Mathes - La Persona In Martin Buber E Nel Personalismo Austriaco.pdf

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V CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SCOTISTICI

SCIENZA E FILOSOFIA DELLA PERSONA IN DUNS SCOTO a cura di

In copertina: Duns Scoto e Aristotele (sec. XVII, Convento del Santo - Padova)

\Finito di stampare net mese di maggio 1999 con i tipi delte

A.G.A. A rti G rafiche Alberobello Via Marconi, 58 - Tel. e Fax 080.4321105 - ALBEROBELLO (BA)

LA PERSONA IN MARTIN BUBER E NEL PERSONALISMO AUSTRIACO R ich ar d M athes

Premessa L'inizio del XX sec. é marcato da una crisi fondamentale della cultu­ ra in Europa, paragonabile forse solo a quella avvenuta all’inizio dei tempi modemi, cioé quando il cosmo medievale si spezzó con le scoperte di Copemico, Cristoforo Colombo e Galileo Galilei; pensiamo per i nostri tempi soltanto aH’impatto del le teorie di Max Planck ed Albert Einstein! Anche in Filosofía assistiamo ad un capovolgimento: il “titanismo” dei grandi sistemi, per es. dell’idealismo e del post-idealismo tedesco, svaniva di fronte ad una “krisis” dello spirito occidentale talmente profonda, che un Oswald Spengler poteva parlare dell’“Untergang des A bendiandes’^-fTram onto d e ll’O ccidente). Im m ediatam ente prim a, durante e dopo la prima guerra mondiale - segno visibile di questo crollo totale dell’Europa tradizionale - nuove domande, nuovi criteri, nuove idee si fanno strada. Una delle piü importanti nuove correnti filosofíche é appunto il per­ sonalismo m oderno, chiam ata anche “filosofía del dialogo” , corrente nella quale si citano (per 1’ámbito della lingua tedesca) in particolare Martin Buber (1878-1965), Franz Rosenzweig (1886-1929) e Ferdinand Ebner (1882-1931). Tutti e tre cercavano di ritrovare un nuovo accesso all’“humanum ” ; per loro, l’esistenza umana - nel vero senso di “exsistentia” - si qualifíca essenzialmente dal “dialogo”, da quella relazione di base fra un ‘lo ed un Tu” , espressa nella Parola in senso piú profondo, anzi “a n te-lin g u istico ” . Tale relazione prim ordiale (U rBeziehung) é possibile soltanto fra persone, o almeno qualcosa di personale.

Nell’indagine seguente, ci si limita a mettere più in rilievo le idee principali intomo al concetto di Persona, espresse dai due capi-corrente; Martin Buber e Ferdinand Ebner. I - Martin Buber nel suo ambiente intellettuale Profílo biográfico. Nato da una famiglia ebrea a Vienna (8. 2.1878), cresce pero dal 1881 -dopo la separazione dei suoi genitori- nella casa del nonno paterno, Salomone Buber, banchiere a Lviv (Lwow), capitale della Galizia austriaca. Salomone Buber era un noto ricercatore ed editore dei testi della Haskalà e del Chassidismo (illuminismo ebraico e pietismo israelita antiautoritario): ambedue i movimenti rimangono al cuore del giovane Martin Buber ed influenzarono decisamente l’orientamento del suo pensiero personale. Inoltre, al liceo, s’interessava molto a Kant e Nietzsche. Poi, dal 1897-1904, studiava Filosofía, Letteratura Tedesca, Storia dell'Arte e Psicología alle Université di Vienna, Lipsia, Zungo e Berlino. Si laureo a Vienna 1904 con la tesi: Contribua alla Storia dell ’individuazione, Nicola da Cusa e Jacob Boehme. Dopo un soggiomoa Firenze 1905-1906, per studi del chassidismo in Italia, si stabili a Berli­ no corne lettore in una casa éditrice di alta letteratura. Durante la Prima Guerra Mondiale si trasferi a Heppenheim, non lontano da Francoforte, e cominciava da 1919 l ’insegnamento nel “Freies Jüdisches Lehrhaus” (specie di Facoltà Libera Ebraica), poi come professore di filosofía ebraica anche alPUniversità di Francoforte, 1924-1933. Dopo l’emigrazione in Terra Santa divenne (1938) Professore di Filosofía Sociale all’Università Ebraica di Gerusalemme. Mori ivi il 13. 6.1965. La sua ricerca filosofica si nutriva di due grandi impulsi: il chassidi­ smo del quale fu uno dei più grandi editori ed interprete, e una sete inter­ na di vera comunitá, di relazione fondamentale tra Fio e l’altro. Filosófi­ camente (nel senso stretto) si ispirava, come egli stesso ripete, a Heinri­ ch Jacobi, Ludwig Feuerbach, Soren Kierkegaard, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig - quest’ultimo suo amico personale, collega nel Lehrhaus e collaboratore nella famosa traduzione della Bibbia Ebraica in lingua tedesca. II - La filosofía dell’Io e Tü in genere N ella sua ricerca filosofica personale, M artin Buber si dissocia chiaramente dal kantismo e dalF idealismo tedesco; rifiuta ogni forma di “ Subjekt-O bjekt-Spaltung” (Scissione fra Soggetto e Oggetto).

