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una tensione verso la ricerca e l’innovazione tecnologica. Sono tratti sui quali la città di Cava de’ Tirreni può incamminarsi e mettere in campo una sua forza competitiva, facendo leva sul capitale rilevante della sua dotazione storico-ambientale e della sua cultura imprenditoriale, specie nei settori del commercio, del turismo e dell’artigianato. Il futuro di cava è dunque quello della qualità urbana. Conquistarlo non è però cosa da poco. Occorre un grande investimento iniziale per lo start up del territorio. Stimiamo una necessità di investimenti nei prossimi cinque anni non inferiore ai 200 milioni di euro. Servono per completare le opere di riordino della rete stradale, per il collegamento con la metropolitana regionale, per il recupero dei beni monumentali, per il ripristino dei sentieri ambientali, per la creazione di luoghi di alta formazione, per la realizzazione di eventi culturali, spettacolari, sportivi capaci di attrarre flussi turistici significativi, per il sostegno all’innovazione tecnologica, per la realizzazione al centro della città del più grande centro commerciale storico-naturale della Campania e per la sua promozione su scala europea, per la tenuta della compagine sociale della città, per la dotazione di posti letto e di strutture di ricettività turistica, per la conversione delle colture in agricoltura, per il miglioramento della rete idrica di irrigazione dei campi, per la messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico, per la soluzione di alcuni grandi nodi urbanistici (la Porta Nord della città, ad es.). Abbiamo le potenzialità dunque, ci mancano i capitali per l’investimento iniziale. Dobbiamo attrarli. Come? Puntiamo sul 2011, anno del millenario della fondazione dell’Abbazia benedettina di Cava e quindi della stessa città. L’Abbazia fu, per secoli, centro di potere e di influenza sulla scala dell’intero Mezzogiorno, con domini fino in Terra Santa. Il suo millenario è un evento che coinvolge in forma diret-
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ta innanzitutto la Costiera Amalfitana, poi quella Cilentana, le coste calabresi e siciliane, finanche Malta, il Nord Africa ed il Medio Oriente. Stiamo lavorando per la realizzazione di un evento di respiro mediterraneo annuale (dall’8 settembre del 2010 al 31 dicembre del 2011). Contiamo sulla presenza a Cava in quell’anno del Santo Padre (il benedettino papa Benedetto XVI), del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio dei Ministri, dei Ministri più significativi, del Presidente di turno dell’Unione europeo e del capo della Commissione Europea (San Benedetto è il Patrono d’Europa). E con essi alla presenza a Cava della stampa europea, e di migliaia e migliaia di visitatori. Dovranno trovare la città in condizioni splendide. Quell’anno dovrà essere quello di partenza per un futuro di qualità della durata minima di una quarto di secolo. Cava ce la può fare. Contiamo sul sostegno dei tanti parlamentari ex allievi dell’Abbazia Bendettina, su quelli rappresentativi del nostro territorio, sul sostegno della Regione, della Provincia (con la quale condivideremo la regìa del progetto), degli intellettuali, degli imprenditori, delle organizzazioni sindacali, degli Enti Locali viciniori, primi tra tutti quelli della Costiera Amalfitana con i quali condivideremo il progetto in condizioni di assoluta parità. Qualche passo in avanti lo stiamo già facendo, prevediamo solo per il 2007 investimenti in opere pubbliche per oltre 50 milioni di euro, crediamo di aver convinto la Regione a collocarci nel Sistema Territoriale di Sviluppo della Costiera Amalfitana (STS F7), più coerente con tale progetto, stiamo realizzando le condizioni per investimenti privati nel settore alberghiero e turistico superiori ai trenta milioni euro. Facciamo appello ai capitali privati a venirci incontro, a venire a farci visita, a cogliere una grande opportunità di investimento ed insieme a credere in un progetto di sviluppo locale tra i più affascinanti dell’intero Mezzogiorno.
Punta Gradelle: un grande progetto che si realizza, un impianto ultramoderno Antonio Licciardi Direttore Tecnico IDI s.r.l. – società progettista dell’impianto
Giuseppe Vitello Project Manager Servizi Integrati s.r.l. – società progettista dell’impianto
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opo circa 30 anni dalla sua ideazione da parte della Cassa per il Mezzogiorno sorgerà, in località Punta Gradelle, in territorio del Comune di Vico Equense (Na), una delle più importanti e significative opere idrauliche mai realizzate nella Regione Campania, ovvero l’impianto di depurazione della penisola sorrentina, sulla base del progetto esecutivo redatto dalla IDI s.r.l. e dalla Servizi Integrati s.r.l. per conto dell’ATI composta dal Consorzio Ravennate Coop.ve Produzione e Lavoro quale capogruppo e mandataria e dalle imprese mandanti SIBA S.p.A., S.I.D.I. S.r.l., COGEIS S.p.A., S.I.M.M. S.p.A., IDI s.r.l. e Servizi Integrati s.r.l. , aggiudicataria dell’ appalto concorso indetto dal Commissario di Governo per l’emergenza bonifiche e la tutela delle acque nella Regione
Campania - Delegato ex O.P.C.M. 2425/96. Un impianto ultramoderno che verrà completamente realizzato in galleria e consentirà di trattare le portate reflue dei Comuni di S. Agnello, Piano di Sorrento, Sorrento, Meta e Vico Equense per un totale di abitanti equivalenti serviti pari a 137.248 unità su portate reflue medie addotte e trattate presso l’impianto di depurazione nell’ordine di 1154 m3/h, nel periodo estivo, e di 789 m3/h nel periodo invernale, come può evincersi dalle tabelle successive: A tutela del corpo idrico ricettore, della portata massima attesa in impianto, in tempo di pioggia, pari a 5 volte la portata nera di tempo asciutto, una frazione pari a 2/5 sarà sottoposta a trattamento depurativo completo mentre la frazione residua, pari a 3/5 del totale, sarà preventivamente sottoposta a trattamento primario ed a disinfezione, prima di essere scaricata a mare a mezzo della condotta sottomarina esistente. Il ciclo di trattamento consentirà di rispettare, in linea con i disposti normativi del D.Lvo. 152/99 come mo-
