SICUREZZA CANTIERI NEWS N° 13 – Febbraio 2002 INSERTO - Impianti elettrici di Cantieri di Costruzione e Demolizione 1. Definizione Per "cantiere" si intende un complesso di macchine ed apparecchiature con lo scopo di svolgere una attività temporanea e provvisoria, per lavori di costruzione, modifica, riparazione, ristrutturazione o demolizione di impianti, edifici, in muratura o altro materiale, ivi compreso opere stradali, elettriche, ferroviarie, idrauliche, marittime, movimentazione terra, bonifica, ecc. In alcuni casi possono esistere situazioni particolari che richiedono maggiori cautele e condizioni di installazione e di esercizio ancora più severe, come ad esempio quando si effettuano lavori elettrici entro tubazioni metalliche o entro cunicoli di ridotte dimensioni. Tali situazioni, pur potendole considerare appartenenti alle attività del cantiere, vengono trattate a parte, per le particolari prescrizioni che richiedono (vedi quanto riportato in "Luoghi conduttori ristretti"). 2. Caratteristiche e modalità installative Gli impianti elettrici installati nei cantieri sono considerati impianti a maggior rischio elettrico. Ciò è dovuto ad una serie di fattori, quali ad esempio la esposizione di apparecchiature ed operatori a condizioni ambientali e climatiche particolari (molto spesso i luoghi sono bagnati); la scarsa conoscenza da parte degli operatori dei rischi elettrici; la possibilità per le apparecchiature di perdere le caratteristiche di sicurezza a causa della attività cantieristica (danneggiamento meccanico). Per tali motivi, per gli impianti elettrici nei cantieri sono richiesti sistemi di protezione più severi rispetto a quanto richiesto negli ambienti normali. In tal senso va interpretata la sent. 28 aprile 1992, n. 4839 della Corte di cassazione, la quale ha stabilito l'obbligo di predisporre gli impianti di messa a terra a tutela non solo dei lavoratori addetti specificamente alle
macchine, ma anche di tutti coloro che, ancorchè per ragioni non strettamente connesse al lavoro, possono comunque venire a contatto con le parti degli impianti sotto tensione elettrica. La responsabilità per l'inosservanza di tale obbligo - continua la pronunzia della Suprema Corte - è da imputarsi al responsabile del cantiere. I criteri di installazione successivamente indicati, non si applicano nel caso di cantieri installati nelle miniere e cave all'aperto. Si intende per confine del cantiere, quello delimitato da quei luoghi che presentano, per le condizioni ambientali e per le attività che si effettuano, un maggiore rischio elettrico. Pertanto, i locali di servizio e tecnici, le mense, i dormitori, ecc., sono da considerare ambienti normali, per i quali sono valide le regole generali di installazione. 3. Protezione dai contatti diretti Nessuna prescrizione particolare viene richiesta per la protezione dai contatti diretti; tuttavia sono però da evitare i sistemi di protezione di tipo parziale, come l'allontanamento, ostacoli, ecc. Il sistema che garantisce una buona sicurezza è quello che prevede l’isolamento delle parti attive e l’alimentazione mediante trasformatore di sicurezza per le apparecchiature di bassa potenza. 