Natale.pdf

  • Uploaded by: privat
  • 0
  • 0
  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Natale.pdf as PDF for free.

More details

  • Words: 1,281
  • Pages: 3
Sul Natale Questo è il tempo di quando i Cristiani professanti presunti si concentrano su Gesù Cristo. Dopotutto, è la stagione della sua «Natività»! Il Natale è considerato da molti come un tempo meraviglioso, che concentra i partecipanti nel dare, unita familiare, bella musica e decorazioni, festeggiando con cibi speciali e cantando canti di Natale in tutto il paese. Le persone pensano che il Natale sia meraviglioso, questo lo era anche per noi. Confidavamo in quello che i nostri genitori ci dicevano sul natale. Non avevamo nessuna ragione di dubitare di loro. Essi stavano semplicemente insegnandoci quello che i loro genitori avevano insegnato a loro. Non abbiamo mai messo in discussione le vere origini del Natale! Si vive in un mondo pieno di consuetudini, accettate senza il minimo dubbio, senza se e senza ma, tanto si è sempre fatto così.

Un pò di storia … Prima c’erano i Saturnali I Saturnali erano un ciclo di festività della religione romana, dedicate all'insediamento nel tempio del dio Saturno, protettore della semina, e simbolo anche del tempo e della morte, e alla mitica età dell'oro. Iniziavano pochi giorni prima del solstizio d'inverno, il 17 dicembre, e duravano fino al 23 dicembre, periodo fissato da Domiziano (imperatore romano). Per il loro carattere, ricordano assai da vicino il nostro carnevale; mentre, per l'epoca dell'anno alla quale ricorrevano (il solstizio d'inverno), possono essere ravvicinate al nostro ciclo festivo di Natale e Capodanno. I saturnali avevano inizio con grandi banchetti e sacrifici nel tempio di Saturno, in un crescendo che poteva anche assumere talvolta caratteri orgiastici. I partecipanti usavano scambiarsi (come noi, il brindisi) l'augurio o il saluto augurale <>, accompagnato da piccoli doni simbolici, detti strenne: candele di cera, piccole immagini, o sigillaria che erano bambole in terra cotta. Al convito ufficiale corrispondevano i banchetti privati nelle singole case, dove s'invitavano parenti ed amici e che talora degeneravano in orge e crapule (gozzoviglie): a tavola s'imbandiva quanto di meglio offrivano le cucine e le cantine, e dopo ci si abbandonava a danze e gioco dei dadi, che le leggi proibivano al difuori di quei giorni. Durante questi festeggiamenti era sovvertito l'ordine sociale, si rovesciavano i ruoli, gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi, e potevano comportarsi di conseguenza, erano quindi serviti dai loro padroni. Veniva eletto, tramite estrazione a sorte, il nome di colui che doveva dirigere il buon andamento delle feste; il cosidetto <<princeps Saturnalicius>> una sorta di caricatura della classe nobile (un re burla), a cui veniva assegnato ogni potere, “regnando” sulla confusione più totale, per una settimana. Era in genere vestito con una buffa maschera e colori sgargianti, tra i quali spiccava il rosso (colore degli dei). Era la personificazione di una divinità infera, da identificare di volta in volta con Saturno o Plutone, preposta alla custodia delle anime dei defunti, ma anche protettrice delle campagne e dei raccolti. In epoca romana si credeva che tali divinità, uscite dalle profondità del suolo, vagassero in corteo per tutto il periodo invernale, quando cioè la terra riposava ed era incolta a causa delle condizioni atmosferiche. Dovevano quindi essere placate con l'offerta di doni e di feste in loro onore e indotte a ritornare nell'aldilà, dove avrebbero favorito i raccolti della stagione estiva. Si trattava insomma di una sorta di lunga sfilata di carnevale.

