Riassunto Storia

  • June 2020
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Colonialismo e Imperialismo Le colonie rappresentavano una delle soluzioni per questa grande crisi in quanto lì si potevano collocare i prodotti che avanzavano e sempre da lì si potevano avere materie prime a basso costo. La potenza europea che conquistò la maggior parte delle terre emerse fu senz'altro l'Inghilterra che assoggettava letteralmente la popolazione. Dopo la conquista dell'oriente e delle nuove terre del sud iniziò ad espandersi anche sulle coste del mediterraneo come in Egitto dove sconfissero i coloni francesi e sfruttarono anche il canale di Suez. Inoltre conquistarono molte terre dell'Africa centrale e australe, e nel 1902 costituirono l'Unine Sudafricana, controllata dagli inglesi, in questa corsa alle colonie di certo non si fecero attendere le altre grandi potenze europee (Italia per ultima) che si spartirono il territorio africano. Le grandi potenze europee quando si misero insieme per distribuirsi l'Africa, lo facero secondo delle strategie economiche senza tenere conto delle popolazioni ma come se si fosse trattato di un luogo disabitato. Questa spartizione e le conseguenze si sentono ancora oggi in un territorio condannato alle guerre perenni. Le tribù presenti nel continente africano conbatterono per quello che potevano fare ma non riuscirono a contrastare gli eserciti bianchi. Nella conquista dell'Asia trovarono invece delle difficoltà notevoli come ad esempio la concorrenza della Russia, del Giappone e degli Stati Uniti. RUSSIA Espansionismo verso il Pacifico e conquista della Cina STATI UNITI Espansionismo in tutto il territorio americano e nell'area del Pacifico. L'obiettivo principale di queste potenze e del Giappone era sicuramente la Cina che aveva un territorio vastissimo e molto arretrato. Proprio per questo nel 1904 scoppiò una guerra tra Russia e Giappone che la vinse. Ma comunque le tribù cinesi non rimasero a guardare e si ribellarono nel 1900 con la famosa “rivolta dei boxer” gli stati europei furono costretti ad abbandonare l'idea di spartirsi la Cina come era successo in Africa e quindi furono costretti ad assecondare il progetto statunitense di una politica a “porte aperte” che prevedevano l'indipendenza del paese ma anche il controllo da parte delle tre potenze del territorio e del libero scambio commerciale. Ci furono due tipi di colonialismo: Colonie di popolamento (autonomia amministrativa) AFRICA Colonie di sfruttamento (dipendenti dalle Madre patria) Imperialismo ASIA

Direct Rule (governo diretto)

Per giustificare il colonialismo si fece una vera e propria propaganda che doveva dare una spiegazione e soprattutto deve convincere tutti della bontà di questa pseudo missione affidata da un qualcuno ai bianchi per civilizzare gli africani e gli africani e gli asiatici, e per portare loro un notevole beneficio economico. Durante questo periodo si identifica anche il profilo dell'intellettuale pro-colonialismo che aveva un ideologia razzista che forte delle sue conoscenze tecniche, della sue superiore cultura

politica, si faceva promotore del progresso universale. Prima che gli stati attaccassero i territori africani, mandarono i loro commissari a perlustrare la zona e soprattutto per negoziare con gli indigeni. Un'altra motivazione fu quella della densità demografica troppo alta nelle madrepatria e quindi la necessità di aumentare il proprio territorio diveniva fondamentale. Anche se la maggior parte degli emigranti si diresse nell'America del Nord.

1900-14: un nuovo ciclo di espansione economica Una delle prime cause è quella della crescita demografica che così fece aumentare le domande dei prodotti. Ma ritornando alla questione del colonialismo di certo non possiamo dimenticare la grande ricchezza dei giacimenti presenti in Africa che portarono una maggiore quantità di moneta e quindi di affari, e a sorpresa l'industria che aveva portato alla distruzione fece rinascere l'economia cioè quella ferroviaria, inoltre la rivoluzione a livello tecnologico dei trasporti portò alla costruzione di nuovi mezzi più sofisticati (scafi in metallo, navigazione a vapore e motori a turbina) e anche le infrastrutture diedero un grande aiuto. Il processo di sviluppo del primo Novecento portò anche alla scoperta di due nuove fonti di energia come l'elettricità e il petrolio. Per produrre l'energia si utilizzavano i bacini idrici delle montagne che portarono anche lavoro e che permisero inoltre l'illuminazione nelle città con l'aggiunta della grande scoperta della lampadina che rese possibile utilizzare l'elettricità anche a livello domestico. Questa scoperta permise anche lo sviluppo dell'industria tecnologica e delle telecomunicazioni. Inoltre il fatto che le industrie si spostarono fuori dal centro abitato permise l'espansione delle città. Il petrolio prima veniva utilizzato per illuminare le città poi si iniziò a raffinarlo facendolo diventare cherosene in grado di alimentari i motori delle auto, delle navi e dei macchinari. Oltre all'industria petrolifera si sviluppò anche l'industria chimica applicata a tutti i settori produttivi: AGRICOLTURA soda e acido solforico = CONCIMI CHIMICI EDILIZIA alluminio TESSILE colori artificiali Una delle grandi scoperte di fine Ottocento fu sicuramente l'acciaio (lega di ferro e carbone) che l'inglese Bessener scoprì tramite la trasformazione della ghisa. Il più grande esempio è sicuramente la Torre Eiffel del 1889. All'inizio della ripresa eco9nomica gli Stati Uniti e il Giappone non erano molto competitivi nelle esportazioni in quanto avevano avuto un notevole incremento demografico e quindi i beni prodotti bastavano soltanto per lo stato, ma dal 1914 con tutte le nuove tecnologie sperimentate gli Stati Uniti, la Francia e la Germania diventarono di gran lunga più competitivi rispetto alla regina del commercio quale l'Inghilterra. Il fatto che le importazioni vennero superate dalle esportazioni significa che il resto del mondo veniva utilizzato non solo per attingervi materie prime ma anche per vendere i prodotti. Con i cambiamenti dovuti alla crisi si arrivò ad una riorganizzazione del lavoro in