4. Protezione dai contatti indiretti I sistemi di protezione più comuni sono l'uso di apparecchiature di classe II, e l'interruzione automatica dell'alimentazione. A causa delle particolari situazioni critiche ai fini dell'elettrocuzione, cui possono essere sottoposti gli operatori, la tensione limite di contatto viene ridotta a 25 V invece di 50 V come per gli ambienti normali. In conseguenza di ciò, varia il coordinamento fra la resistenza di terra e i dispositivi di interruzione. Il dispersore è in genere costituito da elementi naturali, (es. ferri del calcestruzzo) e artificiali (es. dispersori orizzontali tipo corde disposte attorno al perimetro del fabbricato, o a maglia; dispersori verticali, ecc.). E' importante che il dispersore mantenga integre le sue caratteristiche di equipotenzialità, in quanto è molto frequente nei cantieri il caso di tranciamento e rottura dei conduttori di terra. E' raccomandato che in fase di realizzazione del cantiere si predisponga anche il dispersore che verrà poi utilizzato per la protezione dell’ impianto elettrico dell'edificio. I conduttori di protezione devono essere protetti da urti e danneggiamenti meccanici, specie nei
collegamenti alle macchine, per impedirne l'interruzione e la rottura. Nel caso di sistema TT, che corrisponde alla maggior parte dei casi, essendo i cantieri in genere alimentati in bassa tensione, deve risultare:
con: Ra la resistenza dell'impianto di terra e Idn la corrente nominale differenziale dell'interruttore. Tale condizione non comporta però nessun accorgimento supplementare; rimane cioè di fatto obbligatoria l'installazione di un interruttore differenziale dopo il punto di consegna; con i valori di resistenza di terra che in genere si realizzano, il coordinamento è ugualmente verificato senza ricorrere a dispositivi differenziali con sensibilità particolarmente elevata. Il primo interruttore differenziale che si installa è in genere di tipo "S" (selettivo), e coordinato selettivamente con gli interruttori differenziali derivati da 30 mA, che devono essere installati a protezione delle prese a spina. Nei pochi casi in cui il cantiere viene alimentato in media tensione, il sistema che in genere viene adottato sul lato bassa tensione è TN-S. E' vietata la distribuzione con neutro PEN. In caso di guasto sul lato bassa tensione, la tensione limite di contatto ammessa è ancora di 25 V. Se la protezione viene realizzata con interruzione automatica dell’alimentazione, i dispositivi di protezione devono intervenire entro un tempo inferiore rispetto a quello richiesto negli ambienti "normali" (ad esempio, per una distribuzione 400/230 V, per i circuiti terminali, si ammette un tempo massimo di intervento di 200 ms invece che 400 ms). Tali tempi di intervento sono sicuramente garantiti se sono installati interruttori differenziali. Questi, con correnti di intervento non superiore a 30 mA, sono sempre necessari quando alimentano prese a spina (in alternativa si possono utilizzare circuiti SELV, o trasformatori di isolamento per ogni singola presa). 5. Apparecchiature di protezione, sezionamento e comando I dispositivi di protezione, di sezionamento e comando devono essere raccolti entro quadri elettrici. All'origine dell'impianto deve essere previsto un quadro principale, che alimenta, a
seconda delle dimensioni del cantiere, quadri di distribuzione per l'alimentazione degli apparecchi utilizzatori. Ogni linea in partenza dal quadro generale, o dai quadri di distribuzione, deve essere sezionabile e protetta contro i sovraccarichi, corto circuiti e contatti indiretti. I dispositivi di sezionamento devono essere provvisti di blocco meccanico (ad esempio lucchetto) o devono essere collocati entro involucri chiusi a chiave. Gli organi di sezionamento e comando devono essere identificati con una targhetta indicante la funzione svolta. 6. Dispositivo di emergenza Deve essere previsto un dispositivo di emergenza o sul quadro generale o sui quadri di distribuzione in corrispondenza di tutti gli apparecchi utilizzatori per i quali possa essere necessario interrompere l'alimentazione in caso di pericolo. Devono inoltre essere previsti dispositivi per proteggere gli operatori dal riavvio intempestivo per ritorno di alimentazione. Tali dispositivi possono essere installati direttamente sulle macchine più pericolose (es. relé di minima tensione). 