… Dai saturnali al Natale Nei mesi autunnali, la luce diurna decresce fino a raggiungerne il culmine il 23 dicembre. Anticamente, questo, evocava la "morte" del Sole, ma, anche se indebolito, non soccombeva mai alla notte, si rigenerava facendosi sempre più presente nelle giornate successive. Era ed è il solstizio d’inverno, il momento nel quale le giornate riprendono ad allungarsi e la luce, e con il suo calore, la vita, lentamente riprende vigore. Questo ciclo continuo di "deperimento-rinascita", dava al Sole dimostrazione di invincibilità (Sol Invictus). Questa grande forza di rigenerazione, ispirò a tanti popoli la divinità del Sole (Eliolatria), donatore della luce e della vita. Per i romani, il giorno del Sol Invictus, era il 25 dicembre, chiamato anche <> (nascita del sole non vinto o mai vinto, cioè invincibile). La scelta di questa data poteva rendere più importante la festa, in quanto la innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali. Agli albori del cristianesimo, non era posta nessuna data sul calendario, in cui festeggiare la nascita del Signore Gesù. Non se ne parla ad es., nei primi elenchi delle festività cristiane: né in quello di Ireneo, né in quello di Tertulliano. Questa ricorrenza pagana venne cristianizzata festeggiando, lo stesso giorno, la nascita del Signore. Non a caso, Cristo, è "Sole di giustizia" (Malachia 4:1-2), e come il “Sol Invictus” (Sole mai vinto), è vincitore della morte con la sua resurrezione. La scelta della data cristiana non ha ovviamente nulla a che fare con una precisa conoscenza del giorno natale del Signore, che è sempre stata ignota, non essendoci fornita dai testi neotestamentari. Piuttosto, per comprendere il motivo di questa decisione, dovremo risalire storicamente fino al culto solare celebrato nell’antica Emesa e trasportato a Roma dagli imperatori romani del III secolo d.C. Ad Emesa infatti, l’attuale Homs in Siria, si adorava da tempi antichissimi una divinità a carattere solare. L’esistenza di divinità a carattere solare è un fenomeno religioso assai diffuso in diversi contesti culturali, ma nell’impero romano ebbe particolare sviluppo, grazie agli imperatori di origine siriaca, appunto. Caracalla (212-217), infatti, diffuse per primo il culto del dio solare di Emesa, poiché da quella città proveniva sua madre Giulia Domna, di stirpe sacerdotale (il padre di Caracalla era Settimio Severo). Con Eliogabalo (218-222) tale culto raggiunse il suo punto più alto, essendo egli sacerdote dell’Helios di Emesa, di cui intese fare il dio principale a protezione dell’impero (il dio solare era venerato proprio con il nome di El Gabal). Eliogabalo fece erigere in Roma un apposito tempio nel quale fece trasportare da Emesa, una pietra caduta dal cielo, che era venerata nella città siriaca. Insomma, l’ascesa degli dèi siriaci procedette di pari passo con l’ascesa di dinastie di origine orientale sul trono imperiale. Con la caduta di Eliogabalo ci fu, però, una decadenza del culto e la pietra sacra fu inviata nuovamente ad Emesa. L’espressione più vivace del culto solare, successivamente ai Severi, si ebbe con Aureliano (270-275) che, entrato vittoriosamente ad Emesa, ne trasferì nuovamente il culto a Roma in un tempio eretto a spese dello stato e vi istituì un culto ufficiale: un collegio sacerdotale fu incaricato e fu istituito un agone quadriennale da celebrarsi il 25 dicembre, dies natalis del Sol invictus (I giorni nativi del sole mai vinto). Aureliano fece inserire definitivamente nel calendario civile romano la celebrazione del 25 dicembre, come giorno del Sole mai vinto, che trionfa sulle tenebre.

Nel frattempo si sviluppava sempre più il cristianesimo primitivo. Cristo è da subito, fin dai testi neotestamentari compreso come la vera luce, più luminosa di ogni luce naturale, perché presenza e manifestazione della stessa luce divina. Solo Cristo, luce del mondo è, perciò, capace di vincere ogni tenebre, compresa quella della morte e del peccato. Appare ormai sicuro che Costanzo Cloro, padre di Costantino, e così suo figlio almeno prima dell’incontro con il cristianesimo, venerassero nel sole come una immagine dell’unica divinità. Infatti con un decreto del 7 marzo 321 Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo. Quindi, dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l'imperatore Costantino ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita del Sol Invictus. Fu così che “il Natale del Sol invictus” divenne il "Natale cristiano”.

More Documents from "privat"

Gerico.docx
July 2020 3
July 2020 8
Natale.pdf
June 2020 5