NATURA, LE SPLENDIDE IMMAGINI DEL MIMETISMO E DELL'INGANNO AGOSTO 2009
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NATIONAI. GllOGIUPHIC· AGOSTO 2009
Per ciascun abitante di Venezia. ogni anno si riversano nella città centinaia di turisti La maggior parte di loro ammirerà questa veduta dal Bacino di san Marco. Motti si troveranno in mezzo alracqua alta
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HATIONAL GEOGaAPHIC' AGOSTO 2009
Ragazze in un
bar di quartiere. a boom del turismo obbliga molti residenti a lasciare la città. "Possiamo BIlCOt'8.
riprenderei la città", dice il veneziano Emanuele Dal cario. «Ma siaroo futtima generazione che può fa:rbo.
di Cathy Newrnan • fotografie di Jodi Cobb
on esiste forse nessun luogo al mondo dove un'incombente catastrofe possa vantare una cornice più splendida di Venezia. Sospesa tra acqua e terra, la città sorge scintillante come un miraggio dalla laguna all'estremità settentrionale del Mar Adriatico. Da secoli minaccia di sparire sotto le onde dell'acqua alta che l'assedia con regolarità implacabile, complici le maree che crescono e le fondamenta che sprofondano. Ma questo è probabilmente l'ultimo dei suoi problemi. Provate a chiederlo a Massimo Cacciari, brillante e spigoloso docente di filosofia, grande conoscitore del tedesco, del latino e del greco antico, un uomo capace di portare il pensiero politico a livelli stratosferici. Chiedete al sindaco di Venezia che affonda nell'acqua aha. _Procuratevi un paio di stivali di gomma», sarà la sua risposta. Ma se funzionano per tenere i piedi asciutti, gli stivali nulla possono contro un problema che preoccupa più di qualunque inondazione: l'invasione dei turisti. Numero di abitanti a Venezia nel 2008: 60 mila. umero di visitatori stimati nello stesso anno: 21 milioni. Nel 200B, per il ponte del Primo maggio, sono calati in città come locuste sui campi d'Egitto ben BO mila turisti. I parcheggi pubblici di Mestre, città di terraferma del territorio comunale veneziano dove la gente lascia i propri mezzi per prendere l'autobus O il treno fino al centro storico, erano talmente zeppi che sono stati chiusi. Quanti sono riusciti a raggiungere Venezia hanno invaso le calli come banchi di pesce azzurro, agguantando pizza c gelati a destra e manca e lasciandosi dietro una scia di cartacce e bottiglie di plaslica. La Serenissima è tutto tranne che serena. Guida alla mano e, nello zaino, spazzolino, scarpe como· de e un bel po' di fantasie, il mondo s'immerge nel fonte squisitamente cesellato della città e... splash! I veneziani vengono sbaJzati fuori. Certo, il turismo non è l'unica causa di un esodo sempre più rapido. Eppure nell'aria aleggia un'interrogati\u: chi saranno gli ultimi veneziani a rimanere? 78
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«Venezia è stupenda», dice il direttore di una fondazione culturale. Dalla sua finestra si vede nmo il Bacino di San Marco con la sua sconfina· ta flottiglia di motoscafi, gondole e vaporetti e, in fondo, la piazza omonima, epicentro del turismo veneziano. _In realtà è un immenso teatro. Chi ha denaro da spendere può affittare un appartamento con personale di servizio in un palazzo del Seicento e fingere di essere un nobil~. Accomodatevi in sala. Nello spettacolo che va in scena, Venezia interpreta un doppio ruolo: quello della città vissuta dai suoi abitanti e quello dell'icona visitata dai turisti. Luci, scenari e costumi sono belli da morire, ma la trama è confusa e il finale incerto. Una cosa però è sicura: sono tutti pazzamente innamorati della protagonista. «LA BELLEZZA È OII'I'ICILI!», risponde il sindaco Cacciari come se, anziché discutere di politica comunale, stesse parlando a un seminario di estetica. Il sindaco cita Ezra Pound (poeta amI'· ricano sepolto a Venezia) che a sua volta cilava un verso di Aubrey Beardsley per William Butler Yeats, in una sorta di telefono senza fili letterario; d'altronde, la tortuosità è veneziana come le curve del Canal Grande. Cacciari sembra d'umore nero quanto la sua chioma rigogliosa (questo signore di 63 anni non ha un solo capello bianco. _Si tinge?, chiedo a un'addetta stampa. «No, e ne va mollO fiero», risponde lei). li giorno prima un acquazzone torrenziale si è abbaltuto su Mestre. t stata la pioggia ad allagarla, non l'ac-
