Machiavelli Discorsi 1584 Antonielli Palermo Tal Vez Londres.pdf

  • April 2020
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Acerca de este libro Esta es una copia digital de un libro que, durante generaciones, se ha conservado en las estanterías de una biblioteca, hasta que Google ha decidido escanearlo como parte de un proyecto que pretende que sea posible descubrir en línea libros de todo el mundo. Ha sobrevivido tantos años como para que los derechos de autor hayan expirado y el libro pase a ser de dominio público. El que un libro sea de dominio público significa que nunca ha estado protegido por derechos de autor, o bien que el período legal de estos derechos ya ha expirado. Es posible que una misma obra sea de dominio público en unos países y, sin embargo, no lo sea en otros. Los libros de dominio público son nuestras puertas hacia el pasado, suponen un patrimonio histórico, cultural y de conocimientos que, a menudo, resulta difícil de descubrir. Todas las anotaciones, marcas y otras señales en los márgenes que estén presentes en el volumen original aparecerán también en este archivo como testimonio del largo viaje que el libro ha recorrido desde el editor hasta la biblioteca y, finalmente, hasta usted. Normas de uso Google se enorgullece de poder colaborar con distintas bibliotecas para digitalizar los materiales de dominio público a fin de hacerlos accesibles a todo el mundo. Los libros de dominio público son patrimonio de todos, nosotros somos sus humildes guardianes. No obstante, se trata de un trabajo caro. Por este motivo, y para poder ofrecer este recurso, hemos tomado medidas para evitar que se produzca un abuso por parte de terceros con fines comerciales, y hemos incluido restricciones técnicas sobre las solicitudes automatizadas. Asimismo, le pedimos que: + Haga un uso exclusivamente no comercial de estos archivos Hemos diseñado la Búsqueda de libros de Google para el uso de particulares; como tal, le pedimos que utilice estos archivos con fines personales, y no comerciales. + No envíe solicitudes automatizadas Por favor, no envíe solicitudes automatizadas de ningún tipo al sistema de Google. Si está llevando a cabo una investigación sobre traducción automática, reconocimiento óptico de caracteres u otros campos para los que resulte útil disfrutar de acceso a una gran cantidad de texto, por favor, envíenos un mensaje. Fomentamos el uso de materiales de dominio público con estos propósitos y seguro que podremos ayudarle. + Conserve la atribución La filigrana de Google que verá en todos los archivos es fundamental para informar a los usuarios sobre este proyecto y ayudarles a encontrar materiales adicionales en la Búsqueda de libros de Google. Por favor, no la elimine. + Manténgase siempre dentro de la legalidad Sea cual sea el uso que haga de estos materiales, recuerde que es responsable de asegurarse de que todo lo que hace es legal. No dé por sentado que, por el hecho de que una obra se considere de dominio público para los usuarios de los Estados Unidos, lo será también para los usuarios de otros países. La legislación sobre derechos de autor varía de un país a otro, y no podemos facilitar información sobre si está permitido un uso específico de algún libro. Por favor, no suponga que la aparición de un libro en nuestro programa significa que se puede utilizar de igual manera en todo el mundo. La responsabilidad ante la infracción de los derechos de autor puede ser muy grave. Acerca de la Búsqueda de libros de Google El objetivo de Google consiste en organizar información procedente de todo el mundo y hacerla accesible y útil de forma universal. El programa de Búsqueda de libros de Google ayuda a los lectores a descubrir los libros de todo el mundo a la vez que ayuda a autores y editores a llegar a nuevas audiencias. Podrá realizar búsquedas en el texto completo de este libro en la web, en la página http://books.google.com

Informazioni su questo libro Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo. Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico, culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te. Linee guide per l’utilizzo Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili. I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate. Inoltre ti chiediamo di: + Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali. + Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto. + Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla. + Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe. Informazioni su Google Ricerca Libri La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com

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cipali: e con lefteffe parele di Tito Liuio alno ghi lorº, ridotte nella volgar

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Gli è certiſsimo (diferto, & benigno Lettore) che noi hoggipiu che mai;ci mouia mo a credere degli huomini, o de ſcritti loro, fecondo il

buono,o reogiudicio,che ne fentiam fare da chi fia da :, C: stimaco huomo veritiero

K & Girono, quantunque ben fouente gli vdiamo na rare la manifeſta menzog na. Laonde fencendo a cida ſimili huomini bia fimare la vita, ouero gli cricci d'alcun valenthuo mo, inconcanente (ſenza punto curarfidi vederefe il vero ci venga detto) ci diamo a credere di quel mefchino ogni male, & tanto ci lafciamo traſpor tare da queſta malu2gia impreſsione,che lo comin ciamo nó altriméciadodiare, & a dirne ogni male, come fe alcuna graue offefa da lui ci haneſsimo ri ceuuta, o pure, fe ne filoi ſcritti alcuna cofa fcan dalofa haueſsimo letta. Il che, con mia molta vergogna,& roffore, confeſso effere gia a me me defimo accaduto, intorno gli ſcritti, & la pruden ,

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za del letterato Nicolo Machiauelli,& credo che in

cofirea opinione mi farei tutta via vifiuto,fe(la Dio mercè)non mi foſsi agli anni paffati abbattuto in huomo,molto fauio, & negli affari politici molto

profondo, da cui fentendoio (in lagionamenti di fomiglianti affari) con fomme loda, nõpure queſta *

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ere cömendare, maetiandio il molto defiderio,

che queſto ſpirito, non punto vulgare, haueủa ha uuto digiouare a buoñi, tututto m’alterai,&glie

ne diſsi l'animo mio,il quale, forridendo (intendo prima come io non m'haueua giamai letto cofa ve

runa di queſtofcrittore)mi diffe,cheio non voleísi credere,che il Diauolo foffe cọtanto laido,& nero, quanto altri felo dipinga, & mi pregò a voler pera 1mor della varita,leggerle prima, & poſcia giudicar ne,il che gli promiſi di fare : ne paffò poi guari di tempo,che mi diedi a leggerle, & piu d'vna fiata le leſsi,perche quãto piu leleggeua,táto piu mi piace uano: & a dirti il vero,ognihorpiu in loro ſcopriua nucua dottrina,nuoua acutezza d'ingegno, & nuo uí modi dapprédere la veravia,ditrarre alcuno vti

le dalla gioueuolelettura delle hiſtorie.& in brieue conobbi d'hauere piu in vn giorno da loro impara to : de gouerni del módo,che non haueua fatto nel reito della mia paffatavita,datuttele hiſtorie lette. Imparai a pūto a conoſcere qual differéza fia da vn prencipe giuſto, ad vn Tiranno, dal gouerno di molti buoni, a quello di pochi maluagi, & davn commune ben regolato, ad vna moltitudine con fufa,& licentioſa. Da queſta cognitione ben fubito m’auidi qual fi foffe futo l'errore, & l'ignoranza,nel (per cagion del malitiofo,&del bugiardo dire i queſtimaldicéti) infino a quel punto m'era fta to,i quali,in iſprezzare &in villaneggiare le altrui fatiche,fi nutricano.Appresto hauendo io veduto, come hoggi,di queſterade opere pochiſsimi effem pi piu fi trouauano, & quelliefferein mano di par ticolari,che non fe ne voleuano, per cofa del ཥཱ॰nཔ

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, dopriuare:&hauếdo iofcorto in molti vngrădifsi mo defiderio d'hauerne, mi diterminaid'impiegare ognimia opera,accioche(tu humantiſsimo lettore) nó foſsi priuato di vederle,& ditrarne quel frutto, cheion’haueua tratto,&che fon ſicuro,che netrar raitu,ſe nő tiſdegnerai di leggerle,o ſe piutosto,in cantato,dalle coſtoro maladicenze, nó ti recheraia .

carico di coſcienza il vederle. Ma bene è vero,che l’udire,che ciera ſtato tale,che haueua hauuto ardi

re diſcriuer lor contra,raffrenò affai in me la pre detta rifolutione: nó dimeno,effendomi poco do

po venuto fatto dileggere gli ſcritti di cotesto Mo nào,non mi ſpauentai punto, anzi fatto animo a me medefimo,mi rifolfi afeguitare lampreía, ren dendomi certo,che chifenza paſsione ottimamen te confiderera gli vni,& gli altri, trouera queſti d' eterna memoria degni,& quegli (toltone via le'n giurie,le villanie, & le falfe accuſe, nelle quali, co ftui,con tutti i ſuoi feguaci, conofco, effer molto potente)ftimera a pena degni di feruirea queſti

venditori di falciccie,& difardelle.Malafciam cio, . accioche altri taluolta non giudicaffe,cheio volef

fi di queſte fare alcuna apologia, percheio per me porto ferma credenza, che coſtui, con tutta la fua maladicenza,s'habbia alla bonta loro niente pių nociuto,che alla purita,& alla bonta dell'oro il fan

go,o qual fi voglía altrafporchezza,fi nocia,la quai piu toſto veggiamo a cotai paragoni farfi molto piu chiara,& vie piu perfetta. Non intendo adun que d'operare verfo di te altro, fuori che di farti conoſcere come io non mi fono ad vna tanta im

preſa ne vanamente, ne fenza molto defideriö di -

glouarti

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giouartimoffo,& anchora per renderti certo,come io ho cercato ogni mezzo per far cio quanto piu compiutamente fofle poſsibile:& per ver dirti,con tutta la mia follecitudine,&ípeía,nó mi pare d'ha uere del tutto ottenuto l'honeſto mio deliderio; nó

hauendoio potuto(auegna che ci habbiaimpiegas ta l'opera di molti amici miei)trouare il teſto com poſto &fcritto di mano dell'autore:ma ben trouai quello ſtampato in ottauo da figliuoli d'Aldo in Vi negianel 1546,& quello in duodecimo del Giolia to nel 155o. i quali in molte cofe, ma non gia di molta importáza, ho trouati varij molto,cioè nel l'orthographia, vfando molte voci diuerſamente fcritte,come per dartenevn'effenmpio, Prencipato, & Principato,Qualunque,& Qualunche,Condena nare,& Condannare, Arezo, & Arezzo,& altri infis

nite; & abenche io mi fia sforzato di mantener

femprevna medefima fcrittura,pure non m’èpotu to venirfatto, il che non douera effere attribuis

to ad errore a me piu che fi foffe a chi ſtam

pò gli altri ſopradetti. Ho anchoralafciato paflare molte maniere di dire tutte contrarie aglinſegna, menti de noftrigrammatici,le quali egli vſa alcune volte bene,& alcune altre male,per non hauere egli

poſto tutto quello ſtudio intorno a questa ſcienza, che farebbe bilognato,come anchora ha prodotto vm paffo di Cefare in iſcambio d'vn di T.Liuio. le quali tutte cofe,non tidoueranno fare ſtimare mes

no queſto autore, effendo in Ariſtotile, & in altri grandiſsimiſcrittori,fimilierrori di memoria. Il ri: trouarmianchorain queſta città (per altro nobile,

& illuſtre)nella quale non ci è per l'adietro giamai ſtampata

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ſtampata (cheio mìfappia) cofa alcuna di conto” non èftata picciola cagione, cheio nonhabbia ot tenutoilfopradetto fine.ma benti dico, che feti veniſſe fattò d'hauerei prenomatitefti, & che tu ti

voleſsi prendere lafatica di conferirgli infiemie,che treuereftiíl mio liberato d'alcuni altri errori, che fcorfero in quegli,che perauentura non ti parereb

bono cofileggieri. Per la qual cofa non iſtimoio, chele prelentiopere fieno per parerticotanto ma le ſtampate,anziardifco d'affermare, che di molte

citta (nelle qualififa gran meſtier di ſtamparebe ne)n'eſcano ogni giorno di molto peggio ſtampa te,che queſte fi fieno. Per tanto affettuoſamente ti priego,che ti piaccia di prēdere a grado queſta mia fatica,& fe da maluagi la vedrai co loro venenofi dentimordere,degnati con la tua modeſtia,& bone ta diſcacciargliele datrorno,accioche tututta non fela manucaffero.&io veggendotela cofi prendere, minanimero di dartibentofto il reſtante dell'ope re di queſto,veramente degno ſcrittore,che fono le feguenti,la Hiſtoria di Firenze,l’Arte della guerra, due belle Comedie,alcune diletteuoli Nouelle, & alcuni ingeniofi Capitoli.Hor qui cestando di piu

con queſte mieciance noiarti, facci Iddio fiche efº famia fatica, quale ella fi fia, ti rechiquel pia cere, & quello vtile,cheio defidero. Di Palermo a XXV I I I. di Genaio M D LXXX I I I I, 4.

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Y4L I fano fati vniuerſalmente # i principij di qhalanque città, es. ( 4"alefºſſe quelódi Rosa capitolo pri }}ể: :no.

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Piquante fpecie/ono le Republiche, &#d4ualefils Republica :Rുന്നa്ങു бар.iі. c. 4.as 944liaccidentifacistino crearein Rºma i Tribunidel la "lebe,ilchefece la ŘepublicaPi#perfetta,cap.iii. c.za „Chela difunione della plebee#ācism, Rºmano fece libera e potente quella Ř publica.cap.iiii.

c.7.b

Pºus pinficuramenteſ pongai,guardia della libertà o nelpºpºlosº negrandi, e quaÊhan: maggiore cagione di tumultitare s ochi vuoleacquiffare, o chi puole mantenere. сар, и,

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Sein Kemafpoteuaordinarevnefatº,chetogliefe via

*inimicitietrailpopolo, estisenats сар. уі. б7, I О,4 Quantºfano neceſſariein vna Republica l'accuſé, per. \

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mantenere la libertà cap.vii.

c. 12.b.

Quantole accuſe Janovnih alle Republiche, tanto fono pernicioſe le calunnie. сар, viіј.

6, 14,b

:"*###neceſario efferſoloa volere ordinarevn

Ke

Publica,dinuouo altuttofuori delliantichifoi ordini rifor mata.cap.ix. 6. I6.a. 4

Quantºfºno laudabili i fondatori d'ona Kep. o d'vno "gºº; tanto quelli di vna tirannide fºno vituperabili. бир, х. c.17.5 -

\

TD ella

ТА v o 1. А.

* Delareligione de Romanicap. xi;

""

έτρί,

Di quanta importanzafia tenere conto dellareligione,es

come la Italia,per efferne ellamancata mediante la Chieſa Romanaèrouinata cap.xii. c.21.b. Come i Romanifiſeruirono della religione per ordinare la città, est perfeguire le loro impreſe, e fermare i tumulti. cap aus.

..

-

*

*

‫ه‬،32.6

* *

I Romani interpretauano gli auſpiciifecondo la neceſſità, ci-con la prudenza moſtrauano di offeruare la religione, quandoforzati non l'offeruauano, cºf alcuno temeraria mente la diſpregiaua,lopuniuano cap. xiiii. 0,24,4 ISamniti pereſtremo rimedio delle coſe loro affiitte,ricore fono allareligione.cap.xv. 0. 25 ‫هﻢه‬ On popolovfoa viuere/ortovn Prencipe, fe per qualche accidente diuenta libero, con difficultà mantiene la liberta. бар.хvi.

c.2 6.a -

-

*

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Ono popolo corrotto,venuto in libertà fipuo con difficultà grandiſſima mantenere libero cap.xvii.

c,28.a

Inche modo nella città corrottafipoteſſe mantenere vno

fato libero effendoui, non effendoui ordinaruelo.cap.xviii. -c.29.b.

Dopòvno eccellente Prencipefi può mantenere vno Pren cipe debole,ma dopò vno debole non fipuò con vn'altro de ε,3 Ι.b Due continouefacceſsioni di Prencipi virtuoſifanno grã

bolemantenere alcuno regno,cap.xix,

di effetti,& come le Republiche bene ordinate hanno di ne-.

ceſſità virtuoſe ſucceſsioni,es però gli acquiſti,cº-augumenti lorofonograndi.cap.xx.

-

c.32.b

Quanto biafimo meritiquel Prencipe, e quella Kfp. ehemanca d'armiproprie cap.xxi. ‫ واخیمہ ﻭقیعہ‬3 Quelloche fiada notare nel caſo de tre Oratii Romani, cỡ tre Curiatiis Albani cap.xxii: 6.‫وو‬.b. Che

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D в САР 1 т о і т.

· Chenonfidebbe mettere a pericolo tuttalafortuna g

non tutteleforze, & per questo ſpeſſo ilguardare i paſsi è dã

|

nofo.cap.xxiii,

:: Q•34ሓፊ

*** · ·-

Le Rep.ben ordinate,ordinaro premii,e pena aloro cit tadini, ne compenfanama: l'vno con l'altro, cap, xxiiii. - - -

-C、3づ .b

-

Chivuole riformare vnoſfato antico in vna città libera,

ritenga almeno lombra de modi antichi cap. xxv. -

፴,364

-

On Prencipenuouo in vna città, o prouincia prefa da lui, debbefare ogni coſa nuoua cap. xxvi. ε.36, ύ Sanno rariſsime voltegli huomini effere al tutto triſti, o altutto buont.cap.xxvi,

c. 37,4

Per qual cagione i Koreani furono meno ingrati alora cittadini,chegli v Athenieß.cap. xxviii, c. 38.« Qualeſiapiu ingrato, ovn popolo, ovn Prencipe.cap. хxix. c. 39.h

, Qualimodidebberſarevn Prencipe, ovna Rep. per fuggirequeſto vitio della ingratitudine,est- quali quel Capia tano, o quel cittadiro,pernon effere oppreſjo da quella cap,

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XXXe

Chei Capitani Romani,per errore commefo, non furona maiffraordinariamente puniti,ne furono mai anchora pu niti, quandoper la ignoranKalero, o triffipartiti prefi da

loro,nefaſsinofeguiti dannialla Republica. cap. xxxi. c.41.b

Vna Republica, o vno Prencipe non debbe differire a be

nificaregli huomininelleste neceſsità cap.xxx:i, c.42.h uando vno inconueniente è creſciuto o in vnostato, o

contraad vnoſtato, è piu falutifropartito temporeggiarlo, che vrtarlo,cap.xxxiii,

۲.

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Т. А v o I. А.

L'autorità Dittatariafece bene, c; non danne alla Re pxblica Romana,est come le auttorità,che i cittadinifi tol gono non quellechefºno loro daiffragij liberi date, fono alla vita ciuilepernicioſe.cap.xxxiiii. c‫اهه‬r.b La cagione,perche in Roma la creatione del Decemuira

tofumociuaalla libertà di quella Republica, non oſtante che fiffe creato perfuffragii publici, & liberi. cap.xxxv. c.46.4 Non debbono i cittadini che hanno hamuti i maggiori ho -

mori, sedegnarfi de minori,cap.xxxvi.

6:47,4

Quali fandali partorì in Roma la legge e Agraria; est come fare vna legge in vua Republica che riguardiajai in dietro,cifia contra advna conſuetudine antica della città, èfcandoloſiſsimo, cap.xxxvii, c.47.b Le Rep.debolifònmale riſolute,& non/anno deliberare: ci sellepigliano mai alcuno partito,naſce piu daneceſsita, che da elettione.cap.xxxviii. c.49.b.

In diuerſipopolifi veggeno feſſo i medeſimi accidenti. сар,xxxix.

の。JI,%

La creatione del Decemuirato in Roma, eº quello che

in effo è da notare: douefconfidera,tra molte altre coſe,cos mefpuòfaluare perfimile accidenti,o oppreſare vna RF publica,cap.xl. C・J2・4

Saltare dala humiltà allafuperbia, dalla pietà alla cru deltà ſenza debitimezzi,è coſa imprudente,est inutile.cap. の。JJ.6



Quantogli huomini facilmente fi poſſono corrompere. rap.xlii. c.‫ررﺑ‬.b

Quegli,che combattono per la gloria propria,fºno buoni 6•

edelifoldati.cap.xliii.

c r5.b.

na moltitudineſenzo capº è inutile, cº nonfi debbe የፇፀነ2ራቖርር№ፖፎ

Eī-

==

D в С А в 1 т о і т.

minacciareprima, e poichiedere l'auttorità cap. xliii. as

. . .. . . . . .

.

. .

. .

º

c.5%4 -

-

Ecofa di maleffempio,noh offernarfi vna legge fatta,ė mafimamente dallo auttore d'effa; e rinfreſcare ogni di

nuoue ingiurie in vna città, a chi lagouerma è dannefjimo сар.xiv. . . . . . . . . . . . . ε.56,6 gli huomini/algono davna ambitione advn'altra: epri maficerca non effere offeſo, dipoi di offendere altrui, tap, "o:37.θ. κίυi. : Gli huomini,anchora cheffinganninone generali,ne ipar " o:3".ί, ticolari non fingannano.cap.xlvii. magiſtr ad vile , ờ dato fia vn non vuole,c vno ato he Chi ad vn triſto,lofaccia domandare, o ad vn troppo vile c troppe triffo,o advno troppo nobile, c; troppo buono . cap. c,βο,θ, xlviii, -

|-

Se quelle città,che hanne hanuto ilprincipio libero, come Roma,hanno difficultà atrouare leggi,che le mantenghine,

quelle che l'hanno immediate ſeruo, ne hanno quaſivna im ε.6ο,ύ poſsibilità cap.xlix. · · · ferma TV on debbe vno configlio,ovno magiſtratopotereс.б2.4 . . rele attioni della città,cap l.

vna Rep.º.vn Prencipe debbe mostrare difereper libe ralità quello,a che la neceſſità lo coſtringe.cap.li, c.63.a e 4 reprimere la infolenza divno,che furga in vna Repu blicapotente, non vi è piufcuro, est menostandaloſo modo,

che preoccupargli quelle vie, per lequali viene quella poten ό,63.ύ

za cap.lii.

Il popolo molte volte deſidera larouinafua,ingannato, da vna falfa/pecie di bene,e come legrandiſperanze, ega: gliardi promeſſefacilmentelomuouono cap, liii, - c.64,b

Quanta auttorità babbiavno huomógrande a frenare ዊÆ *

. : : Т А у о ї. А я :

|-

vna moltitudineconsitata,capiliiii.

c,66.ή

Quantofacilmenteſ conduchino le coſe in quella città, douela moltitudine non è corrotta; c; che doue è equalità, nonfipuòfare Prencipato, é doué ella non è non fi può far Кериblica.capºly, . . . . . ..... . .. 6,67« ... Innanzi che ſeguiño igrandi accidentiin vna citta,o in 3:na prouincia,vengonofºgni che gli pronofficano, o huomi, ni,the gli predicano cap.lvi. . . σ.ό.9,θ - -

-

À La plebeinſieme ègagliarda, est daperfe è debole, cap, lvii.

· ·· · ·

· · · ·

·

ε,7o.b

-

g, La moltitudine è piufauia, & piu coſtante, chevn Pren cipe.cap.lviii,

-, :

0.71ർ

Di quali confederationiolega, altrifipuò piu fidare,o di quellafatta convna Republica, o di quellafatta con vno Prencipe.cap.lix. . s.74,4 Comeil (on/olato, est qualunque altro mgiſtrato in Ros mafidauaſenza ariſpetto di eta cap.lx. c,75. |-

* T AV O LA .

D EL S ECO ND O L I B R O.

Yalefi maggiorcagiºne dell'imperio,che acquiſtarono N-4 i Komani,ola virtù,olafortuna,capitolo primo. |с.75,4

con qualipopolii Romani hebberºagombattere, & cº meeſtinatamente quellidefendeuano la loro liberta. cap. ii. c.8o.s

Roma diuennegrande cittarowinando le citta circonui cine,griceuendöiforeſtieri facilmentea faoi honori,c.33caf: iii, .b. 7

|-



4

|-

Le Repub. hannetenutitremodicirca lo ampliare.cap: iiii,

‫ه‬.49.6 Che

}j

TD B C a p r r o 1 f,

lawariatione della fette,c) delle lingue,inſieme con

:്

ಘೀ

ºdellepºſti fengalamemoria dele ε%ίiί υ. . . . . 874 :Carrei Rºmaniprocedeuano nelfare laguerra,| бар, уі, ་ ་ ངས་ ་ བབ་ བ་ ངས་ ་ པ ་ ། ། 6.48.a

|

4

4.

-

1

-

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...

· · ·: ;-- » . . "

. . .. . . . .

----

. º º

e Kushtą terreno

:Ramanidauanopircolono:evic.sg.:

Άμεία:ίειριφοίβpartοήodsίκgβερπη, σ. inondanöilpasſe altrui cap.viii, : 6.ծ2.5 :Quasteegiºnicommunementefaccianonasterele guerré ‫ ) ﻭ ﺑه‬، ، ، ، ‫ مح‬,

, , ,,

• • • • • • • • • ••

-

trazpotenti.cap.ix.

*

-

-

.

-

|-

. , c. 9th

."

: Idaharinonfºno ilneruo della guerra, fecondoche è la - ‫ وهم می‬2.8

commune opintone.cap.x.

-

: . Nºn è partito prudente, fare amicitiacon.vn Prencipe, che habbia pin ºpinione cheforze,cap,xi.

:,

0.94.ര്

Seegliè meglio,temendoấeffère aſfaltate,mouere, o affets | stare la guerra. cap.xă.

C

• 94.9 . | conChef viene di baſaa granfortunapiu con lafrauấethe la forza.cap.xiii. |-

-

-

Շչ97.4

Ingannonfmolte voltegli huomini, credendo coniáhu. {

milita vincere la ſuperbia cap.xiiii, º 6,98.4 } "##fatideboliſempreſieno ambiguinelriſoluerfi,e3;ſºn:

prek deliberationilentejono nociuëcap.xv. c.98Ꮺ , 8"antºj/ºldatinen fritempif áformino dali anti, chi ordini,cap.xvi,

6. I 00,4

Sgantefidebbinostimare dagli eſercitine preſentitem pile artiglierie,c fe quella ºpinione,chefene ha in vniuere Jalefia vera.cap.xvii.

c. I ог,6

..Gºmeperlaattorita de Romanic peri'eſempio dellaan tie4militia fidebbeſtimarepiu lefanterieche; canali,cap, xviii. 6. I 0 6 ‫ه‬, -

Che

.

.

T. A v o L R,

a (begli acquistinele Republiche non bene erdinate, e. cheferèndola Romana virtùnom procedono; fonda rouina, :ºeiros:b non à effaltatione di effe.cap.xix.

:QualepeřišọloportiqüilPrécipie,o quella Republicache fivale della miliaanſiliare,º mercennaria.c.xx, c.141.a silprimo pretore,chei Romani mandäromdinaltun luogo,

fuatapoundsfèCCCC.anni, che comminciarono afar . ό,τίΞά

..

.

&иета,сар.xхі, , . . . . .

* Quantofanofilemolte volte l'opinionide gli huomini nel giudicare le coſe.cap.xxii.

·

* c. i 1$.b.

·

Úganto i Romani nelgiudicare i fudditi pèr alcuno ac cidente,che neceſsitaĵetalgiudicio, fugginanɔ la via del c.f14,b · · ··· · Lefortezze generalmentefono moltopiu dannofe, che v tili.gap.xxiiii. . . . . α, Ιτ7.b . ..

ирехxд,сяр.хxiіі.

- - -

-

--

(helaffaltarevna citta diſanita per occuparla, mediante la fue difuniºne è partito contrario.cap.xxv. ' c. 121 b * Ilvilipendio, & l'improperiogenera odio contraeolorº che l'uſano,ſenza alcumaloro vtilitā.cap.xxvi. : c. 122, a e 4 i Prencipi, & Kep. prudenti debbe baftare vincere:

percheilpiu delle volte quando non baſti, ſi perde, cap. Xxvii.

-

-

. C. I 23.4

Quantofiapericolofo advna Republica,º advno Prene tipenonvendicare vna ingiuriafatta contrailpublico,o con traalpriuato.cap.xxviii. c.124.b -

Lafortuna aċciecagli animi degli huomini, quando el tanon vuole, che quelli s'opponghinoa diſegni fuoi ၇ု့မ္ဟု C・l2J.

Le Republichec i Prencipi veramente potenti non com

perano le amicitie con danari,ma con la virtù,e con la rie putatione dellefortezze cap.xxx. v. v.

0,127.4

D в Сл в 1 т о г. т,

Quantofiapericolofº credere a gli sbanditi, cap.xxxi. -

6. 1 2 9 ‫گاهی‬

In quantimedii Romani occupanano le terre.cap ,, -

10. I 29.

Come i Romani dauansa loro Capitani de gli eſerciti le commiſſioni libere.cap.xxxiii, 6. 1 3 ‫ه‬l TAV O LA D EL TE RZ O L і в ко.

Volere ske vnafetta, ºvna Republica viua lunga \ mente, è neceſſariº ritirarlafþeſſo verſº ilfuo princi pie.cap i, , , C. l. 3 3 4

ceweegh; ceſaſapientiſina,fimulareintīpºlspazza,

ҫар.н.

c.r; 5. b

Come eglièneceſſarie, avekr mantenere vwa libertaac quiſtata ainuous, amma(zaretfghuoli di Bruto. cap : *

. c. 126. b

Nan viueficurº vn Prencipe in vnoprencipato,

tre viuonº coloro,che ne ſono fati/pogliati capsuu.c. 137.k Quello chefa perdere vno regno ad vne Rf , chefiahe reditarie di quello.cap.w. с,138.4 Delle cangiure,cap.vi. c. I 39.4 -

Dende naſce, che le mutationi dalla libertà alla ferunà, es dalla ſeruità alla liberta, alcunane è/enča/argue, alcu mane è piena.cap.vii.

с. і 56.b

(bi vuole alterarevna Republica debbe confiderareilfage gettº di quella cap, vii. c. 15 *.4. Come conusene variare cº tempi, volendo/empre hauere

*****/artнна,сар.ix,

6.1 534. A

Che .

|

·

T a v o t A. A X * *

-

Che tim Ċipitano non puòfuggire la giornata, quan: a la c.154.a *uae frio, la vzoifare in ºgnizedo.cap.a., Chechi ha a fare con eļļai,ancherche fia inferiore; pur

the poſſa foſtenere i primi impeti,uirce.cap.xi. c. 156. i Come vm Capitano prudente det be imporre egaineriffità eicombatterea foi foldati, e a quelli de nemici terla, с, і 57.6

c. P. A ii,

Doue fapiu da confidare,o in vno buono Capitano, che habbia l'affereito debole,o in vn buoho effertito, che habbia il ſapitano debole.cap. xiii. * * с, 159.b Le inuentioni nuoue, che apparistono nel mezzo della

xxfa, e le vecinuoue,chef odono, quals effettifacciano. rap xiiii,

ε. 166.ά

· · · · · · ·

-

Chevno, e non molti fano preposti advro eſercitos e” come i piu commandatori effendeno, capitolo xv. ",

" :

с, 16 2.4

»

- Che la vera vir àfi va ne tempi difficiliatrouare, Gºne tempifacili nongli huomini virtuofi, ma quelli, che perricº

chezze,oper parentado preuagliono,hanno piu gratia. capi *olo.αυί,

-

-

. . . .

- c. 163.4

. .

º Chº morfi ofenda vno,es poi queimed.fmofi mandi in amminiſtratione, est geuerno d'importanza. capitolo.xvii. . . . . . . . . c.164.b. Wefuna coſa è piu degna d'un Capitano, che preſentire i partiti delne»sco.cap.xviii. ::: , , с.165.a |

- Se a reggere vna moltitudine è piu neceſſario l'offequiº, che la pewa cap.xix.

-

.

c. 166.k

9-o fampio dhumanità appreſo a Faisti potèpia dog rifi za Romana.cap.xx. . . . . . c.167.a. . Danaſ marque,ebe Annibaleton diuerſo modo de proce

dred: Siipipse, fece que medefini fattiin Italia, che 44 ſlo in Iſ gna caf.w&i. с. і б8,4 Come ‫همسر‬

D в СА Р. 1 т о I r. » Comela dureŘza di LJManlio Torquato, est l'humanità di Ualerio Coruino acfuiſtò a ciaſcuno la medeſima gloria. сар.xхіі.

-

|-

-

с. і бу.b

· Per quae cagione Camilofiſſe cacciato di Rema.cep. α.172.6

xxiii.

Laprolungatione degli imperij feceferua Rºma,capitolo *attat... . .

. . .

‫ جر‬. . . .

.

‫ی‬0, 173.4

Della pouertà di Cincinnato,& di molti cittadini Koma с. і 73,6

ηj.cap. κ.κυ.

Come per cagione difeminefirouina vnoſtato,cap xxvi. ·

C. I 75.4

-

Come ef haad vnire vna citta diwiſa,est come quella o pinione non è vera,che atenere le città,biſogna tenerle difû пite.cap.хxviі. c. 175.b Chef debbe por mente all'opere de cittadini,perche molte volte/otto vn operapiafi naſconde vm prencipio di tirannis de.cap. xxviii, , c. 177.4 Che i peccati depopoli naſcono da Prencipi . cap. xxix. -, c.177.b , s. ze Advn cittadino, che voglia nella ſua Repu far di fua -

/*

auttorità alcuna opera buona , è neceſariopiima ſpengere l'inuidia,c; come venendo ilnemico-fi ha adordinare la di ffa d'una città.cap.xxx. , c. 178.b Le Republicheforti,cºgli huomini eccellentiritengono in

ognifortuna ilmedeſimo animo, & la loro medeſima digni га.сар,xxxi.

--

- -

с. 18o.a

Quai modi hanno tenuti alcunia turbarevna pace, cap, xxxii. :

-

с. 182.b

- Egliè neceſſario,a voler vincere vna giornata, far l'effer citº confidente ø fra loro , , cf. col Capitano, *· * ** * - * '' +

-A

2

capitolo κκxiti,

Т. А у о і А, e, 183 s Qualefama, a vace, o ºpinionefa,che il pepolo comincia «fauorirevm cittadino ; Gfè egli diſtribuiſſe i magiſtrati **æði,

fenntaggior prudenza, phe ön Prencipe,

சஆ C, 1ð4,52

-

Qualipericelif portino nelfºrf capo a configliare % fo/a, & quanto ella hapiu della fraordinario, maggisri pericoli vificerrone, cap.xxxv. с, і86.b

La cagione,perche i Franciofifono fati,eſ-fºno anchera

giudica šnekezºfº da principiepische huomini, e hipei șneno chefemine.cap,xxxvi, с. 187.k Selepicciole battaglie innanzi alagiornata fºno nec fa- . . s rie,ei come fidebbefare a conoffere vn nemice nupuo, vo lendº fuggire quelle cap-xxxvii. с. 1894

Come debbe efferfattown Capitap g , nel quale l'effe, çite fuopoſa confidare.cap. xxxviii, ' , f. 19ø.b, Čhevn gapitane debbe effer copeſcitore defiti, capitolº #xxix.

с. 19 t.k

* Come,vſare lafraude welwaneggiare la guerra, è coſa glorinfº.cap.xl. e. i 92.h

" che lapatriafdebbe difendere º conigrewinia, º con

gloris, & in qualunque nada è ben diffa, espitels xii, с.193.8

Chele promeſſefatte perforzą nawfdebbona ºferuare. çap.xlii.

, 194

Chegli huºmini, che naſcono in vnaprouincia, offerua:

seperiuttiịtempiquaſi quellamedeſimanatura cap. : ·

F. i 94:8

Effettiene can timpete, e con l'audacia molte velte

μεί", είκrommodiorάμμriinonβρtterrεύθεκκίκαφέοίρ

|

___=ज्ब्_

: |

*

b* c* # 1 ro 1 1

.

, Qüalfamigliorpartite nelleģiornate,iffinerefeitä to erfºffenuto vrtargli, enero da prima con fa ria affatargls, tap. xlv. . .. . t. ip6.3 Dondenaſceiche vnafamigliain vha eitta tienevntem

pó i niedefinitoſtumii cap.xlvii έ. 197.ά Chevn buon cittadinoperamorè della patria debbe dié *entitatel'ingiurie priuate(cap.xlvii. t. tỷỳ.) -

Quandºf, vedefare vn erroregrande ad vn nemico , f debbe crèdereche viftafetto inganno.cap. xlviii. c. 147 # Ç’na Republica a volerla mantenere hbera ciáfumé á ba biſºgno di nuouiprouedimếti,ës per quelsmeriti Quin tº Fabiofischiamato Mafime.cap.xlix. ε.ύν." Finistelutauolatbe capitoli ձ: distorfidi Nitºh

« Machiameli,

,

A ‫و‬

-

:

4

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Co MI N CIA -----

;” D E L L E &. * -

I L I-

Diſcorfi contenute. *、*、T >。ご、 二 。 bride

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LA T A v o ÉA

Cö s E I N T v T T I

:*

*

* ** *

-

,

-

3 -

*

-

L: cagioni, per le quali fi fºgliono edificar città, - car. r. b

: • Athene,est.Dinegia,perchefurono edificate -

|-

Trefati di Rp. -- : Camei dettiſtatif vanno mutando.

**

2 .it 4b

" : "" ‫ ﺑر‬4، - 6 ,a

| Sparta e Romā. . . . . .. * Quànti anni furono da i Tarquinia igracchi. * 8.å „La Rep:Spartama e la Vinitiana hauergaduta la liber

|

tà più di Roma. *

|

*

* * * · *** 5 *

Marco Mennenio Dittarere. * *

|

, s.b து.

Onde il nome de gentilhuomin Dinitiani hebbe principie. . Lo acquiſtare effer la rouina delle picciole Rep." |-

Coriolino.

Franceſco Valori, Pietro Soderino. AM, Giouanni Fiorentini.

10.ഭ

I 2-a

|

‫و‬ 134

|

13.b

Guicciardirigouernatore dell'effercito de 15.5

• Agide Re di Sparta. 17.at Checiaſcuno, chefaceſſe capitale delle memorie antiche fuggirebbe il nome de Tiranno. _ 18.a -

Quanto poſſa la religione călo eſempio di Scipione. 20.a Quanto vtilefaffe a Romani la religione introdotta da Numa,

20.b

Che tutto ildăno eiflagelli delle coſe d'Italia dipende dal la Chiefa Romana.

V Parole di Liuio circa alle likſi.

e Augurii de Pollarii.

22. éſ \

24.4

"K

24. b \ . v

Animo

.

-=mmes

D E і L в С o sн

~

e Annimefià de Samnitic parole di Liuiº,

23 h

« Quellº,che deefazeilmubuo Frencipe.

27 a

'- Clearca Tirannº di Eraclea. : tv, .

27 ί,

Ühenomfipotè mairidir Napoline Milanoin lib fè. Yx ,

,

۱ , ‫ تم‬: "" : ,"" , , : , , , , "․.․ :

29,4

, Podeſtà de Tribunie del popolo Romano circa alprº

.

39:

» Cleomene. " Oirtù di Dauid, x, s, . . . . . . .,:, .

porre estelldeliberaraksts&ggi. . . . . .

3ο 4

<-

-

.

, Pirtù di Romols.

.

'

-

3i b .. 22 ‫ه‬as

(hevn Prencipe, che vaolmantenerfilofato, dee afſö nigliar Romolo,est non Numa, |-

.. . .

32 4

*筠榄 nga volle valerfi d'altri ſoldati,che „de proprii.

-

-

33.4

-

, Pelopida & Epaminonda Thebani... : : š:Tullo es AMetio. . . . . . ... .

33 a . 344

§ Oenuta in Italia di Franceſco Re di Francia.

3 j.a

######## # 2°атt. . . .." ‫ و‬، ‫وه اﻭ ﺩ دي‬ -

s, ster quali cagioni Filippº di Macedonia diueniſſe gran ‫ةﻟئاع‬. ‫یﺑ ) ﻢﻭﻟانا ﻣﻧ‬: ‫إ به‬۹۹ ‫"** الأنههٔ ها ﻭ نابﻟيﻭ‬ » .

*

"

* .. º tzs , , , , ,

37,4

Temerità diPapa Giulio nella imprefa di க3vil

Aà di Geka:Pagla da:'ÉKagi4.. w:e es: a \ ... 57 b è. Q/traciſmo in Athene ónde nacque. 38.4 s., starole di Liuio d'efferianimo fut ching alla ingiuria,che albeneficare altruirass-o • ...as, As, s. 39:a : , Ç’eſpatiano Ix peradore. . 39.9 , , Chevn Prencipe ɖerandaze in perſºnaalle impreſe, ef ſempio ael Turco.

.. -

* 1

{'' . 49• !

: Puerfieſempi di Capitaniantichi,cheerrarono per g Amoyanza.

.42.4 ‫* ) وهي م‬۹ ** ,» « »

... Perche (fino de Medicijaliſeagrandezza...s, 4 « 2Nicolº da Vizano, : ‫و‬.a 4

T. A v o L. A

(he Ceſarenou pºtena heneſtare lafa Tirannide. ‫ف‬.4* t3{ode di elleggere il Dittatore appreſſo Roma, 4}.b Le cagioni,che駕 il Duttator buone, e i disci 郎。

In quale cittadinº pin dee/perarevna Rep.

* 46.b

47.6 44.6

Legge Agraria.

19racchestrefatimotºri dedfºrdini, che auuennere in Roma.

4

9.43

Errore fattº da Fiºrentinianödareilraffsal Ducaf0,4 va lentino. Luigi duodecimo Re di Francia. ТВентотte.

-

f0.4 J0,4

Il dºmne,che ſeguitòa Romaniper tagione del Decemui #fff0.

J 4.46

-

Parole di Liuio.

J 3.4

«Accidente di Dirginia. Nabide Tiranno di Sparta.

J4.5

‫ور‬.6

Estrpazzia dimandare vna ceſa; &dirprinajsveție far male con effa. Appio citato da Virginio.

J 6.6 J 6.b.

I cattinieſempi effernati da buoniprincipij, dette di Ce fare,

547.46

Parole di Linie d'interno al giudicio, quando non èJf.b cor

røffo.



Parole delmedefimo.

ј9.6

4statiº di Pacumio Calano Capouano in confºrmare il Senato. ‫ر‬9 ‫لهی‬ Stated Firenze dopo cacciatii Prencipi. De i Dieci di Onegia.

бо.* 62.«

Errori di diuerfi.

63.Â

Detto de Dante,

6 ‫م‬.5

Fabio Mafime. .

‫همر‬6

Verfi *

D в і г. в С o s и

• Derf di Dirgilu». Fattieni di Firenze Frate/che, eArrabbiate, Åſ. Franceſco Defcoue de Oolterra.

é6.}

66.6 67.s

Perchen Napoli,c in alcune prowincienen vi s'ha pe tuto far Rep. 68.b ufone de Dinitiani in gentilhuomini, e pepela бу.6

wi. -

Fra Girolamo Sauonarola predſe la venuta di Carlo V I H I, in Italia.

7o.«

Parale di Liuio di quegli, che per timore diuengono ba 70.5

áwili.

Parole del medefimo.

~

71.4

-

•Aleſſandre Magno e Herede Furief. 72.a Coſtumedelpºpolo. 72.6 Afanarla malatia delpopolo cattiuo biſognanº k pare le-ci «curar quella del Prencipe il ferro. 73.6 -

AMorte di Pompeo. Che Cofa dee effereilConfolate, parole di Liuio.

74.5

z r.«

I Regni antichi variauant l'vno dall'altrº per lavarietà de coffumi. Opinione di Plutarco,

76.5

-

)

·

‫گ‬.‫وه‬y

Guerre, che hebbero Romani in diuerftempi.

7 f.6

Guerre tra Spartanic Athenuf,

& 1.4

ZAbbondan Kane paeſi liberi, c; pouertà nefrui. sz.b Ligurgo. Diſcorſº d'intorno alle cefe de Toſcami. «>Modi di procedere offeruatı da Remani.

Jፉ,4

84.b. 35,4

Suizzeric; Sueui imitano quanto alle leghe i Rama * y.b

si,

La Religione (briſtiana eftiné tuttalantica & prefana

Theologia. 477 ‫ماه‬ Cgene , che fece duenire i Rºmani ricchi c pº |-

/

senté

и т. д. у о

я е.

|

*3.h.

· Treguerrepericoloffime vinte da Komani. ». Tre cofe neceſsarte nell,guerr4|-

TParole di Liиiа. --

, : x*

- ». .

9o.nf

.

94.4 94.4

* - --- «

Non douerfifidar nell'aiuto di coloro, che hanno piufama,

';

; : : :s . .

.

. .. . . . ..

. 94 4

; AMeglio effere farla guerra in caſa,chefuori : • Castruccio Signord Lucca. 2 s-

9 s.a Ўб.а.

s Romani per aſfaltare vna Prouincia non mandarono

mai fuori effèrciti, che paſſero cinquanta mila perſone. * ‫ ﺱخة‬. , , Ciro Contra il Re d'Armenia. ,

96.6

-

, ,,

97శ

. L'arroganz de Latini accrebbe la potenza de Romani, o parolea Liuio. . . ९१\*** ‫وک‬a ‫ه‬ . . Parole di Liuio, dauerfconfiderar pix aquello,chef dee

fare,che parlare, percheaifattifºgnano poile parole. 99-ự « Errore de Florentini nella paſſata di Luigi XII. Re di , Francia, , ,

• .

,, , , , ,

.

,

- - - 100.4

; . Ordine degli eſerciti Romani,& paragone del noſtro e: Ade Barbari.

100.6

|-

« Le morti di diuerfi Capitaninaſcernon dalle artigherie,

madai cattiui ordini. . , , . Eſempio de Suiz Keri..

,

.l9J.4

: ;

. . . . . . ., . ;

* 6.4

La vittoria del Turco contrailSofinaeqne non dallear stiglierie, må dallo ##amento,

,

-,

i 06.4

- -

. Parole di Liuio, s, , , , , , , , , as

196.b

: #ff.mpifguindiefitempi,

ipsa

”*cagionele Kep.della e Magna conferuano k;:#

-

ta.

*.

**

-

JO

-

t . Diuiſione d'vnaparte della LZMagna. . . . ., i jo a s. Parole di Liuio intorno alle de Capвивні: o ' , : » « ?. , , , , , , , , * * * * . :: 1 10.b

.ே

-

i.

|

/

|-

Rºma

D в і ї и со ѕв

* Roma(per le parole di Linio)nonjolofamoſaper karmi, ma per le leggi. - La

112.θ.

cagione,che moſſero que di Piſtoia a dare vbidenz«

all'Imperadore. “ I 13.4 * France/co primo Re di Francia mella venuta in Italia. |-

-

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.

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;

· ·

I i‫ﻟﺍﻭ‬.

·* * ·

* Parole di

Liuio;per lequalifi comprende, che'l ‘Frencipe è dee del tutto perdonarle ingiurie,ofeueramente caffigar le. : 1

.

"

-

1 1 5.b

* Quello,che doueuanofare i Fiorentini wella rubalien d' Arezzo & d; Valdi chiama. . .. . s I 16,4 * Parole di Liuio,cheniun popolopuò restar pacifico, fº ha in odio laferuità. * ** · *** ', , 1 i 6.4%

, Franciſco Sforza Duca di s Milano non effere fato pru

denteinfarlafortezza, , ,

, T : ***

ris.b

* Prudenza di guidybaldo Duca d'Erbino d'internoat ”okardiforfz೭,_ : ೨.೬ : * Rapa Siffe,& Luigi XI I Re di Francia.

jp.4 119蹄

§:#þolfa d'una Spartano,a cuifu dimandato, ſe lemura ' * * * * · * * 12.1.a

d'Athene erano belle. 3 ***

* Piſtoia & Siena;&mutamenti loro.

- sº iz 1.b

:?arºle di Liuio circa al mordere altruicon motti troppe afþri.

.. ‫*گﻭ‬ ‫*ه ان‬ ‫ ﺑ‬: <"" ** 12 a

:Errore,che cºmmettomò# Prencipi,quandofono affaliati, in non accettaregli accordi, *: Pauſanta.

TA

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* い****

123.5 I 25,4

* Parale di Liuio delpedere dellafrtuna. - 126 b #àinne, chenaffidah häufi djarmati i popoli, 。.c\ ſ -

-

-

|-

43

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‫ة‬ss ‫ه په دی‬. ‫أهم‬

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- ‫ ﺍوج‬127. ‫ دهه پنجم‬۱ ‫ مذهه‬، ‫" وهﻭ مه يا‬,"، ‫" بﻬ‬: }

۹*************************** Y ‫ه يﻭﺍز‬.

# IngleffecerotremareilRegno di Francia · 128 *** * * ﹑\* છેઃ - b *

* * ‫"" نة‬,

f

/

T A v o L á.

Cagione per cui Themiſtocleauelenòfefeffö.

12y.b

I Riparische i Romani facenano contrale rotture dellë smura.

4



I 31.4

-

Checiaſcuna Republica in capo di certe tempo dee vfare qualchefenerº taftige: 1 ‫که‬.33

(he anchora le /ette hanno biſogno di rinauatione. v»

135 a

-

Quanto debbono effer cºnfiderati toler», sht tontenti d'vn Prencipe. Errore de Pièro Soderine.

‫ﻭﺍﻟﺱﻟﺎم‬ I 35.4 #37.4

Che gli huomini debbono honorar le cóſ? ‫ن‬cta‫و‬ki f‫وع‬s‫ ن‬A dire alle preſenti,

1 ‫ﺍﻟم‬.93

. La cagione chemofei Pazzia tengiurar contras Me dici.

146.d

-

Deruisfacerdote Turcheſco,che volle ammatzar Bafie padre delpreſente Signore. . i40.5 Jacopo d’Appiano Coppola é altri,che volenovccider di serfi Prencipi, #42.4 aAntonio (aracalla Imperadore. 144,ß Comefie ordinata la congiura de paŘzi, 145.h -

-

Quanto pellà lo stanento in colai,che aſfalta il Prencipe peransmazzarlo. Giulie Belanti da Siena :

14‫ص‬. }}‫ك‬

147. W

Pericoli, chefcorrono doppo l'effecatione deste coniura. - 147.k,

-

Girolamo (onte di Forli, ſoniura di Catilina.

148.ര് -

↑Ꮞ8 %

Lsconiure d'uccidere col velene effer pis fericoleſez 143.5

Diuerſamente deuerficercarriputatione in diuerſe 赞 BJM.

Cºpenedesta buona &dellatrista cºnditione degli huse

D в І. І. в С o s и #ni.

#52.4

Parole di Liuio del diferir lagionata. In che termine nonfideefuggir lagornata,

I 5‫ه‬.b

1.f4.6

Contura di tutti i Prencipi d'Itàlia contra Dinitiani, t56.á

Le cagione,perche i Clinitiani hannofattºpiu acquiſto, phe i Fiorentini,

I ‫ و‬3 ‫مه‬، 158.6

-

Comelaneceſsità è chiamata da Liuio. La città di 皺 dinifain due parti,

, , 16o.b

Parale di Liuio,cheinntilgºſafa nelle guerra hauerpin, phe vn capitano, Antonio Giaconsini,

Detta di Epaminonda Thebane.

• Ferentini neljaccºrſº de Marrhadi, Perregger meli; vạlerpiu lafuerità,che l'effer -

162.a ‫ﺑههکﻢه‬fI J6 ‫رﺑ‬a ‫ه‬ I 66.«

*ಜ್ಜ ! 66.

-

LaPirro liberalità di Fabritio g. pon l'arme Romane caccia rome d'Italia. 167.h ș--

Torquato e Valerio Coruine hebbero diuerfi modi di procedere, . _ 169.b Parole di Liuio in lede di Coruino. 17 Iv4

Quanto peſſa lauttorità d'vno s ſpegnere un Pietro Loredano.

*: x72.d

Parole di Liuisin lede dellapouertà. Piſtoia diuiſa in Panciatichi? (ancellieri, eka perdita di e Arezzo. . .

Comefifpegne la inuidia.

Yፖ4 «

175.b 176.ί 178.b

9irolamę šauonarola,ø Piero Soderini (onfalonieri di Firenze,

. .

. .

I79.6

La buona fortunafþeſſº effer dannefa. 18o.b Efferuamenti de Romani pelprenderdeglianguri, itza

T A v o L .A. \,

-

-

Pituttoilmale,che riefcefimputa l'auttere del configliº, *: <

18ά.b

.

*

ở Sultan Saligran Turco nell'impreſa di Soria & a'Egit #0.

18ά.b

e º

Parole di Liuio,come dee efferfatta la buºna militia, uss.b

|

Chevn buon Capitanodeerimaner d'operar ceſa che ef fendo d poco momentopofafargattiuo effetto ne z faoi effer C#ft. ·

I &9,4

-

ch'è pericolofa coſa eſercitare i foldati nellepiecciole zuf 189.a

?。

Parole di Liuio delleconditioni d'vn buon Capitane.190.b Quanto è vtile a vn CapitanoJaper la natura de Paefi. - -

Tedeſchie Franeeſifaperbis auarifimi.

19; I.b 194 ե

Lapace efferpingrauea chifrue,chela guerraai 195 liberi, .ե Tapagiulio, Monfignordi Fais,est altri Prensipi,haue recentimpetoloro ottenuto quellº,che ſenza won haurebba mo attenuta.

..

-

-

196.4

v*

(henell'error d'uno eſercito è buono ammazzare la deci maparte,

|-

199.4

Finike la/econda tauola dellecoßpin notabili trattate da *

Nicolo c.7Machiauelli in queſti ſuoi

Diſcorſi.

· |

}

:

PR E F AT I o N E.

i

Onfiderandoio, quanto henorefi cona ceda alla antichită, est come molte vol

te(laſciando andare molti altri effempt) vna picciola parte d'vnaãtica ſtatuafia fiata cempereta agran prezzo, per ha ueria appreſſo dife, honorarne la fua cafa, & poterla fare imitare da coloro,

-

che di quella arte fiatlettano, qualipoi con ogni induſtriaf for Kano in tutte le loro opere rappreſentarla; es veggendo dall'altro canto,le virtuofijime operationi, che l'hiſtorie cả moſtrano,chefono ſtate operate da Regni,dalle Republiche antiche, da Re,da Capitani,da cittaani,dadatori dileggi,ċ d'altri; cheffonoper la loropatria affaticatieferpiu tofoã mirate,che imitate,anzi in tanto da ciaſcuno in ogni parte

fuggite, che di quella añtica virtu non ci è rimaſto alcum fegno:mon poffofare, che infieme non me ne marauigli, g

dolga, & tanto piu,quantoio veggio nelle differentie, che intra i cittadini ciuilmente naſcono, o nelle malitie, nelle

quali gl'huomini incorrono, ºfferfi ſempre ricorſo a quei giudicij, o a quei rimedij, che da gli antichi fono fati iudicati,o ordinati:perche le leggi ciuilinonfono altro, che date dagli antichi iureconſulti: le quali ridotte in

#

ordine,a preſentinoſtri dottori dilegge giudicare infºgnano Neanchora la medicina è altro, che eſperienzafatta dagli antichi medici ſopra la quale fondano imedici preſenti i lo roguidicij, non dimeno nell'ordinare le Republiche , nel

mantenere glifati, nel gouernare i regni, nell'ordinare la militia,e amminiſtrarla guerra, nel giudicare i fudditi: nell'accreffere lo Imperio,nãfi trona ne Prencipi,ne ಸ್ಟ್ರೋ -

-

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4.

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4. «

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cheme Capitanine cittadini,che a gli eſempi degliantichi ricorrano.ilche mi perfuado che neſca non tanto dalla de bolezza,nella quale le creanze, c i coſtumi dhoggidi han no condotto ilmondo,o da quelmale,che vn'ambitioſo otio

hafatto a molte prouincie,& città (hriſtiane,quanto dalnő hauer vera cognitione dell'hiſtorie,pernon trarne,leggendo

le,quelfenfo,neguſtare di loro quelſapore, che elle hanno in fe: donde naſce,che infiniti,che leggano, pigliano piacere d' vdire quella varietà delli accidenti,chein effe fi contengano, fenzapenfare altrimenti di imitarle, giudicando limitatio me nõfalo difficile,ma impoſſibile,come feilcielo,ilfolegli ele menti,gli huominifuferovariati di moto,d'ordine,g dipo tenza da quello,che effi erano anticamente. Dolendo pertă teritrarre gli huomini di queſto errore,hogiudicate neceſſe rie/criuere ſopra tutti quei libri di T. Liuio, che dalla ma lignita de tempi non cifonoftati interrotti,quello,che io, fe condo l'antiche e-moderne cofegiudicherò effer neeceſſariº per maggiore intelligenza d'effi,accio che coloro che questi

miei distorfileggeranno pofano trarne quella vtilità, per la quale fidebbe ricercarela cognitione dell'hiſtoria. Et ben chequeſta impreſafia difficile,non dimeno aiutato da coloro, che mi hanno adentrarefatto aqueſto peſo comfortato,credo

portarlo in modo,che advn altrorefterà breue caminoacă durlo alluogo deftinato.

Qualifiano ſtativniuerfalmente i principii di qua lunque città, & quale fuffe quello di Roma. Capitolo. I. leggeranno,qual principio fuſe quello della città di Roma, ci da quai datori di legge, e come ºrdinato, non fi marauiglieranno, che tanta virtu fi fa |

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perpiuſecoli mantenuts in quella città, & che

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2

fanatº quello Imperio,alquale quella Republica aggiunfº. Et volendo diſcorrere prima ulnaſcimentojuo,dico,chetutte

le città ſono edificate o dagli huomini natij delluogo,doue el-. lef edificano,º da iforeffieri.il primo caſo occorre, quando agli habitatori diſperfi in molte,cípicciole partinon parvi uere ficuri,non potendo cia/cune perfe,eff-perilfito, & perit picciol numero riffere a l'impeio di chi l'afjaltaffe;ſ& ad vnirſiper loro difeſa (venendo il nemico)non ſono atempo; e quandofufero,conuerrebbe loro lastiare abbandonati molti de lororudotti, & cofi verrebberoadefferfabita preda de los ro nemici, talmente,che perfuggire queſtipericoli, moſi de alcuno,chefia infradi loro di maggiore auttorità fi rifirin gono ad habitare infieme in luogo eletto da loro piu commo de a viuere,e pinfacile adfendere. Di queſte, inframel te altre,fono fiate Athene,& Vinegia.la primafotto l'aut torità di Theſeofu perfinili cagioni dalli habitatori difper fi edificata.l'altra,fendoſi molti popoli ridotti in certe Iſolet tech'eranonella punta del mare Adriatico,perfuggire quel legnerre, che ogni di per l’auuenimento di nuoui barbari dopº la declinatione dell'Imperio Romano naſceuano in Ita lia,cominciarone infra lorofenza altro Prencipe particola re,ɛhegli ordinafe,a viuere ſotto quelle leggi, che paruono loropiu atte a mantenerli.ilchefacceſſe loro felicemente per

illungo otio,che ilfito dette loro,non hauendo quelmare vſ cita,e non hauendo quei popoli,che affligeuano Italia, na wilj da potergli moleffare, talche ogni picciolo principio gli

petè far venire a quella grandezza, nella quals fºne.

|

Il fecondo cafo , quando da genti foreffieri è edifi cata vna città , naſce o da Thuomini liberi , o che dipendano da altri , come fono le colonie mandate ºdavna Republica,o da Prencipe periĝrauarele loro tere

re d'habitatori,0 per difeſa di quel &... »

-

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# z che di nutnº aequistate

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acquiſtato voglionofcuramente,cºfenzaffefamantenerf, delle quali città alpopolo Romano ne edificò affai,e per tut tolo Imperto fuo, cuero elle fono edificate dawn Prencipe, non per habitarui, maperſuagloria,come la città d'Aleſſan dria da Alejandro, e pernon hauerequeſte cittadi la loro origine libera, rade volte occorre , che facciano proceſſi grandt, est polfinfi intrai capi de i regni numerare. fimule a queſte fu l'edificatione di Firenze: perche ( o edificata da foldati di Silla, o a cafo da gli habitatori de i monti di Fieſole,i quali confidatifi in quella lunga pace , che fotto Ottautano nacque nel monds , fi riduſſero ad habitare

neipiane/pra Arno)fedificò ſotto lo Imperio Romano,ne potè ne principii ſuoifare altri augumenti, che quelli,che per cortefia del Prencipe le erano conceſſi . Sono liberi gli edificatori delle cittadi, quando alcuni popoli o ſotto vn Prencipe, o da perfe,fono coffretti oper morbo, o perfame, operguerra adabbādonare ilpaeſe natio, est cercarfinuous fede. queſti tali, o effi habitano le cittadi, che trouonene paefi, che effi arquiſtano, cemefece Moiſe,o ne edificano di nuouo, comefece Enea. in queſto caſº è, douefi conoſce la virtu de l’edificatore, c3 lafortuna del l'edificate : la uale è piu,o meno maramiglioſa, fecondo che piu, o mene è virtuoſº colui, che n'è fato princípio. la virtu del qualfi conoſce in duoi modi: il primo è nella elettione del fito, l’al tro nell'ordinatione delle leggi. c3 perche gli huomini ºpe rano oper ‫موف‬tif[tcen per elettione, & perche fi vede quiui

effermaggiore virtù, doue la elettione ha meno auttorità: è da conſiderare, fefarebbe meglio eleggere per l'edificatio ne delle cittadi luoghiſterili, accioche gli huominicoſtret tiad induſtriarfimeno occupati dall’otio, viueffino piu,

vniti, hauendoper la pouertà del fito minore cagione di diſcordie sºme interuenne in Rangia, c; in molte altre: -------------------

=

P R I M o.

2

3

tadi,infimililuoghi edificate,la quale elettione farebbefºx za dubbio piu fauia, e piu vtile, quando gli huomini fiffero contenti a viuere delloro, eý non voleffire cercare di commandare altrui, pertanto non potendogli huomini afi

curarfi, fenom con la potenza, è neceſſario fuggire şujta fieriittà del paeſe,e porfin luºghi fertilijimt,aoue potendº per la abbõdanza delfito ampliare,peſano ci defende fi da chi l'effalteſe, e opprimere qualurche alla grandezza

lorofopponeffe. E quanto a quell'olio,che arreceſſe ilfito, fidebbe ordinare,che a quelle neceſſitaat le leggi gli coffrin ghino, chelfito nengli coffringeffe, ci imitare quelli, che foneffattfaut, & hanno habitato in patfi amenfimi, cý fertilfim, & attiàpodarre huomini otiofi, & inhabili ad egnt virtuoſo, eſercitio, che per cuuiare a qui aanri, i

quali l'amenità del paeſe mediante l'otio haurebbe cauſati, hannopofte vna neceſſità dieſercitio a quelli, che haueuano

ad efferfaldati , di qualità, che per tale ordine vi fona diuentati migliori foldati , che in quei paeſe, i quali maturalmentejono fati afþri,est fierili, trai qualifi il reg no delli Egittij, che non effante che il paeſe fia amenijimo,

tãto potere hebbe quella neceſſità ordinata dalle leggi,che vi nacquerohuomini eccelentiſsimi, e fe i nemi loro nonfuſsi

no dalla antichità/penti,fivedrebbe,comemeriterebberopiu laude, che Aleſſandro Magno,est molti altri de quali an

chora è la memortafreſca,ẻ chi hauefè confideratoilregno del Soldano, est l'ordine de Mammaluchi, est di quella loro

militia, auanti che da Sah gran Turco fuffe ffata ſpen ta, haurebbe veduto in quello molti eſercitj circa i foldati, e haurebbe in fatto conoſciuto quanto effi temtuano quel ºtiº, a che la benignità del paefegli poteua coudurre ſe non v baueßino con leggi fortistime ouuiato: Dico adunque

efferepinprudente elettione,porfiin luogofertile,quãdoquella B 3

fer

* -

L I B Ro

fertilità con le leggi infra debiti terminifreſtringe.AdA leffandro Magno,volendo eaificare vna citta perfuagloria, venne Dinocrate architetto, cº gli meſtrò come ei la peteua fare ſopra ilmonte Atho,il quale luogo,oltre all'effer forte,pº

trebberidurf in modo,cheaquella cittàfidarebbeforma hu mana,ılchefarebbe coſa marauiglioſa,est rara,e degna del la fuagrādezza.e3-domādandolo Aleſſandro di quello,che quells habitatori viuerebbono,riſpoſe,nõ ci hauerepenfato di

che quellofrife,G-laſciato fare quelmonte,edificò Alefan dria, donegli habitatori hauefjero affare volētieri per la graf

fezza del paeſe, & per la cõmodità del mare, es del Nilo. Chieſaminerà adunque l'edificatione di Rºma;/ef pren derà Eneaper ſuo primo progenitore, farà di quelle citta di edificate daforefieri: ÁRomolo, di quelle edificate da /

gli huominimátijdelluogote-in qualunche modo la vedrà hauere principio libero, ſenza dependere da alcuro, vedrà anchora(come di ſottofidirà)a quante neceſsitadi le leggi fatte da Romolo,da Numma,est dagli altri lacoffringef: fino; talmente, che lafertilita del fito, la commodita del mare,lefþeſſe vittorie,la grandezza dell'Imperio non la po terono per moltifecoli corrompere; est la mātennero piena di tante virtù,di quantemaifufe alcuna altra Republica or mata. e. per che le coſe operate da lei, e chefono da Tito

Liuio celebrate.fºno ſeguite o per publico,ºper priuato con figlio,o dentro,ºfuori della cittade, io commincierò å diſcor rere/opra quelle cofe occorſe dentro, & per configlio publica,

le quali degne di maggior annotatione giudicherò,aggiungst dout tutto quello, che da loro dependeffe, con i quals dif

eerstguefoprinolibro outroquefaprima parte, ftermi sera,

|

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-

4

L 1 в к о

Diquanteſpeciefono le Republiche, & distuals fula Rep.Romana.

Cap. II. . . .

. .

I O vogliº porre daparteilragionare di quellegittadi, 醚 hanno bauuto illoroprincipio/ottepoſto adaltri; & për

leràdiquelle,che hanno hauutoilprincipio lontano da ºgni feruitu efterna,mafi fonofubito gouernate per loro arbitriº come Republica, o come Prencipate, le quali hanno haku

to,come diuerfprincipij,cofidiuerſe leggi, cé ordini, perche adalcuno o nelprincipio d'effe,o dopò non molto tēpofonofia te date davn/slo le leggi, & ad vn tratte,come quelle, che furonº date da Ligurgsagli Spartani:alcuni le hãno hauu te a cafo,est in piu volte,eš fecondogliaccidenti,came Rº

maçtal chefeliceſipuo chiamare quella Republica,la quale fortifçevn huomofiprudente,che le dia leggi, ordinandola in modo,chefenza hauere biſogno di correggerla,poſſa vue:

reficurashente/otto quelle:ø fi vede che Šparta le offeruò piu che ottocento anniſenza corromperle, o fenz’alcun tu

molto pericolofo. c. per il contraris tiene qualche grado d' infelicità quella città che,non fieffendo abbattuta advno or dinatore prudente,èneceſſitata da femedeſimariordinarf.

ci di queſte anchora èpiuinfelice quella, ch'è piu diſcoffa dall'ordine:cſ quella èpiu diſcoffa che cõfaoi ordiniè al tut tofuori del dritto camine,che la poſſa cõdurre alperfetto,eớ

verofine:perche quelle,chefono in queſtegrado, è quafi im poſſibile,che per qualūcheaccidente#raffettino, quelle altre, che fe bene non hanno l'ordine perfetto, hanno preſº il principio buono, e atto a diuentare migliore paſsnø per l'occorrenza delli accidenti diuentare perfettte; ma fia ben vero queſte , che mai non fi ordineranno fenza pericoli,per chegli affai huomini non s’accordano mai

savna leggenhoua, che riguardi vno mnoho ordine nella V - ..

*

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· · · · · citta

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città#non? mostro loro davna neceſſità,che biſognifarle, ? non potendo venire queſta neceſſità fénza pericolo è {{# Republica rouini auanti, che la fifia *do***vita perfettione d'ordine,dichenefafedeappie no la Republica di Firenze, la quale fu dall’ accidente d' Arezo nel XI. riordinata, G. da quel di Prato nel XII.

dfordinata. Dolendo adunque diſcorrere, qualifaronogli ordini della città di Roma,& qualiaccidentiallafia perfer zione la conduffero; dico,come alcuni,che hanno ſcritto delle Republiche, dicono effere in quelle vno de tre ſtati, chia mati da loro Preneipato,Ottimati,6- Popolare , es come

coloro, che ordinanovna città, debbono volgerfi ad vno di queſti,ſecondo pare loropiu a propoſito. Alcuni altri ( 63 fecondo il parere di molti piu faut ) hanno opinione , che

fano diffiragionigonerni,delli quali tre nefanopefimi,tre altrifiano buoni in loro medeſmi, ma fi facili à corrom

perfiche vengono anchora effi ad efferë pernicioſi. Quelli che fono buonifowo iſopraſcritti tre, quelli chefono rei fone zre altri, iquals da queſti tre dependano , est ciaſcuno d'effi è in modofimile a quello,che gli è propinquo,che facil mentefaliano dall'uno all'altro:perche il Prencipato facil mente diuentatirannico, g#Ottimati confucilità diuentano

ffato dipochi,il pºpolarejenza difficultà in licentioſofi con uerte,talmente, chefe vno ordinatore di Republica,ordinain

vna cittàvno di quellitreſtati, ve l'ordina per pcco tempo: perche nefano rimediopuo farui,afar che non sdrucciuoli nel fue contrario per lafimilitudine,che ha in queſto caſo la virtu,c3 il vitio. Nacqnomo queſte variationi di gouerni a cafo intrali huomini;perche nelprincipio delmendo fendo li

habitatori rari,vifono vn tempo difperfi afimilitudine delle *effie: dipoi moltiplicando la generatione,fragunarono in

feme,e perpoterfingiodfendere,cominciarno a ' -

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5

dare infra loro quello,chefuſepiu rebuffo e di maggiorce re, & feciono come capo,c lovbediuano, daqueſtº nacque

la cºgnitione delle coſe honeſte,est buone,differenti dalle per nicioſe,Gºree:perche veggendo, chefe vno noceua al fuo be

nefittore,ne veniua odio, et compaſſione intra li huomini, biaſmando l'ingrati, es honoranao quelli,chefuſero grati, C# penſando anchora che quellemedeſime ingiurie poteueno

effer fattea loro; perfuggirefimile male,firiduceuano afa releggi, e ordinare pusitione a chi cốtrefaceſſerdomdevēne

la cognitione dellagiuſtitia, laqual cofafaceua,che hauendo dipotadeliggere vno Prencipe,non andauno dietro alpiu . gagliardo, ma a quello,che fuße piu prudente,& pingifte.

AMa come dipoi}cominciò sfare il Prencipe perfucceſſione, Ở non per elettione, fubito cominciarono gli beredia trali gnare da lore antichi:e3-laſciando l'opere birtuoſe,penjauano che i prencipinon hauefero affare altro,che fuperaregl'altri difontuoſità, e di laſciuia, eſ d'ogni altra qualità delitie Jº; in modo,che cominciando ilPrencipe ad effer odiato,6 pertale odio a temere,e3-paſſando toſto dal timore all'offeſe, ne naſceua teſtovna tirannide. Da queſto nacquero appref: foiprincipij delle ruine, est delle conſpirationi, est congiure contra i Prencipi,nöfatte da coloro,che fuffero o timidi,º de

boli,ma da coloro,che per generoſità, grandezza d'animo, ricchezza, cº nobiltà auanzauano li altri: íquali non pote

nanofºpportare l'inhoneſta vita di quel Prencipe la moltitu dine adunque feguendol'auttorità di queſti otenti, far maua cõtraal Prencipe;e quelloſpento vbidua loro, come 4/uoi liberatorisest quelli hauendo in odio ilnome d'vnofolo capo,conſtituiuano di loro medefimi vngouerno,e nelprin eipio(haạendo riſpetto allapaffata tirannide) figouernaua.

no ſecondo le leggiordinate da loro, postpºnendo ogni loro cömodo alla cömune vtilita,c-le eoſe priuate, c; lepubliche |-

Estº

|

L I в к о

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conſommadiligenxagouernauano, có conſeruauano, ven me dipoi queſta amminiſtratione ai loro figliuoli,i qualinon conoſcendo la variatione dellafortuna,nõ hauendo maipro wato il male,et non volendoffare contenti alla ciuile equali tà,mariuoltif alla auaritia,ala ambitione,alle vſurpatione delle donne feciono,che d’vno gouerno d'Ottimati diuentafſi vngonerne di pochi,ſenza hauere riſpettoad alcuna ciuili

tà,talche in brenetempointeruenne loro, come al tiranno: perche infeſtidita de lorogouerni la moltitudine.fife mini fra di qualunque diſegnaffe in alcun modo offendere quei

gouernatori, & cofifilsuò prefio alcuno,che con l'aiuto della moltitudine gli penfe.e. effendo anchora freſca la memoria *

del Prencipe,es dellingiuriericeuute da quello,hauendo dif fattoloffato dipochi,3-non volendorfare quel del Precipe, fi volſero allo fato popolare,est quello ºrdinarone in modo, che ne ipochipotēti,nevno Prēcipe vi haueffe alcuna autto rità.& perchetuttigliffatinelprincipio hanno qualche reue renza,fimantenne queſtoffato popolare vn poco, ma non molto,maffimefpenti, chefurono coloro,che l'hauena ordi mate:perche ſubitofi vennealla licentia, doue nonfiteme mano ne gli huominipriuati,ne i publici, di modo che, vuế do ciaſcunoa fue modo,fi facenano ogni di mille ingiuria, telche coffretti per neceſſita, o per opera d'alcuno buono

huome,ºperfuggire tale licentiafiritornò di nuouo alpren cipato,es da quello di#::ingrado fi riuenne verſo la li

sentiane modi, & per le cagionidette. & queſto è ılcerchio, melquale girãdo tutte le Republiche fifonogouernate,etfigo mermano:marade volte ritornano negouernimedeſimi : per she quaſi nefuna Republicapuo effere di tāta vita,che poffs paſſare molte volteper queſtimutamenti est rimanerein pie di:ma bene interuiene,che neltrauagliare vna Republica awancandoleſempre confilio,et forze, diuenta/ºggettad'une \ ..

.

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Jfato propinquo, chefia meghs ordinato di lei, maduto che,

queſto nonfuſe,farebbe atravna Republica arigirarf in finitº tempoin queſtigonerni, Dicoadunque,che tutti i det ti modifono peſtiferi per la breuità delli vita; che è ne tre buoni, est perla malignità,che è ne tre rei; talche hanendo quelli,che prudentemente ordinano leggi, conoſciuto quests difetto, fuggẽdo ciaſcuno di queffi modi perfeſteſſo, ne elef: *ferovno, che participafe di tutti, giudicandolo piu fermo, į cºpiuffabile: perche l’vno guarda l'altro,effendo in vna me

* defma città il Prencipate,gli ottimati,& al gauerno popo lare. Intra quelli, che hanno perfimili ordini meritato piu laude,è Ligurgo,ilquale ordinò in modo le fue leggian Spar ta,che dando le partifie ai Re, agli Ottimati, eý alpopo los fece vnoſtato, che durò piu che ottocento anni con fem ma laude ſua,est quiete di quella cit?». Il contrario inter uenne a Solone,ilquale ordinò le leggem Athene,che per 0ፖ• dinaruifºloloffato Pepolare, lo fece di śreue vita, che, a uantimorife, vi vide nata la tirannide di Piffrato: cỡ bē che dipoi anni quarāta nefuſero cacciatigli ſuoi heredi,est ritornaffe Athene in libertà (perche ella riprefeloftato Pe polare,ſecondo gli erdini di Solone)non lo tenne piu che cếto

anni,ãchora che permātenerlofaceſſemolte leggi per le qua li fi reprimeua la infolentia degrandi,eó la licentia di ciaſ: cuno:lequalinenfurono da Solone confideraterniètidemeno

perche effanõlemeſcolò conlapotentia del Prencipate,econ quella degli Ottimati,viffe Athene a reſpetto di Sparta bre uiſimo tempo. Mauegnamo a Roma,la quale nõoſtante che non haueffevno Ligurgo,che la ordinaſein modo nel princi pio,chela poteſſe viuerelungo tēpolibera,nõdimenofurõ tan tigliaccidēti,che in quella nacquere perla difunione,che era intra leplebe,e ilSenato,che quellochenõ hauea fattovne

erdinatore, lofece ilca/o:perchefe Romanon forti la prima *

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-

fortuna

-

L и в ко

aa.firti,lafeconda,perche i primi ordini fureno difettini, non dimenon5 deuiarono dalla derittavia, che gli potefje cā durreallaperfettione: perche Rºmolo,et tuttigi altri Refe sero molte, G- buone leggi,cºnformi ancheza al viacre libe roma percheulfine loro fuformare vno Regno,e non vna Rep. quando quella città rimaſe libera,vi mancsuane molte

coſe,che eraneceſſario ordinare infauor della libertà, equals

|

non eranoſtate da quei Rf ordinate. Et auuenga chº quellit faoi Re perdefferolo Imperin per le cagioni, z med efterfi, rondimeno quellt,che gli cacciarono;ordinanaouiſebito anoi Confoli, chefteffino nel luogo del Re, vennero a cacciare ai oma ilmome,et non la pⓥigº regia, taithe effondo ін днеі la Rep, i (on/oli,et ilSenato,ventua folo ad effermiffa di due

qualità delle trefºpraferitte,cioè, di principate, e di Otti mati reſtaualifolo a áire luogo al gouerno Popolare: erde

effendo diuentata la nobiltà Romana infolente per le cagio ni, che diſotrofi diranno fileuò ilpopolo contra di quella,ral che, per non perdere iltutto, fu coſtretta concedere al әре ble fueparte,dall'altra parte il Senato, e i Conſoli reſtaffino con tanta auttorità,che potefino tener in quella Rip, ilgra doloro: cf cof nacque la creatione de Tribuni della plebe:

depè laquale creatione venne ad effere piu ſtabilitoloffato di quella Rep. hauendouituttele tre qualità di gouerho la par sefas. et tantoglifu fauoreuole la fortuna,che benche fi paf: faffe delgonerno del Re, es delli Ottimati alpopoloper quelli medeſimigradi,et per quelle medeſime cagioni, che diſepraß fono difforfe,nondimeno nonftolje mai per dare auttorità alli Ottimati tutta l'auttorità alle qualità regali, nefi dimi

nni l'auttorità in tuttoalli Ottimatiperdarla alpºpolo: ma rimanēdo mifta fece vna Republica perfetta, allaquale per fettione venneper la difanione della plebe,e del Senato, co

menedueii/eguenticapitolilargamenteß diwoſtrerà. . . ‫ملق‬Qu

|

7

Р К 1 м б,

Quali accidenti faceſsino crearein Romai Tri buni della Plebe, ilche fece la Rep.piu perfetta. Cap. III. ç ···

Ome dimonſtrano tutti coloro, che ragionano delvi - uer ciude , & come ne è piena d'effempi ºgni hiſto - rta, è neceſſario a chi diſpone vna Républica cổ ordi -C

-

«elegg in quella, preſupporretuttigli huominicatiui, cº skåninefimpre advfare la malignità dell'animo lo 鑿 squalan olta habbiano libera occaſione:est ne

quando

"alcuna malignità ſta occnlta va tempo procede davna occut , ta cagione,che, per non fi effer veduta eſperienza delcontra rigast fethºhe,ma lafa poi/coprireiltempo,ilquale diconº £ re della verità. Pareua che fuſje in Roma intra la plebe,c-ul Senato(cacciatii Tarquini)vna vnicnegran diffima, & che snobili haueffins depoſta quella loroſuperbia» c. fuffino duentati d'animo popolare,GJopportabili da qua . lunche,ancher che di baſſagrado.ffette naſcoſo queſto ingi me,nefe neviddelagegene,infino chei Tarquini viſſono,de quals temesde landhiha, có hauendo paura che la plebe - maltrattaanon s'accoſtaffè loro, fportau4 humanamente con quella:ma comeprima furono morti i Tarquini, eſ che 2: fa la paurafuggitá cominciarono afputare cãtraal la plebe quel velezip,shef haueuene tenuto nel petto, & in

tutti i modi,che pateuano,la offendeuano,la qualcoſafateſti : meniãza aquellesehe|dfºpra ho detto,chegl'huominimõepe rano mainulla kehefe non perneceſità, ma doue l'elettione

abbonda,có che viffpuo vfarlicenza firiempiefiskito ogni coſadi confuſione, est di difordine.peròfidice che la fame, ci lapouertàfagli huomini induſtriofici leleggigli fanns kuoni. Et done ºna coſa perfemedeſima/enza la legge opera

benenäèneceſſarialak&geima quando quella h:* *--

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tudine manca, fabito la legge è neceſſaria, peromancatià Tarquini,che con la paura di loro teneuano la nobiltà afreno,consenne penfare advno nuouo ordine, chefaceſſe quel medefino effetto,che faceuano i Tarquini, quando erano viui est però dopò molte cºnfuſioni, romeri, e pericoli di

|

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fandali,che nacquero trala plebe, & lanobilià, fi venne | perficurtà della plebe alla creatione de Tribuni, cº quellº - | ordinarono con tante preminenze, e3 tante reputatsones

che poteſino effer/empre dipoimezi trala P*"* c- ouuiare all'infolentia de nobili.

ཚགས་ ་ ་ གས་ ་

Chela difunione della plebe,& del Senato Roma* no fece libera,& potente quella Republish: " ·

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Cap, IIII.

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I O non vogliemancare di diſcorrere/opraquesti tumulti, | chefurono in Roma dalla morte de Tarquint alla creatione de Tribuni; est dipoifopra alcune altre cofe contro la opinione di molti, che dicono Remeestr ffata vna Repub lica tumultuarta,est piena di tanta coiffone;chefe la buo

|

|

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nafortana,et la virtumilitare non haueffe ſuppla a loro difetti,farebbestata inferioread og altra Republica. Ionon

, .

poſſo negare,che la Fortuna,ơ là Militis non fuſero cagiºnidell'Imperio Romano: mae miparebene,che coforon5

; |

fauuefghino, che done è buona Militiaeốuiene chefia buo no ordine, G- rade volte ancho occorrechenon vifia buona | Fortuna. Ma veniano alli altriparticolari di quella città, Ho dico che coloro,che dannano i tumulti trainobili,et la ple-. | be,mipare che biafimino quelle coſe,chefurono prima cagio. me di tenere libera Roma : e3-che confiderino pin a remori, c3 allegrida,che di tali tumulti naſceuano, chea buoni efee tischeparterinano; ở che non conſiderino, come e/ºno egni is * ‫ م۔‬-

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ºgni Republica duoi humori diuerfi,quello del popolo,et quel. le de grandi,có come tutte le leggi,cheffanno infauore del

la libertà,naſcono dalla difunione loro,comefacilwếte fi pus' vedere effere ſeguito in Roma.perche da i Tarquiniai grac chi, chefurono piu di CCC. anni,i tumulti di Roma rade velte parteriuanoeſilio radiſimefangue, nefipofono pertă te giudicare queſti tumultinociui, nevna Republica diuiſa, che in tanto tempo per lefue differenze non mandò in efilio piu che otto, o dieci cittadini,e ne amazzò pochiſſimi, có non molti ancora condennò in danari. neſipuo chiamare in alcun modo con ragione vna Rep. incrdinata, donefiano -

\

.

-

-

-

tantieſempi di virtu : perche i buoni eſempi naſcono dalla buona educatione,la buona educatione dalle buone leggi, có le buone leggi da queitumulti,che molti,inconfideratamente

dannane:perche chi effaninerà beneilfine d'effi, non trouer

rà,che effi habbiano partorito alcuno efilio, o violenza in dif fauore del cömune bene,ma leggi,g ordini in beneficio della

publica libertà. Et fe alcuno dicefe imodi eranº effraordi narij,ơ quaſi efferati,vedereilpopolo inſiemegridare către ilSenato,il Senato contra ilpºpolo,correre tumultuariamếte per leftrade ferrare le botteghe,partirfitutta la Plebe di Ko male quali tutte cafefhauentano non che altro chi legge; Di cº,come ogni città debbe hauere ifaoi modi,con i quali ilpe polo foghi l'ambitioneſia,et maſſimequelle cittadi, che nel le coſe importantifi vogliono valere delpopolo, tra le quali la città di Rºma haneuaqueſto modo,che quando quelpopolo voleua ottenere vna legge, o eifaceus alcuna dellepredette cofe,o e'nen voleua dare il nome perandare alla

a, tâte

che aplacarlo biſognaua in qualche parte :: . Et i deſiderii de popoli, liberi rade volte fono dannof alla lia

bertà, perche ºnafono o da effere oppreſi,º da fašpitione di …। **

--- *

· L I в R o hauerciad effère opprefi. Et quando questeepinioni ffers

falſe,e vi è ilrimedio delle concioni,chefurga qualche huomo da bene,che erando dimoſtri loro, come e s’ingannino, e li

popoli(come dice Tulio)benchefiano ignoranti,fºno capaci della verità,efacilmente cedono,quando da bното degno ds fede è detto loro il vero. Debbefi adunque piu parcamente biafimare ilgouerno Romano,et confiderare,che tanti buoni efferti,quantiv/ciuano di quella Republica nõ erano cauſati, fe nöda ottime cagioni. Et della creatione des Tribuni,meri tano fomma laude,perche oltre aldare la partefaa alla am miniſtratione popolare furono ordinati pergaardia della li

bertà Romana,comenelfeguente cap.Ệmoſtrerà, Doue piu ficuramente fi pongala guardia della li bertà,o nel popolo, o ne grandi, & quali hanno maggiore cagione di tumultuare, o chi vuole acquiſtare, o chi vuole mantenere, Cap. V.

(~\ Delli, che prudentemente hanno conſtituita vna Re: publica tra le piu neceſſarie coſe ordinate da loro è

fato, conſtituire vna guarda alla libertà, cº feconáo che queſta è bene collocata, durapiu o meno quel viuere libero. Et perche in ogni Republica fono huomini grandi,

& popolariffè dubitaro,nellemani de qualifia megliº com meſſa detta guardia. c3 appreſſo i Lacedemonij,ỡ ne ne ffri tempi appreſſoi Dinitiani ella è fiata poſtanelle mani de uobili, ma appreſſo de Romani, fu meſſa nelle mani della

plebe,pertanto è neceſſario eſaminare quale di queſte Re publiche haueffe migliore elettione,est-/efandaffe dietro alle

ragioni,ci è che dire da ºgni parte:mafefeffaninaffe ilfine loroffpiglierebbe la parte de nobili, per hauere haunta lati

berta di Sparta,c-di Cinegiapiulungavita, che

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ma es venendo alle ragioni, dico (pigliando prima la parte de Romani)come e fidebbe mettere inguardia d'vna coſa coloro,che hannemeno defiderio di vſurparla; c3fen Kadubbiofefi confiderailfine de nobili,ci delli ignobilifi vedrà in quellicupidigiagrande di dominare, & in queſti

folo defiderio di men effere dominati, ø per conſeguente maggiore volontà di viuereliberi potendo meno ſperare di vfºrparla,che non poſſono igrandi,talche effendo ipopolani propoſtia guardia d'vna libertà, è ragioneuole,che ne hab bianopiu cura,& non lapotendo est occupare,nonpermetti mo, che altri la occupi. Dall'altra parte chi difendel'ordine Spartano,c-Vinitiano,dice,che coloro,che mettomolaguar diain mano de potentifanno due opere buone; l'vna, che

fodisfano piu all'ambitione loro ; che hauendo piu parte melle Republiche per hauerequeste baftone in mano, han mocagione di contentarfipiu : l'altro che leuanovna qua lità di auttorità dagli animi inquieti della Plebe, che è ca

gione di infinite diſcordie,& fandali in vna Republica,G attaaridurre la nobiltà a qualche diſperatione,che coltem pofaccia cattiuieffetti: & nedanno per eſempio la mede Jima Roma che per hauere i Tribuni della Plebe questa -ytterità nelle mani,non bastò loro hauere vn (onſolo Ple "Mio, chegli volono hauere ambedue. da queño e vollono la Cenſura,il Pretore, & tutti gli altrigradi dello imperio

della città: ne baſtòloro questo, chemenati dal wedefino furorecominciaronºpoi col tempo ad adorare quegli huo mini,che vedeuano atti a battere la mobiltà, ondenac que la potenza di e Mario,cf. larouina di Roma: cºvera mentechidiſcorreffe beneľvna coſa,cf. l'altra,potrebbefa

rein dubbio,quale dalnifuſe elette per guardia di tale li bertà, nonfºpendo quale qualità d'huomini fapiu ne eewolen vna Republica, o quelle, che deſidera acqui Ꮳ

479

L. I B R To

farequello,non ha,o quelle che deſideramantenereľhonore gia acquffato,có infine chifettilmente efsaminera tutto,ne fara questa conchiuſione,º tu ragioni d'vna Republica, che vogliafare vno Imperio, come Koma, o d'vna, à cui basti mantenerfi. Nelprimớfaf6? neceſſariofare ogni cofa,come Roma. Nelfecondo può imitare Vinegia, có Sparta per quelle cagioni, & come ngÄggente capitolof dira. e Me pertornarea diſcorrere,quali biominifiano in vna Repub lica piu dannoſ,o quelli,che deſiderano diacquiſtare,º quel li,che temono diperderelo acquistate;dico,che effendo fatto AMarco AMenennio dittatore, G. Marco Follio maestro de

caualli,tutti duoi plebei,per ricercare certe congiure, chef eranofatte in (apoua contro a Roma, fu dato anchora loro

auttorità dalpopolo dipotere ricercare,chiin Roma.feram bitione,g; modi estraordinarij s'ingegnafe di venire al Cö folato,est alli altri honori della città: et parendo allanobiltà, che tale auttoritàfufje data al Dittatore contro a lei,/par

fero per Roma,chenon inobili erano quelli, che cercauano gli honori per ambitione,ớmodiſtraordinarij, magli igno bili,i quali non confidatifinelfangue,c} mella virtu loro cer cauano pervia estraordinaria venirea queigredi, có-parti colarmente accuſauano il Dittatore: G tantofupotēte q fa accuſa,che Afenennio,fatta vna concione, cº doluto

delle calunnie dategli da nobili, dipoſe la dittatura,et ſºtto mefeſialgiudicio,che di luifuſiefatto dal popolo, est di poi trattata la caufafua,mefuaſoluto:douef, diſputò, qualefia

piu ambitioſº,º quel, che vuolemantenere, o quel, che vuole acquiſtare; perche ľvno,ơ l'altro appetitepuo efferecagione ditumulti grandißimi, pur mondimeno ilpiu delle volte/G no cauſati da chipafstedesperche la paura delperdere gene

rain loro lemedeſime vºglie,che ſono inquelli, chedeſiders * - -- - - -*

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nº acquiffare, perchenon parea gihuomini poſedere fra. ramente quello, che l'huomo ha,Je nonfacquiſta di nuouo dell'altre: G dipiu vi è, che postedendº moito, peſone con maggiorepotentia, & con maggiore mouimento fare altera tione,canchºra vi è dipin,che ghloro/corretti, cambi tief pertamenti accendone nepetit dichinon poſsiede,vogla

di pestedere o pervendicarfcontro dileroſpeglandoli, ºper potere anchora eſsi entrare in quella riccheŘza,et in quelli honori,che veggeno effere male vfatidagli altri, ----

Sein Roma fi poteuaordinarevnoſtato, che toglie cíle viale inimicitie tra il popolo, & il Senato ད།བ་མལ་ལས་ Сар. VI. f Oi habbiamo di

: diſopra gli effetti,che faceuanº

le contef trailpopolo, & il Senato. Hora eßende quellefeguite infinsattempo di Gracchi,doxe furono cagio ne della rouina delviuer libero potrebbe alcuno deſiderare, che Roma hauefiefattigli effettigrandi,che ella fece fºnRa che in quellafußenstali inimicitie. Però m:#ệparfº cefe deg na di confideratione, vedere,fe in RemastFateha ordinare vnoſtato,chetogließe via dette contefe, G a volere estami marequesto,é neceſario ricorrere a quelle Republiche , le qualifenKa tante inimicitie, g. tumulti fono ſtate lunga

mente libere, est vedere quale ſtato erail loro,ci ſef pereas introdurrein Roma. In efsempio tragliantichi ci è Sparta; tra imoderni Vinegia,state dame diſopranominate. Sparta fece vno Recon vn picciolo Senato, che la gouernaße: Vines gianon ha diuiſo il gouerno con inomi, ma ſottovna appel

latione tutti quelli,che postono hauere amministratione, f , chiamano gentilhuomini.ilqualmedº lo dette il caſº: £ ā ##pii: .