Il mondo non è un progetto dell’io oppure una creazione da parte dell’io, nspettivamente dalla costituzione stessa délia ragione, invece la sua esistenza si fonde sulla Relazione, nella quale mi trovo, nella quale esisto. La relazione fondamentale (Ur-Bezishung) per l’uomo è doppia, seconde il carattere duplice delle Parole fondamentali che l ’uomo vivendo l'essere- puo esprimere. Già le prime pagine del suo capolavoro ¡ck and Du (lo e Tu), apparso a Lipsia 1923, dopo anni di riflessione, lavoro che contiene la chiave all’interpretazione di tutti gli altri suoi scritti tilosofici-, ci aprono il senso per l’importanza primordiale delle parole fondamentali duplici lo e Tu, lo e cosa (Ich und Du, Ich und Es). Queste doppie parole esprimono la “Grundbeziehung” (relazione fonda­ mentale) duplice, nella quale l’uomo “si trova”. Fra i due modi di taie relazione di base, quello che caratterizza la relazione tra l’io ed il tu, non solo psicológicamente, ma soprattutto ontologicamente è la relazione più fondamentale, la più genuina, la più pura, la più vera, quella che costituisce tutto. La seconda relazione fondamentale nasce in considerazione delle note distintive di queU’altro, direi: in una concretizzazione e limitazione del “tu” originale. L’altro, cosí, diventa una cosa, che puo esser manipolata. Il “tu” délia relazione primordiale vera, invece, si dà in liberta, in un dialogo puro, nell’amore. «Il mondo come esperienza appartiene alla parola fondamentale Io-Cosa (Ich-Es). La parola fondamentale Io-Tu (Ich-Du) créa il mondo délia relazione» (Ich und Du, p. 12).

III - Il concetto di “Persona” nel pensiero di M.Buber come bas délia relazione fondam entale “Io-Tu”. La persona si costituisce corne termine di relazione, corne appoggio del rapporto; la persona appare solo neU’incontro con un’altra persona, cioè Tio non si puo concepire senza un ”tu”, e viceversa. Detto in un’analogia: i termini “padre” e “madre” sono inconcepibili senza l’esistenza di un figlio rispettivamente una figlia, “figlio” o ’’figlia” si puo dire solo se c ’è un padre o una madre. Un termine condiziona l’altro. Infatti. l’io ed il “tu” si condizionano a vicenda, sono necessari l’uno per l’altro. M a c ’è di più: «Il mio “tu” ha effetto su di me, corne io l’ho su di lui» (w irkt au/... c f Ich und Du, p. 76). Ambedue parti crescono in un certo senso neU’intensificarsi délia relazione, si modificano, prendono conoscenza di se stesso. «L’io délia parola fondamentale “Io-Tu”