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dificato e aggiornato dal D.Lvo. 258/00, non solo i limiti allo scarico ma anche quelli, più restrittivi e direttamente determinati dal Commissariato di Governo, per il riutilizzo delle acque depurate sia per uso irriguo che come acque di servizio per le aree portuali di Sorrento (Marina Piccola) e di Marina di Aequa. L’impianto andrà ad integrare e completare lo schema fognario-depurativo della penisola sorrentina, secondo le ipotesi dell’ex Cassa per il Mezzogiorno che ne prevedeva la localizzazione sul promontorio di Punta Gradelle, ovvero dove i due grossi collettori fognari a servizio dei comuni sorrentini vanno a confluire per poi essere scaricati a mare attraverso la condotta sottomarina esistente. Secondo le previsioni del progetto esecutivo, la nuova galleria, al cui interno verranno realizzate tutte le fasi depurative, si svilupperà a partire da tale sezione di confluenza, con andamento longitudinale parallelo allo stesso collettore consortile per circa 320 metri. In buona sostanza: • l’accesso all’impianto di depurazione avverrà dal piazzale di Seiano attraverso l’omonima galleria esistente, che verrà ampliata per consentire il passaggio dei veicoli di servizio; • al termine della galleria di accesso verrà realizFoto 1 - Piazzale di Seiano
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zato un primo tronco di galleria, lungo 91,50 metri, che si sviluppa dall’ultima sezione della galleria di Seiano fino all’incrocio con la galleria consortile; • un secondo tronco di galleria, lungo 321 metri, si svilupperà ortogonalmente al primo; a valle del quale sarà posto il canale di scarico verso il collettore consortile. In relazione alle esigenze processistiche, alle dimensioni dei manufatti e delle apparecchiature da installare ed anche, ma sostanzialmente, al carico idraulico determinato dalla stazione di sollevamento iniziale verranno realizzate sezioni diverse della galleria, in cui la quota superiore della volta sarà posta a 18,50 metri s.l.m. e resterà costante per l’intero sviluppo della galleria, al pari della larghezza fissata in 15 metri mentre le quote altimetriche varieranno, anche per contenere significativamente i volumi di scavo della galleria e ridurre, per quanto possibile, i costi energetici. La quota di imposta della galleria, onde rispettare le quote di scorrimento delle condotte fognarie esistenti, sarà posta alla quota della galleria di Seiano ovvero +10,00 metri s.l.m. poi degraderà per passare a +6,00 metri s.l.m. ed a +3,00 metri s.l.m. per allocare le unità di trattamento; la sezione terminale della galleria sarà posta grossomodo alla stessa quota iniziale per consentire lo scarico verso il collettore consortile. Come può evincersi dalla tabella allegata, nel primo tronco di galleria saranno ubicati i pretrattamenti ed i servizi, nel secondo i trattamenti primari e secondari. Saranno realizzate, sempre in galleria, alcune opere accessorie, costituite da: n.ro 3 gallerie trasversali, di dimensioni 3,00x3,00, adibite a vie di fuga ed anche per rendere praticabile lo scarico delle acque depurate; nonché, a cir-
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ca 270 metri dall’inizio del tronco 2, un pozzo verticale che da quota +10,00 metri s.l.m. si sviluppa fino a quota 180 metri s.l.m., in adiacenza di un piazzale di una ex cava ed in cui verranno allocate le condotte aria ed i cavidotti elettrici principali. Le soluzioni adottate nel progetto, oltre al soddisfacimento dei requisiti tecnico funzionali, consentiranno un ottimale sfruttamento degli spazi in galleria. Rispetto alle varie vasche saranno realizzati due diversi livelli di piano: il 1° livello coinciderà con il fondo della galleria, il 2° livello con il piano di scorrimento viario e pedonale. In tal modo si otterrà tra i due livelli, un comparto tecnico, dove verranno allocate tutte le macchine, i piping, i cavidotti. Un sistema a graticciate metalliche (tipo orsogrill) consentirà il collegamento tra il comparto superiore e
quello inferiore; le graticciate saranno allocate in corrispondenza dei macchinari più voluminosi e pesanti in modo da consentirne la movimentazione in manutenzione a mezzo di un apposito sistema in carro gru che sarà esteso all’intera lunghezza della galleria. Le caratteristiche principali e peculiari delle opere che verranno realizzate (NdR : il Contratto di Appalto è stato siglato il 6 settembre 2006; la consegna dei lavori avverrà, come da contratto, entro la fine del mese di ottobre 2006) sono di seguito descritte, sia pure in maniera sintetica ma significativa. LE GALLERIE I lavori inerenti le gallerie consisteranno nell’allargamento della sezione della galleria di Seiano,
Un’occasione per cambiare sistema Pasquale Bencivenga Presidente della IDI S.r.l.
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anti anni fa un grande Ente “La Cassa per il Mezzogiorno”, progettò per la Campania una serie di impianti di depurazione (il famoso PS3) che rappresentavano, per quel tempo, quanto di meglio potesse offrire il mercato sia sotto l’aspetto tecnologico che di efficienza. Erano dei veri gioielli, l’orgoglio di Napoli e d’Italia. Ma quando questi gioielli passarono alla Regione per la gestione, le cose cominciarono a degradarsi e la continua protesta della popolazione indusse la Regione, 10 anni orsono, ad indire una gara di project-financing per l’ammodernamento, il ripristino ed adeguamento dagli impianti alle nuove normative per raggiungere i nuovi standard di legge. Risultò aggiudicataria la ditta Termomeccanica. Questa aggiudicazione fu contestata dalla ditta Henel Hydro arrivata seconda, e soltanto oggi, dopo 10 anni, il Consiglio di Stato ha riaffidato alla Termomeccanica il su citato appalto di projet-financing. Quanto tempo si è perso, nel frattempo le cose sono peggiorate ulteriormente, infatti la normativa degli standard di scarico sono diventati ancora più restrittivi (vedi L. 185/3). Tutto questo complica ulteriormente la soluzione in quanto i progetti proposti, a suo tempo, da Termomeccanica debbono necessariamente essere rivisti negli aspetti tecnici, economici e di adeguamento a tutto discapito degli inizi dei lavori. A questo punto mi sentirei di muovere all’ex Cassa per il Mezzogiorno, un appunto: Perché oltre alla progettazione, costruzione e finanziamento non ha mai voluto interessarsi della gestione? Forse se lo avesse fatto ci sarebbe oggi una diversa mentalità gestionale. La parola d’ordine deve essere “GESTIRE, perché ciò significa RISPARMIO E MIGLIORE FRUIZIONE DEL BENE. Come accennato, fra le opere della CASSA c’era anche l’impianto di PUNTA GRADELLE che non fu mai realizzato per difficoltà di ordine burocratico. Oggi dopo una gestazione quarantennale, possiamo plaudire, il giorno è finalmente arrivato. Infatti il giorno 06/09/2006 nella sala del Consiglio Regionale della Campania il Governatore Bassolino ha firmato il contratto di appalto con il Raggruppamento Temporaneo Impresa aggiudicataria dell’appalto. I lavori dovrebbero essere consegnati entro la fine dell’anno in corso. Anche quest’opera rappresenta un gioiello della tecnica in quanto ha in se quanto di più attuale e sofisticato offre il mercato nel campo della depurazione dell’acqua di fognatura (così come per i progetti del PS3). Speriamo tanto che i tempo dell’apatia e le lungaggini burocratiche siano passati e che le opere possano procedere celermente.