. .‫س‬.

L 1 в к о

*

che laprudenza,dichi dette lorole leggi : perche effendofi ridotti in/a quelliſcogli,doue à hora quella città per le cºgie ni dette di ſopra,molti habitatori,come furon creſciuti in tantonumero,che a volere viuere inſieme biſognaſelorofar leggi,ordinareno digouerno, econuenendoſpeſſo

:

inflemene configli a deliberare della città, quando parue

‫بیرف‬ - * ** *

loro effere tanti, che fuſero a fufficiencia ad vno viuere politico, chinſonola via a tutti quelli altri, che vi veniſi no ad habitare di nuouo,dipotere conuenirenelorogouerni, c; coltempotrouandoſi,in quelluogo affai habitatorifuori delgouerno,perdarereputatione a quelli, che gouernaua vogli chiamarondgentilhuomini,3. li altri popolani. pote queſtomodo naſcere, cº mantenerfi ſenza tumulto : per ehe quando s’nacque, qualunque all'hora habitaua, in Oınegia.fufatto delgouerno,di modo che nefuno fi peteua dolere : quelli, che di poi vi vennero ad habitare, trouan dolo statofermo,G- terminato, non baнеиано cagione, 72e commodità difare tumulto : la cagione non vera, perche non era stato loro tolto coſa alcuna; la commoditá non ve

ra,perche chi reggeual teneua infrene. c non gli adope

rauain coßdeute potestinopigliare auttorità oltre dique fto quelli,chºd poi vennonë adhabitare vinegia,non ſono fatimelti,& ditanto numero,che vifia diproportione da chigligouerna a lorº,chefonogouernati; perche il numero de gentilhuominio egli è eguale aloro; o egli è ſuperiore: f che per queſte cagioni Dinegia pote ordinare quellofato,3 mantenerlo vnito.Sparta,come ho detto, era gouernata da vn Reg davnostretto Senato,c; potemantenerficofilan

go tempo,perche estendo in Sparta pochihabitatori, c ha uendo tolta la via a chivi veniſſe ad habitare, & hauende

prefeleleggi di Ligurgo con riputatione , le quali ofer aº , leuauanºvia tutte le cagioni de tumulti, удував pºte -

Р R I М. о.

!7

: renº viuere vniti lungo tempº; perche Ligurgo con le ſe leggi fece in Spartapu equalità di fuſtanze, & meno e qualità di gradº; perche quiui era vna equale peuertà; & # erano manco ambitioſi: perche igradi della città fi iſtendeuano in pochi cittadini, c efano tenuti diſcofio dalla Plebe, nei nobili coltrattagli male dettero mai loro deſiderio di hauerli, queſto nacque da i Re Spartani, i quali effendo collocati in quel Prencipato, ci poſtiin mez Kº di quella nobiltà, non haueuanomaggiorerimedio a te

merefermo la loro dignità, che contenere la Plebe difeſa da



ogni ingiuria : il chefaceua, che la temeua, có non deſideraua Imperio; eớ non hauendo Imperio, ne te mendo, era leuata via lagara, che ella poteffe hauere con

la nobiltà, có la cagione de tumulti: ci poterono in queſta guiſa viuere vniti lungotempo. e Ma due coſe principali

cauſarono queſtavnione, l'una efferpochigli habitatori di Sparta, eper queſto poterono efferegouernati da pochi:l’al tra, che non accettando foreſtieri nella loro Republica, men haueuano occaſione ne di corromperfi, ne di creſcere,

in tanto che ellefuſe in/opportabile «queipochi, che la ge uermauano. Conſiderando adunquetutte queſte cof, f vede, come a Legiſlatoridi Roma era neceſſariº fare vna delle due cafe, a volere, che Roma feſſe quieta, come le fopradette Republiche, o non adoperare la Plebe inguerra,

come i Dinitiani,o non aprirela via a forefieri, come gli Spartani: & eglinofecero l'una e l'altra, ilchedette alla Plebeforza, est accreſcimento, est infinite occaſioni ditu multuare. &feloffato Romanoveniua adeſſerpiu quiete,

nefguiua queſto inconueniente,che egli era anchopus debo le; per

troncaua la via di potere venire a quella

andezza doue eiperuenne. In modo, che velende Roma

uarelseºgionidetumulti, kuasaanche le cagiºni:i:i' C # ampli|

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amphare, e intattele egº humaneſvedequeforbileef Jamina à bene, che non fi pxò mai cancellare vro inconue miente, che non nefirga vn'altro, pertantofº tu vuoi fare vn popolo numeroſa,est- armato per poterefare vno grande Imperio,lofu di qualità, che tu non lo pueipoi maneggiare a tuo modo: /e tulo mantieni,º picciolo, o difarmato per pos

tere maneggiarlo;feegli acquiſta domino,nõlo puoi tenere, o duentaj vile, che tu ſe preda di qualunque ti affälla:

co però in ogni noſtra deliberationefidebbe confiderare do sue fono meno inconuenienti Ġº pigliare quel per migliore par

tito:perche tutto netto, tutto ſenza fosþetto non fi truona anai. Poteua adunque Roma afimilitudine di Sparta fare vmo Prencipe a vita,fare vn Senato picciolo,ma men pote

ma,come quella, non creſcere ilnumero de cittadini ſuoi va lendofare vngrande Imperio : il chefaceua, che il Re 4 vi ta, 3 il picciol numero del Senato, quanto alla vnione, gli

farebbegonato poco. Se alcuno vokſepertanto ordinare v wa Republica dinuouo, harebbe effaminare,fe voleffe cheel la amphaſe,come Roma,di dominio, & di poten Ka, o vera ch'ella fefe dentroa breuitermini. Nel primo è neceſſa rio ordinarla,come Roma,es dare luogoa tumulti, est alle

diffenſioni vniuerſal,ilweglio chef può perchefenzagram numero di huomini,6- bene armatinon maivna Republica

potrà creſcere,o ſe ella creſcerà mantenerfi. Neljesondo ca Jo lарно: ordiñare,come # come Vinegia.Ma perche l'ampliare è il velenodi# fimul, Kepu, debbe in tutti quel li modi,chefi può,che le ordina prohibere loro lo perche tali acquiftifondati ſopravna Repub.debole,fono al tutto la rouinafua,came interuenne a Sparta,ej a Vinegia.

#;

deste qual la prima hauenaoſifattomeſſa quaſi tutta la Gre cia,moſtrò infu vna minimo accidente il debolefondamente

(softrehºf guita larthellione di Thebe,canſata da -

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12

pida,ribellandoſi l'altre cittadi, rouinò altutte quella Re publica, Similmente Dinegia,hauendo occupatogran parte

deftalia,có la maggiorparte non conguerra,ma condana ri, G-com affutia; comeella hebbe a fare pruowa delleforze

fãe,perdettein vna giornata ognicoſa. Crederei bene,che • farevna Rep.che durafelungotempo,faffeilmodo,ordinar

la dentro come Sparta,o come Dinegia,porlain luogo forte, ci-di tale potenza,che nefuno credeffe poterlaſubito ºpprt

mere; có dall'altrapartenenfaſefi grande, che ella faſe formidabile ai vicini, ci cofipotrebbelungamente goder

filstofato: perche perduecagioni fi fºguerraad vna Republica: ľvna èperdinentarne Signore, l'altra per pau

ra ch'elle non tioccupi. Queſte due cagioni il fºpradetto modo quafin tutto toglie via; perchefe ella è difficileadef pagnarfi,come is la preſuppongo, effendo bene ordinata alle difeſa,rade volte accaderà,ºnon mai, che vno paſſafar di

fºgno d'acquistarla; fe ellaß starà intra i terminifaoi, có: veggefi per eſperienza,che in lei non faembutiºne, non oc correrà mai, che vno perpaara di fe gli fisccia guerra. Et

tantopiu/arebbe queſto ſe efuſe in lei ordine,º legge, che le prohibiffe l'ampliare.Érfenxa dubbiocreda, che potendoff tenere la coſa bilanciata in queſto modo,chets farebbeilve re viuerpolitico,& la vera quiete d'una città. e. Ma eßen do tutte le cofe degli huomini inmoto, c; non potendoftare

falde, cỡuiene cheellefaglino,º che elleſcendino, Et a molte coſe che la ragione non rinduce,riaſtringelaneceſsità tal mente che hauendo ordinaravna Rep.atta amantenerfi,mã ampliandotest laneceſità le conduceſse adampliare,fver rebbe a torreviaifondamentifuoi, có a farlaroninar con

piaprºffeXXa. (of dall'altraparte quando il cielo le fußeſi

benigno, cheellanonhauefie a farguerra,ne naſcerebbe, ‫ ﻭه‬، ، ، ، ، * chº Ꮳ - -

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chełotio lafarebbe o effeminata, o diuiſa. Lequali duetofi inſieme,o ciaſcuna perfe,farebbono cagione dellafia rouima. Per tantononfipotendo ( come io credo ) bilanciare

queſta coſa,ne mantener queſta via delme{Ko «punto, bifºgna nell'ordinare la Republica penſare alla partepiu honereuole,c3 ordinarla in modo,che quandola neceſſità finduceffeadampliare, ellapoteſſe quello, ch'ells haueffe occupato, conferuare. Et per tornare al primo ragionamento, credo che fia neceſſario ſeguir l'ordine Romano, cº non quello dell'altre Republiche, perche trouare vn modo mezzo infraluno, cơ l'altro non credef poſſa. Et quelleini micitie, chetrailpopolo,G-ilSenato naſceſſino, fideurebbe

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tollerarlepigliandolepervne inconueniente neceſſario aper uenire alla RomanagrandeXza. Perche oltre all'altreragi oni allegate, doue fi dimoſtra l'auttorità de Tribunieſere

ffata neceſariaper laguardia della libertà,fipuefacilmen te conſiderareilbeneficio, chefanno nelle Republiche faut torità dello accuſare, laquale era tre gli altri commeſſa s

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Tribuni,comeneifeguente capitolofdforrera,

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Quanto fiano neceſſarie in vna Repub.

l'accuſe

permantenere la libertà,



Cap. VII.

|-

*

-A coloro, che in vma città/Gnaprepoſtiperguardia delle MTAfaa libertà, nonfipuodare auttoritàpiu vtile, cº me

ceffaria, quanto è quella dipotere accuſare i cittadinialpe polo,o a qualunque magiſtrato, o configliº, qnandochepec caffino in alcuna coſa contro alloffato libero. Questo ºrdiwe

fa duoi effettivtiliſſimi advna Republica. Il primº è, chei

eittadini, perparadinon estracenſati, nan tentaneceſº ',

:

*

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13

entre allofato,c tentandolefºno incontinente, ci fenxa rispetto opprefi. L'altro è, chef davia a fogare quellihn mori, che creſcono nelle cittadi, in qualunque modo, con traaqualunque cittadine. Et quando queſti humori non

hanno,onde fogarfordinariamente,ricorrono a modi effra ordinarij,chefanno rouinaretutta vna Republica. Et non łcoſa,chefaccia tanto ſtabile, ci ferma vna Republica, quantoordinare quellain modo, che l'alteratione diquesti

humori, che la commouono,habbia vna viada fogarfi, or dinatadalleleggi. Ilcheffpuoper moltieſempi dimoſtrare, cỡ mafime perquello, che adduce Tito Liuio di Coriolano. Doue ei dice,cheeßendo adirata contra alla Plebe la mobil tà Romana per parerle,che la Plebe haugße troppa autto

rità, mediante la creatione de Tribuni, che la difendeuanc; cºefiendo Roma(come auuiene) venuta in penuriagrande

divettouaglie; & hauendo il Senato mandato pergrani in Sicilia, Coriolano nemico alla fattione popolare configliè,

cºme egli era venutoiltempo da potere caſtigare la Plebe, cºtorlequellaauttorità, che ellafi hauena in pregiudiciº

della nobiltà prefa, tenendola affamata, & non le diſtribu endoilfrumento. La qual/entenza eßendo venuta agli o recchi delpopolo,eſso prefetanto diſdegno contro a Coriola no, cheallovſcire del Senatolo harebbe tumultuariamente morto, fºi Tribuni non l'hauefiero citato a comparirea di fenderela caufafaa. Soprail quale accidentefi nota quello,

che diſºpraf i dette, quantofia vtile, cº neceſario chele Republiche con leleggi loro diano onde fogarf all'ira, che concepe la vniuerſalità contro a vno cittadino. Perche quando questi modi ordinarij non vistano, fi ricorre a gli straordinarij; & ſenza dubbio queſti fanno molto

fºggiori effetti, che non fanno quelli. perchefe ºrdinä • **«



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*

*

L I в к о

riamente vno cittadine è oppreſſo anchora cheliffe fatte torto,nefeguita,º poco,º nefuno diſordine nella Republica,

perchela eſecutioneffa (enzaforze priuate, cớfenza forze foreſtiere,chefono quelle,cherouinamo il viuerelbero, maf

fa conforKe, cordinipublici, che hanno i terminiloropar zicolari, nepaſſano a coſa, che rouini la Rep. Et quanto «

confermare queſta opinione congli effempi, voglio che de gli antichimi baſtiqueſto di (oriolano, ſºpra ilquale ciaſcu no confideri,quanto malefariaproceduto alla Rep.Romana, fº tumultuariamente eifuſestato morto, perche ne naſceua offeſa dapriuatia priuati, la quale ºffefa genera paura, la paura cerca diffa per la diffa fi procacciano i partigiani, naſcono le parti nellecittadi,& dalle partilaronina di quel le, ma effendofgouernata la coſa, mediante chine haue

ua autorità,fivennero a torvia tuttiqueimali,che nepote uano naſcere, gouernandola con auttorità priuata. Noi habbiamoveduto nenoftritempi,quale nouità, hafatto al la Rép.di Firen Kenon poter la moltitudine fogare l'anime faoordinariamente contra advmfuo cittadino: come ac caddè neltempo di Franceſco Calori, ch'era come Prenci

pedella citta,ilquale effendo giudicatº ambitioſº da molti, c3 huomo che volefſecon lafaa aadacia, c. animeſtà a

aanzareilviueretiuileac non effendonella Rep. via apo terlireffere,/enon con vnafetta contrariaallafaa,ne mac que, chenon hauendopaura quello fenom de modiffraordi

narij,fcomminciòafare de fautori, che lo defendeffers. Dall'altreparte,quelli, che loppugnauano, non hauendo via ordinaria a

: , penſarono alle vie effraordi

narie: in tanto chefvenne alle armi, G-doue ( quando perloordinarioffuſepotuto opporfeli)farebbe lafaa aut torità penta confuodanno fole; hauendof a ſpegnere per

kestrarrdinarie,/gwi gºndamnºmºn fºlamente fios :

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dimolti altri nobili cittadini, Potrebbefianchora allega reafermeŘXa della ſopra feritta conchiuſione l'accidente feguito purin Firenze (opra Pietro Soderint,ilquale altuttº Jegui per non efferein quella Republica alcuno modo d'accu fe contra all'ambitione de petenti cittadini, perche lo accu fare vn potente adotto giudici in vna Rep, non baſta. Bi fogna che i giudicifiano affai, perche pochi fempre fanno a modo di pochiſsimi,tanto che fetali modi vifußineffati, o i

Cittadinilo hauerebbono accuſato, viuendo egli male, ci pertalmexXoſenza farvenirel'eſercitº Spagnuolo,hareb bono sfogato l'animo loro; o non viuendo male, non hareb bono bauuto ardire operarlı contra, perpaura di non effere eglino accuſati. , ci coffarebbe d'ogni parte ceffata quell' ingordigia, chefu cagion di ſcandolo. Tanto che fi puo

conchiuder queſto, che qualunque voltaf vede cheleforKe efternefiano chiamate davna parte d'huomini, che viuono in vna cittá,fi puo tredere, che naſca da cattiui ordini di

quella; per non efferedentro a quel cerchio ordine da pote re (enŘa modi eſtraordinarj sfogare i maligni humori,che

ñaſcono ne gli huomini; a che fi prouede al tutto, con ordinarui ľa ccuſe a i molti giudici ,

& dare reputatio mea quelle, Liquali modi furono in Roma fi bene or dinati, che in tante diffenſioni della plebe, est del Senato

mai, º il Senato, o la plebe, o alcuno particolar cittadino non diſegnò valerfi di forze efterne; perche hauendo ilrimedio in caſa, nomerana neceſitati andare per quello

fuori. Et benchegli eſempi ſopraſcrittifano affafafficien tia prouarlo, nendimenº ne voglio addurre vn'altro, reci tato da Tito Liuionellafaa hiſtoria: ilqualeracconta, co meestendefato in (hiuſi,città in quei nobiliſima di Testana,da vno Lucumone violata vna/ºrella di Arunte,

:

ç#mõpetendo 4runte vidicarſiperlapotizadelviolatores -

-

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fenandò a trouerei Francioſi, che allhora regnauano in

quelluogº, che hoggifichiama Lombardia, &quelli con fortò a venire con armata mano a (hiuſi,monſtrando loro, comecon loro vtilelopoteuano vendicare dell'ingiuria rice

wuta: cºfe e Arunte haueffe veduto poterfi vendicare con imodi della città,non harebbe cerco le forze barbare.e_Ma come queſte accuſefºno vtiliin vna Republica: cofifonoin utili,có dannoſe le calunnie,come nelcapitolo ſeguente dif correremo,

ఇత్థ

le accuſe fono vtili alle Republiche, tanto ono pernicioſe le calunnic. Cap. VIII,

On oſtante, che la virtu di Furio (amillo, poi che e gli hebbe libera Roma dallo aſſedio,c3 dalla oppresto me de Franciofi,haueffefatto,che tutti i cittadini Romani, fºnzaparerlorotorfireputatione,ºgrado,cedeuano a quello: mondimeno Mallio (apitolino nonpoteua fºpportare, che glifuſe attributo tanto honore,c; tantagloria. Parende

gli guantº allafalute di Roma, per hauere faluato il Ćam pidoglio,hauere meritato quanto Camillo; & quanto all’al tre laudi della guerranoneffere inferiore a lui, Dimodo

che carico d'inuidia , non potendo quietarfi per la glo riadiquello,& veggendo non poterefeminare diffordia in

fra i padri,f volfealla Plebe, feminando varie opinionifi niftretra quella. Et trafaltre coſe, che dicena, era,come il thefºre,ilqualefera adunato inſieme perdare a Francioſ, -c-poinon dateloro,eraffato vfarpato da priuatitittadini, јната јї poteua conuertirlo inpublica vtilità,

:

alleggerendo la Plebe da tributi, oda qualche priuate de

bito. Queſteparolepoterono affai nella Plebe, tai che con dºminciò hauere concorſº,cf. afare afstapoſta tumulti *

* * · *** -



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mella città. Laqualcoſa diſpiacendo al Senato,ciparãdolidi memēto,cºpiricolofa,creòvno Dittatore,perche ei riconof. cefequeſte cafº,c}fenaffe l'impeto di Mallo. Ondefubito che il Dittatore lefece citare,e cõduffonſ in publico all'in cõtrol’vno dell'altro,il Dittatore in mezzo de mobili,est Mał

lib in mezzo della Plebefu domandato Mallio,che doneſe dire,appreſſoa chi fuſe queſto theſoro, cheei diceua, per che

ne era cofi deſiderofo ilSenato d'intenderlo,come la Plebe,« che Mallionãriſpondeuaparticolarmente,ma andādofug gende,diceua come mõ era neceſſario dire loro quello, che effi

Japeuano, täto cheil Dittatore lofecemettere imprigione.E da notareper queſto teſte,quantofiano nelle città libere,có

in ogni altro modo di viuere danneſe cº peſime le calunnie, cº come per reprimerlef debbe non perdonarea ordine al cuno,che vi faccia apropoſito. Nepuo effere migliore ordi

ne a torlevia, che aprire affai luoghi alle accuſe; per che quantolº accuſe giouano alle Republiche, tanto le calunnie nuocono; c3 dall'altraparte è queſta differenza, che le ca lunnienő hanno bifogno di teſtimoni,me di alcuno altrºpar

ticolare riſcontro a prouarle;in modo che ciaſcunopuo effere calunniato,ma non puegia effere accuſate;hauendo le accu fe biſogno di riſcontri veri,e di circonfianKe, chemoſtrine

laverita dell'accuſa. Accuſonfi gli huomini amagiſtrati,« popoli,a configli; calunnianfiperlepiaXXe.c3 per le loggie. D(af queſta calunnia douefvfa meno la accuſa,e deuele cittàfonomeno ordinate à riceuerle. Peròvno ordinatore d’w

na Republica debbe ordinare, chef poſſa in quella accuſare ºgni Čittadinº ſenča alcuna paura,ºfeza alcunofºſpetto. Et fatto queſto,e bene offeruato, debbe punire afframếteicalun niatori,i qualinonfipofono dolere, quãdofanopuniti,hauž

doi luoghi apertiavdırele accuſedicolui,chegli hawefe per ieleggie calunniato, Et deuenã è bene ordinata -

”।քում, eguse

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feguitano/empre diſordinigrandi; perchele calunnie com moueno,c non caſtigano * cittadını; மு.gli соттор, pen

fano di valerfodiando piutoſto,che temendo le coſe, chef dicono contro aloro. Queſta parte(come è detto) era bene

ordinata in Roma, cèfata ſempremale ordinata nella moſtra città di Firenze. Et come a Roma queſt'ordınefece

molto bene,a Firenze queſto difordınefece molto male. Et chi leggerhiſtorie di queſta città,vedrà quante calunniefo moſtate in ogni tempodatea faoi Óttadini,chefi/ono adope ratinelle coſe importanti di quella. Delľvno diceuano,che egli haueua rubato danari al commune; dell'altro, che non bauena vinto vna impreſa, per effere ſtato corrorto , cº

che quell'altro per ſua ambitione haueua fatto il tale, cĵ- tale inconuentente .

Di che ne naſceua , che

da ogni partene fargeua edio ; onde fi veniua alla diuifio ne , dalla diuifione allefette, dallefette alla rouina. Che fefaſe stato in Firen Ke ordine di accuſare i cittadini,cºpu nire icalunniatori, non feguiuano infiniti /candali , che fonſeguiti ; perche quei (ittadini , o condemnati, º affol tichefufino, non hauerebbono potuto nuocere alla città, cyfarebbonoffati accuſati meno affai, che non ne erano calunniati ; nonfipotendo ( come ho dette) accuſare, come calunniareciaſcuno. Et tra l'altre cofe , di chefè valuto alcuno Cittadine per venire alla grandeXza fua, fºno fatequeſte calumnie. Lequali venendº contro a Cit tadini potenti, all'appetito fo fi opponeueno, cº face

mano affai perquello,perchepigliandolaparte delgran popo lo , cº confirmandolonella mala opinione , che egli ha

weua dilorofe lo fece amico. Et benchefe ne poteſſe ad durre affaieffempi,veglio effer contento d'vn folo. Era, l'eſercito Fiorentino a campo a Lucca commandato da

vstºfºrgionamiguicciardinibuoncommiferiodiquet =; ,-

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lo, volunsoicattiuifotgouerni, o la cattiua fia fortuna, che repugnatione di quella città non ſeguiße; Purc: munqueừcaſº steſe, nefuincolpato mester Giouanni, di cendo,come egli era fiato corrotto da Lucchef. Le quale calunniaeffendofauorita da nimicifaoi, condulfº Meffer Gіонанті quafin vltima diſperatione. Et benche per

#iustificarfi eifvoieſe metter: nelle mani del (apitano, :endimeno nonfipote maigiustificare, pernonefferemodi inquella Republica da peterlo fare. Di che ne nacque afaisdegno treglamicidi « Meffer Giouanni, che eranº la maggiorparte degli huominigrandi, c; infra coloro,che deſideraxano fare noui tà in Firenze. Laqualcoſa cổ per

/

queſte ø per altreſimilitagionitantºcrebbe, che ne figuà larouina di quella Republica. Eraadunque e Mallo Ca tollino calunniatore est non accuſatore,C# i Komani waº jiraronº in queſto caſº apuntº, conei calunniatorifi deb bono punire:Perchef debbe fargli diuentare accuſatºri; ø-quando l'accuſafriſcontrivera,o premiarli, o non pu

mirii; ma quando ella nonfriſcontrivera,punirli, cºmefs punito 7‫عر‬Mallio.

Come egli è neceſſario efferfolo a volere ordinare vna Républica di nuouo al tutto fuori dellianti chi fuoi ordini riformata. Cap. IX

E:forfe adalcuno,cheio fia troppº trasterſº dem Cutro nella historia Romana,non hauende fatto alcune mentiene anchora degliordinatoridiquella Républica 3": diquelliordini,cheo alla religione,º alla militia riguardaf. frø.ɛt però non volendºtenerepi: fofef; gli animi dice loro, che ſºpra questa parte volefino intendere alcune ce ferdico,come molti perauentara giudicheranno di catti -- - - - -

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weefſempio,che vno formatore di vn vinere ciuile. qualefis Remolo,habbia prima leuato di vita vn fo fratello,dipei com/entito alla merte di T.Tatie Sabino,eletto da lui come

pagnonel regnº; giudicandoperquesto,chei/asicittadini potesterocon l'auttorità delloro Prencipe,per ambitiºne,ơ defiderio di comandare , offendere quelli, che alla loro auttorità fi opponeſino. Laquale opintone farebbe ve

ra,quando nonf confideraffe, che fine lo haneſe indotte afaretale homicidio , ĉe debbeſi pigliare questo per vnaregolagenerale, che non mai,o di rado occorre, che al cuma Republica,º regnefia da principioordinato bene ‫ هو‬al tutto denuoue fuoridelli ordini vecchi riformato, fe non è

ºrdinato da vno.e-Anxi è neceſſario,chevne folofa quello, che dia ilmodo,c) dalla cui mente dipenda qualunquef mile ordinatione.

Però vnoprudente ordinatore di vna

Republica,ơ che habbiaquesto animº, di volere giouare non afe, maal bene commune , non alla fue propria fuc

cestone,maalla commune patria,debbeingegnarfidi haue rel'auttoritàfolamente:nemaivno ingegnofauioriprende ràalcuno di alcuna attieneestraordinaria,cheper ordina

re vnregne,o conſtituire t'na Republica vſafe. (onuie ne bene,che accuſandolo il fatto,l'effetto lofuf; c3 quan

defa buono, comequesto di Romolo, ſempre le fusterà ; perche colui , che è violentoper gnaftare,non quello, che è perracconciare,fidebberiprendere. Debbe bene in tante efferprudente,& virtuoſo, chequella auttorità, chefiha

preſa,non la laſci hereditariaad vn'altro. Perche effendogli huominipiu chini almale,chealbene,potrebbeilfuofacceſ. forevfare ambitioſamente quello,che da lui virtuoſameente

faſeffato vfato.Oltrediqueſto,ſevne è atto aderdinare,nã èlacoſaordinata perdurare molto,quando ellarimägeſpre

lefþalle d'one;maßbene quãdorimansallacura di molti.

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e chea molti fia il mantenerla. Perche cof come molti non fono atti adordinarevna coſa, per non conoſcere ilbene di quella cauſato dalle diuerſe opinioni, che fonofra loro: 鸞 conoſciuto che lo hanno, nonfi accordano a laſciarlo. Et che Romolefuſe di quelli, che nela morte del fratello, est: delcompagno meritaffe ſcufa,c- che quello, chefece, fuffe peril bene commune,c} men per ambitione propria,lodimo fral'hauer quello fubito ordinato vn Senato,colqnale fi cõi. figliaffe, că fecondo l'opinione del quale deliberaffe. Et chi

conſidera bene l'auttorità, che Romolofi riferbo, vedrà non fe ne effere riferbata alcuna altra, che comandare alli effer citi,quandofi era deliberata laguerra; c. diragunare ilSe nato;ilche fi vide poi, quando Roma diuenne libera per la cacciata de Tarquimi, done da Romani non fu introdotto alcun nuouo ordine, fenon che in luogo divno Reperpetuo fuſero duoi Conſols annuali, Ilche approua, tuttigli ordini

primi di quella città effereſtati piu conformi ad vno viuere ciuile, e3, libero,che ad vno aſſoluto,es tirannico. Potreb befi dare in confermatione delle coſe fopradette infinitief: fempi,come Moiſe, Ligurgo, Solone, cý altri fondatori di Regni,e di Republiche, i qualipoterono,per hauerfi attri buito vna auttorità,formare leggia propofito del bene com mune,ma li vogliº lafciare in dietro,come coſa nota. e Ad durronne folamente vno, nõfi celebre,ma da confiderarfiper coloro, che deſiderafero effere di buoneleggi ordinatori: il quale è, Che confiderando «Agide Red Sparta ridurreli

Špartani tra quelli termini, che le leggi di Ligurgºgli hauef. fero rinchiuſi; parendoli che per efferne in parte vfcitifuori,

lafaa città hauefeperduto affai di quella antica virtù,et per conſeguente diforze, est d'imperio, funefuciprimiprincipiſ amazzato dalli Ephori Spartani, come hucmo, che

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ºccupare la tirannide . « Ma faccedemde dopà lui nel -р \ regne ノ

I a t o‫سق‬L

regno Clemene, c. naſcendoli ilmedeſme deſiderio perli ricordi, est-/critti, che egli hauea trouai di Agide, doue fi vedena,quale era la mente, e intentione ſua conobbe non

potere fare queſto bene alla ſua patria,fe non diuentaua/olo , di auttorita,parendogli per la ambitione degli huomini, nºn poterefare vtile a molti contra alla voglia di pochi. Et prefs occaſione conueniente fece * ire tutti gli Ephori, & qua

lunqueatrogli poteſe centrºjfare, dipoi rinouò in tuttale leggi di Ligurgo. Laquileđềliberatione era atta afareri fuſcitare Sparta, est darea Cleomene quella riputatione, che

hebbe Ligurgo, ſe non faſe fato lapotenza de e Mace doni, er la debolezza dell'altre Républiche Greche. Per che effendo dopo tale ordine aſfaltato da c_Macedoni, G trouandofi perſe medefimo inferiore di forze, eý non ha

uendo a chi rifuggire, fu vinto; & reſtò quel fuo diſegnº (quantunquegiaffo, G. laudabile)imperfetto . Confiderate àdunque tutte queſte coſe, conchiudo, come à ordinarevna Republica è neceſſario efferefolo, c; Romolo per le morte di Remo, cá- di Tatie meritare fuſa, est non biafimo.

Quanto fono laudabili i fondatori d'una Repub. o d'uno Regno : tanto quelli d'una tirannide fono vituperabili.

Сар. Х. ****

T Ra tuttigl\{usmini laudati,fono laudatifimiquelli, che/onoffati čapi, et ordinatori delle religioni: appreſſe

dipsi quelli, che hanno fondato o Republica,º regni. Depò

cófºro fino celebri quelli, che preposti alli eſerciti hanno атрkatoо ilregno loro, o quello della patria. e. 4 queſtif

aggiungonegli huomini letterati. c. perche queftifono di

piuragioni, Jonº celebrati ciaſcuno defifronde ilgrade . ,

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ոօ.

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Iያ

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filº. A qualunque altro huomo, ilnumero de quali è infini to, fi attribuiſce qualche parte di laude, laquale gli arreca l'arte, & l'effercitieſuo. Sonº per lo contrario infami, cá degni di maladitione gli huomini deſtruttori delle religioni, diſipatori de regni, & delle Republiche, nemici delle virtu, delle lettere, est d'ogni altra arte,che arrecki vtilità, c; ho more allegenti humane, come fonogli impij, có violenti, gli ignorant, gli otiofi, e vili. Et nefuno farà maifi pazzo, ºf fauto,ofi triffo,ofi buono, che prepefali la elettione delle due

qualità d'huomini, nõlaudi quella,che è da landare, eſ bie first quella,che è da biafimare. Niête dimeno dipoiquafitue ti ingānatı davnofafo bene,e da vnafalſa gloria,filaſcio nº andare o volontariamente, o ignorantemente megradi di coloro, che meritanopu biafimo, che laude. Et potendo fare con perpetąo loro honore o vna Republica, o vn Ke gno, fi vogono alla tirannide, ne faurggono per queſto

fartito, quantºfama, quantagloria, quanto honore, ſicur tà, quiete, con fatisfatione d'animo e nggono, cº in quanta infamia, vituperio, biafimo,pericolo, & inquietudine in corrono. Et è impoſſibile, che quelli, che in iftato priuato viuono in wna Republica, o che perfortuna, o virtù ne di uentono Prencipi, feleggefino le hiſtorie, est delle memorie delle antiche coſefacelfino capitale, che non volefero quei tali priuati viuere mella loro patria pia teſto Scipioni, che

Cefari; & quelli chefono Prencipi, piu toſto «Agefilai. Timoleoni, Dioni , che Nabidi, Phalari, est Dionifi: perche vedrebbono queſti efferefommamente vituperati, eớ quelli ecceſſiuamente laudati. Oedrebbono anchora come #:: est li altri non hebbeno nella patria loro meo

no auttorità, che fî haueffino Dionifio, & Phalari, "4

vedrebbono di gran lunga hauerni haunto piu feurtà. Nefiaalcunochesinganniperlagloriadi (farex/Entendele -**

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maſſimamente celebrare dagliferitteri: perche queſti, che lo landano,fono corrotti dallafortunafaa,et fþauentati dal la lunghezza dello imperio, il quale reggendoſi fotto qие! nome, non permetteua che gliſcrittori parlaferoliberamen te di lui, Machi vuole conoſcere quello,chegá ſcrittori liberi me direbbono, vegga quello,che dicono di Catilina: cô tan

to èpiu vitupereuole Ĉefare,quantopiuè da biafimare quel lo, che hafatto,che quello,che ha voluto fare vn male. Deg ga anchora con quante laudi celebrano Bruto, tal che non

potendo biafmare quello per lafaapotenza, e celebrarono il nemicofuo, Confideri anchora quello, che è diuentato Pren cipe, in vna Republica,quantelaudi,poi che Romafu diuen tata imperio, meritarono piu quelli imperadori, che viſſero fotto le leggi,e come Prencipi buoni,che quelli,che viſeroal contrario: & vedrà,come a Tito, Nerud,Traiano, Adria mo, s Antonio, G. Marco, non erano neceſſarij ifoldati Pre

toriani,ne la moltitudiue delle legioni, a difenderli, perche i coſtumi loro,la beniuolenza delpopolo, l'amore del Senatogli difendeua. Oedra anchora come a Caligula, Nerone, Di tellio, est tanti altrifcelerati imperadorinon baſtaromogli efferciti Orientali, est Occidentali a/aluarli contra a quei nemici,che iloro rei coffumi, la loro maluagia vita haueus lorogenerati, Et fela hiſtoria di coforo fuffe ben confidera ta, farebbe affai buonoammaestramento a qualunque Pren cipe, a moſtrarli la via dellagloria, o delbiafimo, e della

fcurtà,e deltimore fuo. Perche di XXVI. Imperatori, che furono da (fare a c_Maffimino, XVI. me furonº amazzati, X. morirono ordinariamente. Etfe di quelli, che furono morti, vene fu alcuno buono, come Galba,es

Pertinace, fu morto da quella corruttione, che l'anteceſſe refuo hauena laſciatanefoldati. Etſe tra quelli,che mori reno ordinariamente,ve nefu alcunoſcelerato,come Seuere, писане

P R I M o.

I.9

nacquedavnafnagrandiſſimafortuna, est virtu, le quali due cefepochi huomini accompagnano, Oedra anchora per la lettione di queſta hiſtoria,comefipuo ordinarevn Regno buono:perchetuttigli Imperadori,che fuccederono all'im perio per heredità,eccetto Tito furono cattiui; quelli, che

peradottime furono tutti buoni, come furono quei cinque da Neruaa e Marco.Et come l'imperio cadde nelli here

di,ei ritornò nella ſua rouina, Pögafiadunqueinanzivn PrF cipe itempida Nerua a Marco,est conferiſcagliconquelli, che eranoffati prima,est chefurono poi, elegga in quali ve leffe effere nato,eaquali voleffe effere prepoſto. Perche in quel ligouernati da buoni,vedràvn Prencipeficuro in mezzode fuoificuri cittadini,ripieno dipace,est digiuſtitia ilmondo,

vedrà il Senato con la ſua auttorità,i Magiſtrati con faoi honori,goderfi cittadini ricchile loro ricchezze , la nobil

tà,e la virtù effaltata, vedrà ogni quiete, est ogni bene. Et dall'altraparte ogni rancore,ogni licenza , corruttione, cá- ambitione #penta,vedrà i tempi aurei,deue ciaſcano puo

tenere,có difendere quella opinione, che vuole, vedrà in fine trionfare il mondo, pieno di rinerenKa, & di gloria

il Prencipe,d'amore, & dificurtà i popoli. Se confidera di poiminutamentei tempi degli altri Imperadori, gli vedrà atrociperleguerre,diſcordi per lefeditioni; nella pace, č3 mellaguerra crudeli; tanti Prencipi morti col ferro, tan te guerre ciuili, tante efterne, l'Italia afflitta , cf. piena dinuoui infortunij, rouistate , có faccheggiate le città di quella; vedrà Roma arfa,il Campidoglio dafuoi cittadini disfatto,deſolatigli antichi templı,corrotte le cerimonie, ri

piene le città d'adulterij, vedrà il mare pieno di efilij, li fogli pieni diſangue. Vedrà in Romaſeguire innumera bili crudeltadi,ěla nobiltà, le ricchezze,gli honori, & fa

pra tutto la virtù effere -

೫.: a peccato ஆ. あ

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Dedrà premiaregli accuſatori, eſsere corrottiifrui contra alSignore,i liberi contra alpadrone, & quelli, a chiffero dagli amici, G. conoſcerà mancati i nemici, effere alhora beniſmo, quanti oblighi Roma, Italia, est ilmondo habbia con Cefare. Et ſenza dubbio fefarà nato d'huomo.fi

រ៉ូ

sbigottirà da ogni imitatione de i tempi catriui,est accende rafi d'uno immenfo defiderio di feguire i buoni. Et vera mente cercando vn Prencipe la gloria del mondo, aouer rebbe defiderare dipoffedere vna città corrotta, non per gua farla in tutto,come Ceſare,ma per riordinarla,come Romo lo. Et veramente i cieli non poſſono dare agli huomini mag giore eccafone digloria,negli huomini la poſſono maggiore defiderare. Etfe a volere orainare bene vna città,fi haneſe di neceſita a deporre il Prencipato,meriterrebbe quello che non la ordinaſſe pernon eadere di quelgrado qualche fêufa. Ma potendoſi tenere il prencipato, e ordinarla, ito#f me ritafuß alcuna. Et in femmea confiderino quelli,a chi i cie li danno tale occaſione, comefoxo loro prepofte due vie,l'una

che glifa viuereficuri, ci dopò la mortegli rende glorioſi; l'altraglifi viuere in continoue moleffie

, est- dopò la zreorte

lastiare difºvna/empiterna infamia.

Della religione de Romani.

Cap. XI,

A ZNchora che Roma haueſe il primo fo ordinatore Romolo, cº che da quello habbia ariconoſcere, come figliuola, il naſcimento, es la nudritura faa,nondimeno giudicandoicieli, chegli ordini di Romolo non baftauanea santo Imperio,meſſono nelpetto del Senato Romano di eleg ere Numma Pompilio perfaccefore a Romolo, accioche quelle coſe,che da luifuffero ſtate laſciate indietro, fuffero da

ZXammaordinate.Ilquale trouandº vn popoloferocistimo, -

e

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2O

cf. volendoloridurre nelle obedienze ciuili con le arti delº

pace,ſvolſe alla Religione,come cofa altutto neceſſariaa vo lermantenervna ciuiltà, et la ordinò in modo che perpiu fe coli nöfu mai tãto timore di Dio, quãto in quella Republi ca. Ilche facilità qualunque impreſa, che il Senato, o quei grandi huomini Komani difºgnaferofare. Et chi aſcor rerà infinite attioni e delpopolo di Roma tutto infieme, est

di molte de Romani da perfe, vedrà come quei cittadini te meuauo piu affai romperaalgiuramento, che le leggi, come coloro, cheffimauaro piu la potenza di Dio, che quella de gli huomini, come fi vede maniffamente per gli eſempi di Scipione, e di Mallio Torquato: perche dopòlarotta, che Annibale haweua data a i Komani a Canne, molti Cittadi

niferano adunati infieme, cº sbgottiti della patria, fiera no conuenuti abbandonare la Italia, & girfewe in Sicilia : il chefentendo Scipione, gli andò a trouare, c; colferro ignudo in mano gli coffrinſe a giurare, di non abbandonare la pa tria. Lucio Mallo, chefa di poi chiamato Torquato, era fato accuſato da Marco Pomponio Tribuno della Plebe,

cởinanzi che veniſſe ildi delgiudicio, Tito andò a trouare Marco, cớ minacciando di ammazzarlo,fe non giuraua di leuare l'accuſa al padre,lo costrinſe algiuramente; có quello

pertimore hauendo giurato, gli leuà l'accuſa : & cofiquei cittadini,i quali l'amore della patria, le leggi di quella non

riteneuano in Italia, vi furon ritenuti da vn giurawento, che furoneforzati apigliare, es quel Tribuno poſe da parte l'odio, che egli haueua colpadre, la ingiuria, che gli haueua fattailfigliuolo, est l'honore fao, pºr vbidreal giuramento preſº: ilche non nacque da altro,che da quella religione, che Nüma haueua introdotta in quella città. Et j# τόβ dera benele hiſtorie Romane, quãtoferuiuala religione aco

mãdare agli eſerciti, ariumire la plebe,amäteneregst huo ••

2D 4

mini buoniaffare

L I в ко

fare vergognareglitríſti.Talchefeffhaueffea diſputare, 4 quale Prencipe Rºmafufſe obligata a Komolo,o a Num ma,credo piutefo Numana otterrebbe il primo grado; per che doue è religionefacilmente fºpoffono introdurre l'armi ;

có douefono l'armi,c non religione,con difficultàfipuo in trodurre quella. Et fi vede,chea Romoloperordinare il Sema to perfare altri ordini ciuili,6 militari non glifu neceſſario dell'auttorità di Dio,mafu bens neceſſario a Numma,il quale finfº di hauere domeſtichezza convna ninfa,la quale lo informaua di quello,che egli haueffe a tõfigliare ilpopolo, 6- tutto na/6eua,perche voleua mettere ordini nusui,est in uſtati in quella città,c-dubitaua,che lafua auttorità non baffaſſe.Et veramente mai non fu alcuno ordinatore di leg gi effraordinarie in vno popolo,che non riccorreſſe a Dio,per che altrimētinon farebbero aceettate.perchefono molto bene . conoſciuti davno prudente;iquali non hanno an feragioni e uidenti da potergli perfadere adaltrui.Però gli huomini fa

ui,che voglionotorre queſta difficultà,ricorreno a Dio: cºfi fece Ligurgo,cof Solone,cofi molti altri,che hanno hauutoil medeſimofine di loro. Ammirando adunque il Pepolo Roma mola bontà,c; la prudenzafua,cedeua ad ognifua delibera

tione:Beneèvero,chel'effere quei tempipieni direligione,g quelli huomini,con i quali egli hauena a trauagliare, grolfi, gli diederofacilita grande a conſeguire i diſegnifaoi,potëde imprimere in lorofacilmente qualunche nuoua forma. Et fenza dubbio chi veleſſe nepreſentitempifarevna Republi capitfacilita trouarebbe negli huomini montanari , doue non è alcuna ciuilità,che in quelli chefºnovfa viuere nelle città,doue la ciuilità è corrotta: e vnofcultore trarrà piu

facilmente vna bellaffatua d'vno marmo rozzo,che d’vne male abbozzato d'altrui.Confiderato adunque tutto, con

chiudo,chela Religioneintrodotta da Numma,futrale pri /

孵g

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21

mecāgioni dellafelicità diquella città, perche quella causò buoni ordini,i buoni ordinifanno buona fortuna, có dalla

buenafortuna nacquero feliciauenimenti delle impreſe.es come la offeruanza delcultº diuino è cagione della grandez za della Republica; cofildiſþregio diquella è cagione della rouina d'effe.

Perche doue manca ittimore di Dio,con

uiene,che o quel regno rouini,o chefia foſtenuto daltimord' vno Prencipe,chefupplifa a difetti della religione:est perche i Prencipi fono di cortavita,conuiene chequelregno manchi preſto,/econdo chemanca la virtù d'effe : onde naſce, che i

regni, quali dependenofolo dalla virtù d'vn huomo,fonpo C9

#,# quella virtù manca con la vita di quello,

& rade volte accade,ch'ellafia rinfreſcata con la ſucceſſio ns,come prudentemente Dante dice. Rade volte diffende per lirami L'humanaprobitate:6 queſto vuoſe. Quei,che la dà perche da luifichiami.

Non è adunque lafalute d'vua Rep.o d'vn regno.vn Prë сіре,cheprudentementegouerni mentre viue, ma vno che l'

ordini in modo,che morendo,anchora ellafi mantenga. Et

benche agli huomini rozzipiufacilmenteſiperſuadevn or dine, o vna அ nuoua,non è per queſto impoſſibile per faaderla anchora agli huomini ciuili,ė chefpreſumanong eſfère rozzi.Alpopolo di Firenze non pare effere ne ignorã te,ne rozzo;nondimeno da Frate Girolamo Sauomarola fu perfaafº,che parlaua con Dio, Ionon voglio giudicare s'egli era vero,o no,perche d’vn tanto huomoje ne debbe parlare con riuerenza. Maio dico bene,che infinitili credeuano,sẽ za hauere vifo cofa nefuna eſtraordinaria dafarlo loro cre dere: perche la vitafua,la dottrina,ilſoggetto,che preſe,era ne /officientia farglipreſtarefede. Nonfia per tantoniu

me,ehefi sbigottistadinom potere conſeguire quello , ehe? --.*

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ffato

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fatº

ඝා d'altrui; perche gli huomini(come nellapre

fationeneſtraf diffe) nacquero,viffero, & morirono ſempre een vn medeſimo ordine,

Di quanta importanza fia tenere conto della Re ligione, & comela Italia,per efferne ella manca ta, mediante la chiefa Romana è rouinata. Cap. X I I,

Dei Prencipi , º quelle Republiche , lequali f vogliono mantenere incorrotte,hanno ſopra ogni altra cofa G mantenere incorrette le cerimonie dellä religione, ci

tenerlefempre nella loro veneratione.Perche wefano mag giore indiciofi puote hauere della rouina d'una Prouincia,

che vedere diſpregiato alculto diuino. Queſto è facile adintendere,conoſciuto chefi è,in fu che fiafondata la Religione, doue l'huomo è natº, Perche ogni Religione ha tlfondamen to della vitafua infu qualche principale ordine fue. La vita della Religionegentile erafondata ſºpra i reſponſ delli ora coli,es-ſopralafetta degli e Ariol,& degli Aruſpici: tutte le altre loro cerimonie,Jacrificij,e riti dipendeuano da qне ffi. Perche effifacilmente credeuano,che quel Dio, che ti poteua predire il tuofuturo bene, o il tuofuturo male , telo poteſeanchora concedere. Di qui naſceuano i tempi,di qui i Jacrifici,di qui lefupplicationi,C# ogni altra cerimonia in ve merarli;percheloracolo di Delo,iltempio di Gioue «Ammo me,e3-altri celibri oracoli teneuano il mondo in ammiratio

me,6- deuote.Come coſtoro cominciarono dipoi aparlare a

modo depotenti,& queſtafulfità fifu ſcoperta nepopoli,di mennere gli huomini increduli,& attia perturbare ognior

dine buono.Debbono adunque i Prencipi d'vna Republica, ºdumregneifondamenti d'vna religione, che effi tengono, staffee -----------

-

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mantenergli; & fatto queſto, farà lorofacile coſa amante nere la loro Republica religioſa,e per conſequente buona, ci vnira. Et debbono tutte le coſe,che naſcono in jagore di quel la(come che le giudicaffinofalſe)fauorirle,est accreſcerle,6 tan:optu lo debbono fare,quantopiu prudentifono,e quã to piu conoſcitori delle cofº naturali.

Et perche queſto mo

do è ſtato offeruato dagli huomıni/aui,ne è nata l'opinione de i miracoli,chef celebrane nelle religioni etiandio falfe, perche i prudenti gli aumentano da qualunque principio ef

naſcano,c l'autiorità loro da potà quelli fede appreſſo a qualunque. Di queſti miracoli ne furono a Roma afas: &

fra gli altrifu,chefaccheggiãdo ijoldati Romani la città de Delenti,alcuni di loro entrarono neltempio di Giunone, & accoſtandoſialla imaginedi quella,est dicendole, Ois venire Romam?parue adalcuni vedere,che ella accennaffe, ad al cuno altro,che ella dicefe di fi. Perche effendo quelli huomi miripieni di religione,(Il che dimoffra Tito Liuio, perche nell'entrare nel tempio, vi entraronofenza tumulto ) tutti deuoti,e pieni deriuerenza parueloro vdire quella riſpoſta, che alla domanda loro peranentura fi haueuano preſuppoffa; la quale opiniore, et credēza da Camillo,et dagli altri Prẽ cipi della città fu al tuttofauorita,c accreſciuta. Laquale religioneſe me Prencipi della Republica Chriſtiana fi fuſe mantenuta,ſecondo che dal datore d'effa nefu ordinato,fa rebberogliffati, & le RepublicheChriſtiane piu vnite,et piu felici puofare altra maggiore con giettura della declinatione d'ºfадиато è,vederecome quei *Popoli,chefono piu vicini alla Chieſa Romana,capo dellare ligione moſtra,hanno meno religione. Et chi confideraffe ifã damentifaoi,e vedeffelvfopreſente quanto è diuerſo da

鸞,ch'ellenenfºno:nefi

quelli,giudicherebbe effer dapreſſofenza dubbio o larouina silflagello. Et perche ſono alcuni di opinioni,chel hen. そ

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effere delle cofed Italia dipende dalla Chieſa di Roma for ffpotria direilcontrario, hauendo riſpettº però a quelli, che in effa Chiefa Romana non feruano tutti quei precet ti,che debbonoferuare,anzi vengono ad adulterare ifanti, c3-catolici ordini, liquali fono ffati offeruati. Et oltra queſto è,che la Chiefa ha tenuto,e tiene queſta prouincia di uifa. Et veramente alcuna prouincia non fu mai vnite, º

felice,fe ella non viene tutta all'obidienza d'vna Républi ca, o di vn Prencipe,come èauenuto alla Francia, & illa

Spagna, Ela cagione,che la Italianonfia in quelmedefine termine, ne habbia anch'ella ovna Republica, ovn Prene cipe,che la gouerni, è folamente la Chiefa, perche hauen

doui habitato,e tenuto Imperio temporale,nöèffatafipo tente,ne di talvirtù,che ell'habbia potuto occupareilreffã te d'Italia,est farfene Prencipe. Et non è fiata dall'altra partefi debele, che perpaura di non perdere ildominio delle cofe temporali,ella non habbia potuto chiamarevn potente, che la difenda contra aquello, che in Italia fufe diuenuto

treppopotente; comefi è vedutoanticamente per affaieſperi enze,quando, wediante Carlo Magne,ellane cacciò i Lom bardi, ch'erano gia quafi Re di tutta Italia, & quandone tempi noſtri ella tolfe lapotenza a Dinitiani con l'aiuto di Francia; dipoine cacciò i Francioſi con l'aiuto de Suizeri. 2Nºn effendo adunquefiata la Chieſa potente da potere oc cupare l'Italia,ne hauendo permeſſo, che vn’altrº la occupi,

èfiatacagione, che ella non èpotuta venirefottovno capo: ma èfiata/ottopiu Prencipi, ø Signori, da qualiènata tanta difanione, est tanta debolezza, che ella fi è condotta adeffereftatapreda non folamente di Barbaripotenti, ma diqualunque l'affalta, Diche moi altri Italiani habbiame obligº conla (hief2,3-non con altri. Et chine voleffe per

eſperienza certa vedere piuprimta la verità, biſongnereb 4

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23

be,chefuſe ditantapotenza,che mandaffe ad habitare la corte Romana,con l’auttorità, che l'ha in Italia,nelle terre

de Saizeri, i quali hoggifono ſolo popoli,che viuono có quam to alla religione, e quanto agli ordini militari, fecondo gli antichi: & vedrebbe che inpoco tempofarebbero piu difor dine in quella prouincia i coffumi triffi di quella corte, che qualunque altro accidente,chein qualunquetempo vipºteſë furgere. *

Come i Romani fi feruirono della Religione per

ordinare la città,& per ſeguire le loro impreſe. e fermare itumulti. Cap.

XIII.

E Gli non mi parefuor dipropoſito,addurre alcuno efem pio douei Romanifferniuano della religioneper riordi mare la città,6 perſeguire l'impreſe loro. Et quantumque in Tito Liuio nefano molti,non dimeno voglio effere con tento di queſti. Hauendo creato ilpopolo Romano i Tri-

buni dipoteſtà Conſolare, ci fuorchevno, tutti Plebei, G effendo occorſo quello anno peſte,6-fame, est venuti certi prodigij,vfarono queſta occaſione i nobili nella nuoua creati one de Tribuni, dicendo, che li Dijerano/degnati per ha

uer Roma malevfatalamaeſtà delfuo Imperio, est chemez era altro rimedio a placargli,che ridurre la elettionede Tri buni nelluogo fuo. Diche nacque,che laplebe ſbigottita da queſta religione, creò i tribuni tutti mobili. Oedefi ancho ra mella eſpugnatione della città de Oeienti, comei capita ni degli effercitifivaleuano dellareligione per tenerlidifpo ffi 繁vna impreſa: che effendo il lago e Albano quell'anno creſciuto mirabilmente, est i/oldati Romani infaffiditi per illungo aſſedio, e3 volendo tornarfene a Roma, trouaroni

Romani,come e Apollo, ci certialtrireſponſi விளம் s -

дисце

4. :

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quello anno fiefpugnarebbe la città de Ueienti, chef di ríueffe illage Albane,la qual cofa fece i foldati /opportarei faſtudi delleguerra, cº dell'affeato,prefi da queſtajperanza di espugnare la terra, &#ftertono contentiaſeguire l'impre

fa,tanto che (amiliofatto Dittatore eſpugnò detta città do pò dieci anni, che l'era stata aſſediata. Ei cofila religionev fata bene ζιοκό, c3. per la espugnatione dı quella città e5

per la refututione de Tribuni nella nobiltà, chefenza detta meXzo difficilmenteffarebbe condotto est l'vno est l'altro. Non vogliº mancare di addurre a queſto propoſito vn’al tro eſempio. Erano nati in Roma affai tumultipercagio- ne di Terentilo Tribune, volendo egli promulgare certa legge per le cagioni,che diſotto nelfuo luogo fi diranno. Et tra i primirimedij, che vi v:ò la nobilià, fu la religione, della qualefi/eruirono in daoi modi. Nel primo fecero vedere ilibri Sibillini, eſ riſpondere, come alla città, me diante la ciuile/editione, fpraſtauano quell'anno pericoli di

non perdere la libertà, la qualcoſa, anchora, chefuſe fco perta da Tribuni, nondimeno meſſe tanto terrore ne petti

della plebe, che rafreddò nel feguirli. L'altro modo fu che, hauendo vn • Appio Herdenis convna moltitudine di ſban diti,es diferui, în numero di quattro mila huomine,ºccu

pato di notte il Campidoglio, in tanto chef potena temere, chefe gli Equi, ci i Ooljci, perpetuinemicialnome Roma no,nefuſero venuti a Rama,"harebbeno espugnata: est non ceffando i Tribuniper queſto diffar fermi nellapertinacia loro, est dipromulgare la legge Terentilla; dicendo, che quello infulto era fitucio, e non vero, vsti fuori del fenato vn Publio Dalerio cittadino graue,e di auttorità, con pa role, parte amoreuoli, parte minaccianti moſtrando loro,

i pericoli della cittá ở l'intempftua domanda loro,

tanto che e'costrinſe la plebe a giurare, di nºn fi partire ‫ح‬r = ‫م‬.rras‫ج‬r*

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24

dalla voglia del Conſolo, Onde la plebe vbidiente per forzaručnperò il Campidoglio. e Ma effendo in tale e

ຫຼັ້ morto Publio Valerie Comfolo, ſubitofu rifatto onſolo Tito Quintio, ilquale, per non laſtiare ripoſare le plebe,ne darlı/patto a ripenfare alla legge Terentilla, le commandò, che s'uſciffe di Roma,per antare contra a Vol Jći,dicendo,che per quelguramento che hauea fatte,di non

abandonare il (on/olo, era obligata afeguirlo. a che s Tri bunifi opponenano,dicendo, come quel giuramento s'era dato al Conſolo morto,non a lui.Nomdimeno Tito Linio mo

a, come la plebe per paura della religione, volle piu toffo vbıdıre al Confolo, che credere a Triburí, dicendo infано re della antica religiºne queſte parole. Non dum hæc, quæ nunc tenet feculum negligentia, deum vene rat, nec interpretando fibi quiſque iufiurandum, & leges aptas faciebat. (ioè. Nonfi# allhora co fipocartnerenza agli Iddj, comefifa oggidi; ne torce uano legents i giuramenti,c; le leggi alloropropoſito. Perla qualcoſa,dubitando i tribuni di non perdere all'hora tutta

la lor dignità, faccordarono col (on/olo diftare all'vbidi enza di quello,e che pervn'anno nõffragionaffe della legge Terentilla,g i confoliper vn anno non potefjero trarre fuo

rila plebe alla guerra e cofila religione fece al Senato vin

cere quella difficultà, chefenza efa mai nő harebbe vinto. I Romani interpretauano gli Auſpicij fecondo la

neceſsità,& con la prudenza moſtrauano di of feruare la religione, quando sforzati non l'offer uauano, & s’alcuno temerariamente la diſpre giaua,lo puniuano. Cap. XII I I.

N On folamente gli e Augurij ( come diſopra fi è diſcorſo)erano ilfondamento in buonaparte dellaan

sica religiºne degentil,ma anchora erano quell,«heeranº *-

ശ്ലേ

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cagione delbene efferedella Republica Romana.Onde i Ree. mani ne haueuanopiu cara, che di alcuno altro ordine di quella,est v/auangline comitijconſolari,nelprinciptare l'Ime prefe,neltrarfuori gli efferciti, nelfare le giornate, est in ºgni attione loro importante o ciuile,o militare. Ne mai fa rebbono iti ad vna eſpiditione, che non haueffino perfuafo i foldati, che gli Dei prometteuano loro la vittoria. Et tra gli altri auspici haueuano ne gli eſerciti certi ordini di auſpicij,che glichiamauano Pollarij. Et qualunque volta efforduano di fare lagiornata col nemico, voleuano che

i Pollarij faceſſino i loro auſpicij: es beccando i polli, com batteuano con buono augurio: non beccando, fiaffencuano dallazuffa, Nan dimeno quando la ragione moſtraualoro vna coſa douerſifare,nõoſtante chegli auspicijfaſfero auer fi,lafaceuano in ogni modo: ma riuoltauanla con termini, c modi tanto artamente,che non pareffe, che la faceſſino con dispregio dellareligione. Il quale termine fu vfato da Papirio Conſolo in vna zuffa, chefece importantifimaco Sanniti,dopò la qualereftarno in tutto deboli,G affiitti.Per che effendo Papirio infu campirincontro a i Sannıtı, e-pa rendogli hauere nella zuffa la vittoria certa,e volendo per queſtofare lagiornata, commando a i Pollarij, chefaaſi no i loro auſpicij, ma non beccando ipolli, est. veggiendo il Prencipe de Pollarij la gran diſpoſitione dello effercito di combattere,est la opinione che era nel (apitano, est in tut te lifoldati di vincere,per non terre occaſione di bene opera

re a quello effercito, riferíalConſolo, come gli auſpicij proce deuano bene,talche Papirio ordinando lefquadre, eý. effen doda alcuni de Pollarij detto a certifoldati, i polli non ha uerbeccato,quellilo diffono «Spurio Papirio nepote del (one folo,có quello referendolo al Conſolo, riſpoſe fubito, che egli

attendeſeafarel'ufficiofue bene,cổ che quanto a lui,est al *

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45

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sejercitogli aufficijeranº retti; cº-fº il Pollaris haueus dette le bugieritornerebbono in pregiudicioſo,eſ perche le effette corrispondeſſe al prenoffico, commandò ai Legati

che poneffers i Pollarijnella primafronte della zafa, Ön de nacque che andando contra a inemici,effendo davn fºl dato Ropano tratto vne dardo,a caſo ammazzò ilprencipe de Pollarij; lequalcºſa vdita il (on/olo diffe,come ogni cofa procedeus bene,c; colfauore degli Dei perche lo eſercitº con la morte di quel bugiardºfrapurgato d'ogni colpa, &

d'ogni ira,che quelli haueßinspreſº contra di lui. Et cest rol fapere bene arcommesdare i diſegnifusia gli auſpicij, preß partito di azzuffarffenze che quelle effercito fi auedeffe, ehe in alcunaparte quello haueffþregiatigliordini dellale re religione. Al contrariofete Appio Pukhro in Sicilia mella prima guerra Carthaginefiche volendo azzuffarſi con l'effercito de nemicifesefare gli auſpicija Pollarij; c. rife:

rendoli quelli, come i pollinon becsauano, diffe veggiamo fè voleffere bere, & glifere gittare in mare,donde

怒 azzufº

fendafi,perdette lºgiornata di che eglinefa a Roma con dennato,& Papiruºhonoratº , non tanto per hauer ľvne vinto,c; l'altro perduto, quanto per hauer I'vnefatto con Brad::: prudentemente, a l'altrº temerariamen

н-Мелаяirefтетена начнете тоа, d:lракірісяrectº difere i/oldati confidentemente ire alla zaufa, dalla quale

confiden Kaquaffemprenaſce la vittºris , la qualcoſa fis non folamente fata da i Romani, ma dalli efterni,dickensi pare diaddurrevn'effempionelfeguente capitolo.

Isanniciperestremo rimedio alle cofe fotoafflitte ricorſeno allareligione. Cap. XV. . Auendo i Samniti hanutepiurotte dai Komani, &

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Il effende fatiper vltimo«Edistrutti T. in Testhana,總orté & *t

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morti loro eſerciti,G. i loro capitani, & effendo stativin ti i loro compagni, comeToſcani, Franciofi, cf. Ombri. Nec fuis, nec externis viribus iam stare poterant, tamen bello non abſtinebant, adeo ne infeliciter

quidem defenfæliberatistædebat.& vinci, quam

non tentare victoriam,malebant. Cioè. Et erano venutia tale,che non poteuawo ne con le proprie forze , ne con le altruimeantenerfi. Nondimeno le arme non ab bandonauano; nulla curandeſi di hauere hsunto infelice - anenimento in difender la libertà; est volendopiutosto effer vinti,che rimaner di esperimentareſe effi peteuanº acqui

fare la vittoria. Ondefattolºvkimaproua. Et perche eiſº peuano,che a voler vincere, eraneceſſario indurre eftinatio me nelli animi de ſoldati,cº chea indurla non v'era meglior mezzo,che la religione,penfareno dirinouare vn antico le raſacrificio,mediante Quio Pattio loro facerdote : il quale ordinarono in queſtaforma, chefatteilfacrificiofolenne,cí fatto tra levittimemorte,e gli altari acceſi giurare tutti i capi dell'eſercito dinou abbandonaremaila zuffa, citarono ifoldatiad vno advno,& tra quelli altarinelmezzo dipiu

(enturioni con le fadenude in manoghfaceuaneprimagiu rare,che non ridirebbono cost,che vedeĵino, o fentifino z dipoi con parole effecrabili,cf. verfpigmi difþauento glifa ceuano giurare,est prometterealli Dei d'effere prefi, doue

gli Imperadori gli cºmandefinº,és di non ffuggire mai dalla zºffa,et d'ammazzare qualun uevedeſſano cheffug giffe, laqualcºſa non ºffernaraterwaffe ſºpra il capadellafer

miglia,ơ della lorofirpeg effendo ibigºttitialcuniai le røyenanvalende giarare,ſubituida floro (entarisni erano morti,talchegli altri,chefaccedeuanapoi,mpauriti dallafe

rocità delloſpettacologiuraronotutti.& perfare quefie lare eſembramentºpiu magnifico,effenda, LX.mila hiswinishe ፋህ i:

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Рх і м о, 26 vefirºns la metà di panni bianchi,con creffe;es-pennacchi fordinatifipºfero preſſo ad Aquilonia, -

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'Contra a cofforo venne Papirio,ilquale nelcºmfortare ifaoi

foldeti,distē. Non enim criſtas vulnera facere, & pistả atque aurata fcuta tranfire Romanium pilum, cioè: (krto ipannacchi non potranneferire,ne i dipintig dorati

Ředi/chifres colpi delihaſte Romane.Et per debilitare l' epinisme,che haueuano i ſuoifoldati de nemici per ilgturae mentapreſo,diffe,che quella era per effere loro a timore, non

«fortezza,perche in quelmedeſimo tempo hautuano adha herefþauento de cittadini,& degli nemici. Et venuti alcã

füttefurºnofºperati isäniti perche la virtù Romana, c. i timore conceputo per le pafaterotte,ſuperò qualunque offis

natione effipoteſeno hauere prefa þér virtù della religiones & periľgiuramentoprefo. Vondimenofi vede,come a ford

nenparue potere basere altrºrifugione tentare altrº rimë disapoterpigliareſperanza di reesperare la perduta virtù:

Hlebedimoſtra apieno,quanta confidenKafi poſſa hartreſné diante la religione bene vjete, Et benche questa partë piis tofºperaussurafrickiederebbe efferposta tra le coſe eſtrin= fechanondimens dependenáedavno ordine de pin impºr tanti della Republica di Roma, at è parfo di commetterlo ih

:Hueſtelungo pernon diuiderequesta materia, & writer/ดarePixชake * - .:

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Vn popolo vſo aviuere fottò yn Prencipe , fepeš. .sv qualche accidente diugnta libero,con difficul-

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tà mantiene la liberta. Cap. XVI, -3 , , ,

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stata afeuiaji såvn popolo tſoa, vierre ſottº

-MSA wn Prencipe conferusredpor la libertà, ſe per al } l'acquiſtas come l'acquiſtò Rºma eepº lº οιι

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tacáis

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eacciata da Tarquini,lodimoſtrano infiniti eſempi, chef leggono nelle memorie delle antiche hiſtorie.Et tak difficul.

tà è ragionenole.perchequelpopolo è non altrimenti, che vn animale bruto,ilquale(anchora che diferece natura,& fil

ueffre)faſtato nudritofempre in carcere , g. in fruità: che dipoi laſciatą a forte in vna campagna übere non effen do vſº apa/cerfi, ne ſapendo le canerne,douefi habbia a ri fuggire,duenta preda del primo, che cerca rincatenarlo. Queſto medeſimo interwieneadvnopopolo, ilquale effende vſº a viuerefotto igouerni di altri, non fapendo ragionare me delle diffe,º effeſe publiche,non conoſcende i Prencipi,ne effendo conoſciuto da lore,ritornapreſto fottº vngiogo,ilqua le ulpiu delle volte è piugraue,che quello,che innanzif haweua leuato dal collo,ơ trouaſi in queſte difficultà,«nche ra che la materia sonfain tutto carrotta. Perche vno pºpo lo,doue in tutto è entrata la corruttione,non puo non che pie

cioltempo, napunto viuere libero,come difortofidjeorrerà. Et però i ragionamenti nefrifºno di queipºpoli,doue la cor ruttione nonfia ampliata affai,e doue fa pia del buone, che delguafo. Aggiungefalla/opraſcrittavn'altra difficul

tà,la quale è,chelojtato,che diuenta libero, fifa partigiani nemici,& non partigiani amici,partigianinemicigliainen tano tutti coloro,che dello ſtato tirannicofipreualemane,paf cendoſi delle ricchezze del Prencipe,a quali effende toltala

facultà delvalerfinon poſſono viuere cententies fºnoforza ticia/ĉuno di tentare di riaffumere la tirannide perritorna re nell'auttorita loro, Nonfi acquiffa(come he detto) parti giani amici,percheilviuere libero propone honori,e premij mediantialcune honeſte,6- determinate cagioni, e fuori di quellenempremia,we honora alcune. Et quandovne ka quelli honori,e quelli vtih,che gliparemeritare non confef

fa hauere obligo con coloro,chelorimunerano.Oltres jae 0

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27

fequella commune vtilità,che delviuers liberºfitrahe,non è daalsune(mentre cheellafi poſſiede) conoſciuta ; laquals è,dipoteregodere liberamente le coſe fue ſenza alcunofoſpet tº,non dubitare dell'honore delle downe,di quel de figliuoli,

montemere dife.‘Perche nefune confeſſerà mai hauer oblige convno,che non l'offenda. Però(come difºprafdice)viene

«a hauereloffato libero, & che dinuonofirge partigiani ne mici,& non partigiani amici.ci volendo rimediare aqueſti ineonuenienti,c a quegli difordini,che le føpraſcritte diffi

cultà ci arrecherebbonofeco,non ci è piu potenterimedio, ne piu valido,ne piufano,ne plu neceſſario,che amazzare i figli uoli di Bruto,iquali,comel'hiſtoria mostra,nõfurono indot ti infieme con altrigiouani Romania congiurare contra al la patriaper altro, ſenā per che non fpotenanovalere effra ordinariamenteſotto i confoli ceme/otto i Re,in modo,che la

libertà di quelpopolo parena chefuſe diuenuta la loroferui tù. Et chiprende agouernarevna moltitudine oper via di li bertà,ºper via diPrencipato, & nonfiafficura di coloro,che

a quell'ordine nuouofono nemici,favnoſtato di poca vita. Vero è cheie giudico infeliciqueiprencipi,che per aſſicurare loftato lorº hanno a tenere vie effraordinarie, hauendo per nemici la gr4ndiſſima moltitudine:perche quello,che ha per mensicipochi,facilmente,&/enza moltifandalf afficura: ma chi ha per nemico l'uniuerſale,non fiaſſicura mai, c:

quautºpiucrudeltà vſa,tanto duentapin debole ilſno prē cipato.Talche ilmaggiorrimedio,chef habbia, è cercare di ιμ

|

fºrfi alpºpolo amico. Et benche questo diſcorſº fia diforme dal/opraſcritto,parlando qui di vno buonfimo Prencipe,

ή

cớ quiuid'vna Republica:nondimeno permen hanere a tor nare piu inՈ: queſtamateria,ne voglio parlare breuemen

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te. Delendo per tanto vn Prencipe guadagnarfi vn pºpolo,che glifºſe nemisº ( PI di qнгі Pr,



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fheffino diuenuti della loro patria tiranni) dico, chei debba ffawirare prima quello,cheil Popolo deſidera,e tronerrà fempre,che deſidera due co/eľvna vendicarfi centra a colo roche ſono cigione chefiaferuo, 'altra,di ribauere hafna l

betà. Alprimo deſiderio il Prencipe puestatisfarsintatto; alfécondo in parte. Quanto al primo,ce n'è lo eſempio api to Clearcho tiranno di Eraclea effendo in efilio, occo fe che per controiterfa venuta tra ilpopolo, e gli ottimati à Era

clea,che veggendofigli attimati inferiori.fi »oljeno a faitº rire Clearcho,e congiuratiffécolo miſſono contra aga difº

pºſitione popolare in Éraclea,c-telfºnola libertà al popolo in vodo,che trouindoff (learcho tra la infolentia degli ottima ti, quali non poteuain alcun modo ne contentare, recorrig

geresc la rabbia de peps'eri che non potetterofºpert: le hauere perdutala liberià,diliberò advn tratto liberaffidat faffidio degrandi,e guadagnarfilpopolo. Et prest ſºpra

queſtoconueniente occaſione,tagliò a pezzituttighettirnati, sna con vna efirema fatisfattione de popolari. Ef cofieghper

queſta via fatisfece ad vna delle voglie,che hanno i popafi; cioè divendicarfi. Ma quanto all'altro popolare deſiderio di ribauerelafaa libertà,non potendo il Þrencipe fatisfargli, debbe eſaminare quali cagionifono quelle,che gli fanno dei fiderare d'effere liber,c) trouerrà che vna picciola parte di loro deſideradeſſere liberaper commandare. Ma tuttig#

altri, chefno infiniti,deſiderano la libertà per viuere ftu ri. Perche in tutte le Replin qualunque modo ºrdinate, a i gradi del commandare non aggiungono mai quarantà,ºsim

quanta cittadini: & perche queſto èpicciolonumero, è facit #efa afficurarſene o căleuarglivia.orốfarlarparte di tätiho vori,che,ſecõdoiecõditioni loro,effi babbiano in buonapartes cătëtarf{Qugstalria鯊 baſià vintresturi.fi/atifas: * ‫انسه به‬

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24?

tenzafafi comprendala ſcurtà vniuerſale. Et quando vno Prencipefaccia queſto, cớ che il popolo vegga, cheper accidente nefuno ei non rempa tali leggi, comincierà in

breuetempoa viuerſicuro, eſ contento. In efempio ci è il Regne di Francia, il quale non viue ſicuro per altro, che

pereſerci quei Re obligati ad infinite leggi,nelle qualificã prende laſicurtà di tutti i ſuoi popoli. Et chi ordinò quello Jfato volle che quei Re, dell'arme, C# del daneiofaceſſino a loro modo, ma che d'ogn'altra coſa mõne poteffino altrimenti diſporre,che le leggifi ordinaſino. Quel Prencipe adäque, e quella Republica che nonfiafficura nel principio delloffa tofuo, conuiene chefiafsicuri nella prima ocecafone, come

fecero i Romani Chilaſciapaſare quella fipente tradi dinõ hauerefatto quello,che doueua fare. Efendopertanto il po

polo Romano anchora non corrotto,quando ei recuperò la li bertà potèmantenerla mortiifigliuoli di Bruto, ci ſpenti i Tarquini,con tutti quei rimedij, est ordini, che altre volte ffone difcorff. Ma fefuſeffato quel Popolo corrotto,ne in Roma,ne altrouefi trouanano rimedij validi amantenerla, ·* some nel/eguente capitolo moſtremo. . . . , sVn Popolo corrotto,venuto in libertà, fi puo con diffidultà grandiſsima mantenere libero, .

T Ogiudico ch'egli era neeeſſario, e che i Ref estingueffi

I noin Rºma, º che Roma in breuiſſimo tempo diueniſſe. debole e di nefuno valore; per che confiderande a quanta

serrattiene, rano venutiquei Re, ſefuſère fºguitati cef due,º trefacceſsioni, es chequella corruttione, che era in loro, ffaffè # per le membra,comº

kinistraffino state corrotte,era impºſibile mai pihrfor« - s***

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marla.

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*arla. maperdendo ilcapº, quando il buffo era intero, pºteronºfacilmente

:a vintre liberi, eý ordinati. Et

dºbbeſifreſapporrepercoſa veriſſima, chevna città corrot *4, che vua'!

Prencipe, anchora che quel Prencipe

cºn tutta lafafirpeffpenga,mai non fipuo ridurre libe ra, anxi conuene, che l’vn Frencipefengal'altro. Et fen za creatione d'un nuous Signore, nºn fi þefa mai, fºglala

benta d'vn inſieme cºn la virtù won la teneſe libera. Čás durerà tantoquella libertà quantº durerà la vita di quello, ceme interuenne a Siracuſa di

Dione,ei di Timoleone :

la

virtù de quali in diuerf tempi, mentre viſstro,tenne libera uella città; morti chefurono,firitornò nell'antica tiranni

de, Manonfivede alpiuforte eſempio,che quello di Rº

malaquale cacciatis Tarquini, poię Jubito prendere, est mantinere quella libertà. « Ma morto Ceſare, morto C. Galgulº, mºrto Nerone, ſpentatutta la ſtarpe Ceſarea, non pºtèmainon ſolamentenantenere, wapure dare prin cipio alla libertà. Nº tanta diuerſità di asenimentoin v na nedefina città marque daaltro, fe non danen effere ne tempi de Tarquiniilpopole Rewano anchora corrotto,c in queſti vltimi tempieſere corrottfinwo. Perche allhora a

mantenerlofaldo, cº difpofte a fuggire i Rf, baſtò fola farlº giurare, che non conſentirebbe mai, che « Ramsa al çuna regnaffe. Et negli altri tempinen baſtò l'auttarità, cĵ-feuerità di Brute, con tutte le legiani orientați, a te

merlo diſpoſto avolere mantenerfiquella libertà, che effoa fimilitudine delpriso Bruto gli haweua renduta. Il cke, narque da quella carrattione, che leparti «LFMariavi hauer

anomeſſanelpºpolo,deste qualiefendº Capa Ceſare pºtè ac eeçare quella moltitudine, ch'ellanan canebbeilgiegº, che defe medefna favetteuais falçolle. Et benche questº

eſempiº di Kemafiada prepºrrea qualunque altrº estigis அன்டி

Р к і м о,

29

mendimenovoglio a queſto propoſito addurreinanzi ipopoli conoſciuti nenoffri tempi. Pertante dico, che nefano ac cidente (benche graue, & violente) potrebbe ridurre mai Milano, o Napoli libere, per effere quelle membra tutte corrotte. Il chef vide dopà la morte di Filippo Diſconti, che volendoſi ridurre Milanº alla libertà, non potè, ø

nonfeppe mantenerla. Però fu felicità grande quella di Roma,che queſti Re diuentafero corrotti preſto, accione fuſino cacciati, & innanzi che la loro corruttimefuffe paf: fata melle viſſere di quella città, la quale corrattione fu ca

gione, chegli infiniti tumulti, chefuronoin Roma (hauen dogli huomini ulfine buono)non nocerono, anzigionarona

alla Republica. Etſipuo fare queſta conchiuſione, che, doue la materia è corrotta, le leggi bene ordinate non giouano, ſegis elle non/on meſſe davno, che con vnaestre maforza lefacci offeruare, tanto che la materia diuenti

buona : Ilche nonfºfeſèmai interuenuto, o fefuſe peſº fibile che egli interueniſſe, perche ef vede,comepoco diſopra

'diffi, che vna città venuta in declinatione percorruttione di materia, fe mai eccorre che ella fileui, occorreper la vir

tù d'un huono, che è viue allhora,non per la virtù delľvni

«erale,chefoſtengaglioraini buonisej ſabito che queltala à morto,ellafi ritorna welfuo priffino habito,come interust

me « Thebe,la quale perla virtù di Epaminundamentree

gli viſe,petètenere: di Republica e di Imperio : ma morto quello,ellafiritornò neprimi difordinifuai, Lacagie

se è,chenon puo effer.vn huomo ditanta vita, chel temps baffiadaueŘzare benevna città lungo tipo wale auexxa, Et fewno d'una lunghiſſima vita,o :facceſſioni virtuoſº continene nan la diſpongono, some vnamanca dilere(coms

diſopra è detta)ramină,/ºgia con molti pericoli, c. moks

fangurensnkfaceſſarineſſere.Perchetak corrattione; & --- »

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pºeaittitudine allavita libera, naste davna inequalità, ehe è in quella città, e volendolaridurre equale è neceſſa riov/regrandistimieſtraordinarij,i qualipochifanno,ºvo glionovfare,come in altro luogºpluparticolarmenteſi dira. In che modo nella citta corrotta fi poteffe mante nerevn ftato libero effendoui, o non effendoui,

ordinaruelo, Cap. XVI i 1. I O crede,che nonfiafuori diprºpoſito, * afirme ம். *, * * * · *

praſcritto diſcorſº confiderare, fe in vna città corrotta. fpuo mantenere lofato libero, effendoui, º quando e'non vifaffe vifipuð ordinare.Sopra la qualcoſa,dico,come e

glièmolto difficilefare olvmo staltro.es bēchefa quaſism poſſibile darneregolaĆperche farebbe neceſſario procedere, Jecondo igradi della corruttione ) nondimeno effendo bene ragionare d’ogni cofa, non veglio laſciare queſto indietro.

Erpreſuppongovna città corrottistima, onde verrà ad ac drefere piutale difficultà,perche non ferouano ne leggi,ne ordini, che baffino a frenare vna vniuerſale corruitione. Per che fi come i buoni coſtumi,per mantenerfi, hanno bi

Jºgne delle leggi, cofile leggi.perofferwarf,hanno biſogne de bumirofumi:Olire di juefogli ordini, c; le leggi fatte in vna Republicanelmaſcimento/ae,quandº erano懿 hito mini buoni,nonfºno depoipiu aprepoſito, diuenuti che fone

triffi. Erfºlsleggfécondogliaccidentiin vna città varia no non variano maiorade voltegli ºrdinifoi. Ilchefa che

lenusuelezginomiaſtano perche gliºrdwicht fannsfaldi, smrēpono. Et perdare adintendere megliaqueſtaparte, di esteeme in Romaera l'ordine del gouernº, ouers dellestate,

அஆdipoiche cởi magiſtratifrenauano i cittadini. L: *diw aelisstato era fauttorità delpopolo, del మా ***{

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3e

Tribuni, dei Conſoli; ilmodo dichiederedelertare sma giſtrati, eż. ilmodo difare leggi. Queffi ordini poco,o mulle variarana ne i cittadini,variarono le leggi, chefrenauano i

tittadini,come fu la legge degli adulterij, la Sötuaria,quel la del'ambitione,et molte altre,ſecondo che di mano in ma no i cittadini diuentauano corrotti. Ma tenendofermigli ordini dellaffato,che nella corruttione non eranopun buoni, quelle leggi, che firinouauana, non baftauano a mantenere ġli huomini buoni, ma farebbona bene giouate fe con la rino

uatione delle leggiffuſero rimutati gli ordini. Et chefia il vero,che tali ordini nella citta corotta monfuffero buoni, efi vede eſpreſſo in due capi principali.Quanto al creare imagi firati,eớ- le leggi,non daha ilpopolo Romano il Confolato,est gli altri primigradi della citià, fe non a quelliche li diman danana. Queſto ordinefu nelprencipio buono, perche e'non gli domandauanofe non quellicittadini,chefenegiudicaua no degni:eż hauerne la repulſà era ignominioß:fiche per ef

Jerne giudicati degni,ciaſcuno operăua bene. Diuentò questo modo poi nella città corrotta pernitießßimo, perchenõquel li che haueuane pin virtù, ma quelli,che hauenanopin poté Ka,4отатаанапоіmagiſtrati, e gli impotenti (come che

virtueſi)ſe meastentuano di domandargliperpaura.Veneß s queſto inconueniente, non advn tratto, ma per i mezzi, come fi cad; in tuttigli altri inconuenienti. Perche hauen do i Romani domată PAfrica, est l'Aſia, est ridotta quaſi

rutra la Grecia alla loro vbidenza, erano dimenuti ſicuri del la libertà loro,nepareua loro hakerepiu

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are lor paura. Queſtafcurtà,et queſta debolezza de

:#::

ił:::nel : il Confolato)nõri guardanapin la virtù, ma lagratia, tirandoa quelgradº quellsche meghofapeuana intratteneregibnomini,nổquel: .

ម្ល៉េះfaptusne weglio vincereinemici. Dipoi ‫همﺍﻧ سومة‬ :

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hautuanºpiugratiº:diſceſºroa dargli aquelli,che hauetane piu potenza. Talche i buoniper difetto di tale ordine ne ri mafero altutto eſcluſi. Poteua vno Tribuno, có qualunque

altro cittadino preporreal popolovna legge, ſºpra laqnale ogni cittadinºpoteua parlare o infauore,o incontro, inanzi che ellafi deliberaffe. Eraqueſto ordine buono,quando i citº

tadinierano buoni; perchefem prefu bene che ciaſcuno, che intendevno bene per ilpublics lopuſſapropºrre, & è bene, she ciaſcuno/ºpra quellopsfa dire l'opinione fua, «ccische ilpopolo inteſº ciaſcuno,poſlapsi eleggere ılmeglio, M44 di uentatii cittadinicattiui, diuentò akordne pestime,perche folo i potentiproponenano leggi, non per la commune libertà, maperlapotenza loro,es contro a quelle non poteuapºrlare

alcunoperpaura di quelli. Tal che il popolº ventuae in gannato,o sforzato a deliberare lafueronina. Era neceſſa riepertanto, a volere che Roma mella corruttionef mante

neſſe libera, cheeoficeme hauena nelproceſſº delviuere faº fatte nuoue leggi, haueffefatti nuous ordini : perche altri erdini, & modi di viuerefi debbe ordinare in vn fºggettº cattiuo,che in vn buono,nepuo effer laformaſimile in vna

materiaaltuttº contraria. Ma perche queſti ordini º ef 筑 | rinouare tutti ad vn tratto, ſcoperti che 纷 efferpiu buoni, o a poco a poco,in prima chef cono/chinaper гиfсине: Dice, 荔 E :::: 雛 due cofeà 0

210f2

3

di

quaſi impoſibile. Perche avalerglirinouarea pece a poco, sonuiene che nefia eagione vnprudente, che veggia questº

inconsentente affaidiſcosto: & quando s'najce da queßi tadi, è facilifima coſa che invna città non meſurga mainef. Juno, & quando pure venefargeſſe,non potrebbe perſuadere maiadaltrui quello,che egli proprio intendeffe, perche gli kwºwinivfa viuerein vn modo,won lovoglionº variare et santepiunon veggendeilmalein viſº, ma hauendead Q

P R I M G.

• 3ї

loro mostroperconietture. Quanto adinnouare questiordi niad vn tratt»,quando ciaſcuno conoſce,che nonfon buoni,

dico, che queſta inutilità, chefacilmenteficonoste, è diff eile a correggerla,perche afare queſto non bafta vfare ter mini ordinarij,efſendo i modi ordinarijcattiui,ma è necefa rio veniralle effraordinariº,come è,alla violenza,c allar mi, eż duentare innanzi ad ogni cofa Prencipe di quells città, e poterne diſporre «fuo modo. Et perche ilriordina revna cittàalviuerepolitico, preſuppone.vn huone buono,

e ildtuentáreperviolenza Prencipe d'una Republica, pre føpponevne huonº cattiuo per :fi trouerra, che radiſ: fims volte accada chevn huomo voglia diuentare Prencipe per vie cattine,anchora cheilfine笼fuſe buono. Etſe vm reo diuenutº Prencipe vogste ºperare bene, che gli accade

mai nell'animo vſare quella auttorità bene,che gli ha male aequistata. Da tuttelefºpraſcritte cofenastela difficultà,e impoſſibelità,che ènelle città corrotte,amanteneruivna Ke- » publica o a crearuela di nuomº. Et quando pure ella vif ha ueffea creare o « mantenere,farebbe neceſſario ridurlopiu verf6 lofato popolare; accio che quelli huomini,i qualidalle

leggsper la brzinflentianºn poſſºnº effere corretii, faſerº davna podeſtà quafregiainqualche modofrenati,ej a vo lergifereper alira via diuentare buoni,farebbe º crudelfi ma impreſa,º al tutto impoſſibile:come is disti difepra, che fece Cleomene,ilqualefepereſſerefoloammazzògh Epheri, e5-fe Romolo per le nedefime cagioni amemwazzò ilfratello, est-Tito TattoSabino,etdipoivfarono bene quella loroaut rorirà: nondimenofidebbeaunertire che l’an, ci faltro di esfero non hauruano il foggetto di quella correttione mac ebiase;della quale inqueſto capitoleragionamo: & peròpo teromovolere,a - non volendo colorire ildiſegno lorø. *«. Dopo

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Dopò vnd eccellente Preacipe fi puo mantenerë . vn Prencipe debole, ma dopòvn debole non fi puo con vn'altro deböle mantenere alcun Regno. Cap. XIX. .

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r^ Onfiderata la virtù, e ilmodo del procedere di Roz \_/moto,di Numma,& di Tullo, primi tre Re Romani, fºvede conse Roma ſortì vnafartuna grandiffima, hauenda il primº Referocifino,o bellicoſº, l'altro quiete,et religiº

Jº, ilterzofimile diferocità a Romolo,3-pinamatore della guerra, che dellapace, Perche in Rema era neceſſario, che

fargef*neprimiprincipijſuoi vnºranatºre delvinere ciui: le, ma era bene pot neceſſaris che gli altri Re #pigliaferºli

virtù di Rºmolo, altrimentiquella città farebbe diuentata effeminata, & preda defavivicini, Ondefi pub metare, che

* vnfarcefore non ditanta virtù, quanteilprime, puo man tenere vnaftato per la virtù di colui,che l'haretteinnäzi, et fpuogodere lefuefatichermaJeegliauieneo chefiadiluns

ga vita, o che dopo lainon/arga vn'altre,che ripigi la virtù di quelprimº è neceſſitato quel regno arouinare. Cofi perd contrario,ſedut l'un depò l'altrofºnodigran virtù, fivede

þeſſo,chefanno cofgrandiffine,c cheme vanne cºn lafa. na infino alcielo. Dawidjenza dubbiofu vno huomo per arme,per dottrina,pergindicio eccellentiſſimo. c. futanta lafia virtù,che hauendo vinti, et abbattutituttiifuoi vici

milaſciò a Salemmefo figliuolo vn regno pacifico, quale e

glif pºtèsan le artidelegace, & non della guerraeon/fr ware, e fî paràgodsrefelicemente la virtù di stº padre. c. Máson potègia laſciarlº a Robsanfao figlinolº, ոոմոայո virtùfnile all'anelº; neperfºrtuna :

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32

alpadre,rimaſ confatica herede dellafºffa parte delregner Baiſit Sultan de Turchi, anchora che赞 piu

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dellapace, che della guerra, potè goderfilefatiche di Mau metojao padre; il quale hauendo, come Dauid, battuti i

faoi vicini, gli laſciòvn regno fermoc depoterle con l'arte della pacefacilmente conferuare: ma ſe il figliuolºfao Sali

preſente Signoreffefatofimile al padre, & non all'auo lo, q«el 赞 rouinana... e Mae'fi vede, cestui eſſere per fsperare la gloria dell'auolo: , Dico pertanto con queſti ef: fempi, che dopo vne eccellente Prencipe fi puo mantenere

vn Prencipe debole, ma depò vn dibole non fipuo con

va’altro debole mantenere alcun regnº, ſega: non fuſe come quello di Francia, chegli ordini ſuoi antichilo mante neffero. Et quei Prencipi fono deboli, che non fanno in

Jalºguerra: Conchiudepertantº conqueſto diſcer 6, che . la

缀 di Romalofutants, che ella potè dare#ảtio a Nü

"47"ampilio di potere meitianni con l'arte delapace 窍 ere Kansa. s.XMa dopo lui ſucceſſº Tullo, ilquale per

粉ferocia ripreſe la repatatione di Kongolo:

dppò il quals .

venne e Anco, in moda dallanatura dotato, che potestav Jagelapace, eớ/ºppertare la guerra. Et prima fdirix șà « volertenere la via della pace,mafabitò conobbe, come ivicini; giudicandolo effeminato, lo stimaliano poco, tal pensò che a voler mantenere Romá; biſºgna 24 volgºrff alla guerra, e fëmigliare Romolo, & nºn

2\Gammă. Da queſto pigluo ſempio tutti i Frereiri, ehrtengono ſtato, che chijamiglierà a Nevima,k terrà, º non terrà, ſecondo che i tempio \

:: ಫ್ಲಿ!

forto,

:ầehiſniglierà a Romalo, ci fa, come fºarmatº di prudèca,gdarmi, o terrà in ognímodo ſe divna estinata, ežerceſſinafarzanëghètolto. Et certamenteſipuejtimarë, che

L I в ко

'

~

chefe Romafºrtius per terzofao Revn’hueme, che non beueffefaputo con l'armi renderle lafna reputatione,non ha rebbe maipoi, o congrandiſſima dificultà, potuto pigliare piedenefare quelli 激 che ells fece. Et cofi mentre

ebella vifº fötto i Re.elaportò questi pericoli di rouinare fitto vn Ke o debole, º triffo.