appare come persona e diviene conscio di sé come soggettivitá» (/vi) «Un individuo si pone, in quanto si separa (absetzt) da altri individui; (pero) la persona appare in quanto entra in relazione ad altre persone. Lo scopo della relazione é la sua propria essenza, cioé: toccare il Tu. Perché attraverso ogni toccare un Tu ci carezza un soffio di vita eterna» (/vi). Non esiste una gerarchia nella relazione, la reciprocitá dellTo e del Tu si fonde sulla riconoscenza rispettiva di ciascun lato - specialmente come persone in se stesse -, persone che s’intendono come uguali in vista a diritti e doveri. Pero, per poter riconoscere altri come ’’uguali a me stes­ so” devo conoscere il mió “me stesso” ed accettarlo. Infatti, si deve fare un'atto di conoscenza insieme di se stesso e delTaltro, un’atto comprensi­ vo. In un certo senso si deve passare attraverso una specie di “individuazione” (del tipo di relazione “io-cosa”), la quale pero non é il vero proprio dell’uomo, di per sé propriamente in relazione ad un “tu”; si tratta in veritá di una certa alienazione inevitabile; forse si potrebbe dire, tale individuazione é una deviazione necessaria. In ogni caso, per Martin Buber, uguaglianza e diñerenza individuale sono contrasti complementari. «H momento di distanza porta al concepire l’uguaglianza di me stes­ so con altri, in quanto il processo della individuazione conduce a capire la differenza. II processo di distanziamento trasforma l’altro in un partenario individuale in un dialogo; questo si rivela come una condizione necessaria per lui» (Joachim Israel, Martin Buber: Dialogphilosophie in Theorie und Praxis, p.146) Chi sta in una relazione, partecipa ad una realtá, cioé ad un essere né solo in lui, né solo ñiori di lui. L’uomo, dominato dalle due parole fondamentali “Io-Tu” ed “Io-Cosa”, si comporta nei due modi e di individua­ zione e di relazione; questo significa: l’uomo come persona puo dire (nella sua relazione all’essere) - lo sono; invece, l’uomo come individuo (esteso alie cose) direbbe: Io sono cosi. II motto socrático “Conosci te stesso” significa per la persona: conosci-ti come essere; per l’uomo come individuo invece: conosci-ti come una essenza (So-Sein). Quando Tindividuo si stacca o si separa da altri, si allontana dall’essere, del quale - come persona in relazione ad un Tu - é partecipe. Vedremo cosi nell’uomo una doppia tendenza, una certa spaccatura fia due poli. Pero, nessun’uomo é pura persona (dunque puro punto di relazione ad un tu), nessuno é puramente individuo, cioé solo dominatore di cose: ciascuno vive un ‘Io bipolare. Ma ci sono degli uomini cosi determinaţi da l’uno o l’altro polo, che si possano chiamare o persona o individuo.

Come già notato, attraverso ogni “toccare un tu”, ci soffia l’alito di vita eterna: in ultima analisi, neila relazione fondamentale al tu, l’uomo st tro\va sempre in profonda comunicazione con Dio, il vero Tu per la persona umana, creata per esser un tu limitato al suo Creatore divino. La "Filosofía del Dialogo” si trascende in Teologia della Relazione con Dio. Le tracce del Creatore, si potrebbe dire, si confondono con l’indole per­ sonale di ogni essere, di tutto il creato, - tutto puô entrare nella relazione di base Io-Tu -, e poi in modo particolare naturalmente si trova questa troccia divina nella persona umana, creata in immagine di Iddio stesso. Qui si svela il fondo biblico e chassidico del pensiero di Martin Buben Sono pagine bellissime, piene di profonda adorazione, nelle quali Buber parla della relazione al Tu eterno, la Persona in sé, che communica con noi nella Rivelazione. Rimane al lettore attento l’impressione, che per Martin Buber la persona umana si fonde, infine, nella relazione con Dio, Fultimo Tu, presente misteriosamente come fondo di ogni vera rela­ zione ad un tu chi che sia. Non mancano i commenti e le critiche. Già Franz Rosenzweig (1886-1929), suo amico e collaboratore, critica la limitazione troppo stretta al rapporto duplice dell To e Tu rispettivamente dell To e cosa. Rosenzweig propone uno sviluppo verso un “noi”, per poter neutralizzare problemi di un'eventuale relazione conflittuale fra un lo ed un Tu e bilanciare certi disquilibri. La morte prematura di Rosenzweig rendeva impossibile un ulteriore approfondimento di queste sue idee, che avrebbero certamente modifi­ cate e sviluppato Fimpostazione filosofica originale del Buber. Anche il tema della reciprocità “personalistica” nella relazione fon­ damentale comporta certi problemi: evidentemente ci sono relazioni non-equilibrate, asimmetriche, nelle quali un partenario “pesa” molto di più delFaltro; questo vale specialmente per la relazione con il Tu divino. Buber stesso Fha visto; egli stesso parla di un punto di relazioni incom­ plete oppure particolari, per es. ira un’educatore ed uno studente o anche tra un psicólogo e suo paziente, ove la relazione deve necessariamente esser preponderantemente in una direzione, cioè si riceve dal maestro, dal terapista, i quali non devono subire troppo Finflusso reciproco della persona del paziente, studente (cf Appendice n. 6, in Ich und Du, p. 157ss). Ma anche dopo i chiarimenti fomiti da Buber in 1957, rimane pero una certa insoddisfazione. Un terzo punto inviterebbe forse ad una riflessione più approfondita: si sente nella sua visione totale della relazione certi pericoli di gnostici-