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per una lunghezza di circa 1 km; nell’allargamento di un breve tratto, prossimo allo sbocco, della galleria consortile di Punta Gradelle, e nella realizzazione di una nuova galleria, della lunghezza di circa 300 m e della larghezza utile di 15 m, all’interno della quale verrà realizzato l’impianto di depurazione vero e proprio. Le caratteristiche dell’ammasso in cui operare Dalle indagini eseguite in loco è emerso che l’ammasso carbonatico all’interno del quale devono essere realizzate le gallerie è caratterizzato da due differenti classi di roccia, definite sinteticamente “discreta” (ricadente nella classe III del sistema RMR) e “scadente” (classe IV del sistema RMR). Attraverso l’elaborazione dei dati disponibili si è proceduto alla caratterizzazione geomeccanica di entrambe le classi di roccia, in termini di coefficienti del criterio di rottura di Hoek-Brown e di parametri di resistenza del criterio di Mohr-Coulomb. In considerazione degli effetti secondari indotti dalla preFoto 2 - Interno galleria comparto superiore - Collegamenti
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senza di stati tensionali che localmente possono risultare anche molto elevati nell’intorno delle gallerie, i parametri di resistenza della roccia sono stati determinati anche rispetto alle condizioni di lungo termine. I valori dei coefficienti che definiscono la superficie di rottura dell’ammasso secondo il criterio di rottura di Hoek e Brown e quelli delle coppie c e Ê del criterio di Mohr-Coulomb sono sintetizzati in Tabella 1, per le condizioni a breve termine, ed in Tabella 2 per quelle a lungo termine. Per inquadrare il comportamento tenso-deformativo dell’ammasso nei confronti dello scavo, sono state effettuate alcune analisi con il metodo delle curve caratteristiche. Tale metodo, come è noto, ipotizza che lo stato tensionale nell’intorno della galleria sia di tipo idrostatico, il che può essere ritenuto accettabile, almeno in prima approssimazione, per gallerie profonde, come possono essere sicuramente ritenute quelle in esame. Considerando la copertura massima che si regi-
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stra lungo lo sviluppo delle gallerie in esame, che si aggira intorno ai 220 m, le analisi sono state condotte mediante uno specifico programma di calcolo secondo la formulazione di Carranza-Torres (2004), ed utilizzando i coefficienti di Hoek e Brown sopra riportati per caratterizzare il comportamento della roccia a breve termine (in prossimità del fronte di scavo) ed a lungo termine. L’elaborazione è stata sviluppata sia con riferimento alla galleria di impianto, per la quale si è assunto un raggio medio di scavo pari a 9.0 m, sia a quella di Seiano, il cui raggio equivalente è di circa 2.8 m. Dall’esame dei risultati ottenuti, è emerso che le gallerie in esame possono senz’altro considerarsi a fronte stabile; le convergenze sono sempre molto contenute, con un massimo - per la galleria di maggiori dimensioni - di circa 4 cm a lungo termine ed in assenza di sostegni. Soluzioni strutturali adottate In base ai risultati delle indagini e delle analisi eseguite sono state definite le soluzioni da adottare per le diverse sezioni tipo delle gallerie da allargare e di quella da realizzare, successivamente sottoposte a verifiche di dettaglio mediante analisi numeriche del comportamento di insieme del cavo e dell’ammasso circostante. Di seguito si riporta la descrizione delle sezioni individuate con i relativi interventi di progetto. a) allargamento galleria di Seiano • Sezione tipo S1: rappresenta la sezione corrente prevalente della galleria, in presenza dei calcari di migliore qualità (classe III), con larghezza netta di 4.50 m. In considerazione delle ridotte dimensioni della sezione e delle caratteristiche dell’ammasso, non si prevede la realizzazione di interventi di precontenimento o di consolidamento. Il rivestimento di 1a fase sarà costituito da spritz-beton dello spessore di 15 cm con rete elettrosaldata ø6/15*15 e centine metalliche IPE 120/100 cm. Il rivestimento definitivo in cls, con armatura in chiave, avrà
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spessore costante di 30 cm. Sezione tipo S2: fermo restando la larghezza netta, la sezione S2 si applica ai tratti di galleria attualmente rivestiti in cls, in presenza di roccia di classe IV. Dato che la sezione in parola interesserà i calcari “scadenti”, in abbinamento allo spritz-beton dello spessore di 15 cm armato con rete ø6/15*15 e centine accoppiate 2 IPE 120/100, si è prevista la realizzazione di chiodature passive radiali disposte a quinconce con maglia di 1.5*1.0 m2, costituite da barre di acciaio del ø26 in fori del diametro minimo di 48 mm. La loro lunghezza sarà di 3.0 m. Lo spessore del rivestimento definitivo in c.a. sarà pari a 50 cm. • Sezione tipo S3: è relativa alle due piazzole, della lunghezza di circa 20 m, in cui è previsto l’incremento della larghezza della galleria fino a 6.5 m. Entrambe le piazzole verranno realizzate in roccia di classe III. I sostegni di 1a fase saranno costituiti da spritz-beton dello spessore di 15 cm con rete elettrosaldata ø6/15*15 e centine metalliche accoppiate 2 IPE 120/100 cm. Il rivestimento definitivo avrà anche in questo caso spessore costante di 50 cm. • Sezione tipo S4: è analoga alla sezione I2 di cui si dirà in seguito, ed è applicata al tratto di circa 20 m di lunghezza in cui è prevista la realizzazione dell’impianto di essiccazione. La larghezza è di 15 m. Anche in questo caso si prevede la realizzazione in corrispondenza della roccia di migliori proprietà geomeccaniche. Per gli interventi previsti si rimanda all’analoga sezione I2. b) nuova galleria - impianto di depurazione Tutti i tratti della galleria dell’impianto vero e proprio presentano una larghezza netta utile di 15 m, e la medesima quota di imposta della calotta. Si distinguono solamente per quanto riguarda la quota di fondo. • Sezioni tipo I1 ed I4: sono previste rispettivamente nel tratto iniziale e finale dell’impian•
