Michele Molluso, Simone Rovellini, Henriette Vittadini
LE CITTA’ INVISIBILI
II Media Design
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SCENA 1: Fondo nero La canzone “Train” dei Goldfrapp dà inizio all’azione. E’ una base elettronica e martellante, senza parole. Lo spazio è un buco nero. Senza pareti, senza fondo. Figure sottili scivolano come apparizioni. Veli, tessuti, oggetti, esplosioni di colori intorno agli occhi, come cornici glam rock anni ’70, dietro occhiali grandi come televisioni. Variopinti uccelli del paradiso in un futuro fantascientifico alla Blade Runner. Camminano sicuri, mettendo in mostra ogni dettaglio del loro abbigliamento. Trucco, indumenti vistosi, simboli tribali e religiosi tatuati sulla pelle fasciata di latex, oggetti di ogni genere usati come monili di un’altra religione più sacra, perfetta. Scintillante. Si squadrano a vicenda, lanciandosi sguardi e cenni di approvazione e compiacendosi di se stessi come gatti vanitosi. Alison Goldfrapp inizia a cantare sulla base elettronica, parole che sembrano non avere un senso. Entra in scena X, un ragazzo alto, vestito di bianco. Indossa una cravatta e porta al collo delle medaglie che strisciano sul suo petto mentre cammina, appese ai loro nastri di seta. Ha uno schermo sopra la giacca che mostra in continuazione spirali, strisce, serpentine, tunnel infiniti, saturi di colori psichedelici, esplosioni di un sogno acido. Il suo sguardo si posa su un ragazzo. Comincia a scrutare ogni suo dettaglio. I suoi occhi rapidi registrano la corona di spine, il bastone d’avorio con l’impugnatura raffinata, il pesce rosso nel sacchetto di plastica appeso al polso. I lucchetti al collo, altre medaglie di un’altra personale sfilata. Gli sguardi risalgono fino ai volti. Quando si incrociano, X fa un cenno,
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chinando leggermente il capo. L’altro risponde strizzando l’occhio in segno di approvazione. X continua a camminare. Si avvicina a una coppia di ragazze. Una di loro porta un cerchietto di paillettes a cui è attaccato un lungo velo di cellophane, il volto dipinto dei colori di un’alba espressionista, ha al collo una collana di fiches da gioco. X la guarda, la piccola trash sposina di Las Vegas sbatte rapidamente le palpebre maliziosa, mentre l’altra ragazza, un’altera e lussuosa cybergeisha, si passa la lingua sulle labbra con ammirazione. X raccoglie sornione questi due nuovi trofei e rivolge loro lo stesso cenno di assenso col capo. Un ragazzo, X lo scruta con occhi rapidi, le fotografie che porta su tutto il corpo mandano bagliori come le scaglie di un pesce; porta una macchina fotografica sulla testa, al cenno di X risponde scattando una fotografia. X si allontana dalla massa pulsante di persone, gesti e colori, continuando a sfilare deciso nello spazio nero. Londano, davanti a sé, vede un’altra ragazza che gli viene incontro. Le gambe lunghe e sottili come gli steli dei gigli si muovono con grazia sotto l’ampia gonna a palloncino. Porta dei fiori tra i capelli e sul vestito, la bocca sembra una rosa rossa posata sulla neve. Ha dei nastri di velluto ai polsi e alle caviglie. La canzone dei Goldfrapp si mescola a una musica dolcissima e intensa fatta di sospiri. Lo sguardo di Y incontra quello di X. Quell’attimo sembra eterno. Lui china il capo con approvazione. Lei distoglie lo sguardo e gli passa a fianco serafica, come se lui non ci fosse nemmeno. I sospiri si interrompono bruscamente. Silenzio. X resta per un attimo completamente immobile. Il bianco sacerdote del disappunto. Poi si gira e raggiunge la ragazza fiore. Le si para davanti sbarrandole la strada. Lei si ferma e lo guarda, gli occhi grandi di stupore, rimane immobile. X la fissa risentito con aria di sfida, si passa le dita tra le medaglie facendole tintinnare, le mostra sul teleschermo le immagini più psichedeliche, continua a fissarla, ma l’espressione attonita di lei non accenna a tramutarsi in un segno di approvazione. Sempre più alterato, X mostra alla ragazza l’interno della sua giacca. Zaffiri, rubini, diamanti grossi come chicchi d’uva brillano sfacciati e sensuali incastonati nelle montature degli anelli e delle collane. Grosse perle a goccia si intrecciano con file di granati cupi come il sangue, collane d’oro dalla trama tanto fitta da sembrare fluide