smo panteístico. Pare che Buber trascuri troppo l ’“Analogia Entis”! Nella focalizzazione sull’uguaglianza principale in una relazione inter­ personale dimentica la o w ia gerarchia nell’esser persona sui diverşi livelli dell’Essere. In più, cadde in un relazionismo fílosofíco, come in modo analógico, la scienza del suo tempo si perdeva in un relazionismo matematico-scientifico. Con Buber stiamo lontani dalla definizione classica del Boezio “Persona est rationalis naturae individua substantia”. Per Buber, la persona non è il centro di azione, ma un polo in un duplice rap­ porte. La nozione di substantia svanisce quasi totalmente in virtù di una concezione di “inizio e termine” di relazione. In un netto rigetto dell’Idealismo Tedesco non è Pío, che si progetta il mondo, ma si tratta ínvece della relazione, avendo come termini Pío ed il Tu, che crea o meglio costituisce e sostiene Pío ed il Tu insieme come poli riconosciuti di una specie di ponte nell’essere. Non vale più il dette di Descartes: “Cogito, sum”, ma “Relatio subsistit, sum et es”. Una concezione della persona come portatore di diritti e doveri sembra esser secondaria, come abbiamo viste, fa parte della deviazione necessaria dell’individuazione nella ricerca dell’uguaglianza e differenza, compito della “seconda” relazione “lo e cosa {Ich und Es). In breve. Forse Buber ha fissato suo sguardo troppo sulla relazione stessa. Oppure dette in un’immagine: ha contemplato troppo il ponte, trascurando le testate, i contrafforti stessi, ed il loro ancoraggio nelPeco­ nomia delPessere. Anche dopo le ultime spiegazioni date da Martin Buber verso la fine della sua vita, tale problematica rimane irrisolta, cioé questo ponte rimane un po’ in aria, senza fondamenta consolidate in una realtà di fatto, conosciuta con evidenza universale. IV - Ferdinand Ebner ed il personalismo austríaco Nato il 31-1-1882 in Wiener Neustadt, F. Ebner è quasi coetano di M.Buber. Nella gioventù soffri di depressione, che pero non gl’impedi di studiare alPaccademia per istitutori di scuola elementare nella sua città natale. Già alPetà di ca. 20 anni comincia ad insegnare alla scuola di Waldegg, dieci anni dopo, 1912, fu trasferito a Gablitz, piccola città della Bassa Austria, non lontano da Vienna. Nel 1922 divenne rettore della sua scuola, ma già nel 1923 doveva lasciare il servizio di scuola per ragioni di grave malattia; mori a Gablitz il 17.10.1931. Non ha conosciuto il mondo, non ha potuto seguiré, come Martin Buber, studi universitari di filosofía accademica; rimase sempre nella