qua alta, mi dice Cacciari nel suo ufficio. «11 MOSE [il sistema di barriere in corso di realizzazione; vedi p. 90] non sarebbe servito a niente. L'alta marea non è un problema per me: è un problema per voi stranieri». Fine della discussione sugli allagamenti. No, insiste Cacciari, i problemi sono altrove. Nei costi di manutenzione della città: «1 fondi statali non bastano a coprire tutto: pulizia dei canali, restauro degli edifici, rialzo delle fondamenta. ~ tutto molto dispendiosOl>. Nel costo della vita: «Vivere qui costa molto più che a Mogliano, a 20 chilometri da Venezia. Se lo possono permettere solo i ricchi o gli anziani proprietari di un alloggio che hanno avuto in eredità. I giovani? Non hanno abbastanza soldi». Infine c'è il turismo. Al riguardo, Cacciari il fùosofo dice: "Venezia non è una romantica meta per sposi in viaggio di nozze. ~ Ulla città forte, contraddittoria, indomabile. Non la si può ridurre a una cartolina». La chiuderebbe ai turisti? ,,51. O magari, a pensarci bene, farci fare un esamino d'ammissione e pagare una piccola quota». Sembra rifletterci. La piccola quota d'ammissione si aggiungerebbe ai prezzi già molto alti. Un turista paga 6,50 curo per il vaporetto, lO euro per una bibita al Caffè Florian e 30 euro per lIna maschera di plastica, probabilmente fatta in Cina. E se si vuole comprare un palazzo? «Il Canal Grande è il non plus ultra», dice l'agente immobiliare Eugenio Scola nel suo ufficio rivestito in noce che affaccia su San Marco. Scola indossa una giacca nera cl' ottimo taglio, camicia bianca perfettamente stirata, jeans con cintura di coccodrillo e mocassini di lucente vitello nero. Per anni i compratori sono stati americani, inglesi, altri europei, spiega. ,(Adesso si cominciano a vedere dei russi. E qualche cinese». Fra gli immobili in vendita, Scola ha un appartamento restaurato di tre camere da letto sul piano nobile di un palazzetto del Settecento. «Molto bello», dice mostrando la pianta. L'appartamento comprende studio, biblioteca, sala della musica, due soggiorni, una stanzetta per la donna di servizio e una splendida vista su
tre lati. A "soli" nove milioni di euro. Se preferisco, è in vendita anche l'intero Palazzo Nani, 5.600 metri quadrati con possibilità di cambiarne la destinazione d'uso. (,Probabilmente diventerà un albergo», dice Scola. Gli chiedo qualcosa di più abbordabile e mi porta a vedere un monolocale di 36 metri quadrati che renderebbe claustrofoba una sardina; però costa solo 260 mila euro. Qualcuno lo comprerà come investimento o per farne un pied-à-terre. Quasi certamente, non sarà un veneziano. Per chi non appartiene a quello che lo scrittore anlericano Henry James già nel 1882 definì il "volgare spettacolo" della Venezia turistica, per chi vive qui, magari in un appartamento al quarto piano senza ascensore (a Venezia gli ascensori sono rari), per quelli che qui si svegliano, vanno a lavorare e poi tornano a casa, la città è tutta un'altra cosa. I:anormale è normale. L'allagamento è routine. Se la sirena suona, scendono le porte d'acciaio di protezione. Si indossano gli stivali, immancabili in ogni guardaroba locale. Vengono montati l quattro chilometri di passerelle di legno con i sostegni di metallo. L\ vita continua. In questa città dove tutto ciò di cui si ha bisogno per vivere e morire dev'essere spostato sull'acqua, fatto passare sopra e sotto i ponti, portato a fatica su per qualche scala, il tempo si misura sul respiro delle maree e lo spazio sui confini d'acqua. La matematica della distanza, un calcolo basato su numero di passi e orari dei vaporetti, viene d'istinto a qualsiasi veneziano. Silvia Zanon sa che per arrivare da casa sua in Calle delle Carrozze a Campo San Provolo, dove insegna alla scuola media, ci vogliono 23 minuti a piedi. La mattina esce alle 7.35. Memi, il proprietario di una trattoria del quartiere, sta leggendo il giornale seduto a un tavolo e, quando lei passa, alza lo sguardo e le fa un ceilllO col capo. Il giovanotto che raccoglie la spazzatura per la chiatta deUa nettezza urbana mormora un saluto. Zanon gira in Campiello dei Morti e passa davanti a un muro ricoperto da una rosa rampicante bianca; Cathy Newman è un'inviata di NG. lodi Cobb ha lavorato in ollre 50 paesi; Jm i SllOi servizi per la rivista figum qllello dedicato agli schiavi del XXI secolo. VIlNIlZIA