Due continoue ſucceſsioni di Prencipi virtuofi fanno grandi effetti, & come le Rep.bene ordi mate hanno di neceſsità virtuoſe fucceſsioni. Et

però gli acquiſti, & augumenti loro fono gran di.

Сар.

XX.

Р Oiche Rºma.hebbe cacciati i Re,mancò di quelli pe ricoli, i qualidifopra fono detti che ella portaua, fiec cedendo in let vwo Re o debole, o triffo. Perche la fomnes

dello Imperiofriduſène Confoli,i qualinon per heredità,º peringanni, operambitione violenta, ma perffragij libe ri ne veniuano a quello Imperto; c3 erano fempre huomini eccellētifimi,de qualigodendoſi Roma la virtu, & lafortu

ma, di tempo intempoporè venire a quellafaa vitinagran dezza in altrettantianni, che ella era fatafotto i Re. Per

chef wede,come due continouefacceſſioni di Prencipi vir tuofi/ono/afficients adacquiſtare îi mondo, come furons Filippo die Macedonia, & v-Aleſſandro Magno. Il che tanto piu debbefare vna Republica hauendo il modo dello eleggere non/olamente due ma infiniti Prencipi virtuoſiſimi, che fono l'vno dell'altro ſucceſſºri, laquale virtuoſafûcceſsioneſia ſempre in ogni Republica bene er

::

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*

*- - --

‫ه له اﻢله‬

Quanto

Р в 1 м с.

33

Quanto biafimo meriti quel Prencipe, & quella ., -

Republica che manca d'armi proprie. . Cap. X X J. -

~Y Ebbono i preſenti Trencipi, e le moderne Republi Ꭰ che, equali coca le diff,& effe mancano difºldati proprij, vergagnarfi di loro nedefine,et perfare con lo effere pio di Tullo, tale difetto efferenon per mancamento d'huô mini atti alla militie,ma per colpa lorº, che non hanno ſapu tofare i loro huomini militari. Perche Tullo, effendostata

Romain pace X Lanni,non tronò (faccedendo lui nelreg mo) huomo, cheff:/#sto mai alliguerra, Nondimeno 露

fºgnando lui fareguerra, non pensò di valerfi ne di San mitt, me di Tºſcani, ne di altri, che fiffero confºeti

fare nell'armi: me deliberò, come kkomo prudentiſſimo, di valerfi defitoi. E fu tanta lafaa virtù,che in vnirat

te ſotto il fuogomernoglipotè fare ſoldati eccellentifimi. E iuuero, che alcuna altra verità, chefe donefono huomini, non finofoldeti, naste per dfetto del Prencipe, G nen per altro difetto di fito, o di natura. Di che ce n'è vn effempio freſchiſsimo. Pe che ognuno fa ceme nepreſimi tempi il Re

d'Inghilterraajaltò il Regno di Frãcia,ne prif altriJolda. tı,ehe i popolifuoi. Etper effere fato quelregno piu, che trents annifenzlafwr gwerra,non haiteua ne ſoldato,ne Ca

pita o che haueffšnaimilitato; mondimeno ei non dubitò con quelli affa'tare vn regno pieno di Capitani, & di buoni efferciti, quali erano ſtati continuamente fotto learme nelle guerre Tutto nacque d'effere quel Re prudente huomo, & quelregno bene ordinato; ilquale neltempo del la pace nan intermette gli erdini dellagherra, Pelopida, est. Epaminonds Thebani,poi che hebbero libera Thebe ;

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cử trattola dallafruità dell'Im :, a----

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Spartane, trouandoſi ##

L I » R*o

in vna città v/a aferuire, c; in mezzo dipopoli effeminati,

non dubitarono (fanta era la virtù loro ) di ridurgli forte l'armi,cô con quelli andare a trouare alla campagna glief ferciti Spartani, est vincerli. Et chine ſcriue, dice, come

queſti due in breue tempo moſtrarono, che non folamentein Lacedemone naſceuano gli huomini diguerra, ma in ogni altra parte, doue naſceĝino huomini, pure che fi trouafe, chigli/apeffeindirizzare alla militia;consefi vede che Tul lefeppe indirizzare i Romani. Et Virgilio non potrebbe me

glio eſprimere queſta openione, ne con altreparole moſtrare di accoſtarfi a quella, doue dice. Refideſque mouebit Tullus in arma viros.

Quello Che fia da notare nel cafo de i tre Oratij Romani, & tre Curiatij Albani,

Cap.

XXII.

Vllo Re di Roma, est Metio Re di Alba conuennero, che quelpopolo fuffe Signore dell'altro, di cui i/opra fcrittitre huomini vincefjero. Furono morti tutti i Curta

tij • Albani; reſtò vius vno delli Oratij Romani, e per queſto reſtò e Metio Re e Albano con ilfuo popolo fºggetto a i Komant.

Et tornando quello Oratiovincitere in Ro era ad vno de i tre

ma, off-fcontrando vnafua#

Curiatij mortimaritata,che piangeue la morte delmarito,

lamazzò. Onde quello Oratio per queſtofalo fumeſſo in giudicio, 3 dopò molte diſpute fu libero, piu per h prieghi del padre, she per lifuoi meriti. Doue fonoda notare tre coſe. Ona chemainonfidebbe con parte delle fue forze arriſchiare tutta la fuafortuna. L'altra, chenon mai,

in vna città bene ordinata i demeriti con limeritif recom penſa

|

Р к ї м с. . . .

.

34

penfano, La terKa, chenon maiſono ipartitifaui , do uef debba , o polja,dubitare della inofferuan Ka. Per che importa tantoad vna città lo effere/erua , che mai

nonfidoueua credere » che alcuno di quei Re, o di quei popolifteffero contenti, che tre loro cittadini gli haueßino fottomest , comeſ vide che vollefare e Metio : ilqua

le, bencheſabito dopò la vittoria de Romani fi confeſafe vinto , cº-prometteſe la vbidienza a Tullo ; nondi meno nella prima espeditione,che est hebbono a conueni re contra i Oeientifi vide,come ei cerco d'ingannarlo ; со me quello , che tard s'era aueduto della gran temerità del partito preſº da lui. Etperche diqueſto terzo notabile fe m'è perlato affai, parleremofolo degli altri due me ſeguenti duoi capitoli. Che non fi debbe metterea pericolo tutta la for tuna & non tutte le forze, & per queſto ſpeſſo il

* guardareipaſsièdannoſo. Cap. XXIII.

N On fu mai giudicatopartitofauio, mettere a pericole tuttalafortuna tua, & non tutteleforze.

Queſto

ffa inpiu modi, L’vno è, facendo come Tullo, & Metio, quando e commißeno lafortuna tutta della patrialoro, est la virtù di tanti huomini. quanti haueita l'uno C3- l'altro di

costoro negli estercitifaoi, alla virtù, ci fortuna di tre di loro cittadini, che veniua adefiere vna minima parte delle for Ke di ciaſcuno di loro. Ne fauuiddono, come per questo partito tutta la fatica, che haueuano durata i loro anteceſori nell'ordinare la Republica fer farla viuere lungamente libera, cº per fare i faoi cittadini diferiº

Jari della loro libertà, era quaſi che futa vans, fando * A * F z mellº ? ‫ ۔ ہم‬-

L і в к о

nella potenza difpochia perderla. Laqual coſa da qui Re non pote esterpeggio conſiderata, (adefianchorain que ffo inconueniente quaſi ſempre, per coloro che (venendo il nemico )diſegnano di teneret luoghi difficili, G-guardare i pafii. Perche quaſi ſempre questa deuberationefarà danno Ja,fegia in quelluogo difficile commodamente,tu non poteſ: ftenere tutte le for Ke tue. In queſto cafo tale partitoè da prendere, evita eſſendo illuogo afþro, cº non vi potendo te mere tutte le for Ketac, il partito é dannoſo. mifa

giudicare cofil'eſempio di coloro,che effendo aſfaltati da vn nemico potente, & eßendo il paeſe loro circondato da monti, có luoghi alpeſtri,non hanno mai tentato di combattere il nemico infap fi,cſ in fu monti, mafono iti adiwcontrarlo

dila da est: equando non hanno volutofºr queſto,lo hanno aſpettato dentroa esti monti,în luoghi benigni, & non alpe ftri, v la cagione ne èfatala detta difepra. Perchenon fi potendo condurreallaguardia de luoghi alpestri molti huo mini,fi per non vipotere viuere lungo tempo, fi per f: il-oghi/fretti,G. capaci dipechi,non è poſsibile/oftenere vn nemico,che vengagroſſo advrtarti. Ɛtalnemico èfacile il veniregroſſ;perche l'intentioneſia è paſure, c non fer marfi.Ɛt a chi l'aſpetta è impoſsibile aſpettarlo groſſo,hauen do adalloggiarfi perpiu tempo,non fºpendo quando il neme co vogliapaſſare in luºghi(come io ho detto) stretti, & fte rili. Perdendo adunque quelpaſso, che tuti haueui prefup pošto tenere,&melquale i tuoipopoli,c) lo eſercito tuo con fidaua,entraupiu delle volte nepopoli, cº nel reſiduo delle genti tuetanto errore,chefenKa potere eſperimentarela vir tà di este,rimani perdente,cff cofi vieni ad hauere perduta tutta la tuafortuna con parte delle tueforze. (ia/ĉuno fa,

con quanta difficiilta e Annibale pafíaße l'alpi,che |-

‫يعمله‬

፳ሪ¢ №

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3$

nº la Lombardia dalla Francia, có conquanta difficultà paſiaße quelle,che diuidono la Lºmbardia della Toſcana; nowdimeno s Romani l'aspettarono prima inful Tefino, cº dipoi nelplanº d'AreRp,& vollonpu tofo,che il loro eſser citofufe confamato dalnemico ne i luoghi, doue poteua vin cere,che condurlºfº per l'alpi dae/erdistrutto dallamalig nita delfíte. Et chi leggerà fenſatamente tatte le hiſtorie, trouera pochiſsimi virtuefi Capitani hauer tentato di tenere fimili pafi,& perle ragioni dette,cf.perche e'nonfiробочо diuidere tutti,eßendo i monti come campagne, c; hauendo nonfolamente le vie conſuete, est frequētate,ma molte altre, lequalife non fºno a foreślieri,fono nete apas/ani,con l'aiuto de quali ſempre farai condotto in qualunque luogo contra alla noglia di chi tifoppane. Di chef, ne piko eddurrevno freſchifimo eſempio. Nel M CCCCC XV. Quando Franceſco Re di Fransia diſegnauapaßare in Italia, per la recuperatione delloffato di Lombardia, ilmaggiore fonda mento,chefaceuano coloro, che erano alla faa impreſa con trarij, era, che gli SuíXerilo terrebbono a ipafi in fu mõti. & cºme peresperienza poiſ vide, quellorofondamento re

#àvano: perche laſciato quel Reda parte due, o tre luºghi guardati da loro, fe ne venne pervn'altra via incognita, cº fu prima in Italia, est loro appresto, che le haueßinopreſen tito. Talche eglinoiſbigottiti, fritirarono in e Milano, cơ tutti i popoli di Lombardia fi accoſtarono allegenti Frã

cieß, effendo mancati di quella opinione chaueano, che i Francioßdeueßino eſsertenuti infºgli monti.

L 1 в R o

Le Republiche bene ordinate ordinano premij, & pene a loro cittadini, ne compenfano mai l'uno con l'altro, Cap. XXIIII, -

T. Rano stati i meritidi Oratio grandiſsimi, hauendo “_L con lafaa virtù vinti i Curiatij. Erafato ilfallofuo

atroce, hauendomerto laforella. Nondimenº diſpiacque tanto tale homicidio a i Romani, chero condafero a diffu

rare della vita,non ofante, che imeritifaoi fostero tanto

grandi,ơffreſchi. Laqualcofaa chifuperficialmente la Zonfideraĝe, parrebbe vno eſempio d'ingratitudine popo lare. Nondimeno chila efsamineràmeglio, &

con megliore

confideratione ricercherà, quali debbonº effere gli ordni delle Republiche,biaſimeràquel Pepolo piutosto per hauer lo */:ito, cheper hauerlo voluto condennare.

cớ la ragione

è questa, che nefuna Republica bene erdinatanon marcan cellò idemeriti conglemeriti defaoi cittadini, « Ma ha wendo ordinatiipremij advna budna ºpera, 3 lepene ad vna cattina, G- hauendo premiato vnº per hauer bene

operato, fe quel medeſimo ºperad poi male, lo caſtigafen Xa hauereriguardo alcunoallefue buone ºpere: Et quando

questiordinifono bene offeruati, vna città viuelibera molio rempo, altrimenti



rouinerà tosto.

Perche fead

vu cittadino, che habbiafatto qualche egregia ºperaper la città,fi aggingne oltre alla reputatione, che quella cofagli arreca,vna audacia, & confidanXn, dipotere fenza temer

penafare qualcheeperanon buona,diuentarà in brieuetens po tanto infolente,chefrifºluerà ogni ciuilità. Eben neceſc fario,volendo chefiatemutalapenaper letristeepere,ofer ware ipremijperle buone; comefi vide chefece Roma.Et bế

che vna Repufiapouere,et poſa darepsco,debbe diquelpo -

●为G雳

Р к 1 м о

36

cenőaffenerf;perchefempre ognipicciolodeno dato adalcu ne per ricompenſo di bene,anchora che ficciolo farastimato da chi lo riceue honoreuole, c; grandiſsima. É notifima la ,

hiſtoria di Oratio (ocle,& quella di Mutio Sceuola, come l'anofo#enneinemicifopravnponte, tantº cheftagliaſſe, l'altrofarfe la mano,hauendo errato,volendo ammaXXare

Porſena Kedelli Toſcani.Aceſteroperqueſte due opereran to egregiefu donato dal publico due faiora di terra per cia

fcuno. Ɛnota anchora la hiſtoria di AMallio Capitolino.v.ſ costui per hauerfaluato il Campidoglio da Galli,che viera

no a campo fu dato daquelli,che inſieme con lui vierano af fediati dentrº,vna picciola miſura difarina.Il quale premio

(ſecondo la fortuna,che all'horacorreua in Roma)fu grande cớ di qualità,che moſſe poi Mallio o da inuidia, o dalla ſua

cattiua natura afarnafere/editione in Roma,& cercando guadagnarfilpopolo fu, fenKariſpetto alcuno defuoi meri *i, gittatºprecipite daquel (ampidoglio,che egli prima con tant4ste gloria haueuaſalueto. : : „ . . . . . :: --

-

v. » *

Chi vuole riformare vno ſtato antico invna - -

città libera,ritenga almeno l'ombra de i. Cap.‫فﻳ‬XXV, modiantich ---،‫· · · · · * ﺩ*ا هﻢ به ذه‬ ** - * * * · · |-

- -

© Olui, che deſidera, o che vuole riformare vee sta to d'una città, a volere che fa accette, ci poterio · con /atisfatione di riaſcuno mantenere, è neceſsitate a ri

tenereľombra al manco de modi antichi, accioche a po

polinon paia haueremutató ordine,anchoracheinfattagli ordini nuouifuffero altutto diuerſi dai paſati. Perche lº …।

F 4

vпіна

L і в ко vniuerſale degli huominiſi paſce cost di quellº, che pare, come di quello che è : anzi molte voliefi muouono piu per

le coſe, che paiono, cheperquelle, chefono. Per queſta ragi one i Komani conoſcendo nel principio delloro viuere libero

queſtoneceſsità, hauendo in cambio di vn Re creati dnei (on/olinõ vcllono,che ef hanestinopiu,che XII. Littori,per non paffareilnumero di quelh, che miniſtrauano a i Ke.

Oltra di queſto,ficendoffin Roma vno ſacrificio anniuer fario, il quale non poteus efferfatto femen dalla perſona del Re,& volendo i Komani,che quelpopolo non haueffe a de

fiderarepertaaffentiadegh Realegna e fidelrätiete;crea rono vn capo di dettofacrificio, il quale loro chiamarono Refacrificolo; člofttomefino al Sacerdote. Talmente,

che quelpopolo per queſta via venne a fºdafirfidi quei fa crificie, ci non hauere mai cagione per mancamento di efo

diäfiderare la tornata dei Ře. Et queste fi debbe of: feruare da tutti coloro, che vogliono stancellare vno antico viuere in vna città,g ridurla advn viuere nuouo; & libe ro. Perche alterandole cofe nuoue le menti de gli huomini,

tidebbi ingegnare,che quelle alterationiritenghinº piu dell'

antico, che staposthile. Etfº imagistrati variano g di numero, e di auttorità,& di tempo dagli antichi, che al meno ritenghino ilnome: G quefo(come he detto ) debbe offeruare colui,che vuole ordinare afsluta, la · · vnapotenza * -

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quale dagli auttori è chiamata tirannidesperche debbe-ri nouare ognicoſa,comenel/guente capitolofidirà. · -

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Vn Prencipe nuouo in vna città, o prouincia prefa dạluidebbe fare ogni cofa nuoua, |-

Cap. XXVI, |-

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Qualune

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37

("Y Dalunque diuenta Prencipe o d'vna città, o di vne (fato,c tanto piu, quando i fondamenti fuoifufene debois, e nonfi volga oper via di Regno,o di Republica

alla vita ciuile, ilmegliorerimedio, che egli hibbia atene “requelprencipate, è (effendo egli nuous Prencipe)fare ogni

rºſa di nuousin quello ſtato, come è nelle città fare nuaui gºuernicon nuoui nomi,con nuoue auttorità, con nuoui huo

mini, fare i poueriricchi, come fece Dauid; quando ei

diuentò Re. Qui efurientes impleuit bonis & di uites dimifit inanes, Edificare oltra di queſto nuoue città, disfare dellefatte,cambiaregli habitatori da vn luo gºad.pn’altro, est infomm i non laſciare coſa niuna intat

tº in quella prouincia, cº che non vifia negrado,ne ordine, nefato,ne ricchezza,che, chi latiene, non la riconoſca da

re. Et pigliareper ſua mira Filippº di Macedonia padre di e-4 lefandro,ilquale con questi modi di piccioló Re diuentò

Prencipe di grecia.

Et chiferine di lai, dice, the tra

mntò gli huomini diprouincia în prouincia, come i Man 洲 #



|

drianitramutano le mandrie loro. Sono queſti modicru delistmi, g. menici di ogni viuere non falamente (hri fiano, mahumano. Et debbegli qualunche, buomo fag gire, G. volerepia tosto viuerepriuato, che Re ; con tanto rouina degli huomini, Nondimeno colui, che non vuole

Pigliare quella prima via del bene,quandofvogliaman tenere, conuiene,che entri in queſto male. Magli huomi

nipighane certe vie delmezzo,chefºno dannofiſſime; per che hon/anno effere ne tutti buoni,ne tutti cattui,comenel

figuentecapitolopereſempiofmeſtrerà, ". . . . .: , |-

*** •



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samnorariſsime volte gli huomini estere al tutto *Öss: triſti,o al· tutto buoni, Cap. XXVII. тара-: -

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L I в к о

Р Apa Giulio/econdo andando nel M. DV.« Bolºgna, I per cacciare diquello ſtato la caſa de Bentiuogli la qua le haueua tenutoilprencipato di quella città cento anni,vo leusãchora trarre Giouanpagolo Baglioni di Perugia,del la quale era tirannº, come quello,che haueus congiurate. cötra a tuttiglitiranni,che occupauano le terre della (hier fa : & peruenuto preſſo a Perugia con queſto animo, cá

deliberatione nota a ciaſcuno, non afþettò di entrare in quella città cºnleeſercitofo, che loguardaffe, mavi en tràdifarmato, non ofante, che vifufe dentro Giouanpa golº con gente affai, laquale perdiffa di fe haueua ragu

mata. Siche portatº da quelfarore, con ilquale fouer maua tuttele cofe, con la/emplicefna guardia fi rimeffenel le manidelnemico, ilquale dipoi ne menò feco, laſciando vngeuernadore in quella città, cherendeſſe ragione per la (hieſa. Fu notata dagli huominiprudenti, che col Papa erano, la temerità del Papa, có la viltà di *ಚ್ಡ

me poteuaneſtimare, dondefiveniſſe, chequello non :് feconstaperpetuafama oppreſſo advn tratto ilnemice/ao, efe arricchito dipreda,eſſendo col Papa tuttigli Cardinali, con tutte lelor delicie. Ne ci poteua credere, cheffif: fe aftenuto ºper bontà, e per conſcienza, che lo riteneſe. Perchein vnpetto d'vn buomefelerato, cheftenena la

forella, che hausua mortii cugini, cởi nepºti per regnare, non potenaſcendere alcune pietofºriſpettº. Ma fi conchiu feychegli huºmininonfanno effere honoreuolmentetriffi, e perferramente buoni. Et come vna triffitia hain fe græn dezXa,o tin alcunapartegeneroſa,ėglinen vifannº entre efferincefo, e3 re. Cofigieuanpagolo,ilquale non

#..

publicoparricida;nanfeppe,o (a dir meglio) monardi (ke

καμπιέικεψη)/τεται"r", μια βα :

pg

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33

Р R 1 м о.

no hauefeammiratº l'animoſae, c; haueffe dife laſcitato memoriaeterna : effendo il primo, che hauefe dimoſtro « ?“Prelati, quantofia dafimarpoco, chi viue, & regnasco me est,c; hauefje fattovna coſa,la cui grandeXza heueffe

fºperatoogni infamia,e ogni pericole, che da quella poteſe dipendere,

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Per qual cagione i Romanifurono meno ingrati agli fóro cittadini, che gli Athenieſi. .

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Cap. XXVIII. /. ----

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Dalunque

legge le coſefatte dalle Republichetrouer Q: tutte qualche ſpecie de ingratitudine contra a faoi cittadini, mametrouerr

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ameno in Roma, che in Athe ne , có parauenturain qualunque altra Republica. Es ricercando la cagione di queſtoparlando di Roma,e di A theme, credo accadeſſe, perche i Romani hauewano meno z cegioni difospettare de lor cittadini, che gli e Athenief. · Perche « Roma ragionando di lei,dalla cacciata de i Re in fino a Silla, & Mario, nonfu mai tolta la libertà, da alcu

no fão cittadino, in modo che in leinen era grande ca giene di fospettare di loro, cº-perconſequente di offender gliinconfideratamente. Interuenne benead a Athene il -contrario, per che effendole tolta la libertà da Piffrato melfstopiu fiorito tempo, ci fatto vno inganno di bontà, come primaella diuenne poi libera, ricordandofi delle in giurie riceunte, & della pafata fruità, diuenne apra

vendicatrice, non fºlamente de gli errori, ma dellom

bra de gli errºri de faoi cittadini. Diquinarque festilie, --

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L I в к о

c3. le morte ditantieccellenti huomini. Diqui fordine delle Oſtracifimo; cogni altra violenza,che contra ifaoi Or timatiin varij tempi da quella cittàfu fatta. Et e verif:

fimoquello,che dicono queſtiſcrittori della ciuilità,che ipo polimordono pufieramente poi che esti hanno recuperata la libertà,che poi che l'hanne conferuata. Chi confidere.

adunque, quanto è detto, non biafinerà in queſto e Athe me, melauderà Roma. e. ŽMa ne accuferafolo la nese/Gi

tàper la diuerſità degli accidenti,che in queſte città nac uero. Perchef vedrà,chi confidererà le coffettilmen te, chefe a Romafaffeffata toltala libertà, come ad e-4 thene, non farebbe ſtata Roma piupia verſo i fuoi cit tadiui,cheffuſequella. Di che fi puo fare veriſima comiettura,per quello,che occorſe depè la cacciata de i Re centra a Collatino, G. « Pablo Ualerio : dequali ilpri mo(anchora cheftrouaſe aliberare Roma ) fu mandato ineßlio, non per altra cagione , chepertenere il nome de Tarquini, L'altro hauendofºlo dato di ſe ſoſpette per edificarevna caſa infulmonte Celio, fu anchora per effere atto efale. Talcheffpuoftimare (veduto quanto Roma

fainqueſti duefospettofa,c-feuera)che ella harebbe vfata fingratitudine , come e Athene, fe da fuoi cittadini, come quella neprimitempi, & innanziallo augumento fuo

fuſeſtataingiuriata. Et pernon hauerea tornare piu fa

praqueſta materia dell'ingratitudine,ne dirò quello che oc correrà nelfºguente capitolo. - , *** --, -

.

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* * *

|

Quale fia piuingrato,own popolo,ovn Prencipe. - ** *

* *

-

Сар. XXIX,

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glimipare apropofito dallajoprostrittamateriºdid* JCorrere,quale vſi con maggiori eſempiquesta ingra titudi

|

P R I M o.

39

titudine,ovnpopolº,avn Prencipe. Et per diſputare me glio queſta parte,dico,come queſto vitio dell'ingratitudine mafeº dall'auaritia,º dal foſpetto, Perche quando o un popolo,o vn Prencipe ha mandatofuori vnfao Capitano in vna/peditione importante,doue quel Capitano ( vincendo) ne habbia acquiſtato affai gloria,qael Prencipe,o quelpopo lo è tenute all'incontro a premiarlo : c fe in cambio di premie o eile dishonora,º ei l'offende mofo dall'auaritia,

non volendo ( ritenuto da queſta cupidità ) fatisfarli fa vno errore, che non hafcufa, anzi fi tira dietro vna infº mia eterna. Pure fi trouano molti Prencipi, che ci pec cano.Ɛr (ornelioTacito dice conqueſtafèntentia la cagione.

Procliuius eftiniuriæ,quam beneficio vicem exol uere,quia gratia oneri, vltio in quæſtu habetur, Cioè. L'animo epiu chine alla ingiuria, che al beneficare

altrui; percheilbeneficio è tenuto agrautzKa,est la vendet ta aguadagno. LØle quando ei non lo premia,o(a dir me

glio) l'offende,non meſſo da suaritia,ma da foſpetto,all'ho ја 6:54

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ra merita cº tipopolo,C# il Prencipe qualchefºufº. Et di queste ingratitudinivfate pertalcagione/ene leggono affai, perche quel capitano, ilquale virtuoſamente ha acquiſtato vn'imperio alfaoſignore,ſuperando unemici, cº riempiende fe di gloria,c3-ifaoi ſoldati di ricchez Ke,di necesſità c con i foldatifuot;& con i nemici,ci conifudditi proprijdi quel Prencipe acquista tanta reputatione, che quella vittoria non puo ſapere di buono a quelSignore, che lo ha mandato. Et perchelanatura degli huomini è ambitioſa, cf. fºſpetta, eº-nonfa porre modo a nifuna faa fortuna, è impoſibile

che quelfoſpetto, chefabuto naſce nel Prencipe dopo la vittoria di quelfio (apitanº, mon fia da quel medfimº accreſciuto per qualche filo modes o termine vfatº in *** . ‫ا‬. - ‫اﺱی‬

L I в к о :

me vfato infºlentemente, talche il Prencipenon puopenſa readaltro,cheasticurarfene. Et per far questo , penſa o difarlo morire, o di torgli a reputatione , cheifi ha

guadagnatonelfo eſercito, o nefaoi popoli , & con o niindustriamoſtrare, chequella vittoria è nata non per la virtù diquello,ma per lafortuna,o per la viltà de nemici, ºperla prudenza degli altri capitani , che fono ſtati fe

coin talfattione. Poiche Veſpaſiano,effendo in Giudeafu dichiarato dalfaoejercito Imperadore, «Antonio Primo, le parti

chefi trouaua con vn'altro effercitoin Illiria, prefe

fae, G ne venne in ftalia contra a Ditellio, ilquale regna ua a Roma,c-virtuofiſſimamente ruppe due eſerciti Vitel liani, & occupò Roma, tal che e Mutiano mandato da

Oefafano trouò per la virtù di Antonio acquiſtato il tut te,c3 vinta ogni difficultà.

Ilpremio , che e Antonio ne

riportò, fu,che il e Mutiano li tolfe ſubito la vbidienza dell'eſercito,G a poco apoco loridufe in Roma ſenza alcu na auttorità, tal che Antonione andò a trouare Vefpafia mo,ilquale era anchorain Aſia , dalquale fu in modo ri ceunto,che in breuiſſimo tempo ridotto in neffunogrado,

quaſi diſperato morì.

Et di queſti eſempi ne fonº

piene l'hiſtorie. Nenoſtri tempi, ciaſcuno che alpreſen te viuefa.conquanta induſtria, & virtù (onfalue Ferran te;militando nelregno di Napoli contra a Francioſi per Ferrando Re di Ragona,conquistaße,e vinceſe quel reg no; & come per premio divittoriane riportò, che Ferranae

fpartì da Ragona,cº-venutoa Napoli,in prima gli leuà la vbidienza dellegents d'arme,di poi gli tolfe le førteKze» c3. appreſione lo menò/ecoin Spagna, done poco tempº poi inhonorato morì. Ɛ tanto adunque naturale quefo

foſpettene Prencipi , ebevon/ºnepºſisno difendere, c## ‫سوو‬ -- ----‫ب‬

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4o

impoſibile,che estivfino gratitudine aquelli,che con vitto ria hannofatto ſottolin/gne lorograndi acquisti. Et de quello,che nonfi difende vn Prencipe, non è miracolo , ne coſa degna dimaggior confideratione fevn popolo monjene difende. Perche hauendo vna città,che viuelibera, duoi fini; ľvno l'acquiſtare; l'altre,ilmantenerflibera, conuie ne chemel'vna coſa , co nell'altra per troppo amore erri. Quanto agli errori nell'acquiſtare,fenedirà nelluogo/sto. Qganto agli erroriper mantenerfilibera,fonotragli altri queſti,di offenderequei cittadini, che la douerebbe pre miare,hauerfoſpetto di quelli,in cuifdouerebbe confidare. Et benche queſtimodi in vna Republica venuta alla ccr rottione,fano caigone digran mali, cº che molte voltepiu teſto ella viene alla tirannide , come interuennea Roma di Ceſare,che perforza fi tolfe quello, che la ingratitudine gli negaua : nondimeno in vna Republica non corrottafo

no cagione digran beni,& fannoche ellane viueliberapiu, mantenendoſi perpauradi punitionegli huomini migliori,

cºmeno ambitiofi. Dero è,chefra tutti i popoli, che mai hebbero imperio per le cagioni difepra diforfe,

Roma fu la meno ingrata,perche della faa ingratitudineſipuo dire,che

non cifa altro eßempio,che quello di Scipione perche Corio lano, c3 (amillofurono banditi per ingiuria, che l’vno ci , l'altro hauenafarta alla plebe. Ma all'vmonon fu perdo

nate,per hauerfi ſempreriferbato contra al popolo l'animo nemico,l'altronon/olamente furichiamato, maper tutto il tếpo dellafita vita adorato,come Prencipe. Ma laingratitu dine vfata a Scipione nacque davnfośþetto che i cittadini

cominciarono hauerdi lui,che de gl'altringfiera hauuto,il

qualenacque dalla grādezza delnemico,che Scipione haue stad T/4/4f9

L I в. к., о

vinto, dalla reputatione, chegli haaeua data la vittºriadi

fi lunga, c-pericoloſa guerra,dalla celerità di effa.da i fa uori, che la giotent", a prudenKa & l'altre fue memorabi li virtutigli acquiſtauano. Le quali cofe furono tante, che, non che altro,i magiſtrati di Roma temeuano della fita auttorità : la qualcoſa ſpiacena egli huomini faui, co me cofa non vfata in Roma. Et parue tanto effraordina rio il viuerfas, the Catone Priſco riputatofauto, fu il pri

mo afargli contra, & a dire,che vna città nonfipoteua chia mare libera,doue era vn cittadino, che fuſje temuto da i

magiſtrati. Talchefeilpopolo di Romaſeguì in questo cafo l'opinione di (atone, merita quella fufa,che difepra hodit to meritare ques popolo,c} quei Prencipi, cheperfoſpettofo no ingrati.(onchiudendo adunque questo diſconfo,dico, che vandofiqueſto vitio dell'ingratitudine oper auaritis, oper

foſpette,fivedrà,come i popoli non mai per l'auaritis,lovfa rono,c; perfoſpetto affai manco,che i Frencipi,hauendo me

vocagione difoſpettare,come toſtof dirà. Quali modi debbe vfare vno Prencipe,ovna Rep. per fuggire queſto vitio della ingratitudine , & qual quel Capitano, o quel cittadino, per non

effer oppreſlo daquello. Cap. XXX.

V: Prencipe, per fuggirequesta necestità di hauere a viuere conyo:#etto,º effereingrato,debbe perſonal mente andare nelle e#editioni,comefaceuano nel principiº quei Imperadori Romani,camefaa itempi noſtri il Turces & come hannofatto,c; fauno quelli,chefono virtuoſi. Per

che vincendo,lagloria,c; l'acquisto è tutto loro. Et qது.

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*

|

摩约

dºnon vifòno(effendo la gloria di altrui)non parelorºpstes ***fºre quelle acquiſte,je non/pengono in altrui quella glóa ria,che effi non hannº ſaputo ;dുf, e3. diuentareina

!

| [ |

gratisch ingiuffi, Etfêmza ::::: è maggiore la lors perdia tasche ilguadagno.ma quando ºper negligenta, b per porá Pradenza e firmangonº a caſa ócioſi,3. mandano vm tata pitano, is nõhº che precetto dar lor5altro che quello,chepeſ

|

lernedefinist/annº.« Ma dico benea quelőapitans, the

}

giudicando io,chei non poſſafuggirei morfi della ingratitka



#geschºfacciavna delleäuscoſ, º fubito dopo la viitºris

!

lasti l'effercito, est-



#"::ofdasgai atrº inflente º ambitioſo, actio chegut

*

#

##:### d'ºgni/ºffettº, habbia cagiones di premiaris, s di non l'ofenderles quando questº englipais difare,pr#.

?

da animo/ansenteleparte contrária,es: tenga tutti queims

::

nelle mani del fao Prencipe,

h?:#4*ahºreda, che quelle acquiste fi: fue proprit, & 1.

"del Preneiste/uefacendoſi beniusliifolialties: ifada ti,& faccia muese assicitie esi vicini, eeempiron lifeíhuở

"inikfºrtezze,corrowpa iprencipi del fue eſercito, g. di quelli,che nāpied

#aſſicuri, & perquestimedier#

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e####reifiº Signºre di quella ingratitudine,che sfº g#;ferebbe. Aurevis nācijºse,wa(fins difºpráfக்ரி)



#4 huensininenfanso efferene aitutistriſtinéáitutis №. #,#Jenºfreinteruiene, chef2bitº dopºla vittoria,laſciare lo eſercito nš

ಶ್ಗ modeſtamente non pofone,

Mareterzini vislēti, s che habbiansin/gl'honoreso:nomi Jannº. Talcheffande dubbioſ traquella lors dimora, es ambiguitåfone ºppreſi. Quantº advna Řep, validofeggire *est? vitiº dels ingrate,nºnfipuo dareil #cedfrá :e. die che al Prencipe cioè che vada,g ng mandinella *յին ditinnefue,effen: neceſitata a mãdarevn fo cittaáine,

Sºnuisnejer tátocheğerristdioio ledia,ebe ellerġaxes

-

L і в ке

|

defini modi,che tëne la Rep. Romana,ad effermene ingka te, che l'altre. Ilche nacque dai medidel fuogomerno, per che adoperandofitutta la città,cº-i nobili,63 gli ignobili nel

la guerra,frgena ſempre in Roma in ognietà tāts hususiai virtufig ornati di varte vittorie;chelpºpolo non haueus eigiºne di dubitare d'alcuno di loro,effendo affai, cºgnar: dando l'vno l'altro. Et in tantofissanteneuano inter o cõ riſpetto di non dare ombra d'alcuna ambitione, ne cagione

alpºpolo, come ambitioſi,di offendergli; che venendo alla . Dittatura, quello maggior gloria ne ripºrtaua, che pia

te

fola deponeua. Et coſì non potendo fimili neodi generare fòſpetto non generanano ingratitudine. In modo, che vna Rep, chenon vºglia hauere cagione di effere ingrata,fideb

begonernare come Roma.Et vno cittadino, che vogliafug gire quei/aoimorfi, debbe offeruare i termini offeruati da cittadini Rozmani,

-

Chei capitani Romanipererrorecommesto, non furono mai eſtraordinariamếte puniti, ne furo no mai anchora puniti,quando per la ignoranza

loro,o triſti partiti prefi da loro,ne fuſsinofegui ti danni alla Republica, º Cap.

XXXI.

*

I Romaninonfºlamente(come difopra hanemo differſo)fis rono mancoingrati,che l'altre Republiche, mafurono an chorapiu pij,&piu confiderati nella punionede i loro Capi

tani deglieſerciti,che alcune altre. Perche feil loro errore faſe ſtate permalitia,eff lo caffigauano humanarente: s'e glieraper ignoranza, non che lopunistino, e'lo premiauanº,

& honoramano, Queſto modo del precedere era bene conf derato da loro: perche e giudicauano, che faſe di tants

impºrtanza aquelli, chegauernauanº gieſercitilere fh2 uere l'animo libero,a iſpedito,es femzaaltri effrinfeehi «:

fettinelpigliare ipartiti,chenon voleuono aggiungere *d; GEG:

f * 1 x d.

*

#3

vna cofa perfefeffa difficile, est pericolofa, nuoue difficuli

tà,e pericolo; penſasáo che aggiungenåbneli, nefnops-, teffe effere,che operaſemas virtuoſamente. Verbigratia,' mandauanovno effercito in Grecia contra a Filippo di Mas cedoxiei,3 in Italia contra :*Annibale,o contra a queișož poli,che vinfono prima. Era queſto Capitano,che era prepo: fo a tale eſpeditione,trauagliato da tutte quelle cure, chef , arrecauano dietro quellefacende,le quali#graui,ë im portantiſsime. Hora feetal cureffugino aggiunti piu efº fermpidi Komani,che eglino haueĵino i, o altrimenti žmorti quelli,che haueßino perdute legiornate, eglierà im poſsibile,che quel Capitano tra tätifopetti potefe delibera

#

refrenuamente.Però guidicando ºfii,che aqueſti tali fuf; affai pena la vergºgna dello hauere perduto,non gli völlond

con alirawąggior pena sbigottire. Dno eſempio ci è quants allo errore comeſſo nöper ignoranza. Erano Sergio,est. Per giniº a campº a Dei,ciaſcuno prepoſtiadvna parte dell'ef: èrcito,de quali Sergio era all'incontro,chdepoteuano venird i Toſcani,& Verginis dall'altraparte.Occorſe,che effendo

aſfaltate Sergiº dai Faliſci,e da altri popoliſopportò d'effe fe rotto,c fugato prima, che mandare peratuto a Dergi nio. Et dall'altra parte Verginio aſpettãdo,cheifi hum iliajes

volle piutoſto vedere ildjhonore della patriafua, e la reúí na di quello effercito,chefồccorrérli. (a/3 veransfie éſsépli

re,e triffe & dafare nõbuona comiettura della Republica Romana felvno,& l'altrº monfuſeroffati caffigati Veroès the doue vn'altra Republicagliharebbe puniti dipená capié

tale:ậuellaglipuni in danafi.Ilchemarque non fºrtheiper , tati loro mð meritafine maggior punitione, waperche i Ko

máni vollonóin queſto caſo per le ragioni ĝia dette,mätene

regiảtichicofunilorø. Et quãdo erroriperignorãżarð si:ilplu besto eſempio, che di V,ாது.



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rità del quale effendorottis Romania Canne da Annibal, doue quella Republicapertà pericolo dellafna libertà,nondi meno perche vifa ignoranza,& non malitia,nenfolamente

ron lo caffigarono, maľkomorarono,c; gli andò incontronel la tornatafna in Roma tutte l'ordine Senatorio,có mã lo po tendo ringratiare della zuffa, lo ringratiarono che egliera tornato in Roma,g gonf era diſperato delle coſe Romane. Quãdo Papirio (arfºre uoleuafare morire Fabio,perhaue re contra alfào cõmandamento combattuto coi Samniti,tra l'altre ragioni,che dalpadre di Febiº erano affegnate cãtra all'eſtinatione del Dittatore,trene, che il Pºpole Romane in alcuna perdita de faoi Capitaxi non haueua fatta mai quellº,che Papirio nella vittoria voleuafare. ;

Vna Repu. ovno:Prencipe non debbe differire a beneficare gli huomini nelleloro neceſsità, Cap. XXXII.

A Nchora chea i Romanifaccedeſſe felicemente effere A liberali alpopoloſoprauenendo alpericole,quando Por *

fens venne ad aſfaltare Roma perrimettere i Tarquini,de ueilSenato dubitando della Plebe,che non volkſepiu toffo accettare i Re, che foſtenere la guerra,peraßicurarfene, la

Agrauò dellegabelle delfale,eſ d'ogni grauezza, dicendo,co me ipoueri affai operauano in beneficie publico,ſe einutri

:

uano,i lorofigliuoli, estquesto beneficioquel Popolo fiefponeſe afopportareaſedio,fame,est-guerra. Nonfia pe

ràalcuno, ehe confidatofi in queſto effempio, diferista ne tempi de pericoli a guadagnarfi il popolo; perche mai non gli ris δινά quello,che rufcía i Romani, perche lo vniuer

Jale giudicherà non hautre quelbene date, ma dagli au marſariituoi, e douendo temere, che paſſato la neceſſità, sa ritoka loro quello, che hai forzatamente loro dates -

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43

non harateco eblige alcuno. Et la cagione perche a i Rona nitornò bene questo partitofº,perché loftato era nucleo, G nºn peranchorafermo,có hamea veduto quel pºpolo, ceme

inanzifferanofatte leggi in benefictofuo,come quella della appeliggione alla Plebegin mºdo,che ei potèperſuaderfi,che qhel bene che gliera fatto,non era tanto cai fato dalla venu ta de nemici, quanto dalla diſpoſitồne del Senato, in beni ficarli.Oltra di queſto la memoria de i Re era freſca, da i quali eranoffati in molti modi vilpeſi,G. ingiuriati. Et per chefmili cagioni ascaggiono rade volte, occ orrerà anchora rade volte,chefinili rimedijgicnino. Però debbe qualunque tieneffato,cofi Rep.come Principe,conſiderare isnäz,quali tempigli peſſono venireadoſſo contrarij,63 di quali huomi ni ne tempi aune fifipho kauere di biſogno est dipoi viuere con loro in quel modo,chegiudica(ſopra vegnendo qualun que cafo)effere neceſſitato viuere,Ët quello che altrimentifi gouerna º Prencipe,o Rep.cz vnaffinamente vn Prencipe, G-poi in falfatto crede,quandº il pericolofsprawiene,ce i be neficij riguadagnarfigli huonsini,ſe ne inganna perche non flamentenonjene sicura,ma acceleralaЈйa rвиіка,

~မ္ရန္ႏွစ္တ vno inconueniente è creſciuto o in vno to,o conºra ad vno ſtato, è piu falutifero parti to,temporeggiarlo,che vrtarlo. Cap. XXXIII, Refcendo la Republica Roman« in riputatione forza,

eº-imperio,i vicini,i quali prima non haueano penſato, quanto quella nuoua Republica petefearrecare loro di dan no cominciarne(wa tardi)a conoſcere l'errore loro: c. ve

lendo rimediare a quello,che primanon haueanorimediato, i d'unirono ben quarantapopolicãtre a Roma, onde i Romani

4 tregli riwedifolitiferfi da lºronegli impºrtantipericelif |

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L I в ко

volſono a creare il Dittatºre,cioè,dare podeſtà advno huo mº,chefenza alcuna confalta poteffe deliberare, ci ſenza al

puna appellaggione poteſe eſeguirele fue deliberationi. fl. quale rimgdio , come all'oorafu vtile,e fu cagione; che

vinceſſero iſoprafāti pericoli:coffa fempre vtiljimo intut fi ques accidēti, che nell'augumento dell'Imperio in qualun que tempofirgefino cõstro alla Republica Sopra tlquale ac cidente e dadiforrere prima, come quands vno inconueni ente,chefarga o in vns Republica,o contre advna Republi ca cauſato da cagione intrinſeca,o effrinfeca,è diuentato tã

togrande,che econeinci afar paura a ciaſcuno, è moltopiu ficuro partito temporeggiarfi con quello,che tentare di eftin utrlo, Perche quaſiJEmpre coloro,che tentanoãmorzarlo, fanno lefas forze maggiori,e} fannº affrettare q#el male, che da quellofi/opettaua. E di queſ#ifimili accidēti nenaf. cono nella Repub piufþeſſo per cagione intrinſecs,che effrin

feca. Doue molte volte o est laſcia pigliare advno cittadino pinforze,chenºn è ragioneupie,o e jï comincia a corrēpere ፶፪4

legge laquale è il neruo, est la vita del viuere libero. Et

laſciaj trafcorrere queſtº errore in tanto,che egli èpik dan nofopartito il voleruirimediare, che laſciarloſeguire. Et

tantº piu è difficilcilconoſcere queſtiinconuentēti quando e' neſcono,quanto e pare piu naturale agli huomini fauorire fempre i principijäelle coſe: cf. talifauori pofono piu che in

alcuna altra coſa, nelle opere, chepaiano che habbiano infe qualche virtù, Gefano operate dagiouani. Perchef in vna Repfvedefargere vngiowane nabile, ilquale babbia infa

virtù eſtraordinaria,tuttigli occhi de cittadiuifi convincia mo a voltare verſo lui,c; concºrrøne fenza alcuno riſpetto ad honorarlo,in modo ehefe in quello èpunto di ambitione,

accazzati i fauori, che gli dà la natura,e questo accidez te, vienefitbitoin luogo,che quandº i cittadinifi aneggazo della errore loro,hannopochi rimedijadouniarui. Et volgdą φκει

" Р в 1 м о.

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queitanti,che gli hanno,ºperarli,non fawno altro,che acce lerare la potenzºfua. Di queſto fe ne potrebbe addurre af:

fai eſempi, maio ne voglio dare folamente vno della città nolira.Coſimo de Medici,dal quale la safa de Medicinella

nostra cutà hebbe il principio dellafia grandezza, venne in tantariputatione colfauore,che gli detie la faaprudenza,et la ignoranza deglialtri cittadini,che ei cominciò afare pau raalloffato,in modo,che altri cittadini giudicattano l'offen

derlopericolefò,& illaſciarloffare cofaptricolifima. Mavi uendº in quel tempo Nicolò da Cºzzano,ilquale nelle cofe ci nili era tenutº huomo espertiſſimo, et hauếdofatto il primo errore di nõ conoſcere ipericoli,che dalla reputatione di Coff mº poteuane nifere mentre che viſe,non [; zmai,che

ffacefeil/econdo,cioè, cheftētaje di velerloftegneregiu dicãdo taletētatione effere altutto larouina dillº ſtato ſoro, comefi vede infatto,chefsdspòlafia morte. Perche nãoffer Mando quei cittadini,che rimafono,queſto fuocỡfiglie,ffecio nºforti contra a (fino;cí lo cacciarono da Firenze. Dende

ne nacque,che la ſua parteper quefa ingiuria rifentitaſi,po codi pot la chiamò,ei lo fece Précipe dellaRepublica:alquale fradosſenza quella manifeſta oppoſitione,non farebbe potute

estendere. Queſto medeſimo interienne a Roma con fefare, chefanorita da Pompeio,o da glaltri,quellafaa virtùfică *erti poco di poiquelfauore in paura,di chefa teſtimonio (? cerone,dicēdo,che Pompeio haueua tardi cominciato a temer

Ceſare. Laqualpaurafece,chepenfarono airimedij,etgëri medij,che#,accelerarno la rouina della loro Kep. Dico:

editque,che dipoi ch'egli è difficile coroſcere queſti mali,quã de esurgano,cauſata queſta difficultà davno inganno,che ti a finolecofeinp rincipió èpiufaniopartito in tëporeggiarle foi * cheelleficonoſcono,che loppugnarle.Perche tēporeggiãdale,

"14"

sºPerleromedefwefhengano,a aloreno il malef 鑒

è:





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piutempº, Etin tuttelecefe debbone aprirgli occhii Pren tipische diſegnans cancellarle,º alleforze 3 impete loro ep ,di non dare lorain cambio di detrimento augumente,

gº credendo foſþingere,vna coſa,tirarſelz dietrº, ouerefoffº Farevna pianta con annaffiarla, Mafidebbe confiderare k# meleforze del maggiore, e quando tived fficiente a fa sarlo, metteruitiſenza rispetto; altrimenti lafiarloffare,ne in alcunimodo tentarla,perche interuerebbe,conse difeprafi diſcorre,est come internenne a vicini di Roma;aiquali, poi ghe Konsera creſciutain tanta potenze,era piu falutifera con li modi della pace cercare di plaçarle,cſ-ritenerlaa die tre sche comodi dellaguerraferlapenfare «nuous ardini,cés nuoue difeß. Perche quella loro congiuranan fece altre, che ferlipingagliardi, & penfare asmodi nuoui,wedianteiquali in piu breue tempo ampliarono lapotenza loro:tra qualiful« creatione del Dittatore,per lequale muonoordine non folawế neſuperaronº iſopraffanti pericoli,mafu cºgisme di euutare ,

ainfinitiwaliyequaliſenza quelrimediº quella Republica. farebbe incºrſa,

,

;

La auttorità dittatoria fece bene,& non danno alla Republica Romana,& come le auttoritati, che i cittadini fi talgono,non quelle,che fono loro da

i fuffragij liberidate,fono alla vita ciuile perni- ,

|

' ciofe. Cap. xxxiiii, Sonofati dannati d'akunoffrittorequei Romani,che ·

#

-



-

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L trouarono in quella cittàilmodo dicreare il Dittatore, . øomecofachefuſe cagionereltempo dellatirannide di Re-sta,allegando,come ilpriswo tiranno,chefnfſein quella città,

la comandòfatto questo titolo Dittatoris dicendo, che ſenon vifußstato queſto,(efarenen harebbe potuta/ºttº alcune

titolapublice heneſtărila ſua tirannids. Þaqual శ

Р в 1 м о,

❖፻

fa bene da celui,che tiene queſta ºpinione estaminata,etfwe ri d'ogni ragione creduta. Perche è non fu il nome:ne ilgrado del Dittatore,che faceſſeferua Roma,mafu l'auttorità pre fa dai cittadiniper la lunghezza dello Imperio,es fein Re mafaffe wancato il nome Dittatorio,ne harrebbon prefovnº altro:perchefonoleforze,chefacilmente s'acquiſtono anomi, non inomi leforze,Et fi vede,chel Dittatore,mentre chefs

dato ſecondogli ordinipublici,e non per auttorità propria, feceſempre bene alla città. Perche e'nuocono alle Rep.: ma giſtrati,cheffanno,e l'auttoritati,chef danno per vie :Բ fraordinarie,non quelle che vengonoper vie ordinarie.Come

fivede che/eguì in Roma in tanto proceſſo di tempo,che mai alcune Dittatorefece ſe nan bene alla Kep. Di che cene (ons ragioni euidentiſſime.Prima perche a uolere ehe vn cittadi

nºpoff offendere, & pigharfiauttorità effraordinaria, con uiene,ch'egli babbia molte qualità,le quali in vmă Rep.non corrotta non puo mai hauere,perche gli biſogna, effere ricchif fimo,est hauere affai adherenti,cº partigiani,iqualinon pue

bauere,douele leggif offeruano,et quando pure vegli haue/. Jefimili huominijono in modoformidabili,che i ſuffragij li berin5 concorrono in quelli.Oltra di queſto il Dittatore era fatto a tempo,es nõ in perpetuo, & per euuiare folamente a quella cagione,mediante laquale era create. Et lasta autre

rità fi effendeuain potere deliberare perfefefo circa imodi diquella vrgente pericolo,efare ognico ºfenza confilta, có punire ciaſcunofenza appelleggione. Ma mõpeteuafar coſa, chefuſe in diminutione delloffato,comefarebbefate,torre

auttarità al Senato,ồalpopolo,disfaregli ºrdini vecchi della città,e5,farne de nuouiin modo,che raccozzato il breue tã

po dellafas dittatura,est l'auttorità limitata,ch'egli haueue cº-ilpºpolo Romano nã corrotto era impoſſibile che glivſsifs diterministoi,enuecºff alla città ci per efferienzafi : «

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de chefempremaigieuò.cſ veramētefragli altri ordini Re maniqueſto è vno,chemerita effere confiaerato,etannune ratofra quelli,chefarono cagione desagrādezza d, tãto Im

perio:perchefenzá vnfimile ordine le città con difficultà ve Jĉiranno degli accidenti effraordinarijperchegli ordini cºn faeti nelle Rép che hãno il soto tardo(nă potendº alcanº cõ figlio,ne alcuno magistratº perfeffefo ºperare ogni cofa,ma bauếdo in molte cofebiſºgna ľvno dell'altro perche nel rac cozzare infem: queſti voleriva tempo)fenoirimedjlorope ricoloffini,quando effi hãnsarimediare a vracoſa, che nă

aſpettirëpo ë però le Rep,debbono tra loro ordini hauerevn fwile modº,e la Kep. Dinitiana(laqualetrale moderne Rep. Geccellete)hariſernato auttorità apochi cittadini,che ne bi fognioccorrētiſenza maggiorecējalt«tutti d'accordo peſanº delsberare:perche vna Rep.manca vnfimilmodo, è ordini,rouinare.ò permõ rouinare, rompergli.cz in vna Rep.non vorrebbe mai accadere coſa, che coimediefraordinarij s'haueffea gouernare:perche an chora che ilmodo effraordinario per alhorafaceſjė bene,nã dimeno l'eſempiofa male;perchef mette vnvſanza direm peregli ordiniper bene,che poi ſotto quelcolorefi röpone per male.Talche maināfia perfettavna Rep,ſe con le leggifise mã haprouffos tutto,cf. ad ogni accidentepoſto il rimedio. c- dato ilmedo agouernarlo; et però conchiudendo dico,che

: jfruãdo影

quelle Republiche,lequeline pericoli nºn hannerifugio à al Dittatore.ò afimili auttºritati,ſpre negraui accidētiraui meranno. E da notarein queſto nuouo ordine il modo dello eleggerlo,quanto da i Romanifufaúíamente proufo;perche effendolácreatione del Dittatore con qualche vergegna dei

(onſoli,hauendo de capi della città avenirefottºvna vbidi anza,comegli altri;6-prefapponende che diquefo haueffe «

-wafereiſdegwe fra#cittadini,volene, che l'aiuterità della eleggeria

h

Р кы м о. ұб zleggerlofuf nei Confolipenfando che quandolo accidents veniſſe,che Roma hauefje biſogno di queſta regia podestà er haueffino a fare volentieri,e facendolo effi,che doleſi lorme no;perche leferite,est- ogn'altre male,che l'huomº fifa dafè volontariamente,cº-perelettione,dolgenodi繳" lungame no,che quelle,che tifonofatte da altrui:anchora che poine gli vltimi tempi i Romani vſa fino in cambio del Dittatore di dare tale auttorità al (öfolo cã queſteparole,Videat có

ful ne Refp,quid detrimenti capiat. cioè.Deggail(i folo,che la Rep.non riceua alcun danno. Et pertarnare alla materis moſtra,conchiudo,come i vicinidi Roma cercandº

opprimerlighfeċione ordinare nmfalamente apoterfidifen- . dere,ma apotere con piuforza,conpiu configlio, & cen piu auttorità offender loro, -

«

La cagione,perchein Roma la creatione del De cemuirato fu nuociua allalibertà di quella Repu

blica, non oftante,che fufle creato per ſuffragii º publici, & liberi. Cap. xxxv.

-

E粉 contrarioa quelche diſºpra è diſcorſº,che quells auttorità,che fi occupa con violenza,non quella che è 9

data cõ lifufragij,nnoce alle Rep.come la elettione de X. cie radini creati dalpopolo Romanoperfare le leggi in Roma,i qualine diuëtarono coltempo tiranni,et ſenza alcun riſpetta

occuparano la libertà di quella. Dauef debbe confiderarei modi deldare l'auttorità e il tếpoperehe ella fida,et quãdº

sef dia auttorità libera coltempelungo(chiamando iliempo fungovn'anno,o piu)/empreſia pericoloſa,est farà gli effetti a buoni,o triffi, fecondo chefiend trifio buonicolora, achile

farà datas ſést confideralauttorità,che hebbero i Dieci, et quello,chehautuano i Dittatori,fivedràfnza compara હતા. ”

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tiene quella dei Dieci maggiore. Perche, ertato il Dit tatore, rimanehano i :„i Confoli,il Senato con la loro

auttorità, neil Dittatore lapoteua torreloro. ef egli ha sefe potuto priuarevno del Conſolatº, vno del Senato, ei non poteus annullare l'ordine Senatorio, est fare nuoue leggi: in mode che il Senato, i Confolk, est i Tribuni restando con

lauttorità loro, veniuano adeſère, cºmefaaguardia afar lo non vfcire delle via diritta. e_Ma nella creatione de i Dieci occorſº tutto il contrario; perche effi annullarono i Confoli, ci-i Tribuni,dettono lere auttorità difar leggi, eớ

n’altra coſa, come ilpopolo Romane. Tal che tromandoſi

荔fenza Confoli, fenza Tribuni,ſenza appellaggione alpo polo, & perqueſto non venendo adhauere chi %; ei poterono il ſecondo anno, wofi dall'ambitione die Appio,di wentare infolenti. Et per queſtofdebbe notare,che quandº

efè detto,che vna auttorità data dafnfragij liberi non ef fefe mai alcuna Republica, fi prefappone 繁 vn popolo non fconduca mais darlafe non con le debite circonſtantie, ci adebiti tempi. c_Ma quandº o per effere ingannata,ºper

qualche altra cagione,chelastecaffe, est sonducefe a darla imprudentemāte,et nelzwede,che ilpopola Romanº la dette, a X.glinterwerria/empre, come a quelle, queſtofprosafa cilmente,conſiderando, quali cegioni manteneffero i Ditta toribueni, & qualifaceſfero i X.cattiui. Et confiderande mchora, some hannofatto quelle Republiche, chefºnfiate

tenute bene ordinate, meldare lauttorità per lungs tempe, cowe douano gli Spartani a gli loro Re, c-cense danne i

Vinitiani ai loro Duci; perche,f vedrà alfune, c. all'altro mºdº dicºforo efferepoſłeguardie, chefacenase, che i rei non poteuanovfare malequells auttorità. ' gioua in

quefie caſº, che lamaterianonfia corrotta; perchevneant varità aſſolatain breuiſiwo tempº cºrrºwpe la

‫پیﻭس‬- ‫بڑ‬e Vé

‫לף‬ ffa amici, &partigiani, neglinuere º efferponero, o non P R T M 6.

-

hauere parenti;perche le ricchezze, & ogni altrofauorest bitºgli corre dietro, come particolarmente nella creatione di detts X.difcerreme.

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-

Non debbonoicittadini,chehanno hauntii mag giori honori,fdegnarfi de minori. Cap. XXXVI.

H Auenano i Romanifatti«.3Marco Fabio,et G. Ma milie (on/oli,ơ vinia vna glorioſiſinagerrata cou tra e Veienti, có gis Etruſci, nella qualefu morte Quinto

Fabio;fratello del Conſolo,ilquale l'anno d’auantiera fatº Conſºlo, Done fidebbe confiderare, quanto gli erdinidi

quella città erano attiafºrlagrande, & quanto l'altre Re publiche, chef diſcoffano da i modifusi, ingamane. Per che anchora che i Romanifuſini anatorigrandi della gle ria, non dimeno non finauano coſa difhowereuele, vbudire boraa chialtra volte effi haueuano commandato, ci tre

warfaferwire in quello eſfèrcito,delquale erano statiPren сірі. Пgна! : è contrario alla opinione, ordini, cº

medi de cittadini de tempi nofiri. Et in Dinegia è anche |

, ra questo errore, chevne cittadino, hauendo hauute vne

gregogrande fi verzegni di accettare vno minore; es la città gli confehte,chefene poſa diſcoffare. La qual cºſa quandoffe konereuole per il priuato, è al tuttº inutile per il publico. Perche pia ſperanza debbe hawere vna Republica,

cst confidarein vno cittadino,che da vngrado grande/cen da «genernare vn minore, che in quello,che da va minore

falga egonerxarevn nreggiore,

#:: a coſtui nºn pue

ragioneselmente credere,J? mengüvede

buesini inimus,

# qualifano di tentareuerenza, à di tanta virtù, chelane:

vità di celuipoſa eſſere con :ா:தக •Hi: £6's * |

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derata. Et quando in Romaffefatalacößerndine,quale è in Dinegia, 3 nell'altre Republiche,c-regni moderni,che thieraffato vna volta Confolo, non voleffe mai piu andare

segli eſercitif non Confole,nefarebbono nate infinite coſe in defauore delviuer libere, espergli errori che harebbens fattigli huominimuosieſ per l'ambitione che effi harebbo no potuto vfare meglio,non hauendo huomini intorno,nel co

petto de quali eitenefino errare, e-coß farebbero venuti zdefºre piuſciolti: il chefarebbe tornato tutto in denno pu blico.

Qualifcandalipartorì in Roma la legge Agraria, & come farevna legge in vna Republica, che ri íguardi affai indietro, & fia contra ad vna confuetudine antica della città, è ſcandalofifsimo. . . Cap. XXXVII.

E 燃fºntenza degli antichi ſcrittori,cowegli huomini ºgliono affliggerfínelmale, cºffuccarfi nel bene, ejº come dalluna, ci dall'altra di queſte due paffioni mafano i

medefimi effetti;perche qualunque volta è tolto a gli hus miniilcombattere per néceſſità, combatteno per ambitione, laquale è tanto potentene petti humani, che ngai a qualun quegrado effi/algono,mongli abbandona.La cagione è,per chelanatura ha creati gli haoinini,in modo,chepefano de

fiderare ogni coſa, & non poſſono conſeguire ogni cofa. Tat she effendofempre maggiore ildeſiderio,che lapotenza delſ

acquiſtare, nerfaltalamala contentezza di quello chef poſſiede,c-lapocafatisfattione d'effo. Da queſto naſceilva.

riare dellafortuna lºro perehed fiderădagli huominitarte d'hauere piu,parte temendo di nõ perdereľacquiſtatoſivie. mº alleiwiwicitis, galagnerif, dalla qualemaste la

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di quella prouincia,ơ l’efakationediquella altra. Queste éifearfa hefatto ferche alla Plebe Romana non baffè affi

curarſi di nobili,per la creatione de Tribuni, alquale deſide ref“ ceſtretta per neceſsità; che ellafabito(ottenuto quello) cominciò a combattere per ambitione,et volere con li nobil te distaere gli honori,est le fanze,come cofa stimata piu da #'i huomini. Da queſto nacque il morbo, che partorì la cost. rettone della legge Agraria.Et infine fu cauſa della deffrut ' tione della Republica Romana, Et perche le Republiche be º re ordinate hanno a tenere ricco ilpublico,et i loro cittadini

psueri,conuenne,chefuſe nella città di Roma difetto in que fa legge laquale o nonfuſe feita nelprincipio, in modo che

ella nonfi haueffe ogni dì a ritrattare, o che ellafdifferiſſa tantoinfarla,chefefefcandaloſò il riguardarfi ingietro,o ef: fºndo ordinata bene de prima,erafata poi dall'uſo corrotta. Talche in qualunque modofifufe,mai non fºparlò di que

fa legge in Roma,che quella città non andaffe fottoſºpra. Hauena questa legge duoi capiprincipali, Per l'unoff diſpe neua,che non fi poteſſe pofidere per alcuno cittadinopiu che tanti ingeri di terra. per lo altro, che i campi,di chef priua uono i nemici.fi diuisestino tra ilpopolo Romano, venina per tanto a fare di duoi ferti offea i nobili : perche quelli che

poſſèdeuano piu beninen permetteua la legge, quals erano le saggior parte de mobili,ñdene hawezenoad effer priui: c diuidēdofi tra la plebe i beni de nemici, fitogliena a quelli la via dell'arricchire, Si che venēdo adeſſere queffe offè cõtra

a huominipotēti, et che pareua loro cătraftādola.dfēdere il

publico, qualią; volta(come è dette)stricºrdana, datafºr roſºprajuella cittàetinobiliçõpatienza,et induſtriale tipº veggiauane,e cãtrarfuoravnelſercitºsºche aquel Tribuno, ebelaproponeuaf opponeſe vn'altrº Tribuno,o talvolta ce eparte,ºutro mãdare vna (blonia in quellaege, chef : ::: ***

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diſtribuire, rome interuenne delcãtado di Antio peritquá lefargendo queſta diſputa della legge, fi mandò in quellus

govmu (olonia tretta di Roma,alla qualefi conſegnaffe det to Contado. Doue Tito Liuio vſa vm termine notabile,

dicendo,che con difficultàfitrouò in Roma,chi defeilneme pfire in detta Colonia, tante era quella plebe pufronta a volere defiderare le coſe in Roma,che « poffederle in Antio.

e Andò queſto humore diqueſta legge cofirauagliandoßvn tempe,tante che i Rºmani cominciarons a condurre le loro armi nelle eſtreme parti d'Italia, efuori d'Italia. depò al qual tempo parue,che ella reffaffe. Ilche nacque, perche i

sampi che poſſedenano i nimicidi Koma, effendo diſtoffi de gli occhi della Plebe, & in luogo, dous non glierafacile il coltinarfi, venina meno ad efferne deſidereſa, c. anchora i Rowanieranomeno punitori deloro wemici in fintl modo. Et quandopureſpogliauano alcuna terra delſao cãtado, vi distribuinano colonie,tanto che pertali ## queſta legge fette, come adormentata,infine a Gracchi, da quali effendo poifirgliata,rouinòaltutto la libertà Romana. Perche tro

uò raddoppiatala potenza defuniauuerfarij; es facceſe per queſto tanto odio tra la Plebec ilSenato, chef venne alf armi, & alfangue fuor d'ogni modo, & coſtume ciuile.Tal she non potendo ipublici wagifirati rimediarui,nefperando piu alcuna dellefattioni in quelli, ricorſe a rimedij priuati, e ciafuna delle partipensò difarſivno capo che la difen deffe. Peruenne in questofstandalo, có difordine la Plebe, c- volfè lafia riputatione a Mario, tanto che ella lofece

quattro volte Confalo, c. in tante continuò con pochi inter salli ilfo Conſºlato, chef potè per fefefòfºr Cºnfalo tre altre volte. centra alla qual peſtenon hauende la nobilt

alcun rimedio, fivelſeafauorir Silla: cfattº quelle cape dellapartefaa,vinero alleguerre ciuili,et depò molto/angues Gĵ- Vas=

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& variardifortunarimaſe/aperiorela nobiltà.Rifaſcitar nepoéqueſti humoria tempo di (efare, est di Pompeo,per

cheft of Ceſare capo dalla parte di Mario, c; Pompeo di quella di Silla, venenao alle mani rimaſe ſuperiore Ceſare, ilqualefit primo tiranno in Rossa,talche mai non fu poi li

bera sells gưtà. Tale adunque principio, e fine hebbe la gặewºgrąra. Et bonehendimostrafimo eltroue,comeli "icitiesi Rama,tra il Senato, & la Plebe, manteneſſero libere Rj daquelle leggi in faitore della li kertà, ci perquefie paia diformea tale conchiuſione il fine #####e legge Agraria,dies, come per queſto io nõmi ri

miese da tale einione; perche egliè tanta l'ambitione de grea:shest per varievie,et in varijºnodi ella non è in vne *** sharaºia,foſforidace quella città alla rouinafua, in weºdossefla contentiane della legge Agraria però CGC. ew tafare Roma feruas fi condotta perarenturá



wakºpiutaſtainstruità,quándola Plebe e cöqueſta leg

# croatri ſuoi appetitinen hauefefemprefrénatelam hitians denºbili, Cedefperqueſts anchora,quantägli hao: -

:inistimarapie la zohischeh honori, perché lanabiltà Řazeusſentrewegli honeticedèfnzafandaliestraordia narjallast'lehe:n saçmeſidenne alla robbafa tanta l'da

ſtimatianeyasweldfenderla,che la Plebericarſe perifoga«

::

aquellestraordistrij, che diſaprast diſcora

renes Daywriedfordine furong motorii Gracchi, dequali fidebbe laudare piu l'intentione,che la prudenza. Perche a volerlenar vis un diſºrdine crestiutdin vna Republica, cº

perqueſtofarevna legge,cheriguàrdiafai indietro,èpartits nale cöſiderata,et (come difepra largamētef diſcorſe) nõfi fa altro,che accelerarequelmale a che queldifºrdineti con: ducerms temporeggiandolo, º ilmale viene pia tardo,operf? mèdeſime coltempostauantiche alfinestº)f :



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Le Republiche deboli fono male rifolure, & non fifanno deliberare: & fe elle pigliano mai alcu

no partito,naſce piu da neceſsità, che da eletti one.

Cap. XXXVIII.

E rendo Sfºndo in Roma vna grauiſſima peſtilenza, e pa per queſto a i Volſci, & agli Equi, che A

G

venuto iltempo dipotere oppreſſar Roma, fatto queſti due

popoli vwo grofiſsimo eſercito aſfaltarono i Latini, e gli Hernici, & guaſtando illoropaeſe, furono coſtretti i Lati mig gli Hernici farlo intendere a Roma, e pregare, che fuffero difefi da Romania : quals,effendo i dalmorbo, rifpofero che pigliafero partito di difenderfi da lorº nedefimi, es con le loro armi,percbe effinon gli poteua no difendere. Douefi coneste lagenerofità e la prudenza di quelSenato, e3-come/empre in ognifortma volle effers quello,chefuſe Prencipe delle deliberationi,che haueferea pigliare ifaoi: nefvergognò mai deliberarevna coſa, che fuſe contraria alfito 驚 di viuere, à d'altre deliberationi

#

fatte da lui,quando la neceſſitàglie ne comandana, Questo dico,perche altre volte il medefimo Senato hauena vietatea

i dettipopoli l'armarfi, có difenderf,talchead wnaSenato, meno prudente di queſto,farebbe parfº cadere delgrado fue, a concedere loro tale difenfiene. Ma quello fempre giudi

còle coſe,comefi debbono giudicare, & femprepriſe ilmeno reo partito per megliore; perchemale gli /apena, non potere difendere ifaoifudditi; male gli fapewa, chef armastino fenza loro, per le ragioni dette, eſ permolte eltre, chefin tendono. Nondimeno conoſcendo,cheffarebbonoarma

tiper neceſsità adogni modo, hauendo il nemico addoſſo, prefelaparte honoreuole, ø volle,che quello che effi hane wanoafare, lofacefino con licentiafna, accioche hauendo diffsb-

Р к і м о

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difibiditoper neceſità, non faue Kafino a diſubidire per elettione. Et benche queſtopaiapartito, che da ciaſcu

na Rep, doueffeefferpreſº: nientedimenole Rep.deboli,e} mate configliate,non glifannopigliare, neffanno honora

redifimili neceſità. Haueua il Duca Dalentinopreſa Fa enza, ci fatto piegare Bolegna agli accordifusi, dipoivº

lendoſenetornarea Komaper la Tofana,mandò in Firen ze vnofuo huomo a domandare ilpaſſº perfe, cºper il ſuº effercito.(onſultost in Firenze, come fi hautſſº a gºuer

mare questa coſa,nefa mai configliate per alcune dicöceder glene. În che nonffeguì ilmodo Komano;perche effendo il Daca armatifiime,e i Fiorentini in modo diſarmati, the non gliporeueno vietare il paffare, era moltopin honore lore,

cheparelſe, chepafaffe c5 permiſsione di quelli,che aforza; perche,doue vifº altutto illoro vituperio, farebbe ſtato in e parte minore, quando lo haueffero gouernato altrimenti, Mala piu cattua perie,che habbiano le Rep.debòl,ė effere irreſolute,in modo che tutti ipartiti,cheellepiglianº gli pi

gliane perforza,c ſé viếtorofitto alcune bene, afinofer zatờ, ở nö per#;; dare di queſto duoi altrieſempioccorſine tipinostrinello fato della neſtra cit ta. Nel :#D. ripreſocheil Re Luigi XII.di FrãXã hebbe Milane,deſideroſºdirēąerci Pfa,perbauer L M Ducati. che gli eräffari promeſ da Fiorētini,dopò tale reſtitutione, mandò ilfao eſercito verſº Piſa capitanato da Monfignor Beumente,benche Franceſe,non dimanco huomo, in cui i Fiºrentiniaſſai confidauano (onduſfiqueſto eſercito, c

queſto Capitanotra Castina,& Piſa, perandare a cöbat: vennero Oratori # • Brumite, zgü ironvdidarelecittà allo effereitº Frãcest,sögueffipatii

tere lemura,deuedimorādo alcunogiorno,per ordinarfalį

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chefotrofa fede del Reprometteſe non lamettere in mane

de Fiorentintsprimachedopº quattromefillqualpartitofa da i Fiorentini altuttorifiutato,in modo chef feguínellan daruia campo,g partisteneconvergogna. Ne fu rifiutato 1ļpartite per altra cagione, che zer diffidare della fede de Re,come quelli,che per debolixKa di configliº fierano per

forsta mesti nelle manife,ci dall'altra parte non ſe refida uino,ne vºdeuanº,quanto era meglio,che il Re peteſſe ren dere loro fi/α effendeni dentro,c non la rendendo,f(oprire -

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l'animo ſuo, che non la hauendo poterla leropremettere, cº "..

eglino είfiroforzati cēperare quelle promeſſe. Tai che molte pu vtiſmente harebbenefattoa conßntire, che Beumente l'haueffatto qualunque promeſ prefa,cºmefe ne vide l'e perienza dipoi nel M D 11.che effendefiribellatos frez

Kovenne«faccorſo de Fiorentini mandato dal Re di Frane cia

Afonſigner labalt con genre Franceſe.lqasigunta Pr?

pinquo ed Arezzº,dopº poco tempº cămintiż praticareer cordo con gli Aretini,физl;fattº certafede velemena: * laterra a militudine de Piſani fu rifutatoin Είτε, Σξί partiro, ſiche veggende Monſignor lubali.g. # -f: -

corne i Fiorentiniſe ne intendefine poco, comminciò a„ster

nerelepratiche dell'accordo da fe, enza participatiºne de commefarij,tanto cheelo conchiuſe afstomodo, & fotte quelle con lefegentife we entrò in ŁAreXXa, facendo intē. derea Fiorentini, come egli erano matti,G non s'intende: uano delle coſe del mondo: chefe voleuano ArezKp,lo fºreſ. fino intendere al Re,il quale lopoteua darloro moltome եք, hauendelefaegentiin quella città,chefuori. Nonfi reſtaue in Firenze di lacerare, cº-biafirmare detto Iubalt,ne firef>

maiinfine a tanto,chef conobbe chefe Beumontefuſéffa tefnilea lubak,ffarebbehauutº Piſa, 4r f -

4.

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Et cof perternare apropoſto, le Republiche irre/glute non pigliano maipariti buoni fé non per forza perche la debo lex Kaloro non le lfcia mai deliberare, doue è alcuno dub

bio:efe queldubbionon è cancellato davna violenza,chele ----

Jeſhinga fanneſempre mai Joſef,

*

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În diuerfi popoli fiveggono fpeffo i međefimi aci -

enti, Cap. XXXIX.

E. Siconoſcefacilmente per chi confiderale cofe preſenti, -Lac- l'antiche, come in tutte le città, c3 in tutti i popoli fºno quei medefimi deſiderij, cơ quei medefims humorí, cºme vifurono/emprefn modo ch'egliefacilcofa a chi effa

minaçõdiligenza le cefepefate, freutderein ºgni Republi calefuture, ci farni quegli rimedij,che dagli antichifono fati vfati,ò non ne treuando degli vfati,penfarne de nuoui, per lafimilitudine degli accidenti.. AMa perche queſte con

fiderationifono neglette, ànon inteſe da chi legge; fe ellefs no inteſe, nonfono conoſcute da chigouerna,ne feguita,che femprefono imedefinistandali in ogni tempo. Hauendo la

città di Firenze dopo il XCI I 1 Iperduto parte dellofmpe riefwe,come Piſa,3 altreterre,faneceſitata «fare guerra a coloro,che l'occupanane. Er perche chi l'occupaua,erape

tête,ne ſeguiua, cheffpendeusafai nella guerra, ſenza al cunfurts. Dalleſpendereaſſainerifalrauano affaigraueX ze,dallegrauezze infinitequereledelpopolo. Et perche que «guerra era amminiſtrata davn magiſtrato di X. citta dini, chefchiamauano i X. della guerra, "vniuerfalecomun sià a retarféle in diſpetto,come quelle che fuſe tagione, g

della guerra,e dellefpe/edi effare cominciòa perſuaderf,

ehe‫ چ‬telte via detto magistrate:faſetolta H 3 . . vis - - - - ۰ ......․...... . la guerra, fagf2fe2

L ї в к о

tanto che hanendefarifare, non fºglifeceroglifcambi; & lastiatefiſpirage.fcommiferolattioni fue alla Signoria, La qual deliberationefutantopernicioſa,che nonfolamente nõ leud laguerra (conveľvniuerſalefperſuades ) matolti via quelli huomini, checõprudenzaľamminiſtrauano, neſegui ranto difordine,cheolire a Pfaf perde AreWKo, cº molti altri luoghi,immodo che rauuedutostilpºpolo delferrore/uo, có comela cagione del male era la febre, c non ilmedico,

rifece ilmagiſtrato di Dieci. Qurfo medeſimº humoref leudin Roma contra al nome de (onfali, perche veggendo quelpopolo nastereľvna guerra dall'altra, cº non potezwai ripofarfidoue edoueuanopenfare,cheella naſcefe d'ambiti one de vicini, chegli voleuano ºpprimere přfanane naſcefe dall'ambitione de nobili,che non potendo dentro in Roma caſtigar la Plebe diffa dalla podeſta Tribunitia,la voleua no condurre fuoridi Roma fatto t (on/oli per opprimerla, doue ella non haseua aiuto alcune. Et penſarono perqueſto,

cheffeneceſſario o leuar via i (onſoli, oregolare in modo la lorºpodeſtà, che e'non haueßino auttorità fºpra ilpopole nefuori, ne in caſa. Il prime,che tentà queſta leggefu vne Terētillo Tribuno,ilqualeproponeua,chef douefiero crea recinque huomini, che dowegino confiderare la potenza

de Conſºli, e limitarla.?l che alterò affaila nobiltà, pe rendele,che la maieſtà dell'Imperiofaſe altutto declinara,

talche allanobiltà,non refafse piu alcunogrado in quella Republica. Fu mondimeno tanta l'oſtinatione de Tribuni, che ilmone confolareffpenfe, cº-farono infine contenti de i qualche altro ordine piutoſto creare Tribuni con podeſtà

conſolare,che i (on/oli, tanto hauewanopin in odiº il nome, cheſauttoritälorø.c3-cefiſeguitarnolungotempo,infine che, “ conoſciutol'errore,come i Fierentini ritornarne« Diect,ce

florericrearonei (ºnfali.

Р к 1 м. о.

52

La Creatione del Decemuirato in Roma, & quello

che in effa è da notare,doue fi confidera tra mol te altre cofe, come fi puo faluare per fimilcacci

dente:o oppreſſarevna Republica. Cap. xl.

V Olendo diſcorrereparticolarmente ſopragliacciden V tische nacquero in Roma per la creatione del Decê wirato, non miparefouerchio narrare prima tutto quello,

che/ºguì perfimile creatione;cº di poi diſputare quelleparti, chefono inefie attioni notabili, le qualifono molte, co di

grande confideratione,cofiper coloro, che vogliono mante nere vna Republica libera, come per quelli che diſegnaffi

no ſommetterla; perche in tale diſcòrfafvedranno molti er rorifatti dal Senato,có dalla plebe in disfauore della liber

tà,& molti errorifatti da e 3ppio capo del Decemuirato in disfauore di quella tirannide,che eglif hautua preſuppoffo fabile in Roma. Dopò molte diſputationi, c; contentioni feguite tra ilpopolo, & la nobiltà, per formare nkoue leggi in Roma', per lequali eſtabiliſe piu la libertà di quel lo stato, mandarono d'accordo Spurio Posthumio conduei

altri cittadini ada Athene,perglieſempi di quelle leggi, che Solone dette a quella città, acciochefopra quellepoteje refondare le leggi Romane. Andati,cº tornati coforo, f venne alla creatione delli huomini,che haueffino ad ſami

nare,ez formare dette leggi. Et crearnox. cittadini per vno anno,tra i quali fu creato e-ºppio Claudio, huomo . fagace,c3 inquiete. Et perche e poteſnofºnXa alcuno ri

#petro crearetali leggi,filenarono di Kema tutti gli altrima ifrati , & in particolare i Tribuni,cs i Conſoli. Et 燃 i lo appello alpopolo,in modo che tale magiſtrata ve niua adeſſere altutto Prencipe di Roma. Appreſſo H4 . . . f

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fridustetutta fauttorità deiliakrifstei compagni per glife uori,chegli facenala Plebe perebe egli s'era fitto in moda pºpolare con le dimoſtrations,che parene merauiglia,thkg li haueſsepreſºfiprestovna nuoua natura.cz vn neosdingeg no,efendoffato tenuto innan Ki a questo tempº vn crudele

perſecutore della Plebe.gouernaronſ queſt Diccia/arti uilmentenontenendo piuche xii. Littori iquali andanane dauantiaquello,ch'era tra loro prepošřo.g. benche effi he «effinoPauttorità aßoluta, nondimeno bauendoſ à punire vn cittadino Koper homicida locitarno nel coſpetto delpo polo,G- da quelle lofecerogiudicare, Scrifero le loro leggi in w. Tauole;cſ auanti che le confirmaßero, le mestono in pu blico,accioche ciaſcă lepotesteleggere,et diſputarie,accio che Ք cono/ĉefe,fevera alcuno difetto per poterle innanzi alla confirmatione loro emendare. Fece in fu questo Appio naffe revnromore per Roma,chefe a queſte x. Tauolefe ne ag

giungefino due altre,fidarebbe a quellela loro perfettiene: Tal che queſta epinione dette occaſione alpopolo dirfare i Dieci per un'altro anno. A che ilpopolo s'accord volontiert.

fi perches conſolinonfirfacestno, fi perche ſperauanº est poterestarefnza Tribuni, fendo est giudici delle cauſe,co me diſopra fi diffe:Prefo«añque partito di rifargli,tutta la

mobiltàfmoſſea cercare queſti honori,& tra i primi era -Appio,cºvfaua tanta humanità verſo la plebe nel doman darla,ch'ella cominciò ad effere fośþetta a ſuoi compagni: Credebant.n. haud gratuitam in tanta fuperbia co

mitatem forę.cioè e'credeuano,che effendo eglifaperbisfi zno,con quella humiltàpoteua ageholmenteguadagnarfiilfs

wore dieſa plebe. Et dubitando di opporſegli apertamente, deliberaronofarlo con arte,& ben che fuffeminore di tempo

di tutti,dettono «lui auttorità diproporre i futuri Dieci ai

һәрәк,

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-

53

popolo,credendo,ch'egliostruaĵº iterminideghaltri,dină prºterrefe medefimo, ſendo coſa inufitata, cf. gnominiefs in Roma.Ille vero impedimétű pro occafione arripu ít.(ioè; ma egli questoimpedimentºprefeper occaſione.fr nominòfè trai primi con merauiglia,c-diſpiacere di tuttiä nobili,nominò poi noue altri alfao propoſito. La quale nuoua creationefatta per vn'altro anno cominciò mostrareal popo lo,c alla nobiità l'errer fao; perche fuhito. Appio fi: nem fecit ferendæ alienæ perſonæ,Cioè, adzappiofe

tagione, hepglaffèla primiera perſona, & cominció a mostrareľnnatafuafuperbia.Et inpochidiriempiè difaoi coțiuni i faoi compagni:cºperiibigottireilfão popolo, cº il Senato,in cambio di X 1 d. Littori , nefeciono (XX:

fette la pauraequale qualche giornº, ma cominciarono poi ad in trattenereil Senata,G battere la Plebe. Se alcuno

battuto dal’vno appellina all'altro era peggio trattato nella appellaggione, che nella prima

:: modo che le .

Plebe,conoſciute ferrorfuo,cominciò piena di afflittionea riguardare in vifº i nobili. Et indelibertatis captare auram, vnde feruitutem timendo, in eum ſtatum

Remp.adduxerunt. Cioè,c quindif diedero a proeae tiare la libertà: poiche temendolaferuità,hauewano ridot

te la Rep,inqueiofato.ếealla nobiltà eragratºquefalor aflittione. Vtipfitedio præſentium, conſules de fiderarent. Cioè : non potende pia foſtenere quella peſima conditione , i confoli deſiderafero, Wen hero i di , ehe terminauano l'anno : le due Tauole

delle leggi eranofatte, ma non publicate.

Eti Dieci

preſºno ºccaſione di feguire nel magistrate, có caminº ciarena atenere conviolenza le fars , & farf Satelliti

ಕ್ಲಿಕ್ಖveri поtile,

aliaанай аажмаа і інші di ஆ

L і в в о

cheeßcondennauano. Quibus donis iuuentus cor rumpebatur, & malebatlicentiam fuam,quam om nium libertatem.Ondeigionani corrotti da idoni ama stanoanKi illicentioſº viuere,chela libertà commune, Nac

quein queſto tempo,che i Sabini, 3 i Dolfci moſſeregnerra « Remani.infºlaqualpaura cominciarono i Dieci a vedere

la deboleKza delloffatolore,perchefenza il Senatº nonpete stanoordinare la guerra,có ragunando il Senatopareua le reperdere lofato pureneceſitatipreſºnequeſtøvltimºpar site,có ragunatii Senatori inſieme,molti de Senatori par

ierono contro allafºperbia de i Dieci,c in particolare Da krio,ơ-Oratio,cf. la auttorità loroffarebbe altuttoſpen

taaſenoncheilSenato, per inuidia della Plebe, non volle mostrare l'auttorità faa, penfando, chefe i Dieci depone *ano ilmagiſtratovoluntarij , che poteſſe effere,che i Tri

bunidella Plebe nonfi rifacestro. Deliberost adunque, laguerra;vfeißfuori con due eſerciti guardati da parte , | didetti Dieci : Appiorimaſe ageuernare la città. On denacque che fi innamorò di Virginia,ợ che volendola. terreperforza,ilpadre Virginioper liberarla ſamm-Kzà: dondefguironoitumulti di Roma, g. degli eſerciti,ique liridottistinſieme conil rimanente della Plebe Romanaß. meandaronomelmonte Sacre : doue fettero tanfº, che i Dieci depofºno il megiſtrato,có che furono creati i Tri

buni, có i conſoli , c. ridotta Romanella forma delle, Netaf adunque per queſto teste antica faa libertà. inprima efferenatsin Romaqueſto inconueniente di creare questatirannide , per quelle medeſimeragioni » chemaſº, sonº la maggior parte delletirannidinelle città, & questº è datroppo deſiderte delpopale d'effer libero , & da tref podeſideriode mobilidi commandare, * £t quandºs'nse: * : \; ,

сон

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connengonºafare vnalegge infauore della libertà, meget tafiqualch'una delle

:::: vno, all'hora ::

bito la tirannideſurge. (onuennonº il popolo, & i nobilidi. Roma a crearei Dieci;c; crearli contanta auttoritàperde

fiderio, che ciaſcuna delle parti haueua;ľuna di þegnere il nome (on/olare,l'altra il Tribunitio. Creati cheது: rendo al popolo che e Appiefuße diuentato pºpolare, et bat testelanobiltà, egli fi volſe afauorirlo. Et quando vnpe

polofconduceafarqueſto errore, didare riputatione adv ne,perche batta quelli,che egli hain odio, cf. che quellovne fia fauis./empreinteruerrà, che diuentera tiranno di quelle città, perche egli attenderà infirme colfauore del popelea fþegnere la mobiltà, c; nonfi volterà mai alla ºpprefitone del

popolo,fenom quande eilharafhente, nel qualtempº conoſ. ciutostilpepolo estereſeruo,non habbadoue rifuggire. Que fo modo hannotenuto tutticoloro,che hannofondato tiran nide nelle Republiche. Et fels haueſe tenuto e Appio,quella na tirannideharebbepreſo piuvita,et non farebbe manca

鸭 47||

tafpreste, ma eifece tutto il contrario, neſpotègeuernare piuumprudentemente,chepertenere la tirannide,effece ne mico di coloro, chegliela haueuano data,et chegbe nefore uane mantenere,G nemico di quelli,che non erano concerfi

a dargliene,c; che nengliene harebbono potutamantenere, cºperdesticolore,chegli erano amici, ci cercòdhauere«

mici quelli, che non poteuane effere amici. Perche anchora che imobili deſiderine tiranneggiare quella far te della nobiltà, chef troua fuori dellatirannide, à fem pre nemica al Tiranneymequelle felapuo maiguadag naretutta per l'ambitionegrande, ci grande auariria che è in leis non potendo il Tiranno hauere ne tantericche KK se fawtihønsri, che a tutta fatisfaccia. Et cºfനു. |-

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** . . . L1» x o anda ilpopolo, o accostandofanobili fecevno errore eui 囊

dentifime,cºperleragioni dette difepra,c-perche avolere con violenKatenere vna coſa,biſogna chefia piupatente chi

forxa,chechi è forzato. Ondenaſce,che quelli Tirāni,che häno amicº runiuerſale,ơ nemici igrandi,fono piufcuri, pereſſere la lorº violenKafoftenuta da maggiori forze, che quella di coloro, che hannepernemico ilpopolo, ci amica la mobiltà; perche con quelfauore baſtano a conferuarfle for Ke intrinfeche,come baftarono a Nabide Tiranno di Sparta,

quando tutta Grecia,cs ilpopolo Romanaľafaltà, il quale afficuratofi dipochinobili,hauendo amico alpºpolo,cỡ quellº fidfefeilchenon harebbe potutofare,hauendolenemico,fո quell'altrogrado perhauer pochiamicidentre, non bafanº leforze intrinfeche, magli conuiene cercare difuori ist häne adestere di treforti,l'una Satellitiferestieri,che trguardine la perſona:ľaltraarmare il contado,chefaccia quellovfficie, ehe harebbe afare la plebe,li terza adherirfico vicinipoten

ti,che ti dfendino (bi tiene queſtimodi,et gli offerga bene, anchora che egli hauefeper nemico ilpopolo, pºtrebbe in qualche modofaluarfi mas Appionos poteuafar questa di guadagnarfilcontado,eſendo vna medeſimacofa il conta doses-Roma:et quelche poteua fare,non feffe,talmente che rouin) neprimiprincipi faoi. Fecero il Senate, c’-ilpopolº in questa creatione del Decemuirato errori grandfimi: Perrheanchora che diſoprafdicainquel diſcorſº, cheffi del Dittatore,che quellimagistrati,cheffanno da per lorº, non quelli,chefailpºpolo,fononsciui alla libertà nendimenº il popolo debbe quando egli ordina imagistrari,farglinmee

数 eſihabbiano hauere qualcheriſpetto *****สremie

Jři. Erdouee"fidebbe proporre lºroguarda,permantener gli ‫ء‬buonisi Romanilairuarono, faccendabfalo- magistrate ‫ همهیا‬- - - -- --- -- ---- iw

;

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55

in Roma,3 annullande tuttigli altri per la ecceſsiua voglia (come diſopradicemme) che il Senato haueus di fegnerei Tribuns,est la plebe di þegnere i confoli: laquale gli acceco,

in medo,che cºncer/ºno in tale defordine:perche gli huomi mi,come dicena il Re Ferrando,ſpeſſº fanno,come certimi neri vccellidsrapina,ne quali è tanta deſiderio di conſegui rela loropreda, a che la natura gli incita,che nenfentone vne altre maggior vccello,chefia loro ſopra per ammaKzargli. Cºno/Gefi adunque per queſto diſconfo, come netprincipiº

propºf, l'errore del popolo Romane volendofaluare la li kertà; est gli errori di Appio,volende occupare latirannide.