regione di Vienna ed ha dovuto conquistare la sua cultura filosófica in modo autodidattico, con grandi sforzi e sacrifici. Questa situazione esistenziale permetteva pero, anzi lo spingeva, ad uno spirito fine e svelto di trovare un nuovo accesso ai maggiori problemi dell’esistenza umana come tale. Le sue scoperte toccarono le fondamenta dell’edificio del pensiero occidentale. È stato un processo lento di conversione sulla falsariga del Vangelo secondo Giovanni, che ha portato Ebner - ch’era un cattolico piuttosto critico, anzi poco impegnato nella chiesa - ad una nuova visione filosófica, che divenne (come in Buber) ben presto profonda teologia del rapporto con Dio. Dalla filosofía ufficiale, accademica, il frutto delle sue riflessioni fu rigettato all’época; il noto verdetto di Adolf Stohr, cattedratico di filoso­ fía all’Universitá di Vienna, ne dà un esempio drástico; infatti, egli disse fra altro: (... in q u est’opera, scritta secondo l ’autore n e ll’inverno 1918/19...) «Si coglie chiaramente l’impressione, che ha fatto sull’autore il (recente) crollo politico-culturale. Da quest’opera ci parla il distacco dalla scienza, filosofía, arte anzi daU’insieme délia cultura, e d ’altra parte il desiderio di una relazione personale dell’Io umano al suo único e vero Tu, cioé Dio!» (Citato secondo N. Leser, in Gegen den Traum vom Geist, p.13). Con questo verdetto, Stohr impedí la pubblicazione dell’opera principale di F. Ebner, D as Wort und die Geistigen Realitaten: Pneumatologische Fragmente. La pubblicazione aw enne un anno piú tardi (1921 ) a Innsbruck, ove scrive poi molto in un periódico, il “Bren­ ner”. Lentamente, le sue idee si facevano strada, specialmente all’estero, bensi note all’inizio solo ad un pugno di gente interessata. Per il loro contenuto “alternativo”, le sue riflessioni non potevano esser trascurate troppo a lungo, ispiravano man mano molti settori culturali, dalla filoso­ fía e teologia fino alia psicología e pedagogia. 50 anni dopo la sua morte, un convegno intemazionale a Gablitz ne testimoniava. (C f Gegen den Traum vom Geist ).L’importanza culturale di F. Ebner sta crescendo, oggi particolarmente nel suo paese di origine. V - II concetto di Persona in F. Ebner Per prima, si deve delineare il pensiero di base della sua ricerca filo­ sófica, per poi vedere il posto del concetto in questione. Mi riferisco qui ad una sintesi data dall’Ebner stesso, commentata da Augustinus Karl Wucherer-Huidenfeld negli atti del Convegno di Gablitz (cf Traum vom Geist, p. 79-80) A

