malattia avanza, questi rimedi risultano sempre meno efficaCi.
I pazienti Che diventano disfagiCi ma Che si mantengono ancora luCidi e con una qualité di Vita ancora discreta,
ad esempio dopo un ictus, conservando 1a
possibilité di recuperare 1e proprie abitudini alimentari dopo un periodo di riabilitazione, elettromeccanica
possono
utilmente
tramite un
sondino
essere
alimentati
con
inserito
direttamente nello
una
pompa
stomaCO. Il
sondino pub essere introdotto attraverso i1 naso (sondino naso-gastrico) 0 attraverso 1a parete addominale (PEG) mediante una piCC01a incisione e um
semplice intervento Chirurgico. Invece, quando Ci si trova di fronte ad una demenza in fase avanzata questo tipo di apprOCCio alimentare non e C0si consigliabile per i seguenti motivi: > il processo d’inserimento nello stomaco di un sondino e piuttosto spiacevole e pub provocare stress:
i1 sondino naso-gastrico si pub
posizionare a domicilio o in RSA, mentre 1a PEG, solitamente, riChiede
un sia pur breve trasferimento in ospedale 1e persone con demenza spesso tentano di sfilarsi i1 sondino
con l’uso del sondino e della PEG Viene eliminato qualsiasi piacere nel gustare i1 Cibo e il paziente perde anChe quel momento di contatto s0Cia1e
> 1e polmoniti ab ingestis si verificano anChe in persone nutrite tramite sondino 0 PEG a causa di reflussi dallo stomaco nelle Vie aeree. Per quel Che riguarda 1a perdita del movimento e graduale, e nasce inizialmente
dall’incapacité di eseguire atti sincronizzati e funzionali sino ad arrivare, nelle fasi avanzate, a non potere pifl stare in piedi 0 mantenere i1 capo e il tronCO sollevati. In questa situazione 1a posizione Che i1 C0rp0 naturalmente assume e quella ripiegata su se stessa (posizione fetale). L’unica posizione possibile diviene quella sdraiata-semisdraiata. La pelle sottoposta alla pressione dei piani 46
sottostanti va faCilmente incontro ad arrossamenti e ulcerazioni (piaghe da decubito) e 1e articolazioni assumono una posizione in flessione e tendono a
diventare
rigide.
Diventa
necessario l’utilizzo
di
presidi
antidecubito
(materassi, cuscini) Che aiutino a mantenere intatta 1a pelle, C0si C0me e importante mobilizzare i1 malato, cercando di evitare i1 pil‘l possibile 1a flessione
forzata, Che rende diffiCile ogni operazione di alimentazione e di igiene e favorisce ulteriormente i1 ristagno delle secrezioni bronChiali. In fase terminale
il malato ha perso 1a continenza urinaria e fecale. L’emissione dei liquidi biologiCi non é pil‘l C0mandata. Spesso sono utilizzati cateteri vescicali per evitare 1e macerazioni della pelle, Ina bisogna ricordare Che i cateteri sono
frequenti cause di infezioni urinarie. Una pelle asciutta e condizione necessaria per mantenere 1a cute integra, Ina anChe per mantenere i1 benessere della persona, gia troppo provata nella sua dignita. Frequentemente sono necessari
lassativi e perette per la mancata capacita di evacuate. E’ importante ricordare Che banali fenomeni di stipsi possono provocare sintomi di un aggravamento tanto importante quanto prevenibile. Bisogna inoltre tenere sempre presente
Che ogni gesto d’igiene é un momento di estrema intimita, e richiede assoluta riservatezza e gentilezza. Si riportano di seguito tre articoli del C0dice deontologico dell'infermiere10 di fondamentale importanza come guida nell'assistenza alla persona con una patologia in fase terminale:
Articolo 3
”La responsabilitfi dell ’infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cum della persona nel rispetto della vita, delllz salute, della liberto‘z e della dignito‘z dell 'individuo. ”
10
Federazione
Nazionale
Collegi
Infermieri
(IPASVI).
Il
Codice
deontologico
dell 'infermiere. (2009).
47
Articolo 34 "L ’infermiere si attiwz per prevenire e contrastare il dolore e alleviare la soflerenza. Si adopera afi‘inché l’assistito riceva tutti i trattamenti necessari.
”
Articolo 35 ”L'z'nfermiere presta assistenza qualunque sia la condizione clinica e fino al termine della vita all’assistito, riconoscendo l’importanza della palliazione e del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale. ”
3.3.1 AIUTARE I PAZIENTI A MORIRE CON DIGNITA
Gli infermieri devono garantire Che i1 paziente sia trattato C0n dignita, ovvero C0n rispetto. I pazienti in fase terminale spesso hanno 1a sensazione di aver perso i1 controllo della propria Vita e della vita in sé. Aiutare i pazienti a morire C0n dignita significa preservarne l'umanita C0erentemente C0ni10r0 valori, credenze e cultura. Proponendo a1 paziente e ai suoi cari 1e alternative
disponibili, gli infermieri possono recuperare e supportare i1 senso di controllo. Alcune scelte Che possono essere operate dai pazienti sono i1 luogo di cura
, gli
orari degli appuntamenti C0n gli operatori sanitari, 1a programmazione delle
attivita, l'uso di risorse sanitarie e gli orari di visita di parenti e amiCi. I pazienti potrebbero voler gestire gli eventi Che precedono 1a morte. Gli infermieri
possono aiutare i pazienti a determinare 1e loro priorita fisiChe, psicologiChe e sociali. Le persone in fin di Vita spesso ricercano un senso pil‘l Che
l'autopreservazione e potrebbero sentire i1 bisogno di trovare un significato nel fatto di continuare a Vivere nonostante 1a sofferenza. Fa parte delle responsabilita dell'infermiere, a questo punto, sostenere 1e volonta e 1e speranze del paziente. Sebbene sia naturale Che 1e persone non si sentano a proprio agio a parlare della morte, possono essere effettuati dei passaggi per rendere tale
discussione pil‘l semplice sia per l'infermiere Che per il paziente. Nel caso 48
specifico del morbo di Alzheimer, potrebbe rendersi necessario attuare tutti
questi interventi nei confronti del caregiver e dei familiari date 1e condizioni patologiche, fisiChe e psicologiche in cui si trova i1 paziente“. Alcune strategie
sono 1e seguenti: > Identificare 1e proprie sensazioni personali riguardo alla morte e in Che modo esse potrebbero influenzare 1e interazioni con i pazienti. Riconoscere 1e proprie paure personali riguardo 1a morte e discuterne
con un amico 0 collega. >
Concentrarsi sulle esigenze del paziente. Le paure e 1e credenze del paziente e dei suoi familiari potrebbero essere diverse da quelle dell'infermiere. E importante Che l'infermiere eviti di imporre 1e proprie
paure e credenze personali. >
Parlare con il paziente 0 con i suoi familiari del modo in cui i1 paziente normalmente affronta 10 stress. I pazienti metteranno in atto 1e loro solite strategie per affrontare 1a morte imminente.
> Stabilire una comunicazione Che mostri preoccupazione e impegno nei confronti del paziente. Le strategie comunicative farmo si Che i1 paziente sappia Che si e disponibili a parlare della morte. >
Determinare cosa sa i1 paziente 0 i1 caregiver della malattia e della prognosi. Usare un linguaggio comprensibile evitando i1 gergo medico.
> Rispondere in modo onesto e diretto alle domande del paziente 0 caregiver relative alla morte. Mediare tra 1e aspettative realistiche e il
bisogno di nutrire speranze. >
Fare in modo di avere tempo a disposizione per sostenere, ascoltare e
rispondere alle domande del paziente.
11 Berman A, Shirlee 5, Christina I (2013). Nursing Clinico. Tecniche e procedure di Kozier. II edizione. Editore EdiSES.
49
3.4 L’EDUCAZIONE DEL CAREGIVER NEL PROCESSO DI CURA Il familiare che decide di prendersi cura del proprio caro deve affrontare un
carico notevole, sia a livello emotivo sia a livello assistenziale. Il caregiver deve adattare la sua vita alle nuove esigenze del malato; arrivare ad accettare la malattia, i cambiamenti di ruolo, la perdita affettiva e relazionale e le emozioni
pii‘i varie. Il caregiver deve sempre mantenersi degli spazi di gratificazione e soddisfazione dei propri desideri se vuole continuare ad essere efficace per il malato.
La diagnosi di demenza di Alzheimer ha un impatto molto forte non solo sul caregiver ma sull’intero nucleo familiare. La vita familiare é sottoposta a cambiamenti negli stili di vita e solo un coinvolgimento di tutte le persone
interessate puo ridurre il carico assistenziale ed emotivo della malattialz. Per chi si trova ad assistere un malato Alzheimer le difficolta sono numerose.
Fonte importante di stress e la difficolta a livello comunicativo; ben presto i caregiver formali ed informali non riescono pifi a capirlo he a farsi capire dal
malato. Nel caso dell’Alzheimer 1a relazione interpersonale, cos‘l importante nell’accudimento di qualsiasi malato, tende a interrompersi in breve tempo perché si annullano le regole della comunicazione verbale con cui siamo abituati a rapportarci agli altri. Coloro che assistono spesso ignorano quanto sia errato
credere
che il
malato
di Alzheimer
abbia perso
ogni
capacita
di
comunicazione: egli si esprime come puo; sta a noi imparare a capire il suo
linguaggio. E’ fondamentale riuscire a trasmettere a familiari e caregiver che ‘e possibile continuare a comunicare anche quando il malato non puo pifi usare la parola. Anche i cosiddetti ”disturbi del comportamento” sono un linguaggio, un vocabolario con cui il malato cerca di esprimersi per comunicarci le sue esigenze ed emozioni, bisogni da ascoltare e possibilmente da soddisfare, non da 12
rimuovere Gabelli
C,
semplicisticamente
Gollin D,
(2006).
Stare
o magari vicino
a un malato
da
sedare di
Alzheimer:
con
farmaci.
dubbi,
La
domande,
possibili risposte. Il Poligrafico. Padova.
50
C0municazione non verbale,
del resto, basata
sulla gestualita,
su sorrisi e
carezze, sulla mimica di riChieste 0 di azioni da compiere, si basa sul significato ancestrale e istintivo del linguaggio dei bambini. Tutti noi, infatti, Ci siamo espressi in tal modo prima di imparare ad articolare 1e parole; tutti noi, dopo 1a naSCita, abbiamo parlato i1 linguaggio dei malati di Alzheimer per esprimere emozioni e bisogni fondarnentali. La cornunicazione non verbale e correlata alla manifestazione delle emozioni,
dei sentimenti, di tutto cio Che si ”nasconde” dietro i1 significato delle parole. E’ i1 linguaggio universale Che ogni persona e in grado di afferrare e comprendere a1 di 1a delle capaCita cognitive possedute. La cornunicazione non verbale (CNV) ha 1e seguenti componenti: >
Contatto oculare (sguardo) Espressioni faCCiali Gesti e movimenti del C0rp0
Tono di voce VVVVV
Postura Distanza
E’ utile sottolineare Che 1a C0municazione verbale e quella non verbale sono strettamente legate, e non solo, 1a non verbale influenza direttamente quella
verbale. La cornunicazione non verbale o cornunicazione corporea ha luogo
ogni qual volta una persona ne influenza un’altra attraverso l’espressione del volto, i1 tono della voce etc.
Se 6?: per esempio una discrepanza tra
C0municazione verbale (contenuto del discorso) e C0municazione non verbale
(coloritura affettiva) Chi riceve i1 messaggio deve scegliere quale prevale e di solito ‘e tenuta in considerazione l’informazione della comunicazione non verbale. Ricordiamo sempre Che i1 malato, Ci guarda, Ci ascolta e Ci capisce.13
13 Vigorelli P, (2015). Alzheimer. Come favorite 1a comunicazione nella vita quotidiana.
3.4.1 IMPARARE A COMUNICARE CON UN PAZIENTE AFFETTO
DA
ALZHEIMER
Dividendo la patologia in tre fasi principali (iniziale, intermedia ed avanzata), si
possono individuare individuate,
le principali
si possono
difficolta
comunicative
e, una volta
attuare una serie di accorgimenti per migliorare
l’aspetto comunicativo con la persona affetta da Alzheimer.