fabbrica, meccanizzandola per gran parte dei processi che dovevano essere fatti in modo sincronizzato. Ovviamente questo progresso aveva bisogno di meno operai che però dovevano essere qualificati per poter utilizzare i macchinari. Proprio per questo bisogno di regolarizzazione Taylor, un ingegnere americano, inventò il scientific management che mirava ad ottenere un costo basso di manodopera ma con un alto livello di salari. Così introdusse un tipo di lavoro che prevedeva la presenza di operai che dovevano svolgere un movimento elementare per tutte le ore di lavoro con un cronometraggio definito. Per il momento questo modo di lavoro fu solo teorizzato da Taylor mentre nel 1903 con la razionalizzazione di Henry Ford si arrivò alla messa in opera dei principi tayloriani includendovi la catena di montaggio. Questo nuovo metodo era anche un credo etico per Ford riteneva che la prosperità della fabbrica andava pari passo con la qualità della vita operaia, così progetto il modello T dell'automobile, un'utilitaria prodotta a basso costo ma in grandi quantità, perchè “il progresso - per Ford – consiste nel consumo messo alla portata di tutti”.

La società di massa Grazie all'innovazione tecnologica il proletariato e la piccola borghesia iniziarono a diventare consumatori di prodotti industriali avendo aumentato i salari questo diveniva molto più facile. Con la trasformazione del mercato anche i metodi di distribuzione ebbero un grosso cambiamento che prevedeva la vendita di prodotti di qualunque tipo in un ambiente unico, questi erano i grandi magazzini (il primo a Parigi). Per poter vendere i prodotti e farli conoscere a tutti era necessaria la cosiddetta pubblicità e cioè un insieme di immagini e slogan pronti per stimolare la voglia d'acquisto delle persone. Tutto questo innescò un circolo virtuoso in quanto i giornali pubblicavano le pubblicità a pagamento e così diminuivano i costi di produzione potendo vendere a costi ridotti e dare la possibilità a più persone d'informarsi e di imparare a leggere. Tutto questo venne alimentato in seguito dalla scoperta della radio (G. Marconi) che insieme allo sviluppo cinematografico e a quello degli sport di massa (calcio, ciclismo) portarono il culto del tempo libero e con i modelli delle auto utilitarie (modello “T” – Ford, modello “Zero” - Fiat).

La crisi dello stato liberale Sicuramente l'alfabetizzazione delle masse permise loro di occuparsi della politica. Lo stato liberale presente nella maggior parte degli Stati prevedeva un sistema elettorale basato sui collegi uninominali a maggioranza semplice a uno o due turni, con un suffragio limitato ai cittadini maschi su base censitaria (reddito). Ma comunque si arrivò a delle riforme elettorali in Inghilterra, dove la percentuale degli aventi diritto raddoppiò, in Francia si arrivò addirittura al suffragio universale maschile, mentre in Italia le percentuali di votanti era del 2%. Quando i ceti medio-bassi iniziarono ad interessarsi alla politica lo stato liberale entrò

in crisi favorendo la formazione dei partiti da massa. Iniziarono in Germania con la fondazione della Socialdemocrazia Tedesca (SPD) poi il partito operaio francese, quello belga e infine il Partito Socialista Italiano (PSI), ancora più tardi il Partito Socialdemocratico Russo. Tutto questo fu alimentato dalla formazione dei sindacati e dei movimenti femministi che avevano come obiettivo quello dell'emancipazione della donna. Tutto questo iniziò negli Stati Uniti per l'estensione del diritto al voto poi nacque in Inghilterra, in Francia e in Italia nel 1881 nacque la Lega per i Diritti delle Donne fondata da Anna Maria Mazzoni. Per poter dare un'importanza più grande ai partiti era giusto cambiare il sistema elettorale e basarlo sui collegi plurinominali dai sistemi proporzionali. I primi partiti erano di stampo liberale che però con l'aumentare dell'elettorato dovevano diversificare le loro pubblicità organizzando così le campagne elettorali con obiettivo di far conoscere i programmi ai votanti.

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