Se Tesistenza umana ha un significato oltre la semplice soprawivenza biologica nel mondo, e se si puô parlare di qualcosa di “spirituale” che non sia soltanto una “fictio mentis”, si deve dire che tale “spirituale” nell’uomo sia determinate dal fatto, che sia profondamente concepitoper una relazione ad uno “spirituale” ftiori dell’uomo, nel quale spirituale e per il quale esiste. Questo fatto si conosce e si comprova oggettivamente in quanto l’uomo è un essere che parla, che possiede la parola (in senso più profondo di espressione di sé; non si traita semplicemente di messaggi codificaţi, come si potrebbe parlare anche di “parole” nell’informatica moderna; qui si tratta appunto di esser fonte di informazione e mandata in virtù dell’indole spirituale. La lingua comprende anche Tarte). Se dunque nominiamo quel spirituale dentro di noi “Io” e quello fuori di noi “Tu”, dobbiamo considerare che ambedue ci sono dati appunto tramite e nella parola nella sua “intériorité” (Innerlichkeit). Io e Tu non sono vocaboli vuoti, senza relazione ad una realtà (bensi nel loro uso sostantivistico potrebbe apparire cosi), ma TIo ed il Tu sono dati come Parola che “reduplica” il suo contenuto nella situazione del Dialogo. Come si puô definire lo “spirituale” nelTuomo, che chiamiamo “Io”? Chi è lo “spirituale” fuori di noi, al quale siamo disposti ed estesi? Infatti, Ebner ci dice, che non è una sostanza chiamata “ragione” oppure in greco Nous. Per Ebner questo “spirituale” è una scintilla del Pneuma Divino. Evochiamo qui un momento il teste della genesi: Dio ha manda­ to ad Adamo, spirando su di lui, spirite da spirite. Ispiriamoci con Ebner forse in Pascal (cf il suo Mémorial) oppure -anzi meglio- nel Vangelo secondo S. Giovanni: è il fuoco divino, lo Spirite, al quale siamo aperti, che ci “persona” nella Parola. Alia superficie, troviamo “persone” grammaticali nella lingua articolata; nel fondo, pero, ritroviamo il fatto che Dio ha create Puomo “par­ lando con lui”; Adamo si sveglia dopo aver ricevuto spirite da Spirite; la vera persona umana si concepisce come immagine della “ipostasi” divi­ na, anch’ella “Parola” nella forza dello Spirite Santo. (Qui si aprono vasti orizzonti per un rinnovo della Christologia). Per Ebner, Tío ed il Tu non esistono in modo astratto, né in modo sostantivistico (come per es. una res cogitans alia maniera di Descartes o come Tesistenza astratta di una idea di Platone), esistono invece nel con­ creto del dialogo, nell’ascoltare e parlare; direi: nella communicazione delTesistenza vera ed attuale. Per Ebner, senza pensare a questa comunicazione nella “parola”, il Tu sarebbe solo una projezion© di un “io” al di

fiiori di me, un “artefactum” dell’uomo, ma non un Tu ad abbracciare, un Tu che conosco appunto tramite la relazione nel medio della Parola in un dialogo rispettuoso ed amoroso. L’io spirituale si estende verso Paltro, non verso un io rispecchiato. La persona é única, e cosí non é oggettivabile. In questo ámbito Ebner deplora un certo dimenticare dell’Índole personale dell’Essere, come piü tardi un Heidegger deplorerá una “Seinsvergessenheit”. Nella “Personvergessenheit”, la tendenza alia sostanzialitá si confonde con una tendenza alia cosidetta “oggettivitá”: pero si perde definitivamente l ’essere personale. In un linguaggio moderno: l’oggettivismo, nel senso scientifico, ci fa perdere lo specifico umano, cioé di essere in quanto persona, un “essere único, - non individuo único nel senso di irripetibile; nell’oggettivismo, il personale” si scioglie in una serie di “bit” informativi, ripetibili ad libitum. Si offiisca la “Unverfugbarkeit des Seins”, la non disponibilitá dell’essere, e nella depersonalizzazione si violerebbe l’Essere stesso. Anche per Ebner, come per Buber, la filosofía si trascende in Teolo­ gía. Infatti, in fin dei conti, l’io, lo spirituale non sostanzializzato, ma comunicativo, “personale”, non puó dire “Tu” senza presupporre Dio, l’assoluto Tu; un vero ateísmo viene dichiarato ontologicamente impossibile. Non si puó dimostrare Dio, ma ci si awicina a Dio, spezzando il muro dell’isolazione e della solitudine, parlando - nell’adorazione - ‘T u” a Dio stesso, nella Parola in senso piü profondo. In questo momento si rivela la veritá, che Dio ha creato e redento l’uomo attraverso la Parola: “In principio erat Verbum...”.

VI - Valutazione generale del “personalismo moderno di lingua tedesca” I due “Viennesi” (se si vuol dire) partivano da diversi condizioni pre-filosofiche: Puno era un’ebreo, libérale e nello stesso tempo carismatico, chassidico; l’altro era un cattolico critico, piü o meno confinato ad una esistenza provinciale. Vedevano in differenti condizioni sociali e di ambiente cultúrale. Pero, convergevano in modo meraviglioso (come disse Buber) nella loro analisi dell’esistenza umana e nelle idee di base. Ambedue dirigevano l’attenzione della cultura in crisi ad una mancanza fondamentale della filosofía del loro tempo; ambedue cercavano di salva­ re - sotto l’impressione del crollo totale di tutti i valori durante la prima guerra mondiale - Yhumanum nella sua vera radice: l’uomo senza Dio non esiste! La persona umana non e concepibile senza la Persona di Dio.