Nel corso della fase iniziale il malato puo ancora comprendere spiegazioni basate su parole, quindi sono utili suggerimenti e informazioni verbali e scritte per ricordargli qualcosa. Cosi é possibile utilizzare lavagne e cartelli colorati per indicare istruzioni su come fare qualcosa 0 per ricordare appuntamenti e scadenze. Durante la conversazione é buona regola cercare di non interrompere il malato,
anche se si ferma o fa delle pause fra una parola e l’altra, cercare di non correggerlo in continuazione, di non anticiparlo 0 parlare al posto suo quando
10 Si vede in difficolta. Rispettare i suoi tempi e intervenire solo se realmente necessario ed infine riportare in carreggiata il malato, qualora si allontani
troppo dal discorso, cercando di non attirare troppo l’attenzione sulla difficolta. Un esercizio utile per stimolare la comunicazione puo essere anche la lettura ad alta voce insieme al malato di un breve testo (ad es. un articolo di giornale),
attivita Che puo trasformarsi in un piacevole momento di discussione e condivisione. Nella fase intermedia della patologia, le difficolta diventano ancora pifl visibili.
La persona tendera a parlare di meno e pifl lentamente, a ripetere le stesse frasi, le stesse domande 0 le stesse parole in una frase; utilizzera un tono della voce monotono. Per aiutarlo durante una conversazione sarebbe opportuno non correggere i suoi errori, quando comunque Vi permettono di capire cosa vuole dirvi ed intervenire solo se avete difficolta a comprenderlo; evitare di sollecitare la conversazione quando il malato é impegnato in altre attivita anche semplici, come mangiare, lavarsi 0 vestirsi. E estremamente importante non rinunciare a 52
cercare un dialogo. Nonostante 1e difficolta, esistono molti argomenti Che possono anC0ra suscitare i1 suo interesse, ad es.: raCCOnti familiari, stimolati magari dalla Visione di album di foto, aneddoti sulla Vita lavorativa, hobby e
altre passioni, anChe se non piu attualmente praticati, oppure discorrere di argomenti piu impersonali C0me i1 tempo 0 1e festivita.
A differenza delle fasi precedenti della malattia, nella fase avanzata 1a produzione verbale e molto scarsa, ma i1 malato puo anC0ra esprimersi C0n gesti
e prendere
parte
alle
attivita
della
propria
Vita,
purChé
tutto
sia
organizzato e semplificato a1 massimo. Accorgimenti utili a questo punto della patologia possono essere incoraggiare e riconoscere gli sforzi del malato e i suoi piCC01i successi, anChe se impiega molto tempo e la qualita del lavoro non e
ottimale; non criticarlo ed evitare di correggerlo, se gli errori commessi non sono cosi importanti e non mettono a rischio la sua e altrui sicurezza. Se proprio
si rende necessario farlo, non mostrate durezza, impazienza, irritazione per non ferire i suoi sentimenti Che sono ancora Vivi.
dal punto di Vista emotivo i1 malato puo manifestare una sensibilita e una fragilita anC0ra piu accentuate e potra faCilmente sentirsi depresso, scoraggiato,
frustrato o arrabbiato (C0n se stesso 0 con gli altri) per la propria incapaCita quindi risulta essere essenziale rassicurare 1a persona. In questa fase cosi delicata della malattia i1 linguaggio verbale si deve usare ma C0n particolari
attenzioni come l’utilizzo di frasi elementari accompagnate da una voce calma, un tocco sulla mano, un lieve sorriso Che andranno a mitigare l’angoscia e la paura della persona.
Bisogna tenere presente Che, a volte, 1a C0municazione
puo essere resa anC0ra piu difficoltosa da alcune situazioni C0me un ambiente
buio 0 con una luce troppo forte, un luogo rumoroso 0 con troppe persone attorno inoltre, se la persona indossa un apparecchio acustico, quest’ultimo amplifica i rumori di sottofondo e questo potrebbe confonderlo o disturbarlo. Alcune raccomandazioni Che sono applicabili a tutte 1e fasi della patologia sono quelle di non parlare C0me se i1 malato non Ci fosse; non parlare C0me se fosse 53
un bambino, i1 malato e una persona adulta con un passato e um Vissuto Che va rispettato”. Nel capitolo appena trattato si e infermieristiche
nel
voluto esporre non solo l'uso delle diagnosi
soddisfacimento
dei
bisogni
durante
la
quotidiana
assistenza ad una persona affetta da Alzheimer in particolar modo in fase terminale; ma si e voluto sottolineare i1 ruolo Che ha l'infermiere nei confronti
del caregiver e dell'intero nucleo familiare come guida ed educatore sanitario.
14
Liscio M, Cavallo C, (2000). La malattia di Alzheimer: dall’epistemologia alla comunicazione
non verbale, McGraw-Hill, Milano.
54
CAPITOLO IV
LA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE COME STRUMENTO PER PRESERVARNE LA DIGNITA
Il capitolo andra a trattare i vari strumenti di valutazione che l'infermiere pub utilizzare al fine di garantire la valida assistenza al paziente. Nel particolare si andra a trattare la valutazione dal punto di Vista cognitivo, funzionale, il rischio
di insorgenza delle lesioni da decubito e di quello Che Viene definito il quinto
parametro Vitale: il dolore con le rispettive scale di misurazione adatte ad un paziente con demenza.
4.1 VALUTAZIONE DEL PAZIENTE CON DEMENZA
Il processo di valutazione del paziente demente e essenziale in qualsiasi setting clinico, anche se le finalita possono essere differenti. Oltre allo scopo specifico,
la gravit‘a della demenza ‘e l’altro elemento Che condiziona la scelta degli strumenti di valutazione. Non e, infatti, possibile utilizzare un set di strumenti
uguali in ambiti diversi e con pazienti con livelli di severita di malattia differenti. Naturalmente, in relazione agli scopi ed al setting, potranno variare
anche gli operatori coinvolti nel processo valutativo.
Nel caso specifico
dell'infermiere, questo processo di valutazione e fondamentale per individuare il carico assistenziale di cui avra bisogno il paziente e quindi per determinare le
diagnosi infermieristiche da attuare. Scale Che forniscono una misura globale della gravita della demenza possono essere utili per seguire il decorso della malattia mentre; scale specificamente rivolte alla valutazione e quantificazione delle capacita del paziente a svolgere le comuni attivita della Vita quotidiana e/0 a valutare la presenza di sintomi quali depressione, agitazione, allucinazioni, 55
forniscono informazioni di importante rilevanza clinica essendo questi i sintomi
Che possono maggiormente interferire con le possibilita di gestione del paziente da parte dei suoi familiari.
4.2 VALUTAZIONE DELLO STATO COGNITIVO: IL MINI MENTAL STATE EXAMINATION 11 Mini Mental State Examination (Folstein 1975) rappresenta un rapido e
sensibile strumento per l'esplorazione della funzione cognitiva e delle sue modificazioni nel tempo, applicabile anche in forme di grave deterioramento. Richiede per la somministrazione un tempo variabile di 5-10 minuti ed e costituito da 11 items Che esplorano la memoria a breve e medio termine, il
linguaggio, l'orientamento temporo-spaziale, l'attenzione, il calcolo e la prassia. Il punteggio totale, dato dalla somma dei punteggi Che il paziente ha ottenuto a ciascun item, pub andare da un minimo di 0 (massimo deficit cognitivo) ad un
massimo di 30 (nessun deficit cognitivo). Il punteggio soglia e 23-24 e la maggior
parte delle persone anziane non dementi
ottengono punteggi
raramente al di sotto di 24.
4.3 VALUTAZIONE DELLO STATO FUNZIONALE: SCALA DI VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA DELLA VITA QUOTIDIANA (BARTHEL
INDEX) L'indice di Barthel rappresenta uno degli strumenti di valutazione della funzione fisica pifi noti, soprattutto in ambito riabilitativo. Fornisce un punteggio indicativo delle capacita del soggetto di alimentarsi,
vestirsi, gestire l'igiene personale, lavarsi, usare i servizi igienici, spostarsi dalla sedia al letto e Viceversa, deambulare in piano, salire e scendere le scale,
controllare la defecazione e la minzione. Il punteggio assegnato per ogni funzione pub essere 15, 10, 5 0 0. Per esempio, vengono assegnati 10 punti se il soggetto si alimenta autonomamente e 5 punti 56
se richiede aiuto (per esempio tagliare i1 Cibo). Per i1 controllo della minzione e defecazione si considera indipendente i1 paziente Che gestisce autonomamente i
propri bisogni; con aiuto se richiede l'aiuto (anche parziale) di altri per utilizzare strumenti quali pappagallo 0 padella; dipendente se usa i1 catetere 0 presenta episodi di incontinenza,
anche saltuari.
assegnato solo se i1 paziente esegue i1
Il punteggio massimo é
compito in modo completamente
indipendente, senza 1a presenza di personale d'assistenza.
Il punteggio massimo é 100 ed indica l'indipendenza in tutte 1e attivitél di base della Vita quotidiana (Tabella 2).
57
Tabella 2- BARTHEL INDEX
Attivité
Alimentazione
Punteggio
0 dipendente 5 necessita di assistenza (es: tagliare i1 Cibo)
1_O indipendente O dipendente 5 necessita aiuto ma compie almeno meté Vestirsi / Svestirsi
del compito in tempo ragionevole 10 indipendente, si lega 1e scarpe, usa 1e
cerniere Igiene personale
lampo, bottoni
O dipendente 5 si lava 1a faccia e i denti, si pettina, si
rade (inserisce 1a spina del rasoio) Fare i1 bagno / doccia
O dipendente 5 indipendente O incontinente
Controllo sfinterico I intestinale
5 occasionali incidenti 0 necessité di aiuto 10 continente O incontinente
Controllo sfinterico vescicale
5 occasionali incidenti 0 necessité di aiuto
10 continente
O dipendente, non ha equilibrio da seduto 5 in grado di sedersi, ma necessita della Spostamenti Trasferimento sedialetto
max assistenza per trasferirsi 10 minima assistenza e supervisione
A15 indipendente O dipendente Utilizzo della toilette
5 necessita qualche aiuto per l’equilibrio, vestirsi/svestirsi 0 usare carta igienica
10 indipendente con l’uso del bagno 0 della padella O immobile Mobilité Deambulazione su
5 indipendente con la carrozzina per > 45m
terreno piano
10 necessita aiuto per > 45m 15 indipendente per > 45m (pub usare ausili,
es. bastone, ma non girello) Salire o scendere 1e scale
O dipendente 5 necessita di aiuto 0 supervisione 10 indipendente, pub usare ausili 58
4.3.1 BEDFORD ALZHEIMER NURSING SEVERITY SCALE (BANSS)
Nelle fasi avanzate della demenza, la grande maggioranza delle scale di
valutazione delle funzioni cognitive e delle performace funzionali perdono la propria sensibilita nell'identificare ulteriori progressioni della malattia. Al fine
di ottenere uno strumento in grado di differenziare le condizioni cognitive e funzionali dei pazienti che non possono essere testati tramite strumenti come il
MMSE 0 il Barthel Index e stata elaborata la Bedford Alzheimer Nursing Severity Scale (BANSS). La versione proposta e quella validata dal gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia G.Bellelli, G.B.Frisoni, A.Bianchetti, M.Trabucchi.15 La BANSS fornisce
informazioni sul grado di compromissione cognitiva (linguaggio e contatto oculare)
funzionale
(abbigliamento,
alimentazione,
deambulazione)
e sulla
presenza di sintomi patologici (alterazioni del ciclo sonno-veglia, rigidita muscolare/contratture).
La BANSS consente di ottenere informazioni sulle
condizioni cognitivo/funzionali del paziente finché quest'ultimo raggiunge lo stato
vegetativo.
La compilazione
della
BANSS
si esegue utilizzando
le
informazioni del personale di assistenza e l'esame obiettivo del paziente. Il punteggio ottenuto oscilla tra 7 e 28 ed e direttamente proporzionale al livello
di gravita della malattia.
15
G.Bellelli, G.B.Frisoni, A.Bianchetti, M.Trabucchi (1997). The Bedford Alzheimer Nursing
Severity scale for the demented: validation study. Alzheimer's Disease and Related Disorders, 11:71-77.