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to. Il fondo è per entrambe a quota +10 m, e coincide praticamente con l’imposta della calotta. Le sezioni dell’impianto hanno caratteristiche molto simili tra loro, cosicché appare opportuno trattarle nel loro insieme. La geometria della calotta, in particolare, è stata definita in modo tale da semplificare al massimo l’esecuzione delle successive fasi di ribasso, previste in realtà solo per le sezioni I2 e I3, consentire un miglior controllo delle deformazioni del cavo e dei sostegni di calotta nelle medesime fasi, ed uniformare la sezione lungo l’intero impianto. A tale scopo, l’imposta della calotta è stata portata verso l’esterno del profilo di scavo di ribasso, garantendo così un buon appoggio delle centine e del rivestimento provvisorio di calotta in tutte le fasi esecutive e permettendo quindi di eseguire i ribassi previsti senza eccessive e dannose interferenze con la calotta stessa. Tenuto conto delle notevoli dimensioni delle sezioni da realizzare, e della possibilità che si verifichino eventuali distacchi localizzati di piccoli blocchi disarticolati dal resto dell’ammasso, per tutte le sezioni si è prevista la realizzazione di una chiodatura sistematica in calotta, costituita da barre di acciaio del ø26 ad ancoraggio continuo della lunghezza di 6.0 m. Dette chiodature saranno disposte a quinconce su raggiere sfalsate, con interasse di 2.0*2.0 m2. Il rivestimento provvisorio sarà costituito da spritz-beton dello spessore di 22 cm, armato con rete elettrosaldata ø6/15*15, e centine accoppiate 2 IPE 220/100 cm. Per quanto riguarda le fasi di ribasso, si prevede la realizzazione di chiodature orizzontali analoghe alle precedenti, ma di lunghezza pari ad 8.0 m, che contribuiranno a rinforzare ulteriormente la zona di appoggio dei sostegni di calotta. Trattandosi di scavi a parete verticale, e tenuto conto delle giaciture prevalenti delle famiglie di discontinuità rilevate, non si prevede invece la realizzazione di sostegni provvisori. Il rivestimento definitivo in c.a. verrà realizzato dal basso, ovvero partendo dai piedritti. Successivamente si procederà alla realizzazione del rivestimento definitivo in calotta, dove si prevede l’utilizzo di calcestruzzo fibrorinforzato con fibre di acciaio tipo Dramix o equivalente in ragione di circa 30 kg/m3. Scopo delle fibre sarà quello di aumentare la resistenza a rottura del calcestruzzo, in misura che sarà determinata attraverso specifiche prove preliminari, e soprattutto di incrementarne la durabilità e ridurne la fessurazione.
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Tale aspetto, considerate anche le indubbie difficoltà di operare in futuro interventi di manutenzione in calotta volti al ripristino di porzioni di rivestimento degradate, appare di fondamentale importanza. • Sezioni tipo I2 e I3: occupano la parte centrale dell’impianto. La quota di fondo è rispettivamente pari a +6 m e +3 m. I ribassi vengono eseguiti a parete verticale, evitando ogni interferenza diretta con l’imposta della calotta sovrastante ed il relativo rivestimento provvisorio. c) allargamento galleria consortile di Punta Gradelle • Sezione tipo C1: nel tratto posto poco a monte dello sbocco la galleria va allargata e portata alla medesima larghezza della galleria di Seiano. In considerazione della vicinanza al fronte libero dell’ammasso, si considera cautelativamente la presenza dei calcari “scadenti”. La sezione, pertanto, corrisponde pienamente alla già citata sezione S2.
puntuale o di martelli demolitori quali mezzi principali di scavo, ed alla luce dei ridotti tempi di esecuzione delle opere imposti dal bando di gara, lo scavo delle gallerie sarà effettuato mediante l’utilizzo controllato di esplosivi. Insieme all’esplosivo, attraverso il quale si procederà all’abbattimento della roccia, si utilizzerà comunque un martello demolitore, di dimensioni compatibili con la larghezza e l’altezza della sezione trasversale della galleria di accesso, con funzione di profilatura del contorno dello scavo o di abbattimento puntuale di porzioni di roccia eventualmente interferenti con la sezione di progetto. Al fine di assicurare le migliori condizioni di sicurezza in ogni fase dei lavori, e per poter individuare con opportuno anticipo l’eventuale presenza di zone in cui le condizioni dell’ammasso si discostano sensibilmente da quelle medie desunte in progetto, lo scavo della galleria sarà preceduto dall’esecuzione di una serie di sondaggi ad asse orizzontale della lunghezza di circa 30 m, eseguiti ogni 25 m circa di avanzamento.
