Per Non Are

  • November 2019
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  • Words: 697
  • Pages: 4
Il…Donne, soldato russo bambini, Viktor malati: Vincenko eranoaveva incapaci 19 di anni, muoversi, e fu tra per i primi questo a varcare erano ilstati cancello: abbandonati nelle baracche. I tedeschi non avevano avuto il tempo di ammazzarli tutti. C'era una puzza asfissiante, l'odore dolciastroaprono e acre della Poco dell’alba le truppe sovietiche il «Al riparo di unprima bidone ho visto il maggiore Shapiro, un ebreo russo del gruppo morte che ancora mi pare di sentire. Strisciava Sono passato davantidavanti a scheletri …nell'ombra, una divisione, presenza. nel a me. Si d'assalto dellaavvertii centesima spalancare un fango, grande cancello. Dall'altra cancello del campo di Auschwitz e il mondo scopre accovacciati nella melmadigelata. parlavano, mi seguivano sguardi di voltò occhi Non enormi, dilatati. Tacemmo: dacon lontano parte eunapparve gruppo ildibianco vecchi minuti, ma erano bambini, ci ha sorriso». Solocidopo l’orrore nazi-fascista, conosce la sua meticolosa terrore. Gli ultimi giorni, per fare in fretta, li fucilavano ache migliaia investiva l'eco smorzata degli scoppi. Tra ii nazisti due, solo io sapevo eranosul i anni ha appreso di aver assistito allo schiudersi dell'ingresso dell'inferno, sotto bordo delle fosse comuni. Poi bruciavano tutto. Così sono stati inceneriti anche colpi dell'artiglieria tedesca fuga. Pensai uno spettro, mi il dubbio fabbrica morte, lo sterminio scientifico, sistematico la scritta "Arbeitdimacht frei".in «Mi sono alzatoad per avanzare. Hoassalì guardato neldi 29 su 34 depositi di beni sequestrati deportati. Ho aperto le porte diunquattro di essere stato colpito, magari ucciso.aiNon sognavo, ero di fronte ad morto bidone: era colmo di cenere, emergevano frammenti di ossa. Non ho capito massa di ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di baracche: in ognuna 24 persone, polacchi, russi, francesi, tuttifantasmi. ebrei. Erano vivente. Dietro la nebbia scura, intuii decine di altri Ossa che erano resti adilui, chioltre era stato là dentro... Geova, oppositori politici… stesi, qualcuno pregava, credevano li ammazzassi. tuta a mobili,moribondi: tenute assieme da pelle secca ed invecchiata. L'aria eraSulla irrespirabile, righe, esibivano scritta "Ost", o la stella Ci di Davide. mi mostrò numero un misto di carnelabruciata ed escrementi. sorpreseUno la paura di un un contagio, tatuato sull'osso di un braccio. assi erano coperte di stracci ed escrementi, la tentazione di scappare. Non Le sapevo dove fossi sbucato. Un commilitone mi si soffocava. Non posso di aver percepito felicità, mentre dicevo loro che disse che eravamo ad dire Auschwitz... erano liberi. Li vedevo sollevati, gli occhi si riaccendevano: ma non avevano la forza di reggere una gioia».

27 Gennaio 1945

Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case; Voi che trovate tornando la sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce la pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì e per un no Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia ve lo impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi

Da quel 27 Gennaio 1945 sono passati 62 anni, e la consapevolezza di ciò che successe allora non ha certo impedito il riprodursi del crimine nel mondo. La Storia ce lo ha dimostrato, in Cambogia, in Ruanda, in Cile, in Argentina … forse proprio perché la cultura della memoria non è mai stata abbastanza forte. Addirittura si sente sempre più insistente la voce revisionista, che cerca di cambiare l’accaduto, equiparando aguzzini e vittime. Soprattutto ora che i testimoni diretti di tanto orrore non sono più molti. Non possiamo permetterlo. Non possiamo dimenticare che tutto ciò è successo, e in pieno XXIesimo secolo, in Paesi che chiameremmo “avanzati”. Mantenere viva la memoria è più che un dovere, è un obbligo morale. Perché l’orrore nazifascista non venga dimenticato, perché la macchina della morte, la logica dello sterminio sistematico e scientifico facciano solo parte del passato. Perché non accada mai più.

…Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare, e il vento si poserà…

Perché non accada mai più Sinistra Giovanile del Lodigiano

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