7. Quadri elettrici I quadri di cantiere possono essere solo del tipo AS (quadri totalmente provati) in conformità alle norme CEI 17-13/1 e 17-13/4. Tali quadri di cantiere vengono indicati con ASC e possono contenere sia interruttori di protezione che prese a spina. I quadri ASC possono essere realizzati in loco anche dal quadrista, purché si utilizzino materiali e sistemi totalmente provati dal costruttore delle carpenterie e nei limiti delle prescrizioni di montaggio e di prova individuale da questi prescritti. I quadri, oltre i requisiti generali richiesti, devono presentare: - dispositivo di interblocco di tipo meccanico in modo da impedire l'apertura della porta se prima non si è provveduto al sezionamento dell'interruttore generale. Tale dispositivo non è necessario se l'apertura della porta non dà possibilità di contatto con parti attive. La chiusura a chiave del quadro è ammessa solo se la chiave, in esemplare unico, viene affidata a personale del servizio elettrico (ciò è possibile solo nei grossi cantieri, dove è previsto tale servizio). - grado di protezione minimo IP43. Se nel funzionamento ordinario la porta non può essere chiusa, il grado di protezione si intende a sportello aperto e quindi esteso anche alle apparecchiature in esso installate. Se il quadro può essere esposto a spruzzi d'acqua è opportuno un grado di protezione maggiore (es. IP44). Devono essere particolarmente curate le connessioni con le tubazioni, e i cavi, assicurando il grado di tenuta mediante guarnizioni e pressacavo. - indicazione dei circuiti controllati e alimentati - resistenza alla corrosione (vernici protettive)
- resistenza agli urti meccanici (la verifica viene fatta dal costruttore della carpenteria nel sistema prestabilito, per una accelerazione di 500 m/s2). Si possono distinguere: - quadri di distribuzione principale con corrente nominale di almeno 630 A (prevede in genere l'alimentazione tramite cabina); - quadri di distribuzione con corrente nominale fra 125 e 630 A; - quadri di distribuzione con corrente nominale inferiore a 125 A (per alimentazione degli utilizzatori); - quadri per prese a spina con corrente nominale non superiore a 63 A. 8. Cavi I cavi per posa mobile devono essere del tipo H07RN-F o equivalenti; quelli per posa fissa possono essere, sempre con guaina, del tipo N1VV-K o G7. Il rivestimento esterno in policloroprene conferisce al cavo una buona resistenza anche alla presenza di acqua, oltre che all'abrasione; non è invece molto resistente alle radiazioni solari di intensità e durata considerevoli. I cavi non devono essere disposti nei luoghi di transito per veicoli o pedoni oppure devono essere adeguatamente protetti contro lo schiacciamento. SIGLA FROR 450/750V
CARATTERISTICHE
Cavo unipolare con isolamento e guaina in PVC, non propagante l’incendio. Cavo unipolare o multipolare con isolamento e guaina in PVC, non N1W-K propagante l’incendio. FG7R 0,6/1kV Cavo unipolare o multipolare isolato in gomma di qualità G7 con FG7OR guiana in PVC, non propagante l’incendio. 0,6/1kV HO7RN – F Cavo isolato in gomma sotto guaina esterna in neoprene a corda FG1K flessibile, resistente all’acqua e alla abrasione. FGK Cavo unipolare o multipolare flessibile isolato in gomma sotto 450/750V guaina in neoprene. FG1OK 450/750V FGVOK 450/750V 9. Prese a spina
UTILIZZO INDICATO Posa FISSA Posa FISSA o INTERRATA Posa FISSA o INTERRATA Posa FISSA o MOBILE Posa FISSA o MOBILE
Le prese a spina da utilizzare nei cantieri sono quelle di tipo industriale, conformi alle norme CEI 23-12 e alle pubblicazioni IEC 309-2. Ciascuna di esse deve essere dotata di propria protezione contro le sovracorrenti.