Le tecniche di scavo In linea di principio lo scavo di gallerie in roccia può essere effettuato secondo diverse metodologie. E’ chiaro, peraltro, che la definizione del metodo di scavo non può che essere il frutto, di volta in volta, di una ponderata valutazione di una serie di fattori, anche non direttamente connessi con lo scavo. Per la galleria di Punta Gradelle si sono tenuti in debita considerazione soprattutto i ristretti tempi esecutivi delle opere a farsi e, quindi, è stata individuata una metodologia di scavo altamente affidabile, senza dipendere in misura esclusiva dal rendimento di una macchina il cui utilizzo non sia stato precedentemente verificato e comprovato nel medesimo contesto in cui si deve operare, e nel contempo altamente flessibile, per potersi adeguare al meglio lo scavo ad eventuali variazioni locali delle condizioni dell’ammasso che non è stato possibile porre in luce con le indagini eseguite. Risulta inoltre di fondamentale importanza tenere conto delle ridotte dimensioni sia della galleria di Seiano, che costituisce l’unico accesso praticabile per la realizzazione della galleria di impianto, sia del piazzale di accesso alla stessa; fattori, questi, che conducono ad escludere ogni possibilità di macchine di ingombro e potenza considerevole, anche nell’ottica di contenere al minimo le dimensioni degli impianti di cantiere. Quindi, in relazione: alla resistenza e alla compattezza dell’ammasso entro il quale si deve operare; alle notevoli dimensioni della galleria da realizzare e, viceversa, alla lunghezza ed alla modesta larghezza della galleria di accesso; alle elevatissime incertezze connesse con l’eventuale utilizzo di una fresa
L’IMPIANTO DI DEPURAZIONE Sotto l’aspetto processistico, attesi i ridotti volumi disponibili, sarà fatto ampio ricorso a tecnologie evolute. Si adotterà infatti un trattamento biologico in microfiltrazione con tecnologia MBR che consentirà di conseguire una serie di vantaggi tecnici e gestionali. Per il trattamento primario delle acque di pioggia sarà impiegato un sistema compatto ad elevatissimo rendimento, denominato Actiflo®, che viene commercializzato da una delle imprese in ATI; un fangodotto addurrà in pompaggio i fanghi prodotti ad una linea di trattamento che, per motivi di sicurezza e per ottimizzare le esigenze gestionali, sarà separata dalla linea di trattamento delle acque e verrà realizzata all’interno della galleria di Seiano, a circa 250 metri dal piazzale attraverso un sistema di essiccamento termico a frizione. A mero titolo esemplificativo, il ciclo di trattamento previsto per l’impianto di depurazione di Punta Gradelle è di seguito brevemente descritto. Linea liquami Grigliatura grossolana manuale: una grigliatura grossolana sarà posta all’inizio dei canali di derivazione della fognatura di Sorrento e Seiano allo scopo di proteggere le coclee dei rotostacci da eventuali corpi grossolani presenti nel liquame in arrivo all’impianto. Entrambe le griglie presenti sui due canali di derivazione, saranno caratterizzate da una luce di passaggio di 10 cm e saranno realizzate con barre piane subverticali avente spessore di 1,5 cm. Stacciatura: una fase di stacciatura, posta a monte dell’impianto di sollevamento, eviterà eventuali
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intasamenti delle unità successive ed eliminerà il materiale sia grossolano sia fine in arrivo all’impianto. Tale fase è realizzata mediante un sistema di rotostacci; saranno installati due rotostacci per ogni canale di derivazione e dimensionati per trattare complessivamente una portata pari a 5 volte la portata media nera estiva in arrivo all’impianto. Sollevamento iniziale: il sollevamento assicurerà il carico necessario al trattamento completo nelle diverse condizioni di funzionamento. La scelta del sistema di sollevamento è stata influenzata dalla notevole variabilità delle portate, dovuta alle condizioni climatiche (tempo asciutto e tempo di pioggia) ed alla ciclicità delle presenze turistiche. L’impianto di sollevamento sarà costituito da 6 unità funzionanti e 2 di riserva tutte rappresentate da pompe centrifughe sommergibili. Dissabbiatura – disoleatura: tale fase avrà lo scopo di proteggere la successiva fase di trattamento biologico dall’accumulo superficiale di oli e grassi e la linea fanghi dall’accumulo di inerti. La soluzione adottata prevede l’utilizzo di due dissabbiatori a pale rotanti con disoleatore, dai quali vengono estratte le sabbie sottoposte successivamente al lavaggio e gli oli che saranno accumulati in una apposita vasca prima di essere definitivamente allontanati dall’impianto per essere smaltiti. Trattamento biologico e microfiltrazione: il sistema di trattamento primario sarà del tipo a membrana (MBR) e si configurerà come un processo biologico combinato con microfiltrazione del liquame in ingresso. Tale soluzione risulta particolarmente efficace in quanto il processo di degradazione biologica e la successiva fase di sedimentazione e filtrazione dei liquami avverranno in una sola unità costituita da diversi comparti collegati tra loro, consentendo pertanto una notevole riduzione di spazi utilizzati, requisito indispensabile per la realizzazione di un impianto in galleria. Il trattamento biologico MBR risulterà costituito da quattro unità, ciascuna delle quali comprende i seguenti reattori: un reattore anaerobico e anossico di defosfatazione (selettore anaerobico); un reattore anaerobico e anossico di denitrificazione (vasca di denitrificazione); un reattore aerobico di nitrificazione e ossidazione (vasca di ossidazione e nitrificazione); un reattore aerobico di nitrificazione, ossidazione e microfiltrazione (vasca di microfiltrazione); un reattore anossico di de-ossigenazione per il concentrato della microfiltrazione (vasca di deossigenazione). In pratica con la tecnologia MBR, la separazione della biomassa dall’acqua depurata avverrà per microfiltrazione e non per gravità, attraverso delle membrane porose piane, che coprono i due lati di un supporto reticolato piano. Le acque depurate in uscita dal sistema risulteranno prive di batteri patogeni e solidi sospesi e pertanto, al fine del raggiun-