Saltare dalla humilità alla Superbia dalla pietà alla

a crudeltà,ſenza debiti mezzi, ècofaimprudente; e

& inutile, * . : -

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Cap. XLI. . - ‫هد ﺩ‬. ‫ د‬. ::::

O:gli altri terminimalevſati da Appiº perwa –W tenere la tirannide, nonfudi pºco memente: faltare troppe preſto davna qualità ad vn'altraperchel'astútiafia

nelingannare la plebe,ſimulando d'effere homepºpolare,fe bene fata, Furona anchora hene vfati itermini,chetenne per ! ម្ល៉េះ鷺*/a: quellandacia di crearefefefecötraalrapinionedeleyebile

:::::::;я

tà. Fu bene vfato creare colleghrafuoprepºÁłº: me stöfugie bene vſºto,cºme egli

#§§;

dicº)mutarein vno ſubito natura,et diam cºmestrarſinę

micó alla plebe,di humanaſaperba difacile difficileif tätspreſto chefëza iſcuſa veruna ognhuomo haneste acen fer la fallacis dell'animesto. Perche chi è parutºbuone: tepe,et vuole afao propoſite diuentar

ಕ್ಲಿಚ್ಟೆ

lidebiti mezzi,et in modo cõduruiſ con le occaſioni ché?»: năKichela äiuerſanatura titolga defauori vecchisellaten

hesbia datități deinuouicheia nã vigaadiminuirelate: autterità:altrimëritrouidetiſcoperto, ifza amiciynuinis

|

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L 1 ȇ o

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* Quanto gli huomini facilmente fi poffono cor ·

XLII.

Cap.

*** rompere.

· ·

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N Otºfianchora in queſta materia del Decemuirate, 1 N quantofacilmente gli huominificorrompone, cyfan nofidiuentare di contraria natura, anchora che buoni, có

bene educatn (onſiderando quantoquellagiouéntà,che Ap pioßhauena eletta intorno,cominciò adeſſeramica dellatiº

rannide,pervnopoco d'utilità, chegliene conſeguina. & come Quinto Fabio;vno del numero defecondi Dieci, ef fºndohuono ottimo, accecato davn poco diambitione, ở

perfrafº dalla malignità di « Appio, muto ifuoi buoni cestu wi inpefimi,& diuenrðfimile a lui, ilche effaminato bene, fara tãto piu pronti iregolatori delle Republiche, º de Regni Affenare gli appetiti humani, có torreloro ºgniſperanxº

:

debita punitione errare. Quelli, che combattono perla gloria propria,fo

no buoni,&fedelifoldati. Cap.XLIII. r“. Onfiderafianchoraperil@praſcritte trattato, quanta ಫ್ಲ; G-che : C::::::: davne

teper lagloriafaa,aquello che è male disposto, & checom kártepertambitionedaliri;perche doutglieſerciti Romani jolenamofºmpre effere vittorioffattoi Conſoli,fottei Decem

irijempre perderone. Daquesto eſempio fipuo cºmefere #ช parte

delle cagioni dell'inutilità de foldati mercenarij,

iqualinon hannº altra cagione, che litengafermi, cheva pocº di stipendiz, che tu dailore... Laqualeagimenen i, nepuo efferebastante «fargli fedeli, ne tanto tuoi amici: che vogliamomorireperte.Ferchein quellieſerciti,nequelli ཐ་ ད་༠ ༡ ༨ ༥ ་ ོ ོ ་ ་

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non è vna affettione verſo di quello per chi e'combattene,

chegáfacci diuentare faoi partigiani, men mai va potrå effere tãta virtù, che baffia reffere ad vnonemico.vnpo covirtuoſº.Et perche queſto amore non puo naſcere,ne qне fagara da altro,che dafudditi tusi, è neceſſario a volerte nere vnefato, a volere mantenere vna Republica o vne Regno, armarfi de fudditi faoi, come fi vede, che hanno fatto tutti quelli, che con gli eſerciti banno fatti grandi

progrefi. . Hauenano gli effereiti Romani fatte i Dieci quella medeſima virtù: ma perche in loro non era quelle imedefima diſpoſitione, nonfaceuano gli vfati lore effetti. e Ma come prima il magiſtrato de Diecifufpente, e che effi, comeliberi cominciarono a militare, ritornò in loro il

medefino animº, c perconſeguente le lorº impreſsbaue டி loroரிக்rம் l'antica னா lore. " : ‫ﻭﻟه‬ «* *A ». ***** * * * * -

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Vna moltitừdine fenza capo, è inutile, & non fi ** debbe minacciare prima,& poichiedere ..." . ·

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Paùttorità. Сар." XL 11Ꮧ I. *

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E Sfende la plebe Rowana, per l'accidente di Dirginia,

ridotta armata nelmente Sacro, mandò il Senatojusi ambaſciadoria dimandare,con quale auttorità eſihaneste insabbandonářišloro capitani cºrridotrifinelmonte:citā ta era stimata Wanitorità del Senato; che non hauendo la

plebetraloro capo;niunefardiuuariſpondere. Et Titº Li uio dice, che e'non mancaua loro materia 4 riſpondere, ma

mancaua loro chifacestelarifpofa:Laqual coſa dimostra appunto l'inutilità d'vna moltitudineſenKasapº : ilquale dijardinefu conoſciuto da Dirgisise perfus ordinefi creà xx:Tribuni militari,chefsferºlere capearifendere, & * s- .

conuenire

-

. І. І в и о sensenire colSenato. Et hauendo chiefe, chefmandsfè loro Caleriº, & Oratio,ai quali est direkbono la vºgliais: ronon vivalere andves/eprima. Disci non depaeadra imagiſtratorest arrinattſopre ilmente,doue era la pleće,f:: ? .

dimãdatº loro

¦¦

bunidella plebe.cơ cheதி:ஆன் ni magiſtrato,cớ chef defino loro tutti i Bicci chegl gas

karººrderevisi; sudarºnº valeria, & Gratiskest: meloradimanda, kivfrazenoſvltima, ezº "ipia, été:

des Grudelitatédãạatis, crudelitaté initis. (ioè, dannate la crudeltà, gắ lacrudelta abbracciate?, Et confiš

gliarenſ, che doufinº laſciareilfare mențione de Deri, **«ttendefinºapigliareſautorità, :Fr:Biara, der non mancherebbe loro exedo à fatisfarf, Pese apertameně tefgeneste, qaantapaKKja,& pecsprádenza è domanda: re vna coſa, es dire prima,io voglio fºrmale con effe. Per

zhrnonfidebbe mostratefanine/aºsatzf{igth 鷺 ettenerequelſnedeſideriaihegn:medo. Ëerfhrébastă a di mandare adon Merviſenzºdire, totiusfliegtnm«RXare con este.potendo poiche tu hai l'arme in mano »fati fare al

ºppritatue s'ex-', sa , -: a-x &= 3 .....sy II, ****\۰ ٔ‫ ﺩ ﺩهه‬. . .‫* ه‬۹ * * ۱۲ ‫ همﺩت‬. ‫د‬:‫جميﻟة موزهه‬.*******۱۱ ‫چﻭن ﺑه‬.

cofa di male effempio, con offeruarexņa legg

- fatta,& masſimamente dall'aụttore d'este:&fiņ; freſcare ogni dì nuauringiuriešinynastitfàviç

- lagouerna èdanaofisſimo, s.Cap. Xiyasan

:

*‫ י‬.‫ די יציי‬.‫וינס‬..‫ ט יא‬: :‫זמנו‬-‫א‬

‫ ددهم‬- :

Eguistateerde viridaiačenan

ιεξάρβr,

*P. rna,Dirgniorità e Appio innan Kielpor:lea difendere

lastºcawaquelle easpast,accompagnarºdą molti nebi li. Dirginiocomandischefſſem; ‫ نی‬. . ...-... --- - - - - - - - - - :R. , , , , . ;

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ciò e Appio agridare, & appellare alpopolo. Virġinie dictả na,che non era degno di hauere quella appellaggione, che è= gli haueua diſtrutta, & per difenſºre quelpopolo,che egli ha neua offeſo, e Appio replicana,come e'non haueanoa violafë quella appellaggione, che effi haueuane con tanto deſiderië ordinata, Per tanto eglifu incarcerato, eý auantialdì del fiudicio ammazzò fejtefº. Et benche la felerata vita di e Appio meritaffe ognifupplicio : nondimenofu cofapoco ci= uile, viºlare le leggi, & tanto piu quella che erafatta allhva

ra, Perche is non credo,chefia roſa di piu cattiuo eſempié in vna Republica.thefarevna legge,g non l'offeruare; ei:

tanto piuquanto ella non è offeruata da chil hafatta . Ef » fendo Firenze dopò il X C I III.fiata riordinata nel fuü . ftatº con l'aiuto di Frate girolamº Sanomarola, gli ſcritti

del quale mestrans la dottrina, la prudenza,la virtù dell'az mimofto: & hauendo tra l'altre ordinationiper afficurare i cittadini fattofarevna legge,chefpoteſ: appellarealpopo la dallefºntenze,cheper caſo distarb,gli Otto,e la Signoria defino(laquallegge perfaafe piu con difficultà grana

;

diffimaettenne)occorſe,che poco dopò la cõfirmatione deſa; furono condennati a mertë dalla Signoria per conto V. cittadini:ø volendo quelli appellare, non furono laſciati, c) nổfu oferuata la legge.Ilchetolfe piuriputatione a

Frate,che nefano altro accidente. Perchefểquella appel gione era vtile,ei douenafarla offernare:sella non era vtile, non doneuafarla vincere:et tante pinfu notato queſte acti dente; quanto che il Frate in tante predicationi, chefecë,poi chefs rotta queſta legge,non maio dannò chi l'haueua rotta

ºlafensà,come quello che dannare non voleua,comecofache gli tornama apropofito,etfenfare non lapoteua.Ilche hauen defopertº l'animpfaoambitioſo,et partigiano, gli tolle ripua **ione,& dettegli afai carico. .* |

-

frä anchoravnostate Ајаi

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affairinfreſcare ogni dì nell'asimº de tuei cittadinimoui hu moriper nuoueingiurie, che a queſto, et quelloffacciano, come interuenne a Roma dopò il Decemuirate.perche tuttis Dieci,ej altri cittadini in tempifurono accuſati, ở condennati,in modo, che egli era vno ſpauento grandiſſims

#

in tutta lanobiltà,giudicando che e nonfhauefje mai aper

refine afimilicondannaggioni, infino a tanto, che tuttala nobiltà nonfuſe diſfrutta. Et harebbe generatº inquella città grande inconueniente,/º da Marco Duellis Tribuns non vifufe ffato proueduto. Il quale fece vno editto,che per vmo anno nonfuſe lecito ad alcuno citare, o accuſare alcune

cittadino Romano. ilcheraficurò tuttala nobiltà. Doutfi vede,quantofia danno ad vna Republica,o advn Prencipe renere cõ le continoue pene,et offefefefþefi,e3-paurofigliani mi defudditi est.醬

#fi :: # il

huomini, chegeminciana a dubitare di hauerea capitar male in ogni modo,faſſicurano ne pericoli

ordine. Perchegli

có diuentono piu audaci, c. meno riſpettefia tentare coſe nuoue. Però è neceſaris e non ofendere mai alcano, o fare l'offeſe ad vn tratto,c-dipoi rafficurare gli huomini,et dare lorocagione di quietare, & fermare l'animo. * gono nifal ione Gli huomi d'una ambit ad vn'altra: & prima fi cerca non effere offeſo, dipoi d'offen

dere altrui,

Cap. XLV I.

. v

H Auendo ilpopolo Romanoricuperata la libertà, effºn do ritornato nel/steprimo grado, e in tantomaggis re, quanto feranefatte di molte leggi nuoue in fermezza

dellajuapotenza parena ragioneuole, che Roma quakhe volta quietaſe: nondimenopereſperienzafi vide il cºntra

rio perche ogni dà vifargeuano nuouitumulti, cºnueuediº

cordie. Et perche Tito Liuio prudentiſſimamenterendels -

ragene

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Р к 1 м о,

-

řagione, ºnde questo naſcena, non mipare fenom apropoſità, ferire appunto le fue parole. Done dice,chefempre º ilps=

polo,o la nobiltà inſuperbiua,quando l'altrof humiliaua: es ffando la plebe quieta tra i terministoi, cominciarono igoa uani nobiliadingiuriarla,ới Tribuni vipoteuanofare poa chi rimedij,perche anchora effi erano violati, Lanobiltà dá

l'altraparte,anchora che le pareffe che lagiouentù fuge trop poferoce, nondimeno hausua a caro che hauendoſi a trapa/2 fare il modo, lo trapaļffine i /usi, & non la plebe . Et tofi il defiderio di difendere la libertafaceua, che ciaſcuno

tantofprenaleua,che ºppreſana l'altro, Et l'ordine diqueſti accidenti è chementre chegli huomini cercano di non teme re,cominciano afartemere altrui,eſ quella ingiuria, chegli facciano da loro,la pongono ſopravn'altro,come è/effene čeſario offendereso effere ffefo. Oedef per queſto,in qualë

modofraglaltri le Répfrifoluono,est in che modºgli Bue miniſalgono d'una ambitione ad vn'altra. Et come quellá fentenza di Saluſtio,poffa in bocca di Cefare,era ಭೃ Quod omnia mala exempla bonis initijs orta funt: :Cioè,che tuttii cattini effempt fono nati da buoni príncipija Cercano(come diſºpra è detto)quei eittadini,che ambitiafa imente viuono in una Rep.la prima cofa, dinon potere efferé offefinonfolamente da priuati; maetiandio da magiſtratis Úercano(perpoterefºre queſto)amicitie, et quelle acquiffa ne per viein apparſza honeſte,o con fouenire di danario cort

difendergli dåpotenti. Et perche queſtopare virtuoſº,sin

gānafacilmente eiafiume,et perqueſtonā viſpºnerimediºs a in täto,che egliſenza oſtacolo perfeuerãdo,diuêta di qualità, che i priuatioittadinine hãwe paura,etí magiſtratiglº han = no riſpetto. Et quando egli èfalite a queſte grado, & nonfi fia primaduuiate alla ſua grandezza, vieneạd efferinter

-γκινιτιθαγή"πιά" - ****、*

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dif;

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difi difepra,del pericolo,che è nell'urtarevno inconueniente, che habbia digiafatto augumento in vna città,tantº che le coſaf riduce intermine, che bifogna o cercare di hegnerlº conpericolo d'unafabita rouinais laſciandolo farlo entrare . .

iu vnaferuità manifeſta femorte,o qualche accidēte nente ne liberi. Perche venuto a/opraferitti termini,che i cittadi ni,e magiſtrati habbianopaura d'offender lui, c; gli amici fuei,non dura dipei molta fatica afare chegiudichino,et of

fếdino afão modo. Onde vna Repub.tragliordinifusideb: be hauer queſto,di veggiare che foi cittadini ſott’ombra di bene non pofano farmale, eý che effe habbiano quella ripu tatione chegioui,et non nuoca alla libertà,comenelfue luogº

danoi farà diſputato. Gli huomini, anchora che singãnino ne generali,

ñei particolari non singannano. Cap.XLVII,

E Sfendofilpopolo Romano(come difºpra fi dice)recate anoisilnome Conſolare,es volendo che poteſsino effer fatti Con/oli huomini plebei, o chefuſe limitata la loro aut

torià,la nobiltà per non dífhoneſiare fauttorità (on/olarene con ľuna,ne con l'altra coſa preſe vna via dime{zº, cºfu

contenta chef creastino Í III.Tribuni conpedeſtà Confº lare,iguali potefsino effere cofi plebei,come nobili,Fu cõtenta aqueſto la plebe,parendoglifpegnere il Conſolato,g bauere

inqueſtofwogrado lapartefna nacquene diqueſto vneafs notabile,che venendoff alla creatione diqueffi Tribuni, & potendoſiereare tutti plebei,furono dalpopolo Romano crea titutti nobili, Onde Tito Liuio dicequeſte parole:IQuorű · comitiorum euentus docuit, alios animos in conté tione libertatis, & honoris, aliosfecundű depofita

certaminainçorrupto iudicio effe, ாே

ர், 州 ||

|

69 *iquali comitij(cioè configli)dimostrò,glianimi efferedi "fi, quandofcontende della libertà estaegli honori; da Р в 1 м о.

警 chºquandº dipostelecontefeilgiudiciorafiafincero. fºlaminando,donde poſa procederſ queſto,cředs proce

*“, hegli huomini nelle fost generalishgamano ајаі,

па

Pºtºcºlarinon tante. Parena generalmente alla plebe Ro *ата, diméritare il Conſolato, per hauere piu parte nella

####expºrtºrpiu pericolonelleguerre,per effer quella, che *** braccia fue manteneua Roma libera, &#lafасенаро *ente. Et parendogli(come è detto)queſto ſuo deſideriora fieneuole, volle ottenere queſta auttorità in ºgni wedo.

#cºneella hebbe afaregiudicio degli huomi:/йoipar “cº; che nefuno di loro meritaſ quello, che tută infie **gh pareuameritare. Talche vergognatafi di lore,ricor /**7":liehele meritauanº.Dellaĝulº diberatiºns".

tirºlarmente , conobbe la debolezza di quelli : e3 giu

"asigliandofi meritamente Tito Liuio dice queffe parole:

Hanc modeſtiam,equitatemá;,& altitudinem ani

niybinuncinyno inueneris, quæ tuncpopulivni "ºrfi fuit? cioè Questa modeſtia,honeſtà, es grandezza di animo cheallhºra era in tutto il pºpolo,doue fi trouerà ho

*in vn/ºlº ? In confirmatione di questofene può addurre ":ahre nºtabile ſempio, ſeguitain (apoua,dupoiche An "ibale hebberottii Rozania (anne: per laqual rotta effen *tuttafellenata Italia, Capouafaunanchora per tumul *#ere per l'odio,che era tra il popolo,c; il Senats. Et trouă defin quel tempo nelfºpremo magiſtrato Pacuuio Calano.

*cºnoſcendº ilpericolo, cheportava quella città di tumul

“reaiſºgnà cºnfuegradericonciliare la plebe c5 la nobil. ** Erfattº quefopenſieroficer umare il Senato,e mar κό ::::;popale baнсия 雛 dilere, c##ptricoli;

"kepertausmodifire ämazzatidaquellº,c; 444 ... s. · I 3 '



. daſ . .

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ad Annibale,effendo le coſe de Komani afflitte. Dipoifºg ionfº, chefe volenano laſciaregouernare queſta cofaa lui, farebbe in modo che s’vnirebbono inſieme magli voleuafer rare dentro alpalazzo, es colfare podeſtà al popolo dipo pergli caffigare,faluargli. Cederono a queſta } opinione i Senatori,& quello chiamò ilpopolo a concione, hauendorin chiuſo inpalazzo il Senato. Et diffe,comegli era venuto if zipo di potere domare laſaperbia della nobiltà,& vendicar

fidellingiurie riceunte da quella,hauïdegli rinchiuſi tutti fatto la ſua cuſtodia:ma perche credena,che effi nõ voleßuno che la loro citta rimaneſe ſenza gouerno,era neceſario (vs lendo ấmazzare i Senatori vecchi)crearne de nuoui. Et per tanto haueua mefjo tutti i nomi de i Sexatoriin vna borfa,

es comincierebbe a trargli in loro preſenza,est eglifarebbe # tratti di manoin manº morire,come prima loro haue/Gino trouato il/acceſsore. Et cominciato atrarne vno,fu al nome

di quello leuato vn romeregrandiſsimo, chiamãdolo huome faperbo,crudele, e-arrogante. Ét chiedendo Pacusio, che facefino lo ſcambio, fracchetò tutta la concione. Et depò alquãto ſpatiofu nominatovno della plebetal nome del quale

chi cominciò a fiſchiare,chiaridere,chia dirne male in vn zhodo,c chi in vn'altro. Et cofiſeguitã do di mano in ma no tutti quelli,che furononominati,gli giudicauano indegni delgrado Senatorio,in modo,che Pacuuio prefa ſopra queſta

ºccaſione,diffe.Poichevoigiudicate, che queſta città #ia

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maleſenza Senato, cº afare gliffambi a Senatori vecchi non v’accordate:iopenſo chefia bene,che voi vi riconciliate infeme, per che queſta paura, nella quale i Senatori fono ffati,畿 haràfattiin modo rahumiliare, che quella huma nità,che voicercaui altroue,trouerete in lora. Et accordatif

a queſto,nefeguàľvnione diqueſto ordine,es quello ingắno, in che efferano,fi/coperſe,come efurono coffretti venirea

ferticºlari.Ingånarfóſtradiquefoipºpóſi generalmente

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nelgiudicare lecef.es gli acciditi d'effe,lequali dipoisſe co noſcono particolarmēte,s'aumeggono di talinganne. Dopo il MCCCCXCIIII.effendoffatti Prencipi della città raccia.

tida Firenze,s növi effendo alcune gouerno ordinatoma piutoſto vna liċenzaambitioſa,cff andandole coſe publiche: di male inpeggio,moltipopolari veggẽdo larouina della cit tà,& nõne intendendo altra cagione,ne acsufauanol'ambi tione di qualche potente,che nutriffei difordini,perpoterfa

revn fiato afuopropoſito,g torrela libertà,&ftauano que fi tali per le logge, é per le piazze dicẽdo male di molticit

tadiniminacciandoli chefe maifi trouafero defignori,/co- . prirebbono queſto lore inganno,gglicaffigherebbeno. Oc correuafþeſſo,che defimili ne affendeua alcuno al ſuprema magiſtrato,é come egliera falito in quelluogo,est che e've dena le coſe piu da :# ,conoſceua i dtfordini,onde naſceuo

no,es i pericoli,chefõpraſtauano,o la difficultà del rime diarui. Et veduto come i tempi est nõglihuomini cauſauano ildifordine,diuftauaſubito d'vn'altro animo, ci d'vn'altra fatta. Perche la ខ្ស delle coſe particolarigli togliena via quello ingãno,che nelcõfiderare generalmēteff haneua preſuppoſto,di modo,che quelli,che l'haueuano prima quãdo era priuato,ſentito parlare,ci vedutolo poi nelfspremo ma gistratoffare quieta,credeuano che naſceſſe nõpin per vera

cognitione delle cofe,ma perchefuſe fato aggirato, e cor-* rotta da igrandi. Et accadēdo queſto a molti huomini, est molte volte,ne nacque tra loro va prouerbio,che diceua. Co

Jfere hannovne animº in piazza est vno in palazzº. Con -

# dunque tutto quello cheն έdβοη雉fi vede,

co # me eſipuofare teſte aprire gli occhiapopolitrouando modo

(veggendo che vno generale gli inganna)che effi habbiano «defendere a particolari,comefece Pacuuio in Capoua,g:

ilSenato in Roma. Gedo áchora,chefpoſa cãchiudere,che waivno huomopruitenő ilgiudicieஅள

“!!fuggire

.

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L I в ко

nelle eestparticolari,circa le diſtributionidegradi & delle dignità: perche folo inquefoilpepole non finganna, cife յն ಸ್ಧ4X4qualche volta,fiafi raro che singannerannº piu volte ipochi huomini, che hauefsino afarejimili diſtributis ri. Nemiparefuperfiso moſtrare nelfºguente capitolo l'or

dine,che tentuallSenatº per ĝannare ilpopolo nelle diſtri butioni fue, Chi vuole, che vno magiſtrato non fia dato ad vn -

-

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-

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vile, o ad vn tritto,lo faccia domandare o da vn

grappo vile,e troppo triſto, o da yn troppo no«

þile,& troppo buong. Cap. XLVIII.

9

ilSenato dubitaua, che i tribuni con pedestà

N A Confalare non fustino fatti d'huomini plebei, tenena vno de i duoimodio eglifaceua domandare a i piu riputati huomini di Roma,overansente per i debiti mezzi correms

peuaqualcheplebeefordido, & ignobilißime,che mestolatº con ihlebeiche di miglior qualità per l'ordinarie lo doman dauano,anche efii lodomandafino. Queſta vltimo neda faceua,che la plebefvergegnaua a darlo:quel prizo face ua,che slafi vergognanaatorlovilche tutte torna a prepofite delprecedente distorfºrdouefimoſtrachelpepolof fi inge«

„nade generali,departicºlarinen singanna.



’ - *

Sequelle citta, che hanno hauuto il principio li bero,come Roma, hanno difficultà a trouare leggi,che le mantenghinot quelle che lo hanno immediateferuo;ne hanno quaſivna impoſsibiº |

lità. Cap. XLIX, |-

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Vätofia difficile nell'ordinarevna

:::::::

V dereatustequelekzziehtlasenterghissä

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7 dimoſtra affaibene ilproceſſo della Republica Romana.Da» ue non eſtante, chefufino ordinate di molte leggi da Re melº prima, dipei da Nunºma, da Tullo Oſtilo, ø Ser uis, g. vltimamente dai X, cittadini creati efimile ºpere, nondimenoJempre nelmaneggiare quella città, fiſcopriua Р к і м о,

no nuoue neceſittá, é era neceſſario creare nuoui ordinis came interuenne, quando crearono i cenfori, i qualifurona

yne di quelliprouedimenti, che aiutarono tenere Roma li

bera quel tempo, che ella viſſe in libertà: perche diuentati srbitri de coſtumi di Roma, furone cagione potifima, çke i Kowani diferifino piu a corromperfi, Feciono bene nel principio della creatione di talmagiſtrate vno errore,crean

do quello per cinque anni, ma apoi non molts tempo fu corretto dalla prudenza di e Mamerco dittatore, ilquale

fernuoua leggeriauſ dette magistratºa XVII Imefill che i Cenſori, che veggiauana, hebbon tanto per male, che priuarne LØMamerco del Senato, laqualcoſa có dalla plebe, est dai padrifuafai biaſinata. Et perchel'hiſto rianon moſtra,che e 37amercofº ne petefe difendere,con wiewe o che l'hiſtoricofia difestino, egli ordini di Rama in

queſta parte non buoni. ; per che non è bene, che vna Re publica, fia in modo ordinata, che vn cittadino per proa mulgare una legge comforme al viuere libera, ne poſſa ef> (erejenza alcuno rimedio offef6. Ma ternande alprincipia di queſta diſcorſº,dico,shefi debbe per la creatione di que sta nuous magiſtrate confiderare, chefe quellecittà, che hanne hauuto il:ielare libero,ợ che perfs medefims

fèretta,come Roma,hanne difficukàgrandestreuar leggi.

buonepermantenerle libere non è merauiglia, chequellecit tà, che hanno hauutoiłprincipia lorº immediate feruo,hab

biou nãehe difficultà,ma impoſibilità aderdinarfimsiin

νεώ, εμειίεκβιποτίκαεείκύπεπιε , σ. ா

#

L 1 в ко

te,comefi vede,che è interuenuto alla città di Firen Ke, la quale per hauere hauutºilprincipiº fue ſottopoſto all'Impe rio Romano,est effendo viuuta/emprefatte gouerno d'altri: fette vm tempofāggetta & ſenzapenfare afë medefima.Di

psivenuta l'occaſione direifirare.cominciò a fare sfuoi or dini,iquali effendo meſcolati con gli antichi,che erano tri fii, nenpoterono effere buoni, est coff è ita maneggiandoſi per CC.anni,chef ha di vera memoria,fenza hauere mai hauutofato, per ilquale ella poſſa veramente effere chia mata Republica. Et queſte difficultà, chefono fate in

lei,fono state/empre in tutte quelle città, che hanno hauu se sprincipijſimilia lei. & benche molte volte perfuffra-,

gij publici, & liberififia dataampia auttorità a pochi cit sadini dipotere riformarla, non pertanto mai l'hanno ordi

mataacommune vtilità,ma/empre a propoſito della parte

lorº, lehe hafattenen ºrdine, mamaggiore diferdine in quellacittà. e3 per uenire a qualche effemepid particolare, dico, come tra l'altre coſe, chef hanne a confiderare d'vmo ordinatore d'una Republica,è effeminare, nellemani di qua

li huomini eipengalauttorità del/angue contra de faoirit tadinie Questaera bene ordinatº in Koma;perche e fi pote us appellare alpopolo ordin«riamente:e5-fe purefuffe occer Jacofa importante, doueildifferire la effecutione, median

te l'appellaggtone.fi/ſepericoloſa,haueuano il rifuggie del Dittatore, il quale eſſequiua immediate, al qualerimedio

nºn rifugginano mai, fenen per neceſsità. Ma Firenze. e l'altre città matemelmodo di ki (offendoferue)hauena

; autorità posta in vnførestiero, ilquale mandata Prancire factuatak vfficia. Quãdo dipei vănenein li bertà mantennero questa auttorità in vnforeſtiero, ilquale chiamauano Capitano.Ilche(per poter efferefacilmētecer

rattada cittadinipotēti)era coſapernitiofiſſima, Medipei ---அவிழி

- .. .

- -

-

Р к і м о.

.

62

defiper la matatione delli fati queſto ordine, crearno otte cittadini,che faceſſino l'ufficio di quel Capitano. Ilquale or dine di cattiuo dimentò pefimo,per le cagioni,che altre volte

fono dette;che ipochi furono ſempre miniſtri de pochi,e de pinpotentidache fè guardata la città di Oinegi alaquale ha dieci cittadini,chefenza appello poſſono punire ogni citta dinoze perche e non bafferebbono a punire ipotenti,anche

- ra che në baueffino auttorità vi hanno constituito le Qua rantie. Et di piu hanns voluto,che il configlio de Pregai

(che è ilcºnfiglio maggiore)pefa castigarli,in modo, chenő vi mancando l'accuſatore, non vi manca il giudice a tener

gli huominipotenti afreno. Nºn è adunque maraniglia (veggendo come in Roma ordinata ſemedeſima,ej da fan ti huominiprudenti,fargeuano ogni di nuoue cagiani,per le qualifi haueua a fare nuoui ordini del viuerlibe

#

ro)fenell'altre città, che hanno piu diſordinato principiº, vi furgano tali difficult tiche elle non fipoſſino riordinar mai,

Non debbęvno configlio,ovno magiſtratopotere fermarele attioni della città, Çap, L. *

E微

(onfðli in Rºma Tito Quintio Cincinnato, G | 1. *Gneº Giulio e Mento; quali effendo difuniti, hauena neferme tutte leattioni di quella Republica,ilche veggendº

il Senatogliconfortaua a creare il Dittatore, perfare quel lo,cheperle diſcordie loronon poteuafare. mai (on/oli, dif

sordando in ºgni altra coſa,folo in queſto erano d'accordo, di non valer creare il Díttatore,tanto che ilSenato non ha-

nendo altro rimedio,ricorſe alfaiuto de Tribuni,i qualicon l'auttorità delSenato sforzarono iConfoliadvbidire. De uefihº anotare in prima la vtilità del Tribunato, ilquale * wen er4fºla vtile a frenare l'ambitione , che i pºtenti s

* *

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L и в ко

vſanane cºntraalla plebe,maquellaanchoraebeeſivfau4nofra loro:ľaltra,che maifi debbe ordinare in vna città, che ipochipofano tenerealcuna deliberatione di§:: che ordinariamente fono neceſſarie a mantenere la epublica,

Verbigratiasſetu daivna auttorità ad vno configlio dife revna diſtributione di honori,eó d'vtile; o advn magiſtra to di amministrare vna facenda, conuiene o imporgli vna

necesſità,perche l'habbia afare in ºgni modo, e ordinare, quando non la vogliafare egli, chela poſa,cſ debba fare vn'altro:altrimentiqueſto ordinefare մ: difettius, & peri colofº,comefivedena che era in Roma, fe alla oftinatione

diquelli (onſolinonfipoteua opporre l'auttorità de Tribu ni.. Nella Rep. Distiana il configlio grande diſtribuiſce gli honori,6-gli vtili.Occºrreua alle volte,chel’vniuerfali

ràperisdegnº,ºper qualche falſa figgeſtione non creaua i ficceſſºri imagistrati della città,e aquelli,chefaariam ministrauans l'imperie loro,ilche era diſardinegrandiſſimo;

perche in vn tratto e le terrefuddite , es la città prºpria mancauanodeffeilegittimigiudici,nefpoteua ettener cofa

alcuna ſequella vniuerſalità di quel Conſiglio von ſifatisfa ceua,anan s'ingannaua. Et harebbe : questo incon weniente quella città a maltermine,fedalli cittadinipruden tinen vifaffeproueduto. Iquali prefà l'occaſione conuenien sefecere vna legge,che tutti i magiſtrati,che/ono, ofulfine

dentro,ci fuori della città, mainen vacaffere, fenon quan dofn/finofettigli/Gambi,có-ifucceſſori loro. Et coff telſe la

commodità a quel configliº dipotere con pericole della Ke publicaferwareleattioni publiche, |

*

. . . Vna

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Vna Repub. o vno prencipe debbe moſtrare difa

reper liberalitàquello,a che la neceſsità lo co ftringe. Cap. LI, Li huominiprudentiffannº gradofempre delle coſe

-

in ognilore attione,anchora che laneceſſità glicoffrin

geſſe afarle in ogni modo. Questa prudenza fu vjata bene dal Senato Romano,quando ei deliberò, chef deffeloftipen dio del publico a gli huominiche militauano,efendo confus º tudine militare dellere proprio, e Maveggendo ilSenato, " , come in quelmodo nonfipotenafare lungamente guerra; * * c. per queſto nonpetendene aſſediare terre,ne condurre gli efferciti diſcoſto; >udicando effere neceſſario poter fare

º

ľvno est l'altro,deliberò chef defino detti ſtipendij, ma le

|

feciono in modo,cheffecerºgrado di quello,a che la neceſ:

" , fità gli coffringena : e fu tanto accetto alla Plebe queste preſente,che Romaandòfottºfopraper l'allegrezza,parendo u

levno beneficie grande,quale mai non ſperanano di hauere,

4 º º *

& quale maiperlore medefini non harebbono cerco. Et benche i Tribuni singegnafero di cancellare questegrado, moſtrando ceme ella era coſa,che aggrauaua, non allegge rina la Plebe, effendo neceſſario porre i tributi per pagare

º º

queſtoftipendio,mientedimenonen potenanofºrtanto,che la Plebe non l'haueffe accetto. Il che fu anchora augumen tato dalSenato per il modo , che diſtribuiuawo i tributi : * perche i piggraui, c; i maggiori furonº quelli,che poſsus

4

alla nobiltà,cºgli primi chefurono pagati. A *

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A repritnerel'infolenza divno chefurgainvna Re:

publica potente,non viè piu ſecuro, & meno ſcă dalofo modo, che preoccuparli quelle vie,per le quali viene a quella potenza. Cap. LI I. -

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*

*

Edef per ilfopraferitto difforfs ; quanto credito acº

quistaffelanobiltà con la plebe, perle dimoſtrationi fattein beneficiofio,fideloftipendiº ordinatofianchora del

modo delporre itributi:nel quale ordine.ſe la mobiltàffuſe zmantenuta,fifarebbe leuato uia ognitumulto in quella città c*farebbeſitolte a Tribuni quel tredito,che effi hautuano

con la Plebe, & per conſeguente quella auttorità, Et vera mente non fipuo in vna Republica,e maſſimamëtein quel le chefono corrotte,con miglior medojmenofandalofo, cf. piufacile opporfi all'ambitione d'alcuno cittadino,che preoc» cupargli quelle vie,per lequalifi vede,che efo cầminasperar riuarealgrado,che difºgna,ilqualmodo (efuſe fiate vfate contraa Zofimo de Medici,farebbefato miglior partiro af fai perglífaoi auuerfarij,che cacciarlo da Firenze:perchefe

quelli cittadintchegareggiauano ſeco,haueffinepreſolofile fuo defauorire il popolo,gli veniuono ſenza túmulto,e5-fenza violēza atrarre dimano quell'armi,di che egli fi valeuapiu.

Piero Soderinifi haueuafattoriputatione nella città diFirã ze conquefofolo difauorire l'vniuerſale,Ilche nell'vniuer

falegli danariputatione,come amatore della libertà dalla cie nà:Èt veramente aquei cittadini,cheportauane innidia alla grandezza fua, era moltopinfacile,e coſamoltopiu hone ffa,meno pericoloſa,est meno dannoſa per la Republica pre ºccupargli quelle vie,con lequalififaceua grande che volere contraporſegli,aceioche conla ruinafua ruinaffe tutto ilrefo della Republica,Perchefe effigli haueffero leuate di mans

quell'armi,cºn lequaliffacena gagliardo ( ikhefi};" -

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Žeyé :

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64

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farefacilmente)harebbono potutº in tutti i configli, est in tutte le deliberationi publiche opporſegli ſenza fosffetto,cóf za riſpetto alcuno. Etfº alcuno replicaſſe , chefe i cittadini che odiauano Piero fecoine errore a nõgli preoccuparele vie» con lequali ei figuadagnaua nelpopolo: Piero anchora ven W¢ }. errore a non preoccuparequelle vie,per lequali quei faoi a unerfarij lo faceuano temere:Dico,che Piero merita Jcufa,ſiperche gli era difficile ilfarlofi perche elle non cravo honeſte a lui Imperoche le vie,con lequali era offefo,erano il fauorire i Medici,con liqualifauori effi lo batteuano,& alla fine lo ruinarno. Non poteua pertanto Piero honeſtamente pigliare queſta parte,per non potere diſtruggere con buona fama quella libertà,alla quale egli eraffato prepofoa guar

dia.dipoi non potendo queſtifauori farffgreti, cơ ca vnº



tratto,erano per Piero comunque eiß faffe/coperte amico de Medeci,farebbe diuentato foſpetto, c- odiofà al popolo.Donde a nemici foi maſceua molto pius cãmodità di opprimerlo, che non hauenanoprima. Debbo nopertantagli huomini in ognipertito confiderare i difetti, cj i pericoli di quello, & nöglifrēdere,quãdo viſiapu del pericolofo,che delvtile,nãoffante,che refuſe data/entenza conforme alla deliberatione loro;perche facendo altrimenti,

in queſto caſº interuerebbe a quelli,come interuenne «Tul lio,ilquale volendo terre ifauoria Marcantoniº, gliene ac crebbe. Perche effendo Marcantonioffato giudicato inimi co delSenato,et hauếdo quelle grãde eſercito infirme aduwe

to in buonaparte deſoldati,che hauenano/guitatela parte di Cefare,Tullio,pertogli queſti ſoldati,confortò il Senate gadare riputatione ad Ottauiano,có mãdarlo con l'effercito,

cơ cãi (öfºli cõtra a Marcãtonio,allegando che ſubitº, che sifoldati,chefeguitauano Marcantonio,sãtifine ilmene d' Ottawiano,nipote di Ceſare,et sheffacenachiamar * -**

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lifierebbens quello,& faccosterebben:4 costui,Ėi cofres fatº e Marcantonio igaudo difauori,farebbefacile l'oppri „erlo. Laqualcoſariuſcì tuttaalcºnrariº:Perche Aar cantoniofiξηράξπό Ottawiane,e laſciato Tullio,es il Se

nato, 'arcoſtò aiui, Laqualcoſafn altuttº la diſfruttione dellaparte degli Ottimati, Ilche era facile a tonietturare:

mefáeutua credere quelchef perfueſe Tallie ; ma tener fempre conto di quelnome,che cºntantegloria haueuaſpen tii hemicifoi,& acquiſtatofil Prencipatº in Roma: mefi

doueua crédéré "aspettre odafaei hertai, ºda/sºifanteri bauer coſa,chefnfferenformealnomeliberº.

-

ILpopolo molte volte defidera larouina ſua 3 in: ģannato davnafalſafpecie di bene;, & come le

grandiſperanze,&gagliarde promeſſe facilmen te lomuouono. Cap, LIII,

.

D. Spugnata chefn la città de Ueienti, entrò nel popole Komano vna opinione,chefuſe coſa vtileper la città di Roma,che la metà de Kemani andafero ad habitare a Ue

iocche per effere quella città riccadi contado pºena d'edificiji

e vicinaấRºma,ßpetena arricchire la metà de cittadini Romani,6- monturbare per la propinquità del fito nefuna

attiene ciuile. La qualcoſaparue al Senate; & 4 finfani Komanitante inutile,es-tanto dannefa,che liberamente di gewano efferel: tofsperpatire la morte, che

cºnſentire ad disputa, acceſetante la plebecentrealSenatº,chef'farebbe

vna tale deliberatione,in modo,che venendö quefacºfa º

venutº altarni,& alfangue, feil Senato non ffºſſe fattº feudo di alcuni vecchi,&#iwati cittadini,la riuerenża

qualifrenò laplebe,che ella non prºcedè piu esanti en la fuairjolenza. Quif hannº danstare duecºſº, la ”? gje

-

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65

the il popalo molte volte ingannato dunafala imagined" bene,deſidera la rouinafaa, et s'egli non èfatto capace,cems

quellofia male, & quale fa il bene, da alcuno, in chi eſſa habbia fede,f pºne nelle Republiche infiniti pericoli,et dan tu. Et qwando tafortefa, che il popolo non habbia fede in alcano,come qualche volta occorre, effendoffato ingannata per l'adietro o dalle coſe, o dagli huomini, fi viene alla ro

uina di neceſſità. Et Dante dice a queſto propoſito nel di forst/sto, chefe de e Monarchia, chelpopolo molte volte grida, vua la faa norte, 3 muoia lafaa vita. Da queſta

incredulità naste,che qualche volta melle Republiche i buo ntpartits won fi pigliano, come difepraſi diffe de Denetia ni, quando affaliatt da tanti nemici, non poterono prem *lere partito di葛駕 alcuno con la reſtitutione

delle cofetolte adalirui per lequali eramoffo loro laguerra, e fatta la congiura de Prencipi lero contro, auantiche la rouina veriffe., Per tanto confiderando quello che è fa |

cule, o quello, che è dificile perfadere ad vn popolo, fipuo

|

fare queſta diſtintione. O qúel, che tu hai a perfiladere, rappreſenta in primafrente guadagno,operdita,overamen teparepartito animof, o vile. Et quando nelle cofe, che fimettono innanzi à/pºpolo, fi vede guadagno, anchora che vifiana/cofio fatto perdita, est quando e'pata animofo, anchora che vi fia naſcofio fotro la rowina della Repub.

Jempre farsfacile perfaderlo alla moltitudine. Et cofifia fempre difficile perfladere quei partiti, doue appariſeo viltà, o perdita,anchora che vifaffe nafcoftsfottofaluté, eg. guadagno. Queſto che io ho detto, fi conferma con infi

nitieſempi Rºmani, e fortfieri, moderni, e anti chi: Perche da queſte nacque la malnagia ºpinione, che

farf? in Roma di Fabio e Maßimo, ilguale non poteua përfstéatre al pºpolo Komano , che fuſe vtile a quellº , «2-3. ****

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Republica procedere lentamente in quella guerra, e foffe mere ſenza azzufferfi l'impeto de Annibale:perche quelpo pologiudica44 questo partito vile, est non vi vedeua dentre

uella vtilità,che viera:ne Fabio hauena regioni bafanti a dimoffrarla loro : & tantofono i popoli accecati in queſte

opintonigagliarde,che bencheilpepolo Rºmano haueffefat: to quello errore,di dare auttorità al c_Maeſtro de caualle di Fabio,dipoterfi astzuffare, anchora che Fabio non voleffe, cớ che per tale auttorità il campo Romano fuffe per effere rotto, fe Fabio con la ſua prudenza non vi rimediaua, non

gli baſtò questa eſperien (a,chefece dipoi conſolo Oarrone, , non per altri faoi meriti, che per hauer pertutte le piazze, e tutti i luoghi publici di Roma promeſſo di romfere e An nibale,qualunque voltaglienefaſſe dara auttorità. Di che me nacquelazaffa, & rotta di Canne: G preſſo che la roui na di Roma, io voglio addurre a queſto propofito auchora vn’altro effempio Romano. Era fiato e Annibale in Italia otto, o dieci anni,haueua ripieno d'occifone de Romani tut fág queſta prouincia, quando venne in Senato M, Centenio Penula,huomº viliſſimo:mondimeno haueka haunto qualche

grado nella militia. Et efferſe,che ſeglifidaus auttorità di poterefare effercito di huomini volontarijin qualunque luo go voleffe in Italia,ei darebbe loro in breußimo tempo pre Jº, o mortº Annibale : « Al Senatoparuela domanda dica

#ui temeraria : nondimeno eipenfando, che sella fe glina gaffe,e nelpopoloffuſe dipoifaputa lafiachiefta, 鳞 naas ne naſceſſe qualche tumulto, innidia , có malgrado contre

all'ordine Senatorio, gliene conceſſºno, volendo piu tofte mettere a pericolo tutti colorº, che lo ſeguitaſino, chefare furgerenuous/degni nelpopºlo, fapendo quantofinie par titofaffe per efferegrate, & quantofufe difficile il diffua

derlo, e Andò adunque coſtui con vna moltitudine inare * ·

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dinats,

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*

dinata,cſ incompoſtaatreuare Annibale : c non gli fº prawagionto all'incontro, che fu con tutti quelli, che lefe guitauano,rotto, & morto. In Grecianella citta d’e-3 the me non potè mai 7N acta, huomograuiſsimo, ტ- prudentif fimo perfãader a quelpopolo, che non faße bene andare

adsfaltare la Sicilia, tal che prefa quella deliberatione contra alla veglia de fani, ne ſeguì al tutto la ruins d' e Athene. Scipione quando fufatto Confalo, cº che defi aeraua la prouincia a'« Africa, promertendo al tutto la ruina di Carthagine, a che non s'accordando il Senato per la fentenza di Fabiº e Maßtmo, minacciò di proporla nelpopolo, come quello che conoſceua benifismo, quantoff mili deliberatteni piacciano a popoli. Potrebbefi a queffe

propoſito dare eſempi della moſtra città, come fa, quan do meffer Hercole Bentiuegli, gouermadore delle genti

Figrentine, inſieme con ~Antonio Giacomini, poi cheheb bonorotto Bartolomeo d'~Akiano a San Dincenti, anda

rono a campo di Piſa,la quale imprefa fu delibcrata dalpo Polo infa le promefe gagliarde di meſſer Hercole, anchor che molti faui cittaani la biafimaſeno. nondimeno nen: vi hebbero rimedio, fpinti da quella vniuerſale volontà, la quale era fondata in fu le promeſſe gagliarde del gouer nadore . Dico adunque, come non è lapiu facile via a

farevna Republica, doue il popolo babbia auttorità, che metrerlain impreſe gagliarde . Perche doue ilpopolo fia da alcuno momēto,ſemprefieno accettare,ne viharà chifaràd: altra opinione,alcuno rimedio. Ma/e di queſto naſcela ruina

della città,nenaffe anchora,et piufþeſſo la ruinaparticolare de cittadini,chefonopropoſti aſimili impreſe:perche hauen dofilpºpolo preſuppoſta la vittoria,come e viene la perdita,

nëne accuſanelafortuna,ne l'impotēka dichi hagonernate, -

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• ma la triffitia, 3- l'ignoranKafaa,& quelle il piu delle volte ºamnaKza,o impriggiona,o confina,come intervenne a in

fiatt. Capitani (arthaginefic; a molti • Arhenteſ. Negue ua loro alcuna vittoria,the perl'adietre bлкеf; tro haunta: perche rutta la preſente perdita cancella, come interuenne ad • Antonio Giacomint noſtre, l quale non hauende efpugnata

Pifa come il popolofi hauena preſupposte, c egli promeſſo, vesne in tanta diſgratia popolare,che non effante infinitefue. buone operepastare,viſe piu per humanità di coloro, chene haneliano auttorità, che per alcuna altra tagione,che melpe polo lo difendeſſe. *

|-

Quanta auttorità habbia yno huomo grandez frenare vna moltitudine concitata.

· · · Cap. L II i I.

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****

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*

I L/econdo caſo notabile/ºpra iltestomel/stperioreeapitolº allegate è, cheveruna coſa è tãto attaa frenarevna mol titudine concitata, quanto è la riuerenKa di qualche huono ane,& di auttorità, chefº lefaccia incontro, nefensta ca

grone dice Uirg.Tum pietate grauem, ac meritis fi forte virum quem Confpexere, filent, arrećtiſque Lauribus altant. Il cui fentimentº fii,che quando il vul gofi vede inna K: alcun’huomo graue per bontà e. per meri tiegli fi tace, ci attentamente l'affolta. Pertanto quelle,

che è prepoſto a vno effercito, o quello che fi truowa in una città, oue naſcefetumulto debbe rappreſentarfin fu quella con maggior gratia,e piu honoreuolmente chepue, mertena defintorno le infºgne di quelgrado, che tiene, per farfpis riuerendo. Era,pochi anni/ono,Firenze diuifain duefattie

ni, Frate/ches& Arrabbiate (che coff chiamauano) es: @台湾台雳

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a

venendo alfarme,c} estendofºperatii Fratefghi, tra quali era Pagolantonio Soderiniaſſai in queirẽpiriputato cittadi no,G andädogli in quelli tumultitlpepolo armatoa caſa per faccheggiarla, e Meßer Francestofuo fratelle all'hora Uef coue di Volterra,et heggi (ardinale, fi trenaudà forte in ca fa,ilqualefabito fentito u ramore.G. veduta la turba,meſo fi i ptu honoreuoli paani indoffo, cº di ſºpra il roccherto epi ſcopale,ffece incontro a quelli armat,có con la perſona, G. con le parole li fermo. La qual cofafu per tutta la città per moltigierni notata,& celebrata (onchiudo adunque, come s'non è ilpiufermo, ne ulpiu neceſsario remedie afrenare v na moltitudine concitata, che la preſenKa d'uno huomo, che perpreſenzapaia, c. És reuerendo. Vedefi a dunque ( per tornarealprealegatoteſto)con quanta estinatione la plebe 2Romana accettaua quel partito d'andare à Cleio, perchelo giudicaua vtile,ne vi conoſceua fotto il danno che vi era, e some naſcendone afat tumulti,nefarebbeno natifcandalı,fe

si

il Senatº con huomini graui, cº-pieni dirinerenKa non ha ue/efrenato illorofur ØYØ.

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Quanto facilmente fi conduchino le cofe in quella città, doue la moltitudine non è corrotta: & che



doue è equalità, non fi puo fare Prencipato : &

doueella non è,non fi puo fare Republica. - -*.*

Cap. Lr.

·

·

Nchara che di ſopra fi fa βιβαραίει · gik che ATM fa da temere, ºſperare delle città corrette: nondi mene non miparefuoridi propoſitº, cºnfiderare vna deli

heratiene del Senate circa il vote, che (anville hakeua .-

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*

di dare la decima parte ad Apollo della preda de Ueienti, Laqualpreda estendo venuta nellemani della Plebe Røme na,nefene potendo altrimenti riueder contefece il Senato vno editto,che ciaſcuno doueste rappreſentare al publico la decima parte di quello ch'egli hauenapredato. Et ben che

taldeliberatione non haueffe luogo, hauendo dipoittSenatº preſº altro modo, cºperaltra viajatisfatto ad º Apollinein fotisfattione della Plèbe, nondimeno fivedeper tali delibe

rationi quanto quel Senato confidaſe nella bontà di quella, cº come e giudicaua,che neſunofaffeper non rappreſentare apunto tutto quello,che per taleedittº gli era commandaro. Et dall'altra partefvede,come la Plebenon pensò di frau dare in alcuna parte lo editto,con il dare meno, che non da ueue, ma deliberarfida quello con il moſtrarne aperteindi gnationi. Queſto eſempio con molti altri,che difºpraffone addotti, moſtrane quanta bontà, c.quanta religioneff. fin quelpopolo, G-quanto benefuße da ſperare dilui. ĉe

veramente doue non è queſta bontà,nonfi puoſperare nulla di bene: come nonfipuo #5erare nelle prouincie, che inque šři tempifveggono corrotte,come èľItalia/opra tutte tal rre,cº-anchora la Francia,c-la Spagna di tale corruttione ritengono parte: &fein quelleprouincie non fi vedetanti difordini,quantina/cono in Italia ognidi, diriuanontantº

dalla bötà depopoli(laquale in buonaparte è mantara)quã todall'heuerevno Re,chegli mấtiene vniti nöfolamëte per la virtùfaa, maperl'ºrdine di queiregni,che ãchora nõfono

gueſti. Dedef bene nella prouincia della Magnaqueſta bontà, c3- questa religione anchora in quei popok eftre grande, laquale fa, che molte Republiche vinomo li bere; c. in modo oferuano le loro leggi, che nefn nº di fuori, ne di dentrº ardiffe occuparte.* che

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fa vero,chein lororegni buonaparte diquella antica hen tà,ione voglio dare vn effempio fimile a диеfo detto di fº pra del Senato, cº della Plebe Romana. Vſano quelle Re publiche,quãdo occorreloro biſogno,d'hauere afpēdere alcu ma quãtità di danari per contopublice,che quei magiſtrati, e configli, che ne hanno anttorità,ponghino a tutti gli ha bitantsdella città vno per cento, e dua, di quello che cia feuno ha divalente. Et fatta tale deliberatione fecondo l'ordine della terra, fi rapreſenta ciaſcuno dinanKi a gli effecutori di tale impoſta,&preſo prima ilgiuramento di pa gare la conueniente ſomma, getta in vnacaffa, a cio depu tara,quello, che fecondo la cofienza fuaglipare douer pa gare. Del qualpagamento non è teſtimonio alcuno, fe non

quello che paga, Ondefi puo conietturare quanta bontà, & quantareligioneſia anchora in quelli huomini. Et deb befiſtimare che ciaſcun paghi lavera/omma: perche quan doella non f pagaſſe, non gitterebbel'impoſitione quella quantità, cheloro diſegnasfero fecondole antiche, chefuf finovfitate riſcuoterf: & non gittando, fi conoſcerebbe la fraude. c3-conoſcendofi, harebbon preſo altro modo, che queſto. La quale bontà è tanto piu d'ammirare in qме

fi tempi quanto ella è piu rara, anzifi vede effere rimafia fºla in quella prouincia. Îl che naffe da due coſe, l'vna per non hauere haunti commerci grandi co vicini, perche ne quellifono iti a caſa loro,neefsífono iti a cafa altrui,per chefono ſtati contenti di quei beni, c3 viueredi qnei cibi,

„vefire di quelle lane, che da il paeſe. Onde è fata tolta s via la cagione d'ogni conuerſatione, c; il principio dogni

corruttels - perche non hanno potuto pigliare i coğu mi ne Francioff, ne Spagnuoli, ne Italiani, le qua

s li natieni tutte infiere Jºno la corruttela del mondo, «:

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L'altra cagionei,che quelle Republiche,douefèmantenute

il viuerepublico, & incorrotte,non/ºpportano, che alcuno loro cittadino ne fia,ne viua ad vſo di gentilhuomo, anzi mantengonofra loro vna pari equalita G a quei fignºri, có gentilhuomini, chefono in quella prouincia,fono inimi cißtmi. Et ſeper cafo alcuniperuengono loro nelle mani,co me Prencipi di corruttela, cớ cagioni di ogni fandalo,

gli ammazzano. Et per chiarire queſto nome digentil'huo mini quale effa, dico, che gentilhaomini fone chiamati

quelli che ocioſ visono dell'entrate delleloro poſſeſsioni ab5 dantemente fenKa hauere alcuna cura o di coltuare, e di alcana altra neceſsariafatica a viuere. Queſti tali fene dannof in ºgni Republica cổ in egni prouincia : ma pin

dannofifano quelli, che oltre elle predette fortune, com mandano a caſtella,est hannofadditi,che vbidifcono a loro, Diqueffe due forti d'huomini nefono pieni il Regnº di Na poli,terra di Roma, la Romagna,cf. la Lombardia . Di

qui naſce,che in quelle prouincie non i mai fiata alcune Republicane alcuno viuere politico: perche tali generationi d'huominifono altatto nemici d'ogni ciuilità. Ét a volerein prouinciefatte in fmil modo introdurre una Republica,

nonfarebbe peſsibile,ma volerleriordinare,fe alcune nefaf: fearbitro,non harebbe altra via, che farui.vn Regno. La

regione è queſta, che doue é tantola materia corrotte,chele legginon baſtano afrenarla,vibiſºgna ordinare inſieme con quelle maggiorforza,laquale è vna mano Kegia, che con ls pºtenKa aſſoluta ecceſſuapongafreno alla ecceſsina ambi tione, & corruttela depotenti. Derificațiqueſta ragio we con l'effempio di Tofana. dauefi vede in pacº patio di

terrenaftatelongamente tre Republiche, FirenŘe, Siena, g. Lucca, &ľaltre città di quellaprouincia eſſere in mºdº -- * .

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ferse,

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frue,checonstanime,g-cºnfordinefvedegeheellemäten geno,o che elle vorrebbono mantenere la lor libertà.Tutto è

wate,pernã effere in quella prouincia alcunfignore di caffel la, & nºfano, o pochfimi, gentilhuomini, ma eſſeruitan ta equalità, chefacilmente davne huomo prudente, ci che

deile antiche ciuilitá hauefje cognitione, vifi introdurrebbe vn vixerciuile. Ma l'infortunio ſuo è fato tanto gran de,che infinoa queſti tempınõhafortito alcuno huomo,che -

l'habbiapotuto, oſaputofare. Trafiadumque di queſtº difforfo queſta conchiuſione, che colus che vuolefare, do uefºno affai gentil'huomini, vna Republica, non la pue fare, fe prima nonfþegne tutti: c; che colui, che done è affai qualità, vuole fære vno regno o vno Prencipate, non lopotrà mai fare,fenontrahe di quella equalità molti

d'anime ambitioſo, c; inquiete, có quelli fa gentiľhao mini infatto, cơ hon in nome, donandoloro caſtella, & poſſeſsioni, ci dandoloro fauore di fafanxa, cº d'bus-, mini, acciò che poſto in meŘKº di loro, mediante quelli, mantengalafuapotenza, G est, mediantequello, la lorº ambitione, est.gli altrifiano coffretti a fopportare quel gio gº, che laforxa, cº non altro mai puo far fopportare lo ro. Et effendo per queſta viaproportione da chi forza, a chi è forzato,ffannofermigli huominiciaſenno nell'or

aine loro. Et percheilfaredºvna prouincia atta ad effer regnovna Republica c3 d'onaatta adeffer Republica far as vn regne, è materia davn’huomo, che per ceruello, cá per auttoritàfíarare; fonofatimolti, che l'hanno volutº

fare, & pochi, che l'habbiane faputo condurre: perche le grandezze della coſa parte sbigorriffe gli huomini, parte in modogli impediffe, che neprimiprincipijmancano.{re desche a questamia opinione; che done/onºgentifhuomini, *

*

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non fipeſaordinare Republica parra contraria la eſperien Kadella Republica Dinitiana,nella quale non vfano hane re alcunegrado,fenon coloro, chefºnogentifhuomini. e4f che fi risponde,come queſto eſempionon cife alcuna ºppie gnatione,percheigētilhuomini in quella Republ C4Jonºpis in nome, cheinfatto; percheeßi non hanno grandi entra te di poſſeſsioni, effendo le loro ricchez Kegrandi fondate in fu la mercantia, G- coſe mobili, cớ di piu nefuno di loro

tienecaſtella, o ha alcuna iuri/dittiene fepra gli huomini: ma quelnome digentil'huomo in loro è nome di dignità, c* diriputatione, fenKa efferefondatofºpra alcuna di quelle sofe, chefe, che nell'altre cittàfichiamano igentil'huomi ni, Et come l'altre Republiche hanno tutte le loro diuifo nefotte varij nomi, cef Oinegiafi diuide in gentilhuomi

ni, cº pºpolari,cº vogliono, che quelli habbiano, oueropoſ fino hauere tuttigli honori, quelli altrinefieno altutto ef clufi. ?l chenonfa diſordine in quella terra, per le ra gioni altravolta dette. , (onſtituiſca adunque vna Re publica colui, doue è, o èfattavnagrande equalità: c all' incontro ordini vn Prencipe, doue è grande inequalità, altrimenti farà coſa fenKa proportione có poco duraf/?s

: *** 3 -

Innanzi che ſeguino igrandi accidenti in vna cit

tà, din vna prouincia, vengono ſegni, che gli pronoſticano, o huomini, che gli predicano.

Cap. LVI. . . . . . . . . .

-

Ndee finaſcaiononfo,mafvede pergli antichi, * moderni effempi,che mainen venne alcunegre O pergli wracciditein vna città,º in vnaprouincia, che nõfa fatº *

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e da indouini,ºdereuelationi,o da predigij, o d'altri fºgºại celeſtipredetto. Et pernon midiſĉeftare da cafanel prouare queſto, faciaſcuno quanto da frate Girolamo Sauonarole

fuſe predetta innan Kila venuta del Re (arlo pri 1 r. ai Francia in ftalia,est come oltra di queſtoper tutta Toſca

maf diffe,efferfentite inaria,ơ vedutegenti d'armifopra e ArezKo,che fazzuffauano insieme.Sa ciaſcuno oltra di

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queffo,come awanti la morte di LorenKº de Medics vec

|

chio fu percofoil Duomo nellafaa pia alta parte con vna

:

faetta celeſte,con rouinagrandiſima di quello edificio. Sa ciaſcunoanchora come poco innan Ki, che Piero Soderini, quale era statofatto (ºnfalonieri a vita dalpopolo Fiorenti no fufe cacciato,c-prino delfilogrado fuilpalaKKømede fimamente da vnfulgorepercoſo. Potrebbefoltra diquefo

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addurrepiuefempi, quali perfuggireiltedio,laſcerò, Nar

# * reròfoloquello,che Titº Liuiodice innanKi alla venutade f{

Francioſi in Roma,cioè,comevno Marco (editio Plebeeri

}

ferì al Senato,hauere vdito di mezKanotte paſſando per la

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vist nuoua,vna vocemaggiore,che humana,laqualeľamme niua,che rifer fea i magistrati,come i Franciofi veniuane

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a Roma. La cagione di questo credofia d'effere diſcorſa, cº interpretata da huomo,che habbianotitia delle cofenatura

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li,ei ſopranaturali,ilche non habbiamo moi. Purepotrebbe effere,ch'eſſendo questo aere,come vuole alcuno Philoſºpho, pieno d'intelligenze,lequaliper naturale virtù preuedende le coſefuture.g. hauendo compaſione agli huomini,acciòf postinopreparareale diffe, gli auuertifconoconfiwilifºgni, Pure comunquefifia fivede cofießere laverità,ơ-chefens predopòtali accidentifºpranengono cofe effraordinarie, g nuousaleprouincie. . . -- - . , . . -:.* * * ** ** ** *** ‫و هم‬

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L r s = oLa plebe infieme è gagliarda, & da perfe è debo: -

le. Cap. LVII.

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2 Rano molti Romani(eßendoſeguita per la pagata de Franciofilarouina della lor patria ) andati ad habita re a Ueio,contra alla costitutione cớ ordine del Senato, il quale perrimediare a queſto difordine,commandò per i fupi

editti publici,checiaſcunofra certo tempº,g/otto certepe metornaffead habitare a Roma. De quali editti da prima per coloro,contra a chie'ventu ino , ſi fu fatto beffe,dipei, quando fi appreſſoiltempº dello vbidire , tutti vbıdırono.

Er Tito Liuio dice questep trole. Ex ferocibus vniuerfis,finguli metu ſuo obedientes fuere cioè.Diferoci, che tutti erano,ciaſcuno per tema del caffigº particolare, diuenne vbidiente. Et veramente non fipuo mostrare me gliola natura d'una moltitudine in questa parte, chef di-.

moſtriin quefo teſto perchela moltitudine è audace nel par lare molte volte contra alle deliberationi del loro Prencipe. Dipoicome veggono la pena in vifº,nonfifidandº l'vno dell’

altro,corrono advbidire,talchef vede certo,che di quelche fidicavnopopolo circa la mala,º buona diſpoſitiovfaa fi deb

betenere congran conte quando tu fa ordinato in modo da paterlomantenere, 'egli è ben diſpoſto, oſe egliè maldiſposto, da poter prouedereche non t'ºffenda. Qyeſto s’intende per quellemale diſpoſitioni,che hannº i popoli, mate da qualun

que altra cagions,che ºper hauere perdutola libertà o illore Prencipefate amato da lorº,6 che anchorafa viue. per

che le male dispoſitioni,che naſcono da queſte cagioni,fºno fºpra ogni coſaformidabılı,3 hanno biſºgno di grandi ri

medjaftenarls,, fue indiffeſtiºni fene facili, quando enemhabbiaL'altre capiacbir fuggire : perche ci è

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efa dalſvn canto pinformidabile , che vna multitudine ferolta,est fenŘa capo.c3 dall'altra parte non ècoſa piu debo

le; perche quantunque ella habbia l'armi in mano,fia facile ridurla, par che tu habbiaridotto da peterefuggire il prime

impete* : perche quandogli animfonovn poco raffredda tı, G- che ciaſcuno vede d'hauerfi a tornare a cafafua comin cano a dubitare di loro medeſimi , c penfare alla falute

loro o confuggirfi,o con l'accordarf. Peròvna moltitudi ne concitata,volendofuggire queſti ptricoli, ha ſubitº afa retra ſe medefima vn capo,che la corregga,renghila vnita,

e penfalla ſua difeſa,comefece la plebe Romana, quandº dopo la morte di Dirginta fipartì da Roma, & per faluar fifecono tra loro xx. Tribuni:cº non facendo queſto, in teruiene lorofempre quelche dice Tito Liuio nelle fºpra

/critte parole,che tutti infiemefonogagliardi:ơ quando ci affuno pºi comincia apenfare alproprio pericolo,diuenta vi le,ci debale,

|

La moltitudine è piu fauia & piu coſtante, che vn .

Prencipe. Cap. LVIII.

N Effuna coſa effere piu vana,cº-piu încoffante,

che le N moltitudine,cof, Tito Liuio noſtro,come tuttigli altri

Hiſtorici affermano : perche ſpeſſo occorre nel marrare le attioni degli huomini,vedere la moltitudine hauere con

dannato alcuno a morte,cs quelmedeſimo dipoipianto, cº Jommamente desiderato: come si vede hauere fattº il po polo Romano di e Mallio Capitºline , il quale hauende sondennato a morte,/ommamente dipoilo defideraua. Er le

Parale dell'auttore ſono queste. Populum breui, póstea

quàm ab eo periculum nullum erat,defideriữ པ། ཡབ་

: :

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tenuit. Goè, Đindia pocoilpopolo poiche con la mortedt lui,vide cestato ilpericolo,defiderì ch'egli viuefie. Et altro ue,quando mostragli accidenti, che nacquero un Sıracafa dopo la morted Girolamo nipote di Hierone,dice. Hæcna tura multitudinis eſt,aut humiliter feruit,autifuper bè dominatur.Cioè,tale è la natura del popolo, che è oue

rohumileinferuire,ofaperba ia fignoreggiare. Io-non fº fe io miprenderà vnaprouincia dura, & piena di tanta di

ficultà,chemiconuenga o abbandonarla convergogna ofe guirlacon carico,volendo difendervna coſa,la quale (come hodetto)da tuttighfrittori è accuſata.e. Ma comunquefi fia,ionon giudico,negiudicherò maießere difetto,difendere alcune opinioni con leragioni,fenRa voleruivfare º l'aut torità,e la forKa. Dicoadunque,come di queldifetto,di che accuſano gli/crittorila multitudine,ſe ne poſsono ascufare tutti gli huomini particolarmente,cº maſimamente i Pren cipi:perche ciaſcunosche non fia regolato delle leggi farebbe

quellt medefinierrori,chela moltitudineſcioltà,Ět quefofi puo conoſcere facilmente perche de cattiut/ono, et fono stati affaiPrecipiet de buonyet defaui nefono ſtati pocht.fo dico de Prencipi; che hanno potutoromperequel freno,che egłe puocorreggere,tra i qualinonfono quells Reche naſceuame in Egitto quando in quellaantichiſma antichità fi gouer naua quella prouincta con le leggi,ne quelli,che naſceuano in Sparta,ne quelli,che anoſtritempi naſcono in Franca, il quale Regno è moderatopiu dalle leggi,che alcun'altro Reg mo,di che ne noſtritempifhabbia notitia. Et queſts Re,che staffono (otto talicostitutioni, non fono da mettere in quel numero, dondefi habbia a confiderare la natura di ciaſcuno

buohe perfe, es vedere fe egli è fimile alla moltitus કેઃ । . । . । . । . । . । 、S・

.

: * dine:

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72

dine:perche arincontro lorofidebbe porrevna moltitudine medeſimamente regalata dalleleggi, eomefono eſsi, cố f truous in lei effere quella medefima bontá,che not veggiamo

eſſere in quelli:ø vedraſsiquella neſuperbamente domina re, ne humilmente feruire, come era il popolo Romano, il quale,mentre durò la Republica incorrotta, non frui mai humilmente,ne mai dominòfaperbamente , anzi" com: glifaoi ordini, eż magiſtrati tenne il grado fuo honorewol mente. cơ quando era neceſario inſurgere contra ad vne potente,lofaceua come fi vede in Mallip, ne i Dieci, cởin altri,che cercarno opprimerla. Et quando era neceſſario wbidire a Dittatori, có a Confoliper la falute publica, lo faceua: cyfeilpopolo Romano deſideraua Mallio Capits lino morto,non è marauiglia:perche e defideraus le fue virtà, le quals erano state tali, che la memoria di eſe recaua come

paſſionea ciaſcuno,cớ harebbono hauuto forxa di fare quel medeſimo effetto in vno Prencipe: perche è ſentenKa ai tut tigli/crittori,come la virtùfi lauda, e fiammira anchora neinemici faoi. Erfe Afallofra tanto deſiderio fuſe rifa

Acitato,ilpopolo di Roma harebbe dato dilutilmedeſimo giu dicio come eifece,tratto ehe lo hebbe di prigione,che poco di psilo condannò a morte, non ofante chef uegga de Prēcipi

tenutifaui, e quali banno fatto merire qualche perſona, G# poi femmamente defideratala , come Alefan dro Clito, ej altri ſuoi amici , G- Herode « Mari anne. . « Ma quello che l'hiſtorico noſtro dice della natura della moltitudine, non dice di quella ch’è regolats dalle leggi,come era la Romana,ma dellafciolta , come era

le Siracuſana , laquale fece quelli errori , chefanno gli huomini infuriati,&#fciolti, come fece z Ale/Gandro Me gnºsc Herodene cafi detti, -

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- -

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Perbavni piu d'incolpere la -

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natura dellamostitudine,shede Preneipi: per che tutti e qualmenteerrano,quãdo tuttifenzeriſpettopofono errare. Diche oltre aquello,che he detto, cifono affas effen-pi, est tragli #mperadori Romani,e tragli altri tiranni, cf. Pr#

cipi,douefi vede tamta incestanza, eſ tanta veriatione di vita, quanta mai fi trouaffe in alcuna moltitudine,

(onthindo adunque, oltre alla commune opinione, laqua le dice come i popoli quandofono Prencipi,fono varij, mu tabili, ingratiraffermando che in loro non fono altrimenti queſti peccati, cheffano ne Prencipiparticolari. Et accu

Jando alcuno ipopoli est i Prencipi infieme, potrebbe direil vero: ma trahendene i Prencipi, s'enganna: perchevn fo

polo, che commanda, e fia bene ordinato, farà stabile, prudente, c; grato, non altrimenti, chevn Prencipe, º meglio chevn Prencipe, etiandio stinato fauio. Et dall'

altraparte, vn Prencipeſciolto da leggefarà ingrato, vario, లు imprudente »

pils che vno popolo, e che la variatione

delprocedere loronaſce non dallanatura diuerſa (perche in tutti è ad vn modo,est-/e vi è vantaggio di bene,ềnelpopolo) ma dell'hauere piu,omenoriſpetto alle leggi,dentre alle qua li l'uno, & l'altra viue. Et chi confidera ilpopolo Romanes lo vedrà effere fato per quattrocento anni nemico del nome

Regio,c amatore delagloria,& del bene commune della faapatria.vedrà tanti ejempi vfati da lui,che teſtimonia nervna co/a,ơ l'altra. Et fe alcunomi allegaſe l'ingra

titudine,che egli vso contra a Scipione riſpondo quello, che di/opra lungamentefid forfe in questa materia , done f3 moſtrò ipopoli effere meno ingrati de Frencipie Maqnan

roalla prudenza,c allaffabilità dice,come vn popole è pius prudente,piu ſtabile,et di migliorgiudicio,che vn Frencipe

Etnon fenz« cagio# s'aſſomiglia la voce d'vn pepeles . '

-- -

-

- --

quellº

Р в 1 м о,

73

quelle di Dio: perchef vede vna opinione vniuerſale fare efetti marauiglofi nepronoſtichi faoi, talchepare,che per ecrulta virtù :: ilfnomale, cº-ilſno bene. Quana to al giudicare le coſe,fi vede rariffime volte, quando gli ade due concionanti, che tendine in diuerſeparti, quando sº

fono diequals virtà, chenumpiglia la opinione migliore, & che nonfia capace diquella verità,che egliode. Efe melle cofegagliarde, º che paionº vtili (come di ſºpra fi dice)egli erra, molte vºlte erra anchora vn Prencipe nelle fue pro«. priepaſſioni, le qualifºno molte piu,che quelle de popoli. De

defianchºra mellefue elettioniai LÝMagiſtratifare di lungs migliore elettione, chevne Prencipe. Ne maiſiperſua

derà ad vnapopolo,chefia bene, tirare alla dignità vno huồ mo infame, ci di corrotti coffumi, il chefacilmente,est per

mille viefperſuadeadvn Prencipe. Dedeſivn popolo co minciare adhauere in herrore vna coſa,est moltifecolifare in quella opinione,alche non fi vede in vn Prencipe. Et dell' vna,e dell'altra di queſtedue coſe, voglio mi baffi per teffi monio il pºpolo Romano,il quale intanticentinaia di anni,in

tante eleitioni di (on/oli,& di Tribuni non fece quattro e

*!!

lettioni, di che quellof a pentire. Et hebbe(come hê dette)tanto in odio il nome Regio,che nefano obligo d'alcunº

fãs cittadino,che tentaſſequelnome potèfarglífaggirele de bite pene. Dedef oltra di queſto le città, dove i popoli

finº Prencipi fare in breuiſſimº temps augumenti ecriffi asi, egº molto maggiori, che quelle, che fempre fanº fate

fåete un Prencipe comefece Rºma depà la cacciatade : Ke, c. Athene dupoi che ella filibera da Piſistrato, ilchenw:

puenaſcere da altrº, fenon chefºnamiglierigeuerni quelli de pºpoli,che quelli de Frencipi. Ne voglio che s'oppognas 4neffa miaopinione tuttº quello che l'Hiſtoriconoſtrº medi

és elprealegatºteſtsetin qualiqueakrepercheffießere $ ***e

Is

réfshiis

*: ºs

L I в к6 °

iruttiidfºrdini de Prenei:

reranno tutti i difºrdini de

: uelle de Prencipi, fivedrà ilpºpolo di bontà,3-digloria #:: lungafsperiore: Ee

pi,tutte leglorie de popol,

fes Prencipifono ſuperiori s pºpolºnell'ordinare leggi, for mare vite ciuili,ordinarefaturie ordinimuoni, popolifís no tantofaperiori nel mantenere le cof ordinate, che effag-

giungonofenza dubbio allagloria dicoloro, chefordinans. Et infomma,per epilegare questa materia,dico,come hanne durato affaiglifati de Prencipi,hanno durar» affasglifati delle Rep.g-luno, cº l'altro ha bauute biſºgno d'effererega lato dalle leggi;perche un Prerripe,che pusfare ciò chevus

le,èpazzo;wn popolo,che puòfare ciò che vuole, non è fauis. Se adunquefragionerà d'un Prencipe obligate alleleggi, ở d'un popolo incarenato daquelle,fwearà piu virtù nelpope lo,che nel Prencipe : fefi ragionerà dellano, es dell'altre feiolte,fivedrà meno errorinetpopalo, chemel Prencipe,eſ quelli minori,et haranno maggioririmedijsperrheadam pa polo licentioſº,e tumultuarioglipuò davn huomo buone èf fer parlate,est facilmente puo effere ridotto mella via buona. • Advn Prencipe cattine non è alcune chº poſſa parlare; ne vi è altrorimedio,che ilferro. Da chefi puofar contettste dell'importanza della maitia dell'uno,est dell'altre: chefs curare la malitia del pºpolo baſtano le parvlees a quella det

Prencipebiſºgnaitferro,menfaràwai alcune cheangiudi chi, che, doue biſºgna maggiºr cura fiano maggiorierre ri. Quando vn popole è benefcielte, nºnfitemonele paz zie che questofa,nefî hapaura delmalpreſente,ma di questo ehe nepronasterespºtřdenestere tra rấtecifiſionevnitrawe no. Ma neprencipi fristi interuiene il contrario, cheftewe

ilmal preſente, e nelfuturo.fi/pera,perfãadendefri bas wiwi, che la fas cattiua vita pofafar fargere vnalisteraì. Si chevedete la differen Radelfunn, ødelfahre, lequale d *

*

quante

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74 Р и і м с. : qnante dalle refº, chefºno,a quelle, che hanno adeffre. Le

crudelitats della moltstudinefºno contra a chi ei temano,

che ºccupiti bene commune. Quelle di vn Prensipefono cºntra a chi ei temano, che occupiil bene proprio. e Ma Pepintone contra a ipopolinafce, perche de popoliciafune. dice malefenza panra, est liberamente, anchora mentre

eheregnanº. De Prentipifiparla/empre con mille paure,ejº milları fetti. Nemiparefuor dipropoſto (poiche queſte materiareivi tira)diſputare nelfeguente capitolo, di quali sonfederationi altrifipoſa pufidare,º di quellefatte cövna Rfpublica, o di quellefatte cenavn Prencipe. . ..

Þiquale confederatione, o lega altri fi può piufi di quella fatta con vn 醬

-

ម៉្លេះ o di

quellafatta convn Prencipe, Cap. LIX. TO Erche ciaſenno dioccorre, che l'uno Prencipe con l'al Tetrº, e l'una Rep.com faltrafanne lega, est amicitta in fewe; &anchora fimilmentefcontrahe confederationesgº accordo travna Republica est vno Prencipe, mi pare d'effaa

* minare,qual fºds èpiu fabile, G di qualefi debba tenere * pia cºmte, o di quella d'una Républica, o di quella d'une * Prehripe, Io effaminando tutto,credo che in molti fafifiano fimili, est inakani vifiequalchediformità. Credo per tan - to,che gliaccordi fattiperforza,nanti farãnone da un Prēs cipe, nedavna Répub offernati.(redo,chequando la paura - dello fatevenga,lume, c; l'altrepernon loperdere tirompe

ràla fedeje riverà ingratitudine. Demetriº,quelchefe sekiamatoeſpagnatºre delle cittadijhaneuafatto egli Athee

seriestinfiniti beneficij.occorſe dipai, che effendo retto da ſuoi – aenici, ci rifuggendoſi in Athene, come in città ami sa, G-a lui obligata, non furiceunto da quella. Il che

= gwaelst agai fiu, chenen hautua fatteleperdita delle ***

ե *

-

-

gentis

-

L 1 » R3 "

genti, est dell'eſercito fuo. Pompeorotto chefs da Ceſarein Teffaglia,fi rifuggì in Egitto a Ptolomeo, ilquale eraper is adietro da lui ſtatorimeſomelregno, gfu da lui morto. Lequali cofefi vede che hebbero le medeſime cagioni: non

dimenafupiu humanità vfata, c. meno ingiuria dalla Rfs publica, che dal Prencipe. Doue è per tantola paura,fitro uerrà infatto la medeſimafede, Étfefitreuerràovna Re publica,ºvno Prencipe,che per offeruartilafede, aſpetti di roinare, puo naſcere queſto anchora da ſimile cagione. Et quanto al Prencipe, puo molto bene occurrere, che egßfia amico d'uso Prencipe potente, chefe bene non ha occafore allhora di dfenderlo, et puofperare, che coltempo e loreſti

tuista nel principatofão, oueramente, che hauendolofeguito, come partigiano, ei non creda trouare nefede,ne accordi con ilmemico di quello. Di queſtafºrtefºno fiatiquelli Preneipi

del Keame di Napoli, che hannofeguiteleparti Franciere: Et quanto alle Kepub.fu di queſtafºrte Sagunto in Iſpagna, cheaſpettò la roina perfeguire le parte Rºmane; &-ds que fia Firen Keperſeguire nel M.D.XII. leparti Francioſe.

Et credo, computato ogniçoſa, che in questi cafi, dese è il pericolo vrgente,fitrauerà qualche ſtabilitàpiunele Repu, che ne Prencipt:perchefe bene le Repub. haueffino quelme defimo animo, e quella medefima voglia,chevne Précipe, lo hauere ilmoto loro tardo,fara, che elle faranefºmpre piu ariſoluerfi,cheilPrencipe,est per queſto farannºpiu a ră. pere lafede di :e per I# queſto le Republichefono dilungapia offeruanti degli ac Trencipi. Et addurre

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deue vnº minimº vrite hafaite rompere la fede ad vnº Prencipe, e-doue vna grande vtilità non ha fatte

rempere la fede ad vna Républica : come fequel par

vite, ehe propoſé Temiſfecle * gli avſthëniefs ‫جميﺍه‬ T«.*

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75

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li nella concione diffe, che hauena vrd configlio da

fare alla loropatria grandevtilità, ma non le potena dire, pernon lo ſcoprire,perche/ceprendolo, fi toglieua la occafio« : ne delfarlo. Onde ilpopelo di «4thene, elefe e Ariſtide, alqualefi communicaſſe la το/4, C# ſecondo dipoiche.pareffe

alui fenedeliberaffe, alquale Timfocle moſtrò come lar mata ditutta Grecia,anchora chefefefetto lafede loro, era in lato che facilmente fipoteua guadagnare, a diſtrig gere.Ilchefaceuagli Athenieß al tutto arbitri di quella prouincia. Onde Ariffide riferì apopolo ilpartitº di Timi

Jiocle effere vtilíſimo, ma diſhoneffiſsimo. Per laqualceļa il Papalo altutto lo ricusò,ilche non harebbe fºrto Filippº Macedone,cºgli altri Frencipi,che piu vtile hanno cerco, est pinguadagnato con ilrømpere la fede, che can veruno altre modo. Quanto 4 rompere i patti perqualche cagione

d'inefferuanza di queſtoiesion parlo,come as caſa ºrdinaria.

#

wastado di quelli,chefrempono per cagionistraordinarie. 2Beueio credaper le coſe dette che il Pepslºfaccia minorier. rºrische il Frencipe, & perquefief poſjefdarpiu di lui,

|

chr del Prencipeà sà. A seo are arts &. was 's : *

Come il conſolato; & qualunque altro magistrato e

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in Roma fi dauả ſenza riſpetto di età: "

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Сар. LX.

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*** * . . . . . |

E Si wede per l'ordine della :: come la Republice Romanapoi chel Conſolatovºhnenelle Plebe,conceſ fe quello afaoioittadini ſenza riſpetto dietà,º áfangue,an chora che ilriſpettº della età mainan fuſe in Rºma, ma femprefiando a trouare la virtù,ºin giouane, º in vecchio eheellafaffe. Ilchef vede persiteſtimonio di Valerto Cor sino,chefufatto (on/olonelli XXIII. anni. e3 Oalerie

dettº, parlando ai/aoifoldati,diffe come il Conſolato, erat *e

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præmium

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І. І в к о

-

æmium virtutis,non fanguinis. La':"co/Α/2β, ene confiderata,onò farebbe da diſputare affair& quants.

alfangue fu conceſſo queſto per neceſsità, cơ quella neceſsi tà,chefu in Roma farebbe in ogni città,che voleſje fare gli etti,chefece in Roma,come altra voltaf, è detto; percbe e non fi pao darea gli huomini difagioſenza premio, ve fi puo torre la ſperanza di confeguireilpremio fenza pericolo.

Et però a buona hora conuenno che la Plebe hauefje ſperã za di hauere Conſºlatº, est di queſtaſperanza nutrìvntens poſenza hauerlo, di poi non baſtò la ſperanza,chee'conuen-, ne chefi veniſſe allo effetto : ma la citta, che non adope ralafua Plebe adalcuna cof glorioſa, la puº trattare afue modo, come altrouef diſputò; e Ma quella,che vhok fa

requellº chefece Roma ha a fare questa diſtintione. Et

dato che cofifia, quella deltemps non ha replica ; ansi à neceſaria, perche nello eleggerevnº giouanein vne grade; che habbia biſogno di vnaprudenza di vecebis, coeuiene:

(hauendoueſsadeleggere la moltitudine) ches qual gradº isfacciaperuenire qualshefaa nobilfinaatione Erquenºs dovnogiouane è di tanta virtù che fi fa futo in quakhº

cofanorabileconoſcere, farebbe coſa dannofiſſima,che la cir: tà nonfºne poteſë valere alhora, é che ella baneſsad aspettare,cheffe inuecchiato con lui quel vigeredelſ animo, e quellsprontezza, della quale in quella. ** teua valere:comefival (* età la patriaf *- - -

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Mocaruins, discipi-west, *

e di mºlti : .3-: * ºne,e de che Pºmpee, trionfarono gis- * - ‫ﺑﻭد‬. , , ** ** altri, -

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* N I C O LO MACH I AVELLI, - 31 -۹ ‫خ‬: ----

- cittadino, & ſecretario Fiorentino,ſopra

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, e Libro fecondo. . . .. · · ·

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) Av pa N o sempregli huºmini(na : non fºmpre regioneuolimente) gli anti chitempi, cé glipreſentiaccifano:ef in a modofone delle coſe pafate partigiani, Ķy che non/olamente celebrano quelſstadt, Śzz=5 EX che da loro fono ftate per la memoria, soe ne hanno laſciatağliferittori, conoſciute, ma quelle an . chora, che ( effendogia vecchi)fi ricordano nella loro gio manezza hauere vedute. Et quando questa loro opinione fafalfa (come ilpin delle volte è) mipafuado varie effere. le cagioni, che aquesto inganno gli conducono. Et la prima eredafa,che delle cofeantiche non s'intendaaltutto la vea

rità,é che di quells ilpiu delle voluefnafödanº quelle ce-, feyche recherebbons aquellitempiinfamia, cº quelle altre che foffone partorire loro gloriafi rendino magnifiche, G-st

Pliſſime però cheilpià degli ſcrittori in modº alla fºrtuna devinciteri vbudiſcona,ché perfare le lorovittorie glorioſe, non folamente accreſcone quello, che da loro è virtuoſamēts ºperatoma ãchora le attionide nemiciin mode illuſtrano,

che qualũquenaße *ргіія знаiитанға дејиг ҝәліней, mella vittorioſa, o nella vinta, baragione dimeramigliarfidi

quelli huomini,& diquellitếpic èforzatofnamente lau

darlie-amarli.Oltradiquesta adădegli huesinileceſes Fertimore,ºper innidia,vigonoadeffereffente duepatữiſi . -*

L -4

me cagiºni

L I R R o

fagionidekodio nelle coſe pafatenan patendo quelle effen, d്,ഠ് non gli dando cagione d'inuidiarle. Maalcºntraria interwiene ai quelle coſe,chef vaneggiano.g-veggeno, le qhaliperlaintera cognitione d’effe, non ti effendo in alcuna

Partenaſcoffe, & conostendo in quelle inſieme con il bene mºlte altre coſe,cheti disfiaccianofelforzato giudicarle al kantiche molto inferiorianchoru che in verità le preſenti

molto piu di quelle di gloria, es difamameritafero, ragio nxndonon delle coſepertinenti alle arti, lequali hanno tanta

chiarezza infº.che s tempipofano terre,o dar loropocopiu gloria, che per loro medeſimefimeritino, ma parlando di quelle pertinenti alla vita, é costumide gli huomisi, delle qualinan/ºne weggonofichiari teſtimoni : replicoper tan to effere vera quella cöfaetudine dellaudare, et biafmare la fpra/critta, manan effere gia ſempre verº, che fi erri nel

farlo:perche qualche volta è neceſſario, che giudichinala ve rità: perche effendo le coſe humaneſempre in mote, e elle falgono, º ellefĉendono.Ɛt vedeſivna città,ovna prouincia

്.

ardinataalviuerepolitico da qualche huenso eccellen te; C# va tempaper la virtù di quelle ordinatºre andare Jampre in augumentº verſo il meglio. (hi nefee all harain talefisto,ơ ei laurápiuglsantichitempi,che i ma

derni,singanna. Et à cauſatodfua inganno da quelle coſe, che diſapraffona dette, e Ma coloro,che naſcono dipòi in quella città, oprouincia, di cui è venuto iltempo, che ella

fºende verſalapartepiure« allhora nős’ingänane. Et pen fundoiacame queste cofºprocedino, giudica ilmandº feme pre estrefiata advw medeſima modº, & in quelle effere

fiato tanta dibuana quanta di trista, ma variare questa tri-, #e,có questo buono diprouincia in prouincia, conseff vede

perquellºchesthanatitiº di quei Regniantichi, che veri

syanº dall'une all'altrºperlavariationeder#swi. ***** સ

** --

#

77

S и со м р о.

ilmundorestaua quelmedefimo. Solo viera questa dfa ferenza,che dousquello hauenaprima collocata la fia vir rà in «Afiria,la collocò in e Media, dipoiin Perfiatanto che ella me venne in Italia, G a Roma. Et fe dopò l'Im

is Romano, non èfeguito imperio, chefiadurato, nedo ue ilmondo habbia ritenuta la faa virtù infieme, fi vede nondimeno efferefþarfa in moltemationi, donefi viuena vir tuoſamente, cºme erailregno de Franckişil regno de Tur

chi,quel del Soldano,c-boggiipopoli della :ே ma quellafetta Saracina, chefece tantegrancofº, cº occu

pò tantomondo,poi cheella diſtruffel'Imperio Romano ori entale. In tutte queſte prouincie adunque, poiche i Roma

nirouinarono, ởin tutte queſtefette effata quella virtù, e è anchora in alcunaparte d'effe,che fi deſidera, & che een veralandeflauda. Et chinaffe in quelle, e laude # tempipefatipischeipreſenti,fpotrebbeingannare: me

chinaſce in Italia, e#non in Grecia, & nonfa diuenu to o in Italia oltramontane, o in Grecia Turco, ba ragione di biafmare i tempi foi est laudare gli altrui perche in quella vi fºno afai cofe che gli fannº maraui glief; in queſti non è coſa alcuna, cbe gli ricomperi f: 腳

egnieſtrema niferia, infºnia, & vituperio, doue non è



ºffermanza direligione, non di leggi, non di militia, ma

fºne macchiate d'ogni ragione di bruttura. Et tantef3 no queſti vitijpiu deteſtabili, quanto eifºnopinin coloro,

che ſeggonºpre tribunali, commandano a ciaſcuno, & vogliono

♔.

e. 3Ma tornando al regionamen

‫ְי‬è corrotto in 警 :::::::::::: senoffro,dico » che: ilgiudicio

indicare; quale fia migliore e il fºcolo preſente, o law ei non ha pofits.

hauere perfetta syninione, come egli ha de fusi rimpi, ·

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men domerebbe corrºmperfi ne vecchinei giudicarei tenți. dellagiouentù,& vecchiezza loro, hauendo quelli, có que-, fiequalmentecºnoſciuti, & viſti. La qual coſa farebbe vera,fºgli huominipertutti i tempi della lor vita fuſers. delmedefineegiudicie,ci hauefferoqueimedeſmi appeti: ti. Ma variando quelli(anchorache i tempi non varijne). men peſſonº parere gli huomini quelli medefini, hauende. altri appetiti,altri diletti,altre confiderationi nella vecchiex.

za che nella giouentà : perche mancando gli huominis: quando inuecchiano diforze, & creſcendo di giudicio, c:

di prudenza, è neceſariº, chequelle coſe, che in ganentà pareuano lorofºpportabili, có buone,rieſchinopei,nuecchi ando, infºpportabili,ơ caetiue; & doue quellene doutreb bono accuſare ilgiudicio loro, ne accuſanoitempi. Effenda oltra di quefogli appetiti humani infatiabili(perche hauen: de dalla naturadipotere,as volere deſiderare ºgni саfй, сў.

dallafortuna dipotereconſeguire poche) neriſulta cºntinn: amente vna mala contentezza nelle menti humane, dź:vn, ffidio delle coſe,chefpoſjeggone,ilchefa biafinere sprea fºnti tempi, laudare i paſſati, & laudare i futuri: enc ehe afrequeſto nonfoffine moſſi d'alcuna ragionehole ç**

:

giºne. Nºnfº adunque, s'io meriterà 赏 титеrate. era quelli,chez'ingannanº; fe in queſti miei diſcorți io lau:

derà trºppº itempi degli antichi Romani, es biafinerà: nofri. Et veramenteJe la virtù,che allhora regnana; Gil, vitio,che horaregnanonfußinopiu chiari, che ilSele, see, drei col parlare piu rattenuto, 255 non incorrere in quellsinganno, dicheio accufº alcuni.maa *

:::::;

in dire mani: :# ciaſcune la vede, farà animoſº ,&

fefamente quello,cheintõderèdiquesti di queſti trºpis «criechegli animi degiouani, che queſtimiei stritti,

venne postanefggirigsfi,“ preparafiadinier ist4 \, \}

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S к с о м о б.

alunque

ne defe loro occaſiºne : perche buono,quel bene,che :la ് :la fortuna 微 vfficiovolta tempi,e3-dellafortuna tu non hai potuto operare, infe

gnarlo adaleri,accid che effendone molti capåci, alcune di quellipiu amato dalcielo poſſa operarlo. Et hauendone i dist corff delfuperior libro parlato delle deliberationifatte da Re

mani,pertinenti al di dentre della città; in questo parleresse ai quelle,chelpopolo Romanofecepertinenti allo accreſci

mentº dell'Imperiofuº.

