Mosca

  • December 2019
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MOSCA E ROMA ANCORA PIÙ VICINE a concluso con le parole di san Paolo la sua prima omelia da neoeletto Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, alla solenne celebrazione per l’intronizzazione, senza precedenti per partecipazione di personalità, soprattutto religiose, venute da ogni parte del mondo. L’ascesa dell’arcivescovo Kirill Gundaev, metropolita di Smolensk e Kaliningrad, a sedicesimo Patriarca della Chiesa ortodossa russa – la più numerosa per fedeli fra quelle di Oriente – è carica di significati e di attese. Larghissimo il consenso subito manifestatosi sul nome di Kirill: 508 sui 677 voti espressi dai 702 membri del “Concilio locale”, composto da religiosi e da laici di ogni continente. È considerato il più capace nel suscitare e accompagnare il rinnovamento spirituale della nazione, riproponendole il suo ricchissimo patrimonio di fede, di santi del passato e di martiri degli anni della persecuzione comunista. La società russa attraversa una fase di riassestamento molto critica perché, mentre ancora risente delle devastazioni antecedenti, è già investita da fortissime contraddizioni sia interne (qualche migliaio di oligarchi sempre più ricchi contro milioni di poveri), sia esterne (confronto con la globalizzazione e il secolarismo). «Non basta restaurare i muri delle chiese» è stato solito ripetere Kirill in passato, pensando a quanti non capiscono o restano indifferenti al messaggio di speranza del cristianesimo e non sentono il bisogno di Dio. Egli ha

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certamente avuto costoro presenti quando, nel discorso di intronizzazione, ha detto di percepire una strada non facile, fatta di tante difficoltà attraverso tante diversità, che non può percorrere da solo. Per questo, ha invocato come sostegno innanzitutto l’unità ecclesiale. Uniti, si è più forti e si rende più credibile l’evangelizzazione – ha detto – riferendosi in particolare all’annuncio di Cristo ai giovani e alla testimonianza dell’amore di Dio agli emarginati e ai deboli. Una missione comune a tutta la cristianità, chiamata a dimostrare e testimoniare ovunque la perenne attualità del vangelo. Per questo, si adopererà certamente nel proseguire il dialogo con la Chiesa cattolica.

Per tre volte da Benedetto XVI Kirill può confidare non solo sulla sua preparazione – è stato rappresentante del Patriarcato al Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra prima del 1989, poi presidente del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa ortodossa

FOTO P. PEGORARO

L’elezione di Kirill, nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie

FOTO © DECR MP and S. TITOV

russa – ma sulla sua forza accattivante, comunicativa e persuasiva, accompagnata da una prestigiosa autorevolezza. Caratteristiche di un carisma che ha saputo manifestare per anni, alla TV russa, attraverso la trasmissione “La parola del pastore”. Le registrazioni di suoi discorsi, colloqui e interviste sono passati ai CD, rapidamente diffusisi fino all’Italia. Qui aveva venerato nella basilica di San Clemente il sepolcro del suo santo protettore, san Cirillo. Il 18 maggio 2006 aveva benedetto l’inizio dei lavori di costruzione nella chiesa ortodossa di Santa Caterina d’Alessandria al Gianicolo (foto in basso), consacrandone poi la cripta – impreziosita da una stupenda iconostasi in legno e ceramica donata dalla diocesi di Ekaterinburg – il 7 dicembre 2007. L’indomani avrebbe incontrato, per la terza volta in pochi anni, Benedetto XVI. I loro sguardi, il loro abbraccio – testimoniati nella foto scelta per la nostra copertina – raccontano una lunga amicizia, fatta di fraternità e di speranza. «Noi ortodossi russi ci sentiamo molto vicini al suo modo di pensare,» dichiarò Kirill al quotidiano Avvenire. Che ora, ricordando come la denuncia del relativismo e del secolarismo sia «un leitmotiv che accomuna il pontefice e il neo patriarca», si spinge ad affermare: «Potremmo dire che da oggi c’è un ratzingeriano a capo della Chiesa ortodossa russa». Benedetto XVI, nei discorsi pubblici e nel messaggio di congratulazioni al nuovo patriarca, ha espresso più volte la sua «gioia», insistendo sulla rilevanza speciale che questa parola riveste nella spiritualità russa e in particolare da san Serafino di Sarov. Il Papa l’ha usata, infatti, per intendere non solo i sentimenti del suo «cuore», come ha scritto, ma anche il dono dello Spirito Santo, affinché presieda – insieme con la fortezza e con la sapienza – gli altri doni invocati alla fine del messaggio. Commuove poi nel messaggio del Papa l’attestazione della sua preghiera con la quale, scrive, «chiedo al Signore di concederle in abbondanza la sapienza per discernere la sua volontà, per perseverare nel servizio amorevole al popolo affidato al suo ministero patriarcale e per sostenerlo nella fedeltà al Vangelo e alle grandi tradizioni dell’Ortodossia russa». E ha aggiunto poi, con la delicatezza che gli