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gimento dei limiti imposti dalle normative vigenti, non sarà necessario nessun altro trattamento sull’effluente depurato. I principali vantaggi di tale sistema, da un punto di vista strettamente processistico sono: le membrane sostituiscono i sedimentatori finali, la disinfezione finale e la filtrazione finale, per cui la vasca dove sono alloggiate le membrane funziona contemporaneamente come bioreattore aerobico e come sedimentatore, e quindi il volume occupato dal sistema di separazione delle biomasse partecipa attivamente anche alle reazioni biologiche; con notevole riduzione dello spazio occupato. La concentrazione della biomassa nei bioreattori di denitrificazione e nitrificazione può raggiungere valori di circa 3-4 volte quelli normalmente ottenibili con sedimentatori finali, di conseguenza l’area occupata degli impianti MBR è ulteriormente ridotta rispetto ad impianti convenzionali. La maggiore concentrazione di biomassa permette di mantenere un’elevata età dei fanghi, con conseguente riduzione della produzione di fango di supero. La biomassa è costituita da tutti i microrganismi che sono in grado di svilupparsi sul substrato offerto, non soltanto quelli in grado di flocculare e sedimentare, di conseguenza si osserva un miglioramento nell’abbattimento di COD e sostanze azotate rispetto a sistemi convenzionali. La maggiore quantità di biomassa con numero elevato di specie presenti, fornisce al sistema una superiore resistenza ad eventuali sostanze tossiche. La qualità dell’acqua microfiltrata, mancando quasi completamente di sostanze sospese e microrganismi, è migliore di quella ottenibile con la convenzionale sedimentazione, seguita da filtrazione e disinfezione; l’acqua può essere riutilizzata per irrigazione o per scopi industriali, senza ulteriori trattamenti. Sollevamento finale: a valle del trattamento biologico sarà necessario un parziale sollevamento delle acque depurate in quanto il sistema di estrazione del permeato dai moduli che costituiscono il sistema di filtrazione fa sì che l’acqua, per effetto della depressione creata all’interno dei tubi di uscita, sia soggetta a perdite di carico. Pertanto, per raggiungere la fase successiva è necessario un ulteriore sollevamento della portata, realizzato mediante 4 elettropompe ma sulla sola portata pari al più a 2 volte la portata media nera estiva. Disinfezione con raggi U.V. e raccolta acque depurate: la fase di disinfezione finale consentirà di abbattere la carica batterica residua presente nell’effluente finale. Dovendo prevedere il riutilizzo delle acque reflue per alimentare i Porti dei Comuni di Piano e di Sorrento e la rete irrigua della Penisola Sorrentina, si è ritenuto opportuno provvedere alla disinfezione delle sole acque destinate al riutilizzo con un sistema a raggi ultravioletti. L’impianto di disinfezione sarà realizzato con una serie di moduli or-
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ganizzati in banchi, inseriti all’interno di un canale di apposite dimensioni attraverso cui far passare il liquido da trattare. Linea acque di pioggia Lo schema di processo dell’impianto di Punta Gradelle prevede anche una linea per le acque di pioggia fino ad una portata pari a 3 volte la portata media nera estiva. Pertanto, a valle della fase di dissabbiatura – disoleatura, la portata eccedente quelle trattata verrà inviata all’impianto di trattamento di chiariflocculazione e successivamente alla disinfezione con acido peracetico. L’impianto sarà realizzato con due distinte unità, disposte in parallelo, di chiariflocculazione accelerata e con un sistema brevettato, siglato Actiflo®. Il trattamento proposto ha lo scopo di separare per gravità la frazione sedimentabile dei solidi sospesi presenti nell’influente e, di conseguenza, la frazione di inquinamento, organico e da nutrienti, ad essa associata. La disinfezione delle acque di pioggia, in uscita dal processo di chiariflocculazione, verrà effettuata con aggiunta di acido peracetico. L’acido sarà dosato in soluzione commerciale al 15% nella misura di 3 mg/l su una portata pari a 3 volte la portata media nera estiva (3 Qmn = 3.462 m3/h). Il residuo di acido peracetico, ancora presente nella post-disinfezione, consentirà, inoltre, unitamente all’acqua ossigenata presente nella soluzione, di conferire un’ottima batteriostaticità al refluo anche dopo ore dal trattamento. In particolare il sistema biologico adottato consentirà: una notevole riduzione dei volumi ossidativi (dal 50 al 60%); di lavorare con carichi di fango maggiori, in fase ossidativa, rispetto ai normali impianti di nitrificazione spinta (10 kg di fango al mc. contro 3,00∏4,50 kg di fango); la totale eliminazione della fase di sedimentazione finale nonché dei trattamenti terziari necessari per poter riutilizzare le acque, quali filtrazione e post denitrificazione; di ridurre notevolmente la fase di disinfezione finale con raggi U.V. per la maggiore trasparenza del liquame effluente; di ridurre significativamente i nutrienti; di avere elevati rendimenti di processo e flessibilità e semplificazione delle procedure gestionali per la eliminazione di comparti di impianto che richiedono, di solito, notevoli oneri gestionali, quali ad es. sedimentatori, vasche di stabilizzazione, etc. In particolare la sola sostituzione del comparto di sedimentazione con un comparto di filtrazione su membrane, caratteristica del sistema MBR, comporterà: una notevole riduzione dell’ingombro planimetrico dell’impianto di depurazione, dovuta sia alla scomparsa del sedimentatore che all’incremento di concentrazione di solidi sospesi nel reattore biologico; la possibilità di gestire il processo biologico in maniera totalmente indipendente dalle fluttuazioni
