Internet allora sostituirà i maestri? […] No, i «maestri umani» non possono venire meno; saranno, anzi, infinitamente più utili di ora, se sapranno capire e adattarsi al nuovo ruolo — importantissimo — che l’esistenza di questi strumenti richiede. Il cambiamento più grosso avviene infatti nel ruolo dell’allievo: l’apprendimento esperienziale e i procedimenti ipertestuali lo rendono protagonista attivo del suo percorso di apprendimento, che viene da lui stesso costruito e determinato. Questo comporta inevitabilmente una differenziazione: studenti diversi, anche se partissero dallo stesso punto, proseguirebbero rapidamente per strade diverse. Le associazioni, i passaggi che ciascuno fa dipendono dalle sue motivazioni, dalle conoscenze che già ha, da ciò che succede mentre agisce facendo esperienza, e così via; quindi i percorsi non saranno uguali ma fortemente individualizzati […]. Il ruolo dell’insegnante dovrebbe allora diventare quello di un tutor individuale, simile, se vuoi, all’antico «precettore»: stare dietro al percorso individuale di ciascun allievo, allargarne gli orizzonti, fornirgli lo sfondo, sorreggerlo e aiutarlo laddove si manifestano difficoltà. In una parola, incoraggiare e accompagnare la costruzione autonoma che l’allievo compie seguendola e indirizzandola verso le direzioni più promettenti e ricche.
Il rapporto tra nuove tecnologie e scuola è stato molto intenso e critico. Negli anni sessanta quando le nuove tecnologie informatiche iniziarono ad entrare nel campo dell’istruzione, rappresentarono una novità travolgente. L’insegnamento tradizionale aveva e ha sempre visto l’apprendimento come una trasmissione dal docente al discente di conoscenze e informazioni, ritenendo nella maggior parte dei casi l’alunno come tabula rasa dove imprimere “il sapere”. Esso si basa “su una cultura dominata dalla monomedialità della parola scritta, dal libro, non dall’immagine e dal suono. La realtà è stata rappresentata, indagata, problemizzata attraverso un linguaggio, quello verbale, rigorosamente codificato e formalizzato. Si sono affermati processi d’apprendimento concettuale-dichiarativo delle conoscenze1”. Invece non è così, l’apprendimento non può essere solo trasmesso in maniera passiva, presentando le cose come totalmente costruite. Le nuove tecnologie hanno fatto riemergere il carattere onnisensoriale dell’esperienza conoscitiva, stimolando il piacere della scoperta e della conoscenza. Grazie al computer si ha un apprendimento flessibile ed interattivo secondo le richieste dell’utente e tutto ciò attraverso due strade “ da una parte quella della fruizione interattiva dei prodotti, a questo scopo si presentano molto bene sia i Cd Rom che la navigazione in Internet, dall’altra quella più precipuamente didattico-costruzionista, ovvero del costruire i propri percorsi conoscitivi”2 . Quindi la conseguenza più significativa è quella di una nuova organizzazione del sapere, dove è proprio l’allievo a stabilire percorsi da seguire nella strutturazione delle conoscenze e nell’elaborazione delle nuove conoscenza, secondo modalità e percorsi che il soggetto stesso è in grado di stabilire, in base anche alle proprie curiosità ai propri saperi alle proprie esigenze e alle proprie abilità. Tutte queste cose fanno si come afferma Antinucci 3 che anche se si partisse da uno stesso punto i percorsi conoscitivi si differenzierebbero dopo poco sia per la notevole quantità di dati, ma soprattutto per i nuovi modi di strutturare la conoscenza, che viene influenzata dalle motivazioni personali, dalle conoscenze possedute, da ciò che può succedere mentre si agisce facendo esperienza. 1
Fragnito R., La retre della didattica, Pensa Multimedia, Lecce 2001. Fragnito R., Organizzazione ipermediale dei saperi, Kat Edizioni1998. 3 Antinucci F., Computer per un figlio. Giocare apprendere, creare, Laterza 1999. 2
Da tutte queste variabili ne risulterebbero percorsi fortemente individualizzati. L’utilizzo di programmi come l’ipertesto e l’ipermedia permettono proprio di ottenere una forma di apprendimento attiva, dove il discente si trova ad essere non solo fruitore, ma anche autore della propria conoscenza attraverso un approccio non lineare ma reticolare, libero e creativo ad una notevole quantità di informazioni rispetto ad un argomento che possono essere trattate secondo le differenti ottiche delle varie discipline, ed essere utilizzate dall’utente a suo piacimento consentendo così una gestione non sequenziale, bensì associativa-reticolare di informazioni, proprio per il fatto che ogni punto è collegabile a qualunque altro. Il percorso di apprendimento risulta, così, estremamente dinamico e flessibile, proprio come il nostro pensiero. “Gli ipertesti spingono a superare barriere disciplinari, ad immaginare nuove associazioni tra ambiti e settori o tra i livelli interni ad uno stesso ambito. Nello stesso tempo essi rendono più facilmente conseguibile l’individuazione dell’apprendimento. Sul piano strettamente cognitivo si dà spazio a modi propri del pensiero creativo, associativo4”. Oltre ad usufruirne possono essere anche gli stessi alunni da soli o in gruppo a creare un proprio lavoro ipertestuale, grazie alle società costruttrici di software che hanno prodotto ambienti di sviluppo ipertestuali sempre meno complessi e più accessibili . Questa attività, per esperienza fatta, motiva ancora di più i ragazzi ad impegnarsi e a ricercare in maniera scrupolosa e pertinente tutte le informazioni e notizie, per creare un proprio ipertesto che possa essere visitato e consultato anche da altri alunni. Di fronte a tutto ciò, si potrebbe cadere nell’errore di pensare che, essendo ognuno in grado e capace di crearsi un proprio percorso conoscitivo, diventi quasi superfluo il ruolo del docente, ma così non è. Sicuramente in questo nuovo scenario, l’insegnante non è più colui che trasmette una cultura delle conoscenze di cui resta il solo giudice, ma piuttosto come un tutor che promuove momenti e situazioni di apprendimento e sostiene gli alunni aiutandoli, indirizzandoli e sostenendoli nel loro percorso conoscitivo. Soprattutto bisogna che l’insegnante cerchi di incoraggiare e accompagnare l’alunno nella costruzione autonoma della propria conoscenza, evitando di influenzarlo ed evitando che il proprio percorso conoscitivo diventi quello dell’alunno.
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Calvani A., Il computer nell’educazione umanistica,1992.