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un ponte, due campi, un'altra svolta a sinistra davanti a un ex cinema che oggi è diventato un ristorante alla moda e via verso Calle Frezzeria. Più avanti c'è il Museo Correr. ZanOI1 attraversa Pia7.7.a San Marco, che di mattina presto è magicamente vuota. (<Appena metto piede su quel lastriC<1to mi rinnamoro della città», sospira. Un altro ponte, una camminata veloce per Campo San rilippo e Giacomo ed è arrivata. Sono le 7.58. Venezia non va solo vista, ma ascoltata. Di sera, quando l'occhio non è più distratto dallo splendore delle cupole dorate, si può distinguere lo schiocco delle imJX>Ste che si chiudono, il ticchettio dei tacchi sui ponticelli di pietra, le conversazioni sussurrate, le onde che si frangono contro il frangiflutti, il tamburellio della pioggia sulle tende dei negozi e, sempre, quello scampanio sonoro e triste. Ma la voce di Venezia sta soprattutto nell'assenza del rumore di automobili. Franco Filippi, scrittore e libraio. è spesso insonne; perciò di notte si alza e s'inoltra nel dedalo di calli annato di torcia, fernlandosi ogni tanto
Lo spIeodido degrado è una. costante a Venezia, B cosi le riparazioni Sistemate le fondamenta danneggiate dall'acqua significa prosciugare il no, ed eliminare il tango. Vrvere a Venezia è caro ma
alcuni, come questa coppia al CasillÒ, sono ben disposti a pagame il prezzo.
per puntarla su un bassorilievo circolare in cui è raffigurata qualche bestia fantastica. ~ in questi momenti, mentre la città dorme e lui si immerge nella contemplazione dci passato, che Filippi si riappropria di Venezia, assediata di giorno dalle folle che ne riempiono le calli, i campi, i canali. Gherardo Ortalli, docente di storia medievale, vede le sue passeggiate sotto una luce meno poetica.•Quando vado per calli con i miei amici, sono sempre costretto a fennarmi perché qualcuno ci sta fotografando come se fossimo degli aborigenì», lamenta.•E forse un giorno lo diventeremo. Forse un giorno ci sarà una gabbia con la scritta: "Date da mangiare ai veneziani': Quando arrivai qui, 30 anni fa, c'era una popolazione di 120 mila anime. Ora ne restano meno di 60 mila».
Sembra un declino inesorabile. L'anno scorso il Nel suo caso, la parola "amore" forse non basta numero dei residenti si è ridotto di 444 unità. a descrivcre i sentimenti che nutre per Venezia. Ortalli pensa che Venezia finirà per diventare un $alvadori non è solo l'assessore al turismo c il proparco a tema per ricchi, gente che farà una scap- motore delle tradizioni della città: è il suo paladipata in jet per trascorrere un paio di giorni nel suo no. Fosse per lui, tutti i balconi di Venezia sarebpalazzo e ripartire. Sono le lO, e prima di andare bero ornati di gerani (ne ha fatte distribuire 3.000 in ufficio Ortalli passa a comprare il giornale in piante con questo proposito). Una volta, mentre un'edicola di C1mpo Santa Margherita traboc- cenava in un ristorante affacciato su un rio, si è cante di souvenu: maschere in miniatura, spille a alzato per sgridare un gondoliere che stava canforma di gondola, berretti da giullare. «t tutto in • lando 'O sole mio anziché una canzone veneziana. vendita», sospira. «Anche Venezia». Un paio di anni fa Salvadori ha spedito in Il funzionario incaricato di porre rimedio al Piazza San Marco un manipolo di volontari per deterioramento che la città subisce a causa del diffondere il vangelo del decoro urbano e ricordaturismo si chiama Augusto Salvadori c sul suo re ai visitatori di rispenarne i comandamenti: non biglietto da visita si leggc: mangiare, non bere, né sedersi fuori dalle aree designate. "Ci stiamo battendo per salvaguardare Assessorato al Turismo la dignità di Venezia», dice. Poi, la primavera sucPromozione della Ci/Id, delle sue Tradizioni e cessiva, ha annunciato l'istituzione della settimaManifes/azioni Sroriche e Cu/tumli na del decoro, in occasione della quale sono state TlIteia del decoro della Città distribuite ai residenti 72 mila buste di plastica Prevenziorle e tll/ela di polizia contro il Moto Ondoso per raccogliere i bisognini dei loro amici a quatTopollomllstica tro zampe. Utilissime: purtroppo, però, nessuno VENEZIA
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Se la gondola è ~ purosangue del trasporto pubblico, un romantico privilegio (ne restano solo 425) per turist~ M suo cavallo da tiro è Mvaporeno; come questo che soIca HGana! Grande, riflesso sul finestrino della timoniefa.