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di carico idraulico (il tempo di residenza cellulare ed il tempo di ritenzione idraulica sono completamente svincolati tra loro); la diminuzione dei fanghi di supero, associata ai più alti valori di età del fango; l’eliminazione dei problemi di sedimentabilità del fango solitamente riscontrabili negli impianti a fanghi attivi convenzionali; il sensibile miglioramento delle caratteristiche qualitative dell’effluente, compatibili con il potenziale riuso agricolo dell’acqua depurata; la stabilità del fango di supero tale quindi da non necessitare di alcun trattamento di stabilizzazione. Linea fangh Si prevede di trattare i fanghi previo ispessimento, con lo scopo di preispessire i fanghi freschi prima dei trattamenti finali in modo da aumentarne la densità e diminuire i volumi, per poi addensarli. L’addensamento è realizzato mediante due addensatori dinamici ciascuno dei quali è fornito di un reattore di flocculazione per la miscelazione del fango con il polielettrolita. La preparazione del polielettrolita con cui miscelare i fanghi da ispessire avviene in un preparatore realizzato per diluire, sciogliere e maturare polielettroliti in emulsione. La successiva fase di disidratazione sarà realizzata sfruttando un processo di centrifugazione che applica la forza indotta dalla velocità di rotazione di un cilindro sul fango in esso contenuto, al fine di separare la fase solida da quella liquida grazie alla diversa densità delle due fasi. Il sistema di disidratazione meccanica prevede due centrifughe per la disidratazione continua dei fanghi. La preparazione del polielettrolita con cui miscelare i fanghi da ispessire avviene in un preparatore realizzato per diluire, sciogliere e maturare polielettroliti in emulsione. I fanghi disidratati saranno poi inviati, tramite fangodotto, ad un essiccatore termico di tipo meccanico, che ha lo scopo di allontanare gran parte del quantitativo d’acqua presente nel fango fino a raggiungere un tenore di secco del 90%. I due forni scelti per il trattamento finale dei fanghi saranno del tipo a frizione , costruiti in acciaio resistente al calore e all’abrasione e dotati di anelli e rulli di rotolamento di grande sezione ed eccezionale robustezza.Il processo previsto del tipo TMD ha alcuni vantaggi tecnici rispetto agli essiccatori tradizionali: è estremamente compatto; determina una produzione minima di gas di scarico (una frazione di un ventilatore da cucina); l’ atmosfera resta inerte nel processo; la temperatura massima necessaria è bassa (<120°C); il sistema è fondamentalmente privo di rischi ed il rischio per l’autocombustione del materiale essiccato minimo; l’ efficienza è elevata (>95%) ed è di semplice installazione. Non determina vapori surriscaldati, ed ha un processo di avvio e arresto
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molto rapidi Anche la scelta del sistema di essiccamento termico per il trattamento finale dei fanghi determinerà una serie di vantaggi, ed in particolare se vista congiuntamente alla realizzazione del fangodotto, cioè di un sistema separato che dovrà vettoriale i fanghi dal sito di produzione al sito di trattamento; il sistema sarà del tipo a frizione, verrà realizzato con tamburi in acciaio resistente al calore e all’abrasione e dotati di anelli e rulli di rotolamento di grande sezione ed eccezionale robustezza. La scelta di tale sistema rappresenterà una notevole innovazione e determinerà grossi vantaggi sia da un punto di vista tecnico che funzionale, ovvero: consumi estremamente ridotti; una maggiore sicurezza ai fini dell’applicazione delle normative antincendio; semplificazione di tutte le operazioni di manutenzione; una notevole elasticità operativa, in quanto non necessita di surriscaldamenti e non richiede, viceversa, approvvigionamento di combustibili; impatti ambientali praticamente insignificanti per mancanza di fumi della combustione e per la totale compartimentazione, anche ai fini antincendio, in una zona della galleria di Seiano separata dalla galleria dove avverranno i trattamenti depurativi e dove maggiore potrà essere la presenza dell’uomo. LA STRADA DI SERVIZIO Per evitare di aggravare la viabilità locale - sia in fase di costruzione che di esercizio - l’impianto di depurazione di Punta Gradelle sarà raggiungibile mediante una nuova strada di servizio che collegherà Via Murrano (a monte del cementificio esistente) con la Strada Statale 145 raccordandosi alla strada di Via D’arco (modificandola ed abbandonandola). Tale collegamento viario sarà di ausilio all’attuale viabilità, nel pieno rispetto dei vincoli esistenti in materia di sicurezza e compatibilità con l’ambiente circostante (paesaggio e vulnerabilità). Il tracciato e le soluzioni strutturali adottate La nuova strada di servizio si svilupperà complessivamente per una lunghezza totale di 421.76 m, vincendo un dislivello di circa 46.30 m con una pendenza massima del 14%. Partendo da Via Murrano, la stessa risulterà composta - dopo un piccolo tratto in rilevato – da un viadotto a più campate per uno sviluppo complessivo di 188 m; tutte le campate avranno luce di 9.0 m, ad eccezione della sesta - in prossimità dello scavalco dell’alveo Rivo d’Arco - di luce pari a 30.0 m e delle due campate adiacenti (quinta e settima) di luce pari a 7.0 m. Il ponte risulterà caratterizzato da due spalle terminali e da pile intermedie di sezione 100x300 cmxcm per le campate tipo e 200x300 cmxcm per la campata di scalvaco del Rivo; la sezione del pon-
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te sarà sempre piena in c.a. con sezione variabile da 50 cm in chiave a circa 290 cm negli innesti sulle pile. Le fondazioni saranno composte da plinti su pali del diametro di 50 cm per le spalle e le campate da 9.0 e 7.0 m e su pali del diametro di 60 cm per le due pile della campata da 30.0 m. Dopo il ponte, la strada continuerà a salire e sarà sempre a mezza costa; per questo tratto si è adottata la soluzione strutturale che meglio risolveva le evidenti problematiche di stabilità dei pendii presenti; in particolare, è stato previsto l’utilizzo di uno scatolare aperto in c.a. composto da pareti - inclinate verso l’interno della strada (inclinazione di 1/10) e perfettamente verticali verso l’esterno - di spessore pari a 25 cm nella sezione di testa, e da un solettone di fondazione di altezza variabile da 40 a 80 cm per le altezze da 100 a 500 cm. L’interno sarà sempre costante come la sezione della strada. La geometria stradale La strada di progetto sarà caratterizzata da un traffico limitato, prettamente di servizio, e risulterà percorribile in un sol senso di marcia. Ai sensi dell’art. 23 del P.U.T. dell’area sorrentino – amalfitana, la stessa è stata considerata appartenente alla categoria di “viabilità minore” e pertanto la sezione complessiva è stata posta pari a “3.00 mt tutto compreso”. La velocità di progetto - visto che la strada ha particolarità di essere a singola corsia - è stata considerata ≤ a 30km/h. La piattaforma stradale progettata è del tipo “urbano anomalo” perché trattasi di strada “a servizio di” quindi non classificabile con la normativa vigente D.M. 5/11/01. Essa si sviluppa con soluzione ad una corsia (3.00 metri) incrementando la larghezza a 5.00 o 6.00 metri nei tratti di innesto sulle due viabilità esistenti. La larghezza corrente della piatta-