Devono essere disposte o all'interno dei quadri, o all'esterno, sulle pareti di tali quadri. Tutte le prese a spina devono essere protette da dispositivi differenziali aventi corrente differenziale nominale di intervento non superiore a 30 mA. Sullo stesso dispositivo differenziale si può raggruppare un massimo di sei prese a spina; con un numero inferiore di prese alimentate si assicura però una selettività più completa in caso di guasto a terra. Per assicurare il grado di protezione meccanico richiesto e garantito dal costruttore, deve essere curato il fissaggio del pressacavo sia nella spina, che nella presa, sia essa fissa che mobile. Un buon fissaggio ha anche la funzione di evitare che uno strappo, sempre inopportuno, esercitato sul cavo possa scollegare i conduttori dai morsetti, con possibili gravi conseguenze. Sono ammesse prese di tipo mobile, purché rispondenti alle norme CEI 23-12, anche se l'uso delle prolunghe deve essere limitato per quanto possibile. In questi casi si devono preferire prese incorporate in rulli avvolgicavo, con conduttore flessibile e con guaina idonea alla tenuta all'acqua e all'abrasione.
10. Lavori in prossimità di linee in tensione Quando si eseguono lavori in prossimità di linee in tensione, devono essere presi opportuni provvedimenti per impedire il contatto con la linea delle parti metalliche della macchina (autogru, gru a torre, bracci metallici elevatori, ecc.). A tal proposito si segnalano le numerose pronunce della Corte di Cassazione, le quali hanno stabilito: la sussistenza della responsabilità del direttore tecnico che non abbia tassativamente vietato l'utilizzazione dell'area di lavoro sovrastata dalla linea elettrica mediante recinzione o cartelli ben visibili (sent. Cass., sez. pen., n. 4472 del 1987); vedi per la responsabilità anche dell'appaltatore, nella fattispecie appena considerata. Nel corso degli ultimi anni la Suprema Corte ha sancito (vedi sent. Cass., sez. pen., n. 4707 del 1991; sent. Cass., sez. pen., n. 2731 del 1990): - il divieto di esecuzione di lavori in prossimità di linee elettriche, a distanza inferiore a m. 5, fino a quando il dirigente o il preposto abbiano concretamente provveduto all'adozione dei mezzi di protezione; conseguente responsabilità del manovratore che inizi il lavoro, pur essendosi reso conto della presenza ravvicinata delle linee elettriche, senza accertarsi preliminarmente dell'insussistenza in concreto del rischio (vedi sent. Cass., sez. pen., n. 10703 del 1988; sent. Cass., sez. pen., n. 6178 del 1990; sent. Cass., sez. pen., n. 4707 del 1991; sent. Cass., sez. pen., n. 1553 del 1994). - la sussistenza dell'obbligo dell'imprenditore di garantire la sicurezza anche di persone estranee che si trovino occasionalmente esposte alla situazione di rischio al fine di fornire il proprio apporto alla realizzazione dell'opera (vedi sent. Cass., sez. pen., m. 2731 del 1990). Ciò può essere realizzato, oltre che con indicazioni e cartelli, evitando il passaggio o l'avvicinamento, oppure predisponendo delle difese che ne impediscano il contatto. Per quanto riguarda la distanza fra linee e fabbricati, tenuto conto anche delle possibilità di scarica, le norme CEI 11-4 prescrivono una distanza minima in metri: 3 + 0,010U con catenaria verticale 1,5 + 0,006U (con un minimo di 2m) se la catenaria è inclinata di 30° sulla verticale essendo U la tensione espressa in kV. Nel caso di passaggio di linee su fabbricati, si chiede un franco di almeno 4 m rispetto le parti più alte. Per linee elettriche con tensione superiore a 300 kV e inferiori a 800 kV, la distanza minima va calcolata in metri con la formula: 9,5 + 0,023 (U-300).