59
BEDFORD ALZHEIMER NURSING SEVERITY SCALE (BANSS) BEDFORD ALZHEIMER NURSING SEVERITY SCALE (BANSS)
ABBIG L I A M E N T O
[1] abitualmente indipendente [2] richiede assistenza minima [3] richiede discreta assistenza ma non (‘3 tot.
dipendente [4] completamente dipendente SONNO
[1] ciclo sonno-veglia abitualmente regolare [2] talvolta irregolare [3] frequentemente irregolare [4] ciclo sonno-veglia severamente sovvertito
LINGUAGGIO
[1] conservato
[2] lieve incapacitél a parlare [3] saltuaria incapacitél [4] afasia completa ALIMENTAZIONE
[1] indipendente [2] richiede assistenza minima e/o sollecitazione [3] richiede moderata assistenza e/o sollecitazione [4] complglamgnte dipendente
MOBILITA
[1] deambula sempre in modo indipendente [2] talvolta deambula in modo indipendente [3] deambula solo con aiuto [4] incapace a deambulare anche con aiuto
MUSCOLATURA
[1] molto sciolta con motilit‘a articolare conservata [2] parzialmente sciolta con lieve compromissione della motilit‘a articolare [3] parzialmente rigida [4] contratta
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
/28
6O
4.4 LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NEL PAZIENTE CON ALZHEIMER
Il dolore dell’anziano e il prodotto di pil‘i patologie croniche potenzialmente debilitanti, corne quelle osteoarticolari e vascolari, e fattori psicologici e sociali Che possono modulare la percezione e la risposta al dolore. Nella rnalattia di Alzheimer le aree somatico sensitive corticali della persona sono conservate ed e rnantenuta quindi la capacita di percepire gli stirnoli dolorosi acuti, anche se spesso il soggetto non riesce a esprirnerlo.
Nelle fasi pil‘i avanzate della
dernenza, i disturbi di memoria sono talrnente gravi da impedire al demente il ricordo del dolore: in questi casi e impossibile il Vissuto del dolore cronico e il
malato di Alzheimer percepisce soltanto il dolore acuto. L’assessment del dolore in fase avanzata rimane sicuramente difficile e il suo corretto riconoscirnento rimane una sfida per Chi e accanto a queste persone. Quando il paziente non e pifi in grado di cornunicare, il dolore da sintomo diventa segno. Si assiste anche ad alterazioni autonomiche (es. modificazione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa); variazioni della mimica facciale, vocalizzazioni e rnovirnenti del corpo, modificazioni improvvise dello
stato Il
cognitivo e
dolore
non
del comportarnento; trattato
provoca
alterazione
depressione
della vita di relazione.
e ansia,
aggressivita,
stato
confusionale, riduzione della socializzazione, disturbi del sonno, difficolta di
rnovirnento e dearnbulazione e incremento dei costi di utilizzo dei servizi sanitari. Questi fattori influiscono sulla riduzione della qualita di Vita e della
dignita della persona, sull’aumento della disabilit‘a e della mortalita. Date le dimensioni del problema, l’intervento dell’inferrniere a favore della gestione del dolore ‘e inderogabile, sebbene nell’anziano con decadimento cognitivo questo rappresenti una sfida. Gli strurnenti per la valutazione del dolore non sernpre
perrnettono
una
rilevazione
sernplice
e
globale,
pertanto
il
miglior
compromesso consiste nell’usare pit‘l strumenti in base alle esigenze del
61
pazientel". Bisogna sempre tenere presente Che i pazienti con demenza di
Alzheimer possono esprimere i1 loro dolore diversamente rispetto ai non dementi e questo spiega 1a difficolta nella rilevazione e, di conseguenza, i1 suo sottotrattamento”.
4.4.1
SCALE
DEFICIT
DI
VALUTAZIONE
COGNITIVI:
LA
DEL
DOLORE
NEL
NON-COMMUNICATIVE
PAZIENTE
CON
PATIENT’S
PAIN
ASSESSMENT INSTRUMENT (NOPPAIN) E uno strumento messo a punto per valutare presenza ed intensita delle
manifestazioni comportamentali di dolore nel paziente non comunicante, ed e indicato principalmente per la valutazione iniziale del dolore. La valutazione va eseguita dopo almeno 5 minuti di attivita assistenziali quotidiane con il paziente, durante 1e quali vengono osservati comportamenti Che indicano
dolore. L0 strumento e composto da tre sezioni principali (Figura 3)”: > Scheda di controllo delle attivita: un elenco di 9 attivita assistenziali svolte con il paziente anziano in ospedale 0 in casa di riposo (mettere a letto i1 paziente, voltarlo nel letto, ecc). L’operatore deve segnalare 1e
attivita svolte e se ha notato dolore durante i1 loro svolgimento. Il punteggio (”totale 1”) si ottiene sommando 1e attivita nelle quali é stato osservato dolore e pub variare da 0 (non e stato notato dolore in nessuna delle attivita) a 9 (presenza di dolore in tutte 1e attivita) >
Comportamento
da
dolore:
in
questa
sezione
graficamente 6 comportamenti da dolore
sono
rappresentati
(parole, mimica facciale,
16 Minuzzo. S. (2004). Nursing del dolore. Carocci Faber. Roma. 17 Bernabei
R, Manes-Gravina
E, Ma
F.
(2010).
Dolore
e fragilitti
nell’unziuno.
Journal
of Gerontology and Geriatrics, 58:303-308. 18 Florio M, Bilora F. (2011). Il dolore nell'anziano con demenza grave: la scheda Noppain a confronto con la valutazione tradizionale.
Federazione Nazionale Collegi
Infermieri
(IPASVI).
Rivista
L'infermiere N°3.
62
vocalizzi, immobilizzazione e rigidité, massaggio della parte dolorante e
irrequietezza). Il compilatore deve indicare i comportamenti rilevati e valutarne l’intensité su una scala Likert a 6 punti, da 0 (1a minor intensité possibile)
a
5
(1a maggior
intensité
possibile).
Il
numero
di
comportamenti da dolore permette di ottenere il punteggio “totale 2a” (range:
0-6), mentre 1a somma
delle intensité valutate per
Ciascun
comportamento determina i1 punteggio ”totale 2b” (range: 0-30)
Intensité del dolore: l’operatore deve valutare su scala numerica da 0 (dolore assente) a 10 (dolore peggiore possibile) l’intensité massima del dolore osservato durante 1e cure assistenziali (”totale 3”). Dalla somma dei punteggi parziali (totale 1, totale 2a, totale 2b e totale 3) si ricava un punteggio totale (Totale Noppain) Che varia da 0 a 55. Un punteggio superiore a 3 indica dolore da segnalare a1 personale di cura per un esame pil‘l approfondito.
63
NOPPAIN
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64
4.4.2 PAIN ASSESSMENT IN ADVANCED DEMENTIA (PAINAD)
Ideata nel 2003 da Warden e validata in italiano nel 2007 da Costardi e colleghi, é una scala osservazionale sviluppata per la rilevazione del dolore nei pazienti
con decadimento cognitivo severo. La scala PAINAD é composta da 5 indicatori basati
totalmente
sull’osservazione
Che l’infermiere
denota
nel
malato:
respirazione,vocalizzazione, espressioni facciali, linguaggio del corpo e livello di consolazione. Questa scala ha 10 scopo di facilitare 1a presenza con la relativa intensité della sintomatologia dolorosa. Per ogni item e previsto un punteggio da 0 a 2 in base alla gravité, dove 0 corrisponde all’assenza del comportamento Che esprime dolore, 1 alla presenza
occasionale, 2 alla continua 0 grave manifestazione del comportamento Che esprime dolore.
L’intensité del dolore si associa alla somma dei singoli punteggi: >
0-1 indica assenza di dolore,
>
2-4 dolore lieve
>
5-7 dolore moderato
>
8-10 dolore severo.
65
Tabella 5- Scala PAINAD tradotta ed adattata da Costardi (2007) INDICATORI
0
1
2
Respiro
rumoroso Respirazione
Normale
Respiro 3331111050
di
periodi
di
apnea Vocalizzazione
Nessun
Pianti
problema
occasionali
e
affannoso, alternanza
e
polipnea. Ripetuti urli o 0
lamenti
br_0ntolii
Espressioni del volto
Sorridente 0 inespressivo
Triste e/o ciglia aggrottate
Linguaggio del
Smorfie Rigido
corpo Rilassato
Teso
Nessun
Confuso
con
i
pugni chiusi o Che tenta d1
‘ colpire bisogno Consolazione
di
essere
Che
Incapacité
cerca
distrazione
rassicurazione
e/o
consolato
di
consolazione
0-1
2-4
5-7
8-10
Dolore assente
Dolore lieve
Dolore moderato
Dolore grave
66
4.4.3 LA SCALA ABBEY
La scala Abbey e costituita da sei settori esploranti differenti aree di espressione del dolore. Esse sono:
Verbalizzazione Espressione facciale
VVVVV
Cambiamento del linguaggio corporeo Cambiamento del comportamento Cambiamento fisiologico >
Cambiamento fisico
f3 applicabile a persone in uno stato di confusione mentale e con disturbi dell'attivité cognitiva, dell'attenzione, della memoria 0 dell'orientamento. Per
ogni settore esplorato e previsto un indice di severité Che va da 0 a 3 in cui 0 corrisponde a dolore assente; 1 a dolore lieve; 2 a dolore moderato; 3 a dolore
severo. La valutazione va fatta almeno due volte a1 giorno; Ogni qual volta l’operatore sanitario 10 ritiene necessario e in risposta a1 trattamento antalgico (3O minuti somministrazioni minuti dopo evitare dopo eccessive stimolazioni prima endovenosa, di cominciare 1a6O valutazione
terapia
somministrata via orale). La ambientali somministrazione di questi strumenti nel ‘2‘ eliminareper i possibili disturbi soggetto con una decadimento cognitivo v assicurare buona illuminazione
lieve-moderato
e
limitazione
dell’attenzione, richiede l’osservanza di alcune regole: v
disponibilité di grossi pennarelli e/o immagini
O9.9
v ripetere 1e istruzioni ‘2‘ utilizzare termini semplici ‘2‘ lasciare un adeguato tempo per rispondere
v se necessario ripetere 1e domande utilizzando 1e stesse parole.
67
Tabella 6- Scala di valutazione del dolore Abbey Q.1 Verbalizzazione piange, lamenta, geme, frigna Assente O
Lieve 1
Moderato 2
Grave 3
Q.2 Espressione facciale 1
sguardo teso, sguardo impaurito, smorfie Assente O
Lieve 1
Moderato 2
Grave 3
I
Q.3 Cambiamento del linguaggio corporeo si muove con irrequietezza, dondola, ritrae, accovacciato Assente O
Lieve 1
Moderato 2
Grave 3
Q.4 Cambiamento del comportamento aumento della confusione, rifiuto del Cibo I
Assente O
Lieve 1
Moderato 2
Grave 3
Q.5 Cambiamento figiologico sudato 0 pallido, temperatura aumentata, pressione>140/90mmHg. Assente O
I
Lieve 1
Moderato 2
Grave 3
Q.6 Cambiamento fisico lacerazioni sulla pelle, lesioni da decubito, artrite, contratture, precedenti
ferite Assente 0
Lieve 1
Moderato 2
Grave 3
Punteggio
0-2 Dolore assente
3-7 Dolore lieve
8-13 Dolore moderato
14-18 Dolore grave
68
4.5 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI LESIONI DA DECUBITO
Ogni malattia o condizione Che riduce nel paziente 1a capacita di muoversi
liberamente aumenta i1 rischio d’insorgenza di lesioni da decubito. Le principali cause "interne" o fattori di rischio sono l’eta avanzata, 1a compromissione dello stato mentale e la perdita di riflessi, 1e malattie psichiatriche, 1a malnutrizione,
1a sedazione farmacologia, i1 dolore e 1e fratture ossee. Le cause "esterne" possono essere: La pressione: intesa come forza applicata sulla superficie della pelle dal peso
del corpo, quando supera i valori della pressione dei capillari sanguigni per un determinato periodo di tempo; Lo stiramento e lo sfregamento: durante gli spostamenti a letto o in posizione seduta,che possono provocare lo scollamento dei tessuti e la rottura dei capillari sanguigni;
L’umidita e la scarsa o scorretta igiene: dovute a sudorazione, incontinenza, insufficiente asciugatura del paziente dopo 1e cure igieniche, favoriscono 1a
macerazione della cute Che a sua volta ne indebolisce 1e difese naturali e puo predisporre a infezioni localizzate facilitando 1a comparsa di lesione da decubito.