è connaturale, l’accorato auspicio: «Possa l’Onnipotente benedire, inoltre, i suoi sforzi per conservare la comunione tra le Chiese ortodosse e cercare quella pienezza di comunione che è l’obiettivo della collaborazione e del dialogo cattolico-ortodosso». Parole che dischiudono campi concreti di operatività nel cammino ecumenico, soprattutto quando Benedetto XVI assicura la sua «vicinanza spirituale e l’impegno della Chiesa cattolica a collaborare con la Chiesa russa ortodossa per una testimonianza sempre più chiara della verità del messaggio cristiano e dei valori che, soli, possono sostenere il mondo attuale lungo il cammino della pace, della giustizia e dell’amorevole sollecitudine per gli emarginati».

Una nuova fase Illuminanti ed esaustive sono le risposte di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, alle domande che i cattolici si pongono sul futuro, in particolare su come proseguiranno i rapporti tra le due Chiese sorelle. «Penso certamente che possa esserci un incremento – ha detto –, perché una passione autentica per la fede, per la bontà di testimonianza della propria Chiesa, non può che portare a un intensificarsi anche di un cammino con chi nella cristianità questo più desidera». E su un possibile incontro tra Benedetto XVI e Kirill ha aggiunto: «Innanzitutto non lo escludiamo; in secondo luogo, è sommamente desiderabile. In terzo luogo, auspichiamo che questo possa avvenire secondo i tempi che la grazia di Dio e la gloria di Cristo permetteranno. E in quarto luogo, che questo sia un passo assieme verso il cammino auspicabile di una piena comunione tra tutti noi. Essendoci già questa conoscenza e questi rapporti del Patriarca Kirill con la Chiesa cattolica, e gli incontri già avvenuti con lo stesso Papa, certamente si può ipotizzare che questo incontro possa esserci». Con Kirill si apre, dunque, una nuova fase. A Roma la splendida chiesa ortodossa russa di Santa Caterina Protomartire sul monte Gianicolo – dove rinomati pittori moscoviti stanno per completare gli affreschi dell’abside e dell’iconostasi – guarda alla Basilica di San Pietro in Vaticano, che le sta di fronte. Più vicine di così, nessuno le avrebbe mai immaginate. Graziano Motta

Durante la solenne intronizzazione, Kirill I ha ricevuto il pastorale donato nel XIV secolo dal Patriarca ecumenico Athanasios al Vescovo di Mosca Pietro. Nel suo messaggio augurale al neo eletto, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ha auspicato un concreto passo in avanti verso la celebrazione del grande Sinodo di tutte le Chiese ortodosse, anche per risolvere le «occasionali divergenze bilaterali» circa i confini canonici dei rispettivi patriarcati.

ANNO I - N. 9 MARZO 2009

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