Tali valori è opportuno che vengano opportunamente incrementati di un margine di sicurezza. Il D.P.R. n. 164 del 7 gennaio 1956, all'art. 11, prescrive una distanza minima di 5 m fra linee elettriche nude e opere provvisionali. 11. Adempimenti amministrativi Obblighi secondo il D.P.R. n. 547/1955, D.M. 12 settembre 1959, D.M. 15 ottobre 1993, n. 519 Tutti i cantieri sono sicuramente sottoposti all'obbligo dell’omologazione dell’impianto di terra e di quello a protezione contro le scariche atmosferiche, se necessario. Dal 23 gennaio 2002 sono aboliti i modelli A e B e l’omologazione dell’impianto avviene con la presentazione all’ISPESL della sola Dichiarazione di Conformità dell’impianto di terra predisposta dalla Ditta esecutrice dell’impianto stesso. La denuncia deve essere presentata al dipartimento ISPESL competente per territorio, secondo le modalità previste (art. 2, D.M. n. 519/1993). Obblighi secondo la legge n. 46/1990 ed il D.P.R. n. 477/1991 Per i cantieri non esiste l'obbligo di progettazione degli impianti elettrici, secondo la legge n. 46/1990 (art. 12). E' però sempre obbligatorio il rilascio del certificato di conformità, da parte della ditta installatrice, nei termini e con le modalità stabilite dalla legge. 12. Voci di riferimento per la consultazione delle norme tecniche - Ambienti normali: CEI 75-9; CEI 75-10. - Organi captazione: CEI 81-1, art. 1.2.11; CEI 81-1. sez. 2. - Organi discesa: CEI 91-1, art. 1.2.12; CEI 81-1, sez. 3. - Classe II: CEI 64-8/2, art. 23.18, 23.19, 23.20; CEI 64-8/1, art. 413.2. - Classe G: CEI 81-1, app. A.
- Contatti diretti: CEI 11-1, art. 1.2.07; 64-8/2, art. 23.5; CEI 64-8/4, sez. 412. - Contatti indiretti: CEI 11-1, art. 1.2.08; CEI 64-8/2, art. 23.6; CEI 64sez. 413.
CEI
8/4,
- Coordinamento: CEI 64-8/4, art. 413.1. - Corto circuito: CEI 64-8/4, art. 434; 64-8/2, art. 25.8; Guida CEI 11-28, edizione maggio 1993; Guida CEI 11edizione aprile 1992; Guida CEI 11edizione aprile 1992.
CEI
- Dispersore: CEI 81-1, sez. 4; CEI 11app. B; CEI 64-8/2, art. 24.2; D.P.R. aprile 1955, n. 547, art. 326.
8, 27
- Dispersore di tipo ad anello: CEI 81art. 2.4.04.
1,
- Dispositivo di emergenza: CEI 64art. 537.4.
8/5,
25, 26,
- Grado di protezione meccanico: CEI 70-1, artt. 3 e 4. - Interruzione automatica dell'alimentazione: CEI 64-8/4 art. 413.1. - Lavori in prossimità di linee in tensione: CEI 11-4, art. 2.1.05, 2.1.08; art. 11, D.P.R. 7 gennaio 1956, n. 164. - Media tensione sistemi di II categoria: CEI 64-8/2, art. 22.1. - Numero di eventi limite (Nel): CEI 81-1, art. 1.2.23. - Prese a spina: CEI 23-12. - Prese di tipo mobile: CEI 23-12; CEI 64-8/7, art. 704.538. - Probabilità di fulminazione: CEI 81-1, art. 1.2.20. - Scariche atmosferiche: CEI 81-1. - PEN: CEI 64-8/3, art. 312.2.1; CEI 64-8/5, art. 546.2. - Quadri elettrici: CEI 17-13/1. - AS: CEI 17-13/4. - Resistenza di terra: CEI 64-8/2, art. 24.3; CEI 11-8, art. 1.2.16. - Sistema TT: CEI 64-8/3, art. 312.2.2. - TN-S: CEI 64-8/3, art. 312.2.1. - Sistemi SELV: CEI 64-8/4, art. 411.1. - Sovraccarico: CEI 64-8/4, art. 433; CEI 64-8/2, art. 25.7. - Tensione limite di contatto: CEI 64-8/2, art. 22.4. - Trasformatore di isolamento: CEI 14-6.