Le patologie Che pii‘i di altre aumentano i1 rischio di insorgenza delle lesioni da decubito sono: Il diabete: per le alterazioni neurologiche (neuropatia, alterato deficit della sensibilita) e per le alterazioni del micro circolo; Le lesioni midollari:
deficit della sensibilita e della mobilita, incontinenza,
deplezione proteica;
Patologie neurologiche cronico degenerative: i1 morbo di Parkinson, 1a malattia di Alzheimer; La Sclerosi multipla: per l’immobilita, 1a spasticita, l’incontinenza;
Il coma: per la pin 0 meno assoluta immobilita. 69
Nella prevenzione delle Lesioni da Decubito ogni aspetto va considerato e
documentato, allo scopo di progettare ed attuare un vero e proprio programma educativo personalizzato, utilizzando tecniche di posizionarnento per ridurre pressioni e cedirnenti dei tessuti. Inoltre e necessaria 1a valutazione, 1a scelta e l’adeguato utilizzo e la verifica di efficacia, preventiva ed in corso d’opera, dei sistemi di supporto, disponibilil".
4.5.1 LA SCALA DI NORTON
La scala di Norton e basata su Cinque aree distinte: condizione fisica, livello di coscienza, dearnbulazione, mobilizzazione ed incontinenza. Per ogni variabile i1
punteggio va da 4, Che indica una condizione ottirnale, ad 1, Che indica una condizione scadente. Un punteggio globale di 20 indica un individuo con ridotte condizioni di rischio, un punteggio di 5 indica un individuo con rischio certo.
CONDIZIONE FISICA: buona (4); mediocre (3); scarsa (2); molto scarsa (1) LIVELLO DI COSCIENZA: pronta (4); apatica (3); confusa (2); incosciente (1)
VVVVV
DEAMBULAZIONE: normale (4); con aiuto (3); deambulatore (2); nessuna(1) MOBILIZZAZIONE: normale (4); sufficiente(3); limitata (2); immobile (1) INCONTINENZA: normale (4); occasionale (3); 5010 urinaria (2);completa (1)
4.5.2 LA SCALA DI BRADEN
La scala di Braden e stata sviluppata negli Stati Uniti nel 1986 ed e basata sul
modello concettuale di Braden e Bergstrorn (”Studio per l’Eziologia delle Ulcere Da Decubito”). La scala di Braden é costituita da 6 sottoscale: mobilita, attivita, percezione
sensoriale,
urnidita
cutanea,
stato
nutrizionale,
scivolarnento. Ogni sottoscala ha una sua definizione
frizione
operativa
e
ed un
19 Federazione Nazionale Collegi Infermieri (IPASVI). La prevenzione delle lesioni da decubito. Disponibile su www.ipasvi.it[.
7O
punteggio Che varia da 1 a 3 per la sottoscala frizione e scivolamento e da 1 a 4 per le altre sottoscale. Il punteggio globale della scala pub andare da un minimo di 6 ad un massimo di 23. Il valore soglia per cui un individuo é considerato a
rischio é uguale a 16. MOBILITA: immobile (1); limitata (3); parzialmente limitata (2); normale (1) ATTIVITA: allettato (1); in poltrona (2); cammina poco (3); cammina (4) PERCEZIONE SENSORIALE: limitata (1); molto limitata (2); poco limitata (3); nessuna limitazione (4) >
UMIDITA CUTANEA: sempre umida (1); molto umida (2); poco umida (3); normale (4) NUTRIZIONE: povera (1); inadeguata (2); adeguata (3); eccellente (4) FRIZIONE: problematica (1); problema potenziale (2); nessun problema (3)
Attraverso
1a lettura
dell'infermiere
di
questo
capitolo
si potré
notare
come
i1 ruolo
spazi nelle responsabilité assistenziali 1e quali vanno
ad
includere, oltre all'individuazione e il soddisfacimento dei bisogni quotidiani, anche l'utilizzo di mezzi per la valutazione di vari aspetti della patologia: da
quello cognitivo, funzionale fino alla valutazione di un parametro importante come quello del dolore e il rischio di insorgenza delle lesioni da pressione a1
fine di intervenire e dare a1 malato 1a serenité e la dignité Che merita.
71
CAPITOLO V
OLTRE I FARMACI: COME MIGLIORARE LA QUALITA DI VITA DEI PAZIENTI CON ALZHEIMER ATTRAVERSO LE TERAPIE NON FARMACOLOGICHE
Il quinto capitolo analizzera i disturbi psico-comportamentali tipici di questa patologia in rapporto ai vari metodi non farmacologici Che si possono mettere in atto per la gestione quotidiana della sintomatologia.
Saranno divisi in
paragrafi 1e varie terapie non farmacologiche come 1a terapia della bambola, 1a pet therapy, l’arte terapia, 1a terapia ambientale, il giardino sensoriale, l’orto terapia e la terapia del treno.
5.1
LA GESTIONE DEI DISTURBI PSICO-COMPORTAMENTALI TRAMITE
INTERVENTI NON FARMACOLOGICI
La sintomatologia psichica e comportamentale associata alla demenza (deliri, allucinazioni,
depressione,
apatia,
agitazione,
aggressivita,
vagabondaggio,
affaccendamento, ecc), viene definita con l’acronimo BPSD, da Behavioral and
Psychological Psychogeriatric
Symptoms Association.
of
Dementia, Questa
su
iniziativa
definizione,
dell’International
attualmente
messa
in
discussione in quanto ritenuta troppo generica ai fini terapeutici e di ricerca, ha
comunque i1 merito di aver focalizzato l’attenzione su questi aspetti della malattia, mentre negli anni precedenti i1 mondo scientifico si era concentrato soprattutto sui deficit cognitivi associati alla demenza. I BPSD comprendono un insieme eterogeneo di reazioni psicologiche, sintomi
psichiatrici e disturbi comportamentali, comuni a tutti i tipi di demenza, specie 72
alla malattia di Alzheimer, con una frequenza del 30-90%: 1a variabilita dipende
dai diversi setting e dalle metodologie di rilevazione. Sono causa di sofferenza e disagio per i malati e per i caregivers; costituiscono 1a causa pii‘i frequente di ricovero
in istituzione incidendo negativamente
caregiver; considerare
anticipano 1a
1a totale
comparsa
disabilita:
dei
BPSD
sulla
qualita
tutti
gli
studi
come
1a
causa
di vita
del
concordano
nel
pii‘i
frequente
dell’accelerazione e della progressione della malattia verso 1a totale disabilita. Infine aumentano notevolmente i costi: a parita di decadimento cognitivo, i BPSD aumentano notevolmente i costi di gestione del paziente, non solo dal punto di vista economico, ma anche emotivo e psicologico. Nella storia naturale della demenza di Alzheimer, i BPSD presentano una diversa frequenza nei diversi stadi della malattia: depressione, ansia e disturbi della personalita
possono addirittura precedere l’esordio della malattia e comunque, sono pi1‘1 frequenti nel primo stadio della malattia. Altri disturbi, quali per esempio agitazione, deliri ed allucinazioni, prevalgono invece in una fase pii‘i avanzata. I meccanismi patogenetici
sono probabilmente multipli
e sono: biologici,
dipenderebbero cioe dalla sede in cui sono maggiormente localizzate 1e lesioni tipiche della malattia, da fattori genetici, dalla contemporanea presenza di altre malattie, dai neurotrasmettitori coinvolti; psichici; interpersonali, 10 stress del
caregiver incide molto sull’insorgenza dei BPSD ed infine ambientali, ad esempio un ambiente troppo rumoroso, poco illuminato 0 troppo illuminato, un
cambiamento di residenza possono scatenare dei BPSD. La contenzione fisica e farmacologica ha rappresentato e purtroppo ancora troppo spesso rappresenta
l’unica risposta terapeutica ritenuta efficace; ‘e importante invece, che sin
dall’insorgenza dei BPSD si cerchi di individuare 1e potenziali cause somatiche ed ambientali scatenanti.
Negli ultimi armi
1a letteratura in campo di trattamento farmacologico dei
BPSD e stata molto corposa, tuttavia 1a reale utilita dei farmaci nel trattamento dei
BPSD
e ancora
oggetto
di
discussione.
I
possibili
interventi
non 73
farmacologici per i BPSD sono numerosi. Nelle fasi avanzate della demenza di Alzheimer
si possono
applicare
tecniche
di
stirnolazione
basate pin
sull’immediatezza dell’informazione sensoriale Che sul significato semantico del messaggio. I
problemi
principali
comportarnentali,
per
riguardano i quali
quindi
e importante
i
disturbi
attuare
non
strategie
cognitivi
e
cornplesse
e
integrate, psicosociali in grado di assicurare il benessere del malato e di Chi se ne prende cura. I disturbi non cognitivi e soprattutto quelli comportarnentali
rappresentano la maggiore fonte di stress per la farniglia e per il caregiver. I farrnaci antipsicotici e antidepressivi di regola non sono in grado da soli di
risolvere le situazioni pil‘i complesse, derivanti dall’ incapacita di gestire i rapporti
con
l’ambiente
(falsi
riconoscimenti,
incapacita
prassiche,
vagabondaggio, disturbi sensoriali, false interpretazioni, agitazione verbale).
5.1.1
LA
TERAPIA
DELLA
BAMBOLA:
OGGETTO
SIMBOLICO
NELLA
RELAZIONE D’AIUTO La terapia della bambola e una terapia Che favorisce la diminuzione di alcuni disturbi del comportarnento.
Tramite l’accudimento e il maternage della bambola terapeutica la persona attiva relazioni tattili e affettive. Bisogna considerare il ruolo Che occupera 1’oggetto bambola all’interno di una relazione affettiva con il paziente e 1e varie fasi Che attraversera 1a persona: all’inizio il paziente riconosce solo come oggetto inanimato la bambola e quindi lo manipola inizialrnente per poi dimenticarlo non considerandolo corne elemento relazionale; successivarnente il
paziente accudisce l’oggetto bambola riconoscendolo come bambino a tutti gli effetti e accudendolo pin 0 rneno intensamente durante i vari momenti della
giornata; infine il paziente puo alternare momenti di forte accudimento nei
74
confronti dell’oggetto bambola e momenti di disattenzione o indifferenza o rifiuto. La bambola,
in questo contesto,
e il bambino
da accudire,
da curare,
da
accarezzare, da guardare, da stringere e in questa alternanza stimola emozioni arcaiche nei pazienti Che riconoscono come vero l’oggetto inanimato. La cura
della
bambola
andra
a
favorire
1a diminuzione
di
gravi
disturbi
comportamentali.
La terapia della bambola va ad aiutare in caso di disturbi comportamentali quali agitazione, ansia, disturbi del sonno, irritabilita o depressione attraverso
processi comunicativi come i1 contatto Visivo, 1a manipolazione tattile, i1 dialogo e il contatto corporeo.
Questo metodo si propone come obiettivi,
quelli di diminuire i disturbi
comportamentali, facilitare i processi emozionali, stimolare i1 dialogo e la capacita relazionale, facilitare i1 rilassamento ed infine stimolare 1a memoria, in
particolar modo 1a memoria procedurale.
5.1.2 LA PET THERAPY
Pet Therapy indica quelle attivita assistenziali 0 terapie sanitarie svolte con l'aiuto determinante di un animale domestico. Si distinguono in AAA (Attivita assistite con animali) e T.A.A. (terapie assistite
con animali): 1e prime sono costituite da interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico rivolti a migliorare la qualité della Vita; 1e seconde sono programmi di terapia Che favoriscono i1 miglioramento di alcune funzioni (fisiche, sociali, emotive e cognitive).
Numerosi studi hanno dimostrato i benefici effetti sul piano emotivo e relazionale
del
rapporto
uomo-animale,
tanto
da
essere introdotte
e
incoraggiate in ambienti istituzionali e ospedalieri.