r

L’idea stava, direi, nell’aria, come all’epoca il calcólo infinitésimale fu trovato e da Newton e da Leibniz, a poche settimane di distanza, senza sapere Tuno dell’altro. Ci sono varianti, è vero. Secondo Buber, la relazione fondamentale sarebbe contenuta nelle duplici parole fondamentali, forse più nel senso di un difiuso “estendersi verso”. Invece per Ebner, si accentua più l’indolé spirituale; la parola come medium, veicolo, di contatto fia persone, evitando cosí il pericolo del panteísmo notato in Buber. Fu detto, che Buber abbia letto il libro di Ebner due anni prima délia pubblicazione del suo. Buber stesso ci parla deU’impressione che l’analisi di Ebner ha lasciato su di lui. Perô, non ha copiato: il pensiero di Ebner, per lui, era una conferma piuttosto di un’insegnamento. Buber aveva già tutto fatto. Forse, Ebner lo ispirava a certi ritocchi, ma non certamente più di tanto. In breve, ci si domanda, se questa nuova impostazione filosófica puô daré un nuovo fondamento per il pensiero occidentale? La risposta sarebbe: si e no! Non mi pare che si potrebbe sostituire le basi del pen­ siero occidentale con questa dottrina; d ’altra parte questo filosofema potrebbe esser un appoggio complementare, colmando un grande vuoto. Abbiamo la paura, che si pecca - con l’insistenza sulla relazione - contre il principio: Agere sequitur Esse. Ma, se si vede nell’Esse un “actus essendi” si potrebbe completare il principio: Esse est agere. Mi pare, dobbiamo oscillare (come nella física moderna) fia due impostazioni complementari, per non cadere nel pericolo di “eresia” mentale. Percio, di fronte alla onnipotenza délia dottrina classica, si dovrebbe accentuare il complemento “personalistico”*.

* Genrii bibliografici: Martin Buber, Ich und Du, Leipzig 1923 (qui: 12a ed. Gerlingen 1994). Joachim Israel, M artin Buber, D ialogphilosophie in Theorie und Praxis,Berlin 1995. Elisabeth Oggel, M artin Buber 1878-1978; Leben, W erk und W irkung; Eine Ausatellung Deutscher Koordinierungsrat der christl-jud, Geselischeften, 1978 Ferdinand Ebner, Das Wort und die G eistigen R ealitäten: Pneum atologische Fragmente, Innsbruck 1921. Ferdinand Ebner, Schriften, hrsg.von F. Seyr, 3 Bde. Muinchen 1963-1965. Augustinus Karl Wucherer-Huidenfeld, Personales Sein und W ort, Wien 1985W. Methiagl et alii, Hrsg.: Gegen den Traum vom G eist, F. Ebner-Beitrage zum Symposion in Gablitz 1981, Salzburg 1985.

INDICE

PRESENTAZIONE



*3

D ario A ntiseri:

PERSONA ED ECONOMIA: DUE TESIA CONFRONTO.................. ”

19

F rancesco V iola

LO STATUTO GIURIDICO DELLA PERSONA IN PROSPETTIVA STORICA........................................................................................... I - Uomo, soggetto e persona ........................................................ II - L’uso giuridico originario di “persona” ....................................... DI - La maschera e il volto .............................................................. IV - La prima tappa: la natura delle co se........................................... V - La seconda tappa: il soggetto di diritto....................................... VI - La terza tappa: i diritti dell’uom o............................................... VH - D ritomo degli status ................................................................ VH - Identitá e riconoscimento.......................................................... IX - Persona e responsabilité................................................ ........... X - Conclusione: dallo stato giuridico della persona alia struttura per­ sonale del diritto........................................................................