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ha pensato di installare qualche cestino deUa spazzatura in più dove buttare via le buste.
«Il turismo sta consumando la citth, dice Salvadori nel suo ufficio, nel cinquecentesco Palazzo Contarini Moeenigo. «E ai vene7jani cosa viene in cambio?I>. La fronte si corruga. «I servizi faticano a soddisfare la domanda. Per una parte dell'anno i veneziani non riescono a usufruire del trasporto pubblico neanche sgomitando. La raccolta dei rifiuti è sempre più dispendiosa e aumenta anche il costo della vita». Aumenta eccome, se andiamo a guardare in particolare il mercato abitativo. Una legge varata nel 1999 che agevola la conversione di edifici residenziali in alloggi per turisti ha esacerbato il problema della carenza di abitazioni; da allora, il numero di alberghi e pensioni si è sestuplicato. «Forse servirà a qualcosa mettere una tassa su hotel e ristoranti», continua Salvadori. «C'è chi 84
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sostiene che così i turisti non verranno, ma io mi chìedo: possibile che si facciano spaventare da qualche euro in più? Comunque», aggiunge, "non posso preoccuparmi degli alberghi: devo pensare ai veneziani. La mia è una battaglia per la città, perché Venezia», la voce si addolcisce, la mano si .posa sul cuore, ,. Il turismo fa parte del paesaggio veneziano sin dal XlV secolo, epoca in cui i pellegrini sostavano nella città diretti in Terra Santa. Nel Cinquecento, con l'avvento del Protestantesimo, il turismo conobbe una stasi; ma neJ secolo successivo ci fu una ripresa grazie ai ricchi viaggiatori europei che, per dar lustro alla propria cultura, intraprendevano il cosiddetto Grand Tour. Chiedo a Ortalli come è cambiato il turismo da allora: "t vero, c'era il Grand loun>, risponde. «Ma la popolazione era coinvolta attivamente nell'ospitalità. Ora arrivano a Venezia enormi navi da
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ISOLitDI SAN MICHElE (CIMITERO)
NON c'i: POSTO PER TUTTI Dei sei quartieri, o sestieri. di Venezia. Canna regio è quello con più residenti. San Marco quello con più turisti. Una legge del 1999 ha reso più facile convertire le abitazioni in alberghi e pensioni. ma ciò riduce ulteriormente l'offerta di case.
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Alberghi
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Prima del 1999 Dopo Il 1999
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crociera alte dieci piani. Ma non si può capire Venezia dal decimo piano di una nave. Tanto vale girarla in elicottero. Eppure la gente non ci bada. Arriva a Vene7.ia, scrive una cartolina e ricorda di aver trascorso una serata meravigliosa». È UNA MALATTIA CRONICA. Il virus, dice la storica dell'arte Margaret Plant, ha iniziato 8 diffondersi dall'ultimo ventennio dell'Ottocento, allorché la città «divenne un feticcio e si volse risolutamente al passato. Protetta col massimo zelo, a quel punto Venezia si trasformò in un bene economico, la quintessenza del pittoresco in confezione. E i suoi stessi abitanti vennero declassati a ceto inferiore». Il contagio si diffonde per le calli, valica i ponti e attraversa la piazza. «Ecco che se ne va un altro pezzo di Venezia», conunenta tristemente Silvia Zanon, l'insegnante, nell'apprendere che la