Il rapporto con l'animale permette a1 paziente di sperimentare 1a fisicita (attraverso 1e carezze, i1 modo di avvicinarsi, 1a reazione dell'animale, ecc.) 75
permette di prendersi cura di un altro essere Vivente (attraverso 1a capacité di riconoscere 1e sue esigenze e attivarsi per soddisfarle), permette infine di
rivivere esperienze passate (i1 ricordo di quando si aveva un animale 0 di quando si avrebbe voluto un animale). Gli animali pil‘l frequentemente usati in questo tipo di attivité sono i cani. Sono cani valutati idonei per attitudine e capacité. Non sono animali addestrati, bensi
educati, Che interagiscono spontaneamente con l'uomo per il piacere di farlo. Non sono addestrati ad eseguire un compito preciso, come ad esempio i cani per i non vedenti, ma hanno capacité percettive naturali, se lasciati liberi
entrano naturalmente in relazione con la persona.
Pigum 4- Animal Assisted Therapy.
Secondo studi internazionali condotti su malati di Alzheimer, l'interazione con
l'animale e in grado non solo di ridurre i disturbi comportamentali (agitazione, aggressivité), 10 stress e 1e turbe dell'umore (ansia, apatia, depressione), ma
anche di stimolare
alcune funzioni
psicologiche e mentali
residue. In
particolare, i lavori riportano un effetto benefico sulla memoria a lungo termine (attraverso l'evocazione di ricordi legati ad un precedente possesso di animali), 76
sulla comunicazione verbale e non verbale, sulla stimolazione sensoriale e sulla
soddisfazione di certi bisogni primari quali l'attenzione e l'affetto. La Pet Therapy e stata utilizzata in pazienti affetti da decadimento mentale al
fine di ottenere un miglioramento dello stato emotivo, sia nelle case di riposo Che presso centri diurni Alzheimer.
5.1.3 L'ARTETERAPIA: LA MEDIAZIONE ARTISTICA NELLA RELAZIONE D'AIUTO
L’arte terapia e una tecnica terapeutica non verbale, Che si avvale dell’uso di materiali artistici per la creazione di un oggetto Che rappresenti il mondo interno del soggetto o la sua Vita psichica. Grazie al suo linguaggio simbolico e non verbale si e mostrata utile ad aiutare, e a rendere pifi accessibili, quei
Vissuti Che pazienti affetti da demenze quali l’Alzheimer non riescono pii‘i ad esprimere a livello verbale. L’arte terapia, dunque, risulta essere per la persona affetta da Alzheimer un contenitore all’interno del quale e possibile procedere verso il rinforzo dell’individualité e dell’autostima, attraverso 1a valorizzazione
delle capacité residue. L’arte terapia, con il soggetto colpito dalla malattia di Alzheimer, si pone una serie di obiettivi: stimolare e supportare le condizioni mnestiche, cognitive e motorie attraverso il costante uso dei materiali artistici, migliorare il livello produrre un’
emotivo
ed affettivo
grazie
alla possibilité
offerta
di
opera e quindi raggiungere un risultato; alleviare i sintomi
depressivi ed ansiosi.
Nella demenza di Alzheimer, infatti, il tono dell’umore e influenzato da un forte senso di inadeguatezza e di paura determinato dalla confusione mentale cui il soggetto e sottoposto. Coinvolgere il paziente sfruttando le sue capacité residue attraverso la creativité, stimola i1 miglioramento del senso d’identité e
migliora i livelli di autonomia grazie alla riattivazione delle funzioni psichiche. All’interno di una seduta di arte terapia, il paziente ha l’opportunité di esternare il proprio mondo interiore in una situazione sicura per la propria 77
incolumita. Questa metodica non farmacologica agisce in un primo momento sul livello cognitivo, sulla organizzazione spazio-temporale di un disegno
all’interno di un foglio, per poi procedere liberamente alla rievocazione di eventi remoti, sulla base di una spontanea stimolazione di capacita mnestiche
ancora presenti nel paziente e non ancora cancellate dal progredire della patologia. Le sedute di arte terapia con pazienti dementi si compiono all’interno di un
setting sicuro e funzionale, Che metta a disposizione Cib di cui i1 soggetto ha bisogno. Il gruppo di arte terapia dura generalmente due ore e il numero dei partecipanti e strettamente correlato a1 livello di gravita della patologia. Per quanto riguarda i1 materiale artistico non deve presentare lame 0 punte taglienti e deve essere proposto, a1 fine di non creare un senso di confusione, in piccole quantita. L0 stato di ansia cui e sottoposto i1 paziente affetto da demenza
durante i primi incontri e in genere molto alto a1 punto tale Che potrebbe non riconosce i materiali artistici e mostrare notevoli difficolta nel comprendere 1e
richieste propostegli. L’inizio del lavoro e, di conseguenza, concentrato sugli stimoli cognitivi affinché sia possibile un recupero e um riconoscimento, anche se parziale, delle percezioni esterne. Al soggetto, pertanto, vengono sottoposte
delle immagini in bianco e nero Che deve riconoscere fornendo i1 nome, i1 colore e, qualora possibile, 1e diverse forme, per poi arrivare a dargli 1a possibilita di disegnare 1e stesse affidandosi interamente alla memoria Visiva stimolata. Una volta recuperato un minimo livello di autonomia, a1 soggetto Viene lasciata completa liberta di espressione, affinché i ricordi residui possano trasformarsi
in un’immagine. Accanto alle semplici attivita di disegno possono essere proposti
laboratori
nei
quali
i pazienti
vengono
coinvolti
in
attivita
di
manipolazione di materiali malleabili come 1a creta 0 1a pasta di sale; essi consentono di sollecitare 1e abilita prassiche ma in particolar modo permettono di potere creare, Visualizzare e ridefinire 1a propria identita. 78
5.1.4 LA TERAPIA AMBIENTALE La Terapia ambientale assume valenza terapeutica fondamentale in condizioni
di malattia quali 1e demenze. In ogni ”fase” della malattia l’ambiente puo compensare 0, a1 contrario, accentuare 1e conseguenze del deficit cognitivo e
pertanto condizionare sia 10 stato funzionale sia i1 comportamento del paziente. Per questo motivo l’ambiente va adeguato alle esigenze del paziente, in base
alla gravita dei deficit cognitivi e dei disturbi comportamentali, ponendo a1 centro 1a persona, in modo Che possa avvertire meno l’annullamento provocato dalle limitazioni dovute alla malattia.
Gli obiettivi dell’intervento ambientale sono cinquez": >
La
sicurezza:
eliminare
1e fonti
di
pericolo(scale,
utensili,
farmaci,
detersivi, tappeti, spigoli) per evitare cadute, ferimenti 0 ingestione di
sostanze tossiche; utilizzare ausili particolare per facilitare e rendere sicuro i1 movimento(maniglioni, sponde per il letto) ;
>
Orientamento spaziale: semplificare l'ambiente e la disposizione degli oggetti, evitare 0 ridurre a1 minimo i cambiamenti nella disposizione
degli elementi ambientali; utilizzare
della segnaletica per favorire
l’orientamento; stanze ben illuminate ed evitare stimoli distraesti (suoni
0 rumori disturbanti);
>
Capacita residue: modificare l’ambiente in base alle capacita funzionali e cognitive residue, senza privare i1 malato della possibilita di compiere azioni di cui e ancora capace; collocare in evidenza tutti quegli oggetti e
ausili ancora riconosciuti e utilizzati dalla persona; dotare i1 paziente di oggetti di uso comune e di materiali per attivita manipolative/cognitive
20
Bianchetti A., Pirotti P., Silvano L., Fabrizio R., Carafelli A., Fabbo A., Chattat R, (2013).
Non
so cosa avrei fatto oggi senza di te. Manuale per i familiari delle persone con demenza. III edizione. Pazzini stampatore editore.
79
tenendo conto delle abitudini prima della malattia e della gravita dei deficit;
>
Identita
personale:
mantenere
gli
arredamenti
e gli
oggetti
ancora
riconosciuti dal malato, in particolare se harmo una valenza affettiva;
>
Disturbi comportamentali:
creare uno spazio privilegiato in cui il
paziente pub ritirarsi per riposare 0 svolgere attivita occupazionali;
eliminare tutti gli oggetti Che possono essere rotti e tutti quelli Che possono essere persi; eliminazione 0 camuffamento di tutti quegli oggetti Che possono essere fonte di fenomeni illusori o allucinazioni(specchi, superfici riflettenti)
.
5.1.5 IL GIARDINO SENSORIALE COME STRUMENTO
TERAPEUTICO
l3 stata riconosciutaanche in Italia l'importanza,dal punto di Vista terapeutico, di uno spazio esterno per persone convalescenti 0 con problemi di demenza senile. Daiprimi giardini, realizzati in Canada e negli Stati Uniti, oggi si cerca anche nel
nostro paese di andare incontro alle esigenze di queste persone offrendo loro spazi all'aperto opportunamente organizzati al fine di agevolare il recupero
psico-fisicoe il mantenimento delle capacita residue. Si e dimostrato
come, negli anziani effetti da demenza, in particolare
Alzheimer, lo spazio fisico svolga una funzione protesica: la progettazione
dell’ambiente, quindi, diventa parte integrante dell’approccio globale alla cura e all’assistenza delle persone affette da Alzheimer. Essenziale diventa, quindi, strutturare l’ambiente in funzione alle esigenze
dell’anziano, immerso in un malessere quotidiano. Tali pazienti devono essere cosi immersi in un contesto Che li faccia sentire parte integrante del resto del mondo, tramite canali di comunicazione diversi, coerenti con le loro residue
capacita di comprensione.
80
Tutti noi percepiamo il mondo esterno attraverso i sensi: udito, Vista, tatto,
gusto, odorato. Nell’anziano i sensi, con il progredire della malattia e dell’eté, diventano via inefficienti, ma tuttavia rivestono un’importanza rilevante. In
funzione di Cib, diventa centrale, la progettazione di spazi Che facilitino la stimolazione sensoriale: i colori, gli odori, i rumori riconnettono l’anziano con
l’ambiente esterno diventando strumenti terapeutiCi. Non a caso i giardini Alzheimer vengono Chiamati anChe giardini sensoriali. Il giardino sensoriale non ha la finalité di curare la malattia bensi e uno strumento usato per
migliorare le condizioni psiChiChe e mentali del paziente con 10 scopo di migliorare la qualité della Vita.21 Nella progettazione degli spazi per questa tipologia di utenti
C0nt0 delle
loro
esigenze
cercando
C0mportamentali erecuperare
Il ruolo struttura
di
fargli
bisogna tenere
superare i problemi
l'autostima.
del progettista e molto importante perChé l'organizzazione pub condizionare il
della
C0mportament0 dell'anziano. Il progettista
deve cercare di realizzare spazi Che non disturbino l'equilibrio psiC0- fisiCO del paziente, ma
giardino realizzato
piuttosto Che ne assecondino le scelte e i C0mportamenti. Il
per malati in uno
Alzheimer,
spazio
0 giardino
ben delimitato
sensoriale,
deve essere
Che consenta all'anziano una
passeggiata all'aperto, ma in condizioni di sicurezza. Elemento fondamentale e il perC0rso Che deve rappresentare una guida; deve essere appositamente
studiato
in modo
da non permettere all'anziano di
perdersi, di provare stati di ansia 0 di incertezza, per questo motivo deve avere un andamento sinuoso,
senza
bruschi
cambi
di direzione,
incrOCi Che possono dare disorientamento e incertezza nella scelta
senza
della
strada da perC0rrere.
Si preferisce per lo pifi una forma ad anello Chiuso. 21 Roncaglia
M., Mantovani D., Espanoli L, (2008). Alzheimer e ambiente. I luoghi, i sensi, la
cura. Maggioli editore. Santarcangelo di Romagna. 81
AI fine di assecondare
le persone C0n problemi
affaticamento e necessario predisporre aree
di deambulazione
e
di sosta.
Le tipologie di arredo di questi spazi, panChe 0 sedie, dovrebbero essere
C0m0de, preferibilmente C0n braCCioli e robuste. Arredi troppo
leggeri
Che
possono faCilmente cadere potrebbero creare stati di agitazione 0, Viceversa, la persona irrequieta potrebbe percuoterli 0 sollevarli rappresentando un pericolo
per sé e per gli altri. Nelle piantagioni devono essere accuratamente evitate piante nOCive (a volte questi anziani mettono in bocca Cib Che capita, quasi senza accorgersene) e
privilegiati alberi stagionali Che stimolano l'osservazione
dei cambiamenti
nelle varie stagioni; tipologie di arbusti Che attirino gliuccelli.