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escono dalle tasche come cascate luminose. Il ragazzo mostra alla ragazza fiore col volto illuminato dai riflessi delle pietre, la sua sfolgorante collezione. Con aria soddisfatta il pavone mostra l’arrogante bellezza della sua ruota. Lei lo fissa con un’aria ancora un po’ stupita e leggermente beffarda. Stacca gli occhi dalla statua immobile di X e passa oltre, scivolando lontano sulle lunghe gambe, chiare e sottili come promesse. X, lo sguardo perso, l’orgoglio in briciole ai suoi piedi, si gira di scatto e vede la ragazza che si allontana. L’espressione sgomenta di X cede il posto al panico, non può lasciare che se ne vada, non sa come trattenerla, si mette a correre per raggiungerla e senza neanche rendersene conto esclama: X: aspetta.. la ragazza si ferma, la sua bocca a forma di cuore si distende in una specie di sorriso. inspira e si volta verso X. Y: aspetta? X statua di ghiaccio. attonito, guarda la ragazza, il suono delle loro parole ha invaso tutta l'aria cancellando il mondo intorno. Y: parli La voce della ragazza gli chiude gli occhi come una carezza, gli serra lo stomaco come un pugno. X: non sapevo, non credevo di poterlo fare. Io.. scusami non... La ragazza si avvicina. i suoi occhi lo attraversano, solleva il mento, il suo volto bianco sboccia di rosa come l'alba. Y: parlami ancora
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X: no io non.. Y: parlami, dimmi chi sei X: no, no Y: raccontami che cosa senti, dimmi cosa vedi X: no,smettila, basta! X è scosso, la sua voce si è alterata, vede che Y non rinuncia, affonda i grandi occhi azzurri sempre più in profondità, fa un passo verso di lui, imita la sua voce incrinata dal panico. Y:perchè, perchè basta? La ragazza si avvicina ancora, si avvicina fin quasi a toccarlo, X indietreggia. X: ho paura, no capisco cosa succede Y: non devi avere paura X: perchè mi chiedi questo, non ti basta quello che ho mostrato? che cosa devo fare, sei strana, non capisco, non ti capisco Si gira, gli volta le spalle, l'altera ballerina del carillon. Y: non mi interessa quello che mi hai mostrato fino ad ora,
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sei uguale a chiunque, non sei nessuno, diventa interessante, mostrami che non sei vuoto. manichini colorati ricoperti di piume. non desidero nessuno di loro. fammi vedere che sei diverso. dimmelo X: mi sento strano, triste ho paura, sono nudo ..perchè sei così Y, lo guarda fisso, la sua bocca brilla, rossa come una ciliegia. Y: dimmi cosa senti X, la sua espressione è cambiata, è come un pescatore fermo sulla spiaggia che rimane pietrificato e in estasi a guardare l'onda del maremoto che si avvicina. X: adesso tu mi puoi vedere Y: cerca ancora X: sento che sono stato solo adesso è diverso adesso ci sei tu Y luccica, è come una bambina a cui stiano sventolando una caramella sotto il naso.
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Y: chi sono io? X: tu sei importante, tu mi vedi, voglio che continui, che mi guardi ancora dentro Y: perchè? X: io.. perchè... non lo so, è come se.. ti amo credo Y: mi ami X: si ti amo, ti amo, è incredibile! è strano! ho voglia di ridere, di toccarti, sei così bella adesso Y estatica. Y: ah, l'amore è bellissimo... è fantastico, il tuo poi è così.. così leggero, trasparente, luminoso, è perfetto in questa giornata grigia... X ha un sussulto, si sveglia dal suo sogno, non capisce, ora, è di nuovo semplicemente in mezzo alla strada, in mezzo alla città.
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SCENA 2: Esterno, città, giorno. X: ma che Y: tra l'altro sta davvero benissimo col tuo taglio di
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capelli, molto raffinato, veramente. a me piace lo stupore, lo adoro con questo rossetto, tu cosa ne pensi? Elargisce l'occhio critico di Y con ammirazione. X: io non Y: oh si, anche il tuo stupore è carino, ma si addice già di meno, se posso dirtelo... X: cosa...? X la guarda. Si è sbriciolato. Lo tsunami l'ha travolto. Non riesce a parlare mentre Y già si sta allontanado lasciandogli un sorriso. Con la sua bocca rossa come la mela avvelenata.