Review - Java In Practice

  • November 2019
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  • Words: 501
  • Pages: 1
Autore: Michele Arpaia Argomento: Stile e idiomi in Java Autore Titolo Editore ISBN Lingua Anno Prezzo Pagine Allegati

Nigel Warren, Philip Bishop Java in Practice Addison-Wesley 0-201-36065-9 Inglese 1999 £110000 209

Recensione In mezzo alla fiumana di libri tutti rivolti alla decifrazione di quelle che ormai sono diventate una foresta di API Java spiccano, per nostra fortuna, libri come questo del duo Warren-Bishop, i quali richiamano l’attenzione (a mio avviso educativa) sulle questioni fondamentali di un linguaggio di programmazioni, sulle chiavi che consentono poi di interpretare tutto il corredo del linguaggio non come un summa uniforme e piatta di classi e funzionalità. Queste chiavi si chiamano idiomi e questo libro non ha altro scopo di esistere se non il percorrere attraverso alcuni classici idiomi di progettazione (o meglio patterns) tradotti nel mondo Java. In realtà il libro parte dall’inizio, dedicando i primi tre capitoli ai capisaldi dell’Object Oriented, ovvero Incapsulazione, Ereditarietà e Polimorfismo. Questi capitoli risulteranno squisiti anche a coloro i quali l’OO è un pasto digerito. I capitoli successivi coprono un buon numero di casi o schemi di progettazione considerati fondanti per un progettista Java. Ad esempio la trattazione sulle costanti e sul type safety difficilmente la si trova così ben organizzata, così come il balancing performance che affronta alcune idiomi per la creazione on demand di oggetti. Non mancano le implementazioni ed esempi chiari e concisi dei pattern creazionali, quali Factory Method, Abstract Factory, Singleton,ecc. Degno di nota sono i capitoli 10 e 11, nei quali si affronta l’importante gestione delle collezioni e relativi iteratori. Argomento talmente onnipresente in ogni buon progetto Java, tale da aver indotto una loro introduzione formale dalla versione 2 del linguaggio della Sun. Altri argomenti trattati sono le eccezioni (finalmente un approccio a pattern su questo argomento), le callback (dopo aver compreso le quali, pattern come Observer, o il Delegation Model per la gestione degli eventi risulteranno una ovvietà) e il caricamento dinamico delle classi con un chiaro riferimento al RTTI di Java. Il vero punto di forza, e credo il sostanziale sforzo degli autori, è stato quello di corredare tutti i capitoli con una serie di consigli e principi (non astratti!) dando al lettore un sintesi che sugglla tutta l’esperienza degli autori, i quali hanno ritenuto opportuno suddividerli in tre tipi: 1. 2. 3.

Regole, definiti già dalla specifica del linguaggio, richiamate quando la discussione le richiede, Principi, ovvero idee testate che sono linee guida per produrre software buono seggerendo uno stile di programmazione metodico e pulito, Tips, suggerimenti pratici per giungere a soluzioni ottimali (per esempio, “Non chiamare un metodo astratto da un costruttore”)

Pro Si tratta di un buon libro, completo per lo scopo sebbene il numero esiguo di pagine potrebbero far pensare il contrario. Azzeccata la scelta della sintesi attraverso l’enunciazione di principi e suggerimenti e posti ordinatamente per capitoli nell’appendice B . Credo che ogni serio progettista Java dovrebbe averne una copia. Contro Difficile trovare un difetto a questo libro. Non pesa neanche la mancanza di un CD allegato.

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