Camiceria San Marco, aperta da 60 anni nelle vicinanze della piazza omonima, ha dovuto trasferirsi in un locale più piccolo e di minori prete~ se perché l'affitto era triplicato. Il negozio, tipicamente veneziano, aveva rifornito di pigiami il duca di Windsor e di polo Ernest Hemingway. «È come andarsene dalla casa in cui sei nata», dice Susanna Cestari, da 32 anni alla camiceria, imballando scatoloni in vista del trasloco. Nell'agosto del 2007 ha clliuso i battenti Molin Giocattoli, un negozio talmente famoso da far ribattezzare "Ponte dei Giocattoli" un ponte adiacente. Da dicembre dello stesso anllO sono dieci gli esercizi di ferramenta che hanno abbandonato l'attività. Nel mercato di Rialto, salumieri, panettieri e fruttivendoli sono stati sostituiti a poco a poco dai venditori di souvenir. Ma i turisti non se ne accorgeranno: non vengono certo a Venezia a comprare melanzane. Però ci si sposano. Ormai la macchina turistica contempla anche i matrimoni, che nel 2007 hanno raggiw1to quota 720. Com'era prevedibile, i non residenti convolati a nozze a Venezia quell'anno sono stati quasi il triplo dei residenti. A quanti vogliano unirsi nel sacro vincolo l'Ufficio matrimoni del Comune di Venezia propone una tariffa di 1.800 euro per i giorni feriali e di 4.200 euro per i weekend. La coppia desidera che la cerimonia sia trasmessa via lnternet? 144 euro, prego. Quanto al Carnevale, che una volta era un bellissima festa locale e oggi è un delirio commerciale, in quei giorni i veneziani più sensati vanno fuori città. Una cosa a cui invece non rinunciano è il cinismo. Quando l'esodo sarà completo, se la città finirà per essere solo una splendida bomboniera dorata, chi sarà l'ultimo dei veneziani?, è stato chiesto a una signora di antica famiglia veneziana. «Chi sarà non lo so», ha risposto la signora, «ma sicuramente ci ricaverà dei soldi». Nel frattempo, i progetti per salvaguardare la città compaiono e scompaiono con la regolarità delle maree. La posta in gioco, però, è altissima: il turismo a Vene-.da genera ogni anno entrate per un miliardo e mezzo di euro, e probabilmente anche di più, perché molte operazioni avvengono in nero. Il turismo, riferisce il Centro internazioVUIllZ1A
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Nel 2007 a Venezia vi sono state 440 nascite; ma con un tasso di natalilà
naie di Studi e Ricerche sull'Eçonomia Turistica dell'Università di Venezia, è "l'anima dell'economia veneziana, nel bene e nel male': C'è chi dice che quelle di Venezia siano ferite autoinflitte, frutto della brama di spremere al turista 6no all'ultimo yen, dollaro o euro che sia. «Non vogliono i turisti, ma i loro soldi sÌ>l, commenta un ex residente. «Gli americani sono i migliori perché spendono. Gli europei dell'Est, invece, si portano da mangiare e da bere; al più comprano Ulla gondoletta di plastica". Si continua a parlare di limitare i turisti, di tassarli, di esortarli a evitare i periodi di Pasqua e Carnevale, ma la verità è che il turismo - collegato alla diminuzione della popolazione residente, complicato dal potere di albergatori, gondolieri e conducenti di taxi acquei che hanno interesse a massimizzare l'afflusso di visitatori - sfugge a soluzioni semplici. «Tengo a ricordare che la diminuzione della popolazione... non è solo un problema di Venezia, ma di tutte le città storiche, e non solo italiane», 86 NATIONAL GEOGRAPII1C • AGOSTO 2009
comunque in calo, una popolazione sempre più anziana, e i tanti che traslocano (a destra) in case meno care sulla terraferma, i residenti sono calati da 150.000 a 60.000 in 50 anni.