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-

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༈ ། fu maggior cagioňe dell'Imperio,che acqui 9།starono -

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i Romani,o la virtù,o la fortuna. Cap.I., Olti hanno燃 opinione; tra i quali? Plutarco -

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Vigrauiſsimo/Gittore; che'l popolo Romano nello ac

quiſtaretimperiefuſepiufauorito dalla fortuna, che dalla virtù. Et tra l'altreragioni,che ne adduce,dice,che per con: feſsione di quelpºpolof dimoſtra,quello hauere riconoſciute) dallafortuna tuttele fue vittorie,hauendo edificati piutem

pijallafortuna, che adalcuno altro Dio. Et pare che a que ffa opinione s'accoſti Liuio : perche rade volte è, chefaccia parlare adalcuno Romano,doue ei racconti della virtù, che

non viaggiungalafortuna la qualcoſa is non voglio confe/G fare in alcun modo;ne credo anchoraf pofafoftenere : per

chefenon fètrøuate mai Renche babbiafatti i progreſſi: che Romá; è nato,che non fètreuata mas Republica, che ffafata ordinata apotere giftare, come Roma: perché acquiſtare l'Imperio, &l” la virtù de gli effereitile ordine delprocedere,est-ilstofuo proprio, c- trouato da:

fue priseolegislatore, le fete manteneretaequiſtatº, come. djäeto largamentein pia diſcorff marrerà. Dicono coffe reseben s s';

șjscrøkzate due petentigime guerreirº |-

ዌUጸመ

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vne medeſimo tempºfufortunae non virtù delpºpolo Re | 24/269:鷺

enen hebberoguerra cº Latini,(enen qnando

egli hebberº non tanto battuti i Sanniti,quanto quella guer rafu da Komanifatta in difenſione di quelli. Nºn com batterone con i Tofani, fe prima non hebberº/oggiagatii Latini,c indeboliti con lefþeſſerotte quaſi in tutto Samr niti:chefe dwe di queſte potenze intiereffuſerº (quandº eranofreſche)accozzate infiemesſenKa dubbiofipuo facil mente conietturare,che ne farebbe ſeguito la rouina deka Romana Republica. e Maconsumque questa cofanaſceſe,

mainon interuenne, che eglinº haueffine due pºtentiffine uerrein vnmedeſimo tempo,anzi parue ſempre, o melna/ cere dell'vna l'altrafi þegnefje,º nel #þegnerfi dell’vna l’al tra naffelſe. Il chefpus facilmente vedereper l'ordine dele leguerrefatte da loro;perche,laſciando Bare quelle, chef cione prima,che Komafuſe prefa da i Franciofi,fivede,cha

mentre che combatterano congli Equi,creoni Delfi, mai (mentre queſti pepelifurono potenti)nonſ leuarono contr4, di loro altregenti. Domaticefiero, nacque laguerra con tra «Sanniti.dj bencheinnanzi,che: talguerra, ipe". poli Latinistribelleſſera da Komanismondimeno,quandota le ribellione/gui,i Sannitteranoin lega con Rome of con il løre effercito aiutarono s Komani domare l'infalenza Lati«

ми і дняй demirifurfélaguerra di Sannia. Battute. per molte røtte datea Sanniti, le loroforze nacque la guerra de Tofani,la qualecompoſta,firileuarono di nuomº º Samniti, perla fafataas Pirro in Italias, Il quale comefis ribattua tº, cº rimandato in Grecia4: ciarenola prima guerra een i Carthaginefine primafira guerra finita, che tattii, Francieſ,c-dila,có di qua dall'alpi congiurarens centre4

i Komani,tante che tra řapolonia & Pja, deus è



* terreafºn Vincentifurºno congrandiğimaverſiºne e ... * |

att 常

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79

rati. Finita questa guerra per iſpatio diventianni hebbero guerradi nºn molta importanza: perche non combatteronº com altri,che con i Liguri,& con quel rimanente de Fran ciofº che era in Lombardia; eſ coffettero tanto, che mag

que lafeconda guerra (arthaginėſe. La. qualper XVI, anni tenne occupata Italia. Finita queſta con grandiſimà gloria nacque la guerra e Macedonica,la quale finita, ven

me quella d'Antiocho,c d'Aſia. Dopò la qual vittoria non reſtò in tutto ilmondone Prencipe,ne Republiche, che

diperfe,è tutti infensefpoteſſero opporre alle forze Rema ne e 34ainnanzi à quell'vltima vittoria, chi confidera l'ordine di queſte guerre,eż ilmodo delprocedere loro, ve

drà dentrº meſcolate con lafortuna vna virtù,eż prudenza grandifiima,tale hechieſaminaſela cagione di taleførtm

ma,laritreuerebbe facilmente:perche egliè coſa certiſsima, che come vn Frencipe,º vmpopole viene in tantariputatio ne, che ciaſcuno Prencipe, & popolovicini habbia di fer fe

panraadsfaltarlo,cºnstems ſempre internerrà, che ciaſ. cuno di eſit mai non l'affalteràfenon neceſſitato in modo,che

efarà quaſi cºme nella elettiene di quel potente far guerra con quale di quellifaoi vicinigli farrà,est gli altri con



'induſtria quietare. - Iquali, parte riſpetto allapotenzafia,

parteingannati da quei modi,che egliterrà peradormentar glifiquetano facilmente. Et gli altripotenti, che fono dif; cofio, es cheman hanns comerciº fºco curano la coſa, come cofalontan4,e ebe won appertenga lore. Nel quale errore fanna tanto,che queſte incendie venga loro preſſo: ilquale venutº, non hanno rimedio affegnerlo,ſe non con leforze

prºprie,le qualidipsinon befanº, ſendo colui diuentato pe tentiffiwo. Je vogliº laſciare അi്. come i Samnitifettons

*wedere vinceredalpopolo Rºxanei Dolfi, øgli Equi,

சக்த ி:rண்ன்ேர்ேத் * : erst9

c*

L f s Rö

eranodigran potenza,c-digrande eſtimatione, quàndsk Komani combatteuano co i Samniti,ơ eº i Tofanit perche digistenenanstuttalAfrica,teneuano la Sardigna, & la Sicilia,hauenano dominio in parte della Spagna. Laqямі:

potenza lorº infieme con l'efferd/cofone confini dei popole Romanofere,che non penſaronomai d'affaltare quello, wedi foscorrere i Samniti,cſ i Toſcani,anzi fecero , comefifa. nellerofe,the creſconºpiutoſto in lorfauore collegandoſi con quelli,e cercando l'amicitia loro : ne saniddonº prima dell'errorefatto,che i Komani,domi tutti i pepeli mezzi tre

loro,6 i Carthaginefi,cominciarono a combattere infiems dell'Imperio di Sicilia,c; di Spagna. Interuenne queſto me defimo a Francioſi,che a Carthaginefici cofaPhilippo Re de e Macedoni, cf. ad Antiochocó; ciaſcano di loro credes (mentre chlpopolo Romano era occupato con l'altre Jche quell'altro lofºperaffe,e eſſere stempo o con pace 3 osan gaerra,a difenderfidelui.In modo,ch'io crede che lafortur na,che hebbero in queſta partei Romani, ſharebbome tutti quelli Prencipi,che procedeſfero,cowe i Romani, G-fufferº di quella medefima virtù,che effi.Sarebbeß da mostrare e queſto propoſitº il modorenato dalpopolo Romeno nell'entra ře nelle prouincie d'altrui fenelnoſtro trattato deprencipati" wonne haueffimo parlato a lungo:perche in quello questams

teria è diffamente diſputata. Diròfºlº queſte brenemente, some/empresingegnarono hauere nelle prouincienstaue qual che awico,che笼fala,operta afalirni,e entrarni, º *Rు xo a tenerla,comefi vede,cheperilmezte de G fenº Brasrone Camertini in Toſcana,de Meavertini in Sicilia,de Saguntinian Spagna, di Mafiniſſe in Africa, ண் தெ

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des Maſilienfi, e delli Heduiin Francis. Es cof was wewcºrenºmaidiſimiliappoggi, perpºtere familitare fis re{ер ، ‫' یﺍ ﺗﻭجيا‬,

8o

Sв с о м D 6

preſe lorº cº nell'acquiſtare le prouincie, ci net tenerletil che quei pepoli che efferueranno, vedranno hauere mene bi no dellafortuna,che quelli,che nefaranno non buoni ofG ori. Etperche cie/cune poſameglio canoſcere, quantº

potefepiu la virià,che lafortuna lorº adacquiſtare quell'Ime perio,noi diſcorreremº nel/guente capitolo, di che qualità furono ques popoli » co quali effi hebbere a combat tere ;, & quante eranº offinats a difendere la lorº li bertà. **

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Con quali popolii Romani hebbero a combatte

-*re, & come oftinatamente quelli difendeuano la ** loro libertà. Cap. II, |

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NȚEffuna coſa fecepis faticoſº a Rºmaniil fºperare i di Npopolid'interno,cé parte delleprouincie diſcoffe,quanto

fansore,che in quei tempi moltipopoli haneuano alla libertà, la quale tanto oſtinatamente difendeuano, che mai, fenore

davna ecceſſiua virtù,farebbono fati fogglegati : perche per molti eſempifi conoſce, a quali percolfi metieſino permantenere, o ricuperare quella, quali vendette efe et/sine contra acoloro , che l'haueßino loro eccapata. (a mofetfanchora nellelettioni dell'hiſtºrie, quals dannii pa

polise le città riceuine per la feruità . Érdoue in questi sempicièfolo vna prouincia, la quale fi poſa dire, che babbia infecittà libereine tempiantichiin tutte le prouine

cierºneaſai pepekhberistimi, ved firemeinqueiten diuidine borala Toſcanadala Lonhardia ) infine allø d'Italia erano moltipopoli liberi,come exänø#Tofste

2jikಿ.# di Italia habitauana, Nefragiºna maische vifsſºal: sun /

L і в ко

run Re, fuoradiquelli, cheregnarono in Roma,s. Porfina Re di Toſcana,lafirpe del qualecome s'effingueſe, non ne,

parla l'hiſtoria, e Mafi vede bene,come inqueitempi,che. Rowaniandarono,a campo a Deio,la Tofana era libera,g

tantofgodea dellaſualibertà,ơ-tanto odiana ilnome del Prencipe,che hauendofatto i Veientiperlero difeſavn Rein Veio, & domandando alutoa Toſcani centra a i Rºmani,

quelli depò molte confiltefatte deliberarono,dënon dare aiu to a Ueienti infinoa tanto,che viueßinefatto'l Reagiudiran do non effer bene difendere la patria di coloro,che l'hauena no digiafottomefa adaltrui. Etfacileoſa è conoſcere,ºn de nasta ne popoli queſtaaffettione del viuer libero:perche fi vede per eſperienza,le eittadinou hauere maiampliatº;ne di dominio,ne di ricchezza,fenon mentrefonofate in liber

rà. Et ueramente marauiglio/a coſa è a confiderare, a quantagrandezza uenne Athene,perifpatio di cento anni,

poi che ellafiliberò dalla tirannide di Piffrato: ma ſºpra tutto marauighofiſsimaè, a confiderarea quanta grandez za venne Roma,poi che ellafi liberò dafnoi Re. La cagione èfacilead intendere:perchenan il bene particolare, ma il bene commune è quello,chefagrande le città. Et fenza

dubbio queſto bene commune non è afferuato, fe non nelle Republiche:perche tutto quello,chefa a prepoſitofitofi efe»

guiste.e. quantumque etorni in danno di queſto, o di quel lo prinato; e ſono tantiquelli, perchi dette benefa; che

lo poſſono tirare innanzi contraalla diſpoſitione diquei pe chicheneffins ºppreſsi. Alcontrario interuiene, quan do uiè vn Frencipe,doueilpin dellevolte quello,che fa

lui, fende la città,e quelle chefeperla città offende

:

Dimsdo,rkefsbito che naſce vnatirannidefopratºn viuer

libere,ilmanco male,rheneristitiaquelle città,è, nan am.

altrepisinnanzivne crefire piu in potenza, din ricchezza. tங். ‫وهيوني‬

S в со м ро.

3r

mailpiu delle volte, anzi/empre, interuiene loro, che elle tornano indietro. 6 fe la fortefaceſſe vn Tiranno virtuoſo,

il quale per animo,6 per virtù d'arme ampliaſſe il dominua fuo, non ne riuſcirebbe alcuna vtilità a quella Republica, ma

a luipropriò: perchenonpuo honorare nefuno di quei citta dini, chefiano valenti, 3 buoni, che egli tiranneggia, nem volendo hauere ad hauereſoſpetto di loro, Nonfipuo ancho ra le città, che gli acquiſta,fottometterle, ofarle tributa rie a quella città, di che egliè tiranno,perche ilfarla potente non fa per lui,ma perlutfa tenereloffato diſgiunto, e che ciaſcuna terra, e ciaſcuna prouincia riconoſca lui,talche di faoi acquiſti/olo egli ne profitta e non la ſua patria. Et chi voleffe confermare quefa opinione con infinite altre ragioni,

legga Senºphonte neljao trattato,chefa de Tirannide. Non è maramiglia adunque, che gli antichi popoli con tanto odio

perſeguitafino i tiranni, est amaffino il viuere libero, cổ che ilnome della libertà fuſje tantoftimato da loro: come inter henne,quando Girolamo nipote di Hierone Siracuſano, fu merto in Sıracıfa, che venendo le nouelle dellafna morte nel

fao effereito, che non era molto lentano di Siracuſa,cominciò

prima à tumultuare,ci pigliare l'armi contra à gli occiditori di quello: ma come et fenti,che in Siracuſafe gridaua liber tà,allettato da quel nome,fi quietò tuttospolegiu l'ira contra

atirannicidi, & pensò, come in quella città fi poteſe ordina revn viuerliero. Non è marauiglia anchora, che ipopoli facciano vendettefraordinarie contra a quelli, che loro hã

no occupata la libertà. Di che cifonoſfatiaſſaieffemps, de quali neintendo riferire ſolo vno, feguitò in Corcira, città digrecia, ne tempi della guerra Peloponeſiaca: doue ef:

ſendo diuiſa quella prouincia in duefattioni; delle quali funafeguitauaglie Athenieſi, l'altragli Spartani; ne naf: eeue,che di molte città, che erano tra lors diuiſe, l'unaparte

;

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fegui

L I в к о

feguiualamicitia di Sparta; l'altra de Athene. G- effendo

occorſo,che nella detta città preualeſino i nobili,có rogheffi no la libertà alpopolo,i popoları permeŘzo de gli Athenieß riprefero leforze, eý poſto le mani adoffò a tutta la nobiltà, glirinchinfero in vnaprigione capace di tutti loro, onde gli trahenano a otto o dieci per volta/otto titolo dimandarglin effilio in diuerſeparti, & quelli con molti crudeli eſempi faceueno morire. Di che effendoſi quelli, che reftauano, accorti, deliberarono, in quanto era a loro poſſibile, fuggire quella morte ignominioſa : est armatif di quello, che pote mano, combattendo con quelli, che vi voleuano entrare, la entrata della prigione difendeuano , di modo che ilpopolo, a

queſtoromorefatto concorſo, ſcoperſe la partefuperiore di quelluogo, e quelli con quelle rouine fºfocarno. Seguiro mo anchora in detta prouincia molti altri fimili cafi horren di, & notabili, talche fivede effer vero, che con maggiore

impetofi vendica vna libertà, che ti è fata tolta, che quella, che ti è voluta torre. Penfando dunque onde poſſa wafeere, che in quei tempi antichii popolifafero piu amatori della li bertà, che in queſti, credo naſca da quella medefima ca gione, chefahoragli huomini mancoforti, la quale credo

fia la diuerſità della educatione noſtra dalla antica,fonda ta dalla diuerſità della religione noſtra dalla antica: per che hauendofilamoſtrareligione moſtra la verità,e la vera via,ci fa ſtimare meno l'honore del mondo... onde Gentili ffimandolo affai,& hauendo poſto in quelle il/ammo bene, erano nelle attioni loro piuferoci. Il chefipuo confidera re da molte loro confitutioni, cominciandoſi dalla magni

ficenza de ſacrificij loro alla humilità de noſtri, doue è qual che pompa piu delicata, che magnifica, ma nefuna attione feroceogagliarda. Qui non mancaua la pompa, ne la mag mificenza delle ceremonie, ma vist aggingneua l'attiene

Sв с о N D О.

82

dei/acrificio pieno di fangue, & diferecia, ammaKzan doutfi moltitudine d'animali.

Il quale aſpetto effendo

terribile, rendeuagli huomini fmilia lui. La religione

antica oltre di questo non beatificaua fe non gli huomini pieni di mondana gloria, come erano (apitani d'efferciti,

c. Prencipi di Republiche. La noſtra religiene ha glori ficatopiugli huomini humili, es contemplatiui, che gli attiui. Ha dipoi poſtbilfommo bene nella humilità, nellá

abiettione, e neid pregio delle cof humane. Quell’al tra laponcua nellagra7deŘza dell'animo, mella fortezza delcorpo, c; in tutte l'altre coſe atte afare gli huominifor tißimi : c fela religione noſtra richiede, che habbia in te forteKza, vuole che tufia atto a patire piu, che afaré

vna cofa forte. Queſto modo di viuere adunque pare; che habbia renduto il mondo debole, cº datolo in preda á gli huomini stelerati, i qualificuramente lo poſſono ma

neggiare, veggendo comeľuniuerſità degli huomini,peran dare in paradiſo, penſa piu a fopportare le fue battiture; th? a vendicarle: cf. benche paia; the fi fia effeminais ilmondo , có difarmato il cielo, naſce piu fenRa dubbió

della viltà delli huomini; che hannointerpretato la mostra . religionefºtondegli agi, & non ſecondo la virtù: perchefe confiderafinº tome ella permette la efaltatione,cf. la diffã della patria, vedrebbono come ella vuole, che neil'amia: mo, & honoriamo, & prepariamosi ad effertali, chè toi la poſsiamo difendere. Fanno adunque queſte édu tationi, c. coffalſe interpretationi, che nel mondo noň

fi vedeno tante Republiche quante fi vedeane anticamen te. , Nepertonſeguentef vede nepopolitante amoreal=

lelibertà, quanto dlhora: anchora cheio credapiu teſte; ‫ يﻭنغ‬2 -

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L I в к о

effere cagione di queſte, che l'Imperio Romano con lefae«r mi, có con la fuagrandezza penſe tuttele Republiche,cá tutti i viueri ciuili. Et benche poi tale Imperio fi farfº luto, non fi fono potute le città anchora rimettere infieme, meriordinare alla vita ciuile,ſe non in pochfimi luoghi di

quellofmperio. Pure comunqueffuſe, s Romani in eg ni minima parte del mondo tronarono vna congiura di Republichearmatistime, c. offinatiſsime alla difeſa della libertà loro, ilche moſtra, chelpopolo Romanofenza vna rara, cº eſtrema virtà mainon l'harebbe potutefºperare. Et perdarne eſempio di qualche mëmbro, voglio mi baſti

l'effempio de Sanniti: quali pare cofa mirabile , có Tite Liuto lo confeſa, chefuſerofi potenti, est l'arme loro f valide, chepoteßero infine altempo di Papirie Curfore Con

folo, figliuolo delprimo Papirio, reſiſtere à Romani, che fu vno ſpatio di quarantafetanni, dopo tante rotte, tante

rouine di terre,et tantefragi riceuute nelpasſeloro: mafii: mamēte veduto horaquelpaeſe,doue erano tāte eittadi,et tã ti huomini,effer quaſi che diſbabitato. Et allhora viera tã to ordine 3 tanta forxa,ch'egli era inſuperabile, fe da vna

virtù Remana non fuſeſtato aſfaltato. Et facilcofa è con fiderare,onde naſceuaquello ordine, 3 onde procedaqueſto difordine,perche tutto viene dal viuer libero allhora,et hors dalviuerferuo. Perche tuttele terre,et le prouincie,che vius

no libere in ogniparte(come diſopra difi)fãnsiprogreſsigrã difumi:perche quiuifi vedono maggiori pºpoli,per effere ima trimoni) piu liberie piu deſiderabilidali homini: perche cia

fcune procrea volontieriquei figliuoli,che crede potere nutri re, non dubitando che ilpatrimonio lorfa tolte,che e'conofie non folamente, che naſconoliberi, & non fchiawi, me

che poſſonº, mediante la virtù lorº, diuentar Prenci թ,

S = c o N D о.

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pi. veggenuiflericchezze moltiplicarein maggiore nu mero, cº quelle, che vengono dalla cultura, cº quelles : che vengono dalle arti: perche ciaſcuno volontieri molti

plica in quella coſa,est cerca d'acquiſtare quei beni, che cre de acquiſtaripoterfgodere. Ondene naste, chegli huo mini agara penfano,a priuati, & a publici commodi, G ľuno; & l'altro viene marauiglioſamente a creſcere. ?l con trario ditutte queffe caſeſegue in quei paeſi, che viuonofér ui, cf. tanto piu mancano del conſuetº bene, quanto è piu durálaferuitù. Et di tutteleferuità dure quellat duriſsi

ma, che ti fattomette advna Repub: l'una, perch'ella è piu durabile,ơ mancofipuoſperarne d'uſcire; l'altra, perche ilfine della Republica è eneruare c. indebolire, per accre

fereilcorpofuo, tuttiglialtri corpi. flche nonfa vn Prem cipe, che tifottometta, quando quel Prencipe nonfia qual che Prencipe Barbaro diſtruttore de paeſi,est difipatore di tuttele ciuilità degli huomini,comefono i Prencipi orientas

li, « Maſegle ha infordini humani, Gordinarij, ilpiu delle volte ama le città fue foggette equalmente, c3- àloro

#

laſcia l'arti tutte, c-quafi ordini antichi. tal che s'ellenšpofono creſcere, comelibere, ellenőrouinano anche,

comeferue,intendendofidella ſeruità nella qualevengono le città/eruendo ad vnforestiero perchedi quella d'uno loro

cietadinone parlaidi ſopra. (hi confideraadiq; tutto quel lo, chefe dette,nonfimarauiglierà dellapotenKa,che i Sã witi hauenanoeßendoliberi,& della deboleXza,in cheven

neropoiferuendo:êr Tito Liuio nefafede inpiu luoghi cơ. mafimamentemella guerra di e Annibale, doue ei moſtra,

che effendo iSanniti oppreſidavna legione d'huomini, che era in Nola, mãdarono oratoriad Annibale apregarlo, che gliforcorrefe,iquali nelparlarloro diſsore, che hauenano * · ·

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L ї в к с ~ -

per cento annicombattuttº co Romani, co proprijloro fa: dati, cổ proprijlara Capitani, cº molte volte hauenanafa-, ftenuto duoi efferciti (ºn/olari, & duoi (onfoli, c- che all.

lhora atanta baſeKzaerano venuti, the nonfipotenano ap pena difendere da vnapiccola legione Komana, che era in Nola.

--

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-

Roma diuenne grande citta ruinando le città cir conuicine, & riceuendo i foreſtieri facilmente a fuoi honori. Cap. III, , , , r's Refcit interea Roma Albæ ruinis, cioè, in tante -"

Romaper le ruinea't-Alba diuentua grande. Quelli, che difºgnano, chevna città facciagrande Imperio, fi deb bonº con ogni induſtri i ingegnare di farla piena d'habita-, tori; perchefenza queſta abbondan(a di huomini mai non riuſcira difare grande vna città, questo fifa ta duo modi, peramore,có perforza. Peramore tengd, le vie aperte, c#

ferure aforefieri, che diſegnafero venire ad habitare in quella,accioche ciaſcuno v'habiti volontieri: perforK",dif: facendo le città vicine, & mandandogli habitatori di quelle

ad habitare nella tua citta.ilchefa tutto offeruato in Røyma. che neltempo defei Rein Roma habitanano ettanta mila huomini deportare armi: perche i Romani vollona fare ad

vſºdelbuono cultiuatore,il quale perche vnapiãtaingrofii, c; poſſa produrre, & maturaresfruttifaoi, le taglia; primi rami,cheella mette,accieche,rimasta quella virtù nel piede, di quella pianta,poſsino coltempo naſcerni piu verdi, et pia fruttiferi. Et che queſto modo tenuto per4mpliare, & fare. Imperíofuße neceſario, cý buono, le dimoſtra l'effem pịo di Sparta, 6 d'e Athene, le quali effendo due Rees publiche armatiſsime , Ç ordinate d'ottime leggi, non.

dimenº non fi fondustone alla grandezza del #mperie, -

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Rºmano

S в со N D о. . .

84

Romano, pareua piutumultuaria,& non tanto bene ordi nata,quanto quelle,di che non fenepuo addurre altra cagio ne, che la preallegata, perche Roma,per hauere ingroſfato per quelle due vie tlcorpo dellafaa cittá,potè di gia mettere in arme fei cento ottantamila huomini , .cf Sparta, 6. e Athene non paffarono mai venti mila perciaſcuna, il che macquemöda effere ilfito di Roma piu benigno,che quello di coloro, mafolamente da diuer/o modo diprocedere : perche Ligurgofondatore della Republica Spartana, confideran do nefuna cofapotere piu facilmente rifoluere le fue leggi,

che la commiſtione dinuoui habitatori, fece ogni cofa, per che i forefteri non haueßino a conuerſarui, & oltre ainon gli riceuere ne matrimònij, alla ciuiltà,c- alle altre con uerſationi, chefanno conuenire gli huomini infieme, or dinà,che in quellafaa Republica.fi/pendeſe monete di cuo io, pertor via aciaſcunoaldeſideriodivenirui per portarui mercantie, º portarui alcuna arte; di qualità che quella città non potè mai ingroſſare di habitatori. Et perche tut te l'attieni noffre imitano la natura; non è poſsibile, ne

naturale, che vno pedale/ottile/offengavn ramo grofo: pe rò,vna Republica picciola non puo occupare città, nereg nt, che fieno piu validinepin großi di lei; c3 ſe pure gli occupa, le interuiene, come a quello albero, che haueffè

pia graffa ilramo, chelpiede, che foffenendolo con fatica, ogni picciolo vento lofacca, come fi vede che interuenne a Sparta, laquale hauendo occupate tutte le città di Gre .cia, non prima ſe le ribellò Thebe, che tutte l'altre cir tadi ſe le ribellarono, e rimaſe il pedale fºlo ſenza rami:il che non pote interitenire a Roma, hauendo il pie fi

groſſº » che qualunque ramo poteua facilmente foſtene re . . Queſto modo adunque di procedere inſieme .. . .

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con

L ї в к о . .

conglialtri, che diffittofdiranno, fece Romagrande,epe tentistima. Ilche dimostrò Tito Liuio in dueparole,quan do diffe:Crefcit interea Roma Albæruinis,

* ----

Le Republiche hanno tenuti tre modi circa loam pliare. Cap. III I, -|

C Hi ha offeruato l'antiche hiſtorie,troua come le Rep. hanno tre modi circa lo ampliare : l'vno è fato quel

lo, ch’offeruaronoi Toſcani antichi,d'effere vna lega di piu Republiche infieme,doue nõfia alcuna,che ananza l'altrane

di auttorità,me digrado,& nell'acquiſtarefarßl'altre città cõpagne, infimilmodo, come inqueſto tempofanno i Suiz eri,C# come ne i tempi antichi fecero in Greciagli Achet,

& gli Etholi. Et perche i Romanifeciono afai guerra co Toſcani: per moſtrar meglio la qualità di quefo prime modo, mi diffenderà in dare notitia di loro particularmen

te. Infraliainnanzi all'Imperio Romanofurono i Toſca ni permare, & per terra potentifimi: G benche delle co

feloro non ce ne fa particolare hiſtoria, pure c'è qual che paco dimemoria, G-qualche ſegno della grandezza lo ro, cº-fi fa, come emandareno vna (olonia infº/mare

difepra, la quale chiamarono e Adria, chefußnobile, che ella dette nome a quelmare, che anchora s Latini chia mano Adriatico. Intendef anchora, come le lora ar mi furono vhidite dal Teuereper infino apie dell'alpi, che

hora cingono ilgreſſo d'Italia. Non eſtante, che ducen-. to anni innanKt, che i Romani crefceffino in moltefør Ke, detti Toſcant perderonº l'Imperio di quelpaefe, che hoggi

fichiama la Lambardia, La quale prouinciafu occnpa tº da Francioſi, i qualimeſsi º da neceſità, o dalla dole Gf2%3A6

8;

S к с о м о с.

ce{za defrutti, & mafimamente del vino, vennono in Italia/otto Bellouefo loro Duce, Grottig cacciati i pro

uincialifipofono in quelluogo,doue edificarono di moltecit radi est quella prouincia chamarono Gallia dal nome che tenenanoalhora, laquale tennono,fino che da Romanifuf fero domi. Viueuonoadumque i Toſcani con quella equa

lità & procedeuano nell'ampliare in quelprimo modo, che difoprafi dice e furono XII. città, tra lequali era (hiuſi, Zeio, Fieſole, Arezzo, Dolterra cº fimili: iquals per via

di lega gouermanano l'impertoloro,nepoterono vstire d'#ta lia congliacquiſti,est di quella anchorarimaſeintattagran parte per le cagioni, ched fortofi diranno. L'altro modo è farf compagni, non tanto però, che non tirimangail grado

del commandare dell'imperio, Giltitolo dell'impreſe, il quale modofi, oferuato da Romani, flterzo modo é farf immediatefadditi, e non compagni, comefecerogli Spar tani, cớ gli Athenień: de quali tre modi queſto vltimoè. altutto inutile, come ef vede, chefa nelle fºpradette due Republiche,le quali non ruinaronoperaltro,/enon per ha uere acquiſtato quel dominio, cheelle non poteuano tene re: per che pigliar cura d'hauere a gouernare città con violen Ka, maſsimamente quelle chefufino aueXXa a viuer libere, è vna coſa difficile, est faticoſa. Et ſe tu non fei armato cº-groſſo d'arme, non le puoi ne commandare, ne reggere. Et a volereſercoffatto, è περιβσίν farfi

compagni, che tiaiutino ingrofarelatua città di pºpolo. Et perche queste due città nonfeciono ne ľvno, ne l'altro,

il mododelprocedere loro fu inutile. Et perche Roma, la quale dnell'eſempio delterKomodo, feceľvne e l'altro,

però falſearanta ecceſsiuapotenza: g perche elle ºffe safolaa viuerecof, fiata anchora fºla a diuenter tante ... . . ‫ سد‬- ...-.. -poten - -

-

-

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L I в к о

-

potente: perche hauendof ella fatti di molti compagni pertutta Italia, iquali in molte coſe con едияli leggsvine

monofeco, dall'altro canto (come difepra s'è detto ), effen defriferuato ſempre la fedia dell'Imperio, có iltitolo del commandare, queſti faoi compagni veniuono ( che non

Je n’auuedenano) con le fattiche, ở con il fangue loro « fºggiogarfefeffi: perche come cominciarono a v/cire con gli efferciti d'Italia, có ridurre iregni inprouincie, có far

fi/oggetti dicoloro, chepereſſer conſueti aviuere/otto i Re, nonſicurauano d'effer foggetti; c3 hauendo gouernadori Romani, & effendoffati vinti da eſerciti con il titolo Re mano,non riconoſcenamo perfuperiore altro, che Roma.Di modo, che quei compagni di Roma, che erano in Italia, fi trouarono in vn tratto cinti dafadditi Romani, c; opprefi d'vnagrofiſsime città,come era Komarcả quando efi auuie donedell'inganno,fotto il quale erano viſſuti, non furono a tempo arimediarui,tanta auttorità haueua prefa Roma con le prouincie efterne, est tantaforza fi trọuaua in feno, hauendo lafaa cittàgroßißima, & armatistima. cổ ben she queifaoi compagni, per vendicarfidell'ingiurie, gli con giuraßino contra , furono in pocº temps perditori della

guerra, peggiorando le loro conditioni: perche di compag midiuentarano anchora lorofadditi. Quffto modadi pro cedere (come è detto ) è ſtate folo offeruaro da Romani: ne

tenere altro modavna Republica, che voglia ampliare, perche l'eſperienza monte ne hamostranefuno piu certo, e piu vero.Il modo preallegato delleleghe,come viuerono i To Jeanigli Athei,ơgli Etholi,e come hoggi viuonoi Suiz zeri, depàquellº de Romani ilmigliore modoperche nonf. #dacã quelloampliare afai,ne ſeguitanodusi beni, ľvne:

chefacilmentenštitiriguerraadoffe,fahre, che 鷺 f4Hf@a **

Ghé fáſ

S к с о м р о.

-

86

rupigli,lo tienifacilmente.la cagione delnom potere amplia re è l'effere vna Republica diſgiunta,&poſta in varie Jedi, ilchefa che difficilmentepostono conſultare, ci deliberare. & anchora,che non fieno deſiderofidi dominare:perche effen da molte communità a participare diquel dominio,non effi mano tanto tale acquiſto,quantofa vwa Republica fala,che fiera digoderſelo tutto . Gonernanſi oltra di queſto per configlio,est conitiene chefiano piu tardi ad ogni delibera tiane,the quelli, che babbitano dentro ad vn medefimo

cerchio. Dedef anchora per ſperienKa,che simile modo

: ή

di procedere havn termine fiſſo,ilquale non ciè eſempio che mostri chefifia trapaſato. Et queſto è d'aggiugnerea do dici,o quattordici соттнnita, dipoi non cercare d'andarpiu. auanti:perche effendo giunto algrado,che par loro poterfidi fendere daciaſcunoşnon cercano maggiore dominio ſiperche la neceſſità non gli firinge d'hauere piu poten Ka, fi per nou, conoſcere vtilene gli acquisti, per le cagionidette di ſopra:

perche effi harebbono a farevna delle due coſe,afeguitare di farfi compagni,ơ questa moltitudinefarebbe confuſione, a

gli haurebbono afarffadditi:cºperche e'veggono in queſte difficultà est non molto vtile neltenergli non lo stimano. Per tanto quando efono venuti a tantonumero,che paia loro vi-, uereficuri,f voltano a due cefe,f’vna,a ricenere raccoman dầi,G- pigliare protettioni,est per quests mexXi trarre d'

ogni parte danari,iqualifacilmente tra lorofi poſſono difrir, buire,l'altra è militare per altrui, cº-pigliare stipendio da

queſto,es daquelle Prencipe,che perfue imprefegli/olda.ca. mieji vede chefanno hoggi i Suiz Kºrisg comefilegge, che faceừano iprealegati,dichenèteſtimonio Tito Liuio, doue

dice,che venendo aparlamento Filippo Re die Macedonia

9742est Fri, ఠrge ** e : ·

·

-

-

ella;

L I в к о

allspreſenza d'vn Pretore degli Etholic-venêdo,aparole detto Pretore con Filippo, glifu da quello rimprouerato l'

auaritia,c; l'infedelità,dicendo,che gli Etholinon fi ver gegnauane militare convno,e3-poi mandare loro huomini

anchora alferuigio delnemico,telche molte volte tra duci contrarjefiercitif vedeuano finſegne d'Etholia. (ono

feeſ, pertanto, comequestomodo di procedere per leghe è fato/emprefimile,es hafatto simili effetti.Vedesi ancho

ra,che quelmodo difarefudditi è stato/empre debole,e ha merefattepiccioliprofittieg quãdo pure gli hanno paſſato il modo,effere ruinati toffo.Ɛtfequestio modo difare fadditi i inutile nellerepublichearmate,in queſte chefono difordina te,ètnutiliſsimo; comefono ſtate ne moſtri tempi le Repu bliche d'Italia. (onofcefpertanto effere vero modo quel lo,chetennono i Romani,ilquale è tantopiumirabile,quan toe non cen'era innan Ki a Roma effemplo, cº depo Roma non è stato alcuno,chegli babbia imitati. Et quanto alle legheftrouano ſolo i SuiKXºri,c; la lega di Sueuia, che gli imita. Et comenelfine di queſta materiafi dira,tanti or dini oferuati da Romanicoſpertinenti alle cofedi dentre, come a quelle difaori , nonfonone preſenti noſtri temps men folamente imitati , ma non ne è tenuto alcuno conto,

giudicandohaleuninon veri, alcuni impoſſibili , alcuni non a propoſito, e inutili; tanto cheffandoci conquefa

ignorāXa fiamopreda di qualunque ha volutocorrere que īža prouincia. cơ quandolimitatione de Romani pareſſe

difficile, non douerrebbe parere coſ quella degli antichi Toſcani,mafimamente a preſenti Toſcani;perchefe quelli mempeteroneper le cagioni dettefare vno Imperio fimile a

queidi Rema,poterensacquistare in ftalia quella poten Kasche quelmodo delprocedere conceſeloro: il che fu per ØጺⓊ

*7

Sн с о к по о.

vngran tempo ficuro con fomma gloria d?mperio,e3; d’ar me,Cĵº grandiſima laude di costumi,có di religione . Le qualpotenza,e#gloria fu prima diminuita da Franciof dipoifpentada Romani,gfu tantofpenta,che anchora che due mila annifa che la potenza de Toſcanifaſſegrande, al preſente non ce n'è quaſi memoria. Laqual coſa mi hafat topenfare,onde naſca queſta obliuione delle coſe, come nel feguente capitolofi diſcorrerà.

Che la variatione delle fette,& delle lingue, infie me con l'accidente de diluui,o delle peſti,ſpegne la memoria delle cofe, Cap. V.

A Queiphiloſophi,che hanno voluto, che'l mondo fia ŝtato eterno,credo chefpoteſſereplicare, chefe tanta

antichità fuſe vera,e farebbe ragioneuole, che

7746

moria dipiu,che cinque mila anni,quando e'nonfi vedeſſe» come queſte memorie de tempi per diuerfe cagioni fi pen gano. Delle quali parte vengono dagli hnomini, parte dal (želo. Quelle che vengºno dagli huomini,fono le variatie

ni dellefette,es delle lingue: perche quandofargevna fetta naoua,cioè vna religionenuoua,ilprimo ſtudiofao è perdar friputatione eftinguere la vecchia. c3 quando egli occorre, chegli ordinatori della nuouafetta fano di

lingwa diuerfa,

lafpengonofacilmente: laqual cofa Éconoſce, confiderando i modi,che ha tenuti la religione (hriſtiana contra allafet tegentile,laquale ha cancellati tutti gli ordini , tutte le cerimonie di quella , & ſpenta ogni memoria di quelle antica Theologia. Vero è che non gliè riuſcitº ſpegne re in tutto la notitia delle coßfatte da gli

ாது. nt?

*

L Í B R o lenti di quella,ilche è nato per hauere

*

quella mantenuta la lingua LatinaşilchefecionoforKatamente, hauendo a feri were queſtalegge nuoua con effa:perchefe l'haue{nepotuta fcriuere con nuoua lingua.confiderato l'altreperſecutionische

effecione,non cifarebbe ricordo alcuno delle cofe pafate. Ɛt shi leggei moditenuti dafan Gregorio , cº da gli altri tapi della religione Christiana , e’vedrà con quanta offi natione e perſeguitarono tuttele memorie antiche, ardendo l'opere de Poeti; edelli Hiſtorici, ruinando l'imagini , g. uaffando ogni altra coſa,che rendeffe altunfºgno dell’an

fichità, talchefe aqueſta perſecutione effi haueffino ag giunto vna nuoua lingua fifarebbe veduto in breuiſſimotem po ogni coſa dimenticare. E da credere per tanto , ehe quello, che ha voluto fare la religione (hristiana con tra allafettagentile,lagentile habbiafatto contra a quel

la,cheera innan Ki a lei:cºperche lefette in cinque,o in fºi mila anni variano due,ºtre volte fiperde la memoria delle coſefatteinnanzia queltempo. Et ſepure neresta alcun fºgno,fi confidera come cofafauolofa,G non è prestato loro fede,come interuiene all'hiſtorie di Diodoro Siculo ; che, benche erenda ragione di quaravta o cinquanta mila anni, mondimeno è riputata ( come is credo chefia)coſa menda ce. Quanto alle cauſe che vengono dal cielofono quelle, che l'humana generatione,Griducono a pochigliha itatori diparte del mondo,c; quefo viene operpeſte,e per fame,opervna inondatione d'acque; & la pia importante é queſta vltima , fi perche ella è piu vniuerſale,fiperche qhelli,chefi faluano, fono huomini tutti montanari , c3, rozXi , i quali non hauendo notitia di alcuna antichità,

#

non la poſſono laſciare apósteri: G fetraloro Éfallenfe al

funo, che n'haueſe notitia ; per farſe riputatione , có -

nomºj

| | |

S к с о к о о.

83

nome,lamaſconde,G. laperuerte afuo modo, talche ne re ffafolo afacceſsori, quanto eine ha volutofcriuere, est won

altro. Et chequesteinondationi,peſti,& fami venghi no,non credofia da dubitarne, fiperche nefono piene tutte

l'hiſtoriefperchef vede queſto effetto della obliuione delle coff perche e'pare ragioneuole chefia:perche la matura, co

mene corpifếplici,quãdo vi è raganata affaimateria.faper flua, muoue perſemedeſima molte volte,c favna purgatie ne, laquale è falute di quelcorpo; cof interuiene in queſto corpo miſto dell'humana generatione, che quando tuttele prouincie ſono ripiene di habitatori in modo, he non poffono viuere,ne poſſono andare altroue, per effere otcupatic pie nitutti i luoghi,ơ quando l'affutia, & malignita humans è venuta,doue la puo venire,conuiene di neceſsità che’lmon dof purghipervno detremodi,accio chegli huomini,effen do diuemuti posht,G- battuti, viuanopiu commodamente, có diuentino migliori, Era adunque, come difepra s’e det to, gia la Tofana potente, piena di religione,có di virtù,ha ueua ifuci coffumi,G la fua linguapatria,l che tutto è/fa-tofpento dalla potenza Romana,tal che (come s’è detto) di leine rimanefalo la memoria del nome.

Come i Romani procedeuano nel fare la guerra. Cap. VI,

-* *s*

-

*

Auendo diſcorſo, come i Romani procedeuano nell’ ampliare,diſcorreremo hora,come e procedeuano nel fа re la guerra , e3 in ogni loro attione si vedrà con quanta

-

prudenza est diuiarono dalmodo vniuerſale degli altri, per

facilitarfilavia avenire a vnafarrema grandeŘza. L'in Յ6/fյ6տ

-



*

|

L ивк о intentione dichifaguerra per elettione, ouere per ambiti one è acqniſtare, cº mantenerelacquiſtate, & procedere in modo con effa, che egli arricchifca, cº non impouerista ilpaeſe, có la patriafaa. Ɛ neceſſario dunque c- nellac quiſtare, & nel mantenere,penfaredinõffendere,anzfare

ogni coſa con vtilitádelpublico fuo. (hi vuol fare tuttº queſte coſe, conuiene chetengalofile, & modo Romanº, ilqualefu in prima difere le guerre,come dicono i Francio fi, corte e grofe: percbe venendo in campagna con eſerciti

großt,tutte le guerre.cheefhebbono co Latini, Samniti,cf. Toſcani, l'estedirono in breuiſſimo tempo ci fefinoteranns

tutte quelle, che feciono dal principiº di Roma infins all'oſsidione de Veienti, tuttefi vedranno eſpedite, quale in fet, quale in dieci, quale in venti anni: perche l'uſo loro era questo: fubito ch'era/coperta la guerra, egli vfctuano fuori

conglieſerciti all'incontre delnemico, cº ſubito facenanº lagiornata, la quale vinta, i nemici(perchenenfaffegua fto loro ilcentado affatto) veniuano alle conuentioni, có i TRomaniglicondennauano in terrent, gli conuertuanois priuati commodi, ogli conſegnauanoa vna Colonia, la, quale poſta infa lefrontiere di coloro, veniua adeſserguar dia de confini Romani, con vtile d'efi (oloni,che hauenamº quellicampi, ci con vtile delpublico di Roma, chefenŘs fpefateneuaquella guardia. Nepoteuaqueſte modo eſser

piufcuro, opiuforte,º piu vtile:perche mentre che i nemisi non erano infu i campi,quella guardia baftaua. E come efufinov/citifuori groſſiper opprimere quella (olonia, an chora i Romaniv/ciuanofuorigrofi,G- veniuano agiorna- *

ta con quelli,& fatta,e vinta lagiornata,imponendo loro :

piugrauiconuentionifrornauano in caſa. (of veniuane

adacquistare dimano inmanoriputatione/opra di}: d መሃንሩ።

--

4*

S E e o n b ö.

“ ‘89

forze infº medeſmi: Et queſto modo vennomo tenendo in:

fino,che mutarono modo di procedere in guerra: il che fii depò l'oßtdiene de Veienti, dout perpoterefere guerra luns

gamente effi ordinarono dipagare iføldati, che prima (per non effereneceſſario, effendo leguerre breui ) non gli paġă:

wano. Et benche i Romani dejino ilfoldo, ở the per virtä di queſto ei poteſinofare le guerrepiu lunghe, est per farlé piu difcofio;laneceſsità gliteneſepiu infacampi, hondimë no non variarono mai dal primo ordine difinirle prefio; Je condo illuogo, e il tempo. Nevariaronomat dalmánda: rele Colonie: perche nelprimo ordine gli tenne circa ilfaré

ieguerre breui(oltra illoro naturale vje)ſambitione de (5: fBh, i quali hauendo affarevn'anno est di quell'annostimeſi alleffanze, voleuano finire la guerra pertrionfare. Nelmä där le Colonie gli tenne l'utile,e la commoditàgrande , thê me rifaltaua. Variaronio bene alquanto circa le prede, dellä

quali non erano coßliberali, come erano ſtati prima, ſipërá the e non pareua loro tante neceſſario ( hauendo i foldati là

stipende)ſiperche, effendo leprede maggiori, diſegnauàns a'ingraffar di quelle in modo il publico, che non fuĝino co stretti afare l'impreſe co tributidella città, Ilquale ordisé in poto tempofece illore teſorº ricchiſſimº. Queſti duoímba di adunque & circa il diſtribuire la preda, & circa ilman dar le Colonie 3 feciono che Roma arricchiua della guerra; donegli altri Prencipi,e Republiche chinon le fouiene,im:

peneriſceno. Et riduſe la coſa in termine,chead vn (onfald won pareuapotertrionfare,fenon portaüatolfuo trionfº affał

ero,est argente,es d'ogni altraforte preda nel teſoro. (ofi Romanice iſopraferitti termini, & colfinire leguerrépré föşeffendo contenti con lunghezzaftraccare i nemici,et con jotté,es- con le/correrie,ci con accordialoró diantaggiidi=

séntarono feňprefiüricchi,& piä fotenii: : : : ?℃ egintº V-a -

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Quanto terreno i Romani dauano per colono. -: -

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Cap.

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Dãto terreno i Romani diffribuiſfine per colone,ere ~Adº fia difficile trouarne la verità: perche to credone djino pia º manco,fecõdos luoghi doue emandauano le Cº

lone, cº giudicați, chead ºgni moas,& n ºgni luogo k; di ffributione fuſe arca. Prima per pºter mandare puu huo

mini effendo quelli diputati perguardia di quelpaefe. Di poi, perche viuendo effipouer à cafº, non era ragionenole, che volefino, che i loro huomini abbondafine troppo fuori, Et Tito Liuto dice, come, preſo Deio, eut mandarno vna Colontt, & diſtribuirono a ciaſcuno tre ingeri, crfette once di terra, che fºno almodo neſtro *. Terche oltre alte roſe fº

praſcritte, e giudicauano, che non ilmolio terreno, ma tlbe ne coltuato bastaffe. E neceſſario bene, che tutta la Colonia habhta campi publici, doue ciaſcuno poſſapafcere ilfue be fttame, est felue, doue prende e del legnawe per arderefºn za le qnali coſe non puo vna Colonia ordnarfi. -

La Cagione, perche i pòpoli fi partono da luoghi patrij, & inondano il paele altrui. . . . . Cap. VIII.

, -, * * **,

Р Oiche difeprafè ragionato delmodo nel procedere nele la guerra offeruato da Romani, cf. come i Tofanifi

rono sfaltati da Franciofi, nõmi pare alieno dalla materie,

diſcorrere, come e fifanno di due fºrtiguerre. L'una à fattaper ambitione de Prencipi, º delle Republiche, cht cercanº di propogare l'Imperio , come furonoleguerre, cha fece •Aleſſandro _Magnº, cº quelle, chefecione i Rows

nic quellesbefanno cifeuno dellana potenza :ை

-

.

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S в є е к р 6,



Łeqnalignerrefºnopericolofe, ma non cacciano altuttº gli habitators d'una prouircía,perche e baſta al vinciterefölø lavbidenza de popoli: & il piu delle veltegli lafia viuere con le loro leggi, cởfêmpre con le loro cafe, es ve loro beni.

L'altrafºrte diguerra è, quandº vnpepulo intiero con tutti defaefamigliefilema d'une luogo,neceſſitate o dalla fame, º dalla guerra, eſ va acercarndouafede,ei nucua prouincias non per cºmmandarla,come quelli difopra,maperpoſederls tutta particolarmente,est cacciarne o ammaKzareglı habi= tatoriantichi di quella, Queſtaguerra è crudelſfima est þa= uertofißma. Et di queſtegner, e ragiona Saluffio nelfins dell'Iugurtino,quandº dice che, ſhto lugurta fi/enti il mea to de Franciefi, che venistano in Italia:doue e'dice ch’lpopös do Romano con tutte l'altri genti combattàfolamente per chi doueffe commandare,ma cºn i Francioff combattèfempré per la falute di ciaſcuno;perche ad vn Prācipe,o ad vna Rés publica, che aſfalta vna prouincia,bafta fþegnerefolo coloros the commandano,ma a qheſte populationi conuieneſþegneré siaſcuno,perche vogliono viuere :quello,che altri viuenago. I Romani hebbere tre di queſte guerre perieelofiſſime . Lá prima fu quella, quando Romafiº prefa,laqnale fu occupat4 da quei Francioſi,che haweuanotelte(come di ſopraf diffe)

la Lºmbardia a Toſcani, ci fattonelorofedia. Della quale

in #

Tita Linione allega due cagionit la prima, come di ſopraf diffe chefurºneallettati dalla dolceXza dellefrutte et delvi nos'Italia,delle quali włãcauano in Frãcia:lafecõda,che ef: fendo quelregno Frãcioſº moltiplicato in tấte d'huomini,ché

#4

non vißpetenanºpiu nutrire,giudicarono i Frencipi di quei luºghi cheffeneceſario.ché ina parte di loro andaffaceri

:

care nuoua terra. Erfatta fale deliberatisne,elefono perĠa pitani di quelli chefi haueuonaa partire Belloueſſa, et Sics

*effe, dusi Re de Frãcioſi,dequali Bellaugavēne in Italias s. X-

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e Siconeſopaſſò in Iſpagna, Dalapeſata del quale Bels-, ueſo nacque l'occupatione di Lombardia,& quinds la guer

ra, che prima i Francioſifcero a Roma. Dopo quejtafu quella,chefecero dopo la prima guerra Carthagineſe, quãae. tra Piombino, & Pfa ammazzarono pu che ducento mula Francioſi. La terza fu quando i Tedeſchi,& Cimbri vēne roin Italia, quali hauendo vinti pin effercits Romani, fu

rojo vinti da e Mario. Disfero adunquei Romani queste treguerrepericoloffime, ne era neceſſario minore vità a vincerle: perchefi vede poi come la virtù Romana mancò, cº quelle arme perderono il loro anticº valore. Fu quelle Imperio diffrutto dafim AQbpoli,i qualifurono Gotti,Dan dali,G:fimili, che occuparono tutto l'Imperto scendentale. Estono talipopoli depaefloro(come difepraſi diffe)caccis ti dalla neceſsità,e la neceſsutà naſce o dallafame, º davna

guerra,e oppreſione,che ne paeſiproprjè lorofatta . Tal che fono coffretti cercare nuoueterre. Et queſti tali o eſans grandenumero,e3-allhora con violenza entrane ne paef ‫مله‬ frui, ammazzano gli habitatori poſedono i loro beni,fanns. vno nuouo regno, mutano il nome della prouincia, come fece

Moiſe,et que popoli,che occuparono l'Imperio Romane,per che queſti nominuoui, chefono nell'Italia, e nelle altrepre= uincie non naſcono d'altro,che d'effereftate nomate ceſ da

nuoui occupatori. Come è la Lombardia, chefchiamaus Gallia Ciſalpină. La Francis,fichiamana galla Tranfal pina, ej hora è nominata da Franchi,che coffichiamawa ho quellipopoli, che l'occuparono. La Schauonia fichiama na Iliria. La Ungaria, Pannonia. L'inghilterra, Britaa nia,et molte altre prouincie,che hanno mutato nome;lequali

farebbe nouoſo raccontare. e Mist/º anchora chiamò giudes quella parte di Soria ºccupata da lui. Et percheie hodetto di

# volta talipopolifonecacciati கரடி ': ' \\

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9i

/ède perguerre, ºndefºno coſtretticercare nuoue terre, ne vogliº addurre l'effempio de Maurufij pºpºli anticamento as Soria. Iqualifentendo venire i popoli Hebraici, est giudicando non poter loro reffere, penfarono effere meglio,fal ware loro medfimu,est lafetare il paefe proprio, che per vo lerefaltare quello, peraere anchora il loro. Er leuatif can

lorofamiglie, fene andaronº in Africa, deurpoſero la lore fedia,cacciando via quelli habitatori, che in quei luoghi urouarono. Et cofiquelli, che non hareuano potuto difende re illorºpaeſe,peterono occupare quelle d'altrui, Et Procopio, che fertue laguerra,chefece Belfario co Vandali occupato ri della Arfica, riferiſce, hauer letto lettere feritte in certe colonne,ne luoghi, daue quiffi Aſaurufij habitauano,le qra li diceuano. Nos Maurufij, qui fugimus à facie Ieſu

larronis filii Nauæ.Cioè, Noifiamo Maurufij, qualifig gimmo dallafaccia ai lesù figliuelo di Naue. Dcue apparif: ce la cagione della partita loro di Soria.Sono per tãto queſti

pepalsformidabilifimi effendo cacciati da vna vltima ne ceſsità:c fe effi non riſcontraro buore armi, non faranno maifºftenuti, ma quando quelli, chefono cofirettiabandona re la loro patria, nõfeno molti,nöfenofpericolofi, come quei .popoli,di chefiè ragionato, perchenõpefonovfare tantavio lenza,ma cốuieneloro cõ arte occupare qualche luogo,c; oc cup.stolo, munteneruif pervia d'amici,c-dicenfederati;co sef vede chefece Enea,Didone,i Mafilief,estfimiliiquali

turis per cõjếtmēto de vicini-doue epoſarono,poterono mấte meruif. Eſcono ipopoligrolfi,c; fonov/citiquaſi tutti depae

fi di Soria,luoghifreddi,ợpoueri,deuepereſſere affai huo msini,eseil paeſe di qualità,danigli poterenutrire,ſºnofor zati ſcire,hauendo molte coff,che gli cacciano,cinefuna, che gli ritenga, ĉefe da cinquecēto anniin дий nõè occorſº,

eksºleunidiquestipepelihathiansinondais alcune paestà ‫و برای‬ 2X 3 鲈é

|

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L 1 2 x o

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nato perpiu cagionº, la prima,lagrande euaeuatione, che

fece quelpa fè nella declinatione destimperiº ºndºſcirono piu di trehta popolationi.lifeconda?, ch:la Magna, l'In hierra,onde anchora vstuano di questegenti, ba" bº railloro paeſe bonificatº," modo,che vi peſſonº viuere agia samente, falche non fenºneceſsitati di antare luºgº Pali"

altraparte effendo efº huºmini bellicofiſſimi,fono cazevno baſtione a tenere,che gli Seithi,i qual con lorº confinanº,ºš

prºfuminadipotére vincegli, º fl:g": 3 þeſſe volte oc korrøne mouimentigransſi": da Tartari, the fone dipo; dagli Ongheri, & di quei di Polonia fºſtenuti:#ffefef; loriano,che fenon fußtno l'arg.: loro,l'Italia, & la Chief

harebbe molte volteſentiteilpeſ ą: gli eſercitiTartari; ci voglio basti,quante 4 þrefatists,"º".

,

!

Quali cagioni communemente facianº naſcer

leguerretraipotenti. Cap. }.**

L Acagione, chefece naſcere guerra irai Romani ‫!فنﺍﺑع‬ usanniti,charnaastatiin legagran tempo,èvre gis: pe commune che naſcetra tutti přencipati potenti, l-aqwał sagione o ella viene a caſº,º ells è fatta naſcere da celui,che'

ajideramuouere laguerra. Qgella, che nacquetre i Re: mani, es i Sannitifu a caſo: perche l'intentione de Sanniti non fù, mouendoguerra a Sidicini,có dipoi 4 Campanima pertaa Romani. Maeffenda i Campani ºppreſſati, est ri gerrendo a Roma,fuºri della ºpinione de Romasi,cº de Sans

nitifronº forzati, dandesti (ampania Rºmaniseemede fa lore,difenderli, e pigliarequella guerra,chea loreparne non potere canlere honºre fuggire: perche e parene bene 4 Romani ragioneuole non pote: difendere i Campani, come

aspicicºntra a Samnitianiciemapartua ben lorº vergºgn4 *: :

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-

禪轉

S и со N D o

92

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hon gli difendere, come fudditi,o vero raccommandatigiu aucanae, quando e'non haueßino prefa talaffa , teri e la vuaa tutti quelli, che diſegnaßın veni efetto la peatfia lo

ro. Et hauenas Koma perfine lo imperio, est lagleria, & rõ la qитете, попратена riсијате дкіјtatъprºfа Свеј1° геаг յո« cºgione deute princfio alla prima guerra contre º Car thagınefi per la dfeja,che i Romanı perſono de A4efineſ in Sicilia laqualefa anchora a cafe: Ma nem fugia a rajº,ai

poi la/econdº guerra, che nacque tra loro: perche at ibaie Capitano (arbagineſe aſfaltò: Sagunun amici de Romani sa Iþagna, nõ per offendere quelli,ma per mouere l'arm" Ro mane, & hauere occafiose si csbatterli,e paſſere in Italia. . Queſto modo nell'appucciaienuoue guerre è fiato ſempre vja te va i potenti,e che fi băno es dēla fede,es d'altro,qual che riſpetto: perchefe ío vogliofareguerra con vn Pren tipe,

c tranolfano fermitapitol per vngran tempo offerrati, cºn altragiuſtificatione, cº con altro cºlore ajalterò le ºn

Jag amico, che lui propriefºpenao maſſimamente, che nelle aſfaltare l'amico,o eifrifềntirà, ej to harà l'intento nie di

figli guerra, º non friſentendo.fi/coprirà la debolezza, º l'infidelstafua, di non difendere vnfuo raccommandato. Et

ľvna e l'altra di queſte due cofe è per tergli riputatione,cº perfare piu facili i d/gni miei. Debbeſi notare adurque ợper la deditione de (ampani circa ilmouere guerra,quã le difeprä s'è detto,est di piu qualrimedio habbia vna cit

tà, che nonfipoſaperfºfteffa difendere,c- varial, difende rein ogni modo da quelche l'affalta. Il quale è da fi libera mente a quello,che tu diſegni,che ti affenda, comefecione i Capousni a Romani, C3 i Fiorentins al Re Roberto di Na

pli,ilquale non gli volende difendere, come amici gli difeſe pºi,come fudditi,contra alle forze di Caffruccio da Lucca,

ºpprimena. chegli աո

- N. 4 · -

-

· Ida

L I в к о

-

Įdarari nonfono il neruo della guerra, fecondo che è la commune opinione.” Cap. X. * Erche ciaſcuno pue cominciarevna guerra a ſua poſta,

manonfinirli,debbe vyo Prencipe, auanti che prendł

ünainepreſa,mifurare leforzefus, & fecondo quelle gauer narfi, na debbe huere tanraprudenza,che dellefae forze ei non s'ºrgannerà quando le mifuri o dalfiro, o dalla beni

golenza degli huomini, mancando dall'altra parte d'armé. proprieperche le coßpredetti tiacerefono bene le forze, ns. ellenon te le danno,e#parfº medefinnefono nulla,& non gº uansalcuna coffenzia l'arme fedeli;perche i danari afai non ti baffanofenza quelle,non tigioua lafortezza delfie fe, 3 lafed;,& beniuolenza degli huomini non dura: fer

che queſtinan tipoſſino effere fëáli, non glipotendo dijen- , dere.Ogni monte,ºgni lago, ogni luogº inaceſſibile diuenta piano, doueiforti difenſori mancano. I danariancherană

Jolº monti difendono,ma tifannopredare piutosto. Netšº efferepiųfalſa quella commune opinione,che dice,cheidina riſanoilneruo dellaguerra,la qualſentenza è data da Qà: (artionella guerra, chefn tra Antipatra Macedone, ởil

Ke Spartano.Douenarra,che per difetto di danari il Re di : Špartafu neceſitate azzuffarfe fu rotto:chefe ei diffé, riuali zafaposhigiorni, ventua lannoua in Grecia dels.

morte d'Aleſſandro,onde eſarebberimajo vincitore fºntº combattere.Mamancandogli i danari 6. dubitande; este, teffèrcito fue per difetto di quelli non labandonaſſe, fu fe:

fretto tentare lafortuna dellazuffa,talche Qģinto Curtis

perquestaeºgione aferma,i danari effereilneruo deltagne ra la qualefºntenza è allegata ogni giornº , c. da Prençți zentanteprudēti,che bajti feguitară perche fondatiĝfest“ quella, redono,che baſti leroa difenderfi hauere teſoroaſei

hafaffe a vincere, the Pai: e nonpenſame,chegitefºre ぐん、)”・。 -

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harebbe "" | | |



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S в є о м в о. | g4? து: harebbe vintº Aleſſandroi Greci harebbővintii Romani, -

ne noſtritēņi il Duca Carlo harebbe vinti gli Suizzeri, G-

pochigiornifono il Papa,g i Fiorëtıni inſiemenõ harebbe no hinnta difficultà in vincer Frãceſco Mariajn pote di Pa pa Giulia II.nella guerra d'Urbino. Ma tutti i ſopranomi natifurono vinti da coloro,che nõ il danaro, mai buonifol datifiimano effereilnerua dellaguerra. Tra le altre coſe,

che Creſo Red Lidia moſtrò a Šalone Athenieſe fu Una fę fºroinnumerabile,c: domādando quelche gli pareua della

potěRafaasgli riſpoſe Solone, che për quello non legiudicana piu potēze,perche la guerraffaceua colferro,eż nãcốΓorος có che poteua ventrevno,che haueffe piuferro di lui,e3. tor

glezne. Oltra queſtº quando dopò la morte a Aleſſandra Magno vna moltitudine di Francioßpastoin Grecia,es poi in Aſia,C# mandădoi Franciofi Oratorial Rédi Macedo

nia pertrattare certo accordo,quel Reper mostrarlapoten zafua, & per isbigottirli,moſtrò loro oro,e# argëto affai,on

de quei Francioſi,che digia haueuane comeferma la pace, la ruppeno, tanto deſiderio in loro crebbe ditorgliquelloro: est coffa quel Re ſpogliatoper quella coſa, cheegli haueus perfadfefaecºnsulata, IC’initiani,pochiannfono, ha uendo anchor iltefrolorºpiene d'oro, perderone tutto le fiato:fenza potere effere diffiaa quello. Dicº pertante non l'ore(come grida la commune ºpinione) effereilneruo della

guerra,mai buonifoldati;perche l'oro non è ſufficienteatre ware i buoni/oldati mai buoni foldatifon ben fufficienti « trauare l'oro. A Romani (ſe non hauefjero voluto fare la

guerra piu co danari,che colferro)nőfarebbe baffato hauer rutto ilfeſoro del mondo, confiderate legrandi impreſe che

feciona,ơ-le dificultà,chev hebbono dintro. e aia facen. de le lörguerre colferro, non patirono mai carefia delto

re: perche dº quest, che li temenanº, era portate l'orº .. .

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***

... L 1 » R o

2.

infine neeampi, ĉefequel Re Spartans per carifia di di *art hebbe atentare la fortuna della zuff,interuenne a lui дней» per conto de danarı,che molte volte è interuenuto per

surecaguoni perchefi è veduto,che, mancando aavno effer sitºle vettouaglie,& effenda neceſsitati o a morire a fame, º azzuffurfi, fi piglia alpartito/empre a’azzuffarſipir effer Pi* bonore,g done la fortuna tº può in qualche modo fauº rare. Anchora è interuen«to molte voite,che veggendo vº

Capitano alfao eſercito nem co verire/occer/egi cenument • “zzuffurfi con quello, c; tentare la fortuna della kufa, ºaſpettando che egl'ingrofit, hauere a combattere in ºgni mºdo con mille ſuoi djåsantaggi. anchora fi è vifo , eume interuenne ad Aſdrubale, quandº nella Marca fu aſfaltatº da Claudiº Nerone inſieme con l'altro Conſolo Romano,che

vn Capitano è neceſittato o afaggºfiº a combattere: cent fempre elegge il combattere,parendogli in queſto partite-en vincere,c in quell,altro ha chora

#ī.

mere aperderein ogni modo. Sono adunque molte neceſsitati shefanno advn Capitansfuer dellafas intentione pºgliare partite d'azzuffarf,tra le qual qualche valta puo effer la f4 reſtia de danari ne perqueſtof debberei daneri giudicare effere ilmeruo della guerra piu,che l'altre coſe, che induconº gli bнетіпта :#neceſsità. Non è adunque,replicardolº ainuous, l'oro ulneruo della guerra,ma i buoni/oldati. Se*

beneneeeffarji danarin ftõde luego, ma è vna neceſsità, cheifºldati buoniperſe mºdefims la vincono : perche è im poſsibile,che a buontfoldati mã hipo e'aanari cone cheids nariperlero medefimi prouine i buons/oldatí. Moſtra que

#:: diciamo,effere vero ogni hyfforta in mulle luoghi, não/fante che Pericle c5fglaffegli Athenieß afare guerra sontutto il Peloponeffo, moſtrādo, che poteua vincere quella

guerrasilinduſtria, & nã canlaforzadeldanaiº, Et *

4



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‫هو‬

S в е о N р. о.

-

in tale guerragli Athenieſproſperafinº qualche volta,in vt tumo li perderono,c3- valfon piu il configlio,est i buoni folde ti'di parta,che l'induſtria,ej aldanaio d'Athene. Ma Ti

to Liuiº è di queſta o inione piu vero teſtimonio, che alcun? altro,doue diſcorrendo fe Alejandro e x}{agnofufe venuto

in Isla,ſe egli haueffe vinto i Romani, mostra effertre coſe neceſſarie nella guerra,afat ſoldati,est baoni, Capitani pra- . . denti , et buonafortuna.doue eſaminando,quali on Roma

:

ni,º 4lefandro preualefino in queſte coſe,fa dipei la fas

#

conchiuſione,ſenzaricordare mai i danari. Douerono i Ca

: * * " ,

pºvani,quando furono richiefti da Sidicini,che prendelf no farmeperloro cºntra a Sunnits , mifarare la pºtenta loro dei danari,& non da i ſoldati:perche.prefº che effi bek bero partite di aiutarh,dopo due rottefurono costrettifarſi tributarij de Rowaniff volionofaluare. . - -

-

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" º # 4

Non è partito prudente fare amicitia con vn Pren

cipe,chchabbia piu opinione, cheforze. Сар, X I,

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V: Tito Liuio moſtrare l'errore de Sidicini,afi

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. V darf dell'aiuto de Ĉampani,c; l'errore de Campani,

#

acredere potergh difendre non ló potrebbe dire con piu vi

*

se parole dicendo.Campani magis nomen in auxili um Sidicinorum quàm vires ad præfidium attule runt. (ivèsi (ampani in aiuto de Šidicini pertarmepis la fama,che leforze. Pous fidebbe notare, che le leghe, che fanno co Prencipi,che non habbiano º commodità d'a jutartį per la diffantia delfito,oforze difarlo per fue dif ºrdine, º altra fua cagione , arrecanopiu fama , che

aiuto acoloroghe feneħdano,eomeinterwenne ne dinostri

aferantiniquasánel milie quatire centº futama :

2. - - ‫هایی‬

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* L і в ко

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-

il Papa,e, il Re di Napoligli aſfaltaronorehe effendo «mi» ei del Re di Francia,traffono di quella amiciția magis no men,quàm præſidium, come interuerrebbe anchoras

quel Prencipe,che confidatoſi di • Mafimiano Imperatº-, refaceſſe qualche impreſa:perche queſta è vna di quelle 4wicitie,che arrecherebbe a chi la faceſſe, magis nomen, quàm præfidium,come fidise in queſto teff5, che arrerà quella de Capouania Sidicini. Errarono adunque in que“;

#apartes Capouani perparere loro hauerpiu forze, chemen' haueuano. Et cafi fa la poca prudenza de gli huomini, qualche volta,che non fapendone potendo difenderefeme definei, voglioso prendere impreſe di difendere altrui , come

feciono anchºras Tarentini:tquals effendogli efferciti Ke maniallo incontro dell'eſercito de Sanniti, mandaroneam

baſciatorial Conſolo Rosano, afargli intendere, come ei volenanºpace traquelliduoi popoli; es come eranoperfive a

guerra contra aquello che dalla pacef diſcoffaffetal che# Conſolo ridendoſi diqueſta proposta, alla preſenza di detti ambaſciadorifece ſºnarea battaglia: & alfao effereito cºmº andò cheandefeatrouare ilmemico,moſtrando a Taren-, fini con l'opera, & non cºn le parole,di che riſpoſta effieranº degni. Et hauendo nelpreſente capitolo ragionato depar:

titi,chepigliano i Prencipi alcontrariº per la diffa d'altrai, veglionel ſeguente parlare di quelli,chef pigliano per la 4 -

--

-5

Se egli è meglio,temendo di effer astaitno, muo uere,o aſpettare la guerra.

Сар. ХII.,

玖 hºminiaſsimaishimisestatagar ra qualche volta diſputare/efonoauoi Prencipi quaſide

qualiforze ſequellepinggiardo babhia banditº Ž guerra -

-

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Sиеоко е

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eentra a quell'altro, qualefia miglior partito per l'altre;º aspettarealnemico dentroa i confinifasi, º «ndarlo a tře mare in caja,3 aſfaltare lui. Et nehofentito addurrera

fiºn, a ºgni partes chi defende landareaſfaltarealiruins allega il configlio,che Creſo dette a Ciro,quando arriuato in

fu confini de L3Meſſageti perfare lorguerra, la loro Regine Thamirigh mandò a dire,che eleggeſſe quale de duoipartiti veleſſe,o entrare nelregno fuo, doneeſſa l'aſpettarebbe, o vos lefe che ella veniſſe a trouar lui. Et venuta la coſa in di

fputatione (reſº contra alla opinione degli altri diffe,

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andaffe a treuar lei, allegando,chefe egli la vinceſe diſcoſto alfao regno,che non gli ferrebbe il regne:perche ella harebbe tempo arifarfi,mafela vinceſſe dentro a fuoi confini, po trebbeſeguirla infu lafuga,o non le dando fatio arifarf,

terle lojtaro. Allegano anchora il configlio,che dette An mabale ad Antioche,qnando quel Ke diſegnaua fare guerra 4 Romani,doue ei moſtra come i Romani nonfipoteuano vin cere,ſe non in Italia,perche qutui altrifi poteua valere delle arme,ci delle ricchezze,est de gli amici loro. e Ma che

gli combatteuafuori d'Italia,es laſciana loro l'Italia libera, laſciaua loro quella forsta,che mai le manca vita a fºmmi nistrareforze,doue biſogna. Et cöchiuſº,chea Romanifipo teua primea torre Roma chel'imperio prima l'Italia,che le al treprouincie. Allega anchora Agatocle,che non potendofoffa.

were la guerra di caſa,aſaltò i Carthaginefiche gleneface, mano,et gliriduſſe a domādare pace. Allega Scipiene,che per leuare la guerra d'Italia, aſfaltò l'« Africa. (hi parls al contrario, dice,che chivuolefare capitare male vno nemico,

lo difcofti da caſa. Allegano gli e Athenieß, che mentre: A

|

;

shefeciono la guerra commoda alla caſa loro,restaronofºpe riori: c-eomefi diſcoffarono,g andarone con gli eſerci

: *Sicilia perdironslalibertà: «Allegalef # Poeticker *

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donef mostra,che Anteo Re di Libia aſfaltato da Herçole Egittuefu infºperabilementre l'aspettò dentro a iconfinidel to regnò,ma come eje ne diſcoſtòper affutia d'Hercole per: dè lojtato,c-la vita. Onde è dato luogo alle fauola di • Anteo, che effendo in terra ripigliana le forze da fua madreche erala terra,eớ- che Hercole auuedutof di que fø,loleuò in alto,e difcofiollo dalla terra, Allegane anche-, vaigzudicij moderni. (iaſcuno fa come Ferrando Re di TNapoli fu nefnos temps tenuto vno/*иifiya Prencipe, g venendo lafama duoi anni auanti la fisa morte, come il Ke

di Francia Carlo ottauo volena veniread affaltarlo,hauen dofatte affai preparationi ammalò,3-venendo a morte tra

gli altri ricordi,che laſciò ad Alfonſº/uofigliuolofu,che egli aſpettaffeilnemico dentro al regno, e per cofa del mondo non traheffe forzefuori delloffatofuoma l'affettaffe den tro afuoi confinstutto intiero. Ilche non fu efferuato de uello,wa mandato vwo effercito in Romagna,fenza comº quello,e loſtato. Le ragioni,che oltre alle,

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eefe dette,d'ogni partefiadducono,/ono,che chi aſfalta,vit ne con maggior animo , che chi affetta, il che fa pin confidente l'effercito. Toglie oltra di queſto molte commoditàalnemico dipoterfivalere delle fue coſe, nonfi potendo valere di queifudditi , chefeno/accheggiati : cớ

perbauereilnemiso in caſa, è coſtrettº il $gnore hauer: piu riſperte « trarre da loro danari , c affaticargli: f, che e viene « fêccare quellafonte, come dice Annibale, che fa che colui puo foffenere la guerra. Oltra di que ffo i fuoi foldati per trouarfi ne paeſi d'altrui ſºnº pie

neceſſitariasombattere,e quela neceſſità fa virtù, comº pin volte habbiamo detto. I dall'altra parte fi dice, cºme ettandº il nemico, s'aſpetta son afai vantaggie:

percheſenza diſgio di akunº tu pusi darea quellº *

*

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S и с о к р ө

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ſifagi di vetteuaglia , 6 d'ºgni altra ceſa, che habbiº

”ſºgno vn'jercito, "Puoi neglio impedirgli, i djegni

uos per is notuia del paeſe , che tu hai piu a lui. Puoi tora pute forze incontrarlo,perpoterlefacilmente tutte vnire, *** nºn potere gia tutte aſcoßarle da caſa. Puoi (effendo rottº); fartı facilmente : fi perche ael tuo effercito fene falueranno affat,per hauere i rifugii propinqui : fperche sl/applementº non ha a venire dijcoſto,tanto che tu vieniar

rafēhtare tutte le forRe,e non tutta la fortuna, cớ arri fchi tutta lafortuna,e men tutte le for Ke. Et alcunifone f#4ti,che per indebolire meglo il ſuo nemico, lo laſciano en trare parecchie giornate in fu'l paeſe lero, cº pigliare afai terre,acção che laſctando i prefidij in tutte , indeboliſca il fue ejercito , ey peſinle difet combattere. e Ma per dire hora to quello , ch to re intendo , io credo , che s’. kabbia afare queſta diffintione , o to ho ilmio paeſe ar maro , come i Komani,º come hanno gli Suizzeri , o io !"

ho difarmato, come haueuano i Carthaginefi, o come : hanno il Re de Francia,est gli Italiani. In queſto cafof debbe tenereilnemice difcofio da caſa,perche effendo la tua virtù meldamaio,ớ non negli huomini,qualunque volta ti è

impedita la via di quello,tufetſpacciato ne eola verunate f impediſce,quanta la guerra di cafa. In effempt cifono s (ar thagineſi,iquali mentre che hebberº la caſa loro libera, po teronocºn le rendite fare guerra co Romani : & quando r hauenane affaltata,non poteuono reffere ad Agatocle , i Fiorentini non hakeuano rimedio alcune com C':fig

wore di Lucca perche erfacena loro la guerra in caſa, tante cheesti hebbero a darfi, er effere , al Re Roberto di Napoli. Ma morte (aſtruccio,quelli medeſimiFiorētını heb animº d'affaltare il Duca di Milano in caſa,et சா:

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återgli ilregno,fanta virtù moffrarono nelleguerre l sane,g tanta viltà nelle vicine. Ma quandoi regni/

armati,come era armata Roma, & come/ºno gli Swizz fonopiu difficiliavincere, quantº piuti apprefi loro : per

queſticorpipefonºvnirepinforze a refijtere advneimp

ébénon poffono adsfaltare altrui. Nº minuoueing

focafofauttorità di Annibale perchela paſiuneşel le fueglifacena cof diread Antiocho,ferrhefe i Roman

uéfinshauutein tantoſpatie di tempº quelle tre rett

Francia,che effi hebbero in Italiad's Annibale,femza a

boeraní ſpacciati: perche nonfifarebbene valutiharebl de: dui degli efferciti,consefvaljene in Italia, non -

kauutoa rifarfi quelle commodità, ne potenanº con qi forzereſiſtere al nemicº, che poterono. Nºn fi t. per aſfaltare vnaprºuincia,che effimandafino mai fuor

farcii,che paſaĵino cinquanta mila perſºne... e 342 :##

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difendere la caſa ne miſſono in arme contra a Francefi láprima guerra punica diciotte centenais di migliaia, birebben, poi rompercontraa quelliintantonumerº Lombardia,decºnm ruppono in potuto Tostana:perche ei non harebbenepotuto condurretanteforzef difesta combattergli con quella commodità. I (imbri ru; vno eſercitº Romano nella Magna,ne vi hebbono i R.

virimedio. Ma come eſsi arruarono in Italia, 3 ch terono mettere tutte le loro forze infeme, gli ſpaccia Gli Suiz Keri èfacile vincerglífuºridicaſa,aoue e'non

no mandàrepiu chevn trentaºquaranta mila huomin vincergliin caſa,doue ene poſſonº raccozzare centen difficilistimo. Conchiude adunque di nuomo,che quel i

ere,che haifaoipopoliarmati,cºrdinati alla guerr

fettiſempreinca/avmagnetrapotentes ferreshfaq is vadiarincentrare. Ďtaquelleithfhºiſasi/itza sr ஆ.

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• S в со м р о.

97

armati, & ilpaeſe inufitato della guerra, fe la difeoflifem

pre da caſa ilpuchepuo. Et cofi l'uno,et l'altro,ciaſcuno nel fnºgrado,fidifenderà meglio. -

Che fi viene di baſſa agran fortuna piu con la frau

de,che con la forza. Cap. Xl II. O iſtimo effer cofa verifima,che rado, o non mai inter uenga, che gli huomini di picciola fortuna venghino a gradigrandi ſenza la forza,e ſenza lafraude,pur che quel grado,alqual altri è peruenuto,non tufia o donato, o laſciato

per heredità, Ne credoftruouimai, che laforzafola ba Jfi, maſtrouerà bene, che lafraudefºla bafterà,come chia revedrà colui,che leggerà la vita di Filippo di Macedonia, quella de Agatocle Siciliano, est di molti altrifimili, che d' infima, ouero di bafafortunafemoperuenuti o a regne, o ad Imperij grandfimi, , Mofra Senophonte nella fua vita di Ciro queſta neceſsità dell'ingannare, confiderato che la prima ifpeditione, chefafare à Ciro contra il Re de Arme nia, è piena difraude, G- come con inganno, est non con

forzaglifa occupare alfao regno, e non conchiude altro per tale attione,fe non che ad vm Prencipe, che veglia faregran.

toſe, è neceſario impararea ingannare. Fagli olira di дисfo ingammare Ciazare Ke dee_Medi/ao zio meterno in piu modifen Kalaqualefraudemoſtra, che Ciro non poteua peruenirea quella grandeXza, che venne. Ne creaſo, che fitruouimai alcuno poſto in baſſafortuna peruennteagran de Imperiofolo con la forzaaperta,c ingenuamente, mafî

benefalo con lafraude: comefecegionanni Galeazze,per torloffato, e3, lo Imperio di Lombardia a e_ZM. Bernardo fozio. £t quel chefono neceſſitati fare i Prencipi, ne

principij degliangumenti ாறு: anchora

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Agré

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L і вко

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fare le Republiche,infino che elle feno diuentate potenti,& che baſti la forzafola. Et perche Rome tenne in ogni parte operforte,oper elettione tutti i modi neceſſarj a venire «

grandezza, non mancò anchora di queſto,nepuote vfare nel principio il maggiore inganno, che pigliare il modo aifopra diſcorſo da noi,a farfº compagni : perchefotto queſto nome fegli fece ferui, come furono i Latini, eý altri popoli all'incõ tro: perche primafi vafe dell'armeloro in domare i popoli conuicini, cởpigliare la riputatione dello ſtato, dipoi domsas togli, venne an tanto augumentº,che ella poteua battere ciaf tuno. Et i Latini

#%;ddono mai d'efferal tuttoferui,

fe nõ poi,che viddono dare dite rotte a Sanniti, ci coffretti gli ad accordo. La quale vittoria come ells accrebbe gran riputatione a Romanı co Prencipi lontani, che meaian

te quella (entirenoilnome Romano,g non le armi: cof ge

nerò inuida, est ſospetto in quelli, che vedeuano, e#Jenti uano l'armi; trat qualifurono i Latini. Et tanto potèqueſta inuidis,est queſto timore,che non folo i Latini, ma le Colo nie, che effe haueuano in Latio infieme co Campani fati poco innanzi diffi congiurarono contra al nome Romane Et moſſono quella guerra i Latini nel modo,chefdice dife pra, chefi mouono la maggior parte delle guerre, aſfaltando non i Romani, ma difendendo i Sidicini contra a Sanniti, a quali i Sannitifaceuano guerra con licenza de Romant: Ee cheft vero, che i Latinifi moneffino per hauere conoſciuto

queſto ing anno, lo dimoſtra Tito Liuio nella bocca di e An nuo Setino Pretore Latino, il quale nel configlio loro diffe,

queſte parole: Nam fi etiam nunc ſub vmbra foederis aequi ieruitutem pati poſſumus, &c. Cioè percioche/? hora ettandio fotte ombra di pace poſſiamo fopportar lafer Vedeți per tante i Romani neprimiaugumenti loro

κιτά,

veneſſere wancats etiandio dellafraude, la qualefa/empre #f6fa |-

Sв с о м ро. 98 neceſſaria advfare a coloro, che di piccioliprincipijvoglienº |-

afublimigradifalire, laquale è menovituperabile, quantº

èpiu ceperta, comefa di questa de Romani.

Ingannonfi molte volte gli huomini, credendo çon la humiltà vincere la ſuperbia. Cap. XIIII,

Edefmolte volte,cºmela humilitànonſolamentenen -

ioua, ma nuore, maſsimamente vfandolaeon gli

huomint infolenti, che, oper inuidia, oper altra cagione hanno concetto odio teeo. Diche nefafede l'Historico nº fro in questa cagione diguerra tra i Rovani, est i Latini:

perche dolendefi Sannitico Romani,che i Latini gli haut mano aſfaltati i Romani non volono prohibire a Latinital guerra,deſiderando non gli irritare ilche non/olamentenon gli irrito, ma glifece diuentare piu animoſi contra a loro, có

Ji/coperſono piu preſto nemici,di che nefänofedele parolev fate dalprefato Annro Pretorio Latine nelmedefimo con cilio,doue dice:Tentaftis patientiam,negando milité, quis dubitat exarfifle eos?pertulerunt tamen huns ; , exercitus nos parare aduerfus Sannites foederatos fuos audierunt;nec mouerűt feab vrbe, vnde hæc illis tahta modeſtia,nifi conſcientia viriữ & noſtrarú,& fuarú? Goë voi colnegar di dar lorofºlda

ti hauete tentato la patienza de Romani, chi dubita,che é..

gline non ffanofängnati? non dimeno hanneſaferita la doglia. effi hanno inte/0,che voi apparecchiatele arme con tra i Samniti loro confederati.

费fifono moſsi della citº

tà, Percheſtimati voi, cheeßifiano diuenutitantomodefi,

Jinipercbehanneemoſciutelivoſtreøklerefºrze (nº ᏰᏰ . . . Q ż

L і в к о

.

Jĉefi per tants chiarifime perqueſte testa, quantola patif '

~

xa de Romani accrebbe l'arroganza de Latini. Et però mai vno Prencipe non debbe velere mancare delgrado fuo,etnom debbe mai laſciare alcuna coſa d'accordo,volendola laſciare honoreuolmēte,fenõ quando e'lapus, o eſ crede che la poste

tenere:perche egli è meglio quafif pre (effếdoficödetta la ce fa in termine,che tu nõ poſſa laſciare rel modo detto)lastiare fela torre cõleforze,che con panra delleforReperchefe tula lasti cõlapaura,lofti per lenartila guerra,etilpiu delle vol te mõte la lieui perche celui,a chi tu harei,convna viltàfco

perta,cãceſº quello,nã starà faldo, mati vorrà torre de tal tre coſe,et fi accēderà piu cătra di te,fimandeti meno, dall' altra partein tuofauore trouerai i difføripiu freddi parëdo

loro che tufa » debole,º vile:Mafe tufsbitefoperta lavo glia dell'auerfario preparileforze,anchora ch'ellefieno infe rueriali,quello ti comincia afimare,fimantipiugli altri Prencipi ale intorno, & a tale viene voglia d'adiutarti(ef fewdo in fu l'arme)che abbandonandoti, non t'aiuterrebbe mai. queſtof intende,quando tu hahbia vno nemice - ma quando ne haueßipiu rendere delle coſe,che tu poſedefii, ad

alcuno di loro per riguadgnarfelo, anchora chefuße di già fopertala guerra, & perfmembrarlo da gli altri cốfederati tuoi nemici,fia/emprepartito prudente, Gliftati deboli ſempre fieno ambigui nelrifoluerfi, & ſempre le deliberationi lente fono nociue.

Cap. xv. I N questa medeſima materia, c; in questi medefini principijdiguerratra i Latini,et i Romanifipuº notare, . 69/M6

S и с о к ро.

99

come in ºgni confalta è bene venirea l'indiuidue di quelle, chef ha a deliberare, & non fare/empre in ambiguo, ne infº l'incerto della cofa. Ilchef vede manifesto nella con

falta, chefeciono i Latini, quando epenfanano alienarfi da Romani: perche hauendo preſentito queſto cattiuo humo re, cheme popoli Latini era entrato, i Romani per certifi carfi della coſa, e per vederefe potenanofenza metterema

nº all'armer guadagnarfiquei popolifecero loro intendere, come e’mandafero a Roma otto cittadini,perche haueuane. a confaltare con lore. I Latini,intefo queſto, cº hauendo coſcienRa di molte coſefatte contraalla voglia de Romani,

feciono configlio perordinare,chi doue/seire a Roma,et dar gli commiſsiºne di quello, che egli bauefie a dire. Et stando nel configlio in queſtadisputa, Annio lors Pretore difeque steparole. Ad ſummam rerum noſtrarum pertinere arbitror, vt cogitetis magis quid agendum nobis, quàm quid loquendum fit.facilè erit,explicatiscó filiis,accommodare rebus verba. (toe. la fomma delle cºſe neſtrefimo io chefia,che penfiate piu aquello che dob

biamefare, che aquelle che dobbiamopartare percheageno leco/afia intefº che haurete inefri configli, accommodarle

parole alle cof. Sono ſenza dubbio queſte parole veristime, cơ debbono eßere da ogni Frencipe, cº da ogni Republica uſtate: perche nella ambiguità; est wella incertitudine di quelle, che altri vegliafare, non fifanno accommodarele parole: mafermo vna volta l'animo g. deliberato quellofa

da eſeguire, èfacilcofatreuaraile parole. Io hº notatoque faparte piu volētieri,quanto io hº molte volte conoſciutôte le ambiguità hauerenociuto alle publicheatrioni,con danno, cỡvergogna della Republica noſtra. Et/empre mai auuerrà, she we partiti dubbj, Οest doue delibe 3 biſogni animo a rarli, s',

-

L ї в к о

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farli, fara questa ambiguità quando habbiano adestr configliati, & deliberati da huomini deboli.

Non fºe

momeno nociue anchora le deliberationi lente est tarde, che ambigue, maſſimamente quelle, chef hanno a deliberare in fauore di alcuno amico:perche con lenteKza loro non s'aiuta perſona,G- nuocefia/emedeſimo. Queste deliberationi cof

fatte procedano oda deboleŘza d'animo,& diforKe, o de

malignità di coloro, che banno a deliberare , i quali meſi dallapaſion propria, di volererouinare lofato, cadempi

re qualchefo deſiderio, non laſcionoſeguire la deliberatione ma la impediſcono,c; l'attrauerſono: perche i buoni cittadi ni(anchora che vegghino vnafuga popolare voltarfi alla

parte pernicioſa)ma, non impediranno ildeliberare, mafi mamente di quelle coſe che non aſpettano tempo. Morto che

fugirolamo tiranno in Siracuſa, effende laguerra grande tra i (arthaginefi, c3 i Remani, vennona e Siracuſans in

diſputa, fe doueuanofeguireľamicitia Romana,o la Cartha inefe : c3 tãto era l'ardore delle parti,chela cofajtaua am

.ேfe neprendeua alcunopartito,infino a tanto che A póllonide, vno deprimiin Siracuſa, cỡvnafaa orationepie nadi prudenza, moſtrò come non era da biafimare, chi tene ualopinione d'adherafia Romani,ne quelli, che voleuane

feguirelaparte çarthagineſe; ma era bene da det fare quella ambiguità G taraita dipigliare il partito,percheve deua altutto in tale ambiguità la rouina della Republica.