La scelta di fiori molto colorati
(le sfumature
di colore
non vengono
percepite Chiaramente dagli anziani) e molto diversificati pub essere di aiuto per
l'orientamento
stimolazione
e la delimitazione
della Vista;
mentre piante
di alcune zone, oltre Che come odorose
e profumate
stimolano
l'olfatto. Un'area destinata all'orticultura pub favorire l'attivité manuale, contrastare la passivité, stimolare l'attenzione e l'osservazione delle trasformazioni.
E' importante Che il giardino sia collegato direttamente, fisicamente,
sia Visivamente
al complesso abitativo con un percorso continuo in modo Che
l'ospite non abbia un senso di disorientamento. Possiamo cosi affermare Che, un giardino sensoriale, annesso ad una struttura i
cui ospiti sono affetti da demenza senile, deve raggiungere tali obbiettivi: Ridurre il disorientamento temporale e spaziale
Contenere il girovagare afinalistico o ”wandering”
VVVVV
Che
Stimolare le capacité residue Compensare i deficit cognitivi e funzionali causati dalla demenza Stimolare le capacité mnestiChe 82
Contrastare irrequietezza, irritabilité ed aggressivité Abolire il ricorso alla contenzione Ridurre
l’uso
di
farmaci
per
il
trattamento
di
apatia,
tristezza,
depressione Mantenimento dei livelli di autonomia Aumentare l’autostima individuale
VVVVV
Miglioramento del tono dell’umore Miglioramento dello stato psicofisico Favorire la socializzazione
Figum 5- Giardino terapeutico di Augusta, Ischia.
Anche in Italia, come gié successo nel resto d’Europa e del mondo, iniziano a sorgere i primi giardini terapeutici per i pazienti con il morbo di Alzheimer (Figura 3). Proprio nell’aprile 2004, a
Roma, e stato inaugurato il primo
Giardino sensoriale Alzheimer, presso il complesso di Casal Boccone, dove e
attivo il Centro Diurno Alzheimer.
83
5.1.6 L'ORTO-TERAPIA
L’orto-terapia, o terapia orticolturale, ‘e una modalité d’intervento Che prevede di utilizzare pratiche orticolturali e il
giardinaggio come strumenti terapeutico
riabilitativi. Questa terapia e considerata un processo attivo ove i1 malato trae beneficio dal processo stesso piuttosto Che dal prodotto finale. Le attivité coinvolgono i1 singolo individuo in operazioni di giardinaggio a1 fine
di recuperare i1 legame con la realté e il senso del tempo; 1e piante coltivate diventano i prodotti stessi del processo di guarigione, oppure del rallentamento della sintomatologia morbosa.
E’ nata negli USA per i veterani nel secondo dopoguerra e, successivamente, si diffuse in molti paesi anglosassoni. In Italia questa terapia Viene inserita nei giardini dedicati ai malati del morbo di Alzheimer e di degenerazione mentale.
L0 scopo di questa terapia alternativa e di far sentire i1 soggetto utile ad uno scopo e quindi promuovere maggiore attivité, sia fisica Che mentale.
Figum 6- Vista di un’area di ortotempiu.
84
I compiti svolti all’interno dell’orto sono molteplici: preparazione del terreno, piantumazione, organizzazione dello spazio, osservazione dello sviluppo e della fioritura della pianta e, infine, raccolta dei frutti. Queste attivité fanno
prendere coscienza all’individuo di poter cambiare il paesaggio Che lo Circonda e in cui Vive, rendendolo ”responsabile” di quel Gambiamento. Inoltre, lavorare
con la terra aiuta I’ospite a comprendere ed organizzare il tempo. Infatti, i1 malato, abituato ad attivité giornaliere ripetitive e monotone, si trova dinanzi un organismo Vivente Che cresce e muta col passare del tempo. Grazie a questa attivité i1 malato trova dei punti di riferimento temporali, come, ad esempio, i1
periodo della fioritura, i1 periodo del raccolto 0 i1 momento in cui 1e foglie cadono dai rami.
Come nel resto del giardino, anche nell’area adibita a orto é necessario creare dei percorsi in piano per garantire una totale accessibilité. La pavimentazione deve
essere i1 pin
sintetizzare
i benefici
possibile di
compatta
attivité
e priva
orticolturali
di
risalti.
all’interno
Possiamo
di una
cosi
struttura
ospitante malati di Alzheimer:
> Migliora l’autostima e il senso di controllo sull’ambiente poiché si acquista 1a consapevolezza delle proprie abilitél, del saper fare Stimola i1 senso di responsabilité Stimola 1a socializzazione
VVVVV Combatte efficacemente i1 senso di isolamento, di solitudine e di inutilité Mantiene attivi sia mentalmente Che fisicamente
aumenta i1 buon umore in generale A livello fisico sollecita l’attivité motoria, migliorando i1 tono generale dell’organismo
favorisce i1 senso d’orientamento e l'interazione con l'ambiente.
Contribuisce ad attenuare stress e ansia
VVVV favorisce 1a manualité
85
Tali benefici acquisiti con questa terapia sono dovuti principalmente allo
spostamento dell’attenzione del soggetto dai propri problemi alla cura di un altro essere Vivente e alla possibilit‘a Che il malato ha di creare qualcosa di bello
anche quando se me era perso l’interesse. Le piante non giudicano, non impongono i1 loro volere sul paziente, non decidono i suoi ritmi e non gli privano 1a privacy. Il paziente (‘3 a1 centro, in quanto egli impone, tramite 1e pratiche colturali, i1 suo volere sulle piante.
Figum 6 bis - Vista 3D di un progetto per un’areu di ortoterapia. Ospedale San Camilla. Venezia.
In conclusione l’orto terapia funziona perché 1e piante e 1e persone hanno gli stessi ritmi di Vita: nascita, crescita, morte. Le piante parlano di valori Che durano nel tempo come i1 Ciclo stabile e costante della Vita, soddisfacendo in noi i1 nostro senso di sicurezza. Parlano anche di cambiamento, inizio e fine di cicli, di difficolté e a volte di morte, aiutando ad accettare i Gambiamenti nella
propria Vita. Ogni difficoltél, ogni insuccesso possono essere un’occasione di apprendimento, di accettazione e di integrazione in un Ciclo vitale pifi ampio di quello individualezz.
22 Borghi C, (2007). Il giardino Che cura: i1 contatto con la natura per ritrovare 1a salute e migliorare la qualité della vita. Firenze, Giunti, p. 175. 86
5.1.7 LA TERAPIA DEL VIAGGIO: IL TREND TERAPEUTICO
La terapia del treno rientra nella famiglia delle terapia non farmacologiche insieme alla Terapia della Bambola, 1a Musico Terapia, la Sensory Room e l’Arte terapia. Questi trattamenti cercano di limitarei disturbi pill gravi del malato di Demenza come i disturbi del comportamento. questa terapia non farmacologica aiuta le persone Che soffrono di demenza e Alzheimer a diminuire i disturbi del comportamento come ansia, agitazione e affaccendamento.
Questo metodo
offre loro la possibilité di avere delle intuizione, non dei ricordi analitici ma dei
ricordi di atmosfere, di situazioni, spesso positive come quelle dell’infanzia o i periodi prima della malattia, e um modo per ridare senso alla Vita. Molte RSA si stanno attrezzando per
svolgere questo tipo di trattamento.
Ad esempio
all’interno dell’ambulatorio di supporto alle persone con demenza dell’ RSA Saccardo di Milano e stato riprodotto uno scompartimento di un treno. Prima di entrare nel vagone,
i pazienti possono
soggiornare in una sala
d’aspetto
esterna curata nei minimi dettagli e con accorgimenti iconografici realistici.
Figum 7- Inferno di un treno tempeutico
87
Seduti
su poltroncine contenitive,
gli
anziani
affetti
da
Alzheimer
possono riassaporare ricordi ed emozioni perdute, ritrovando pace e serenitél
mentre osservano i1 paesaggio e 1e stazioni intermedie Che scorrono sotto i1 loro sguardo attraverso un finto finestrino adibito a schermo (Figura 7). Questo spazio diventa un contenitore di momenti relazionali e affettivi. Il Viaggio diventa uno strumento terapeutico in grado di agire sui disturbi comportamentali del paziente affetto da demenza ma anche i1 mezzo per
stimolare i rapporti, 1e relazioni, gli incontri e agevola 1a socialité tra paziente, operatori e familiari.
La finalité della terapia del Viaggio mira a1 benessere del paziente e influisce positivamente sul comportamento, favorendo il rilassamento dell’anziano. In una situazione di decadimento cognitivo inarrestabile, e possibile stemperare
alcuni disturbi comportamentali. Contemporaneamente
si mantiene
e si
alimenta
1a sfera affettiva
ed
emotiva poiché, l’anziano colpito da demenza, mantiene attivi i canali affettivi
ed emozionali (Figura 8).
Pigum 8- Immagine rajfigumnte um: paziente accompagnatu ad um: seduta di treno tempia.
88
Gli obiettivi Che
Ci
si
pone
utilizzando
questo
tipo
di
terapia
sono
principalmente due: i1 rilassamento e la rievocazione. A livello relazionale si vuole
stimolare
i1 dialogo
e 1e capacité
relazionali,
facilitare
i processi
emozionali, facilitare i1 rilassamento, stimolare 1a memoria a lungo termine,
stimolare
l’attenzione.
A
livello
comportamentale
si
vuole
agire
sulla
diminuzione degli stati di agitazione, diminuzione dei momenti di aggressivité, diminuzione di disturbi comportamentali. Attraverso 1a lettura di questo capitolo si potré notare come 1a conoscenza di
terapie non farmacologiche, e il loro utilizzo in base a1 disturbo psicocomportamentale esternato dal paziente, possa rivelarsi un valido tentativo di risoluzione del problema. La conoscenza da parte dell’infermiere di questi rimedi potré guidare i1 caregiver e i familiari dei pazienti in un percorso assistenziale pii‘i consapevole. Nel prossimo capitolo, i1 sesto, si vorré esplorare
in modo ancora pil‘i specifico 10 stato d’animo dei caregiver; ma in questo caso focalizzando l’attenzione ai coniugi di persone affette dal morbo di Alzheimer.
89
CAPITOLO VI
REVISIONE DELLA LETTERATURA
L'ESPERIENZA DEGLI INFERMIERI NELLA GESTIONE DEL DOLORE NEL PAZIENTE CON ALZHEIMER IN FASE TERMINALE
In questo capitolo verrél presentata una revisione della letteratura scientifica riguardo l’esperienza e 1e difficolté incontrate dagli infermieri nella gestione del dolore nel paziente con demenza nella fase terminale.