” ” ” ’* ” ” ” ” ” ”

25 25 26 29 30 31 36 39 40 41



44

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47 48 50 53 55 57 60 65

Paolo R aineri:

STATUTO BIOLOGICO DELLA PERSONA....................................... I - Defínizioni terminologiche..................................................... II - Approccio alia biologia nel pensiero classico.............................. ID - Uapproccio scientiñco................................................................ IV - Commenti .................................................................................. V - Biologia ontologica e scientifica a confronto .............................. VI - Individualité biologica................................................................ VII - Nascita e morte .......................................................

R ichard M athes

LA PERSONA IN MARTIN BUBER E NFL PERSONALISMO AUSTRIACO .......................................................................................... I ¡ Martin Buber nel suo ambiente intellettuale................................. II - La filosofía dellTo e Tu in genere ............................................... III - II concetto di “Persona” nel pensiero dl M. Buber come base della relazione fondamentale “Io-Tu” ................................................... IV | Ferdinand Ebner ed il personalismo austríaco............................... V - II concetto di Persona in F. Ebner ................................................. VI - Valutazione generale del “personalismo moderno di lingua tedesca”

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69 72 73 75

LA PERSONA COME FONDAMENTO DEL FEDERALISMO SOLIDALE 11 Una proposta che viene da lontano............................................ III L’evoluzione dell’idea .............................................................. ” III - Alcuni nodi teoretici.................................................................. ”

80 98

A n u o D áñese :

L orenzo Infantino

LIBERTÂ E SVILUPPO UMANO......................................................... I - D primato della liberta .............................................................. II - La liberté e l’esplorazione dell’ignoto ...................................... III - Contro il monopolio della ‘Veritá” ............................................... IV ¡ Non c’é liberta politica senza liberté economica........................... V - L’imprenditorialitá........................................................................ VI - La difesa dei piú deboli ............................................................

50 ” ” ” ” ” ”

115 115 116 117 118 119 121

” ” ” ”

123 124 131 134

PERSONA EDEMOCRAZIA NEL PENSIERO DI STU RZO ............... ”

139

A rmando S avignano

LA DIMENSIONE TEOLOGALE DELL’UOMO SECONDO ZUBIRI I - Le scienze umane e l’antropologia filosofica ............................... II - La realté personale e le sue dimensioni......................................... III I La religazione al potere del reale .............................................. R oberto G atti:

M ario C astellana

PERSONA E SC IE N Z A ........................................................................... "

*57

A ntonio D e L uca

LA PERSONA NELLE METAMORFOSI DELLE SENSIBILITÁ MUTE ”

167

Francesco B ottin

RAGIONEPRATICAE PERSONA IN DUNS SCOTO ........................ I - La ragione pratica ......................................................... II - Le azioni umane secondo l’affectio commodi e l’affectio iustitiae ID - La persona e le scelte morali .....................................................

” ” ” *’

187 191 196 205

IL CONCETTO DI PERSONA IN DUNS SCOTO COME SCELTA ERMENEUTICA ................................................................................. ” I - Scelta ermeneutica.................................................................... ” II - Aspetto esistenzialistico del concetto di persona......................... ”

211 211 216

Giovanni L auriola

O svaldo R ossi

LA PERSONA IN DUNS SCOTO: DA CREATURA A “ULTIMA SOLITUDO” ........................................................................................... I - Un tipo di approccio............................................................... H - Un confronto ............................................................................ in - Presupposti metafisici .............................................................. IV a Una possibile risposta: la persona............................................

•* ” ” ” *’

229 230 231 235 242

MOTIVISCOTISTINELLAINTENZIONALITÁ BRENTANA ............ ”

247

M aria S inatra

M ichele B racco

L’ECCEITÁ IN GILLES DELEUZE ................................................... ”

251

G ilberto D ipetta

“ULTIMA SOLITUDO”: LA MISTICA DI UN VIANDANTE, POETA, FILOSOFOE FOLLE......................................................... . . . . . . . . . I - Negatio non adorantur........................................ n - Ad personalitatem requiritur ultima solitudo, sive negatio dependentiae actual is et aptitudinalis ad personam alterius naturae . . . . in - Propter quod notandum est, quod omnis nostra volitio potissimum ordinata est ad finem ultimum, qui est alpha et omega, principium et finis, cui sit honor et gloria in saecula saeculorum. Amen........

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271 274



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