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forma stradale sarà pari a quindi 3.00 metri così ripartita: n°1 corsia di larghezza pari a 2.50 metri; n°1 banchina laterale di larghezza pari a 0.50 metri. Ai lati della piattaforma sono state previste cunette per lo smaltimento dell’acqua piovana. Il profilo longitudinale di progetto ha le seguenti caratteristiche: pendenza massima del 14 %; pendenza minima 2.4 % (secondo innesto sulla strada Statale n°145). Nei tratti rettilinei, la pendenza trasversale della nuova strada sarà pari al 2.5% in accordo con quanto prevede la normativa vigente; nei tratti di clotoide fino a giungere in prossimità della curva di innesto la pendenza sarà variabile da un minimo di 2.5 % ad un massimo pari al 5% per poi rimanere costante all’interno della curva. Per quanto riguarda i raccordi verticali - in considerazione che la strada è ad una sola corsia ad unico senso di marcia, con una velocità categoricamente imposta a 30km/h - sono stati inseriti: un raccordo verticale concavo minimo R=200.00 metri; un raccordo verticale convesso minimo R=250.00 metri. Le opere di completamento Gli elementi strutturali verticali verranno rivestiti con pietra locale calcarea così come tutti i parapetti. La pavimentazione stradale sarà realizzata con elementi in pietra lavica, di spessore pari a circa 15 cm, posati a mezzo di uno strato di sabbia (spessore di 20 cm) su un sottofondo di calcestruzzo o di ghiaia (spessore 30 cm). La disposizione delle lastre sarà per file parallele o a spina di pesce. Ai lati della pavimentazione in lastre saranno posizionati pozzetti in cls carrabili con griglie di raccolta per acque meteoriche . I pozzetti saranno disposti con passo 25 metri lungo tutto il percorso stradale e saranno collegati con dei collettori in PVC pesante di diametro ø 200 mm.
L’industria idrica italiana Scenario economico finanziario, struttura territoriale e modelli di gestione a confronto A cura di
Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno 1. L’evento
L
’Industria Idrica Italiana: i Modelli di Gestione e gli Scenari Futuri è il titolo del convegno che l’Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Soci Fondatori: Banca Opi, Compagnia di San Paolo, Istituto Banco di Napoli Fondazione, Sanpaolo, Sanpaolo Banco di Napoli, Sanpaolo Imi Investimenti per lo Sviluppo) ha organizzato a Roma il 23 giugno, presso la sede dell’ABI (vedi foto ). Il comparto idrico è una tematica che sta particolarmente a cuore all’Associazione SRM, perché considerata trainante per lo sviluppo ed il decollo non solo del Mezzogiorno ma dell’intero territorio italiano. L’evento - seguito ad un primo seminario sul settore, inquadrato dal punto di vista infrastrutturale, già presentato a Napoli nel giugno 2004 ha voluto esortare ad una riflessione sullo sviluppo e sulle prospettive dell’industria idrica italiana, con uno sguardo particolare al Sud, secondo una visione molteplice del fenomeno: imprenditoriale, territoriale e finanziario. Partendo dalla presentazione del lavoro, curato dai ricercatori di SRM, dal titolo “L’industria idrica italiana. Scenario economico finanziario, struttura territoriale e modelli di gestione e confronto”1, si è inteso dare grande risalto alle questioni che ruotano intorno alle non ancora risolte problematiche del sistema idrico industriale del Paese e del Mezzogiorno. Secondo lo stile di SRM, con la ricerca presentata, si è dato ampio spazio alla voce del territorio. Dopo aver pubblicato le testimonianze dei principali gestori, ottenute grazie ad incontri nelle sedi delle diverse società, ci si è prefissato l’obiettivo di richiamare dal vivo tutti i protagonisti, per un confronto a più voci, dal quale sono scaturiti diversi spunti costruttivi. L’evento è stato, dunque, un momento di dibattito tra tutti i principali attori del sistema, chiamati a forni1
re un contributo di idee e di opinioni sulle diverse questioni richiamate all’attenzione, ed in particolare, sulle problematiche attinenti alla disamina dei diversi modelli gestionali. Erano presenti il Presidente di SRM, Federico Pepe, e il Direttore Generale, Francesco Saverio Coppola. I soggetti coinvolti nelle relazioni, tutti di primario standing e diretti rappresentanti di tutto il mondo economico, operativo, tecnico e finanziario sono stati moderati dal Responsabile Scientifico dell’Associazione, Maria Teresa Salvemini Ristuccia. Hanno partecipato autorevoli esponenti di alcune delle maggiori società di gestione del servizio idrico2; le associazioni di categoria (Federutility); la Banca OPI; le istituzioni governative (Autorità per la vigilanza sulle risorse idriche e sui Rifiuti del Ministero dell’Ambiente). In rappresentanza dell’Autorità è intervenuto il Presidente, Prof. Ettore D’Elia, a cui sono state affidate le conclusioni del convegno. Lo stesso D’Elia ha annunciato che una parte della ricerca sarà inserita nella prossima “Relazione al parlamento sullo Stato dei Servizi Idrici dell’Autorità di Vigilanza”. 2. La ricerca Il tema della ricerca - l’industria idrica – ha oramai un’indiscutibile importanza economica, infrastrutturale, imprenditoriale e finanziaria per il Paese ed in particolare per il Mezzogiorno. La rilevanza economica del comparto è testimoniata dal fatto che esso muove un sistema industriale complesso, caratterizzato dalla presenza di numerose gestioni nelle varie fasi della “filiera” (acquedotto, depurazione e fognatura), di molteplici forme giuridiche (Spa, Spa Miste, Spa Pubbliche, aziende speciali, gestioni in economia….) e di differente dimensione (grandi imprese, grandi gruppi, medie e piccole imprese) che trattano cir-
La ricerca è stata curata da: Francesco Saverio Coppola (Direttore di ricerca), e dal team composto da Alessandro Panaro (Responsabile di ricerca), Consuelo Carreras, Anna Arianna Buonfanti, Mariano Chianese. 2 ACEA di Roma, HERA Bologna, SMAT Torino, ARIN Napoli, AMAP Palermo, Acquedotto Pugliese, Acquedotto Lucano.