6.1 BACKGROUND La demenza e una condizione incurabile progressiva Che coinvolge bisogni complessi, Che provoca limitazioni nella Vita e dovrebbe essere riconosciuta come patologia terminale (Brorson et LIL, 2014). L’Alzheimer é una malattia
degenerativa Che colpisce i1 cervello e il sintomo pifl comune e la perdita di memoria. Altre funzioni Che possono diventare sensibilmente ridotte sono 1a comprensione
del linguaggio
scritto
0 parlato,
1a capacitél di esprimersi,
l’orientamento spaziale e 1e abilitél pratiche (Bergman et LIL, 2016). L'interesse per la malattia di Alzheimer e disturbi correlati e cresciuta negli ultimi due decenni; tuttavia ad oggi non esiste una cura 0 un insieme di interventi definitivi per eliminare 1a malattia (Harris et LIL, 2011). La demenza e diventata
una delle principali cause di disabilité dando un contributo significativo alla mortalité nei paesi sviluppati; un recente studio ha stimato Che 1a prevalenza
della demenza in tutto i1 mondo ha raggiunto 46.8 milioni, una cifra Che dovrebbe raggiungere 74.4 milioni entro i1 2030 (De Witt et LIL, 2016). La gestione del dolore e difficile in pazienti con questa patologia a causa della loro incapacité di comunicare verbalmente 1e loro esigenze (Yeaman et LIL, 2012). 90
Poiche i pazienti con demenza spesso trovano difficile esprimersi verbalmente,
l'infermiere svolge un importante ruolo nell'identificazione e valutazione del dolore anche se pochi studi hanno esaminato le esperienze degli infermieri in questo contesto (Brorson et LIL, 2014). Le scale del dolore standard non sono in
grado di fornire le giuste informazioni data la scarsa funzione cognitiva del paziente. valutazione
(PAINAD)
Negli del
ultimi
sono
dolore
come
sviluppata
state
sviluppate
la Pain
utilizzando
molte
assessment
in
nuove
scale per
advanced
la
dementia
l'osservazione del comportamento
del
paziente (Yeaman et LIL, 2012). IndipendenteInente dal livello cognitivo, perb, studi concludono che gli operatori sanitari tendono spesso a sottovalutare
l'esperienza del dolore nei pazienti con demenza. Risulta che le persone con demenza ricevono meno analgesici rispetto a persone con uno stato cognitivo
sano (Brorson et LIL, 2014). La ricerca di cure palliative ottiInali per le persone affette da demenza, compresa la gestione del dolore, e stata evidenziata come una priorita a livello globale, tuttavia le evidenze suggeriscono che la gestione del dolore in persone con demenza non e ottimale rispetto a persone senza deficit cognitivi (De Witt et LIL, 2016). L'organizzazione mondiale della sanita
descrive le cure palliative come l'insieme degli interventi per migliorare la qualita della vita delle persone in fase terminale e delle loro famiglie attraverso l'identificazione, la valutazione e il trattamento del dolore e degli altri problemi
fisici, psicosociali e spirituali (Chang et LIL, 2009). Anche se si possono estrapolare modelli di cure palliative da altri contesti di salute; spesso questi
non sono appropriati per pazienti con demenza. Essendo case di cura, ospedali e ospizi l'ultiIno luogo di cura per molti anziani con demenza, comprendere le barriere incontrate
dai professionisti
sanitari
in questo ambito
diventa
fondamentale per identificare le esigenze non soddisfatte dei pazienti al fine di sviluppare delle strategie efficaci per sostenere adeguatamente il personale nella loro assistenza (De Witt et LIL, 2016).
91
6.2 OBIETTIVI
Obiettivo del presente lavoro e esaminare e comprendere le problematiche Che
incontrano gli infermieri nella gestione del dolore durante l'assistenza al paziente affetto da Alzheimer in fase terminale.
6.2.1QUESITO DI RICERCA
Quali problematiche incontrano gli infermieri durante la gestione del dolore durante l'assistenza ad un paziente affetto da Alzheimer in fase terminale? 6.3 MATERIALI E METODI
La ricerca bibliografica e stata condotta da novembre 2016 a dicembre 2016 cercando studi qualitativi in grado di rispondere al quesito di ricerca relativo alle problematiche degli infermieri durante l'assistenza a pazienti affetti dal morbo di Alzheimer in fase terminale. La ricerca bibliografica e stata effettuata dalla banca dati PubMed, utilizzando il tesauro MeSH e avvalendosi anche
dell’operatore booleano AND a1 fine di rendere pi1‘1 efficace 1a ricerca sulla banca dati. Il dettaglio delle strategie di ricerca e presentato nella tabella 6.
92
Tabella 6: strategie di ricerca, parole chiave, limiti e numero di referenze
Parole
Banca
Limiti
dati
Referenze
Referenze
Full text
totali
selezionate
recuperati ed
chiave
analizzati
("Alzheime
10 years
r Disease" PubMed
[Mesh]
Nursing
AND
Journals
5
2
1
4
2
2
"Palliative Care" [Mesh]) AND "Nurses" ‘
[Mesh]
(”Alzheime r
PubMed
Disease" [M esh]
10 years
AND
"Terminal
Nursing
Care" [Mesh
Journals
])
AND
"Nursing"[ Mesh]
La tabella 6 mostra la strategia di ricerca effettuata, le parole chiave utilizzate, i limiti e le referenze totali e quelle selezionate pertinenti e rilevanti per la
domanda di ricerca bibliografica.
Gli studi sono stati individuati e selezionati
inizialmente sulla base del titolo e dell’abstract usando i1 metodo della pertinenza e rilevanza per il quesito di ricerca e sono stati immediatarnente esclusi tutti i titoli ed abstract non corrispondenti alle caratteristiche del quesito. Dalla ricerca sono stati selezionati quattro studi di cui uno e stato escluso poiché non pertinente al quesito di ricerca. Alla fine tre studi qualitativi non
93
inferiori a dieci anni sono stati selezionali, letti e analizzati. Nella figura 9 e rappresentato i1 diagramma di flusso con la strategia di ricerca utilizzata.
Figura 9: flow chart della ricerca bibliografica
9 citazioni della icerca bibliogafica
5 abstract e'si
1 full text
3 full text
esclusi
inclusi
Pigum 9- Flow chart del processo di identificazione e reperimento degli studi.
Il
diagramma
di
flusso
ha
presentato
nel
dettaglio
1a procedura
di
individuazione e scelta effettuata. La selezione é stata eseguita in base a1 titolo
dell’articolo e alla lettura dell’abstract e, successivamente, una volta Che lo studio fosse stato ritenuto pertinente e conforme a1 quesito di ricerca, si e provveduto ad inoltrare opportuna richiesta del testo completo. Dopo 1e prime ricerche sono stati individuati e selezionati quattro studi, di cui uno escluso poiché non pertinente e tre inclusi. Qui di seguito vengono elencate 1e parole chiave utilizzate per la strategia di ricerca sulla banca dati pubmed.
94
Parole chiave: Alzheimer disease, nurse, palliative care, end stage.
6.4 RISULTATI A seguito dell’analisi dei tre studi qualitativi selezionati sono stati individuati terni e C0ncetti di interesse per la presente revisione della letteratura. Tutti gli studi
hanno raggruppato i dati raCC01ti sottoforma di temi e, ogni tema, e stato descritto e ben illustrato C0n esempi delle interviste.
Le evidenze selezionate hanno fatto
emergere temi abbastanza vari e differenti tra loro C0n l'unica eccezione degli studi Brorson et al. (2014) e Chang et al. (2009) dai quali si pub notare come i1 tema
Che riguarda 1a difficolta da parte degli infermieri nel dare sollievo dal dolore a questo tipo di pazienti sia aCCOInunante. Proseguendo C0n Brorson et al. (2014) possiamo notare come i temi emersi da questo studio siano stati raggruppati in due categorie principali e poi suddivisi in sottocategorie:
l'esperienza degli
infermieri sulle diffiCOlta nel sollievo dal dolore e l'esperienza degli inferrnieri
sulle risorse per il sollievo dal dolore. Per quello Che riguarda i1 primo tema principale, tra 1e sottocategorie troviamo 1a sensazione di impotenza; i dilemmi
etiCi; 1a sensazione di inadeguatezza e la sensazione di non essere in grado di C0nnettersi con il paziente. Per quello Che riguarda proprio i1 sollievo dal dolore gli infermieri affermano di credere Che uno degli obiettivi principali nella cura dei
pazienti C0n demenza in fase terminale e quello di alleviare i1 loro dolore come detto durante un intervista:
” Credo Che umz delle cose piit belle Che 51' pub fare e quello dz' aiutare qualcuno a morire in un buon modo, ed e umz delle cose pib‘t importantz' Che puoifare. ” Tre dei sette infermieri intervistati hanno riferito di Chiedere ai parenti Che
C0n0scon0 bene i1 paziente un aiuto nell'interpretare
alcuni segnali di
quest'ultimo in quanto trovano grandi difficolta nel deCifrarli:
” Non sappiamo cosa loro vogliono. Noi non sappiamo nemmeno se 50110 a conoscenza delfatto Che stanno per morire. ”
95
Anche nello studio Chang et al. (2009), dove e emerso il tema della difficolta nella gestione del dolore in questi pazienti, i soggetti intervistati affermano Che alcuni segni sono fondamentali per cercare di comprendere la persona affetta da demenza in stato terminale:
” Con le persone aflette do: demenza, l’espressione del visa, le aziom', i movimenti
e l’osservazione sono l’um'co modo per valutare il dolore. ” Inoltre, un terzo dei partecipanti ha notato una certa riluttanza nell' usare adeguate quantita di analgesici oppiacei, in particolare, in strutture residenziali per anziani. La stessa osservazione e stata riproposta anche negli studi Brorson et al. (2014) e De Witt et al. (2016)
dove gli infermieri hanno affermato di
incontrare difficolta nell'avere prescrizioni mediche di analgesici Che, molte volte arrivano in ritardo e i pazienti continuano a soffrire. A tal proposito un infermiere nello studio Brorson et al. (2014) dice:
”Non vedono il paziente tanto quanta noi infermieri. Non so se questa é la ragione. Diventiamo piit frustrati quando vediamo la soflerenza per tutto il tempo e sentiamo di
doverfare qualcosa in fretta. ”
Altri sottotemi estrapolati dallo studio Chang et al. (2009) sono la difficolta nella gestione,
oltre
Che
del
dolore,
anche
della
comportamentali Che la patologia inevitabilmente
disfagia
e
comporta.
dei
sintomi
Inoltre,
sono
emersi altri due temi principali: le conoscenze e le competenze relative alla
demenza come disturbo e in materia di cure palliative. A tal proposito, dal seguente studio, si puo evidenziare come gli infermieri intervistati pensino Che una maggiore conoscenza sulle cure palliative possa migliorare la capacita di
prendere decisioni nei confronti dei pazienti. La tabella 7 riportata di seguito confronta i temi e i concetti emersi per ogni singolo studio. 96
Tabella 7: distribuzione degli studi per obiettivi, contenuti, temi e concetti emersi. Studi
Obiettivi Descrivere 1e
Brorson et a1. (2014)
Contenuti
Temi e concetti emersi
Studio
Sono emerse due
esperienze degli
qualitativo
categorie di dati
infermieri per
esplorativo
principali C0n delle
quello Che
descrittivo su
sottocategorie per
riguarda i1 sollievo dal dolore nel fine
sette infermieri
ognuna: 1) l'esperienza degli infermieri nelle
Vita dei pazienti
diffiCOltél in materia di
C0n demenza.
sollievo dal dolore;
2) l'esperienza degli infermieri con 1e risorse in materia di sollievo dal dolore. Individuare 1e
Le principali aree
sfide degli
individuate sono state. 1a
infermieri nell'assistenza a
Chang et a1. persone con (2009)
demenza in fase
qualitativo 511
trediCi parteCipanti
competenza nella fornitura delle cure; 1a
C0noscenza relativa alla demenza; 1a C0noscenza
terminale.
in materia palliativa.
Esplorare 1e
Sono emersi tre temi
esperienze degli
principali: 1) 1e sfide nella
infermieri sulla
De Witt et a1. (2016)
StUdiO
StUdiO
somministrazione di
gestione del dolore qualitativo 511 analgesiCi; 2) i1 rapporto
ed identificare procedure Che
24 infermieri
necessitano di l ulteriore
sostegno.
infermiere- paziente; 3) l'apprendimento interattivo e lo sviluppo
nella pratica.
La tabella 7 Ci ha mostrato i1 quadro completo dei temi emersi dai tre studi qualitativi selezionati, riportando sia i risultati simili tra i vari articoli di ricerca,
Che i risultati differenti Che ogni studio ha prodotto. Tra 1e evidenze selezionate, lo studio De Witt et al. (2016) ha fatto emergere dei risultati
97
molto diversi dagli altri due; andando a trattare un altro aspetto affrontato dagli infermieri nella quotidiana assistenza ai pazienti: i1 rapporto interprofessionale e 1e difficolté nella somministrazione dei farmaci e l'apprendimento . La somministrazione di analgesici e stata una sfida per tutti gli infermieri a causa del
rifiuto
del
somministrazione.
paziente La
ad
assumere
somministrazione
farmaci per
Via
e alle
limitate
orale,
Vie
di
endovenosa
e
sottocutanea sono state definite problematiche andando a creare agitazione e angoscia nei pazienti in fase terminale. Per quel Che riguarda invece i1 rapporto interprofessionale
vengono
divise
1e relazioni
positive
e quelle
negative
andando a sottolineare l'importanza del rapporto medico- infermiere a1 fine di perseguire uno scopo comune: i1 benessere del paziente e la gestione del dolore. Come riporta uno degli infermieri intervistati:
”I medici 50110 It tutto il tempo, vengono sempre con 1101' per aiutare perché sanno Che noi vediamo i pazienti tutti i giorni
, sappiamo ogm' diflerenza sorta tm ieri ed oggi.