Mapreſº cheffuſe iipartito,qualunque effuſe,fipoteus

fperarequalche bene.Ne potrebbe # piu Tito Liuio, cheffaccia in queſtaparte,ildänº,cheftira dietroloftare

føpeß. Dimoſtrabanchora in questo caſº de Latiniperche

effidei Latini, ricerebidalere d'ainte cãtrai Romanidif,

*

S я с о м ро.

1 OO

frrirono tãto a deliberarlo,che quãdo egliono erano vstitia pūto fuori della pºrta cõlagente per dare lore/accorſo, vene la nuoua, Latını effererotts. Onde Milontoloro Pretore diffe,queſto poco della via cicofera affai colpopolo Romano, perchefe fideliberawano prima o d'aiutare,o di non aiutarei Latini, non gli aiutanao, et non irritauano i Romani:

aiutandogli, effendo l'autº in tëpo potenano con la aggiunta delle lorºforze farli vincere,ma differido veniuano a perde re in ogni modo,come interustneloro. Etfe i Fiorētini hauef

fino notato queſtotesto, non harebbeno hauuto co Francio $netanti danni, ne tante noie,ậuante hebbono nella paf Jata del Re Luigi di Francia duodecimo che fece in Italia contra a Ludouico Duca di Milano : perche trattando il Re tale pafata, ricercò i Fiorentini d'accordo, cé gliora tori, che erano appreſſo al Re, s'accordarono con lut, che effi ſtefsino neutrali, & che il Re venendo in Italia, gli ha ueſe a mantenere nello fato, ci riteuere in proteitione: c. dette tempo vn meſe alla città a ratificarlo: Fu diffe

ritatale ratificatione da chiper poca prudenza fauoriua le cofedi Lodouico,intantº,che il Regia effendo in sì la vitto ria,G volendo poi i Fiorentiniratificare,nenfu la ratifica tione accettata, come quello,che conobbe i Fiorentini effere venuti forzati, e non volentarij nell'amicitia fia, il che coſtò alla città di Firenze afat dinari, cfu per perdere lo ffato,come poi altra volta per fimile cagione le interuenne. Et tantopiufu dannabile quelpartito; perche nonfi feruì anchora il duca Lodouico, ilquale fe haueffe vinto, hareb bemoſtripiu fºgni di inimicitia contra a Fioremtini,che nő

fece il Re.Ɛe benche delmale, che nafee alla Republica di queſta debolezza, fe ne fia di fopra in vn'altro capitolo

diſcorſº: non dimeno hanendoue dinuouo occaſione per vn -

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L і в к о

*

..."

nuouo accidente, havslute replicare, parendemi mafima

mente materia, che debba esterdalle Republiche ſimilialla moſtra notata.

·

Quantoi ſoldati nenoſtritempi fi difformino dalli antichi ordini, Cap. XVI, ||

e Apiu importante giornata, chefuſe maifattain al cuna guerra con alcuna natione dalpopolo Romano,fu queſta, che eifece con i popoli Latini nel confolato di Tor quato,3 di Decio:perche ogni ragionevuole,che cof come # Latini,per hauerlaperduta,diuentaronferiti,coffarebbe no fati ſerui i Romani, quando non l'haueffino vinta,e di

queſta opinione è T.Ltuto: perche in ºgni parte fi fagli effer citipari di ordine, di virtù; di offinatione, ci di numero:

folo vifa differenza, che i capi dell'eſercitº Romanofaron piu virtuoſi, che quelli dell'effercito Latino, Oedef ancho

ra,come nel maneggio di queſta giºrnata nacquero duoi accidenti, non prima nati,& che dipoi hannerari eſempi:

che di duo; (on/ºli pertenerefermigli anni de foldati, cớ » vbidiential commandamento loro, G. deliberati alcom

battere, ľvno ammas Kōfefefe, & l'altro il fghнсіо: La ,

parità, che T. Liuio dice effre inquefieſerciti, era che per hauere militatogran tempo inſieme,

erano pari di língua,

d'ordine, G. d'arme: perche nell'ordinare la Kuffa tenenana . vnmodo medeſimo & gli ordini,est i capi degli ordini bлиеuano imedeſmi nomi. Era adunque neceſſario effendo di

pariforze,c-dipari virtà,che naſceſſequalche ceļa ſtraords maria chefermaſe, ci facefepiuoſtinatigli animi dell’vne»

che dell'altro, nella quale offinatione confife ( come altre :

volteffè detto)lavittoria:perchementreche ella dura na «-

.

,

-

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petti

S к со м о с.

IO I

pettidiquelli, checombattºno, mai non danno voltegli ef: ferciti. c. perche ella duraſſe piu nepetti de Romani, che de Latini,partelaforte, parte la virtude (on/oli fece naf: cere, che Torquato hebbe ad ammazzare il figliuola» ci

Decio fefeffo.Moſtra Tito Liuio nel moſtrare queſta pa rità diforKe,tutto l'ordine,che teneuame i Romani nelli effer citi, cº nelle zuffe. Il quale eſplicando egli largamente, non replicherò altrimēti, ma folo diſcorrero quello, ch'iogiu dico notabile, cº quello che per effere neglette da tutti i (apitani di queſti tempi, ha fatto ne gli eſerciti, cº nelle zufe di molti difordini. Dico adunque, che per il teſte di Liuiofîraccoglie, come l'effercito Romano hauea tre di uificniprincipali, le quali Toſcanamente fi poßono chia mare tref hiere, & nominauano la prima Aſtati, la fécon da Prencipi, laterza Triarij: gj ciaſcuna di queſte haue ma ifaoi caualli. Nell'ordinare vna Kufa ei metteuane, gli Aſtati innanzi, nel ſecondo luogo perdiritto dietro alle fpalle di quelliponeuano i Prencipu, nel terzo pure nel me defimo filo collocauano i Triarij. I caualli di tutti queſti |

ºrdin gli poneuane a defra,e a finiſtra di queſte tre bat taglie : le ſchiere de quali cauali dalla formaloro, & dal luogo fichiamauano ale: perche.parenano come due ali di uel cºrpo, Ordinauano la primaſchiera delli Affati, che

|

eranellafronte,ferrata in modo inſieme,cheella poteße/pig. nere, gºfoffenere il nemico. lafecondaſchiere de Prenci

pi (perche non erala prima a combattere, ma bene le con ueniuafoccarrere alla prima qualefuſe battuta, o vrtata) wšlafacevanofretta,ma mantensuano fuoiordiniradi,có di qnalità, che la poteſericeverein fe, ſenza diſordinarfi le

prima,qualunque volta ſpinta dalnemicofufe neceſsitatari

tirarf. laterXaſchiere de Triarij haueus anchora gli --

-

-

**

ordini

|-

L ї в к о

|

ordinipiwradi, chelafeconda,perpoterericeuerein fe, bi2 fºgnando, le dueprime(chierede Prencipiº degli Affa ti. (ollocate dunquequeſ#efchiere in queſtaforma, appic siauamola zºffs: &/egli Aſtati erano for Kati, º vinti, f ritirauanº nellaradità degli ordini de Prencipi, ci tutti inſieme vnitifatto di duefchiere vncorpo rappicciauano la

xufa,ſe queſti anchora erano ributtati, ci forKati, fri tirauanº tuttinella radità degli ordini de Trtarij, es tut tetrele/chiere duentate va corpo, rinousuano la zuffa,

doue effendofºperati (per non hauere piu da rifurfi ) per douano la giornata. Et perche ºgni volta,che queſta vl rimafchiera de Triariif adoperaus, l'effercito era in peri

colo, ne nacquequelprouerbio: Res redasta eſtad Tria rios,che ad vſº Toſcano vuol dire, moi babbiamo meſſo ľvltimapoſta. I capitani de noſtri tempt, come egli hannº

abbandonato tuttigli altri ordini,& dell'antica diſciplina ei mön'offermanoparte alcuna,cofi hanno abbandonata questa parte, lº quale non è dipoca importanXa, perche chiff er dina dipoterfi nellegiornate rifare tre volte, ha adhanere tre volte nemicalafortuna a volere perdere, & ad hauere rfcontro vna virtù, che fa atta tre volte a vincerlo:

Machinonfa, fe non infilprimo vrto (comeſtanno heg figli efferciti (hriſtiani ) pus facilmente perdere: ferche Egni diſºrdine, ºgnim (Kanavirti gli puo terre la vitte mancare di poterf ria. Quello chefa agli eſerciti rifºretre volte, èfbauere perduto ilmodo di riceuerelv na ſchiera nell'altra. il che naste, perche alpreſente s'or

dimenolegiornate con vno di queſti duoidfºrdini,º es met semeleloro/chierea ſpallel'vna dell'altra,& fānº la lorº bat naglialargapertrauer/3,3-fºrtileperdiritto.ilche lafa pis. debele, perbauere pºeedalpettº alleghiene : Et quandºfa ** : «



/

Sв с о к р о.

T CD3

re perfarlapiuforteeiriduconoleſchiere per ilverſo de Re manife la primafronte è rotta,non hauendo ordine d'efire riceuuta dalla feconda, 'ingarbuglianoinſieme tutte » Gfº

romponofe medeſime perchefe quella dinanziè ſpinta, elle vrta la feconda:fela/econdafi vuolfare innan Kiella è impe dita dalla prima onde chevrtando la prima lafeconda,etla.

fecõdala terKa,nenaſcetāta confofone, chefpeſſo vn mini mo accidenterouina vn’eſercito.Glieſerciti Spagnuoli,cf.

Francioſi nella zuffa di Rauenna,dous morì e Monfignor di Fois Capitano dellegenti di Francia,la quale fu(feconde i mostri tempi)affai bene combattuta giornata, 'ordinare no con vno defopraferitti modi : cioè cheľvno, & l'altro eſercito venne con tuttelefegenti ordinatea fþalle,in me do, che non veniuano hauere me l’vno ne l'altrofe non vns

fronte,e eranoaffaipiu per il tranerfo », che per ildrittº. Et questaanuiene loro /empre,done egli hanno la sampas gna grande, come effil hauenano a Reuenna, perche cone Jcendo ildfordine,chefanno nel ritirarfi, mettendoſiper vn filo,lofuggono,quando e poſſono colfare la fronte larga, ce

me è detto, e Ma quando ilpaefegli rifiringe,fiffannº meldfºrdine/opraferitte, fenKa penſareil rimedio. (ºm questo medeſimo difordine caualcano perilpaefenemico, º

fe e predano,ºfeefanno altro maneggio di guerra. Éta

Jan Regole in quel di Piſa,ơaltrone,douei Fiorentinifu rono rºtti da Pufanine tempi della guerra, che fu trai Fis

rentini,e quella cittàperla/haribellione depölapaſata di (arlo Re di Franciain Italia , non nacque tal rouina al ironde , che dalla canalleria amica:la quale effende de wanti, cº ributtata da nemici percoffe nella fanteria Fis

rätinä,ơ quellarappedõdetutioilrestãte dellegentidiadurº yekapt meſſºr (riace dal Bonges(are2ì#fasterie 巫「*< 。

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L і в к о

Florentine,haaffermato alla preſenzamia molte voltenen efferemaiſtatorotto,fe non dalla caualeria degli amici.gli SuiŘzeri,chefono imaestri delle moderne guerre,quando ei militano co Franciofifopra tutte le cofe hanno cura di smet terfin lato,che la caualleria amisafefuſe ribattuta, non gli vrti. Et benchequeſte coſepaionofaciliad intendere,fa ciliffime a farf, nondimeno non fè trouato anchora alcu

no demostricontemporanei Capitani,che gli anticht ordini imiti,cºglimoderni corregga.Et benche est habbianº lors tripartito l'eſercito, chiamando ľvna parte Antiguardo;

l'altra Battaglia, altra Retroguardo: nonfene feruano ad altro,che a commandarglinelli alloggiamenti,ma mello ado

perarglärade volte è (come diſepra è detto)che a tutti queſti corpi non facciano correre vna medefimafortuna.cf perche molti periffuſare l'ignoranKa loro,allegano che la violen Ka delle artiglierie non patiſce,che in queſti tempi Évfrø moiti ordini degliantichi,vegliº disputare nel ſeguente capitolo

queſta materia, & effaminares ſe l'artiglierie impedi/cone, che nonfipofavfare l'antica virtà:

,*

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Quanto fidebbano ſtimare da gli efferciti ne pre ſenti tempi l'artiglierie,& fe quella opinione,che fe ne hain vniuerfale,fia vera, Cap. XVII. a

C Onſiderando is oltre alle coſefopraſcritte,quante Kuffe campali,chiamate nenoftritempi con vocabolo Fran cioſº giornate,ci dagli Italiani fatti d'arme,furonº fatte de Komani in diuerſitempi, mi è venuto in confideratione l'opinionevniuerſale di molti, che vuole,chefe in queitem pifulfino fate l'artiglierie , non farebbe ſtate lecito a Ka

mani, ne fi facile figliare le prouincie, farfi tributarij -- ****. . ,

ipepelis

S к с о R D О,

то?

ipºpoli,come efeciono,ne haurebbone in alcun modofatti figagliardi acquiſti. Dicono anchora,che mediante que fiinſtrumenti difuochigli huomini non poſſonº vſare,me moſtrarela virtù loro,come e poteuano anticamente.

ĉe

fºggiungonovna terKacoſa,che fi viene con piu difficultà allegiornate,chenonfi venius alhora,ne vifpuoteneredE

tro quelli ordini di quei tempi , tal che la guerra fridur rà coltempo in fu l'artiglierie. Et volendononfuori dipro poſito diſputare,fetali opinionifieno vere,ơ quanto l’arti

glierie habbiano creſciuto,o diminuito deforze agli efferci ti,&fe elle tolgano,º danne occaſione a buoni (apitani d' ºperare virtuoſamente,cominciero aparlare quanto alla pri ma lºro opinione, che gli efferciti antichi Romani men ha

rebbonºfattº gli acquistischefeciono, fe l'artiglierie fuſi moffate. Sepra che riſpondendo dico,come effa guerrae per :,ºper ºffendere, ondefiha prima adeſamina re,a quale di questi duo; modi di guerra elle facciano piu vtile,opiu danno. Et benchefia che dire d'ogniparte,non dimeno io credo,chefenza comparationefaccianopin danno

a chif difende,che a chi offende. La ragione cheione dico, é,chequel chef difende , o egli è dentre ad vna terra, e

egli è in và campi dentro advnº ſteccato. Seegli è dentre advna terra,o queſta terra è picciola,comefono la maggior parte delleforteKze,o ella è grande. Nelprimo cafº chiff difende,è altutto perdute:per che l'impeto delle artiglieriei

tale,che non truona muro,anchora che grofiſſimo,cheinfo chi giorni ei non abbatta. Et fe chi è dentro, non ha buoni ſpatij di ritirarfi,& confeſſi,c con ripari.fi perde, nepuo foſtenere l'impeto delnemico,che volefje dipoi entrare per

larottura del muro,nea queſtogligieua arteglieria,che ha

seſe:perchequeſtaivna maffină, chºdoue gli huºmini à.. . 靜 -

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L і в к о

infetta,c; con impetops/Fono andare, l'artiglierie ron ‫ﻭأي‬ foſtengono. Però furori oltramontami nella difeſa delle serre nonfono foffenutifon benefoſtenutigliaflaiti Italiani,

i qual non infetta,maſpicciolatif conducono alle banta glie,lequali effiper nome molto proprio chiamano/caramuc cie. Et questi che vanno con queſto difordine, e questa freddeRRaad vna rottura d'vn muro, done fa artiglierie. vanno advna manifeſta morte,c contra a loro l'artigle rie vagliono:maquelli,cheinfrotta condenfati, có che ſv no pingel'altro,vengono advna rottura,fenon fono foffe muti odafºffi, º daripari,entrano in ogni luogo,est l'artiglie rienon li tengono,cfene muore qualch'vno , потребено efiere tanti,che gli impedi/chino la vittoria. Quefie eſser verofi è conoſciuto in molte eſpugnationi fette daglı ol tramontani inſtalia,e mafimamente in quella di Breſcias

percheeßendoſquella terra ribellatada Francioſ, c; te mendefianchora peril Re di Francia laforteŘza, haueuane

i Dinitianiperfoftenereľmpeto, che daquellapoteſ/eveni renella terra,munita tutta la strada d'artiglierie, che dalla fortezza alla città ſcendena, & poſtane a frente , cớ ne i

fianchi,c in ºgni altro luogo opportuno.Delle quali Mon fignordi Fois nonfece alcuno conto, anKi quelle con il fue

fquadrone diffef6apiedi pafando perilmeŘzº di quelle oc cupò la città,neper quelleffentì, che egli hauefiericeuute alcune memorabile damno. Tal che chiff difende in vna

terrapicciola(come è detto)có trouafle mura in terra, c3 non habbiafpatio diritrarfico ripari,có cofoſfi,có habbia

fafidarein à le artiglieriefperdeſabito. Setu difendi vna terragrande,ơ che tu habbia commodità diritirarti,

fono mondimeneſenza comparatione piu vtili l'artiglierie «

shii difuori,che achiidentro.Trima perchea volere,che G/M6

То4 s и е о к в е. vmaartiglieranueca aquelli, che fºne difuori,fu fºi neceſ:

fitateleuarti con esta dalpiano della terra: percheffando in

f'l piano,ºgni poco d'argine, diriparo,chelnemicofaccia, rimaneficare,3. tu non gli puoi nuocere, tanto che hauen

doti adalzare, & tirartifalcºrridoio dellemura, o in qua lunque modeleuarti da terra,tu titiri dietro due difficulti, La prima,che non puoi cădurui artiglierie della greffeXza, có della potenza,che pao trarre colui difueri non fi potendo

nepiecioli patij maneggiare le cefe grandi. L'altra,che quã

i

do bene tu velapoteſi cõdurre, tu non puoifare quelliripari fedeli,cfcuriperfaluare detta artigliera, che poſſono fare quelle di fuori, effendo inful terrenosc hauendo quelle comº modità, có quellº ſpatio,che efimedefimi vogliono. Tal

e

mente che egli è impoſsibile a chi dfendevmaterratenerº f artiglieriemeluoghi alti, quando quelli, chefon difuori,hab

, ,

biano affai artiglierie, có potenti . c fe egle hanno« venire , con effene luoghi bast, ella diuentain buonaparte inutile

|

" esmee detto. Tal chela dfefa della città fi ha aridurre «

|

dfenderla con le braccia,come anticamenteffaceua,c; con

i

l'artigleria minuta. Di chefºfitrahe.vnpoco di vtilità (ri

º

ffetto aquella artiglieria minuta)fene caua incommodità,

,

the contrapefa alla commodità dell'artiglieria: perche ri

, a a

fetto aquella friducono le mura delle terre baſe, e qua ffºrterrate nefoſſi,talche come ef viene alle battaglie di mano,ºperesterbattute lemura, o per effere ripiene i foſfi

|-

|

ha,chiềdentro,molti piu difauantaggi,che nö haueua alihº

ra. Et però(come difºpra fi dife)giouane queſti instrumen ti moltºpiu a chi campeggiale terre,che a che i campeggia

,

te. Quantº allaterzaco/adridurstinvm campº dirºed

,

упе (taceate.parнтfaregiornata/* пов'язна гиттеатӑ. 9 WASR

«** -,

*L ї в к о

-

evantaggio,dico,che inquestapartetunon haipiurimediº ordinariamente a difenderti di non combattere, che fî ha

sefino gli antichi. Ët qualche volta per conto dell'artiglierie bai maggiore defauantaggio, perchefe il nemico ti giunge addeĵo, est habbia vn foco divantaggio del paeſe,comepuò facilmente interuenire; g. trouifpiu alto dite, o che nello

arriuarefao tu non habbia anchorafatti in tuoi argini, ci copertoti bene con quelli fabitº, cfenza che tu habbia al cun rimedio, ti difalloggia, c#feiforzato vstire dellefortez

Ketue, cº venire alla Kufa: ilche interuenne agli Spagni uoli nella giornatadi Kauenna, i quali effendoſi muniti tra ilfiume del Ronco, C# vnoargine, per non l'hawere tirato

tanto alto, che baftaffe, & per hasere i Francieſ: vn pece ilvantaggio delterreno furono cofretti dalle artiglierie v fctre delle forteŘzelsro,ơ venire alla Kufa. « Madate

(comeilpiu delle volte debbe effere) che illuogo, che tu ha vefsipreſo col campe faſe piu eminente, chegli altri allan-, contro, c3 chegli arginifufino buoni, c; ſicuri, tale che mediante ilfito, ci l'altre tue preparationi, ilmemico non ardiſe d’affaltarti.fi verrà in questo cafo a quelli mods,che anticamente fi ventua, quando vno era colfuoeffercito in lato da non potere effere offeſo, i qualifone correre il ряe/?» pigliare,º campeggiarele terretue antiche,impedirti lever touaglie,tanto chetufarai for Katº da qualche neceſſità a difalleggiºre,& venireagiornatadoue l'artiglierie (come difettofalirà)non ºperano molto. (onfiderato adunque di qualiragioniguerrefeciono i Romani,est veggendo come eifectono quaſi tutte le loro guerreper offendere altrui, est

non per difenderloro,f vedrà (quandofeno vere le cofeder te difepra)come quelli harebbono hauutopiuvantaggio,G

piutosto harebbenefatto ilere acquistiafelle fulfino fate $f3

———

***

S к с 6 м о 8.

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·

in queitempi. Quantº alls/econdacoſa, cheglihuºmini *

, *

non poſſono moſtrare la virtù loro, come eipotenano anticas mente,mediante l'artiglieria,dico,che egli è vero, che dolië ġli hnomini ſpicciolatif hanno a moſtrare,che e'portanopiii ericoli, che allhora, quando haueffino κJealare Uma terra, 9

«refimili aſfalti,doue gli huomininon riftrettiinſieme, ma diperfº l'uno dall'altro haueffine a comparire.Ɛ vero anchos ra chei Capitani,g. Capi degli eſercitistanno/ottopoſtițiis alpericolo dellamorte,che allhora, potendo effere aggiunti con l'artiglierie in ogni luºgº,negtoua loro l'effere nelle vltis

mefậuadre,o muniti d'huominifortiſſimi. Nondimene fi



vede, che l'uno, est l'altro di questi duepericoli fanno rade volte danniſtraordinarij,perche le terre munite bene non / Jalano, nef va con aſfalti deboli adaffaltarle: ma a volerle eſpugnarefiriduce la coſa ad vna officioñe, come anticamë te fifateua. Et in quelle, che pure per afſaltof efþignitz no, nonfono molti maggiori i pericoli, cheallhora: perché non mancauano anche in quel tempo a chi difendeua le ter re, cofe da trarre, le eranoffurioſe) faceuchâ uanto allo ammazzaregli huominiilſimile effetto. Quana to alla morte de Capitani,& de Condottieri, ce nefono ih venti quattro anni,che/ono state leguerre neprofimi tempł in Italia,meno effempi, che non era in dieci anni di temps

#fenon

appreſſò agliantichi: perche dal Conte Lodouico della Mi randola, che morì a Ferrara,quandoi Ounitiani, pochtans wifone, aſfaltarono quelloffato, c; il Duca di Nemori;

.

she morì alla (Grignuola, infuori, non è occorſº, che d'

srtiglierianeja morto alcuno;perches-Monf. di Faisa" Rauenna morì diferro, & non di fuoco. Tanto che [?. gli huomini non dimojirano particolamente la loro virtis, Maße non dalle artiglierie, ma da cattiuierdini, & dalla deheleza degli ## mãcando di virtù neltuttº,

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non lapofono dimoffrare nella parte. Quanto alla terza co fa detta da coſtoro,che non fi po[]๕ venire alle mani, & che liguerra fi condurrà tutta in sà l'artiglierie, Dico,queſte opinione effere al tutto falfa : c3- τοβ fia fempre tenuta ', da coloro, che fecondo l'antica virtù vorranno adope rare gli efferciti loro : perche, chi vuole fare vn effer tito buono, gli conuiene con efferciti o finti » o veri af:

faefare gli huominifuoi adaccoſtarfialnemico, eý venire

con lutalmenare della pada,& alpigliarſiperilpette; &f debbefondare piu insà lefanterie,che insù cauali, per le ra gioni, che difetto fi dirấno. Et quandofifondiinsü ifanti,et insù i modi predetti, diuentano altuttole artiglierie inutili, -

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perche con piufacilità le fanterie nell'accorffarf al nemicº poſſono# il colpo dell'agtiglierie, che non poteuane an ticamente fuggire l'impeto de数 Elefanti,de carrifalcati, et d'altririſcontri inufitati,chelefanterie Romaneriſcontra rono,contra a qualifempre trouarono il rimedio, & tante

piufacilmente l'harebbeno trồuate contra a queſte, quantº egli è piu breue iltempo,nel quale l'artiglierie tipogono nue cere, che non era quello,nel quale potenano nuocere gli Ele fanti,e i carri: perche quelli nel mezzo della zuffati difºr- . || dinanano,queſte/ole innãzi allazaffa t'impediſcono;ilquale impedimento facilmente le fanterie faggono o con andare,

seperte dalla natura delfito, º con abbaſſarfi insà la terra, quando elle tirano:Ilche anche per eſperienza fè vifo dos effere neceſſario maſſimamente per difenderfidalle artiglie riegroſſe,le quali nonfipofono in modo bilanciare, º chefe elle vanno alte, elle non ti truouino, o che fe elle vanno baffe, elle non ti arriuino. . Denuti poi gli eſerciti

alle mani, queſto è piu chiařo, che la luce,chemelegroſſe, ne le picciole tipoſono poi offendere: perchefe quello, che hal:

artiglierie è dauanti,dimenta tuº prigiene, ſegliè |-

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éfendeprima Famico, che te. afþalle anchºranon tipus ferire in modo che tu non lopoffa tre a tronare, c; neviene l'effetto dette. Nequeſto ha molta diſputa: per chefe ne è veduto l'effempto de Suizzeri, i qualia Nanara nel M. D. XII 1.fenza artiglierte, cºfenza caualli an darono a trouare l'eſercito Francioſo munito d'artiglierie dentro alle fortezze fue, G lo rupponofenza hauere alcuno impedimentº da quelle: est la ragione è(oltre alle cofedette difoprå)che l'artiglieria ha biſogno d'effere guardata,« vo lere cheella operio da mura,o dafofi, o d'argini: & come le áſ

manca vna di queſteguardie,ella è prigione, o diuenta inu

tile,comele interuiene, quandº elafha a difendere congé huomini, o che le interuiene nellegiornate,ci zafecampali, perfianco elle non fi poſſono adoperare,fe non in quel modo, che adoperauano gli antichigli instrumenti da trarre, che li ønetteuano fuori delle ſquadre, perche ei comebattefino fueri delli ordini, eż ogni volta che o da caualleria, o da altri era nofpinti, ilrifagio loro era dietro alle legioni: chi altrimenti nefa cento, ion l'intende bene,est fidafi ſopravna coſa, che

facilmente lopuo ingannare. Et feil Turco, mediante l'ar:

tiglieria,contra al Sophi,g-il Soldano ha haunto vittoria,ề , nato non per altra virtù di quella,che perlo španente dell'in

aftatoromore meſje nella caualeria. Conchiudo pertanto venendo alfine di queſto diſcorſo, l'artiglieria effere vtile in vno eſercito, quando vifameſcolata tantica virtù mafan xa quella contra a vns eſercito viringº è unutiliſsima. Ta

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Come per l'auttorità de Romani, & per l'effempio , dell'antica militia, fidebbe ſtimare piu le fantę•

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E Sipuo per molte ragieni,et per moltieſempi dimoſtra rechtaramente, quanto i Romani in tutte le militari

attioniſtinafinºfiu la militia apie, che a cauallo, & fºpra quellafondaffino tutti i diſegni delleforze loro, comefi vede per melet effempi,e tragli altri,quãdofiazzuffarono co La

tini appreſſo illage Regillo: doue già effendo inclinato l'effer ciro Romano, perfoccorrere afnoi, fecero difendere degli huomini da canalo « piede, e per quella via, rouinata la zufa, hebbeno la vittoria. Douefi vede manifeſtamen te i Romani hauere piu confidato in loro, effendoa piedi,che mantenendol, a cauallo. Queſto medefimo termine v/º rono in molte altre zuffe, e fempre lo trouarone ottimori medio neloro pericoli. Nefi opponga « queſto l'opinione de Annibale, ilquale veggendo nega giornata di Canne, che i Confoli hauenano fatto diſcendere a prei loro cauallie

rifacendofbffe diſimilepsrtite, diffe., Quàm mallem vin&tos mihi traderent equites: cotèio harei piu caro, che megli define legati. La quale opinione anchora che ellafiaſtata in borca d'un huomo eccellentifiimo, mondme nofefi ha aire dietro a l'autterità,fi debbe piu credere ad vna Rep.Komana,est a tanti (apitani eccellentiſsimi, che , furono in quella,che ad vnofelo Annibale, anchera chefen

Kalauttorità ce nefano ragionimanifeste;perche l'huomea, piedepno andare in molti luoghi,douemõpuoandare il caual lo:poſsiinſegnarliferuare l'ordine,et turbato chefuſe, come

•'fhabbia ariaſſumere. A cauallièdifficile farejernarl'ordie me,et impofisbile,turbati chefonertordinargli,Oltra dique fofi troua(come negli huominºde cauali,che hãne pere« nimo,et di quelli,che ne hãneaſai. Etmolte volte interwiene, che vn cauale anime/6 è caualcato da vn huom vile, et vn canalo vile da vn animeſo:et in qualunq;modo, che/egna

queſta diſparità,ne naſce inutilità et difardine. Poſſono lefā. -

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terie ordinatefacilmente romperei cauali, es difficilmente effer røtte da quellt. Laquale opinione è confermata (oltre a molti effempiantichi cf modern)dall'autorità di coloro,che dāno delle coſe ciuiliregola, doue moſtrane,come in princa le serrefi cominciareno a fare co cartalli, perthe mõ era anchº ra l'ordine dellefanteriesma come queſte fi ordinaronº,fico

nobbe ſubito quanto loro erano piu vtili, che quelli. Non è per queſto però, che i canali nonfiano neceſſarij ne gli effer citi, e perfareſcoperte, est per forrere, e predere i paeſi,

perſeguitareinemici quando eifono infuga, & per effere. anchºra in parte vna oppèfitione a cauali degli aherfarij. • ŽMa il fondamento cº il neruo dell'effercito,e quello che fidebbe piuffiwmare, debbeno effere lefanterie. Et tra ipec cati de Prencipi Italiani,che hanno fatto Italia ferua defo

reſteri,non ci è il maggiore, che hauere tenuto peco conto di queſte ordine, cº hanere volte tutta la loro tura alla mili

iiaa canalo. Il quale diſordine è nato per la malignità de Capi, & perl'ignoranza di coloro,the tenanano fiato: per che effendofridotta la milltia Italiana da yenticinque an ni indietro in huomini,che non haheuanoffato,ma erano co

me (apitani di ventura, penſarono fàbito some poteſine mantenerfi la riputatione, fando armatief,& difarmati i Prencipi. Et perche vno numero grofo difanti non potena loro effer continuamentepagato, e non hauendo fudditi da poter valerfene,ci vno picciolo numero non daua loro ripu tatione fi volfonoa tener cauali: perche ducente à trecen te gaualli, ch'eranopagati ad vno Condottiere, lo mante neuano riputato, & il pagamento non era tale, che da gli huomini,che teneuaneffato, non poteſſe effere adempiuto.

Et perche queſtoſeguiſe piu facilmente, ci per mantenerfi pia in riputatione,lenarono tuttalafettione.c3 lariputatio:

se defanii,& riduſſonlain que lorº canali. c. in tãtº creb 。



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bono queſto diſºrdine,che in qualunque grofiſſimo effercito era vna minima parte difanteria. la quale vfanza fece in modo debole infieme con molti altri difordini,chef meſcola rono cỡ quella, queſta militia Italiana,che queſta prouincia è ſtata facilmente calpeſtata da tutti gli oltramontani, Mo frafi piu apertamente queſto errore diffimare piu i caualli, che lefanterie,per vn'altro eſempio Romano. Erandi Ro mania campo a Sora; est effendo v/citifuori dellaterra vna turma di cauali peraſaltare il campo, féglifece all'incon tro il Maeſtro de cauallı Romani con lafua canalleria, est datoſi dipetto,lzforte dette, che nelprimo ſcontro i Capi dell' vno,ci dell'altro effereito morirono,est restati gli altri ſenza

gouerno, durando nondimeno lazuffa, Roman per fape rare piu facilmente il nemico,ffefono a piedi, est coffrinfºno i canallierinemici( /ef volono difendere)afare ilfimile,eſ:

con tutto queſto i Romani neportarono la vittoria: non può effer queſto effempio maggiore, in dimoffrare quantofia pia

virtù nellefanterie,che ne cauali:terchefe nell'altrefattioni # Confoltfaceuono diffendere i canallieri Romani, era per faccorrere allefanterie,che patiuano,e; che hauexano biſºg no d'aiuto,ma inquefo luogo edifĉefono nãperfoccorrere alle fanterie,ne per combattere con huominia pie de nemici, ma

cõbattendo a cauallo co canali,giudicarono non potendafa perargli a caualo,poteresſcendendo,piu facilmēte vincergli. Io voglio adunque eonchiusere, che vrafanteria ordinata non pofafenza grandiſsima difficultà effer fuperata da vnº altra fanteria. Crafo, & Marcantonio Romani corſono per

ildominis de Parthi molte giornatecõpochifimicauali, & affaifanteria,es-allincontro haueuano innumerabili casal li departhi. Crafovi rimaſecon parte dell'eſercito mor te, Marcãtonio virtuoſamenteffaluò, nondimene inqueste afflittivní Romanefî vede,quanto lefanterie preualenanº4 Čкажайы -

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S я со N D o

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canali;perche efëdo in vn paeſe largo,doue imõtifemoradi,

est- fiumi radiſsimi,le marine lontane,có difcofio da 徽 αό

modità nondimeno Marcantonio algiudicio de Parthi me -

‫هندسہ‬

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definei virtuoſamēteffaluò,ne mai hebbe ardire tutta la caz målleria Parthica tētare gli ordini dell'effercitofito,Se Crafº fºvirimafe, chi leggerà : le fue attieni,vedrà come evi fu piu teſto ingannato,cheforzato,ne mai in tutti i fuoi dif

ordini i Parthiardirono d'vrtarlo,anziſempre andando co ffringendolo est. impedidogli levettouaglie, promettendogli, c non gli offeruando,lo cõduſono advna eſtrema miferia to crederei hauere a durare piufatica in perfuadere quanto la

virtù dellefanterie è piu potente che quella de cauaks,ſe non * cifufino affai moderni effempi,che ne rendono teſtimonian zapieniſsima, Etfi è veduto noue mila Suizzeri a Nouara

da noi difºpra alegata,andaread affrontare dieci mila ca uallı,ej altretantifanti,G. vincergli;perche i cauali nõgli

poteuano offendere,ifantiper effergente in buona parte Gua „ftºgna, 3 malordinata,fimauauopoco. Oedef dipoitrenta feimila Suzzeri andare a trouare Milano Franceſco Re di Francia,che haueua feco venti mila caualli,quaranta milafanti, & cento carre d'artiglieria:Gºfº non vinfono la

ಛಿ।

iornata,come a Nouara,combatteromo duegiorni

virtuo

Jamente,6-dipoirotti chefurono,la metà di loro fi faluaro no. Prefumette Marco Regolo Attilio monfolo con la fante

riafaa (oftenere teauali,magli Elefanti: gºf ildiſegno ng gliriuſcì,non fu però che la virtù dellafuafanteria non fuſe fanta,che ei non confidaſe tanto in lei, che credeffe fuperare quella difficultà, Replicopertanto,che a voler fuperare ifan

ji ordinati,è neceſſario ºpporre efifanti meglio ordinati di quelli; altrimenti fi va advna perdita manifeſta. Ne itempi di Filippo Viſconti Duca die Milano/ĉefono in L5 * bardia circa/edicimila SuiKXeri,onde il Duca hauendoper P 4 Capi #

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Capitansalſherail Carmignuola, lo wandò con circa milie cquali,có pochi fanti all'incontro loro. Coſtui nen fapende l'ordine del combatterelora,ne andò adincontrargli co ſuoi țauali, preſumends poterlifubito rempere. Mairouatogli

immobili,hauendº perdutimolti defubi huomini-fi ritirò & efèndo valentiſſimo huomo,g ſapendo negli accidentinuo

upigliare nuou partiti,rfattoſidigente,gli andò a troitare, ci venuto loro all'incontrofece/mshtarea pie tutte le genti

d'arme,est fatto teſta di quelle alle fue fanterie, andò ad in ueßire gli Suizzeri, i quals non hebbono alcuna rimedio: perchaeffendo legëti d'arme del Carmignuola apie, est bene armate poteronofacilmente entrarefragli erdini de Suizze ri, ſenza patire alcuna offeſa; & entratt tra queſti, poterº

wafacilmente offendergli,talche di tutto ilnumero di quelli ne rimaſe quella parte viua, che per humanità del Carmi uola fu conferuata, lo credo che molts conc/chino queſta

differëza di virtù, che è tra l'vno,a l'altro di qnefit ordini; ma è tanta l'infelicità di queſti tempi,che negli eſempi an * tichi, ne i moderni,ne la confestione dell'errore è fficiente |

afare,che i moderni Prencipifragegghino,ci penjina,che a volererendere riputatione alla militia d'vna prouincia,º d'v «offato,ſia neceſſario rifuſitare queſti ºrdini, tenerghap

pref3,dar loro riputatione,dar loro vita,acciochea lui & vi ta,ố riputatione rendino. Et come ci diuiamo da queſti me «{i,cofdiuiamo da gli altrimodi detti difopra: onde ne naf:

ce,che gli acquiſtifono a danne,nenagrandezza ďvnoffe to come diffitto.fi dirà. |-

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Chegli acquiſti nelle Rep. non bene ordinate, &

chefecondo la Romana virtù non procedano,ſo

ngạruinagnona çllaltatione delle. Cap. XIX, ----

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Ueſte contrarie ºpinioni alla verità,fondatein fûms li eſempi, che da queſtinoſtricorrottiſecoli,fonofa ti infodotti,fanno che gli huomini non penſaas a duiare da

i conſueti modi. Quandoffarebbe potuto peſaadere a vne Italiano da trenta anni in drietto, che dieci mila fanti po refino affaltare in vm piano dieci mila cauallı, G. altretans

tifanti, & con quelli nõfolamente cöbattere,ma vincergli, come fivede per l'effempto da no: piu volte allgato a Naua ra? Efbenchel'hiſtorie nefiano piene, nondimenonon es ba

rebbero preſtatofede: efeci haueßino prefatefede, ha rebbero detto,che in queſti tempi s'arma meglio, cơ chevna

fquadra d'huomini d'armefarebbe atta advrtare vnofco glio,non che vnafanteria: c: cefcon queſtefalſe fcuſe cor rompeuane ilgiudicio loro. Ne harebbero confiderato, che Lucullo con pochtfanti ruppe centº cinquanta mila cakąlli di Tigrane,c; che traquei cașallieri era vna forte di caual leriafmile al tutto agli huomini d'arme noſtri. Et coffque

#afallacia è ſtata/coperta dall'eſempio dellegenti oltramã

-

tane, Et come efî vede per quello effer vero,quanto allafan teria,quello che nell'hiſtorie finarra,cof dourebbero credere effer veri.e3 inutili tuttiglialtri ordini antichi. Et quando queſtofufe creduto,le Republishe est i Prencipi errerebbere meno,farianopinforti adopporfiad uno impeto, che veniſſe loro addoſſo, non fpererebberº nellafiga, cº quelli, she ha ueßino nelle mani vn viuere ere meglio ip drizzare oper la via dell'ampliare, o per la via del mante mere,có crederebbero, che l'accreffere la città ſua d'habita

#

teri,farfcompagni,& nonfudditi,mandare Coloniea guar dare ipaeſi acqnifati,far capitale delle prede,demareilne mico con le/correrie,est con le giornate, & non con l'of

fidioni, tenere riceoil publico, poutro ilpriuatemantenere

een ſomme studiº gli eſerciti militari; ſonº levisa# -\

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frandevna Republica c. acquiſtare Imperio. Et quando queſto modo dell'ampliare non glipiacefle,penferebbe che gli acquiſtiper ogn'altra via fono # ruina delle Republiche, G

porrebbefreno ad ogni ambitione, regoland, bene lafaa cit zàdétrº cõleleggi, & co coſtami, vietandole l'acquiſtare,est: Glopenfando a difenderfi,es le difeſe tenere oränare bene, consefanno le Republiche della Migna,lequali in queſti кho diviuono,est-fono viunte liberevn tempo. Nondimeno(coe

me altra volta diſi quando diſcorſi la diferenza,chaera da ordinarfi peracquiſtare,a ordinarfi per mantenere ) è im

poſibile che advna Republica rigſfå loftare quieta, 3 go derflafaa libertà e ipochi confini;perchefe lei non moleſte

rà altri farà moleſtata ella: le naſcerà la voglia,c; la mesef: fità dell'acquiſtare; est quando non hauefje ilmemiso fuori lo trouarebbe in caſa,come pare neceſſario che interuenga a tuttiigrandi cittadini. Eifele Republiche della e Mag

napoffono viuere effe in quelmodo, c; hanna potuto durare vntempo, naſce da certe conditioni, che fºno in quel paeſe, lequalinonfono altroue,/ºnzalequalinon potrebbero tenere

fimilmodo di viuere. Era queſta parte della « Magna,di che ioparlo, ſottopoffa all'Imperio Romano,come la Frãcia, ... c3 la Spagna: ma venuto dipoi in declinatione l'Imperio,

e-ridotrofiltitolo di tale Imperio, in quella prouincia, co minciarono quelle cittadipiu potenti (fecondo l'viltà, one seſità degli imperatori) afarfîlibere, ricomperandofºdel l'Imperio con riferuargli vn picciols cenſo annuale. Tanso chea poco a poco tutto quelle cittadi, che erano immedi ate dell'Imperadore, e non erano/ºggette ad alcuno Pren eipe, fi fono in fimil modo ricomperate. Occorſe in

queſtimedefini tempi, chequeſte cittadsfricºmperananº, che certe cãmunità ſottopoffe al Duca di Auftria fribella

rono da lui,trale qualifa Filiborg,g-Suizzeri,g:: '

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quali proſperando nel principio,pigliarovo apoco a poco tan

io augumento, che non che eſieno tornati ſotto algiogo d' e Auſtria,fono intimorea tuttii loro vicini, est queſti fonº quelle, chef chiamano Suizzeri. Eadumque queſta pro uincia compartita in SuíŘzeri, Republiche, che chiamanº :

terre Franche, Prencipi,& Imperadore.e. la cagione, che tra tante . diuerſità di viuere non vi nafono,o fe elle

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fono,non vidurano molte le guerre, è quel ſegnodell'Impe radore,il quale asuenga che non habbiaforze, nondimeno hafra loro tanta riputatione,ch'egli èvno loro conciliatore, c. con l'auttorità ſua interponendofi,ɛome mezzano, ſpegne fabito ogni/Gandalo:est le maggiori,est le piu lungheguerre, che vi fiano state,ſono quelle chefonofºguite tragli Suiz Ke ri,et il Duca di Auſtria:et bếche da moltianniin qua l'Im peradore,et il Duca d'Auſtriafia vna coſa medefima, non

φιντάοnã hamaipotutºfºperarelaudacia degli Suizzeri, dous nõà maiſtatº modo d'accordofenonperforza neilre fie della Magnagli ha portimolti aiutisſiperche le cömuni tànöfino effēdere,chi vuole viuere libero,come effefperche quei Précipi parte nõ poſſono,per effere poueri,parte nãvogli

ano hanerinuidiaallapotēzaloro:Poſono viueradäque quellepercömunità contente depicciolo lordominio,pernon há uere cagione (riſpetto all'auttorità Imperiale)di defiderarlo maggiore. Poffono viuere vnite dentro alle mura loro,per ha uerilnemico vicino,est che piglierebbe l'occaſione d'occupar le,qualunque volta elle #fe quella prouincia , faffecõditionataaltrimente, conuerrebbe lorocercare d'am pliare,est răpere quella loro quiete.e3-perche altroue nonfo no tali conditioni,nonfipuo prendere queſto modo di viuere,

et biſogna oãpliare per vie di leghe,o ampliare come i Roma ni có chiff gouerna altrimëti cerca nö lafua vita, ma lafia

worte,ơ ruina;perche in mille modi, & permoire cagiºni *

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gäaequisti/ºne dannost:persheeglifa moltº bene infeme. acquiſtare Imperis,c-nonforze:ø chuacquiſta Imperio, cs-nonforze inſieme, conniene che ruini. Non puo ac

quiſtareforReichi impoueriſcenelle guerre, anchora chefs vittorioſº,che ei metrepiu,che non trahe degli acquiſta, co-.

we hannefattoi K'initiani, & i Fiorentini, qualifono ſtati moltopiu deboliquando l’vno hauewa la Lombardia, ci l’ altro la Toſcana, chenon erano,quando l'uno era contenro :

delmare, & l'altro difei miglia di confiniperche tutto è na te d'hauere voluto acquiſtare, ci non hauer faputo pigli« re ilmodo:cº tantopiumseritano biafimo,quanto egli hanne meno ſcufa,hauendo veduto il modo che hanne tenisto i R3*

mani,c hawende potutºf guitare illoro ejempio,quando i Romanifenza alcuno eſempioperla prudenza loro medefi: miloféppono trouare. Fannº oltra di queſto gli acquiffi qualche volta non mediocre danno ad ogni bene ordinate Republica,quando efi acquiſta vna città, a vna prouincia

piena di delitie,douefipuo pigliare di qui ceſtum per la ecº uerſatione,chefi ha con quelli,come interuenne a Roma pri

manell'acquiſto di Capsua,& dipoiad Annibale.cffe (a pouafuſestatapiu lontana dalla città, che l'errore de fºl: datinon haueffe hauntoilrimedio vicino,o che Roma faffe atain alcuna parte corrotta,erafenzh dubbio quello acqni fºlarnina della Republica Roncana. Et Tito Linio.fs fede diqueſto con queſte parele. Iam tunc minime fa lubris militari diſciplinæ Capua : inſtrumentum omnium voluptatum, dclinitos militum animos

auertità memoria patriæ. Cioè Subito (apoua;fice: mesittà dannoſa allamilitare diſciplina, e#iftrumento di :

tutte lemaniere di diletti ; in modo inuaghì gli animi des fºldati,che lerfecefcordar la patria. Et veramenee fini

scută ºprouincief vendicano contra al vinciere s

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zafe,effenza fangue:perche riempiendogli de lor tristi coſtumigli eſpongono ad effere vinti da qualunquegli affal ta. Et Giuuenale non potrebbe miglio nelle fue Satire bauer confiderata queſta parte,dicendo,che ne petti Komani per

gli acquiſti delle terre peregrine,erane entratii coffumi pe regrini,g in cambio di parfimonia,e d'altre eccellentifi me virtà.Gula,& Luxuria incubuit, victúó; vlciſci tur orbé. La Gola cớ la lufuria hauēdofatto la loro habita tione in lorofacenamo vendetta delvinto mondo. Se adun

que l'acquiſtarefu per effer pernicioſº a Romanine itempi,

che quells con tanta prudenza,c tanta virtù procedeuane, ehefarà adunque a quelli,che diſcoffo da i modi loro prece

donº ? cơ che oltre agli altrierrori,chefanno (di chefex? difopra diſcorſo affai)ßvagliono defoldati o mercenarij, e

suſiliarijf ondenerfaltalaro feſſoquei danni, di che nel feguente capitoloffarà mentione. 善。平x

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Quale pericolo portiquel Prencipe, o qụella Re publica che fi vale della militia aufiliare, merce naria. Cap. XX.

|

S E is non haueflungamente trattare in altra miaepe« . !

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ra,quanto fietnutile la militia mercenaria,est aifilia re.&quante vtelelº propria io mi diffenderei in queſto di- ·

forf afgipiu,che non farò, ma hauendone altroue parlate a lungsfarò in questa parte brieue. Ne mi è paruto in tutto dapsfarla,hauendo treuato in Tito Liuio (quanto a Joldati anfiliarij)flago effempio: perche i ſoldati aufiliarij fºnº quelli,che vn:Prencipe,ovna Republica manda Capi temati,e pagatida letin tuo aiuto, Et vemendo al testo diTito Liuio,dico,che hauendo i Romani in diverfluoghi

tettidus effersiti de Samniticon li efferciti loro,iquali ha - - ‫ ﺍﺱت‬.

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wewano mandati alſoccorſo de Capouani;&perquesto libe. ri Capouani daquella guerra,che i Samnitifacenano loro,et volendoritornare verfoRoma,accio che i Capouani śpogliati di aiuto non diuentasfino di nuouo preda de Sanniti,laſcia rono due legioni nelpaeſe di (apona,che gli difendeffero. Le qualilegioni marcendo nell'otio,cominciarono a dilatarfi in

# che dimenticata la patria,e

la riuerenza del

'enato,penſarono diprendere l'armi, & infignorirfidi quel. paeſe,che effi con la loro virtù hauewano difeſa,parendo loro, che gli habitatori nonfufipo degni di peſſedere que beni,che monJapeuano difendere. La qualcoſa preſentita, fu da Ro mani opprefa,e3 corretta,come, doue noi parlaremo delle

congiure,largamentef moſtrerà, Dice pertanto di nuouo, come ditutte l'altre qualità difoldatigliauſiliarij fono i pia dannost, Perche in effi quel Prencipe,º quella Republica che gli adoperain ſuo aiuto,non ha auttorità alcuna, ma viha * Jolo la auttorità colui,chegli manda : perche iſoldatiau filiarijfono quelli che tifono mandati davn Precipe,come ho detto,fottofnoi Capitani,fottofue infºgne,est pagata da lui,

come fu queſto effercito che i Romani måndarenoa ('s poua. Queſti talifoldati,vintosh'eglino hanno, ipiu del e le vºlte predano cof colui , che gli ba condotti, come colui,

contra a chi èſono condotti,e lo fanno o permalignità del Prencipe,cheglimanda,ºper ambition/pre. Et benche l' antentione de Romani nonfuſe di rompère , est le conuentioni,che haneuanfattº co (apohani, nondimeno la

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facilità,cheparena aquelli/oldati di opprimergli fu tanta, che gli potette perſuadere apenfare di torre a (apouani la terra,c-loffato. Potrebbefi di queſto dare affai effempi, ma voglio mi baſtiqueſto,e quello de Regini,a qualifistol sala vita,c- laterra davna legione,che # vi haute

wano meſſa inguardas.Debbe adunque vue Frencipe » e ༤ ༄། ཆབ་ ི་ བྱ 1:|:ཀྱི དེ རྗེས་བྱ་

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vna Republicapigliare prima ogn'altro partito,che ricorrere a to/Adityre ::fue perfua diffagentiauſiliarie,quae doers'habhta fidare/opra quelle,perche ogni patto,ogni con mentione(anchora che aura)che egli harà colnemicoglifa

ràpia leggerische talpartito. Effef leggerarne bene le coſe paſate,ci diſcorrerannofilepreſentifirouerrà per v no che nºabbia hauuto buon fine, infiniti effer rimaſ in gannats. Et vn Prencipe,ovna Republica ambitiofanón puo.

hauere la maggiore occaſione d'occupare vna città,o vna prouinctaxhe efferrichieſto,che mandigli eſercitifaoi alla difeſa di quella. Pertanto colui,che è tanto ambitiofo, che non folumente per difenderfi,ma per offendere altri,chiama fimili aiuti,cerca d'acquiffare quello,che non può tenere,est che da quello,che egli n’acquiffa , gli può facilmente effere

tolto. UMa l'ambitione dell'huomo è tanto grande , che per cauarfi vnapreſente vºglia,nunpenſa almale, che è in brieue tempº per refaltargliene. Ne lo muonono li anti ‘chi effempt coſì in queſto,come nell'altre cofe diſcorſe : per chefe fuffino moji da quelli,vedrebbero,come quanto piu fi

moſtrala liberalità covicini,est a’effere piu alieno da occu

pargli tantopiutif gettanº ingrembo,come di ſottoper l'ef

Թոpio de Capouanifi dirà, .*

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Il primo pretore,chei Romani mạndarono in al * cun luogo,fa a Capoua,dopo quattrocéto anni, *** che cominciarono a farguerra. Cap. XXI. *** - * *

* "^ Dantoi Romani nel medo delprocedere loro circa f

acquiſtarefuſere diferentida quelli, che ne pre

·

fºnt: tempi ampliano la iurisditione loro, fi è affai di ſºpra diſcorſº,é come el fetauano quelle terre, che non diface

* manosvinere con leleggi lorº,es etiando quellesehemõeeme ** - - |

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compagne ma rome foggettefi arrendenano loro. Et in of non laffiauano alcunfºgno d'imperioperilpopolo Romaa mo,ma l'obligauano adalcune conuentioni, lequali offeruan

do,limanteneuano nello ſtato,es dignità loro. Et conoſcef questimodi effereftati oferuatiinfino che eli v/cirono d'Ita üa,cơ che cominciarono aridurre i regni,cºgli ſtatiin pre uincie. Di queſtone è chiariſſimo eſempio,chelprino Pres tore,chefuĝemandato da loro in alcun luogº,fua (apoua, il quale vi mandarono non perloro ambitione, ma perche e' nefurono ricerchida (apouani, i quali effendo tra lorº dif

eordia)giudicarono effer neceſſario hauere dentronella città vm cittadino Romano chegli ríordinaffe, c. rinniſſe. Da queſte eſempiegħe-Antiati meſi,cº-coffretti dalla medfi maneceſsità domandarono ancbora lorovn perfetto. Et Ti tº Liuiº dice inſaquesteaccidente e in/й дивftвниомотив

do dimperare. Quòd iam nőſolum arma,ſediura Ro mana pollebant. Cioèche gia non folole arme,male leggi

de Romanieranofamost. „vedeſ pertante quantº queſte modofacilitàľaugumento Romane:perche quelle città maf: fimamente,chefono vſe a viuere libere,º conſuetegauernar fi perfstei prouinciali,con altra quiete fanno conrentefatte vne dominio,che non veggono(anchora ch'egli hauffe infe

qualche grauezza)cheforte quello,che veggende ºgnigier se pareloro,che ogni giornofia rimproueratalorº la feruntù. *Appreſſº neſeguita vn'altro beneper il Prencipe, chemon hauende i faoi miniſtri in mane i giudici, & s magiſtrati, she ciuilmente,o criminalmente rendono ragione in quelle . sittadi,mon puo naſcere mai/entenza con carico, o infami

del Prencipe. Et vengono per queſtavia amancare molte sagioni di calunnia,ei d'odio verſº di quello. Et che queſte fail vere, oltraagliantichieſempi, chefenepotrebbons

addurre, ce nevne ejempiofresto in Italia : pershe come віајќи *

-

-

*

Sв с о м р о.

1 13

viafano fa(effende genoua fatapiu volte occupata da Frã rief)ſempre quel Re (eccetto che nepreſentitempi) vih4 mandato vn gouernadere Franciofº, che infuo nome la go uerni, e Alpreſente/slo nonperelettione del Re, ma perché cofi ha ordinato la neceſſità,halafciatogonernarfi quella cit=

tàperfemedefima,e davngouernadore genouefe. Etjen: za dubbiochi ricercafe,quale di queſti duõi modirechi piú

ficurtà al Re dell'Imperio d'effa, cºpiu contentezza a quei popolari,fenza dubbio approuerebbe questo vltimo modo Oltra di queſto gli huomini, tantopiutif gettanoin grēbos quanto piu tu pari alieno dall'occupargli, ettanto meno tite monoperconto della loro libertà,quantopiu/ei humano, c.

dimeſtico con loro.Queſta dimeſtichezza,e liberalitàfecè i Capouani correre a chiedere il Pretore a Romani: chefe da Romanifi fuſje moſtrovnº minima voglia di mandar uelo, ſubito farebbeno ingelofiti, cởfifarebbono diſcoffatí: da loro, ma che biſogna ire pergli eſempia Capoua ; c. i Roma,hauendone in Firenze, g. in Toſcana ? (ia/ĉune fã

quanto tempo è, che la città di Piſtoia venne volontaria: mente/otto l'Imperio Fiorentino, Ciaſcuno anchorafa, quã

ta nimicitia è ſtatatra i Fiorentini;&- i Pfani, Lucchefi,cf. Saneſ* queſts diuerſità d'animenon è nata,perche i Pi: 傭

fiolefi non prezzino la lorº libertà, come gli altri, & nonfi giudichino da quantogli altri,mapereſſerfi Fiorentinipori taticon lorofèmpre,comefratelli, et con gli altri,come memi ci. Queſts hafatto,che i Piffoleffono corff volontarij/ottº. l'Imperio lore,li altri hannofatto,es fanno ogniforza,per n3 peruenirui. Etjenza dubbioi Fiorentini, fè oper vie di le he, o d'aiuto haueffero dimefficati, cỡ non infeliłatichiti i 鷺 vicini,a queſta horafarebberoſignori di Tofana, Nori

è perqueſto che iogindichi,chenőfhabbia adoperarlarmi; f!

c; leforze, ma fi debbonoriferuare in vltimo

quãdolialtrimodinö baſtino, T

#

Q_ - ” ’ *

L і в к о

Quante fiano falſe molte volte ropinioni degli huomini nel giudicare le coſe grandi. *

Cap. XXII. Vantofano falſe molte volte l'opinioni degli huomini, l'hanno viſto,eſ veggono coloro, cheftromano teffi moni delle loro deliberationi, le quali molte volte fe non/onº deliberate da huominieccellenti,fºno contrarie ad ogni veri tà. Et perche gli eccellenti huomini nelle Republiche corrot

te(ne itempi quietimaſsimamente)c. per inuidia, & per ambitiofe cagionifono nemicati, fi va dietro a quello, che da

vno commune inganno è giudicato bene, º da huomini » che piu preſto vogliono ifauori,che il bene dell'uniuerſale,èmeſo innanzi. Il quale inganno dipoif/cnopre ne tempi auuerfi, c- per neceſſitàfrifugge a quelli, che ne tempi quieti erano come dimenticati: comenelfuo luogo in queſtaparte a pie

nofidiſcorrerà, Nafono anchora certi accidenti, douefee cilmente fono inganniti gli huomini, che non hanno grande iſperienza delle coſe,hauendo infe quello accidente che naſce. molti verifimiliatti afar crederequello,che影 huominifo

pra talcaſof perſuadono.Queſte coſefi/ono dettepe, quello,

che Numicio Pretore(poi che i Latinifurono :# Rø mani)perfuaſe loro,ci per quello,che pochiannifºno, fi cre deua per molti,quando Franceſco primo Re di Francia ven-- .

me all'acquiſto di • Milano, she era diffe dagli Suizzeri, Dicºpertanto, che effendo morte Luigi duodecimo cổ fuc cedendonel Regno di Francia Franceſco de Angolen,g de fiderando riſtituire al Regno il Ducato di Milano, fatopo chianni innãzioccupato degliSuiKzeri,mediante il cõforts di Papa Giuliofesödo,deſideraua hauere aiuto in Italia, che glifacilitaſſero l'impreſa,et oltre a Dinitiani,che il s'hanea :

Š E c b n b o.

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i 14

s'hauea riguadagnati,tentauai Fiorentini, G. Papa Leone decimo,parendogli la faa impreſa piufacile,qualunque vol ta s'haueffºriguadagnati costoro,per efferlegenti del Redi Spagna in Lombardia, & altreforze dell’Imperadore in Derona. Nõcede Papa Leone alle voglie del Re, mafupere

faafo da quelli, che lo configliauano (ſecondofidiſſe)chefi fteffeneutrale, moſtrandogli in queſto partito confiſterela vittoria certa: perche per la chieſa non ffacena hauerepo tenti in Italia neil Re, negli Suizzeri. Ma volendolari durre nell'antica libertà,era neceſsario liberarla dalla ferui

tà dell'uno, e dell'altro. Et perchevincerel'uno,&l'altro,º diperfe,o tutti due infemesnon era poſibile, conueniua,che

fuperaffino l'uno l'altro,et che la chieſaron gli amici ſuoi vr taffe poi quello che rimaneſe vincitore, că era impoſsibile

臘·,

#

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trouare migliore occaſione, che la preſente, effendo l'uno,est l' altroinfa campi, có hauendo il Papa le fueforKead ordines da potere rappreſentarfiinfui confinidi Löbardia,et propin фио all'uno, có all'altro eſercito,fotto colore di volere guara

dare le coffae,& quiui tanto fare,che veniſſero allagior

|} #

nata: la qualeragioneuolmente (effendo l'vno, c; l'altrởef> fercito virtuoſo)douerebbe efferfanguinoſa per tutte duele parti, glastiare in modo debilitato il vincitore, chefuſeal



gloria a rimanerefignore di Lombardia,ej arbitro di tutta Italia. Et quanto queſta opinionefaßefalfa, fi vide per l'a

|

|}

Papafacileaſfaltarlo, có romperlo,cff cofverrebbe confua |

uenimento della coſa: perche efendo doph vna lunga zufº fatifaperatigli SuŘzeri,non che legenti del Papa, G di :

r!!

Spagna prefameßere afsaltareivincitori, mafipreparonº allafiga,la quale anchora nonfarebbe lorogiớuata, feno"



fuße statool'humanita,o lafreddeKza del Re,che non cere

3

eðlafssonda vittoria magli baſtòfare accordo con la :

2

-

|

4

L 1 в в о

· Ha quefa opinione certeragioni, che difettopaionoveres ma fono altutto lontane dalla verità: perche rade volte ac

cade,chelvincitore perda molti ſuoi/oldati,perche de vinci toři ne muore nella Kufa,non nellafuga: ở nell'ardore del combattere,quandogli huomini hanno volto il viſo l'uno all' tro, ne cadowo pochi, maſſimamente perche ella dura poco tempo ilpiu delle volte. Et quandº pur duraße affai tempo,et de vincitori ne moriſe affai,ėtanta la riputatione,che fi tira dietro la vittoria,G il terrore, che ella portafeco, che di lú

gaauanza ildanno, che per la morte defaoifoldati haueffe Jopportato.Talche vno effercito, ilquale in fu l'epinione»

chefuſe debilitato,andaffe a trouario,fitrouerebbe ingan nato,fegia nonfaffel'effercito tale,che d'ogni tempo,eti mã tila vittoria, & poi patefe combatterlo.” In questo cafº e'

potrebbefecondo la fuafortuna, cº virtù vincere,ơ perde re, ma quello cheffaße azzuffato prima, có hauefie vin

* to, harebbe piutoſto vantaggio dell'altro. Il chef conoſce certoper l'esperienza de Latini, & perlafallacia, che Nu mitio Pretorepreſe, cºper il danno, che ne riportarme quei

pºpoli,chegli crederono. Ilquale (vinto che i Romani heb bero i Latini)gridaua per tutto ilpaefedi Latio, che all'ho ra era tempo afialtare i Romani debilitati per la Kufa, che haueuano fatta con loro, có chefolo appresto i Romaniers rimafoilnome della vittoria, ma tuttigli altri danni haue manofopportati, come fefufino ſtati vinti, c; che ogni poco diforza,che di nuouo gli afsaltafe,eraperfpacciargli. On de quei popoli, che gli crederono, fecero nuouo efiercito,G

Jubitofuronorotti, cº patirono queldanno, chepatirannº fempre coloro, che terrannofimile opinione. �

--:

• •

Quantoi Romani nel giudicare i fudditi peralcuno accidente, che necestițaffe tal giudicio,fuggiuano la via deļameťko, Сар, ХХIII,

115

S = c o N D о.

I Am Latio is ſtatus erat rerum,

vt neque pacem,

neque bellum pati poffent. Cioè.Ɛrano bogginai # Latini venutia tale conditione, ehe non potenano stare in pace, nefoſtenere la guerra. Di tuttigli ſtati infelici è infe liciſsimo quello d'un Prencipe, o d'una Republica, che è ri dotto in termine,che nonpuo riceuere la pace, o /oftenere la uerra: a chef riducono quelli, chefono dalle conuentioni della pace troppooffeſi,có dall'altro cante(volendofarguer ra)conuien loro egittarfi in preda dichigliatuti,o rimanere preda delnemico. Et a tuttiqueſti terminifi viene per catti ui configli, ci cattiui partiti, da non hauere mifurato bene

leforRefue,come diferraf diße:perche quella Repub.o quel Prencipe,che bene le miſarafie, con difficultà fi condurrebbe nel termine,chef cõdußono i Latini,i quali, quãdo non de neueno accordare co Remani, accordarono,c qnando non

doueuane röpere loro guerra,la ruppono. Et coffºppondfare inmodo,che la nemicitia,est amacitia de Romanifu loro v gualmente dannofa. Erano adunq; vinti i Latini,et al tutto affiittiprima da AMallio Torquato 3 & dipoi da Camillo.il quale hauendoli cofrettia darf,g rimetterfi nelle braccia de Romani,có hauendomesto laguardiaper tutte le terre di Latto,et preſo da tutteglifatichi,tornato in Roma riferial Senato,come tutto Latio era nellemanidelpopolo Romano,

c. perche queſto giudicio è notabile,cº merita d'effere ofer uato perpoterlo imitare, quandofimili occafonifono date a

Prencipi,jo voglie addurre le parole di Linio poſtein bocca di (amillo, lequalifanno fede ci-delmodo, che i Roma ni tenmono in ampliare , es come me giudicij di ffato fempre fuggirono la viadi meŘzo, cºf voljºno agli eſtre

swiiperchevngeuernomõè --



3

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*

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tenere in modo i

**,

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L I в к о

chenon tipoſano,º debbano ofendere. Questoffa o con afficurarfene in tutto, togliendo esti ogni via da nuocerti, a con benificarliin modo, che nanfaragioneuole che eglino habbiano a defiderare di mutarfortuna, il che tuttofcom

prēde,ci prima per lapropoſta di (amillo,etpoi per ilgiudi cio dato dal Senatofopra quella. Le parolefaefurono queſte. Dijimmortales ita vos potentes huius confilijfe cerunt, vt,fit Latium,an non fit,in veſtra manu po fuerint. Itaque pacem vobis (quò ad Latinos atti net) parere in perpetuum velfæuiendo, vel ignof cendo poteſtis, Vultis crudelius conſulere in dedi tos,vićtoſquest licet delere omne Latinum. Vultis exemplo maiorum augererem Romanam, vićtos in ciuitatem accipiếdo: materia crefcendi perfum mam gloriam fuppeditat, Certe id firmiſsimum Imperium eſt,quo obedientes gaudent. Illorum i itur animos(dum expećtatione ftupent)ſeu pæna,

feu beneficio præoccupari oportet, Cioè gli innsor tali Iddijv'hannofatto in modo potēti in queſto cõfiglio,che

hanno poſto nelle voſtremanı il conferuare,et ildfruggere il Latio. Ondeper quãto s'appartienea Latini, voi potete a çalperdonare , o con l'incrudelire partorirui perpetua pace.

7)alete vfar la crudeltà in questi,che banete vinta, etſifono dati in podervostro? v'è cốceduto di leuar via tutto ilnome

Latino. Coleteſeguendoleſiempio de gli antichiauoli, ac creffer la Republica Romana, riceuendonella città i vinti? hauete facultà d'accreſcer confommagloria, Certo quella Imperioèfermistime, a cuigodono vbidire ifadditi. E ad unq; meſfuero dipreocupargli animi loro º cõla penaso colbes

neficie, mētretimoroſ delfine aſpettano lavofradeliberati gnr. Aqueſta propoſtafacceſiela deliberatione del Senata,

laqual,

:S = c o N ро.

1 16

laqualefu ſecondo le parole del (onſºlo,che recatest innen“ ziterra per terra, tuttiquelli,cherano dimomentººgli benificarono, o gli penſenofacendo a benificati eſentioni pri: uilegi,donandoloro la città, cº d'ogni parte a Ficurandogli: Di quelli altri di fecero le terre, mandaronui (olonie, ri duffongliin Roma,diſiparongli talmente, che con l'armes có colconfiglio non poteuanopiu nuocere. Ne */arто та? la via neutrale inquelli(come hodetto) dimomento. Que

ffo giudicio debbonoi Prencipi imitare: a queſto domenanº accoſtarfi Fiorentini, quando nelmille cinquecento due fi

ribellò AreXzo,est tutta la valdi Chiana. ilche s'hauefº finofatto, harebbero afficurato l'Imperio loro,e3;fatta gran

diſſimala città di Firenze, & datogli quei campi, che per viuere gli mancano, ma eſsivfarono quella via delmeKzº,

la quale èpernicioſiſsimanel giudicare gli huomini, & par te degli Aretinine confinarono, partene condennarono, º tuttitolſono gli honori, c; i loro antichi gradi mella città, có laſciarono la città intera; c3 s'alcuno cittadino nelle de

liberationi configliaua,che ArezKofi disfaceſſe, aquelli che pareuano efferpiu faui, diceuano come farebbe poco honore della Rep.disfarla : perche parrebbe,che Firenzemancaff? diforze ditenerla, le qualiragicnifono di quelle che paiono, est-nonfono vere: perche con queſta medeſima ragione non f harebbe ad ammazzare vno parricida, vno ſcelerato, c3 (candaloſo,effendo vergogna di quel Prencipe, moſtra redi non hauerforKe da poter frenare vn’huomo fºlo: c3 non veggono queſti tali, che hanno fimili opinioni, come

gli huomini particolarmente, G. vna città tutta infe me pecca tal volta contra adºvno fato : che per ef. fempio a gli altri, perfcurtà di fe non ha altro rimedio vn Prencipe, che ſpegnerla, c; rhonºre conffte nel

| ‫س‬42 4

,fapere

-

L і з к о fpere, e3-potere caffigarla,nonnelpatere con mille periceli iemerla : perche quel Prencipe, che non ceſtigachierra, iu modo che non рәја piu errare,ètenuto o ignorante, o vile, Queſto giudicio,che i Romani dettero,quantafa neceſſarie fconfermaancheraper la ſentenza, che dettero de Pruer nati, Douefidebbe per ilteſto di Liuio notare due coſe: l'una quello che diſapra fi dice, che i fadditi fi debbono e benificare, o ſpegnere : l'altra quanto la generofità dell'a

nimo, quanto aparlare il verogioui, quando eglièdetto nel coſpetto de gli huominuprudenti. Ɛra ragunato il Sena to Romano per giudicare de Priuernati, i quali effen dofi ribellati, erano dipoi per forsta riternati ſotto l'vbi dienza Romana . Erano mandati dal popolo di Priuer na molti cittadini per impetrare perdono dal Senato: cĵ-effendo venutiaicoſpetto diquellosfu detto ad vno di lorº da vn de Senatori. Quam poenam meritos Priuerna

tescenferet,(ioè di qualgaſtigo egli giudicaffe degni i Pri uernati, e Alquale il Priuernate riſpoſe, Eam quam me rentur,qui ſe libertate dignoscenſent. Útoë di quello,

di chefondegni quelli chefstímans meritar la liberià. Al quale il Conſolo replici. Quid fi poenam remittimus vobis,qualem nos pacem vobifcum habituros fpe

remus? Se noi virimettiamo la pena, qualpace dobbiamo

:

d'hauer con voi? A che quelloristofe. Si bonam

dederitis,& fideſem,& perpétuam: fi malam, haud diuturnam, (ioè, Sevoi celadarete buona, l'haurete fe delec perpetua,Se cattiua,ella non durera. Dende la piu.

fầuiaparte del |Senato, Anchor che molti fe n'alterast no, diffe, Se audiuiffe vocem & liberi, & viri, nec

credi poſle nullụm populum, aut hominem de nique in eaçonditione, cuiuseum pæniteat; diu ** ,, ,

,

tus,

• S к с о м р о.

r 17

tius, quam neceſſe fit, manſurum : ibi pacem este fidam, vbi voluntarij pacati fint, neque eo loco, v biferuitutem effe velint, fidem fperandam effe Goè,cheegi hautua inteſe le parole d'vn huomoforte g-li

bere; nepoteua credere, che alcunpopolo, ne huomo final mente poteſe molto dimorare in quella conditione, che egli

non haueua grata, c; chefolo f poteua trouarstedel pace in coloro, chef eranoplacati di volontà; ma non era da/pe rarla, douefi voleua la feruità: Et in fa quefie parole deliberarono, che i Priuernati fuffero cittadini Romani, ci depriuilegij della ciuilità gli honorarono, dicendo, Eos

demum, qui nihil, præterquam de libertate, co gitant, dignos effe, qui Rómanifiant. Cioè, che quellfinalmente, i quali non altro preŘKauano, che li bertà erano degni d'effer fatti cittadini Romani, Tanta piacque aglianimi generoſ queſta vera, G- generoſa ri

#offa: percheognialera fi#østafarebbe fată bugiarda, Gº vile.

Et coloro che credono degli huomini

altrimen

ti(maſſimamentediquelli,chefono vsto ad effere, o apa rereloro effer liberi ) fe ningannano, c3. (ºtto queſto in ganno pigliano partiti non buoni per fe, G- da non /a

tisfare a loro. Di che naſcono le peste ribellioni, & le rouine deglifati. Mapertornarealdiſcorſº noſtrº, cºn chiude G per queſto, c; perquello giudicio dato de Mati tini, quando fiha agiudicarecittadipotenti, cở che fone vſe a viuere libere , conuiene ofþegwerte, o carezzarle, al

trimenti ºgnigiudiciº evano, ci debbeffuggire al tutº la via delmeŘe »

la quale è pernitioſa, come ellafu a San niti,quando baueuanó rinchiusti Romanialle forche Cau-

dine, quando non vollenoJeguire il parer diquel vecchios

shºfenſigliò cheikºmaniĒuſciaffre andre ణcbs

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L I в к о

che sammazzafero tutti,ma pigliando vna viadi mezzo, difºrmandogli, & mettendoglifatto ilgiogo, gli laſciarono

andare pieni d'ignominia,& diſdegno,talchepoco dipoico nobbero con lordanno la fentenza di quelvecchioefferefta-tavrile, ci la deliberatione dannoſa,comenelfuoluego piua pienofi4ππα.

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Le fortezze generalmente fono molto piu dannofe che vtili. Cap. XXIIII.

Arrà forfe a queſti faui de nestri tempi coſa non ben

р confiderata,che i Romaninelvolere aſsicurarfi depopo li di Latio, e della città di Priuerno, non penfafino d'e dificarui qualchefortez Ka, la qualfuße vn freno a tenergli infede, effendo maſsimamente vndetto in Firenze allega to danofri faui, che Piſa, est l'altrefimili città fi debbono tenere con lefortexXe. Et veramente fe i Romani fustino

fatifatti come queſti, egli harebbero penſato d'edificarle: maperche efii erano d'altra virth, d'altro giudicio, d'altra enza,e'non l'edificarono, ĉt mentre che Roma viffe li

bera, est ſeguì gliordini/aoi, ci le fue virtuoſe conſtitutio ni, main'edificò pertenere o città, o prouincie, ma faluì bene alcuna delleedificate. Onde veduto il modo del pro cederade Romani in queſta parte, có quello de Prencipide noftritempi, mipare da mettere in confideratione, fe gliè buon edificarforteKze, ofee'lefanno danno, o vtile a quel le che l'edifica, Debbefî adumque confiderare, come le

fortezzefifanno oper dfenderfida nemici, oper difender fidaſoggetti. Nelprimo cafo elle nonfono neceſſarie, nel écondo daunoſº. Ɛt cominciandoarenderragione, perche

wel/econdo caſo ellefano danneſe, dico, che quel ' • дигия

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S к с о к р о.

I 18

o quella Rep.che hapaura defitoijaddities dellaribellione loro prima conuiene che tal paura naſca d'odie,che habbia no iſuoifudditi/eco; l'odio da mali fuoi portamenti; i mali portamentinaſcono o da poter crederetenergli conforKa, o da poca pruden Kadi chigligouerna, eớ-vna delle coſe che fa creder potergliforKare è l'hauer loro addoſſolefortez Xe: perche i mali trattamenti , che fono cagione dell'odio, nafonoin buona parte per hauer quel Prencipe, o quella

Rep.leforteKze,le quali(quando fia vero queſto) di gran lungafono piu nociue,chevtili;perche in prima(come è det to)elle tifanno effereptu audace,cºpiu violentone/udditi,

dipoici è quellafcurtà dentro che tutiperſuadi:perche tut teleforze,tuttele violenze che s'uſano pertentre vn pºpolo, fono nulla,eccetto che due,o che tu habbia/empre damette

rein campagnavn buonoeſercito,come haueuano i Roma ni,º chegli diſipi/penga,dfordini,disgiunga in modo, che non pofanoconuenireadoffenderti:perche fetu gl'impoue

riſci,Spoliatis arma ſuperfunt.Setu gli difarmi. furor arma miniſtrat fetuammaRKi i capi,cº glìaltrifegui d”

ingiuriare, rinaſconoi capi, come quelli dell?dra. Se tu

fai lefortezze,elefºno inutili ne tempidipace : perche ti damnopiu animo afar loro male,mane tempi di guerrafo noinutiliſſime,perchefono affaltatedalnemico,g dafaddi ti ; ne è poſſibile,che ellefacciano reſiſtenzag- all’vno,G

all'altrº: ĉe femaifuron difatil,fono metempinostriri

fetto all'artiglierie,per ilfurore delle quali i luoghi picciº li...&# done altri non fºpoffa ritirare con li ripari, é im poſſibile difendere, comediſºpra diſcorrenmo. fovegliº queſta materia disputarlapiu tritamente. O tu Prenci

pºvusifonquestefºrtezze tenere in frenº il popolº della znacittà: o tu Prencipe , e tu Republica vuoifrenare Фу774

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4

L і в к q

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vna città occupataperguerra? Iomi vegliovoltarealPren cipe,c; glidico, che tal forteKza per tenereinfreno i faoi

cittadininon puoeßere piu inutile per le cagioni dette dife pra: percheellatifa più pronto,et men riſpettofºadoppref: fargli,ơ quella ºppreſſionegli fafefofi alla tua rouina, cºgli accende in modo, che quella fortezza, che ne è cagione, non tipuopoidfendere, tanto che vn Prencipe

fauio,g buono permantenerf buono,pernon dare cagione, neardire afgliuoli di diuentare trifirmainonfarà fortez. z«,accio che quellinen in fa lefortezze,ma iw ſa la beniuo lenza degli huominiffondino. Étfe il (onte Franceſcº forza diuentato Ducadie Milanofu riputatofauio, G nondimenofece in e MilanovnaforteXXa,dico,che inque

focafo,ei nonfuſauio , c; l' effetto ba dimoſtro , come, talforteŘza fu a danno, & non a ficurtà de faoi heredi :

perchegiudicando,mediantequella viuerſicuri, ci potere offendere gli cittadini,& fadditi loro , non perdomarono adalcuna forre di violen Kastal che diuentati fopra modo

odiofi,perderonoặuelloffato, come primailnemicagli affal tì.

Ne quellaforteKzagli difeſe,nefece loronella guerra

vtile alcuno e nella pace hauea lor fatte danno affai, perchefe non hauefino hauuto quella, cº ſeper poca pru denKa haueßine maneggiati agramente i loro cittadini,

harebberoſcoperto ilpericolopiu preſto, cfarebbonſeneri tirati,G. harebberopoipotuto piu animefamente refistera

all'impeto Francioſºcofudditi amicifºnRafortez Ka » che conquellinemici con la forteKza,le quali non tigiouano in

alcunaparte. perche o elle fi perdono per fraude dichi le guarda,ºper violenza di chỉleaſfalta, e perfame. ĉe Aetu vuoiche elletigiouine,6- ti aiutino, ricuperare vns

fatoperdute,douetifia/glorimafalafortezKa,ti “: MMfan -

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Sн с о м р о. -

I 19

hauere vno eſercito,colquale tu poſſa aſfaltare colui, che s” ka cacciato.c3 quando tu habbia queſto eſercito, tu riha reſtilo stato in ogni modo,etiandio che la fortezza nonvi

fuſe,ơ-tanto piu facilmente,quantogli huomini ti fuſine pinamici,che won tierano,hauendoglimaltrattati per l'or goglio dellafortexXa. Et periſperienza s'è vifo , come queſtafortezza di Milanone agli Sforze/chi, ne a Fren ciofî ne tempianuerfi dell'vno, có dell'altrowon ha fatto ad alcuno di loro vtile alcuno, anzia tuttiha recato danni,

cớ rouineaſai,non hauendo penfato , mediante quella, a piu honeſtomodo ditenere quello fato , , Guido Obaldo Duca d'Urbino figliuolo di Federico, chefu ne faoi tempi

stimato tanto Capitano, effendo cacciato da Ceſare Borgia

figliuolo di Papa Akſandrofeſio,delleſtato, comedipoipy vno accidente natovi ritornò feceroninare tuttele forteỜ Ke,ch'erano in quella prouincia,giudicandoledannoſe: per che effendo quello amato dagli huomini,perriſpetto di loro non le voleua, & per conto denemici vedena non le poter di fender,hauendo quelle biſogno d’vno eſsercito in campagna,

che le difendefe,telchef volſe arouinarle. Papa Giulio, cacciata i Bentiuoglidi Bologna , fece in quella cittàvna forteŘKa , est dipoifactuaafafinare quel pepolo da vn

fãogomernadore , talche quelpopolofi ribellò , c. fubite perdè lafortez Ka,& cofinongligiouò la fortezKa , c; l' offefe in tanto,che portandofi altrimenti,gli harebbe gisha

to. Nicolò da caffello,padre de Vitelli, tornato nella fua patria,onde era sbanditofabito disfece due fortez Xe che vi haueus edificate Papa Sisto quartogiudicando non la for

texKaymala beniuolenza delpopolo ľhauefje atenere in quel lo ſtato e Madi tuttigli altri efempiil piufreſco,ilpin ne zabile in ogni parte,catto amostrare * l'inutilità dellº ediz • ,TT ficarle --------------------‫ س‬----

*

L і в к о

ficarle.cº.lvtilità deldisfarle, è quello di Genoua feguitº ne profimi tempi.ciaſcunoſa,comenelmille cinque cētofet

tegenouafribellò da Luigiduodecimo Re di Francia. Il quale venne perſonalmente,có con tutteleforze fue a rac quiſtarla; est ricuperatachelhebbe fece vnaforteŘzafor

tistima di tutte l'altre,delle qualialpreſentef habbia noti tia: percheera perfito,C3 per ogni altra circonfianza ine

pugnabile,poſta infù vnapunta di colle,chef diffende nel mare,chiamato da genouefi Godefa, Et per queſto battena tutto ilporto,G gran parte della terra di genoua. Occorſº poinelmillecinque cento dodici che effendo cacciatele genti Francioſe d'Italia,Genoua (non ofante laforteŘza) firi bellì,&preſeloftato diquella Ottauiano Fregofo, il quale .

con ogni induſtria in termine di fedici meſi per fame la e ‫يو‬n‫عت وف‬c ciaſcuno ,anederc .c da molti n'era configliatos che la conſeruaſe perfuo rifuggio in ogni accidente. e 744 effo,come prudentiſſimo,conoſcendo che non leforteKze, 7724

la volontà degli huomini manteneuauo i Prencipi infato,

larouinò.ết coffenKafondarelo statofo infalaforteKza, ma infu la virtù cº-prudenzafua,ſ'ha tenuto,có tiene. Et doue, a variare loftato di Geuouaafoleuano bastare mille

fanti,gliannerfarijfaoi l'hanno aſfaltato con diecimila, cº men l'hanno potuto offendere, Oedefiadunque perquesto, come ildisfarela fortex Kanon ha offeſ6Ottauianº , e3 il

farla non difeſe il Re di Francia:perche quando e potè veni

rein?talia con l'eſercito, e potèricuperare genoma, non vi hauendofortez Kama quando enõ potè venirein Italia,cõľ eſercito,e non potè tenere Genoua , hauendoui lafortez Ks. Fu adunque difpefaal Redifarla,c-vergognoſº il

perderla:a Ottauianegorioſo ilracquiſtarla. Ma vegnamº

alle Repub. chefanno lefortezze non nella patriã, |-

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melle terre,che acquiſtano. Et a moſtrare queſtafallacia, quando e non baftafe l'eſempio detto di Francia, có di Ge noua,voglio mi basti FirenŘe, G. Piſa,dauei Fiorentini

fecerole forteKze,pertenere quella città. Et non conob bero,che vna cittàfiatafemprenemica delnome Fiorenti mo, viuuta libera, cổ che ha allaribellione per rifugio la

libertà,era neceſſario (volendola tenere ) offeruare il modo Romano ofarfela compagna,o disfarla: perche la virtù del lefortez Kefi videnella venuta del Re (arlo,al quale fi det

tono ºperpocafede di chile guardaua, opertimore di mag ior male. Douefe ellenonfuſfino ſtate, i Fiorentini non harebberofondato ilpoter tenere Pfafopra quelle, cº quel Renon harebbe potuto per quella via priuare i Fiorentini di quella città,G- i modi,co qualiffafie mantenuta infino a quel tempo,farebbero ſtati perauentura fafficienti acon feruarla. Erfenza dubbio non harebberofatto piu catti

ua pruoua,che lefortez Ke, Conchiudo dunque, che per tenerela patriapropria,laforteŘKa è danneſa : per tenere le terre,che s’acquiſtano,lefortez Kefono inutili. Et ve

glio mi bafil'autorità de Romani , i quali nelle terre, che voleuano tenere con violenza , fmurauano , ෆ්

non murauano, có chi contraqueſta opinionemi allegaße negli antichi tempi Taranto,Gºne moderni Breſcia,i qua li luoghi,mediante le forteXX°, faronoricuperati dalla ri bellione defadditi.Riſpondo,che alla ricuperatione di Ta ranto in capo d'vn'annofu mandato Fabio e Maffimo con tutto l'eſercito , il quale farebbe stato atte aricuperarlo, etiandio fenom viநீ: ata lafortezza. Etfe Fabio vsò

quellavia,quando ella non vifußeſtata, ne harebbe vfata vn'altra,che harebbefatto ilmedefimo effetto. Etio non

fº dichevtilitàfia vua fortezza, chea rendertila 警 47ա

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habbia biſºgnoper la ricuperatione di effa d'ono eſercitº (onſolare,c-d'vno Fabio Maſſimo per Capitano, ĉt che i Romanilhaneſinoripreſa in ºgni modoff vede per l'effem pio di (apoua,dose non eraforteKa, est per virtù dell'effer

sitolariacquiſtarono. Ma vegnamo a Breſcia. Dico, come rade volte occorrequello, che occorſe in quella ribellione, che lafortezza,che rimane nelleforze tue(efſendoribellata laterra)habbia vno eſercito groſſo,e propinque, come era quello de Francioſi: perche effendo Mons, de Fois Capitanº

del Recő l'effereito a Bologna,inteſalaperdita di Breſcia, fenza differirene andò a quella volta, g in tregiorni arri uato a Breſcia per la forteKza rihebbelaterra. Hebbe per tanto anchora laforteŘza di Breſcia (a volere che la

giouaffe) biſogned'un e Mons.di Fois,et d'uneſercito Frã cioſº,cheintre dilafoccorrefe,fichel'eſempio di queſto alf incontro de gli eſempi contrarijnon basta: perche affai forteRzefono ſtate nelleguerre de noſtritempipreſe, cớ ri

preſe con la medefimafortuna, chefiềprefa, ci ripreſa la campagna non folamentein Lombardia, ma in Remagna, melregno di Napoli,& pertutteleparti d'Italia. Ma quã to all'edificarforteŘze per difenderfida nemici di fuori,di

co,cheellenon fono neceſſarie a queipopoli,nea quelli regni, che hanno buonießercitifono inutili,perche i buonieſerciti

fenzale fortezze fono fficientia difenderfi. lefortez Ke fenKa buonieſertiti non tipofono difendere. Et questof vede periferienXa diquelli,chefono staticſ ne i gouernis cº nell'altre coſe tenuti eccellenti, come fivede de Romani,

cº degli Spartani: chefe i Romani non edificauanoforteK zºagli Spartanimonfalamentefiafteneuano da quelle, ma non permetteuano di hauer mura alleloro città,percbevole

Mangchelavirtù dell'huomeparticolare, nºn altre difen ------------- --

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fueglidfendist. Onde cheeffendo domandatºvas Spartis nodavna Athenieſe ; ſele müra de Athene glipartuahs belle; li riſpoſef, fe ellefulfino habbitate da donne : Quel Prencipe adunque,che habbia buonteſerciti,quando infalé marinėällefronte dello ſtato/ao habbia qualchefortezza;

rhepºlagwalche diffenereilnemico,infine chefaa braiº me,farebbe qualche volta coſa vtile,ma non neceſſaria. M4 quando il Prencipe non ha buonº eſfèrcito,hanere le forteżżé

perilſhoffato, e alle frontiere, glifono odannoſe 3 binu tili, dannoſe perche facilmentele perde, est perdute glifanns guerra, o ſepur elle fuſinofforti,chelnemico nohleppteffè occupare, fono lafiate indietro dall'eſercito hemico ; est: vengondad effere di nefuno frutto: perche i kuoni effertiti;

quando non hanno gagliardiffimo riſcontrº; entrahd hë efi nemici ſenza riſpetto di città; o di fortežza, the }; laſcino indrieto, come fivedene lantiche hiſtorie,g tomeji vede chefece Franceſcos Mária,il quale ne proſini tempi

per aſfaltare Orbixò,filaſciò indietro dieci città nemithể

fenzá alcundriſpetto. Quel Prencipe adunque; thèþið jare buono eſercito, può farë fenza edificare förtežza: non ha l'effercito buono,non debbe edificare; debs ie bene afforzare la città, doue habita, e temerla munità; ø ben dispoſtui tittadini di quella, perpoterfoftenerè tan= to vno impèto hemico, o che accordo, o che aiuto efterho ls

::::;

liberi. Tuttigli altri diſegni/ono diffeſa ne tempi difäce; c. inutiline tempi diguerra : Et cof thi confidererà tuttd quello, che ho detto, conoſerà che i Romani, come/aki

in ºgni altre loro ordine; cof furonoprudenti in qüeſtºgiu: disio de Latini, G. de Priuernati: done; non penſando á

fortezze, con piis virtuoſi modi, & pinſani Je ne affi; Antaronº,

....-.․."

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Chel'aſfaltarevna citta difunita per occuparla,me diante la ſua dilunione,è partito contrario.

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L. Ra tanta difunione nella Rep. Romanatra la plebe, est JC, la nosiltà, che i Deienti con gli Etruſci(medi ante tale difantone)penfaronepotere estinguere il nome Ke mano: G. hauendofatto eſercito, ci cºrſº fºpra i campiai Roma, nandò il Senato loro contra Gneo ežHamilie,c-M.

്.

- Fabio, quali hauendo condotto ilfuo effercito propinquo all’ effercito de Veienti,non ceffauano i Ueienti cj con aſfalti,c con obbrobrij ofendere, ç vituperare il nome Romano,

e fu tanta la loro temerità,est infolenza, che i Romani di

dijuniti duentaronovniti,ơ venendo allazufa,gli rappe nɔ,ới vinfºno.Dedef per tanto quantogli huomini s’ingan mano(come diſopra diſcorremmo)nelpagliare departiti, est come molte volte credono guadagnarevna coſa,et la ferde no.Credettono i Veienti, aſfaltando i Romanidifiniti,vin cerli, e quello aſfaltofu cagione della vnione di quelli,et della

rouina loro:perche la cagione della difunione delle Ripub.st piu delle volte è l'otio, & lapace. la cagione dell'unione è la paura,e la guerra. Et però fei Veientifiſſinofiatifºsi,eğli ne harebbens,quantopiu difunita vedenano Roma,tāro piu tenuta da lorº la guerra difoſfo,e con l'arti della pace cerce

di oppreſſargli.Ilmodo è,cercare di diuentare confidente di quella città,she è difunita:&infine chc non vengono allar me,come arbitromaneggiarfi tra leparti. Venendo all'arme darelentifauori alla partepin debole,fpertenergli piu infã

laguerra, etfargli cºnfirmare,fiperche le molteforze wengli faceſſero tutti :: tu voleffi opprimerglige diuếrar loro Prencipe.Et quando queſta parte è gournata bene, in

termerrà quaſi/empre,che l'hara quelfine,che tu haipreſep posto. La città di Piſteia(come in altro diſcorſº,cf. adalire | -.