awerte il sindaco Cacciari. {(il cosiddetto esodo, che risale a un'epoca molto lontana, è profondamente legato al problema degli alloggi». Può darsi che una soluzione non esista. «~ troppo tardi», sostiene lo storico Gherardo Ortalli. «Ninive è sparita. Babilonia è sparita. Venezia resterà. O meglio, resteranno le pietre. La gente no». Ma per ora, oltreché morte a VenC'"lia c'è ancora vita. Franco Filippi passeggia ancora di notte andando in cerca di bassorilievi segnati dal tempo; Silvia Zanon va a scuola e attraversando San Marco si rinnamora deUa città; e ammesso che sia la stagione giusta, al mercato si possono ancora comprare le melam.ane. «Venezia potrà anche morire,>, insiste Cacciari, «ma non diventerà mai un museo». Può darsi. Nel
1852 John Ruskin scrisse che Palazzo Ducale non avrebbe resistito altri cinque anni; è passato un secolo e me7.7..o e il palazzo è ancora in piedi. Scivolare sulle acque verde ardesia della laguna davanti a San Giorgio Maggiore verso il Bacino di San Marco e avvicinarsi ai trafori di archi e colonne di Palazzo Ducale vedendolo corne dovettero vcderlo i dogi significa capire che la bellezza, pur difficile e malandata, sopravvive. Lo stesso si può dire del romanticismo. Cos'è Venezia se non lo scenario più sublime per i trilli del cuore? Qualche tempo fa, un ragau..o e una ragazza di Grosseto, 13 e 12 anni d'età, hanno deciso di scappare di casa. l genitori erano contrari al loro amore; così i due hanno messo da parte la paghena e hanno comprato due biglietti ferroviari per Venezia. Sono andati a spasso per le calli e si sono affacciati dai ponti sopra i rii. Al calar della sera hanno cercato un posto per dormire. I due sono arrivati all'Hotel Zecchini, un piccolo albergo con una tenda bianca e arancione. L'addetto al ricevimento ha udito una vocina
chiedere una stanza, si è sporto dal banco e si è trovato davanti due volti infantili. Scettico sulla storia di una zia che doveva arrivare di lì a poco, l'uomo ha rivolto loro quakhe domanda gentile, poi ha chiamato i carabinieri. «Erano così teneri! Volevano solo stare insieme,>, ricorda Elisa Semenzato, direttrice dell'hotel. I carabinieri hanno fatto fare ai due un giro della città in motoscafo, poi li hanno portati al coman· do, situato in Wl ex convento, e li hanno messi a leno in stanze rigorosamente separate. Ma anche nell'apoteosi del romanticismo si riaffaccia la realtà. Poco inteneriti dall'avventura alla Romeo e Giulietta, i genitori dei ragazzi sono arrivati nel pomeriggio per riportarli a casa, lontano dalle dolci pene del primo amore e dalla magia di Venezia. I baci finiscono, i sogni svaniscono. E a volte svaniscono anche le città. Aspiriamo sempre al finale perfetto, ma quando scende il sipario si porta dietro anche il nostro cuore. Sì, la bellezza è davvero difficile. D VENEZIA
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l'acqua aNa invade spesso le zone più basse della città come Piazza San Marco, ma i residenti si muniscono di stivali e accettano questo inconveniente pur di avere il privilegio di abitare a Venezia.
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CANNAREGIO
JlWazzo Camerlenghi Juando l'acqua alta
"3QQlunge quota 1m ti :o:anlerreno di questo ;;aIazzo del 500 si J6aga. Sulla facclata ::li pietra si notano i ~erati
danni subiti.
PlsUlil San Marco L:ingresso della Baslllca di San Marco. uno del punti più bassi
della città, 51 allaga spesso. In quesll casi l'accesso • garantilo da passerelle sopraelevate.
PUI'lTA DEllA SAlUTE STAZIONE DI MISURAZIONE
Punti della Salule I livello medio del mare l8QiStnIlO qui nel 1891 è lo zero mareognl.fic:o cui la città fa riIermen10 per m1SUf8f8 le
altene di marea.
ZONE DI ALLAGAMENTO I veneziani sono abituati ad avere i piedi bagnati e gli SfOrzi per contrastare gli effetti a lungo termine deJrazione delracqua fanno parte della loro realtà quotidiana. Durante racqua atta (mappa) Hivello di marea particolarmente pronuociato causa allagamenti. Le zone più basse (in ~ scuro) sono quelle inondate più spesso. FREauENZA
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DANNI A EDIFICI E MURI DI SPONDA DEI CANAU •
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(uro rTllreog"fk:o) ••t,to 'egmllllo nel 1897
Estesi o moderati Minimi
Circa metà degli edifici El del muri esaminati mostrano dannI. Il moto ondoso provoce:to dalle ImbarcazionI a motore può accelerare il deterioramento del muri di spooda. Quando i sedimenti s1l1ccumulano nel cane:li andando a r.taSllrfl le fogne, Iliquami filtrano nel canali adiacenti e COI11XIolIO mattoni e me:Jta. DIagare l sedWoonti oontJibuisce a contenete I danni.
I clrcolettllndlcano gli edifici che per posizione e struttura sono più a rischio di allagamento durante l'acqua alta.