Casi quando spieghiamo e facciamo presente qualcosa Ci ascoltano perché hanno fiducia in 1101'. " (NUR5013- infermiere della casa di cura-).
Questo rapporto di fiducia, rispetto e collaborazione e fondamentale a1 fine di gestire ed aiutare un paz1ente sopratutto in una Situa21one in cm quest ultimo
non pub comunicare verbalmente.
Per quello Che riguarda invece 1e relazioni difficili e stato riferito, come anticipato prima, 1a difficolté nell'avere prescrizioni di analgesici quando Viene riferito Che i1 paziente mostra dei segni di dolore, come afferma un infermiere intervistato:
”A volte penso Che ci sia riluttanza do: parte del personale medico di prescrivere
qualcosa" (NURSOZl - infermiere-).
98
Parlando invece del tema emerso riguardante l'apprendimento sull'argomento trattato, tutti gli intervistati dello studio De Witt et al. (2016) ritengono Che l'accesso
allo
sviluppo
professionale
attraverso
l'aggiornamento
e
alla
formazione e sicuramente di fondamentale importanza nel potenziamento del personale per gestire in modo efficace e sicuro i1 dolore, e per fornire un buon
livello di assistenza olistica per le persone C0n demenza in fase terminale.
6.5 DISCUSSIONI Lo
scopo
della
ricerca
era
quello
di
selezionare
studi
qualitativi
Che
rispondessero a1 quesito di ricerca bibliografica. I risultati suggeriscono 1e differenti difficoltél Che incontrano gli infermieri nella gestione del dolore in
pazienti C0si complessi. Per quanto riguarda i1 primo punto di forza degli studi esaminati possiamo subito dire Che tutti gli studi hanno avuto l’approvazione di un comitato etiC0 e tutti i parteCipanti hanno dato i1 loro consenso informato per la parteCipazione allo studio. All'interno degli studi selezionati non vi erano conflitti di interesse fatta eccezione per lo studio De Witt et a1. (2016) in cui i1 professor Peter Passmore ha ricevuto un finanziamento (borse di studio) dalle aziende
Che harmo avuto un ruolo nello
sviluppo,
analisi
e reportistica
all'interno dello studio. Va inoltre specificato Che solamente negli studi De Witt et al. (2016) e Brorson et al. (2014) e stato preCisato Che e stata raggiunta 1a saturazione dei dati. Per quanto riguarda lo studio Brorson et al. (2014) sette infermieri sui 9 campionati harmo dato i1 loro consenso informato a parteCipare
allo studio mentre due harmo rifiutato per mancanza di tempo a disposizione. Il campionamento in tale studio e poco vario in quanto si tratta di sole donne e l'etél varia dai 26 ai 52 armi. Cio non accade nello studio De Witt et al. (2016) dove si e puntato a reclutare un campione di massima variazione per quel Che
riguarda l'eté, i1 ruolo professionale, i1 livello di istruzione e la durata dell'esperienza Clinica. Ventiquattro sono stati gli infermieri Che harmo accettato di parteCipare allo studio reClutati da tre ospizi, due ospedali e dieCi case di 99
cura dell'Irlanda del Nord e del Regno Unito. Infine lo studio Chang et al. (2009) ha carnpionato tredici partecipanti da dieci strutture residenziali per anziani con dernenza reclutati trarnite approccio diretto da parte del ricercatore. Bisogna
precisare
Che non
tutti
i soggetti
reclutati
erano
inferrnieri.
I
partecipanti sono poi stati divisi in Focus Group per la raccolta dei dati. Tutti
gli studi hanno utilizzato per la raccolta dei dati delle interviste sernistrutturate. In particolar rnodo e necessario sottolineare Che nello studio Chang et al. (2009)
1e interviste nei focus group sono durate circa 1,5/2 ore e 1e dornande sono state pilotate e modificate da esperti in base a1 feedback dei partecipanti allo studio.
Per quello che riguarda l'analisi dei dati, lo studio De Witt et al. (2016) precisa che e stato utilizzato un software per la gestione e l'analisi: i1 software NViv010
ed inoltre ci si e avvalsi del paradigma di Clarke corne approccio analitico per l'analisi dei dati. Per quanto riguarda l'analisi negli studi Chang et al. (2009) e Brorson et al. (2014) 1e interviste sono state in entrarnbi registrate e poi trascritte, nello studio Chang et al. (2009) Viene specificato che 1a discussione dei risultati
dello studio sono stati discussi con una persona estranea alla ricerca per aurnentare l'affidabilita
dello studio.
Nessuno
studio e
stato
condotto in
territorio nazionale o in paesi in via di sviluppo bensi in Australia, Regno Unito e Irlanda del Nord e Svezia. Non essendoci studi condotti in Italia su questo terna specifico, non e possibile dedurre che i risultati siano trasferibili nel nostro contesto non potendo avere una cornparazione dei risultati tra i vari studi. Bisogna pero aggiungere che,
essendo i contesti studiati per lo piu europei,
questi risultati possano in qualche rnodo riflettere anche 1a nostra realta.
100
6.6 CONCLUSIONE
In questa revisione della letteratura si ‘e voluto comprendere l’esperienza e 1e
difficolté degli infermieri nella gestione del dolore in un paziente affetto da demenza in fase terminale a1 fine di rendere l'assistenza erogata sempre migliore e olistica fino a1 termine della Vita di un paziente. Approfondendo 1e
proprie conoscenze l’infermiere potrebbe svolgere a1 meglio il proprio ruolo sopratutto con pazienti cosi particolari e complessi dove Viene a mancare uno dei pilastri fondamentali del rapporto infermiere- paziente: 1a comunicazione.
101
CONCLUSIONI
Il presente lavoro ‘e nato con l’obiettivo di approfondire una delle patologie pit devastanti per I’identit‘a personale di Chi me e affetto; con uno sguardo rivolto anChe alla famiglia e a1 caregiver. Particolare attenzione perb, si e voluta dedicare alla valutazione di quello Che Viene definito "i1 quinto parametro vitale”: i1 dolore e, in particolar modo alla fase terminale della malattia Clove 1a dignité umana riC0pre un obiettivo e um bisogno impellente. Nel mondo i1 numero di persone sopra i 60 armi e di quasi 900 milioni e, il peso di questo
inveCChiamento, porta all’aumento della prevalenza di malattie croniche come 1a demenza, 1a quale risulta essere una delle maggiori cause di disabilité nella popolazione; comportando un considerevole impatto socio-sanitario.
Con questa tesi si e cercato di affrontare 1a malattia di Alzheimer da vari punti di Vista tenendo sempre presente C0me scopo quello di preservare 1a dignité del paziente attraverso degli interventi infermieristiCi nei confronti della persona
colpita dalla malattia e dando il giusto sostegno all’intero nucleo familiare. Si é voluto evidenziare i1 ruolo Chiave Che ha I’infermiere in presenza di una malattia C0me i1 morbo di Alzheimer Clove,
oltre ad essere responsabile
dell’assistenza infermieristica diretta a1 paziente, deve attuare una serie di
interventi educativi rivolti a1 caregiver e ai familiari. Tenendo sempre a mente
C0me parola Chiave "Dignité", si e analizzata 1a patologia nelle varie fasi Che attraversa i1 paziente concentrandoci in modo particolare sul fine Vita e quindi sulla fase terminale. Altra problematica importante e gravosa trattata all'interno
dell'elaborato e stata 1a perdita della C0mur1icazi0ne verbale da parte del paziente C01’1 i1 progredire della malattia. Questo aspetto comporta notevoli
difficolté per l'infermiere sopratutto in quella Che e la valutazione del dolore e l'interpretazione dei bisogni e delle esigenze del paziente. Proprio per questi
motivi, e per la complessité dell'assistenza da attuare nei confronti di questi pazienti, 1a tesi, ha voluto offrire elementi di riflessione sull'importanza della 102
figura dell'infermiere come responsabile dell'assistenza quotidiana alla persona affetta
da
innumerevoli
Alzheimer, difficolté
sopratutto date
dai
nel
preservarne
deficit
cognitivi
1a dignité e
nonostante
dall'assenza
di
comunicazione verbale del paziente.
103
ALLEGATO 1
TAVOLE DI ESTRAZIONE DATI
Pain relief at the end of life: nurses’ experiences regarding end-of-life pain relief in patients with dementia. Studio
Brorson et al. (2014) Descrivere 1e esperienze degli infermieri per quello Che riguarda i1 sollievo dal
Obiettivi
dolore nel fine Vita dei pazienti con demenza.
Metodo di studio
Qualitativo esplorativo descrittivo
Setting
Unita ospedaliera del sud della Svezia.
infermieri con esperienza nell'assistenza Caratteristiche dei
di pazienti terminali con demenza
partecipanti Metodo di raccolta dei
Interviste
dati
domande aperte
Metodo di analisi dei
Le interviste sono state registrate, trascritte, rilette piu volte e diviso in
dati
categorie
Sono
semi-
emerse
due
strutturate
categorie
con
di
dati
principali con delle sottocategorie per Temi emersi
ognuna: 1) l'esperienza degli infermieri nelle difficolta in materia di sollievo dal
dolore; 2) l'esperienza degli infermieri con 1e risorse in materia di sollievo dal dolore.
Conclusioni (incluse
I risultati di questo studio evidenziano
implicazioni per la
1a complessita del sollievo dal dolore in pazienti con demenza in fase terminale.
pratica infermieristica e
Miglioramenti verso tale argomento sono obbligatori, quindi si rendono necessarie ulteriori ricerche.
Challenges for professional care of advanced dementia. Studio Obiettivi
Chang et al. (2009) Individuare le sfide degli infermieri
nell'assistenza a persone con demenza in fase terminale. Metodo di studio
Qualitativo
Setting
Strutture residenziali presso Sidney (Australia) Infermieri con esperienza in cure
Caratteristiche dei
palliative a pazienti con demenza.
partecipanti Metodo di raccolta dei
Focus Group con interviste semi-
dati
strutturate.
Analisi dei dati attraverso il metodo Metodo di analisi dei
comparativo costante. I concetti emersi
dati
sono stati organizzati in grandi categorie.
Le principali aree individuate sono Temi emersi
state. la competenza nella fornitura delle cure; la conoscenza relativa alla demenza; la conoscenza in materia
palliativa. Conclusioni (incluse implicazioni per la
pratica infermieristica e note)
I partecipanti hanno sottolineato la necessita di miglioramenti in conoscenze e competenze.
Nurses’ experiences of pain management for people with advanced dementia approaching the end of life: a qualitative study Studio Obiettivi
Jansen et al. (2016) Esplorare
le
esperienze
degli
infermieri sulla gestione del dolore in pazienti con demenza in fase terminale ed identificare procedure che necessitano di ulteriore sostegno. Metodo di studio
Qualitativo
Ospizi, ospedali e case di cura nel Setting
Regno Unito e Irlanda del Nord.
Infermieri Caratteristiche dei
con
responsabilita
partecipanti
nell'assistenza a persone affette da demenza avanzata in fase terminale.
Metodo di raccolta dei dati
Interviste semi- strutturate
La gestione e l'analisi dei dati e avvenuta Metodo di analisi dei dati
attraverso
l'uso
del
software NVivolO. Inoltre é stato utilizzato il paradigma di Clarke come approccio l'analisi dei dati.
analitico
per
Sono emersi tre temi principali: 1) le sfide nella somministrazione di analgesici, 2) il rapporto infermiereTemi emersi
paziente; interattivo
3) e lo
l'apprendimento sviluppo nella
pratica. Sono state identificate una serie di
implicazioni per la pratica
barriere nell'assistenza al paziente affetto da demenza in fase
infermieristica e note)
terminale. Risulta necessario che gli
Conclusioni (incluse
infermieri
siano
adeguatamente
supportati e dotati delle conoscenze e competenze adeguate per gestire
in modo efficiente le esigenze di questo paziente cosi complesso.
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