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Š e c o n D o. i3å φοφοβιο diffi) non venne alla Repub, di Firenze con ältri |-

arte,che conquefa,che effendo quella diuiſa, ở fauorema* i Fiorentini horfuna parte,hor 1akrajenza carico delland; ජෑ.

Fj# conduſono in termine,cheſtracca duquelfus

viuere tumultuoſo, vennefþötaneamente àgittarfinelle bras cia di Firenze. La città di Siena non ha mai #ütáið Jłats

göl fauore de Fiorentini Jehön quando ifauorifonoſtati de boli,si pochi: perche qiiihde efono ſtati

燃 est gagliardii ,

hannofatto quella città vnitaalla affa di quellöstato,che regge. Io voglio aggiungere afsprastriti vn'altro eğempió: , Filippo Ofconti Duca di Milano piu volte moſſe guerra á Fuerentini,fondatofi/opra le difunioni loro, est ſemprehëri:

maſe perdente, talche egli hebbe a dire, dolendofi delleſië a impreſe,come lepaźzie 2: Fiorentinigli haueuanofatto ###

dereinutilmente duemilionidoro Řistaronoaáäq;(chas di/praſi dic:)ingannat ởi Toſcani daqueſtá vnagornatafüperati da Komis %%furono alfinei iinVeienti,

ni Etroßperlauuenirenerefteråingānato qualungipëri milevis,& ferſimilecegione trederà : υκ ψοφοίδε

ii vilipendio,&iimproperio genera odiocộhttàž • •

* coloro,chelfuano ſenza alcunaloro vtilitá,

i 9 ered, ehefia:biºgrandirudnie, the fineț# - i huomini,aftenerfio dalminacciare,º dalľiugiuriare altué

na con le parale,percheľuna ceſa,etl'altranontolgensför: alaemico,maluha lofa più canto, l'altra glifa hauerenia:

#: # lo effempio de Ĉeienti, de quali :per::

offenderti. Üedef

ಳ್ದ omani , i qualialaingiuria dellé lobbrobrio delle pa 燃ಶ #: ್ಗ aftenere fare affenere &#ölesdal prudente quale Capitano egni ரா “ງູ debbéfafé filoji# nelcapitoloſaperiorest? |-



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foißldati: perche ellefono coſe, che infiammano, cac cendono ilmenico alla vendetta , c. in nefuna parte lim

pediſcono(come è detto)alls offeſa, tanto che elle ſonº tutte

arme, che vengono contra a té. Di che ne ſegàgia vno eſempionotable in e Aſia, doue gabade Capitano de Teifi effendoffato a campo ad Amida stu tempo, è3 hauendo de

liberato, ffracco daltedio della offidione, parterfi, leuandoſi |

* gia colcampo, quelli della terra venuti tutti infu le mura, infuperbiti della vittoria, non perdonarono anefuna qua lità d'ingiuria, vituperando, accuſando, rimprouèrande la

iltà, c; la poltroneria del nemico: da che gabade irrita to mutò configlio, est ritornato alla effidione, tamtafu lain degnatione della ingiuria, che in pochi giorni gli prefe, est

faccheggiò , Et queſto medeſimo interuenne a Veienti, a quali (come è detto) non baffando ilfarguerra a Romani, anchora cõ le parolegli ಕ್ಲಿ'; gandando infino infa lofteccatº delcampo adir loro ingiuria, gli irritaronomslie piu con le parole, che con l'arme: & queifoldati, che prima combatteuano malvolontieri, coffrinfero i (on/oli ad appic

care la zuffa, talche i Deienti portarono la pena, come gli antedetti, della contumacia loro. Hanno adunque i buoe

ni Prencipi d'effercito, est i buoni gouergatori di Kepublica a fare ogni opportunerimedio, che queſte ingiurie, ở rim

prouerinonfivfino o nella città, o nell'eſercito loro, ne fra loro, ne contraalnemico: perche vfati contra almemico, ne

naſcono glinconuenienti ſºprastritti; fra loro farebbono peggio, non vifriparando, come vi hanno ſempre gli huo miniprudentiriparato. Hauendo le legioni K# le fĉiate a Capoua cõgiurato cốtra a Caponani,come nelfuo luo *影fi narrerã,et effendo di queſta cõgiuramata vna/editione, la qualefu poida Valerio Coruino quietata, tra l'altre con

ftitutioni,che nella cöuentigueffeciono, ordinaronºpenegra miſſime ...

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I 23

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miſſime a coloro, cherimproueraffinomaiad álcuri di quelli ºldati talefeditione. Tiberio Gracco fatto mēla guerra d Annibale Capitanofºpra certo numero diferui,che i Rema

nipercareſtia di huomini hauenano armati, ordinò tra le primecofe pena capitaleaqualunque rimproueraffe la ſerui tù a’alcuno di loro,tantofu ': da Romani ( come di

fopra s'è detto ) roſadannoſa ildistrezzare gli huomini, e ilrimprouerare loro alcuna vergogna: perche non è coſa,che accenda tantogli animiloro, negeneri maggiore sdegno, º da vero,o da beffe,che fi dica, Nam facetiæ aſperæ,

quando nimium exvero traxere, acrem fui memo riam relinquunt, Cioè. Lefacetie afperē, quando elle

hanno troppo di verità, rimangono agramente nella memo ria di quegli a cuitoccano. -

*

Ai Prencipi, & alle Rep, prudenti debbe baftare vincere: perche il piu delle volte, quando non balti,fi perde. Cap. XXVII. * parole contra alnemico poco honoreuoli, mafĉe il La piu delle volte da vna infolenza, che ti da o la vittoria, |

L{.

elafalſa peranzadella vittoria: laqualefalſa ſperanza fa 雉 huomini non folamente errare nelaire, ma anchora nel Toperare; perche queſta peranza, quando entra nepetti de

gli huomini,falorspaſſareilfegno, ở perderilpiu delle vol 7e qulla occaſione d'hauerevn bene certo,ferãdo dhauere vn megliº incerto : e perche queſto èvn términe,che weri ta conſideratione, ingannandoff dentro gli huomini melte -:

con danno dello/fato loro, e'mipare da dimoffrar

particolarmente con efferpiantichi,ç moderni, non fi po tendo con leragioni cofidiſtintamente dimoſtrare, e Anni

bale, poich'egli hebberottii Rºmania Canne, mandòfaoi Qratoria Carthagine,4ார்:vittºria, cº chiedere 3 -

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Lі в ко ffidj, diputistinelSenato di quello, che s'haxeſ: a Κσε, Configliana Annone ºn vecchio, & prudente cittadine Carthagineſe,che swfaſe queſta vittoriafuianët; far pace ro Romani, potendolahauere con cõuentioni honeste,hauen - v.“

do vinto,est non s'afettafe a’hauerlaafare dopo la perdita; per che la intētione de Garthagineſ doutua effere,moſtrare a

Romani, come e'baftauano a combattergh, & hauendoſene hauuto vittoria,non fi cercaffe di perderla per la

eranza

ä'vna maggiore. Nonfu profºqueſtºpartitº,'nafu bene poi, dal

|# со осига Јаній,4иапао Госсајіе

șefu perduta.kļauendo e {lefandro Magno gia preſe tutie. l'oriente,la Rep, di Tiro, nobile in quei tempi,&# potente,per hauere li loro città in acqua, come i Vinitiani, vedutala. andezza d'Aleſſandro, glimandarono Oratoria dirgli, Zgwº vgleitano effere faoi bugniſeruitori, est dargli quells vhidienza,çhe egli voleua, ma che non eranogia per açfet tarene lui,ne 醬 entinella terra, Onde degnato Alef fandro,che vna città gli voleſe chiudere quelle porte,che tut

tolmondogli haueua aperte, gliributtò, cớ non accettate le • çõuētioniloro, vi mãdò a campo. Era laterra in acqua,g; be ni/rima di vittouaghajc: d'altre munitionineceſſarie alla gi

feſafornita,tento che Alejandre dörò quattrº meſsauide, che vna sittà glitogliena quel tempeallifnagloria,che nen: gli haueuana folti mºlti altri acquiſti: cf.

# di tenta

relaccordo, & concederlore quello, che per loro medeſimi hautuane domandato. Ma quelli di Firo infºperbiti, non fºlamente ng volero accettarelaçcºrdo.ma ammanzzare no chi venne aparticarlo. diche *Aleſſandro sdegnatº co tantaforzaſ miſe all'eſpugnatione, che la prefe, 3 disfece:

øänazzà.g-fetesthiau gli huºmini tiếnenel A4DXII, vno eſercito Spagnuolainfildomínio Fiorentine,perrimei

tertiMediciin FireRe.g. tagheggiarelacità,sõdetij da fitta= -----

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‫ﺩراد‬.

|5 я ее и в в 1 24 cittadinidentre,iguali haueuane date lorº feranza, che |-

fubitoffero infaldominio Fiorentino piglierebbono l'arme valorofauore,g; effendo entrati nel piaño,est non fiſcop en- : do alcuno, e hauendo carefia di vittoriºglie,tentareio l'ec cordo: diche inſaperbito ilpopolo di Firenze, non l'accettò,

onden: nacqueliperdita di pritº,g larouina di quello ſta to. Non # për tasto i Prencipi, che/ono affaliati, fare ilmaggiore errore(quando l'affako è fatto da huomint agrā lungā piu potenti di loro)chericuſare ogni accordo, maſsim : mente quindogli è offerto: perche non farà mai oferioff baß,che non vifia dentro in qualche parte il bene estre di

celui,che l'accetta,g vifarà parte dellafaa vistoria,per che edoueua baffare alpopolo di

#

Alefjandro accettaje

puelle conuentioni,ch'egli hauena prima rifiutate: G e a af. ai vittoria la loro,quando con l'armi in mano hauetano fat to condefenderevn tanto huomo alla vºglia loro. Denesa baſtare anchora alpopolo Fiorētino, &:era afſti vittoria, feleſercito Spagnuolo cedeua a qualeh’vna delle voglie di

quello,e le fue non adiempieua tutte: perche l'intentione di quello eſercito era mutare lo fato in Firenze, e leuarlo dalla deuotione di Francia,c-trarre da lui danari, Qagan do di tre coſe n'haueffe hauute due,chefon l'vltime,cº-alpo

polo nefuſè reſtatavna, ch'era la conferuatiore dello ſfato

Juo;eihautua dentre ciaſcuno qualche honore,e qualche (à tisfatione,nef douena ilpepolo curare delle due celerimanē do vino,ne doueua valeréſ quando bene egli haueffe veduta maggiore vittoria.&

##certa)volermettere quella in al

cunaparte a diferetione della fortuna, andandone l'ultima poſtafaa,la quale qualunque prudente mai non ariſchierà, Jệnonneceſitato. Annibale partite d'Italia, doue eraſtate 锣I. anni glorioſo, richiamato da faoi Carthaginefi a & &rәнд “ ாாகா, ஆம்- & ஆ. 拿

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trouperdutail:rgne di Numida, ristretta carthagise - tra i termini delle fue mura,al4quale non reſtaua altröri

fugio,che ejo,có l'eſercitofno: & conoſcendo come quella eral'vltimapoſta della ſua patria, non volle prima metterla

a rýchio,che egli hebhetentato ºgni altro rimedio: nefver agnò di domandare la pare,ginaicando, che ſe alcuno ri medio hą seua lafaa patria,era in quella,ớ non nella guer

r, laquale effendogli poi negata non volle mancare(douen do perdere ) di combattere,giudişando potere purvincere,

e perdendº perdere glorioſamente. Et ſe Annibale, il quale

erstanto virtuoſo,čſ. hauena ilfag effercito intero, sercò pri m« la pace,che lazaffa,quandafi vide,cheprendendo φιεί, la, ląfgapatriz diueniuaferua, che debbe farevn'altro di



manca virtù, & dimanco di lui; e Magli hito-' minifanno queſto errore, che non fanno porre termini alle feranzelgrº, & infº quellefondadoſ,felixa miſurafal. trimentirouinano. " " ' ' ’

Quanto fia pericolofa ad vna Rep.o ad vnb Pren cipe non vendicarevna ingiuria fatta contra al

publico,o contraalpriuato. Cap. XXVIII, rY Yellº,chefacciano fire agli huomini glisdegni facil \~Amentefi conoſce per quello, che auuenne a Romani, quando emandarono i tre Fabii Oratori a Francioſi, che erano venutiadaffaltare la Toſcana, & in particolare Chių

f: perche hauendo mandatailpopolo di Chiuſiper aiutº a Roma, i Komani mandaronº ambaſciadoria Francioſ,che in nome del popolo Romanofignificaſſero a quelli,che s'affe -

nefino difat guerra a Toſcani, i quali Oratori effendo in falluogoseż pių áttiafate,che a dire,venēdo i Françiof, est

Testasi allaz"fafinistetraipriniacombattereren: |-

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ค#2? · pr4 aquelli, ondene nacque, che effendo conoſciutida loro?” S к со м р. д.

tntro lo sdegno, che haueano contra a Toſcani, voljerocomº

tra a Komani,Il quale sdegno diuentò maggiore:perche ha: uendo i Francioſi per loro ambaſciador fatto querela rol Senato Komano di tale ingiuria, e domandato che in fa- . tiffattione del danne, fufino dati loro i ſopra fcritti Fab#;" non folamentenon furono conſegnati loro, o in altro modo cara ftigati, ma venendo i Comitij furonofatti Tribunt compos: dijtà conſolare: talche veggendai Francioſ quelli bºnorae ti,che doutuane efferpunistripreſono tutto efferfatto in lorº dipreggio,c ignominia; c3 acceſi d'ira,& disdegno venº pero adaļaltare Roma, e quella prefono, eccetto il Cam

pidºglio. La quale rouina nacque a Romani, folo per finof feruanza dellagiuſtitia: perche hauendopeccato i loroam baffiadori contra ius gentiů,& doutndo effer caſtigatifa rono honorati. Pero è da confiderare, quanto ogni Republic*

e ogni Prencipe debbe tenereonto difare finile ingiuriæ; monjolamente cătra advna vniuerſalità ma anchorącontra

ad vnoparticolareperchefe vnohuomo è effºgrandenen te o dalpublico,o dalpriuấte, e nonfia vendicato fecondº la fatiſfattienefita,ſe e’viene in vna Republica,cerca anche

ra con larouina di quella vendicarffee’viue ſottovn Prf cipe,eſ habbia inféalcuna generoſità,nonfiacqueta'mai in contra di lui, anche fino che in qualunque rache egli vived fedentroliño proprio male per verificare queſto,non ci è ilpiu bello,neilpiu vero eſempio,che quello

#vendicht

di Filippo di Macedonia padre d'Aleſſandro. Haneusteo

ftui ne lafia corte Paufaniagiouine bellº,& nobile delqua ſe era innamorato Attalo.vmode primi huomini, chefuſe preſea Filippe gi bauếdolo piu volte ricerco,che

Jentirli,&írønặdololontano dafimilicoſº,deliberò d'hanere

teningamº,g perforzaquiliebertraire verst vana non

. . ::::

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nem potere hauere. Etfatto vnfolenne conuite,nelquale Pas fania, & molti altrimobili Baroni conuennero, fecepoi che sia/Eunofispieno di viuandesg di vino,prendere Pauſânia,

&#condottole alloftretto non folamēte perforxa sfogò lafai khidine, mea anchora per maggiore ignominia lofece da mol

ridiglialtri infimilmodo vituperare. Della quale ingiuria

Paffniafdolepin volte con Filippa,ilquale hauendºlate nuto vn tempo in ifperanza divendicarlo,non folamente nã

levendicà,ma prepºſe Attalo algouerno d'una prouincia di Grecia,onde Pauſania vedendo alfaonemico honorato, est nãcaſtigato,valje tuttolo sdegnofue nã cãtra aquello,che gli kaweua fattaingiuria,ma contra a Filippo,che non lo haue wa vendicato. Et vna mattinafolenne in fu le nozze della fi

gliuola di Filippo,maritata ada Aleſſandro d'Epiro,andan de Filippo altempio a celebrarle in søezza diaагАtefanari

genero, & figliuolo,fammazzà, Ilquale effempio è moltºf raileaquello de Ramani, cá notabile a qualunque gouerra, she mai non debba

#႕ႏိုင္တူ e'creda

(aggiungendo ingiuriafºrra ingiuria) che colui,che è ingiu

影, non f燃 di # eon ºgni fue.ே particolar danne,

is ?. ***: : -, :,

:, :, :es:

*

* *

Lafortuna acciecaglianimidegihuomini,quan - do ella non

ஐ Elli s'opponghino à di

« fegni fuoi. Cap.s.



‫יורי‬

-

‫יו‬:‫* * ייע‬

*

NE e fi confidera bene, come, procedono k coβ bu º mane,fivearà molte voltenaſcere coſe,e venireaccid:

tia qnzlicieli al tutto nähanno voluto chef prouệgga. Et tasquesto, chie dice,internenne a Roma, douterafāta virtàtantareligione,tantoordine,non èmarauiglia, che e

zkinternigamaliepiuſ#efin una città sin vnaprenincia も、

124 che manchidelle coſefopradette: cºperehe queſto luogº à S в е о м р э.

nstabile affai a dimoſtrare la potenza del cieloftra le cofe humane, T. Liuto lirgamente, 3 cen parele țeacțime le di moſtra, dicendo,come,volendo il cielo a qua che fine che i

Romani conofcejono la potenza fa fece prima errare quei Fabj.che andarono Oratoria Francioſ,cºmediante l'ope

ra loro gli moje afarguerra a Roma, Dipoi eraixò,che per riprimere quella guerra,non fifaceſſe in Rema eofa alcuna

dig a del pºpolo Romaño,hauendo prima ordnato,che Ca millo,il qủale poteua effere ſolo vnico rimedio à tanto male, faffe mandato in efilio ad Ardea. Dipoi venendo i Fran cisi verſo diRom ,coloro che perrimediare aſimpeto de Vit fci,est altri vicin loro nemici,haweuano creato molte volte vn. Dittatore, venende i Francieſ,não crearono, anchora nålfare l'elettione defoldatilafeciono debole,es-ſenza altu

na fraordinaria diligenza:øfurono tanto pigita pigliare ' . l'arme,che afaticafurono a tempo a Éontrare i Francioffe

pra il fiume d'Allia difeſto da Roma dieci miglia. Qui ; Tribunipofero illoro campofenza alcuna : diligéza, non prouedendo illuogº prima,non fi circondando confoffa, est sõffeccato növfädo alcuno rimedio humano,o diuino. Ei nell'ordinarelazufafectrogli ordinirari,et deboliin modº, che neifoldati,ne i Capitanifecero coſa degna della Roma

na diſciplina. Ši combatt? poiſensta alcunjangue, perche et fuggirono prima,cheffino affaltati: et la maggior partef3

n;andòa veio l'altrafritirga Roma,iqualifënzº entrare : * altrimenti nelle cafeloro, fe n’entrarono in Campidoglio : in modo che il Senato/enzapenfredi difendere Rima nõ chiu | {

fenon che altra, leporte,& parte/enefuggì parte conglat irife n'entrarono in (ampidoglio.pure nel difender quellovº.

|

reno digfriiiiutili,nefiuituttiiframftischeாது.

arono qualche ordinenốtumultuario, perche e’nöl'aggrana * * ... *

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L і в ко. : : the poteſinofºppºrtare la ofidione:estº della turbainurile de

vecchi,& delle donne,c-defanciullila maggior parte ſe ne fuggì nelle terre circonuicine, ilrimanente reſtò in Roma in preda de Francioſi.Talche chi hauefeletto le coſe fatte daquelpopolo tantianni innanzi,6-leggefedipoiquei tem

piyon potrebbeaneſun modo credere, che fuſe ſtato vn medeſimo popolo. Et detto che Tito Liuio ha tutti iſºpra dettidfºrdini,conchiude,dicendo, Adeo obcæcat ani

mos fortuna,cum vim ſuam ingruentem refringi non vult. Cioè,Intanto lafortuna accieca gli huomini, non volendo,chef poſſa refiftere alle fue forze. Ne pue

effere piu vera queſta conchinfine. Ondegli huomini,che viuonoºrdinariamentenellegrandi auuerjità , meritana тапсо laude,ºmanco biafimo:perche ilpiu delle voltef ve dràquelliad vna rouina;adwna grandezza effer ffati con hanno fatto i cieli,

dotti davna commodità♔gli

dandogli ocsafone,º togliendogli dipotere operare virtuefa mente. Fa bene lafortuna queſta,che ella elegge vno huo mo(quando ella veglia condurre coſegrandi, ditante ſpiri to,c-ditanta virtù)che econoſca quelle occaſioni, che ella

gliporge. (of medeſimamente quando ellavoglia condurº regrandi rouine,ella vipropone huomini,che aiutino quel larouina. Et fe alcunofuffe, che vepoteſſe oftare, e ella lo

4mmaz.Ka,o lo priuadituttelefacultà di potere operare al tun bene. Conoſcef queſto beniſſimo per queſto tefio , ce melafortuna perfar maggiore Roma,có condurla a quella

grandezza,che venne giudicòfuſe neceſario batterla,come alungo nelprincipio delſeguente libro diſcarreremo, ma non vollegia in tutta rouinarla. Et perqueſto fivede,che ella

fece sbandire.g. non morire (amillo:fecepigliare Roma,ợ non il (ampidoglio:ordinò che i Romaniper riparar Roma,

, котрајºfiіпейсипасоfa bнскарғrafindºrtil செம்

12ý ylio,non mancarono d'alcuno buon’ordine. Fece perche oma fuſje prefa)che la maggior parte defaldati, the fire no rotti ad Alliafe n'andarono a Deio. Et cofi per la di S и со м о о

-

|

fefa della città di Roma tagliò tuttelevie nell'ordinar queſto, preparò ºgni cefa allafua ricuperatione , hauendo condotto vn'effercito Romano intiero a Veio,e Camillo ade-Ardea, da poterfaregrofa teſta/otto vn (apitano non maculato d' alcuna ignominia per la perdita,c intiere nella ſua riputa tione,per la ricuperatione della patria fita. Sarebbeci da addurre in confermatione delle coſe dette qualche effempio ·

moderno:ma per non gli giudicare neceſſarij(potendo quefie ,

a qualuquefatisfare)gli lasterà indietrº. Affermo bene di : núouo queſto effere verijimo (ſecondo che pertutte l'hiſto rief vede) chegli huominipofono ſecondare lafortunaci.

nºn opporfile,pojono teſſeregli ordutifusi, cº non romper

gli, Debbonobene nonfiabbandenare mai : perche non Japendo ilfine fuo, & andando quellepervie torte, e inco gnite,hanno ſemprea, perare, &#fferando, nonfi abbando mare in qualunquefortunést in qualunquetrahaglioſtro

Le Republicheeti prencipiveramente potentinon * comperano l'amicitie co danari,ma con levir tù,& con la- : riputatione delle forze, Cap.xxx. 4." *

-

E Rano i Romaniaſſediatinel(: : eſ-ancho ra che effi aſpettaffino il ſoccorſo da Ueio, & da Ca millo,effendo cacciati dalla fame,vennono a compoſitione co

Francioſi di ricomperarfi con certa quantità di oro:es ſopra tale conuentione peſandofidi gia l'oro, feprauenne (amille

een reſercitosto:Ilchefree(dicet hiſtoricº) lafortuna, ve Romani Goè,acciò chele - - . auro redemptinóviuerent. ,: · · vitas s.

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vita de Romaninonfoſſe comperata e conferuataper ೫°: ceae dell'oro.Laqual cofa non folamente è notabilem que jfa parte, ma etiandio nel proceſſo dell'attieni di questa

Kep. doutfivede che mai non acquiſtarono terrë con dana; razmas non feciono pace con dinari,mafempre con la virtù dell'armi. Il che non credofiamai interuenuto adalcuna al

tra Republica,e tra gli altrifegni,per i qualifconoſcelapo tenza d'vnoſtato,è vedere come e viueco vicini fuoi. Et

uando est gouerna in modº,che i vicina(per hauerlo amico)

#..faoi penționarijalthora è certofgno, che quello ſtato : yetente ma quando detti vicini(anchora che inferioria lui)

#:: daquello danari allhora èfºgnogrande di debolez Ka di quells. Legghinſi tutte le hiſtorie Romane, es vedre se comes Maffilienfigli Edui, Rodani, Hierone Siracuſans; Eumene,ge Maffiniſa Regi(i quali tutti erano vicinia confinidesto Imperio Romano)per hauere l'amicitia di quel

b,concorreuame afpefe , est a tributi ne biſogni s'effo,non sercando dalaialtro premio che l'effer diffi: il centrarioſi vedrà negli fati deboli:e:en:inciandoſi dalnoſtro di Fi renze,ne tempi paffati,nella Amaggiore riputatione, non erafignorotto in Romagna,che non hauefe da quello proui fone,g dipiu la daua a Peruginį,4 (aſtellani,et a tuttigi

altrifioivicini (hefe queſta città fuſeffata armata,e ga gliarda farebbe tutto ito percontrario:perche tutti(per hane re la protettione d'effa)harebbero dato danaria lei,ei cerce di non vendere la loro amicitia, made comperare lnfaa. Ne fono in queſtaviltà viuutifoli i Fiorentini, ma i Dinitiani c3-il Re di Francia,alquale convno tahto regnovine tribu tarto de Suizzeri,e del Re de Inghilterra.īlche tutto naf:

se dall'hauere diſarmatiipopolifuoi,& hauere più toffe vo luto quel Kees gli altriprenominatigoderfi vnpreſente vtí leydi;് ipopoli,& fuggire vne imaginatº ' ’ .

pun

(. 橢



Sксоко е s2} Miu teste,che vere pericolo,che fare ceſe,che gli affeurine,c

facetan: i lorº ſtatifelicinperpetuº.Ilạñakäſordine: partoriſce qualche tempo qualche quiete,è cagionetoltențe di neceſſità di danni,e dirouine irrimeaiabili. Et farebke lungº raccontare,quante volte i Fiorentini,i Oinitiani, C# questo regnofifonoricomperati infº leguerre, & quante vol ieffono ſottomeſſi ad vna gneminia,che i Romani furens vna fola voita perfottometterfi. Sarebbe lungo raccontares, uante terre i Fiorentini,c}- : C’initiani hanno cemperate,

ai che s'è veduto poi ildfordine,c come le coſe , chefiae quiſtano con l'oro,nonfifanno difendere colferro.Offeruare

voi Romani queſtagenerofità , có queſto modo di veuere, mentre viſiono liberisma poi ch'eſsi entrarono/ottegli Impe radori, & che gli Imperadori cominciềrono adeffer cattini, cớ amare piu l'embra,che il/ale,ceminciarono anchoraeſia

ricomperarfi,hora da i Parthi,hera da i Germani, kerade altri popoli conuicini,il chefu principio della rouina ditantº Imperio. Procedeuano per tantofmili inconuenienti dall'ha uere difarmati i loro popoli,di chenerieste vn'altro maggio re,che quanto il nemicº piuti s'apprefa, tantoti truena pie

debole:perche chi viue ne modi detti difepra, tratta male uei ſudditi,che fºne dentro all'Imperio/ue : permen hauer

# ben difpofti a tenere il nemico diſcofio.

Da queſte

nafce,che per tenerlopiu diſcofio,ei daprotifiene a quei fig mori,et popoli,che moltofano vicinia i cenfinifasi Onde ha

fce,che queſti fati cof fattifanxovnpoċedirefferza irfa i confini,ma come ilmemico gli ha paſſati,einö hãno rimedie

alcune e nõfanueggono,come queſto mede dellore prece dere,è cãtra ad ogni buono ordine:perche ilckere,e le parti vitali d'un corpoff hanno a tenere armatec non l'ºffreni

sà d'eſſo,perche fixaquellef viue,g effo quello,fmuere: g questiſtati tengono il cuºre diſarmatº, & lereni, cº s *

‫هكة‬

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L і в во

șitdienai Queisebebabbiafataquesto diſºrdine a "Firenze, ſi è vedure,G.: vedeſi ogni dische cemevno effer “tito pafai confini,6- che le entrano propinquo alcuore, non Fritrona piualcune rimedio . De Dinitianifivide, pochi anwifono,la medefima pruona : & Je laloro città non era

faſciata dall'acque ſe nefarebbe veduto ilfine . Queſta ‘efferienza monji è vifta fifpefo in Francia,fer effere quello figran regno,che egli hapachinemici ſuperiori : nondime no quandogli Inghlefinel mille cinque cento tredici aſfalta

rono quelregno,fremàtuttaquella prouincia, c; il Řeme deſimo,e ciaſcunoaltro giudicaua,che vna rottafolagli pa teffè torre lo stato. e A Romani interueniua il contrario;

perche quanto piu ilmemicofiappreſſaua a Roma, tantopis trousuaquella città potente a reſiſtergli . est fi vide nelle

venuta d'Annibalein Italia,che dopotre rotte,et depòtante morti de Capitani,et deſoldati,eipsterono non folofoffenere ilhemico, ma vincere laguerra. Tutto nacque dallo ha-

were bene armatoilcuore,est delle eſtremità tenere poco con to:perche ilfondamento dello fatofàoerailpopolo di Ro mijlnome Latino,est l'altre terre compagne in Italia, cſ: le loro colonie,onde etraheuano tantifoldati,chefuronoff ficienti con quellia combattere,e tenere ilmondo. Et che

fa verofi vede per la domanda,chefece Annone Cartha gineſe a quei Oratorida Annibale dopò la rotta di Canne, i quali hauendomagnificatole coffatte da Annibale furo * no domandati da a Annone,/e delpopolo romano alcuno era venuto a domandarpace,6-fedelnome Latino,est delle co

lonie alcunaterrafera ribellata da Rºmani; e negande

quellil'vma,e l’altra tofa,replicò Annone,queſtagnerra è anchoraintiera,comeprima. Vedeți pertanto e perqueste:

diſcorſº,eper quello,che piu volte habbiamo altroue dette,

.

quantadiuerſità/indelmºdo delprocedere delle *

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‫صصتعتخصدامسة‬---------------

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S Е со N D О.

I29

fenti,aquello delle antiche. Oedefi anchora per queſto ogni di miracolofe perdite, & miracolofi acquiſti: perche doue

gli huomini hanno poca virtù, la fortuna dimoſtraalſai la potenzafua: e perche ella è varia, variano le Repub. c gli ſtatiſþeſſo, e varieranno ſempre, infino chenon furga qualch’uno,chefia della antichità tanto amatore, che lare goli in modo, che non habbia cagione di dimoſtrare ad ogni gırare di Sole,quanto ella puote. -

‫فيﻟم‬

Quanto fia pericolofo credere a gli sbanditi. . |-

Cap. XXXI,

E Non mi parefuori dipropoſito, ragionare tra queſti JL altri difcorff, quantofia cofa pericolofa credere a quei, chefono cacciati della patrialoro, ffende tofe, che ciaſcuno di effi hanno a pratıcare da coloro, che tengonoffati,potēdo maſſimamente dimoſtrare queſto con vno memorabile ef: fempio detto da Tito Liuio nellefue hiſtorie, anchora che

fiafuori di propofitofuo, Quando Aleſſandro Magnopaßò conl'effercitofio in Afia, Aleſſandro d'Epiro cognato,est zio di quelle venne congentiin Italia,chiamato da gli sbanditi Lucani, i qualili dettonofperanza,che e'patrebkº,mediante loro, occupare tutta quella prouincia. Onde che quello ſotto la fede,est śperanza loro venuto in Italiafu morto da quelli, effendo loro promeſſa la ritornata nella patria da loro cittas dini,fè l'ammazzanana. Debbifi confiderare per tanto,

quantofia vana &lafede,et le promeſſe di quelli chefſtro uano priui della loro # perche quanto allafedef haad

eftimare, che qualunque volta poſſono per altri mezzi, che

perli tuoi rientrare nella patrialoro, laſcerannote est acco fferannori adaltri, non ofante qualunque premeſſa cheti

ban finº fatta. Et quantoala vana promeſſa, ci ſpe .

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L ї в к о

ranza,egliè tanta la voglia eſtrema,chè in loro, diritornare : in caſa,che e credono naturalmếte molte cofe chefonofalſe,et molte ad arte n'aggiungono,tal che tra quello,che credono,e quello,che diccno di credere,tiriëpiono diſperanza talmente,

chefondato infu quella,tufaivna þefa in vano,o tufaivna inrefa,doue turouini.Io voglio per effempio mi baffi Aleſsã dro pre letto,est di piu Temiſtocle Athenteſe,ilquale eſsendo

fatto ribello, fenefuggì in Aſia e Dario, Doue gupromeſſe tã to,quãdo ei voleſe ajaltare la Grecia,che Darioji volſe all impreſa, le queli promefe non glipotendo pot Temiſtocle of: feruare, oper vergegna, o per tema di fupplicio auelenòfe ftefo. Gºfe queſto errore fu fatto da Temistocle huomo ec zelentiſſimo fidebbe ſtimare,che tanto piu vi errino coloro, che perminorvirtù filafcieranno piu tirare dalla voglia, có: dalla paſſione loro. Debbe adunque vn Prencipe andare ad agio a pigliare impreſe/opra la relatione d'un cöfinate perche ilpiu delle volteſe ne reſta o convergogna, o con dannogra uiſimo, Et perche anchorarade volteriefceilpigliare leter re difurto,e perintelligenza che altri hauefje in quelle,non mi pare fuor di propoſito diſcorrerne nel ſeguente capitolo, aggiungendoui con quanti modi i Romani l'acquiſtanano.

In quantimodi i Romani occupauano le terre. Cap. XXX II.

E Sfºndo i Romani tutti volti alla guerra, fecero/empre mai quella con ognivantaggio, & quanto ad ogni altra

cofa,che ineffafricerca. Da quffo nacque, chef guarda rono dalpigliare le terre per offidicne, perche giudicauano

queſto modo ditantafpefà,3 ditanto fommodo, che/ape

raffe di gran lunga la vtilità, che dell'acquiſtofpotega |-

-

trarre,

S в со м р о.

13ö

trarre. Et perquestopenſarono, chefuſe meglio, & pin v

tilefoggiogare leterre per ogni altro modo,che aſediandole. Onde in tante guerre, & in tanti anni ci fono pochfimi ef Jempi d'oßedioni fatte da loro. I modi adunq;, co quali egli mo acquiſtauano le città,erano opereſpagnatione,ºper dedis tione.l'eſpugnationeera operforxa, o per violenza aperta, o perfor Kameſcolata confraude, La violenza apertaera e con afaliofenſapercnotere lemura(ılche loro chiamaua nº aggredivrbem corona)perche cõtuttelefiercitocir cundauano la città, c, da tuttelepartila combatteuano,cº

molte volteriuſcì loro,che in vno afsaltopigliaronovna cit tà, anchora che grofiſſima:come quãdo Scipionepreſe Car

thaginenuoua in Ispagna, o quandoquefo afialto non baffe na, fi diriKKauano a rompere le mura con arieti, o com altre

loro macchine belliche,º e faceuano vna caua,e perquella entrauano nella città nelquale modo preſeno la città de De

ienti, o per effere equaliaquelli,che difendeuano le murafa ceuano torri di legname,ºfareuanoargini diterra appoggia ti alle mura di fuori pervenire all'altezzadi eſſefopra quelli. Contra aqueſti aſfalti,chi difendeua le terre, nelprimo cafº

circa l'effere aſaltato intorno portaua piuſabitepericolo, G hauena pindubbjrimedijiperche biſognandogli in ognilocº hauere afat difenferi,º quelli,chegli haueua,non eranotan ti,chepoteſſero/upplırepertutto, o cambiarfi; ofepoteuano, non erano tuttidi equale animo areffere;ớ davna parte, |

thefnfº inclinata lazufa,ſiperdeuano tutti. Però occorſé

fj

(come io ho detto)che molte volte queſtomodo hebbe felice

|

fucceſs. Ma quandonõriuſciua alprimo, non lo ritētauano molte,per effer modº pericolofoper l'eſercito perche difend#.

| f,

doſi intantoſpatio,restauapertutto debole apoterereſistere

ad vva eruttione, che quelli di dentro haneſino fila, S 2

φ'

L і в к о

c; anchefdfºrdinauano cº straccauano iſoldati, ma per vna vºlta, & all'improuiſo tentauano talmodo. Quanto alla rottura delle mu ra,s'opponeuaño come ne preſenti tempi con ripari, cº per refiſiere alle cauefaceuano vna contraca ua, & per quella s’opponeuanº alnemico o con l'arme , o con altriingegni: tra i quali era questo,che egli empieuano dogli dipenne,nelle quali appiccahano ilfuoco,G accefigli mette

uano nella caua i quali con ilfumo, e con ilpuKzo impedi mano l'entrata a nemici: c fe că le torrigli afsaltauano, s’in gegnauano con ilfuoco rominarle . Et quanto a gli argini di

terra,röpeuanö ilmuro da baſo,doue l'argine s’appoggiaua, tirando dentro la terra,che quelli di fuori vi amontauano, talche ponendoſi difuori la terra, c; leuandoſi di dentro, veniua a non creſcere l'argine. Questi modi d'eſpugnatione nonfºpoffono lungamente tentare: ma biſegna e leuarfi da campo,et cercareper altri modi vincere la guerra,comefece Scipione,quando entrato in Africa,hauēdo aſfaltato Otica, c non gli riuſcendo pigliarlafileuò del campo, & cercò di romperegli eſerciti Carthagintfouero volgerfi all'offidione, comefectono a Deio,(apoua,(arthagine,e Hieruſalem, ci fimiliterre,che per offidione occuparono. Quanto all'acqui farele terre perviolenzafartiua, occorre(come interuenne di Palepoli)chepertrattato di quelli didētro i Romani toc cuparono. Di queſta forte effugnatione da Romani, e da altri nefono ſtate tentate molte, & pochene fono riuſcite, la ragione è, che ogni minimo impedimentorompe ildiſegno,e3; gli impedimenti vengono facilmente: perche o la congiurafi JEuopre innãXi,chef venga all'atto;e fuoprefi non cõmol ta difficultà,ſiper l'infedelità di coloro,cõ chi ella è commu wicata:fiper la difficultà del praticarla, hauendo a cõuenire

to nemici, cº con chinon ci è lecitoſe non ſotto qualche co --

*

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S в со N D.о.

13 I

lore parlare. Ma quando la congiuranonfiſcoprifenelma neggiarla,vifurgonopoi nelmeterlain atto mille difficultà: erche ofetu vieni innanzialtempo difºgnato, oſe tu vieni dopo figuaffa ognicoſa fe filieua vn romorefurtulo, come

ľoche del Campidoglio: ſef rompevno ordine conſueto, ogni minimo errore, cº ogni minimafellacie, che fi piglia, roui ma l'impreſa. Aggiungonfa questio le tenebre della notte, e quali,mettonoplupaura achi trauaglia in quelle cofe perico loſe. Et effendo la maggior parte degli huomini,chef cõdu cono afimile impreſa inefferti delfito del paeſe,& de luoghi doue ei ſºno menatificòfödono,inuilfono,c implicano per ºgni minimo,e fortuito accidente. Et egni imaginefalſa è perfargli mettere in volta. Nefi trono mai alcuno, chefuſe piu felice in queſte eſpeditionifraudelenti,& notturne, che e Arato Sicioneo,il quale,quantº valevain queſte,tãtonelle

diurne,et apertefattioniera pufillanimo.ilchefpuo giudi care chefuſe piutoſto pervna occulta virtù, che erain lui,

che perche in quelle naturalmēte doneſe eſſere pufelicità di queſti modi adunquefº nepraticano affat pochi fe we condu como alla pruous,et pochißimi nerieſceno. Quãto all'acqui fare le terreperdeditione,º ellef danno velitarie,oforzate,

la volontà naſce o per qualche veceſsità effrinſeca, cheglico |

ffringe arifuggirtifiſotto,comefice (epous a Romani,oper

deſiderio d'effer gouernati bene, effËdo allettati da ilgotterno buono,che quel Prencipe tiene in celoro,chefegli fono volon tarijrimeſi ingremborcemeferono i Rodians, AMafilierf,

c3 altrefimili cittadi chef dettono alpopolo Romano. Qu㺠to alla deditioneforzata,otaleforza nafĉe da vna lunga of

fidiome(come diſoprafè detto)o ella naſce dat na continua oppreſsione di‫ مه‬correrie,depredationi,& altrimali trattamf ." --

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tij quali volfdofuggire vna città,farrende. ditutti i medi ,

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L ї в к о

detti i Romanivfarono piu questo vltimo, che nefuno, 'c3', attefono piu che quattro cunto cinquanta anni affraccare : vicini con lerotte, có cỡ lefcorrerie,6- pigliare (mediäteg’ accords)riputatione ſopra di loro, come altre volte habbia mo diſconfº, & ſopra tal modo ffondarono/empre, anchora che gli tentaſino tutti, ma negli altri trouarono coſe operi inutili;perche nell'oſsidione è la lungheXza,et la ſpe



fa,nell'eſpugnatione dubbio,c pericolo, nelle congiure fin certitudine. Et vidono,che convna rotta d'effercito nemice всqиifанато τηz Regno in vn giorno,c:- nelpigliare per «бі dione vna città offinata confumanano molti annu.

Come i Romanidauano a loro capitani degli efferciti le commeſsioni libere, Cap. XX III.

Oistimo,che fa da confiderare (leggendoquefa Linia na historia,volendonefar profitto)tutti i modi delproce dere del popolo,G. Senato Romano : G tra l'altre coſe, che meritano conſideratione fono,vedere con quale auttorità effi mandauano fuori i loro Confoli, Dittatori, & altri (api

tani degließerciti . De qualifi vede l'auttoritáeßerſtata grandiſima, c; ilSenato nonfiriferuare altro, chelautto rità di muouere nuoueguerre, cº- di confer::nare lepaci,сӱ.

tutte l'altre coferimetteua nell'arbitrio, &#ddesta del (on folo:perche deliberetacheera dalpopolo, est. dal Senato vne

guerra(verbi gratia contra a Latini) tutto ilreforimet teuano nell'arbitrio del (onſolo. Ilqualepoteua ofarevna ** ----

giornata,º nox lafare,c; campeggiare uefa s º quelſaltra terra,comea lui parena. Lequali cafe# verificano permol

ti ſempi, cº mastinaminte per quello, che orcorſe in . .

-

vna

i

132

S я с о N D е.

vna eſpeditione contra a Toſcani: perche hauendo Fabio (on/olovinto quellipreſſoa Sutri,c-diſegnando con l'eſerci º to dipoipaffarelafelua Cimina, ci-andare in Toſcana,nõ folamente nonfi configliò col Senato, manon gli dette alcu na notitia, anchora che laguerra faſeper hauerfi a fare

in paeſe nuouo, dubbio, & pericolofo : ilche fi testifica , anchora per la deliberatione, che all'incontro di queſto ť:

fu fatta dal fenato, il quale hauendo intefº la vittoria, che Fabio haneua hasuta: c. dubitando, che quello non pigliaße partito dipaſsareperledettefelue in Toſcana, giu

dicando chefuße bene, non tentare quella guerra, ci corre requelpericolo,mandò a Fabio due Legati afargli intende re,chenőpaĝaße in Toſcana:iquali arriuaron, che viera giapaſsato,có hausua hauuto la vittoria,e} in cambio d'ins

peditori della guerra,tornarono ambaßiadori dell'acquiſto, est della glória hauuta. Et chi confidera benequeſto termine

lovedrà prudentistimamente vfato: perchefe il Senato ha uefie voluto,chevn Conſolo procedeste nella guerra dimano, in manos/econdo che quellogli commetteua, lofactua meno circonspetto, est piu lento : perche non gli farebbe parute,

che lagloria della vittoria fuße tuttafa, ma che nepartici

,

paſie il Senato, col configlio del quale ei fi faße gouernato. Oltra di queſto il Senato / obligaua a voler configliarevna ; : coſa,chenonje nepoteua intendere. Perche, non ofante !, ** che in quelloffino tutti huominieſercitatiſſiminellagner

s ra,nondimeno non eßendo infalluogo,G non/apendo infini tiparticolari, chefono neceſarijfºpere a voler configliarbe , , ne,harebbono (configliando ) fattiinfinitierrori. Ɛther queſto evoleuano, chel Conſole perſefaceste,c che la glo

ria faſe tutta fia, l'amore della quale gindicauano che ffefreno,ớregolaafarlo rா,bene. s

:

3.

4 *---

ಶ್ರೀ# ріи

L ї в к о

èpiuvolontierinotata dame, perche io veggio, che le Re publiche de preſentitếpi(come è la Vinitiana,c; Fiorëtina) l'intendono altrimenti: gfei loro Capitani, proueditori, o Commiſarjhanno apiantarevna artiglieria, le vogliono intendere, ci configliare. Il quale modo merita quel la laude,che meritane gli altri, i quali tutti inſiemel'hanno condotte ne ter

mini, chealpreſente /* trноиато,

DELLI

JE

TAN ●※●さ>子。

క్ష

-

133

D ELLI DISC ORSI DI N I C O L O M A C H I A V E L L I, cittadino,est Secretario Fiorentino,ſopra la prima Deca di Tito Liuio.

LI B R o T E R z o. A volere, che vnafetta, ovna Republica viua lunº

gamente, è neceſario ritirarla ſpeſſo verſo il fuo principio. Cap. I, # G L 1 Ecofa verifima come tut ] tele cofe del mondo hanno ilter 9 mine della vita loro; ma quelle

2ý E) hanno tutto il corſo,che é loro or # D

ಸಿ}

dinato del cielogeneralmente,che non diſordinano il corpo loro, ma !} tengonlo in modo ordinato, o che

JEZGREYẾEJSệ non altera; o fe gli altera, è a fa Et perche io parlo de corpi mifti, comefono le Republiche e lefette, dico, chequelle alte

lute cº-non a danno fuo.

rationifonoafalute, cheleriducono verſº i principij loro: cº-però quellefono meglie ordinate, & hanno piu lungavi ta, che (mediantigliordinifuoi )/i poſſono þeſſo rinoua re, ouero cheperacccidente fuori didetto ordine vengono

a detta rinouatione, ĉe è coſa piu chiara, che la luce, che non fi rinouando queſti corpi, non durano.ilmodo del

rinouargli è (come è detto) ridurgli verſo i principiifoi: perche tutti i principii delle fette, ci delle republiche cº de regni conuiene, che habbiano in fe qualche bontà, medi

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L I в к о

mediante laquaieripiglino la primariputatione, c*il primre angumentoloro: g-perche nelproceſo di tempo quella bon tảfi corrompe fenon interuiene coſa, che lariduca alfºgno, ammazza di neceſsità quel corpo. Et queffi dottori di me

dicina dicono(parlando de corpi de gli huomini) Quòd quotidie aggregatur aliquid, quod quandoque in diget curatione. Cioè, (he di continouo s'aggiunge coſa, che alcuna volta ha biſogno di cura . . Queſta riduttione verſo il principio (parlando delle Republiche ) fi fa o per

accidente effrinfeco, o per pruden Ka intrinſeca: Quan to al primo , fi vede, come egli era neceſario, che ZRema fuſe preſa da Francıofi a volere che ella rina fĉefe, e3 rinaſcendo ripigliafe nuoua vita, & nuoua vir

tù,3 ripigliaffel'offeruãza dellareligione,& dillagiuſtitia, lequaliin lei cominciananoa macularfi, il che beniſmo f comprende per l'hiſtoria di Liuio,dene ei meſtra, che nel trarfuori l'effercito contra Franciofi,G nel crearei Tribuni con podeſta Conſolare non offeruarono alcuna religioſa ceri monua: cof medeſimamente nonfolamente non priuarono i tre Fabii, iquali contra ius gentium haueuano combattuto contrai Franciofi, magli crearono Tribuni. Et debbeß fa

cilmente preſupporre,che dell'altre buone leggi ordinate da Komolo,est da quelli altri Prencipi prudenti, ficominciaffe a tenere meno conto,chenon era ragioneuolesc neceſario « tenereilviuerelibero, Vene adunquequeſta battitura efrin feca, accioche tutti gli ordini di quella città fi ripigliafero,

cºfmoſtraffea quelpopolo non folamente effere neceſſariº mantenere la religione, c3 lagiuſtitia, ma anchora ſtimare i faoi buoni cittadini, g farepiu conto della loro virtù, che diquelli commodi, che e pareffeloro mancare, median

teľoferelore. Il che fi vedeche/acceſſe appunto, perche Jubito

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ТЕ к z o.

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fubito ripreſa Roma,rinnonarono tuttigliordini dell'anti careligioneloropunirono quelliC#appreſoftimarono Fabij,che hauenanotanto cºm battuto contraius gentium, la virtù,est bontà di Camillo,chepošħosto il Senato, cºgli al trilainuidia,rimetteuano inluitutto il pondo di quella Re

publica.Enecºfiarioadunque(come ho detto)che gli huomi niche viuono infieme in qualunque ordine,ſpeſief congehi no oper queſtiaccidentieftriuſechi,ºpergli intrinfechi. Er

quanto a queſti,conuiene che naſca odavna legge, lº qна! fpe/storiuegga ileñto agli huomini,chefonoin quelcorpº,evº ramếtedavno huomobuono,che naſca tra loro,ilquale cõglº fuoi eſsenpi,& con lefae opere virtuoſe faccia il medeſimo

effetto,che l'ordine.Surge adunque queſto bene nelle Repub. o per virtù d'vn huomo per virti dº vnordine, êt quan to a queſto vltimogli ordini, che ritiraron la Rep. Romana

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verſo ilfao principio,furono i Tribuni della plebe, i Cenſors * * C3- tutte l'altre leggi,cheveniuano fatte contra all'ambitio

ne.c3 all'infolen Ka degli huomini, i quali ordini hanno bi fogni d'efferfattiviui dalla virtù d'un cittadino,il qualea nime/amente concorraadeſeguirli centra alla potenza di

quei,chegli trappaſſono.

Delle quali effecutioni innan Ki

alla preſa di Roma da Francioßfuron notabili,la morte de

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figliuoli di Bruto,la morte de dieci cittadini,quella di Me ' "

lofrumentario,dopo la preſa di Romafu la morte di Man lio (apitolino,la morte delfigliuolo di Manlio Torquato,f effecutione di Papirio Curfre contraa Fabiofao maeſtre

de cauaglieri,laccuſadegli Scipioni:lequali coſepercheera no ecceſſiae,& notabili, qualūgue volta ne naſceua vna fa ceuaneglihuomini ritirare verſº elfºgno,et quãdo elecomin ciarono adeſſerpiurare,comunsiarono anchora a dare piu

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· T · c piu statieaghhuominidicorriperfetfaficămaggiorepericolº -...-

A.a.

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piutumulto perche dall'vna all'altra difimiließecutioning vorrebbe pafare ilpiu dieci anni,perchepafato queste tẽpo gli huomini cominciano a variarcoſtumi, ej trappafare le leggi: &fenon naſce coſa,per laqualefi riduca loro a memo rialapena,Gritrouiſine gli animi loro la paura,concorrone tofto tanti delinquenti,che non fi pofono piu punire ſenza ericolo. Diceuano a queſto propoſito quei,che hanno go uernatolo ſtato di Firenze dal mille quattro cento trenta quattro infino a mille quattro cento nouanta quattro come egli eraneceſsario ripigliare ogni cinque anni lofato, altri menti eradifficile mantenerlo,ơ chiamauano ripigliare lo fato,mettere quel terrore,có quella paura negli huomini, che vi haueuano mestonelpigliarlo,hauendo in quel tempo battutiquelli,che haueuano fecondo quel modo di vixere, male operato: « Ma come di quella battitura la memeria fifpegnegli huominiprendono ardire di tentare coſe nuoue,

cổ: didir male: cf. però è neceſſario prouederui ritirandº quelle verfoi faoiprincipij.

Naſce anchora queſto ritira

mento delle Republiche verſo illoro principio dalla ſemplice virtù d'vn huomo,ſenza dipendere d'alcuna legge , cheti ftimoli adalcuna effecutione:mondimenofono di tanta ripu

tatione,c; ditanto eſempio,chegli huomini buoni defidera moimitarle,cºglitriffiffvergognano atenere vitacõtraria

aquelle. Quelli,chein Roma particolarmentefectono questi buoni effetti furono Oratio Cocle,Sceuola,Fabritio, i duoi

Decij,Regelee Attilio,ơalcuni altri,iquali coloro effem pirari,e virtueffacenamo in Romaquafilmedeſimo effet. to,cheffaceſſinole leggic gli ordini. Ɛtfº le effecutioni fºpraſcritteinſieme con que#iparticolarieſempifaffino al

menoſeguite ognidiecianni in quella città ne/eguiua di ne seſſità, cheellanonffarebbe mai corrotta:ma come e comin -

ciarowe

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T E R z o.

I 35

claronoatirare alungo rvna c l'altra diqueste due co/e.co minciarono a moltiplicare le corruttioni:perche dopo e_7Mar

co Regolo,non vifi vide alcunfimile eſempio.Et benche in

Roma fargestno iduoi (atoni fu tanta diſtanKa daquello a loro,C3 tra loro dall’vno all'altro,có rimafonofifoli, che

non poterono con gli eſempi buoni far alcuna buona o pera,G mastmamenteľvltimo (atone:ilqualetrouando in

buonaparte la città corrotta,non potè con l'eſempio fue fa re,che i cittadini diuentaſino migliori.

Et queſto basti

quanto alle Republiche. Ma quanto allefette fi vede ancho ra questerinouationi effere neceſſarie per l'eſempio della no strareligione,laquale fenonfuſeſtata ritirata verſo il fao

principio da fan Franceſco,cj da fan Domenico, farebbe al E።t፤Ø fpenta:perche queti con la pouertà , có con l'eſempio della vita di Chriſtolariduſono nella mente degli huomini chegia v'era ſpenta:cº furonofpotenti gl'ordini lor nuoui, che fono cagiane,chela dishoneſtà de prelati, G de capi della religione non larouini, viuendo anchora poueramente, cº hauendo tanto credito nelle confeſionico popoli, cº nelle

predicationi,che e danne loro ad intendere,come gliè male a dirmale del male , có chefia bene,viuerefottel’wbidien za loro:c3 fefanno errori,laſciargli castigare a Dio. ĉe

cofiquellifanno il peggio,che poſſono , perche non temono quellapunitione, che non veggono, cº non credono. Ha

adunque queſta rinouationemantenuto,est mantiene que fa religione . Hannoanchorai regni biſºgni di rinottarfi, ở ridurre le leggi di quelli verfoilfuo principio. Et fivede

quanto buone effettofaqueſta partemelregnº di Francia.fi quale regno viue/Otto le leggi,G-fottogli ordini piu che @l

cun'altroregno. Delequali leggi,cºrdininefono mātenito

riiparumäistmaſimamitequeldi Parigi,le qualiº:da

L 1 в R G

lui rinouate,qualunque voltae favna effecutione contraad vmo Prencipe diquelregno,c. che ei condannail Re nelle fuefentenze,c infino aquifi èmantenute perefºreffato τ'n'

ostinate effecutore contra a quella nobilità : ma qualunque volta ene laſciaffe alcuna impunita,cơ che elle veniffino «

moltiplicarefnza dubbio ne naſcerebb; oche elle fî hareb bono a correggerecondfordinegrande,oche quelregnofre foluerebbe. Čerchiudeſ per tanto non effer coſa piu neceſſa ria in vn viuere commune,o fetta,o regno, o Republica che fia,che rendergli quella riputatione,cheeßo hauena ne prin

cipijfaoi,est ingegnarfchefiano ogli ordini buoni,oi buoni huomini,chefacciano queſto effetto, cº non l'habbia a fare vnaforsta eſtrinſeca:perche(anchora cheqnalche volta ella fia ettimorimedio,comefu a Roma)ella è tanto pericolofa, che non è in modo alcuno da deſiderarla. Et per dimostrare a qualunque,quantole attioni degli huominiparticolarifs ceffinogrande Rema,et caufaffino in quella città molti buo ni efferti,verrò alla narratione,& distorfod: quelli,traiter : mini de quals queſtoterKolibro,G. vltima parte di questaa

prima Decaf conchiuderà.Et benchelattioni degli Refuf fino grandi,est notabili,mondimeno dichiarandole l'hiſtoria v diffamente, le lafeteremo indietro,me parlaremo altrimen ti di loro,eccetto che di alcuna cofa, che haueffino eperata ertinente a loropriuati commodi: & comincierenci da Bru

topadre della Romana libertà.

Come gliè cofa fapientiſsima fimularein tempo la pazzia.

Cap.

II.

N:fualcune maitanto prudente,metantoftimato/a, uiº peralenna/sta gregia ºperatione, quanto me -

fit4

136 rita deſertenuto Iunio Bruto nella faa fimulatione della ffoltitia,et.anchora che Tito Liuionon eſprima altro chev T E R z o.

na cagione,che l’induceſſe a talefimulatione,quale fu di po tereptuficuramente viuere.cj mantenereilpatrimoniofuo, nondimeno confiderato ilfuo modo diprocedere,fipue crede re, chefimulaffeanchora queſto, per efferemanco oferuato, c. hauere piu commodità di opprimere i Re, cớ di liberare lafua patria,qualunque volta gliene fuße data occaſione. Et che penfaße aqueſto, fi videprima nello interpretare l'o racolodi Appolline,quandofimulò cadere per bactare la ter ra, giudicando perquello hauerfauoreuoligli Dii apenfe ri fuoi, có dipoi quãdofopra la morta Lucretia tra ilpadre, cf. ilmarito, & altri parenti di lei ei fu ilprimo a trarle il

coltello dallaferita,cfargiurare a circoſtanti,che main5 fopporterebbono,cheper l'auuenire alcuno regnaße in Rema. Dall'eſempiodi coſtui hanno adimparare tutti coloro, che fonemalcötēti d'uno Prencipe:edebbone prima mifarare,cº peſareleforKeloro.cjfefonofpotenti, che postono/Coprirfí aoi nemici, ej fargli apertamente guerra, debbono entrare perqueſtavia,come mãcopericolofa,ơ piu honoreuole, Ma Je/ono diqualità,che afargli guerra apertale for Ke loro non bastino,debbono con ogni induſtria cercare difarfºgli ami ci ; cf. a queſto effetto entrare per tutte quelle vie, chegiu dicano esterneceſarie ſeguendo i piacerifioi, c pigliando diletto ditutte quelle cofe , che veggono quello dilettarfi. Queſta dimefficheXXa prima tifa viuere ficuro, cºfenza

portar alcun pericolo,tifagodere la buonafortuna di quel Prencipe inſieme con efo lui , có tiarreca ogni commo dità di fatisfare all'animo tuo. Oero è,chealcuni dicane,

chef vorrebbe co Prencipi non istarefi preſº,che laronina

loreticepriſe,nef .ே che rouinãdoquelli,tu non ég fG02

L I в к о

a tempo afalire/opra larouina loro. Laqualvia del meKK? farebbe lapiu vera, quandofpoteſe conferuare. Ma per che io credo,chefa impoſsibile, contiene ridurfia daot mo difepraſcritti,cio èd'allargarfi,o difringerfi con loro. Chi fa altrimenti, c; fia huomo perle qualità/ae notabile, viue in continuo pericolo Ne baffa dire, io non micuro d'alcuna coſa,nõdeſidero ne honori,ne vtili,to mi voglio viuere quie tamente eff-fenKa briga, perche queſte ſcufefono vdite,est von accettate. Ne poſſono gli huomini,che hanno qualità,

eleggere loftarfi,quandº bene lo eleggeſsimo veramente, c. fénza alcuna ambitione perchenon è loro creduto, talchefe

fi voglionofar loro,nenfonolaſciatiſtare da altri (onuiene adunquefare ilpaKzº, come Bruto, & aſſai ſifa il matro

landando parlando,veggendo facendo coſe contra all'animo tuo percompiacere al Prencipe, ĉe poi che noi babbiamo

parlato della prudenza diqueſt'huomo per ricuperare la li bertà di Roma: parleremo hora della fuafeuerità in mante merla. |-

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Come gliè neceſſario,a voler mantenere vna liber tà acquiſtata di nuouo, ammazzare i figliuoli di 2Bruto. Сар. III. Onfu meno neceſaria,che vtile la feuerità di Bruto nel mantenere in Romaquella libertà,che egli vi ha

ueua acquistata, la quale è d'vne eſempio raron tutte le memorie delle coſe,vedere il padrefedere pro tribunali, cf. mon/olamente condennaret faoifigliuoli a morte, ma eſser

preſenteallamorte loro; . Et/empreſconoſceràquesto per coloro,che le cofeantiche leggeranno,comedopò vna muta tione diſtate o da Republicaintirannide, o da tirannide in * - - ---- - - - - - -

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*

#33

T E k ż 3:

jablica, è neceſſaria vna effecutione memòrabile tötriánea mici deste conditioni preſenti. Et chipiglia tina tirašnídě; c non ammazza Brato,c; chifa libero, c####

;

ammatzaifigliuoli di Brato:fimantiene poco tempº i ës perche afºpra è diſcorſo queſtoluogo largamente;mirinttts

aquello cheallhorafène affe. folo ci addurròvno eſempio fato ne dinoſtri,& nellanofrapatriamemorabilec quiz

fe è Pierº Soderni, ilquale fi credena con lapatienza; & bontàfaafºperare # appetito,che erane figliuoli di Bri: to diritornarefattovn'altro gouerno, cº fene ingannò. Es benche quello per lafaaprudenza queſti netëffis tà,es- : la forte,d}. l'ambitione di quelli, che lo vrtailáns; :

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#lidelſe occaſione afþegnerli,nondimenonon volſemailahis meafarlo:perche oltre alrredere di petere con lapatieniły e con la bontà effinguerei mali humori, cº to premijver qualch'une confumar qualchestanemicitia giudicalia ( molte volte nefeee con gli amitifede) che a volere gagliars stamente vrtare lefae oppoſitioniet battereifaoi auuerfariji. li bjºgтанаpigliarefraordinaria auttorità,8 rompere 65

leggi la ciuileequalità, la qualcoſa(anchorachedipuinös fifféda biivfata tirannicamente) barebbe tanto sbigottité lovniuerſale,che nonfarebbe mai poi concorſº dopº la mörté

di questjarifare vn (onfalonierea vita, il quale ordinë eğli

鬍%faffe bene augumientare, & mantenere .

Il qualë riſpettøerajauio,cf. buono: non dimeno e'nonfi debbe mai

kjčiarefcºrrere vn male riſpetto idwn bene; quando quil

benefitilmentepefa effer daquelmale ºpprefats. Etds= *ena credere,che hanendofia giudicare l'opere fue, c; l'in:

tentionë fuadalfine(quando lafortuna; és la vitilhaké *cºmpagnarº)che potené certificare cia/fuhá, come jäė the hiuenafatto, era perfalute della patria,ei nonperäins

*hitnefas, tiſoituář ģelárslitejšiu štis, elevists

L I в ко

*

*.

fucceſſore non poteſe fare per male quello, che egli haneſe fatto per bene. « Ma l'ingannò la prima opinione, non cono

fcendº,che la malignità nã è domata da rempo,neplacata d alcun domo. Tantº che per non faperefomigliare Bruto, ei

perdè inſieme con lapatria fualoffato,e la riputatione, Ee come egli è coſa difficile faluarevnoſtato libero: cofi? diffi

eile/aluarne vn regno,comenelfºguête capitolofi moſtrerà, Non viue ficuro vn Prencipe in vno prencipate, mentre viuono coloro,che ne fono ſtati ſpogliati. Cap. I III. -

-

L A morte di Tarquinio Triſco cauſata dai figliuoli di Anco, G. la morte di Seruio Tullo cauſata daTar , quiniofoperbo,mostra quanto difficile fia, & pericoleſo,fpa

gliare vno del regno,et quello laſciare viuo anchora.checer caſe con meriti guadagnar/elo. Et vedeți come Tarquiniº Prifĉofu ingannato da parergli poſſedere quelregne giuridi dato dal popolo, có confermato dai Senato Nf credette,che ne i figliuoli di Ancopoteſſe tãto le faegno,che non hauefino a contentarfi di quelle, che ficum

#;

tentaua tutta Roma. Et Seruio Tullo singannò, credende potere con nuoui meritiguadagnarfiifgliuoli di Tarquinie. Dimodo,che quanto alprimoſipuo auuertire ogni Prētipe, che non viua delfsto prencipato,fin che vivono co loro,che nefono ſtati fogliati. Quanto alfecondo, fi pueri cordare ad ognipotente, che mai lingiurie vecchie nöfuronº cancellate da beneficijnwoui, e tanto meno, quanto il be

::

neficionneuoèminore,che non è fata lingiuria. Et ſenza dubbio Seruie Tullo fu poco prudgte a credere,che i figling li di Tarquiniofußinopatienti ad effergeneri di colui, dichi

egiudicauanodonere effer Ke.Et queſto appetito delregrare? .

fafff9

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T E R z di , , 138 fantegrande,che nonflamente entra nepetti direlore,achi *

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#'aſpetta ilregno,ma di quelli, a chinon s'afþetta, comefa nella moglie di Tarquintogivumefigliuola di Seruib,laquale

moffa da queſta rabbiá, contra ogni pietà paterna mðffè il marito contra al padre a torgli lavita;&ilregno;tanto #i=

manapiu eſtr řegiňa,che figliuoli di Re, Seadunquè Tar; quinio Priſco,cf. Seruio Tullº perdettonoilregno, pernonβ fapereafficurare di coloro,a chi eilhameuano vſurpato,Tár quinio Seperboloperdè për non offeritare gli ordini degli ahs

fichi Re,come nel/guente capitolofimoſtrerà.

Quello,che fa perderevn Regno ad vn Re, chefa . hereditario diquello. Cap. V. ,, H Auendo Tarquinio Soperbe màrtó Šeruio Tulis, & di lui non rimanendo heredi, veniua a poffedere il re

gnoficuramente,nã hauenda a temere di quelle coſe, che ház meuano offefo ifuôi anteceſſori. Et benche ilmodo dell'occił4 pareilregno faſe ſtato ſtraordinario, &cdieſo: nondimens

quãdº egli hauëſe efferuaregli antichi ordini de glialtri Rei farebbejtato comportato;neffarebbe concitato il Senate;ę: la Plebe contra di luiper torghlɔ fato. Nonfiadunque co

Jfui cacciato per hauer Seftojuo figliuolastuprata Lucretia, maper hauerrottele leggi delregno,est geuernatelo tirannia tamente,hauếdo tolte al Senato ogni auttorità,et ridottolaš

fè proprio èt quellefacếde, che në luoghi publici cõ fatisfat tione del Senate Romanofficeuano,le riduſſeafăre helpă

lazzº ſão concarica & inntáiafaa;talchen brizuetãpoegli egliò Romā attuttaquella libertà, chelhanta/ottº:hil: tri miantenuta. Nಿಟ್ಟಿ: ‫ ء‬.. .‫ م‬، ، .V ,3 . #ಃ โลอัtit une : :

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anchora contrala Plebe, affaticandolain cof mecchaniche, cả tutte aliene da quello,a chegli haueuano adoperati i ſuoi anteceſſori: talche hauendo ripīena Roma d'effempi crudeli,

cớ fuperbi,hauea diſpoſtigia gli animi di tutti i Komanialla ribellione,qualunque volta n'haueffino occaſione, Etfelac cidente di Lucretiangfuje venuto, come prima nefnffena tovn'altro, harebbe partorito ilmedefimo effetto: perchefº

Tarquiniofufe viſſuto, come gli altri Re, es Sejfe fue fi gliuolo hauefjefatto quello errore,farebbero Bruto, cº Colla. fino ricorſia Tarquinio per la vendetta contra a Sefto, cf. non al Popolo Romano. Sappino adunquei Prencipi,come a quella hora e’cominciano a perder lojtato, ch'eſſi comin ciano a remperle leggi, có quelli modi, cº quelle conſuetu

dini, che Jono antiche, ở ſotto lequali gli huominilunge tempofono viuuti. Et ſe priuati che effifano dellefato, e' diuentaſino mai tanto prudenti, che conofceffino con quanta facilità i Prencipatifitenghino da coloro, chefauiamenteյն

configliane,dorrabbe moltºpin loro talperdita,c a maggio repenaff condannerebbono,che da altrifulfino condennati:

perche egliè moltº piu facile effere amato da buoni, che da cattiui; eſ vbidire alle leggi,che volere comandareloro. Et 燃 che hauefino a tenere a fare

volendo intendere il

queſto, non hanno a durare altrafatica,che pigliare per lorº ecchiola vita de Prencipi buoni,come farebbe Timoleone

Zorinthio,Aratº Sicioneo,ơfimili, nella vita de quali egli troueråtantafcurità, citanta/atisfattiene dichi regge;&

dichi è retto,che douerebbe venirgli 皺 d’imitar 臨 թց

tendofacilmente per le ragioni dettefºrløperche gli huomi niquandofonºgonernati bene,non certano, ne vogliewe al tra libertà,come internenne a popeligonernati da duonpre nominati, chegli ceffrinfºno adeffer Prencipi, mentre che vifano,anchorache da quellipiu voltefafſetentatº diridurſi -

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Т и кz o

I 39

invita priuata. Et perche in queſto, ci ne duoi antecedents capitoliji è ragionato degli humori concitati contra a Fren cipi,& delle congurefaite da figliuoli di Brute contra alla parta,e aiquellefatte citra Tarquinio Friſco,e a Ser uio Tullo: non mi pareceſa fuori dipropoſito nel fºguente capitoloparlarne diffuſamente,effendo materia degna da efº

fºre notata da Prencipi,& da priuati, Delle congiure.

Cap. V I. -

E Non mi è parfº da laſciare indietro il ragionare delle congiure, effendo cofa tanto pericolofa a Prencipi, & a priuati: perchef vede per quelle molti piu Prencipi hauer perduta la vita, cºloffato, che perguerra aperta: perche

alpoterfare aperta guerra con vn Frencipe, è conceduto a pochi; il potergli #: contra, è conceduto a ciaſcuno. Dall'altra partegli huomini priuatinon entrano in impreſa ріи pericolo/a, ne piu temcraria di queſta:perche ella è diffi

cile,es pericolociſsima in ognifuaparte. Onde ne naſce, che molte fe netentano di pochißiwe hannono ilfine deſiderato. *Accioche adunquei Prencipi imparino aguarda fida que fi pericoli,e che i priuati piu timidamente vif mettino, anzi imparino ad effer contenti di viuerefotto quello impe

rio, che dalla forte è ſtata loropropoſto, ione parlerò diffuſa mente, non laſciando indietro alcuno caſonstabile in docu mento dell'vno cº dell'altro. Et veramente quella ſentenza

di Cornelio Tacito è aurea, che dice, chegli huomini hannº ad bonorare le cofe pafate.c. vbidire allepreſenti, ci deb- , bono defiderare i buoni Prencipi,est comunqueffanofatti, tollerargli es veramente chifa altrimenti, ilpiu delle volte rouinaje,ci la fuapatria.Debbiamo adique(entrãdo nella -

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materia)confiderareprima contra a chiffannele congiure; Çs trauerewsofarfio contra alla patria,o contra ad vno Prē

cipe, delle quali due voglio, che alpreſente ragoniamo:per: che duquele,cheffanno per dare ºna terra a nemiei, che la aſſediano, o che bºttына per qualunque cagioneſimilitudi

ne con questa,fen'è parlato diſopra ajaficienza. Et tratte . remeo in queita prima parte di qacili contra al Prencipe, & prizna eſimineremo le cagioni di effe,le qualifºnº molte, má vna ne è importantiſsima pia,chetutte l'altre.cố q«eſta è l'effere odiato dell'uniuerstie. perche qisel Prencipe, chef

ha concitato queſto vniuerſaie odio,ềragieneuple,che habbis ɖeparticalari,i quali da laifianº fati part effi, G- che defi

derano vědicarfi. Hueſto diſideriº è accreſciuta loro da quel la mala diſpoſitione vniuerſale, che பg010 effer concitata

contra, Debbe adunque vn Frentipe feggir quții carichi publichi, ci cºme egli habbia fare afgirgli (haitendo me altroue trattato) non ne voglio parlare qui : perche guar dandafi da queſto, le ſemplici offeſè particolari gli faranna uerra, l'vna,perchef rifcontra rade volte in häomint, che tanto vna ingiuria, chef mettano a tanto perccelº per vendicarla, l'altra,che quandº pure effifiistino d'anime; Gº di potenza dafarlo, ſono ritenuti da quella bantwolenza vniuerſale,che veggono hauere ad vno Prencipe. l.ngirie conuiene chefinº nella robáa,nel/argue, o nell'honere. dị quelle delſangue ſonº piupericoloſe le minaccie, che l'effecu tiane,erzi le minaccie fora pericolofißime,C# nell'effecutione

#

von vi è pericolo altuxo; perche chi è vorto, non fiso perfare alla veadetta,quelli che rimangono viui, alpin delle voltene

laſciano tipenſiero almorto: ma colui, ch'è minacciate, e chef vede coffretto ävna neceſsità o di fare, o dipatire, di "tavn hkomo pericolocißimo per il Prencipe,come rel{**

斷farticolarigeait direrº,

Fucri á queſta neceſsità la -

τοίβα,

-

Тв к z o .

-

I4o

robba,& fhonorefono quelle due coſe,che offendono piu gli huomini, che alcun'altra offa, e dalle quali ull rencipe fi debbe guardare: perche t'aon pugmailpagliare vnota tº, che non gli reſti vn coltello da vendicarſi,ron puo mai tanto d'fhonorare vyo,chenon gli reſti vn'animo eſtinato astaven

«etta. E de gü honori,chef togono agli huomint, quello del le donne importa piu, dopo quejto il vilipendio della ſua per

fona. Questo armo Pauſania contra Filippo di Macedonia, queſto ha armato molti altri contra a molti altri Prencipi. Et nenoffri tempı Gulio Belanti non fi moje a cengurare contra Pandolfo tiranno di Siena, fe non per hauergía quello data, & poi tolta per moglie vnafua figlusla, come nel fia luogo airemo. La maggior cagione,chefece che i Pazzi con

gurarono contra a Medici fu l'heredità di Giouannt Bon romei,la qualefu loro toltaperordine di quelli. vn'altra ca

gione ci è, cớ grandiſsima, chefa gli huomini congiurare contraal Prencipe, la quale è il defiảerio di liberare Japa tria,fiata da quello ºccupata. Queſta cagione moſſe Bruto, c. Caffio contra a Ceſare. Queſta ha moſſo molti altri con tra a i Falari, a i Dionistij, es agli altri occuparatori eella patria loro. Aſepuo da queſto humore alcuno Tiran xoguar darfi, fe non con diporre la Tirannide. Et perche non fi truo ua alcuno,chefaccia queſtoftruowano pochi, che ncn capi

tino male, Onde nacque quelverf di Îuuemale. . . . . Ad generum Cereris fine cæde,& vulnere pauci, Deſcendunt Rege,& ficca morte Tyranni. Cioè,che pochi Tiransi est. pochi Re,diffendono nelregno di Plutoneſenza morte violenta. I pericoli, chef portano(co meio disti difopra)nellecongiurefonograndi pºrtandofper tutti i tempi: perche in tali cafi fi corre pericelo nel ma.

neggiarli, ne l'eſeguirli, e eſeguiti che fono. Quelli, che eõgiurano,º efºna vno,o efono piu,vne nõfi puo dire chefa

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eangiura, me?vnefºrma diſpºſitienenata is vºhunsa gamazzare il Prencipe, Q.4e/fofalo de i trepericoli, chef farrono nelle congiure,manca delprino.perche innanzials

effecutione non porta alcun pericolo,nã hauendo altri ilfuoſe ereto, neportāda pericolo, che torni ildiſegnofio all'orecchiº del Prencipe. Queſta deliberatione coffattapuo cadere is qualunque huomodi qualunquefºrte picciolo,grāde, nobile, ignobile,famigliare,g; nonfamiare al Preucipe : perchead wiuno è lecito qualche volta parlargli,6%; a chi è lecito farlą

relecito forgarele animo/no. Pauſania,delquale alrevol țef èparlatoğmazzò Filippo di Macedonia, che andaua al #fgio con mille armati dintorno,6 in mezzo trailfigliuolo, cá il genero, ma coſtuifs nohule,G- cºgnito al Prencipe.U na Spagnuolopouere, c; abietto dette vua coltellatainfulce! (o al Ré Ferrando Kedi Spagna, nonfu laferita mortale,mą perqueſtof vide, checolui hebbe animo có commodità a

fris. Þng Deruisfacerdote Tarehe/co traffe di vnafi mitarra a Baifit padre delpreſente Turco, non loferì, ma hebbepuranimº, & commodità avoleriofare. Dique. ffianimeifatti coffenetrouano,credo affai,çhek vorrebbo--

nofºre: perche nel velere non è pena,nepericolo alcuno,ma pachi chelofacciana, ma di quelli, che lofanno, pochiſſimi. º nefuno, che nonfianoamma(Kati infulfatto. Però non

fitruona, chi vogla andar aduna çerta serte. « Ma laß. șiamoandare queſtevniche volontà, e veniamo alle çen

giuretraipiu, Dicotrauarfinell'historie, tutte le congius re efferfatte da huominigrandi,ºfamigliarifimi del Pren eipe:perchegli altrife non fono matti afetto, non poffona c5:

giurare; perchegli huomini debali, & non famigliari al Frencipemancano dituttequellecºmmodità, chefriçbiede al#effecutione d'vna congiura. Priva gli huomini debeli penpºſangtrenareriſcētre dichitengaler fede ferchevne · ·

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nºspusementireallavolºntàlºrofittoalcumadiquelleste ranże,chefa entraregli hnomini nepericoligrand,in modos che come effono allargati in due o in tre perſone, errouane l'accuſatore, o rouinano. Ma quanda pure efifußnotate felici, che mancafino diquesto accuſatore, fono nell'effects tiene interniati da tale difficultà ( pernon hauer l'entrata facile al Prencipe) che egliè impoſibile, che in effa effecutis

aneei mărouinina: perchefºgli huominigrandig ehe han: nº Pentrata facile, fono oppreſſi daquelle difestà che di fottofi diranno,conuiene,che in coffero quelle difficultà/en za fins creſchino, Pertantogli huomini (perche doue ne va la vita,g laroba, nonfono altutto infant)quandoff veggºr

no debolife neguardano; & quandº effi hanno a matave Prencipe,attendano abiaftenarlo,e aſpettano, che quelli, phe hanno maggiore qualità di loro gli vendichino. Et ſepa:

refirrouaffè che alcuno di queſtifinili haueffe tentato qual che cofa, fidebbe laudarela lors intentione,& non la præ

denza. Wedefpertanto,quelli che hanne congiurato, ellere

statitutti huominigrandi, efamigliari del Frencipe. De quali molti hanno congiurato moſtrofi da treppi beneficii, some dalle troppe ingiurie, comēfu Perennio contra a Come made, Plautiano contra a Seuere, Seiano contra a Tiberia. Coffere tuttifurono da loro Imperadori conſtituiti in tanta ricchezza,honore, & grado,che non pareua, che mancaſſe loroallaperfettione de la potenza altre, che l'Imperio, cº di queſto non volendomaneare,fimifono a congiurare contra

al Prencipe,es hebbono leloro congiure tutte quelfine, che seritauala loro ingratitudine.anchora che di queſtefimili me tempipiufreſchine baneſe buonfine quella di Iacopo dº

Appiano contraa M. Piero Gambacorti Prencipe di Piſa, il quale Jacope alleuat o,g nutrito,cfattoriputate da lui,

glitelſepsilo state,Fadiqueſte quelladelCorpola menestri * | |

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tempi contra al Re Ferrando de Aragona;ilquale Coppola

venutoa tantagrandezza, che non gliparena chegleman- , cafè fè non il Regno, per volere anchora quello,perdè la vi ra. Er veramenteſe alcuna congiura contra a Frencipi fat

ta da huominigrandi doueffe hauere buonfine,douerebbeef:

fere queſta,effendofatta da vn'altro Refipuo dire,c-dachi hatants cõmodità di adempireilfuo deſiderto. Ma quella cupidità del dominare,chegliaccieca, gli accueca achora nel maneggiare queſta impreſa; perchefefefefstrofare queſta

cattinità cõpruden Kafarebbe impoſsibile non riuſciffé loro. Debbe adunque vn Prencipe,chefi vuole guardare dalle c5

fiure, temere piu colore,a chi egli hafattotroppipisceri,che quelli,a chiegli haueffatte troppe ingiurie : perche queſti mancano di commodità, quelline abbondano, & la voglia

è fimle, perchegli è cofi grande, º maggiore ild.fiderio del dominare,che non è quello della vendetta, Debbono per tan

tº dare tanta auttorità a loro amici,che da quella alprenci patofia qualche interuallo,có che vifia in mezzº qualche

tofada deſiderare. altrimentifarà cof rara, fe non intera merrà loro, come a Prencipi fºpra ſcritti, Ma termiano a fordine moſtro. Dics, che hauendo ad effere quelli, che con giurano, huomini grandi, cá che habbiano ſadito facile al Preneipe, fî ha a diſcorrere ifucceſsi di queſte loro impreſe qualifiano ſtati, e vedere la eagione, chegli hafattiefere felici,c infelici, Et (come io diſsi di ſopra) ci fi trouano dentro in tre tempi pericoli. Prima,in fulfatto, eý pat. Pe ràfenetrouano foche,che habbiano buone ջեծ

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impoſſibile quaſipaſargli tuttifelicemente. Et cominciandº a diſcorrere i pericoli di prima, chefono i piu importanti, di co,come e'bifºgna effere molto prudente:3 hauere vnagran fºrte,che nelmaneggiare vna cögiura ella nõβfuopra cſ Кити, operrelatione,ºper çõtettura, La #

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trauare poca fede,o focaprudenza negli huomini, een chi tu la communicht. La poca fede fi travua facilmente perche tu non puoi communicarlafe non con tagi fiditi,che per the amoreſ mettana allt morte,o con huomini, chefiano mat eontenti del Prencie. De fidati fe nepotrebbe trouare vnº.» o due,ma come tuti diſtē li in molti,è inpofibuleglitruonia Di poi e'biſogna hene, che la beniuolenza, che ti portane,fiat

grande a volère, che non paia loro maggiore il pericolo, G la paura della pent. Dipoigli huomini Fingannano tlptu delle volte dello amore, che từ giudichi che vio huomo tiparti,ne te nepuoi mai aficurare. Je tu nõnefrieſperienza,Girfar

ve eğerienzº in questo è pericolaſſimo, & ſº benene haueßt fatio eſperienza in qualche altra coſa pericolofa, done e'tiff fenoffatifedeli,nöpuoi daqaclafde mfurare queſta paſſant do queſta digrãlunga ogni altra qualità dipericolo.S** ifri la fede dalla mala cătèntizza,che vno habbia del Prencipe,

in queſtatu tipoifacilmếteingänare:percheſabito che tu hai manifeſtato a quilmalcontēto l'animo tuo,tugli dai materia

di contentarfi, e conuien bene º che rodiofāgrande; ο εha |-

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l'autoritàtuațiagrandiſimaanantenerio infede, Diqui nafĉe, che ajai ne foạoriủelate, & oppreſſe ne primi princi pijloro, es che quando vna è ſtata molti huomini/gre



talungo tempo, è tenuta coſa miracoloſa, come fu quella di Piſone contra a Nerone,& nenoſtri tempi quella de Paz

Ki contra a Lorenzo , c gialiano de Medici , delle quali erano confapcuoli piu' che cinqianta huominis

est conduſenf alla effectione a ferrifi. Quante å fÊoprirfi per poca prudenza,nafe,quando vno congiurats neparla poco cauto,in modo che vnferio,a altra terza per: ona intenda , come interuenne afgliuoli di Bruto , che nel maneggiare la cof con ilegatidřar wirio furonº inteſi da vnſerão,chegh accusò : ouero quando per liggerezzati **': ***w

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aiene cömmnitataa dina,aafanciullo,che tuami,º a ſimile "

kgguraperſona,comefece Dinnovno de cõgiurati cõi hi

loisestraad, Aleſſandro Magno,ilqualcõmunicò la cigis raa Nicomacofanciullo,amato da lui,il qualefabuto lo diffe

a (ibalino/stofratello,c, CibalinoalRf. Quãto a ſcoprif perconiettura,ce n'è in eſempio la congiura Pyoniana cºn iraa Nerone,nella quale Sceuinovno de congiurati il di di

manzi,che egli haueua adammazzare Nerone fece reſta wento,ºrdinò chee-3Milichiosto libertefaceſſe arrotare vno

fie pugnale vecchio,cf. rugginoſo, liberò tutti ifuciferut, & diedelsrºdanari,fere ordinarefaſciature da 鷺 ferite, per le qualicenietture accertatofí é Milichio della cofa;"ae

suda Nerone, Fu pref3 Scenina,es con lui Natale vn“ altro congiurato,i qualieranoſtativeduti,parlare a langº,“ difegretº infiene il di dauanti,est non s’accordando del ra: gionamento

::forzatia confeſſare ilvere. Tal

che la congiurafufoperta,can rauima di tutti i congurati,

Da queste cagioni dellofcºprire le cögiure e impoſſibile guar darfi, che permalitia,per imprudenza,o per leggereKR“ el

иясијјtopra,4наiийдие увѣaiconjºj defafaijana ilти: mero dirre, quattra,& come n'èprefepische vno, è impef fibilenom riffantraria, perche due non poſſono effer conuens tiinfenwedi tutti iragionamenti loro. Quando efia preſº fºlovno,chefa huonoforte,puo egli con la fortezza dekſa nimetaeerei congiuratimaeonumene, che i congiurati nos

habbianomeno animo di lui affarfaldi, e non fi fceprire ten lafiga,perche davna parte che l'anime manca º da chi

ºffenuto,º da chi? libero,la cougiura è ſcoperta. es èrarº Teſempio aldotto da Tito Liuio nella congiura fatta cºn ºraa Girolamo Re di Siracuſa,doue effendo Theodore vne

decongiuratipreſº,selò canvna virtù grande tuttii congis amicidel Re , g. dalſaliraparte tutti i sergiu

rati,dſ-

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engiuratif confidarene tantonella virtù di Theodoro,che nejunoff partì di Siracuſa, o fece alcune fºgnº di timºres Faĵafiadunque par tuttiquesti pericolinelwanegginge º: n«congiura,innanzi chef venga alla effecatiºne a: сfа . I qualivolendofuggire,cifono queſtirmedij. Iltrimº, est: tipiu vero,anziğdirmegliojvnico è , non dare tempº a: tigiuratid accuſarti,e communicareer;"eest; quande tala vuoifare,ěnonprima. Quelli,che hannefattº ef, fuggono alcerto ipericoli,chefanonelpraticarla , est ilpis della veltegli altri , anzi hanno tutt; hauutofelice fine : « ualunque prudente harebbe commodità di gauernarfi in

hugto modo. Io vºglio chemi baſis addurre dne eſempi.