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VENEZIA CONTRO - - - - - - -
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• I veneziani s'insediarono su un gruppo di isole della laguna nel mar Adriatico settentrionale, conficcando nel terreno sabbioso milioni di pali in legno d'ootano e di quercia. Su queste fondamenta costruirono case e palazzi, e iniz.iarono a dar battaglia all'incessante escursione delle maree. Malgrado le opere di rinfor.t:o, le strutture hanno patito l'aggressione dell'acqua salmastra, l'innalzamento del livello del mare e la subsidenza (il naturale sprofondamento dci suolo, 12,7 cm nell'ultimo secolo), aggravata peraltro dall'eccessivo pompaggio di acqua freatica.
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ARGINARE LE MAREE: IL MOSE Avviato nel 2003, il progetto MOSE, la cui ultimazione
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di euro, collegherà quattro schiere di 78 paratoie poste
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davanti alle tre bocche di porto lagunari (a sinistra).
di Malamocco
Le paratoie. alzate se una marea insolitamente
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minaccia la città. bloccheranno rentrata dell'acqua marina nella laguna. Progetto discusso fin dall'inizio,
il MOSE è da anni oggetto di contrasti politici e di timori per t'equilibrio ecologico della laguna.
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Le paratoie d'acciaiO. piene aIoggiate in cassoni posti sullondale deIa laguna davanti a ciascuna bocca di porto. cfBC(JJa sono
PARTICOt.AAE DELLA BARRIERA 01 MAlAMQCCO
Laguna di Venezia
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Bocce di Malamocco
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QUANDO LA MISURA È COLMA Numero delle volte in cui l'acqua ha raggiunto o superato il livello di 1 metro.
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1960-89
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Incompleti
In previsione di acqua alta, le paratoie vengoflO svuotate mediar'lte aria compressa. il che cOr'lsente loro di sollevarsi in una trentina di minuti.
Le paratQije del tutto sollevate separano la laguna dal mare. Quando la marea si ritira. racqua rientra nelle paratQije e fil fa abbassare.
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Mare Adriatico
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Quando sale la marea
METIlI
ll\oello masllmo di tenuta del MOSE
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\étlezia ritorno al Futuro La Serenissima non diventerà W1 museo: lo testimoniano i nuovi progetti di cui è protagonista la città, che recupera in chiave modernissima il suo glorioso passato.
testo e fotografie di Diego Orlando
vvenirist1ca, innovativa, tecnologica, avanguardista. Sono gli inusuali aggettivi usati per descrivere una Venezia che cambia all'interno del suo aspetto secolare. Involucri immutati celano all'interno realtà avanzatissime, meccanismi di raffinata tecnologia, opere d'arte e spazi espositivi, guidati da concetti di multidisciplinarietà quasi rinascimentale. La nuova architettura riflette la città: Venezia, apparentemente immutabile, è invece un laboratorio in evoluzione velocissima e costante, in cui sperimentazione ed esplorazione sono gli aspetti più evidenti. «La città del futuro si propone come quella che è sempre stata nel suo nobile passato, riappropriandosi della sua tradizione più importante: essere crocevia e libero interprete di culture e tendenze,), osserva l'arcllitetto di origini veneziane Andrea Barbato. Una spinta nuova nata negli anni Novanta con i primi recuperi delle strutture nell'area dell'Arsenale, c arrivata ora a pianificare la riconversione di un'ulteriore parte dell'area 96
NATIONAL GBOGRAPHIG • AGOSTO 1009
industriale di Marghera e la riscoperta del Waterfront, allineandosi quindi ai modelli urba-
ni di Barcellona, Marsiglia, Genova, Valencia, Glasgow. Un modello di sviluppo della città e del sistema economico-sociale, che negli ultimi anni si è sempre più focalinato, in tutto il territorio
comunale, sul rapporto con l'acqua. «Un'evoluzione del territorio che deriva dalIa sforzo congiunto di gruppi privati - investitori e proprietari di aree - e del Comune, che ha predisposto un Piano strategico inteso come
programma di sviluppo, ha messo a disposizione strumenti narmativi, spazi e risorse», spie-
ga Laura Fincato, assessore al Piano strategico e alla Pianificazione territoriale del Comune di Venezia. Il risultato di questa strategia complessiva è un cambiamento visibile verso una città diffusa, polo di arte e produzione in cui convergono contemporaneamente innovazioni su più piani. Il cambiamento più percettibile è proprio di fronte a San Marco, dove si trovano fianco a fianco diverse realtà emblematiche di questo nuovo orizzonte di Venezia.
Di recente ha ·riaperto, dopo vent'anni, la Dogana de Mar, con all'interno il Centro d'arte contemporanea Punta della Dogana Fondazione François Pinault, restaurato su progetto dell'architetto giapponese Tadao Ando, che ha ripristinato le forme della costruzione originale recuperando capriate e pareti in mattoni e usando il cemento, in un dialogo tra il vecchio e il nuovo che molti vedono come ulla soluzione ideale per [a città. A fianco del Centro Pinault c'è lo Studium. Generale Marcianum, polo pedagogico-accademico del Patriarcato di Venezia. Al suo interno convivono diverse istituzioni, dalla scuola materna ed elementare a quella superiore e universitaria, alla ricerca universtitaria post laurea, in linea con la vocazione millenaria di Venezia e della Chiesa veneziana come centro di confronto ed elaborazione Ira culture, e ponte storico nel dialogo con l'Oriente. Proseguendo lungo le Zattere ci sono i nove Magazzini del Sale, recuperati alla città c usati
Boy with frog, la statua in acciaio ioossldabile e poliuretano aCfilico di Char1es Ray che si erge davanti al Gentro d'arte contemporanea Punta della Dogana - Fondazione François Pinaull
come spazi espositivi, ma anche come location per riprese cinematografiche, o gestiti dagli stu· denti di Architettura che lì hanno degli spa7i, i Sales DoOO. Nei Magazzini del Sale aveva lo studio il grande artista veneziano Emilio Vedova, che ha donato un considerevole numero delle sue opere alla città. Lo studio, che oggi ha il nome di Fondazione Vedova, è stato restaurato da Renzo Piano con uno dei progetti più innovativi degli ultimi anni: le opere di Vedova vengono prelevate da un braccio meccanico in un magazzino lungo 65 metri, allestito in fondo allo spazio espositivo, sollevate e portate davanti al pubblico con un movimento circolare che fa si che le tele galleggino e seguano lo spettatore, il quale cammina su un pavimento inclinato. RITORNO AL FUTURO
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Il Ponte della Costituzione, più noto come ponte di Galatrava dal nome del celebre architetto spagnolo che l'ha progettato; simbolo della nuova Venezia. la sua costruzione ha diviso la città tra sostenitori e detrattori.
Anche questo recupero unisce passato e futuro, utilizzando materiali e logiche moderne su strutture antiche. La filosofia è la medesima perseguita anche all'Arsenale, tornato a essere spazio della città, produttivo e simbolico della vitalità economica veneziana, così come lo era in epoca medievale. L'Istituto Thetis, che ha promosso il primo forte intervento di riqualificazione ambientale negli anni Novanta, unisce sotto gli stessi grandi capannoni di mattoni uffici a forma di prua di navi in strutture smontabili di vetro e acciaio (nei quali sì fa ricerca nel campo dell'ingegneria ambientale e civile) e spazi espositivi utiliz7..ati per la Biennale d'Arte Contemporanea. La stessa spinta a cambiare il volto, non solo urbanistico ma anche di rapporto vero e proprio con il territorio circostante, coinvolge la terraferma con la riscoperta e la definizione del Waterfront di Venezia. L'intervento più significativo in questo senso è stata la riconversione ambientale, industriale e urbana di parte dell'area di Marghera, in passato destinata alla chimica e ora diventata per dimensioni il primo Parco Scientifico e Tecnologico (VEGA - Venice Gateway) d'Italia, con edifici avveniristici che ospitano laboratori di ricerca e sviluppo. L'evoluzione dell'area nei prossimi anni vedrà la nascita della Città della Scienza, Conoscenza e Tecnologia, passando dagli attuali dieci ettari riconvertiti a una superficie totale di 35. Questo succedersi di idee, entusiasmo imprenditoriale, fiducia nella scienza, nella conoscenza e nella creatività umana, si traduce in vetro, spazi aperti, allunghi di prospettiva, linee curve, ed è simbolicamente suggellato in città dall'apertura del Ponte della Costituzione, meglio noto come Ponte di Calatrava, dal nome del famoso architetto spagnolo che lo ha progettato. La Venezia che emerge da questi mutamenti ha ripreso a immaginarsi come un porto sul mondo: fedele alle sue radici più antiche, la città di oggi è pronta a scambiare idee in un pianeta globalizzato, accogliendo le innovazioni del XX! secolo. Non solo quindi meta turistica, ma luogo con un patrimonio produttivo e tecnologico che lo mantiene vivo, evitando di trasformarsi in un polveroso museo di un passato ormai svanito. O RITORNO AL fUTURO
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