#Ğlemaio nonpetendo ſopportare la tirannide di Aristeti »Stranno di Epiro,rannáin caſafna mºlti parenti, c#4 mici,c-confortatogli aliberarla patria,aki: di loro chie fonetempo Adeliberefø- ordinarfiende Nikmetºft“ afsoiffuiferrarelatafā,e a qutlicheeßhau: chi: sati,aſ,ovoigiurerſtedsandare here ajareqиеftя еIR cutione, te viderò tutti prigioni ad Ariffatin:daleg“ liparolémofficolorogiurarons, & andatifnzº intermiſſio wedi tempsvnfelicemente l'ordine diºccupatº Nalewatº effig":"", Hauendo « Mago peringanno il regno de Tey f,g: hauendoortbane degrandi haºnin: delregno intefº. sjeepertaufaude,la conferì confi altri Principi dig: lo stato,dicendo, come egli era da vendicare il regnº

tirannide di quel Magº, G. domandando alcuno de lorº

iempo,ſi leu?“parie onodestichiamatida9ribanº : * égésőnviandremº boracoffafar que#eeffentine? iºvian ανο κd# d'accorde ‫و او‬

皺 #dar tempo adalcuno dipentirf, ef gwirºnefelicementº difg; : Simule « நீர் ejempi anchora è il modº ' za Etohtºantrº ammazzare Nabide tirannº-Spartanº ;

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squalimandarono Aleſſamento loro cittadine con trecente saualli,C# millefantia Nahide fotto colore di mandargli aiuto,G-ilſecretofolamente communicarons adAleſſamen tº, żagli altri impofonº,chelvbidilfine in ºgni, ё диайт

que coffette pena di effilio. Andò coſtui in Sparta, & men communicòznat la commiſſione fua 3 fenon quando egli la

volle eſeguire.łondegli rifà d'ammaz Karlo.ɺfore adun que perqueſti modi hannofugitiquelli pericali,chefporta

no nelmaneggiare le congiuiesc: chi imiterà loro, ſempre glifuggirà. Et che ciaſcun pofafare come efi, io ne voglid dare l'eſempio di Pfone prealegato difepra. Era Pjone

grandfimo,e riputātiſmo huºmo,estfamigliare di Ñf-. rene,c in chi egli confidana affai, Andaua Nerone nefuoi hortifþeſſo amargiare ſeco:potetta adunque Fifonefarfiami

ci huomini d'animo,di cuore,& diſpoſitione arti ad vmata

le efficutione,ilchead vno buemogrande è faciliſimo, ci uando Neronefnfºffato ne faoi borti, communicare loro

វ៉ែប្រំា loro won hautuano tempsericifre,é che era impoſsibile che nen riuβίβ.Ε. τοί#j tutte l'altre, f

trouerà,pochenonefferpetute condurſnelmedeſimo mostó. « Magli huominiper l'ordinario poco intendenti delle attie

ni del mondo,feſofanno errori grandiſsimie; tanto mag gioriin quelle,che hanno piu dels ſtraordinarie,comeè que jia. Debbefadunque non communicare mai la cofi, ſeñois

neceſſitato,c inſulfatto,eſepurela vuoi communicare,cãmunicala ad unfolo,del quale habbiafatto lunghiſsima eſpe rienza e chefamoſo

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πετροκοβίαιο,επείopificile.cbειοκσπερίμ, σφά queſtºvremenepericolo, Dipaiquando pure citi inganna βύιέφυρί θετηεάο εικταίαύρείperbεάκ.κkinργικάenitholiniiiaaή esconche*

န္က ႏိုင္ငံ ---- «

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ron vnofi pusparlare ognicoſa,perche tantovale(ſe tunāti laſci condurre afertuere et tuamano)ilfi dell'vno,quanto d

modell'altro. Et dallo ſcriuere ciaſcuno debbe guardarfi, co medavno ſcoglio:perchenöè coſa che fiufaċilmenteti con minca,che lo ſcrittto di tuamano. Plautiano volendo fare ans

mazzare Seucro Imperadore,g Antorinofeo figliolo, cỡ mye la cofa a Saturnino Tribuno; il quale volendo accufarlo, có növbıdırlo,e dubitando,che venendo all'accufa,nöffe iu creautoa Plauttano che a lui,gli chiefe vna cedola difus

mano chefaceſſefºde di queſta commißtene,la quale Plau tiano accecato dall'ambitioneglificeende ſeguì, che fu dal Tribuno accuſato,cơ cỡuinto,g ſenza quella ce dola,est cer

ti altri contrefºgni farebbefato Plautiano ſuperiore, tanto audacemente negana. Treuaf adunque nell'accuſa dºvne qualche rimedio,quando tu nõpuoi effer da vra/crittura, o da altri contrafegni conuinto,da che vnofi debbe guardare. Era nella congiura Pycniana,vnafemina chiamata Epica riffata per l'adietro amica di Nerone, la quale giudicando,

chefuſe apropoſito mettere tra i congiurativno Capitano d' alcune triremi,che Nerone teneua perfsaguardia gli cömen κιτο la congiura,ma non i congiurati onderempendogli quel (apitano la fede est accuſandola a Neronefu tanta Taude cia di Epicarinel negarlo,che Neronerimafo cöfufo,có nõla cốdennò Sono adunque nelcõmunicare la cofa ad vn folo due

pericoli,I'vno,chenổti accuſ in pruoua,laire che non tiac euf conuinto,c cestretto della pena , eſerdogli preſº per qualche indicio hauuto di lui:ma nell’vno,et nell'altro dique

#i duoi pericoli è qualche rimeato potendefinegarelvno,alle gãdone l'odio,che colui haurfº teto et negare l'altro,allegan donelaforza,che lo coffrirgeffea dire le bugie. : Eadun

e prudenza, en comºtricare la coſa e nellanº, mefare

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L 1 *x 6 sieki,non paſſarevno,doue/evề qualche piupericolº ve në $meno affai, che communicarla con molti. Propinquos

questomodº è quando vnaneceſſitàrieoffringº fare quel i, a Prencipe,chetu vedichel Prencipe vorrebbefarea te,

isqualeſia tantº grande,chenom tida tempºfnen apen fare d'afficararti: Questa neceſſità conduce quaſi/empre

ucoſa alfine difiderats,c aprouarlºvaglioche éațiune4ue

sfinți. Hautua (ammodº Imperadore Lette & Elette, sapi defoldati pretorianistra iprimi amici, ci famigliari

fusi,er hautua Martia tra leprime fue concubine3e3-ami «hec perche egli era da coſtoro qualche volta ripreſodë

anodi,có quali maculana la perſona/a4,3 l'Imperio delibe ràdfarglimorire, *friffe infº vna liſta Martia, Letto,et Eletto,čs. alcuni altri,che volena la møtte ſeguente far møs

rire,ơ queſtaliſta meſe ſºttº il capezzaledelfelette, cº effend, ito a leuafi, vnfanciulofueritº dalaißherzandº percamera,&füpelletto,gli venne trouata queſtaliſta,ce

4jcendofabriconeſain manoyifontrò Martia , laqnale güelatelje, 3-lettola,g vedutº ilcontenuto defa # ::vando per Letto,c: Eletto,cº conoſciutº tutti treilperico

le,nelquale erans,deliberaronº preuenire, & ſenza metter tempo in mezzº,lanottefeguente ammazarono Commo

do." Era Antonino Caracalla Imperadore con gli effertiti faoiin Meſopotamia,ơ hauena perfuo perfettº Macrino; bumº piuciuile,ehearnigero.c come auniene che i Pre: sipinon bumitemonofimpre, che abrinen ºpericºntradi

iraquello,che parlare meriterestriſe Antºninº a Mater: nianofasamico a Roma,che intendeſſe dagli Afrologº, fe gli era alcuno,cheaffiraße all'Imperio, & gliene anfaffe.

onde Materniansgliriſgriff.come Macrine era quelles

she vispirana, eſperaenuta laletteraprimaalle manié Aeri",chedetImpiradorejetter quellatinstitalen: -

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ceſſità o dammazzare lui,prima che la nuoua lettera veniſ feda Rºma,o di morire, commiſfè a Martiale Centurione

fao fidato ( es a chie-Antonino haueua morto pochi giorni innanzivnfratello)che l'ammaKzaffe: il che fu eſeguito da lutfelicemente. Oedefi adunque,che queſta neceſsità, che non da tempo, fuqhafi quelmedefimo effetto, chel modo da meſopradetto,che tenne Nelemato di Épiro. Dedef ancho ra quello, cheio difi quaß nel principio di queſto diſcorſo,

come le minaccie offendenºpin i Prencipi, est fono cagione di put efficaci congiure, che le effefe, da che vn Prencipe fi debhe guardare:perche gli huomini fi hanno oaccaritzare, o aficurarfi d loro,eð nögli ridurre maiin termine dhe efi

habbiano a penſare,che biſogni loro o morire,efarmorire al trui. Quantna paricoli,chefi corrono infu la effecutione,na/3 como queſti,o da variare l'ordine,o da mancare l'animo a cos lui,che effguiſce,o da errare, che l'effecutore faccia perpeca . prudenza oper non dar perfettione alla coſa,rimanendo viui parte di quelli,chef diſegnauano ammazzare:Dico adun que,come e'nºn è cofa alcuna,che faccia tanto diffurbo,o im

, pedimentoa tuttele attioni degli huomini, quanto è in vno infante, ſenza hauertempo, hauere a variarevn'ordine,g peruertirlo da quello,chefera ordinato prima. Et fe queſta variationefa alfordine in cofa alcuna, lofa nelle cofe della guerrą,6 in cofëſimili a quelle,di che nei parliamo: perche in taliattioni non è coſa tanto neceſſaria a fare, quanto che

gli huominifermino gli animi loroadeſeguire quellaparte, che tocca loro. Et ſegli huomini hanno volto la

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perpingiornia dva modo,e ad uno ordine,e quellofbi to varij, è impoſsibile che non fi perturbino tutti, e non

rouiniognicoſa, in modo, che gliè meglio agai eſeguire vna cefafecondolordine datò (anchora chef vegga qualche in

conueniente)che non è, per voler cancellare quello, entrare * *。

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in mille inconuenienti. Queſto interuiene;quando e non f ha tempo artordinarfi:perchequãdofiha tempo,fipuo l'huo mogouernare afuo modo. La congiura de Pazzi contra a Lorenzo, est Giuliano ɖe e Medici è nota: l'ordine datoe ra,che defino definare al Cardinal di S.Giorgiº, eý a quel definare ämazzargli, dsuefiera diſtribuito chi haueua ad āmazzargli,chi haueita apigliare il palazzo, et chi torrere la città,cờ chiamare ilpopolo alla libertà. Accade,che efsẽdo nella chief cathedrale in Firenze i Pazzi Medici, e il

Cardinale advno vfficiofolenne,s'inteſe, come Giuliano la mattignon videfinaita,il chefece,che i cõgiurati saduna rono inſieme,e quello,che haueuano afare in cafº, i Pazzi deliberarono difarloin (hieſa, ilche vëne aperturbare tutto l'ordine : perche giovanbatiſta da c_Montfcco non volle concorrere all'homicidio,dicenſão, non lo volerefare in Chie fa,talche effi hebbonoa mutare nuoui miniſtri in ogni attione,i quali non haåendo tempo afermare l'animo, feciono ta li errori, che in effa effecutione furono opprefi. e. Manca

l'animo a chiffguiſe, o per riuerenze, º par propria vil tà dell'eſecutore. E tanta la maieſtà c larinerenza,che

s fitira dietro lapreſenza d'une Prencipe, che eglièfacilco-

Jaochemitighi, o che egli sbigottista vno effecutore. A Mario (effendo preſo da e Minturnef ) fu mandato vne Jeruo, che l'ammazzaffe, il quale ſpanentato dalla pre fenza di quello huono, cº dalla memoria del nome fito,

diuenuto vile, perde ogniforza ad vcciderlo. Et fe que fia potenza è in vno huomo legato, est in prigione, eſ affo gato nella mala fortuna, quantofipno tenere, che lafia

maggiºrein vn Prencipe ſciolto con la maeſtà degli orna menti, della pompa, & della comitina fua, talche tipao queſíapompafþauentare, ouero con qualche grata acco glienza rahumiliare. Congiurarono alcuni contra a Si talce *

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take Re di Tracia,deputarono ildi dell'effecutione, conuen- nomo at luogo diputato 3 done erail Prencipe, nefun ai lord fi mofje per offendrio, tantofi partironofenKa hauer ten tato alcuna coſa, & fem Kafapere quello, chefe gli haueffe impediti, c. incolpatiano l'uno l'altro , caddono in tale errore piu volte, tanto che ſcopertaſ la congiura, perta rono pera di qselmale, che poterono, & non volle»øfare. Congiurarono contra s-Alfonſo Duca di Ferrara due faoi

frategli,g varono mestzano Giannes prete, e cantore del Duca, il quale pia volte a loro richieſta conduſe il Duca tra loro, talche gli haueuano arbitrio d'ammaKzarlo, non dimeno maineſſuno di loro non ardì difario, tanto chefco perti portarovo la pena della cattiuità,ť poca prudēKaloro.

Questanegligen Kanon potènaſcere da altreffe non,che cone uenne,º che laprudëXagli sbigotuſe,o chequalche humani

tàdel Prencipe glihumiliaſſe. Naſie in tali eſecutioni in cõ uen ente,o erroreper poca prudenza,oper poco animo perche ľuna,et l'altra di queste due coſe tinuafa,et portato da quella cõfuſione di ceruello,tifa dire,cyfare quello,chetu nõgebbi, Et chegli huomini initafino, ci fi confondino, non loptio meglio dimoſtrareTito Liuio, quando deſcriue de Alef

meno Etolo, quandő ei vclle amma(zare Nabide Spar tano, di che habbiamo di ſopra parlato, che venutoiltem

podell'effecutione fºoperto che egli hebbe a faoi quello, che s'haueua afare, dice Tito Liuio queſte parole. Colligit & ipſe animum confufumi tantæ cogitatione rei. Cioè. Raffamette egli ľanimo confuſo dalla conſideratione di tan tofatto. Perche egliè impoſſibile,che alcuno (anchora che d'animo fermo,cf. vſo alla morte degli huomini,G- adopera

reilferro)nonfisonfonda. Peròfidebbe eleggere huomini #erimentatiin tali maneggi » G a nestino altro credere; *

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L і в к о

- anchorache tenuto animoffime perche dell'animo nelle co fe grandi,fºn Ra hauere fatto iſperienza,won fia alcune,che fene prometta coſa certa. Pub adunque confuſione o



farti caffare l'armi di mano ofarti dire coſe, che facciano il

mcdefimo effetto, Lucilla,fºrella di Commodo, erdino che Quintiano l'amma(zaffe, coſtui aſpettò Commodo neli entrata dell'Amphiteatro,c cõvn pugnaleignudo accoffã doſegli grid): Queſtoti manda il Senato. Le qualiparolefe

cero,chefu prima preſo, che egli hautfe calato il braceiºper *

ferire. M.« Antonio da Delterra diputato(come di ſopraf diff)adamma(zare LorenKg de AMedici,nell'accoſtarſegli diffe, Ah traditore:laquale vocefu lafalute di Loren Ko, ci

la rouina di quella cögiura. Puoſidare perfettione alla coſa, quandoff congiura cºntra ad vn capo per le cagioni dette, mafacilmente non fe le daperfettione, quandofi congiura contra a due capianza è tanto difficile,che egliè quaſi impof: fibile,che lariesta:perchefare vnafimile attione in vn me defimo tempo induerfi luoghi,è quaſi impoſibile: perchein diuerſitempi non fi puafare, non volendo chel'uma guastil

altra. In modo,chefeilcongiurare cãtraad vn Prēcipe è coſa dubbia,pericolofa,& poco prudente congiurare contra adue è altutto vana,c-leggieri. Et ſe nonfuſe la riuerenza dell'

hiſtorico, onon credereimai,chefuſepoſibile quello,che E rediano dice di Plautiano,quando ei commiſſe a Saturnino (enturione, che eglifolo amma(zaffe Seuero, cớ Antonino

habitanti in diuerfluoghi;perche ella è coſa tãto distofta dal ragioneuole,che altro,che queſta auttorità,non me løfarebbe tredere. Cögiuraronº certigiouanie Atheniefi cötra a 7Dio cle,cơ Hippiatirannid'. Athene,ammaKzarone Diocle;cº Hippia,cherimafe,lo vidirò. (hione,G. Leonide Heracliff,

cí distepeli di Platºne congiurarono cãtraa (learco,ơ Sa *

#grº

ja

T E R z o. . . 147 tiro Tiranni, ammaKzarono Clearco; c3 Satiro, che refo viuo,lo venditè. ~i i PaŘzifiu volte da nei allegati non faccefe d'ammazzarefe nö juliano. In modo che difimili

congiure contra apiu capifene debbe affenere ciaſcuno;per che nëfifa benene afe,ne alapatria,ne adalcuno;äzi quel li,cherimangano, diuentano piu infºpportabili,et piu acerbi, come/a Firenze, Athene,c Heraclea.fate da me prealle

gate. E vero,che la cõgiura, che Pelopida fece perl berare Thebefaa patria,hebbe tutte le difficultá, nödimene hebbe

feliciſſimofine perche PelopidanõJolan ente cõgiurò contra a due tiranni, ma contra adieci,non folamente non era cõfi

dente,cº mongherafacilelemrata a tirawni, ma era ribello, mondimeno ei port venire in Thebe, ammaRzarei tiranni, có liberare la patria,Tur mondimensfece tutto con l'aiuted”

vne Carione configliere de tiranni,dal quale hebbe l'entrata facile alla effecutionefas. Non fia alcuno nõdimeno,che pi glil'effēpio da costui perche comt ellafu impreſa impoſibile, et cofa marauglioſaariuſcire,cofifu,êt è tenuta dagli ſcrite tori, i quali la celebrano,come cofarara, có qitafi fenKa ef. fempie. Puo effere interrotta taleeffecutione davna falfei maginatione,odavno accidente improufo, che naſca infu? fatto. La mattina,che Bruto,c}, gli altri congiurati voleua no amma(zare Gefare,accadè,che quelloparloàliigo cõCn. Popilio Lenate.vno de congiurati,& vedendogli altrique folungo parlamento,dubitarono che ildetto Popilio non ri

?a (efare la congiura,c; furonopertentare,dämmaz Kare (fare quiui,et non aſpettare,chefuſe in Senato, cº harebbonlofattoje non cheilragioramentofinì,c- vistons farta (faremoto alcunoffraordinariofrafiicurarono. So

no questefalſeimaginationi da confiderarle,&-bauerui com . prudenza riſpetto,et tantopiu,quãto egli èfacilead bauerle

-

L і в к о

perche chihalafaa coſcienza macchiata,ficilmenteerede chef parli di lat. Риоfifentire vnaparola detta ad vno al trofine,che tifaccia perturbare l'animo,ơ credere, che ella

fia detta ſºpra il caſo tuo, & farti con lafage/copire la con gurada te, o confondere l'attione con accelerarlafuori di tempo,cº-queſto tantopiu facilmentenaße, quanto ei fona molti ad effer confcjdella congiura. Quanto agli acci denti(perchefono inſperati) non fi puofe non con gli effem pi moſtrarli, Gºfregli huomini cauti ſecondo quelli. Giulie Belanti da Stena(delquale difopra habbiamofatto mentis ne) perlofaegno che haueita contra Pandolfo,chegli haue ua tolta la figliuola, che prima gli haueita data per moglie, diliberò d'amma(zarlo,et eleſe queſto tempo. Andara Pā dofo quefi ogni giorno a viſitare wn fºto parente infermo, có nell'idarui paffaita dalle cefe di Giulio. Ćoſtui adäq; veduto.

queſto,ordinò d'hauereifinicögiurati in caſà ad ordineț ammaKzare Pandolfo nelpaſsare, et meſfili dětro all'vfcío, armati,tenega vho allafenefira chepefäda Pädolfo,quãdo ei fußestatopreſso all'affio faceție vn cếno. Accade,che ve mẽdo Pãdolfo,et hakếdofatto colui ilcāno,rifeñtro un’amico, che lofermb,et alcani di quelli ch'crano cõlui,vẽnono a tra forrere innãziet veduto,et ſentitoilromere d'arme,ffoper fono l'agguato,in modo che Pandofoffalub, c; Giulio ca compagni shebbono «fuggire di Siena. impedì qκείlo aετί dente di quello/contro quella attione, ci fece a Giulio ro uimarelafua impreſa. e4 qualiaccidenti(perche ei燃

ri)nőfi puofare alcuno rimedio, ben neceſsario estamisaře tutti quelli,che pofono naſcere,có rimediarui. Restacial preſente fºloa diſputare de pericoli,chef carronodopola este cutione,i qualifonofolamentevno,et queſtoё,диӑаве rimane

alcuno,che verdichi il Prencipe morto. Poſonorimanere aанае

T E R z o.

148

*аници.faoifateli oficijighной, o altricongiunti,

4 chi s'aſpetti ilprencipato,c poſſonorimanere o pertua negligen Ka,oper le cagioni dette diſopra, chefecciano quefa ven detta, come interuenne a grouanandreada Lampognano,il.

quale infieme co foi congiurati hauendo morto il Duca di ŽMilano, & effendorimaſovnefhofgliuolo, 3 dae faoi fra-. telli furono a tempo a vendicare il morto. Et veramente in queſti cafîi congiuratifonofufati:perche non cihannori medie, ma quando einerimane viuo alcuno per poca pru den Ka, operloro negligenza,allhora è,che non meritano/ĉu fa . . e fmmaXXarono alcuni congiurati Forliuefil Conte Girolamo loro Signore,preſono la moglie, cj i fue figliuoli: che erano piccioli,G non parendoloro poter viuereficuri, fe nons'infignoriuano dellafortezza, c; nő volendo ilcaſtella no darla loro,madonna Caterina (che cof f’chiamaua la

conteſ)promiſe a congiurati, fe la laſciatiano entrare in quella,difarla conſegnare loro, cº cheritenestino appreſſo di loro ifaoifigliuoliper ifatichi. Cofiorofotto queſta fede vela lastiarono entrare,la quale comefa dentrodalle mura, rimprouerò loro la mortedelmarito, cº minacciolli d'ogni qualità di vendetta, cºper moſtrare che de ſuoi figliuali nonf curaua,mostrò lorolemembragenitali, ältest, che

hautua anchora il modo a rifarne, cof coforo fĉafº di configlio.c3 tardi auuedutif delloro errore, con vno per petuo eßliopatironopene dellapocaprudenza loro. e-7ſa di tutti ipericoli, chepoſſono dopo l'eſecutione auuenire, non ci è il piu certo, me quello, chefapiu da temere, che quan doilpopolo è amico del Prencipe, chetu hai morto, perche

aqueſtos congiurati non hanno rimedio alcuno: perchee' non /e ne poſſono mai aſſicurare. In effempio ci è Ce

fare, il qhale per hauere il popolo di Roma amico, fie "

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L і в к о

vendicate dalui : perche hauendo cacciati i congiurati di Roma, fu cagione, chefurono tutti,& in varjluoghiam maKKati. Le congiure,che Éfanno contra alla patria fono meno pericolofe per coloro, che lefanno, che nonfono quelle, cheffanno contrai Prencipi,perche nelmaneggiarle vifo no menopericoli, che in quelle,ne l'eſeguirle vi fono quelli medefimi,dopo l'eſecutione non ven'è alcuno. Nelmaneggiarlenõ vifono pericoli molti: perche vn cittadino puo ordi marfalla potenKa, ſenza manifeſtare l'animo,& difºgnoſão adalcuno,&fe quellifaoi ordini non gli fono interrotti, fê

guire felicementel’impreſa faa; /egli ſonº interrotti con qualche legge,aíþettar tempo, & evtrareper altra via. Չա:

fios'intende in vna Rep.done i qualcheparte dicorruttione, perche invna non corrotta (non vi hanende luogo nefunº principio cattino)non pofono cadere in vn cittadino queſti

penfieri, Pofono adunquei cittadini per molti meRXi, cở molte vie aſpirareal Prencipitº,doue est non portano peri colo d'effere oppreſi, fi perchele Republiche fono piu tarde. che vno Prencipe, dubitano meno,cs per queſtofono mance caute.ffperche hanno piurispetto a loro cittadini grandi,& per queſto quellifono piu audaci, cổ piu animoſi a far loro contra.Ciaſcuno haletto la congiura di Catilina feritta da Saluffie,e} fa come pot,che la congiura fufcoperta, Catili nanon/olamente fette in Roma, ma venne in Senato, ĉ3 diffe villania al Senato, cº al Conſolo, tanto erail rispetto, che quella cittàhaueuaa faoi cittadini, cởpartito chefu di Roma,cf. chegliera digiainfºgli eſerciti, non fi farebbe pref6 Lentolo,Gº quellialtri,ſe non fi fuſero haunte lettere di lor mano, chegli accuſawano manifeſtamente. Annomi

grandiſmo cittadinoin Carthagine,aſpirando allatıranni de hancua ordinato,nellenozze d'vnafuafgliuola di auus lenare

. T E R z o.

I49

*

lenare tutto il Senato,g dipoifarf“Prencipe. Intefa quefa

*

cofa, non vi fece il Senato altra prouiſione, che d'vna legge, la qualeponeua termine allefþeſe de conuitt, c3-dellenozze,

2

tantofiilriſpetto, che ef hebbero alle qualitàfite. Eben ve

º

to,che nell'eſeguire vna congiura contra alla patria,vi èpis

É

difficultà, e maggiori pericoli percherade volte è,che bafii

: 4

no letueforzeproprie,congiurando contra a tanti, c; ciaf cuno non i Prencipe d’vno effercito,come era Cfare,o e 4 gatocle,o (leomene,gfimili,che hanno ad vn tratto, cỡ cõ

*

la forza occupata la patria:perche aſimili è la via affai fa

a

eile & affaificura. Magli altri,chenőhanne tante aggiun

te di forze, conuiene chefacciano la coſa o con inganno, cº a

arte,o confor Keforeffiere. Quanto all’inganne, e. all'arte,

a

i

hauendo Piffrate Athenieſe vintii e Megarenf, cº per queſto acquiſtatagratianelpopolo, vfcìvna mattina fuori ferite, dicendo, che la nobilità per inuidialo bauena ingiu ziato,est domandò dipoter menare armati fecoper guardia faa. Da questa auttoritàfacilmente falſe a tanta grandez za,che diuentò tiranno di Athene. Pandolfo Petruccitor nò con altrifuorvfettiin Siena,eg glifu data la guardia del lapiazz«ingouerno,come cofa meccanica, cº che gli altri rifiutarono , nondimeno quelli armaticol tempo gli die - rono tantariputatione, che inpoco tempo ne diuentò Pren ' cipe.e. Molti altri hanno tenute altre induſtrie,c3 altri mo di,cº conifatio di tempo,cºfenza pericolo viffono condot ti, Quelli,che conforza loro o con efferciti efterni hanno con

# a

giurato per occupàrela patria, hanno hauuti varij euenti, ſecondo lafortuna, Catilina preallegato vi rominò ſotto.

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*

Annone (dichi diſopra facemmo mentione ) non effendo

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riufeito il veleno, armò di faoi partigiani molte migliaia diperſºne, cºloroc egli furono morti, Alcuni primi *

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L і в к о

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cittadinidiThebe, perferfitiranni, chiamaron in aiutº vn’eſercito Spartano, e prefono latirannide di quella cit ra. Tanto che efaminatetuttele congiurefattecētra allapa tria,nonnetrouerai alcuna,opache,che nel maneggiarleſia no opprefe,matutte ofono riuſcite ofono rouinate nell'effeciº tione. Eſeguite che lefono,anchora nãportano altri pericoli,

chefportianatura del Prēcipato infe:perche diuenutº che vno è tiranno, haifaoinaturali, cº ordinarijpericoli, che

liarrecala tirannide, a quali non ha altri rimedij, che difopraffiano diſcorf. Queſto è quanto m'e ocorfºferi were delle congiure, & fe io horagionato di quelle, che f fanno colferro, c3. non colveleno, naſce,che l'hawno tutte vn medefimo ordine. Vero è, che quelle delueleno fono pinpe

ricolofe,per efstrepin incerte,perche nonfiha comedità per ºgni vno, G- biſºgna conferirlo con chi " ha, & queſta ne cefità del conferireti fapericolo: dipoi per molte cagioni vn beueraggio diveleno non pus effer mortale, come inter uenne a quelli, che ammazzarono Commodo, che hauen doquello ributtato il veleno, che gli haueuano dato, furo noforzatiafrangolarlo,fe volleno chemoriste. Von han nopertanto i Prencipiilmaggiorenemico, chelaçõgiura:

perchefattache èvna congiuraloro contra,º la gli ammaz za, o la gli infama:perche felarieste,e muoino, fe la fifĉuo-'. pre, & loroammazzino i congiuratif credeſempre,che ella faſtata inuentione di quel Prencipe,perifogare l'auaritia, că lacrudeltàſua contra alfangue, c3 alla robba di quelli, ch'egli ha morti. Non voglie però mancare dauertire quel

វ៉ែ

quella Republica contra a chi fuſe congiurato, che habbiano auuertenKa, quando vna congiurafimani feſta lorº, innan Kiche facciano impreſa di vendicarla, di cercare, e intendere molto bene la qualità deſa, g -

-

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Т в к z o.

*.

1 5o

mistrino bene le conditioni de congiurati,c le loro,et quan do la trouino grofa,c. potente,non la/Guoprano mai, infino a tante,cheffieno preparati conforze fufficienti ad oppri merla altrimentifacendo fuoprirebbone la loro rouina. Pe

rò debbono con ogni induſtria diſſimularla:perche i congiu rati,veggendoſi ſcoperti cacciati da nereſſità operanofenza

riſpetto.In eſempio cifºno i Romani, quali hauendo lastia te duelegioni di foldati a guarda de Capouani contra a Sagniti(come altroue dicemmo)congiurarono quelli (api, dellelegioni inſieme d'opprimere i Capouani. La qual co

faintefafa Roma,commefono a Rutilio nuouo (onfalo,che vi prouedeſe,ilquale per addorºnentare icongiurati, publi cò come il Senato haueua rafernate le fanze alle legioni (Apsuane #1 che credendoſ quelli/oldati, e parendo lora hauertempo adeſeguire ildiſegno loro,non cercarono diac eelerare la coſa. Et cofiffettono infino che cominciaronoa vedere,cheil (folo glifºparawa "vio dall'altro,la qualcoſa,

generato in loro/opetto fece chefi/coperſono,cº mandarono adeſecutione la voglia loro.Nepuo effere questo maggiore

eſempio nell'vna,& nell'altraparte:perche perquefofive de quantogli huominifono lenti nelle cofe,doue effi credono

bauere tempo,e quanto efifono presti, doue la neceſſità gli eaccia.

Nepuo vn Prencipe, o vna Repub, (che vuole

differirre loſcºprirevna congiura a fao vantaggio) vfare termine megliore,she oferire di proſima occaſione con arte 4 congiurati,acciò che aſpettando quella,o parendo loro ha

sertãpo,dianotěpoa quello,e aquellaacaffigar#:Chi hafat to altrimenti, ha accelerato lafarouina,comefeceil Du

ca de Athene,c3 Gulielmo de PaKzi ?l Duca diuentato tiranno di Firenze,et intendendo effergli congiurato contra,

fece(ſenza eſaminarealtrimenti la coſa ) pigliarevno de ; :

*

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-

L ї в к о

congiurati,ilchefecefabitepigliare l'armi agli altri c. tor“ -

gli lofato. Guglielmº efendo commeſsario invaldi Chia na nel mille cinque centovno ci hauendo inte/0 , comein e Arezzo era congiura infauore de Oitelli,per tørre quella terraa Fiorentini,fiibito fe ne andò in quella città,3-fenKa

penſare alleforze de congiurati, alefaec ſenza preparar fi di alcunaforxa col configlio delViſcono fuo figliuolo, fece

pigbarevno de congiurati,depola qualpreſuragli altrifabi topreſono farmi,c}-telfenola terraa Fiºrentini, guglielmo di commeſſario dinemiò prigione. Ma quando le congiurefo nodeboli fipoſono,& debbonofenza riſpetto opprimere.Në è anchora da imitare in alcun modo dhoi termini vfattqua

fi contrarijľvno all'altro. L’vno del prenominato Đnca d' a Athene,il quale per moſtrare di credere,d'hauerelarbeni uolenza decittadini Fiorentini fece morirevno,chegh ma

nifeſtò vna congiure. L'altro da Dione Siracuſano, il quale er tentare l'animo di alcuno,che egli hautua a foſpettoscon Jentì a Callippo,nel quale ei confidaua,chemoffraffe difargli TVM4

congiura contra,& tutti due queſti capitarono zale.

perchervnotelſel animoagli accuſatori , g. detteloa ebi volle congiurare l'altro dette la viafacile alla mértefaa,an

Kifuggliprºprie capº della ſua caggiura, comeper eſperien

zaghinternenneperthe Callippº(potendefnzarfettºpra ticare contra a Dione)praticò tanto,chegli toffeloffato & la vita.

-



,

-

Donde naſce che le mutationi dalla libertà alla

feruitù,& dalla feruitù alla libertà, alcuna n'èíen

za ſangue, alcuna n'è piena. Cap. VII. *

D Ubiteräforfe alcuno,onde nafĉa,che mh.mli്. 1-) nicheffanno dalla vitaliberaalla tirannica, ø,

*

T E R z o.

I5t

percontrario,alcuna fenefaccia confangue, alcuna ſenza.

:'

perche(come per l'hiſtoriefcomprende)infimili variationi alcuna voltafono fati morti infiniti huomini,alcuna volta 岐 non è ſtato ingiuriato alonno,come interuenne nella mutatio ?? ne,chefece Roma da i Rea Conſoli,douenon furono cacciati 備



፴፫.

altri,che i Tarquin fuori della ofenſione di qualunque al

:

tro.Il che dipende da queſto,perche quello ſtato,chefmuta, nafe cºn violenza,onan,có perche quando enaſce con vis

|



º

lenŘa,conuiene naſca con ingiuria di molti, è neceſſaria poε

*

nella rouina fue,chegli ingiuriatifvoglino vendicare, ci da queſto deſiderio di vendettana/ceilfangue, có la morte M"

degli huomini. Ma quando quelle fato è cauſato da vno

| -

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commune confentimento d'vna vniuerſalità,che lo hafatto

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grande,non ha cagione poi quando rouina detta vniuerſali



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tà di offendere altri,che il capo.e3 di queſtaforte fu lofato di Romà, có la cacciata de Tarquini,come fu anchorain Firenzelo ſtato de Medici,che poinelle rouine loro nelmil le quattrocento nouanta quattro nohfurono offeſi altri, che

effi. Et cofi talemutationi non vengono ad effer moltoperico ;;

#

lofe,mafon benepericoloffime quelle chefonofatte daquel li,chef hanno a vendicare, lequalifuronofºmpre mai di for

te,dafare(non chealtro)sbigottire,chi le legge. £t per che di queſti eſempi nefon pienele hiſtorie, io le voglio la

* #!"

fciare indietro.

岐 洲

Chivuole alterarevna Repub. Hebbe confiderare ikſoggetto di quella Cap. VI1I,

*

-

-

Sfdiſºpradiſcorſo,come vn trifo cittadino non pno Emale operare in vna Republicache non fia corrotta, la 嘯牌 *

quale conchiuſioneffortifiča(oltre alle ragioni, che allhore

|

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1 fв в о

fdistono)con l'eſempio di Špurio (asto,é di Manlio Ca pitolino. իquale Spuro,eſerdo huomo ambitiofo,c-volen“ do pigliare auttorità straordinaria in Roma, cớ guadag narfila plebe,colfargli molti beneficij,come era di vender

gli quelli campi,che, Romeni haueuano tolti agli Hernici, fuſcoperta dapadri днејіяfa4 ambitiene,c in tento reca tt a foſpetto, che parlando egli alpopolo , cº offerendo di dargli quegli damari,che s’eranoritratti degrani, che il pu blico hautuafattiventre di Sicilia,altutto gli recusò,paren do a quello,che Spurio voieſe dare loro alpregio della loro li bertà. « Mafetalpopolofuſeffato corrotto, non harebbe rici fato detto prezXo; cºgli harebbe aperta alla tirannide quella via,chigli chiuſe. Fa molto maggiore eſempio di queſto e Manlio Capitolino , perche mediante coffutfive de,quanta virtù d'animo,C3 di corpo 3 quante bhone opere

fatte infanore della patria cancella dipoivna brutta cupidi tà di regnare:laquale(comefi vede)nacque in cofui per l'

inuidia,ch'egli hauena degli honori,che erano fatti a (a millo,& venne intenta cecità di mente, chenon penfando al modo delviuere della città, non estaminando il ſoggettº, quale e/o hauena nom atto a riceuere anchora trifiaforma, fi miſse afare tumultiin Roma contra al Senato , est cen

tra alle leggipatrie. Douefi conoſcela perfettione di quel la città,G-libontà della materia fia,perche nelcafojuonef funo della nobiltà(anchora cheffino acerrimi diffort l’un

dell'altro)fimofie afluorirlo,ñeßuno deparëtifece impreſa in fitofauore : c con gli altri accuſati fodeuano comparire fordidati , veſtiti di nero , tutti meftu per cattare mi fericordiainfauore dell'accuſato , G con Manlio non fe

nevide alcuno.? tribuni delliplebe,che ſoleuano/emprefa vorirelecºſº,che pareua veniſinoin besificio delpopolo, c#: -

-

quantº

T E R z o.

I 52

quanto eranopiu contra a nobiliştätopiu le tirauano innan Ki,in queſto cafo ff vnnrono co nobili, per opprimere vna commune peſte. Il popolo di Roma deſiderofiſsimo dell'vti le proprio,c-amatore delle cofe, che veniuano contra alla · nobilità, auenga chefceffea Manlio affaifauori,nondime no,come itribuni lo citarono,& che rimeſſono la cauſa faa algiudicio del popolo , quelpopolo diuentato difenſoregiu dice,ſenza riſpetto alcunolo condennoa morte. Pertanto ionon credo chefa eſempio in queſta hiſtoria piu atto a mo ffrare la bontà di tuttigliordini di quella Republica,quanto è questo, veggendo che nefano di quella città fi moſſe a di fendere vn cittadino pieno d'ogni virtù,có che publicamēte ci priuatamente haueua fatte moltiſſime ºpere laudabili: perche in tatti loro potėpiu l'amore della patria che,nefano altro riſpetto. c-confiderarono moltopiu a pericoli preſen ti, che da la dipendeuano, che a meritipaſati, tanto che

con la mortefa efîliberarono. Et Tito Liuio dice: Hunc exitum habuit vir, nifi in libera ciuitate natus effet,

memorabilis.(icë,Talfine hebbe quell'huomo,certo qu㺠do ei nonfoffe nato in città libera, degno di ammiratione. Douefowo da confiderare due cofe. funa che per altri modi s'ha a cercare gloria in vna città corrotta, che in vna, che anchora viua politicamente, l'altra (che è quaſiquelme defimo, che la prima ) che gli huomini nel proceder loro, c- tanto piu nell'attioni grandi debbono confiderarei tempi, & accommedarfi a quelli: cf. coloro, chepercat tiua elettione, o pernaturale inclinatione fi diſcordano de tempi, viuono ilpiu delle volte infelici, & hanno cattiuo eſito l'attioni loro. al contrario l'hanno quelli, chef con

cordano coltempo, cófºnča dubbio perleparolepreallega

tedell'historicoſipuo conchiudere, chefe Manliofuſénate *р *.

L- в в о

me tempi di Mario, & di Silla,doue giala materia era cor rotta,& doue effo harebbe potuto imprimerelaforma della bitione fue,harebbe haunti quelli medfimt ſeguiti,cfffacceſ

fi,che Mario, & Silla,ggli altri poi, che depò loro alla ti rannide aſpirarono.Cofi medeſimamenteſe Silla,G. Mario

fustinoſtatine tempi di Manliofarebbero fatitra le pri meloro impreſe opprefi: per che vn’huomo puo ben comin ciare con fuai modi, & con faoi triffi terminia corrompere

vnpopolo d'una città: ma egliè impoſibile,che la vita d'vno baſtia corromperla in modo, che egúmedeſmo nepoſa trar frutto. cst quando bene efuſe poſibile con lunghezza di

tempo, che lofaceſſe, farebbe impºſsibile, quanto almo do del procedere degli huominischefºxa impatienti,'c non

Foſſono lungamente diferirevna loropaſione. Appreſſº s'ins gannano nelle cofe loro, cº in quelle maßimamēte, che defi aerano affi,talche ºperpocapatienza, o peringannarfºne, entrerrebbero in imprefacõtra altậpo,et capiterebbero male. Terò è di biſogno a volerpigliar auttorità in vna Repub. c3 metteruttristaforma, trouare la materia difordinata dal tempo,G- che apocoароса, сў. digeneratione in generatio

mefifia condotta aldfordine : laqhale vifi conduce di ne

ceſſità,quando ella non fa(come difepra fi diſcorſe) ſpeſſo rinfreſcata di buoni effempi,o con nuoue leggi ritirata verfo

i princip jfaoi. Sarebbe adunqueſtato CManlio un’huo moraro,cĵ-memorabile fefaffe nate in vna città corrotta.

Et però debbonoi cittadini, che nelle Repub. fanno alcuna impreſa o infauore della libertà,o infauore dellatırannide, confiderare il/aggetto che eglino hanno , c. giudicare de quella la difficultà dell'impreſeloro:perche tanto è difficile,

cº pericoleſo volerfare libero vn popolo, che vogla viuer .

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frio, quanto è volerfär struo un popolo, the voglia više; libero. Et perche diſºpraf dice,che gli häomini nell'operatë

debbono confiderare la qualità de tempi,e procedere fesöds quelli,neparieremo alungo melfiguente Capitolo,

a

Come conuiene variare co tempi, volendofempřè hauer büona fortuna. Cap. IX.

I della Q ho confiderato più volte,comelicigione dellatriſta;&# buona fortuna degli huomini è, riſcontrare ilms: do del procederefuoco tempi: perche efi vede, chefli hhv. świni nell'opere loro procedono alcuni con impeto, alcuni tëú riſpetto; & con cautione. Et perche nell'uno, cº nell'altrs aliqueſti modifpaſſanoi termini connenienti, nonfipotendő offeruare la vera via,nellunoje nell'altrofferra.4 Maquet:

to viene aderrarmeno, e hauere lafortuna proſpera, thế

riſcontra (come to ho detto ) col/uomodo ultempo, tifemå premai fi procede, fecondo ti forza la natura. Ciastiné fa, come Fabio Mafimoprocedena con l'effertitºfus torí hiſpetto, est cantamente, diſcoſto da ogni impeto; ég đá

ºgni andaria Romana; c3 la buona fortunafece,che que: ffofae modo rifcontrò bene to tempi: perche effende venutá «Annibale in Italiagiouine. & con vnafortuna freſca; & . hauendº gia rotto tipopolo Romand due volte, & effends

quella Republicapriuaquaſi della ſua buona militia,ě sbiá

fattitajnonpotettefortiremigliorfºrt na, che haurreyri Capitano,ilquale con lafaa tardità, có cautione teneſſe 4

bada ilnemico. Ne anchora Fabio potetteriſcontraretens pipis cúmuenientia modifaoi, di che nacque, chefuglos rioſo. Et the Fabio faceſſe queſte pernatura, es non për élettidse, fivede, the volendo Scipione påfart in e Afrirá

sus quela ſetsiipir *ುguerra:Fabiela tõtradiſſä

ர,

L I в ко

afui, come quello,che nonfipottua/piccare dafstei modi, cº dalla conſuetudinefna,talchefefefeffato a lui, Annibale farebbe anchora in Italia,come quello, che non s’auuedane, che erano mutati i tempi, có che bifognanamutarmodo di guerra. Et fe Fabiofufeffato Re di Roma, poteuafacil

mente perdere quella guerra: perche non harebbefaputºva riare colprocederefosſecondo che variano e tempi.ma eff do nato in vna Republica,doue erano diuerf cittadini, cẠdiuerfihumori,come ella hebbe Fabio,chefuottime ne tem pi debiti afoftenere la guerra, cofi hebbe poi Scipione netem pi atti a vincerla. Di qui naſce, che vna Republica ha maggior vita,est hapiu lungamente buona fortuna, che vn . prencipato: perche ella pus meglio accommodarſi alla diuer

Jità de tẽperali,perla diuerſità de cittadini, chefono in quel la, che nonpup vn Prencipe : perche vw’huomo chefia con fileto aprocedere in vn modo,nonfimuta mai,come è dette, est conuiene dineceſſità,quandofí mutano itempi disformia quel/so modo,che rouini. Piero Soderini,altre volte prealle

gato procedeua in tutte le coſefaecon humanità, et patizza, proſperò egli,est lafaa patria,mentre che i tempi furono con

ormi almodo delprocederfuo.ma come vennero dipoitépi, doue biſognaua romper la patienza, et l'humilità,nõlo feppe fare:talche infieme con lafnapatria rouinò. Papa Giuliofee condo procedette in tutto il tempo delfuo pontificato con im peto,es confuria,e3-perche i tempi l'accompagnarono bene, gliriuſcirono lefße impreſe turte. mafe fuffero venuti altri

tëpi, che haueffero ricerco altro configlio,dineceſſitàrouina. ma: perche non harebbemutatone modo, ne ordine delma neggiarfi.Etchenoinonci poſſiamomutare, nefono cagione due cofe,ſuna,che noi non ci poſſiamo opporre a quello, a che s'inclina la natura, l'altra, che hauendo vno.com vn modo di

procedere proſperato affai, non è poſſibile

Rఉche polja

:

T r n z o. i 54 þefſafar bene a procedere altrimenti. onde menafé, che ini vno huomo lafortuna varia:perche ella varia i tempi; g ès

gli non varia i modi, Naſcene anchoralarouina acla cité tà, per non variarfigliordini delle Repub. co tempi, come lungamente diſepra diforremme, ma fono piu tarde: perché le penanopiu a variare,perche bifºgna, che venghino tem pi, che commouinotutta la Républica a chevn folocol va riare tlmodo diprocederenon baſta. Et perchenoi habbia. mofatto mentione di Fabio e Maffimo, che tenne a badi Annibale,mipare da difforrere nel Capitolo ſeguente, fe vn Capitanº, volendo fffligiornata in ogni modo col nemig; può effere impe che non lafaccia,

-

Chevn Capitano non può fuggire la giornatåg : quando l'auuerfario la vuol fare in ognimodo: Сар. Ké |-

4

C NeusSulpitius Distator aduerſus Gallosbel= s \_y lum trahebat, nolens fe fortunæ committere:

aduerſus hoftem,quem tempus deteriorem indics; & locus alienus faceret. Cioè. Gneº Sulpitio Dittatore differtua ilfar giornata co Francefi, non volendoperſe a de frittion di Fortuna contra vn nemico, chc'ltempo et l'effere melpaeſe d'altruidouexa allagioritata indebolire, et fºrcen fumare, Quãdo ſeguita vno errore,doue tuttigli huomint, o la maggior parte singunnino, ionon credo chefia male molte volte riprouarlo, Pertãto anchora che io babbia diſovrapiu volte moſtrath,quante lenttioni circa le coſegrandefiano dis formi a quelle #ghãtithitëpi,nõdimenonõmi parfaperflad

alpresếnte replicarlo: percheféin alcunapartef deuia degli antichierdini fideuia maſſimamente nelle atrioni militari;

doüe alpresíténõèofferuntaalcuna di quelleántichi cef; che dagli も" * Ꮡ 2 erans

L I в ко

erano stimate afai. Et è natoquefo inconueniente perche le Repub.e3 il Prencipe hanne impoſta quefa cura adalirui, c- perfuggire ipericoli, ffºro diſcoffati da queſto eſercitio, c3. ſepurefi vede qualche volta vm Re de tempi nofiri an dare in pefona,non fi crede però,che da lui nafano altrimos dı,che meritinº piu laude: perche quello fercitio quädepure lofanne,lofanns a pompa, est non per alcunaaltra laudabile cagione. Ture questi fanno mineri errori,riuedendo ilorø efferciti qualche volta in viſº, tenendo appreſſo di loro il titolo dell'Imperio, che non fanno le Repub. est maffima

# l'Italiane, le qualifidagdafdelirui, ne s'intendendº id alcuna coſa di quello,che altro canto velgdo(per parere d'E

uerra, (3. dall

rMlTrencipe) deli

berarne, fanno in tale deliberatione mille errori. Et ben

che d'alcuno n'habbia diſcorſo altrºke, voglie alpreſente non tacerne vno importantiſſimo. Quando queſti Prencipi o ciofi, o Rep.effeminatemandano fuori vn loro Capitano, la piu fauia commiſſione, che paia lorº dargli è quandº gľum pongono, che per alcun modo non vengaa giornata, anzi/G

pra ognico/afi guardidalla zuffa, e#parendo loro inqueffe imitare la prudenza di Fabiº e Mafimo, che diferende ilcombattere faluò loftato a Rºmani, non intendono,che la

maggiore parte delle volte quefacēmiſſione è nulla,o è dan mofă. Perchef debbepigliare queſta concluſiene,chevn Ca

pitano che vogliaffare alla cãpagna,non puòfaggire lagior mata, qualunq; voltailnemico la vuolefare in ogni modo.

Et non è altro queſtacõmiſſione,che direfàla giornata ape stadelnimico, est non atua. Perchea volereftare in came pagna, est non far la giºrnata, non ci è altro rimedief. curo , che porfi cinquanta miglia al mene difofo al nimico, est dipoi tenere buone #fie, che venendo quel lo verſº di te , tu habbi tempo a diſcoſtarti . Ons FO

T s R z o.

I 55 ·

altro partitº ci è; rinchiuderf in vna città, ej ľvno, ej l'altro di queſti due partiti è dannofiſsimo, Nelprin of laf

eta inpreda il paeſeſuo alnemico, e vno rentipevalente vorrà pu tosto tentare lafortuna della zuffa,che allungare

laguerra contanto danno defadditi. Neifecondo partito è la perdita manifeſta, percheconuiene , che riducendoti con vno eſercito in vna città, tu verga ad efºre affediato, est in poco tempo patirfume,e venire a deditione,talchefnggire lagtornata, per queſte due vie è dannofiſſimo; Il modo che

tenne Fabio AMaſsimo diffarere luoghiforti è buono,quan , do tu haiff virtuoſo effercito, chelnemico non habbia ardi redt venirtia trghart dentro a tuoi vantaggi, Ne fi puº

dire,che Fabiefiggjëla giornata,ma pintoffo che la volef fefare afovantaggio. Perchefe • Annibale fuſe ito a tro uario, Fabio lo harebbe aſpettate,G-fatto giornata fece,ma Annibale mðardi mai di combattere con lºi a modo ai quel

lo. Tanto che lºgiornatafufuggita coſi d'Annibale, come da Fabio,mafe vno di loro l'hauffe voluta fare in ºgni mo do, l'altro non vi hauteua fº non vxo de tre rimedij, i due fo pradette,o fuggirff. Che queſto ch’o dico, fia vero, fi vede manifeſtamente con mille eſempi,e} maſsime nella guerra, che i Romanifeciono con Filippo di Macedonia padre ai Perfe: perche Filippofendo affaltato da Romani deliberò non venire allazufa,g; per non vivenire,vollefore prima come haueuafatto Fabio Maſsimo in Italia,e fi puoſe col "

fue eſercitofoprala/ommità d'vn monte, douefiafforzò afº fai giudicando che i Romani non haueffero ardre d'andare a tronarlo,mamandatoui,eſ combattutolo, lo cacciarono di

quelmonte, est eglinon potendo reſiſtere.fifμαι con la meg gior parte dellegenti, & quel, che lo Jalaờ, che non fie

confumato in tutto,faliniquità delpaefe, laqualfece, che i Rºmaninonpoteronoſeguirlo. Filippº adunque non vo -

*

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X 3.

lendo

L і в к е

*

kądsax zufºrfs effendofpoſto calcampo pref3 astoma și, fi kebbe afuggire: G hauendo conoſciuto per queſta eſpe rienza, came non volendo combattere, non gli bäffattaffa refopra i manti,est nelle terrensa volendorinchiuderfi, dili

teràpigliare l'altro modo, di fare diſcoſto molte miglia el panpo Komano. Onde, fei Rºmanierano in vna prouin

cia, gliſestandaua nell'altra, c; coffempre, donde i Ko: manipartiuano, effo entraua,cá veggendo alfixe come nell’ allungare la guerra perquefia via,le fue conditionipeggiora

wana, e che ifuai foggetti bora da lui, hora da nemici erano oppreſi,deliberò di tentare lafortuna della zuffa, C#: rofi venne co Romani advna giornatagiuffa, Evtile adun

que non combattere,quandogli efferciti hanno queffecondi 3:oni, che hauena l'effercito di Fabio, e che hora ha quello

digneo Sulpitio, cioè, hauere vwo ejercito fi buono, che't nemicanonardifca venirti a trouare dentro alle fortezze

rue, e che ilmemicofia in caſa tua ſenza bauere preſº mol. zopie,doue ei pati/caneceſsità delviuere, & è in queſto cafº šlpartito vtile per le ragioni, che dice Tito Liuio. Nolens fe fortunæ committere aduerſus hoftem, quem tempus deteriorem indies,& locus alienus faceret: Main ogni altro termine non fi puo fuggire la giornata fe non contuo diſhonore, g-pericolo: perche鬆(comefe

ce Filippo)è come effere rotto,est con piu vergogna, quanta menos’èfattopruoua della tua virtù. Etfalui riuſcì fal starfi,non riuſcirebbe advn'altra, che nomfufe aiutato dal

paeſe, come egli. Che «Annibalenonfuſe maeſtro diguer ra, nefuno mai non lo dirà, effendo all'incentro di Scipions in Africafeegli haueffe veduto vantaggio in allungare la guerra, egli l'harebbefatto, & parauentura (effendo huen Capitano, est hauendo buona eſercito) l'harebbe potutofa re, comefeçe Fabiain Italia, ma non l'hauenda } fi άκθές -

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Тв к z o

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156

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debbe credere, che qualche cagione importante lo moueffe:

perchevn Prencipe, che habbia vno effercito meſſo infemë, cý vegga,che perafetto di danari, o d'amiciei non pno re nere lungamente tale effercito, è matto al tutto,fe non ten ialafortuna,innanzi che tale effercitofi habbia a riſºluere,

perche aſpettando eiperde alcerto, tentando potrebbe vince re. Un'altra coſa ci è anchora da ſtimareaſai, laquale è che fidebbe (etiandio perdendo) volere acquiſtaregoria, & pine

gloriafi ha adeſervinto perforza che per altro incanuenien

te, che t'babbiafatto peraere. Si che Annibale doucua effer coffretto da queſte neceſsità,es dall'altro canto Scipione,qiță

do e Annibale hauefje differita lagiornata, & non gli fuſe baſtato l'animo d'andario atrouare ne luoghiforti nõpatina perhauer digia vinto Siface, esttante terrein

#;

Africa, che vi poteua ſtareficuro, e con commodità, come in Italia.Ilche non interueniua ad «Annibale, quando era

allincontro di Fabio,nea questi Francioſi, ch'erano all'in cºntro di Sulpitio, tanto meno anchora fuofuggire la gier nata colui, che con l'eſercito affalta il paeſe altrui, percke.

Je è vuole entrarenelpaeſe delnemico, gli conuiene (quanda ilnemicafe glifaccia incontroj#feco: es fefipone

4 campo advnaterra,fi obliga tantopiuala Kuffa: come netempi noſtri interuenne al Duca Carlo di Borgogna, che effendo a campo a Moratto,terrade Suizzeri,fi da Suiz zeri aſfaltato, es rotto : est come interuenne all'eſercito di

Francia, che campeggiando Nguara, fu medeſ mamentº da Suizzeri rotto, º

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Chechiha afare con affianchora che fia inferic respur che posta foſtenerei primi impeti,vince. Cap. X I, •

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Apotenza de Tribunidella plehenella città di Rems - fu grande, est funeceſſºria, come molte volte da motè. fiata diſcorſo z perche altrumenti non fi farebbe potato par frengalam:hitione della nobilità, quale harebbe molto tem

pạinnanzi correttaquella Republica cheella nöf corruppe; vandimenº perche in ºgnicoſa (cºme altre volteſi è detto) è nafçoſo qualche proprio male,chefafuggirenuout acciden ți,èneceſſario a quefficen nuoui ordinipręuedere, Effende

pertanto diuenuta la auttarità tribunitig infolente, & før eşidabile alla nobilità, & a tutta Rama, ene farebbe sąta qualche inconueniente danneſº alla libertà Romana fe da · Appia Claudio nonfuſeffats moſtrato ilmodo: col quale f hauetano a difendere contra all'ambitione de Tribuni : tl

qualefu, che trouarono ſempre tra loro qualch’uno, che fulle ºpauroß, ocºrruttibile,oamatore del commun bene.talmã te che lo atstoneuano ad opporfalla volontà di quelli altri, çhe volefino tirareinnanzi alcuna deliberatione contra alla

walontà del Senata. Ilqualerimediofavn grande tempera peatoa tanta auttorità e perniolti tempi giphòa Kona. Jaqualcoſa m'ha fatto confiderare,che qualunque volta e" ſouaxaltipotenti vniti contra advn’altro poterte, anchora

che tutti inſiemefữno molto piupetenti di quellonensimena

##မ္ဘီ)

fidebbefempreſperare piu in quello/Slo,e meno çhe in quelli affas,anchora chegagliardıßimi: perche(lafia ando

{. tutte quelle coſe, delle quali vn foloſipho più, che

svalti preualere chefonainfinite) ſempre ºccurrerà qà#o, che potrà, fando vn poco d'induſtria, difunire gli affai, & quel corpo,cheragagliardo,far debale. Io nonvoglio in qạe« #aaddurreantichieſempi, chefe nefarebbonº affai, ma vg ջեց mi baffinai moderni,ſeguitine tempiņoſtri, Congių

rànelmillequattrocentºoriantaquattro tutta Italia Fºn *44 Pinitiani, c# poi che ſiia tuttº erano perfi, c:: .

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*

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ТЕ к z o .

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pon poteuanofare piu con l'effercito in campagna, corrups pono ilfignar Lodouico, chegouernaua Milano, & pertale corruttione fecionovno accordo, nel quale non folamente rahebbano le terre perſe, mavfarparono parte dello ſtato di Ferrara, e coficoloro, che perdeuano nella guerra, re Atarono/aperiorinella pace. Pochianni/ono congiurò con tra a Francia tutto ilmondo, nondimeno auanti chef ve

deſſe il fine della guerra, Spagna fi ribellò da confederati, & fece accordofeco, in modo che gli altri confederati furo

no rostretti poco di poiascordarfianchora ef. Talchefen za dubbiofi debbe ſempre mái fare giudicio, quando ef vede vna guerra moſa da molti contra ad vno, che quello

vno habbia a refarfuperiore,quandofia di tale virià, che poſſºffenere i primiimpeti, & col tempo reggerfi affet tare tempo,perche qãndo enonfuſeeofi.porterebbe millepe ricoli,come interuenne a Vinitiani nell'otto,i qualife haueffº · ropotuto temporeggiare con lo eſfèrcito Francioſº,e; hauere tếpo aguadagnarfi alcuni di quelli,chegli erano collegati că tra,harebbono fuggita quella rouina:ma non hauēdsvirtuo

fe armi da potere temporeggiare il nemico, cº per queſte non hauendo haunto tempo afepararne alcuno, rouinaronos perchef vide,,chel Papa, rihauuto che gli hebbe le ceſsfue, fifece lorº amico est cof Spagna, est. moito volontieri lºvno, & l'altro di queſti due Prencipi harebbon faluato loro ls

fata di Lombardia contra a Francia, permon lºfarefi grã de in Italiafegii haueßinopotuto.Poteuano adunque i Di nitiani dareparte perfaluareilreſto,ilche ſe loro baueßins

fatte in tempo, che pareſe,che ella honffeffata neceſsità, e innanzia moti della guerra, era feußimo partito,main

Ja motiera vituperofo, : perauentura dipocoprofitto, ma innan Ki atali moti, pochi in Dinegia de cittadini potenas

no vedere il, pericolo, pochißimi vedere il rimedio, ’ пеfите&: i

*

.

L I в ко

* - :

艙 tornare al principio di queſto diſcorſo, conchiudo, che cof come il Senato Ro

wefano configliarlo. L74a

mano hebberimedio per lafalute della patria contra allam bitione de tribuni, per effere molti, cofi hara rimedio qua lanque Prencipe,che fia aſfaltato da molti,qualunque volt4 ei fappia con prudenza vfare termini conuenienti a diſu · nirgli.

|

-

comencapitanoprudentedebbeïmporre ogni neceſsità di combattere a fuoi ſoldati, & a qüel - lide nemici tuorla. Cap. XII. ,, c. : vºlte habbiamo diſcorſº, quanto fia vtile ale A: humane attienila neceſsità & a qualglor:a fianoffa ·

-

-

- -

te condotte daquella,es core d'alcuni morali filoſofi è ſta- . ro/critto lemani, & lalingna degli huomini,due nobiliſimi

infrumentia nobilitarlo, non harebbero operato perfetta mente, necondotteľspere humane a quella altezza, chef

veggonocõdottte,ſedallaneceſsità non fugerefþinte. Effen do conoſciuta adunquedagli antichi Capitani degli eſerci

tila virtù di taleneceſità,e quantºperquella gli animide foldatidiuentauano estinatial combattere, facename ogni

ºpera, percheifoldati fufino soffrettida quella. Et dall'al traparte vfanano ogni industria,perche i zemici ſe ne libe molte volteaperſºno al nemico quel raffino. ø per la via, che estigli poteuana chiudere,est a faoi foldati prº prijchiuſonº quella, chepstenano laſciare aperta. Quella

:

edunque,che deſidera, oche vna cittàfi difenda oſtinata mente oche vnaeffercito in campagna oftinatamente cöbat ta, debbe/ºpra ogni altra coſaingegnarfi di mettere nepet tidichi ha a combattere taleneceſsità, Ondevn Capitanº

prudente,chekaueſe adandare advna eſpugnatione аъли * :

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gittá

Тв к z o 1,8 , eitià,debbe mifrare lafacilità,o la difficultà destefpugnar la,dalconoſcere,e conſiderare quale neceſſità coffringa g#. habitatori di quella a difenderfi, & quando v troui aſjasne

ceſſità,che gli coffringaalla diffagindichilaſpugnatione dif ficile,altrimenti

facile. Di qui naſce, che le terre

dopò la ribellionefonopiu difficiliadacquiſtare, che elle nou fono nel primo acquiſto, perche nel principio non hauendo cagione di temer di pena, pernon hauere offeſofiarrendono facilmente,maparendo loro(efendoſi dipoiribellate)hauere

effe,eper questo temendo lapenagdiuentano difficileadef. fere ispugnăte. Naſce anchora tale offinatione da natu rali odij, che hanne i Prencipi vicini,est le Republiche vici nelºvno con l'altro,ilcheprocede d'ambitionedi dominare, ci gelofia dellorofato, majimamentefellefono Republi

fheicome interuienein Toſcana,laqualegara est contentio ne ha fatto , ci farà fempre difficile la eſpagnatione ľvna dell'altra. Per tanto chi confidera bene i vicini della cit. tà di Firenze,e ivicini della città di Vinegia,nonfimera

miglierà (come moltifanno)che Firenze habbia piu ſpeſo nel leguerre, & acquistato meno di Dinegia, perche tutto naf: se da non hauere hauuto i Yinitiani leterre vicinefi offinate alla difeſa,quantº ha hauuto Firenze,per effere ſtate tutte

le cittadi vicine a Dinegia vſe aviuere ſotto vno Prencipe, &non libere,e quelli chefsno conſueti a feruire, ſtimano molte voke poca ilmutarepatrone,anzi molte volte lo defi

derano.Talche Vinegia(benche habbia hauuti i vicini piu potenti,che Firenze)per hauere trouate le terre meno oftina te,le ha potuto piutoffo vincere,che non hafatto quella ef. Jendo circondata da città tutte libere. Debbe adunque un Capitano(per tornareal primº diſcorſº) quando egli aſfalta vna terra , con ogni diligenza ingegnarfi dilenarea di fenſºri diquella tale per confequenza tale offi natione,

#႔မ်ိဳ႕

- - -

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natione,promettendo perdono, fe egli hanno panra dellape its et/º gli haueffino paura della libertà , moſtraredi momandare contra al commune bene , ma contra a pochi

ambitioſi della città,laquale coſa molte volte ha facilitator impreſe, & eſpagnationi selle terre. Et benche ſimul colori

fianofacilmente conoſciuti, 3 mafimamente daglihuºmi nsprudenti,nendimene vifonofpefqingannati i popoli, qua

k cupidi della preſente pace,chinggonogh occhia qualunque altra laccio,che/ottole larghe promefefitendeſſe. Et perque

ffa via infinite città ſono diuentatejerne,come interuenne« Firen Ke ne profimi tempi,& come interuenne a (Gafà,6% allo eſercitojao ulqualeanchora che conºſceſſe le vane pre meſë de Parthi léquali eranofatte pertor via laneceſſità4 faoi ſºldati del difenderfynondimenană potette tenerli oft nati,acciecati dalle offerte della pace,che eranofatto loroda

krºnemici,comefi vede particolarmēte,leggendo la vita di quello. Dicopertanto,hauendo a Sannitifuori della çöwentie pe dell'accardo per l'ambitione di pochi corſº,c predatofº prai campi de cöfederati Rºmani, cº hauendo dipoi man

dati ambaſciadori a Romaachiederpace,oferendo diresti taire le coſe predate,ci di dareprigionigliauttori de tumal ticó della predafurono ributtari da Romanı,G-ritornatia Samnioſenzafperanza d'accordo.Claudio Pontio (apitanº allhora dello effercito de Sanniti cã vnafua notabile oratio

nemostrò cºme i Romanivoleuano in ogni modo guerra.cº. éếche per lorofi deſideraffe lapace, la neceſſità glifactuaß guire la guerra dicẽdº queſte parole. Iuſtum eſt bellum, quibus neceſſarium; & pia arma,quibus niſiin ar

mis ſpes eft(ioè.Guſtamente prende vnaguerra colui, a cui ella è neceſſaria, & piamentele arme chi maltro, che * quellenon ha speranza:Sopralaqnale neceſità eglifondsee faoi/oldatilaſperanza della vittoria. Et per non hauere, à *

-

fºre

тикzo 159 tornarepiufpraquestamateria,mipare diaddurui quelli eſempi Romani,che/onopiu degni diannotatiore. Era Caie „Mentiº con l'eſercito all'incontro de Veienti, & effendo

arte ael'eſercito Veientano entrato dentro agli fieccati di Manilio,rorfe e Manilio convnabandaalföccorſodiquel

lire perche i Veienti non potefsinofaluarfi,otcupò tutti gli aditi delcampo:onde veggendoßsteienti rinchiuſ, co minciarono a cöbattere con tantarabbia,che egli amazza rono Manillo,G barebbero tutto il refie de Romani oppref: faſe dallsprudentad'vno Tribuno mēfaffe ſtato lero aperia

la visedandarfene.Douefi vede,remementre la neceſsità coffrinfe i Veienti a combattere,ecombatteronoferociſsima mente: ma quando viddero aperta la via , penſarono piu 4 fuggire,chea combattere.Erano entratii Volſci est gli Equi con gli eſerciti loro ne confini Romani.mandaröfi loro all'in contro • Conſoli,talche neltrauagliare la zuffa,l'effercito de

Delci, delquale era capo Wettis Meſcio,fi trouò ad vn trat to rinchuufo tra liffectatistoi occupati da Romani, e l’al tro eſercito Romano,eſ veggendo,come gli bifagnaua o mo rire,ofarfi la vis col ferre , diffe a fuoi foldatiqueſtepaz role.

Ite mecum, non murus nec vallum,armati ar

matis obſtant,virtute pares, quæ vitimũ, ac maxi mum telum eſt,neceſsitate ſuperiores eftis. (ioè.Ve mite meco;che ne muro,ne riparo alcuno ma in emici s'oppon

genoa nemici. Doiſteegel divalºre, ma (che è l'viima có la maggiere arma)laneceſsità vifa ſuperiori. Siche que ffa neceſsità è chiamata daTito Liuio vltimű ac maximű telű.Camillo prudentiſsimo di tutti i Capitani Romani,eſen

do gia detrosella città de Deienticol fuoeſercito , perfici litare il pigliare quella,es torre anemici vna vltimaneceſi tà di difenderfi, comanaò in modo, che i Deienti vdrvne,

ன்சாயிகச் -

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'; quelli,chefufino diſarmati : tal che -

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gittate l'armiin terra fi preſe quella città quaſi ſenza fan gue. Il quale modofu dipoida molti (apitanioffernato.

Doue fiapiu da confidarė,oin.vn buon Capitano; che habbia l'effercito debole,o in vn buono effer

cito,che habbíail Capitano debole. Gap. xiii.

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diuentato Coriolano tfale di Roma, fene andò sa Golfci, done contrattò vno effercito per vendicarf rontra a faoi cittadini,ſe ne venne a Roma; donde dipoi f

partì piu per la pietà dellafaa madre,che per leforze de Ko mani,Sopra il quale luogo Tito Liuio dice,eſſerfi per queſto conoſciuto,come la republica Romana crebbepin perla vir tà de Capitani, che de ſºldati,confideratê come i Volſciper fadrieto eranoffati vinti,e folo poi haueuane vinto, che

(oriolanofuloro Capitano. Et benche Liuio tenga tale opinione,nondimenofivede in molti luoghi dellafua hiſtoria

la virtù deſoldatiſenza Capitano hauerfatte marauglioſe pruoue,c effereftati piu ordinati,& pinferocidopò la mør

te de Conſºli loro,cheinnan Kiche moriffine , come occorſº nell'eſercito,chei Rºmani haueuano in Ispagna fotto gli

Scipioni:ilquale morts i duoi ſapitani,potè cen la virtù ħa non folamentefalusrefefeffo, ma vincere il nemico,e3-con feruare quella prouinciaalla Republica, talche diſcorrends tuttosſi troueranno molti eſempişdsuefolola virtù defoldati

barà vinto la giornata,a molti altri,doue fºlo la virtù de Capitani harà fatto il medeſimo effetto. In modo che

fpuo giudicare , che l’vno habbia, biſogno dell'altro: c5- l'altro dell’vno, Ecci bene da confiderare prima, qual

fiațiu da temere,o ďvno buono eſercito male

{:

res º dºvno buona (pitane accompagnato da sattius фr

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vffercito. Etſeguendo in queſto l'opinione di Cefarefdeb effimare poco l'uno,est l'altro: perche andando egliin Iþ4 contraad Afranie, G- Petreio,che haueuane vn buong

effereitº,diffe chegli ſtimaua poco, Quia ibat ad exerci tum fine duce cioè. Perche egliandaua a eſercito priue di Capitano, e Moſtrando la debolezza de Capitani: Alcontrario qnando andò in Thefaglia contra Pompeio, diffe. Vado ad ducem fine exercitu. Cioè. Öo a

Capitanº prino dieſercito. Puofficenſiderarevn'altra coſa, squale è più facile,o advno buono Capitanofare vn buono eſfèrcito,o advno buono effercito fare vno buono Capitano. Sopra che dico,chetale queſtione pare deciſa:perche piufa cilmente nºolti buoni troueranno, o infruiranno vno tante

che diuenti buono, che non farà vno molti. Lucullo quandofumandatº contra as Mithridate,era altutto in eſperto dallaguerra: nondimeno quelbuono effercito, doue erano affiti ottimi (api, lo feciono tejto vn buon Capitano: Armarono i Komani per difetto d'huominiaſſai ferui, & gli dierono ad eſercitare a Sempronio Gracco, ilquale in poco tempo fece vn buone effercito. Pelopida,es Epaminonda(co mealtroue dicemmo)poi chegli hebbero tratta Thebe loro

patria dellaſeruità degli Spartani, inpocotempofeciono de contadini Thebant foldati ottimi,che poterono nonfolamē:

te/oftenere la milltia Spartanama vincerla,fiche la coſaè pari:perche l’vno buono puo trouare l'altro, nondimeno vn effercito buonofenza capo buonofiole diuentare infalente,c

pericolofo, come diuentò l'eſercito die Macedonia dopà le morte d'Aleſſandro,es come erano i foldati veterani nelle guerre ciuili. Tanto cheio credo, chefapiu da confidare afai in vn Capitano, che habbia tempo ainſtruire huomi

ni,ơi cõnoătădarmºglichein vnº eſercito infºlente con vno Capetumultuario fatto da lui. Però è da.



L i s R o

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tegºria.&l, lande aquelli Capitani ; che nºnſºlamfºtº binne hanatoa vinrere ilmemico:ma prima che venghinº

ademani con quello,è conuenuto loro ammaeffrar l'effereit:

progfrisónomo persheinqueſtiſ meſtra doppia virtà est tants rara,chefe talefatica fuſeſtata data a molti s ne farebbere ftimati 3 & riputati meno affai ; che non 0729,

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téinuentioninuoue, che apparifcono nel mezzo dellazuffa, & le voci nuouesche fi odono, quali effetti facciano.

Cap. XIIII · ·

D iquantemomentofaneconfitti, & nelle zuffe vi nous accidente, che naſcapercofa 3 che dinuouef vegga,º odasf dimoſtrain agai luoghi, & maſsimamente perqueſto efempio,che occorſe nellaz"fache í Romanifeá

eeroce voici, Doue Quintio veggendº inclinare "de cornidelfo effercito,cominciò agradarforte,che egli festi nefald:perche l'altro corne dell'eſercitº era vittorioſo, con ugualparola hauendo datº animº a faºi: sbigotttimento a hemici,vinſe. Etfetali vociin vnº effercito bene ordi matefanno efettigrandisin vno tumultuariº:G male ordi-,

matoghfan “grandistimi : perche altutto è meſº dafimi ventº. Io më voglio addurre vndeſempioneta bile occorſº menostritempi. Erala città di Peragia, pochianni/ºnºs diuiſin due parti, Oddseff Baglion"; queſti regneuanos quelli eraneefali, iquali hauendo;mediante loro amici ragus hatº effereito, c. ridottiſiin alcuna loro terra prºpinque º

Perugia colfauore dellapartevnamente entrarºnº: quella

sittà;&fensaegereſcopertisſenevenimane per fºgliare 4

puxgg perche queia cittàiniàtuitiitanti ::::::: աուրանալու żbarratajbautinnöle** dastahtả *

i ốf

T E R z ö.

dauantivno, che convnamazzaferratarompeuaiferiami di quelle, accioche i canallipotefjeropaffare, & reſianaogű a rompere folo quella,che sboccana in ptakża,G- effendo gid leuato il romore alle armt,é effendo colui,che rompeus, opa

preſſo dalls turbache gli ventua dietro, nepotendo per que ffo alzare bene le braccia per rompere, perpotenfimaneggia

re, gli venne detto,fateui indietro, la qual voce andando di grado in grado,dicendo a dietro, convinciò afar fuggiregli vltimi,G, di mane in wano gli altri con tanta furta, che per lors medfimifruppono. Et cofreſtò vano il difºgao degli Oddi per cagiºne di fidebole accidcnte. Doue e da tonfi d rare, che nºn tanto gli ordini in vno effercitofono néceſſa riper potere ordinatamente combattere, quanto perche ogni minimo accidente non ti difordini: : non per altro le moltitudini pºpolarifono difutili per la guerra, fe non perche ogni rumore,ºgºj voce;Egnifirepito gli altera, eż fºglifig=

gire. Et però vn buon Capitano,tragli altrifuot ordını,debbé ordinare,chifono quelli che habbiano a pigliare la ſua vece, cº rimetterla ad altri, & affaefare ifuot ſoldati,che nö.cre dinofe non a quelliſuoi capi,che non dichino/enõ quelchedá

lui è commeſſo: perche non offeruata bene queſta parte, fiể vifto molte volte hauerefatti difordiri grandiffimi. Quanto alvedere cofenuoue,debbe ogni Capitano ingegnarfi difarné apparire alcuna,mſtre chegli efferciti/ono alle mani,che diá animo afitoi,cf. tolgalo a nemiti,perche tra gli accidenti,che

ti dannola vittoria,queſto è efficacißimo. Di chefe me puo addurre perteſtimonio Gnes Sulpitio Dittatore Romano, il quale venendo agiornata co Francioſi, armò tutti i/acco manni,&-gente vile delcampo: est quellefattifalire/opra i

muli,est altrifomieri con armi,& inſegne da pareregente a tahallo, gli miffe dietro a vn colle,et tomãdò,che advn/egno

* datoneltempo,che la KufaFಿgagliarddafi# * ****

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es moſtraffenfianemici, laqualcoſa cofordinata, es fatta, dette tanto terrore a Francioſi, cheferderono lagiornata Et però vn buon Capitano debbefare due coſe, l'una dive

dere con alcune di queſte nuoue inuētioni di sbigottireilne mico: l'altra diffare preparato, che effendo fatte dal nemica contra dilsi, le peſſa foprire, ej fargliele tornar vane,come feceil Re d'India a Semiramis. La quale veggẽdo come quel Re hauewa buõnumere d'Elefanti,per sbigotiirls,et per mo

ffrargli, che anchora effa n'era copioſa, neformò affai com . cuoio di bufali,cº di vacche,& quelli meſſiſopra i cammeli,

limandò dauantisma conoſciuto dal Re linganno, le tornò quelfuo diſegno,non folamente vanoma dannofs. Era Ma merco Dittatore contra a Fidenati, i quali per sbigottire l effercito Romano,ºrdinarono,che in fu l'ardore della zuffa vfciffe fuor di Fidene vn numero de foldati co fuochi in fu le

lance, accioche i Romani occupati dallanouità della coſa, rompefino tra effiglrørdini,Sopra che è da notare,che quã do tali inuentioni hanno piu delvero,che delfintofipuo bene alhora rappreſentarle agli huominiperche hauëdo affai del

gagliardo, non fipuo ſcoprire cof preſto la debolezza loro. ma quando elle hannopiu delfinto,che delvero,è bene o non lefare,o facendole,tenerle difcofio di qualità,che non poſsino

effre cost preſto ſcopertę, tomefetegneo Sulpitio demulat tieri: perche quando vi è dentro debolezza, appreſſandoff, ellefi/caepronotoſto,est tifanno danno,c; non fauore,come feciono gli Elefanti «Semiramis, cº a Fidenati ifuvchi, i quali benche nelprincipio turbaffinovnpoco l'effercito,nãdi

meno come e/oprauenne il Dittatore,es cominciò a (gridar gli dicendo,che non fi vergognanano afuggire ilfums, come le Pechie, e che douefino riuoltarfalloro , gridanao. Suis stammis delete Fidenas, quas veſtris benefis

cijs placare non potuiſtis (ioè, Procurate di eftinguers -

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* T B R z ø.

τόα

#Fideraticolfuocº loro, poi che möglihauetepºtutoplacaré eo vostrebenefici. Tornò quellotronato a Fidenatinutiles est restaronoperditori della Kufa.

Chevno,& nôn molti fiano prepoſtiad ynơefera cito,& come i piu comandatori offendono. Cap, X V.

E SEhdostribellati i Fidenati, G. hauendo mðrto quellá La colonia, che i Romani hatteuano mandata in Fidene, crearono i Romani,per rimediarea queſto inſulto, quattro

Tribuni, conpodeſtà (onſolare; de qualilaſciatone vno alls gnardia di Roma,ne mandarono tre contra a Fidenati, est å Deienti, quali per effer diuifi tra loro, cº difuniti, neris portarono diſhonare, & non danno:perche deldiſhonorene urone cagione effi,del non riceuere danno ne fu cagione ls

virtù deſoldati. Ondei Romani veggendo queſto difordi- . * |4

ne,ricorſono alla creatione del Dittatore,acciò che vn/olori= ordinaßequello, che tre haneuºno difordinato. Ondef toz mo/ĉeľnutilita di molti comãdatori in vno effercito,o in vna rerra,che s’habbia à difendere: G Tito Liuio non lapuò

iu chiaramente dire,che con l'infrastritte parole: „Tres



poteſtate Confulari documento fuere,

quam plurium Imperium bello inutile effet: ten dendo ad fua quiſque concilia,cum alijaliud vides retur,àperuerunt ad occafionem locum hofti Cioè. Tre Tribuni conpodeſtà Conſolare ei infºgnarono, che inu

til coſa è nella guerra hauer molti (apitani : perche faº cendo claffumo diuerfi partiti,cº-parendogli a tutti, che't flo fuſe migliore . Et benche questo fa affai eſempiº

a preuare il diſºrdine, che fanno nella guerra i piucsms ** ふず

L і в к о

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mandatori, ne voglio addurre alcuno altro,c} modernº, cº antico,permaggiore dichiaratione. Nelmille G. cinque cẽ

to,dopo la ripreſa,chefece il Re di Frãcia Luigi duodecimo di s Milano, mandò le fue gentia Piſa,perrestituirla a Fioe rentini, dane furono mandati commefarij Giouanbattıfta

Kidolfi,G.: Luca d'Antonio degli e AlbiŘzi,Ɛt perche gio uanbattista era huomo di riputatione, cớ di tipo, Lucala

fºtaua al tuttogeuernare ogni ceſa a lui,c fe egli non dimo fraua lafa ambitione con opporfigli,la dimostraua colta

cere,ci con lo ſtraccurare, & vilipendere ogni cofa in modo, che non aiutana l'attioni del căpone con l'opere, ne colchffe glio,come/efuſeſtato huomo di nefuno momento. e 74afi videpoi tutto il contrario,quando Giovanhattista,per certo accidētefguito,(en’hebbe a tornare a Firenze, doue Luca

rimaſº folo dimostrò, quanto cõl’induſtrii, c; con ilcõfiglio valeua. Le qualitutte coſe,mentre vifu la compagnia,erano ·

perdute. Doglie dinuouo adurre,în cỡfºrmatione di queſto le parole di Tito Liuio,il quale referendo,come eſſendo mãda to da Romani contra agli Equi Quintie » có Agrippafao collega, Agrippa volle, chetutta läminiſtratione della guere rafaffe appreſſo a Quintio, et dice; Saluberrimum in ad miniſtratione magnarum rerum eſt, fumimam Im

perijapud vnum effe, (ici. Nelmaneggio dellegrandi impreſe è coſa vtiliſſima commetterla ſomma delgouernarle

advn folo.Alcheè contrario a quello,che hoggifanno queste noffre Republiche G. Prencipi di mandarene luoghi, per ministrarle meglio,piu d'un commeſſario, & piu d'un cape,il

chefavna ineſtimabile confuſione,c-feficercafe la cagione della rouina degli efferciti Italiani, & Franciof nenofri

tempi, fi trouerebbe, la principalifima cagione effere fata queſta, est puoffi conchiudere veramente, come gli s megliº -

T E R z o.

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M

megliomandare in vna eſpeditionevn’huomofolo di comm nale prudenKa,che duoi valentifimi huomini inſieme con l medeſimaauttoritá.

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Che la veravirtu fi va ne tempi difficilia trouare, & ne tempi facili non gli huomini virtuofi, ma quelli, cheperricchezze o per parentado pre uagliono,hanno piu gratia. Cap, XVI. -

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E glifu/empre, & ſempreριάκι,gli buminigrandi, L &rari in vna Rep. ne tempi pacifichifono hauuti in pocaffirma:perche per l'inuidia,che s'ha tiratodietrolaripu tatione,che la virtù defi ha dato loro,fi trouano in talitếpi aßai cittadini, che vogliono,nõeffer loro eguali, ma effer loro fuperiori;edi queste n'èvn luogo buono in Thucidide hiſto ricogreco,ilquale moſtra,come effendo la Rep. Athenieſeri

mafafuperiore ne la guerra Peloponeſiaca,& hauếdofrena to l'orgoglio degli Spartani,ơ quafifattomeſſa tuttalagre

cias/afein tantariputatione, che ella diſegnò di occupare la Sicilia. Denne queſta impreſa in diſputain e Athene: e Al

cibiade,ơ qualch'altro cittadino cỡfigliauano,che ellafifa ceste,come quelli,chepenfandopoco albene publicopēfauanº

all'honore loro, diſegnãdo effer capi di tale impreſa. Ma Ni

cia,che erailprimotra i riputati d'Athene,la diffitadenaret la maggiorragione che nelconcionareal popolo 3 perche gli faffepreſtatofede,adduceste fu quefa.checonfigliando eſse, che nonffaceßequesta guerra,ei configliana cofa; che non faceuaperlui,perche ſtando Athene in pace, ſapeue, come verano infiniti cittadini, che gli volenano andare innan

zi mafacendoſiguerra,Japeua cheneßuno cittadino gle/a

rebbefºperiºre; eguale. Üedefper tãto,comenelle Ripub à . * * ** - -* *- *- * * * * * * * * *** r: # 3 : |

* ***ศูนยุto

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questodiſºrdine, difare poca finade valenti huºminine tempi quieti,la qualcoſa glifa indegnare in due modi, l'un

pervederfi mãear delgrado loro,ſakrepervederffarecipa: gui,cſaperiori huomini indegni,có dimanco/ufficienza di oro, ilquale diſordine nelle Repuh ha cauſato di molte roui

ne: perche quelli cittadini, che immeritamente fi veggene fþreŘzare, cớ canofono, ch'ene/ono cagione i tempfacili, c3. non perisalofi, s’ingegnano di turbangli, mouendo nuoue

guerrein pregiudiciadella Republica . . Et penſando quali poteſino estere i rimedij, ce ne truous due, l'uno mantenere * cittadinipoueri, accio che con le riccheKzeſenza virtù në poteffino corrãperene effine altri. faltro di ordinarfın mode allagherra, chefemprefi poteſefarguerra,c) ſempre s’ha

weſebiſºgno de cittadiniriputati, come fe Koma ne faoi primitempi, perche tenendofuori quella città fempre ef Jerciti, ſempre v'era luogo alla virtù deglihuomini,nefî pº teua torre ilgrado advn,chelo meritafſe,est darla adva’al, tro, che non loweritaffe : perchefe pure lofaceua qualche volta per errore, o per prauare, neſeguiua tefietanto fue diſºrdine, cº pericolo, che ella ritornașa fábitº nelle

vera via. ma l'altre Republiche che non ſºno ordinate, come quella, cớ chefannoſolo guerra, quando la neceſ fitá le coffringe, won fi poſſono difendere da tale incon ueniente, anzifempre vi correranno dentrº, C# ſemprene naſcerà diſordine quando quel cittadino negletto,cf. virtuoo -

fofia vendicatiuocº habbianella città qualcheriputatione, có adherenza,c la città di Roma vm tempofene difeſe. c4 quellaãchora(poiche l'hebbe vinta Carthagineạg:Antio

cha,come altrouefidiſſe mõtemřdopiu diguerra)parenape tercömettere gli effereitià qualunq; la voleua, non riguar v

&#aatдназивутйанага файrequaliticleft நீங் . gºatia

T E R z o,

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gratianelpopolo per chef vede,che Paolo Emilio hebbepis volte la repulſa nelconſolato, nefu prima fatto (onfalo, che fargeſelaguerra Macedonisa;aqualegiudicandofpericola fa,di confentimento di tuttà la cittàfu cõmesta a lui.Estendo

nella città noſtra di Firenze ſeguite dopo il mille quattro cen tenouanto quattro di molte guerre cº hauendo fatto i citta dini Fiorentini tutti vna cattiua pruoua, firiſcontrò la cit tà aforte invno,che mostrò in che maniera s'haneua a com mandare agli efferciti, il quale fu e Antonio Giacomini: c; mentre chefhebbe afarguerre pericolefi tuttalambitie

ne degli altri cittadini ceffò, cº nella elettione del commeſ. ſario, & capo degli eſerciti non haueua competitore alcuno. ma come s’hebbe a fare vna guerra,douemon era dubbio al cuno, e3 affai honore,có grado, ei vi trouò tanti competi tori, che hauendoſiadeleggere tre commeſſarijper campeg

giar Pfafu laſciato indietrº.Ɛt benche e'non fivedeſſe eni dentemente, che malene/Eguiſſe al publico, per non v’haue remandato Antonio, nondimeno ſe nepotë fare faciliſima coniettura, perche non hauendo piu s Piſani da difenderfi,

ne da viuere: fè vifuſſeffatos Antonio,farebberoffatitan to innan Kiffretti, cheffarebbero datia diſcretione de Fio rentini, ma effendoloro affediati da capi, che non fapeuano nefringerli, ne for Karli, furono tanto intrattenuti, chela città di Firenzegli comperò, done laglipotena hauereafor Xa. (bnuenne,che tale sdegno poteſe affai in a Antonio, ci bifagnaua, chefuſe bene patiente, & buono a non defidera

redivendicarfene o con la rouina della città (potendo) o con lingiuria d'alcuno particolare cittadino.da che fidebbe vna Republicaguardare, qmenelfºguente capitolo f distor rerà.

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Çhe non fi offendavno, & ppi quel medefimofi mandi in amminiſtratione , & gouerno d'impor tanza. Cap. XV I I. -

Ebbe vna Rep, affai confiderare, di nonpreporreal Ꭰ cuna importante amminiſtratione, a quale fiaffatº fattº da altri alcuna notabile ingiuria. Claudio Nerone (il gitale fpmti dall'eſercito, che haueua afrontead Anniba le, * con parte d'effo n'ando nella AMarca a trouare l'altro

Cºnſºle, per tombattere con Aſdrubale, alianti che ficon gingelſe că Annibale) era trauato perlo adietro in I'ſpagne a fronte d'Astrubale, est hanendoloferrato in luogo con la

estrettº,che biſºgn tua o che Afdrubale combatteje confuð a farantaggio ºfimorfe difame,fu da vifdrubale aftu i imente tante intrattenuto con certe pratiche d'accordo,

ché gli vſe difo toc tolfºgú quella occaſione d'opprefvlo. .ł: qualcoſa faputa a Roma li dette caricogrande appreſſo al

. &.*?(3 al pºpolo,& di lui fuparlato di honeſtamenteper ***** # x:lle città,non ſenzafisogrande disbonere, C# ifdeg

-****" fºndº poi fattº Conſolo, & mandato all'inconfrº e Annibale,prefellſºpraferitte partito,ilquale fupericola

#"","almente che Remastettetutta dubbia, & folleuat.« :nl:zº a tanto,che vennono lennoue della rotta d'Aſdruba #;&# effenda domandatopoi Claudio, per quale cagione ba #fflepºt/of pericolofopartito, douefºnÄvna eſtrema neceſ: #à gli hauteua giocata quafla libertà di Кота,ripafе,che .."haetaefatto,perche/apeua,chefegliria/ĉiuayacquifaua s gºțilº gorta, che s’haueua perdutan lífagna: e (e nãgli

###************/aepartira baнеј Баинә сентја finº, ffeua, come eifi vendicaua contraaquella città,e3 «

q«eiheittadini, che l'hauruano tanto ingratamente, c3 in -

diſcre

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diſcretamente off. Et quando questepaſioniditale ºf ffºpoffono tanto in vn cittadino Romane, & inquentem: piche Roma anchora era incorrotta fidebbepe fºre quantº ellepo/sanoin vn cittadinº a'vna città, che nonfiafatta, cºr

me era allhoraquella : è perche aſimili diſºrdini, che na: /conò nelle Republiche, nonfipuo dare certo rimedio,nefºgat ta, che gliè impefabile ordinare vna Kepublica perpetua, perche per mille snopinate vie fi cauſa la faaronina. & Niuna coſa è piu degna di vn Capitano, che pre: fentire i partiti del nemico, Cap. XVIII--·

· · · ·

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vs .

Ꭰ Iceua Epaminonda Thebano nefuna ceſa effer pia neceſſaria, cý vtilead vn Capitano, che conoſcerek

deliberationi,c partitidelnemico: & perchetale cognitie me è difficile,merita tantoptu lande quelle, che s'adopera in modo,che la cõtettura. Et non tanto è difficile intendere gli diſegni delnemico, che li è qualchevelta difficile intendere

lationifae, & non tanto fattione fe, cheperluiß fanne

distofio quãtolepreſenti,g le propinque perche molte vºlte è accaduto chefendo duratavna Kufainfineenette,chi h4 vinto crede hauer perduto, c; chi ha perduto, crede hauer ·

vinto. Ilquale errore ha fatto deliberare poſe contrarieal lafalute di colui, che ha deliberato, come interuennea Bru

ta est (afio, i quali perqueste errore perderonola guerre,

perche hauendo vento Bruta dal Cºrnosti, credette Caĝio. che haneuaperduto, chetutto l'effercitofußerotto, có di

ratofºperqueſto erroredellafalute, ºmwa:XÀ Éfeſº. Ne noſtritãpinella giornata,chefece in Lambārdia a S.Cecilie Franceſco Re de Francia congli Suizzeri,fsprauenendo la

wette credettonesquellapartede Suizzerişebérranormasti interi,

K» - , y\ .

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L I в к о

interi,hauer vinto, nã/apendo di quelli,che eranofati rot ti,3- morti, Ilqualerrorefece,che estimedeſiminõffalua rono aſpettando di ricõbatterela mattina contantoloro diſa

uantaggio; ci fecero anchora errare,g-pertaleerrore pref fº cherouinare l'eſercito del Papa,c3- Ispagna,il quale infs

lafalſa nuoua della vittoriapaſſò il Po, &f=procedeua trop poinnanzi,reſtaua prigione de Franciofi, ch'erano vittorio 7. Queſtofmile errore occorſe ne campi Romani, cº in

quelli delli Equi, doue effendo Sempronio Zonſolo con l'effer cito all'incontro de nemici, cf. afpicandofº la zwfa, f trauagliò quella giornata infino afera,con variafortuna deł ľvno,có dell'altro, cổ venuta la notte,eſendo l'vno,cf. la! troeſercito mezzo rotto, non ritornò alcano di loro ne faoi alloggiamenti,anKiciaſcunofritraße nepreſsimi celli,doue credeuano estrpiufcuri, & l'eſsercito Romano fi diuiſe in due parti, ľvnan'andò col (on/olo,l'altra con vn Tempanio Centurione, per la virtù del quale l'eſercito Romano quel giorno non eraffato rotteinteramente, venuta la mattina, il Conſolo Romano(ſenza intendere altro de nemici)ftirà

verſº Roma;lſmilefece refiercito degli Equi, perche ciaſ: enne di queſtieredeua, chelnemicº haueẾevinto, espe ròciaſcunofritrafieſenza curare dilafciare i faoi alloggia menti in preda, Accade, che Tempanio, che era colresto dell'eſercito Romano, ritirandofianchoraesto, inteſe da

eertiferitidegli Équi, come i Capitanilorofi erano parti sig haweuanoabbandonatigli alloggiamenti, donde che

ºg infºquefanuomastseentrònegliatigiamenti Rema ni, & falungſi, 3-dipoifaccheggiò quelli'de gli équi, & fe ne tornà a Roma vittorioſo risqual vittoria (come f vede)confiſie/gloin chiprima dieß, intef i diſºrdini del

nemicº. Dosefidebbºrðſiderare,some e pubſpeſo •r ፍkገው -

a

Т в к z o,

I 66

sheidusieſerciti chefianoafronte l'ono dell'altro, fiane nelmsdeſme diſordine,cºpatiſchinolemedeſimeneceſsità, ợ che quelloreſtipoi vincitore,ch'è il primo adintenderele neceſità dell'altro.fo voglio dare di queſto wn'eſempio do meſtico,có moderno. Nel mille quattrocento neuanto ottº, qnando i Fiorentini haneuano vn'eſercito grofo in quel

di Piſa, g-ſtringeuanoforte quella città,della quale ha uendo prefa i Dinitianila protettione, non veggendo altro modo afaluarla,deliberarono de diuertirequellaguerra, af faltando dº vn'altra banda ildominiodi Firenze, cº-fatto vn'efiercito potente,entraronoper la valdi Lamana, cº oc esparono il Borgo die Marradi,G aſſediarono la Rocca di

(aftiglione,che èinful colle diſopra ilchefentendo i Fioren tuni,deliberaramofoccorrer Marradi, cº non diminuire le forze,che haueuano in queldi Piſa,& fatte nuouefanterie, có ordinate uuouegentia cauallo , le mandarono a quella

volta, delle quali nefurone capi Iacopo Quarto d്ല് pianofignare di Piambino, 3 il {onte Rinuccio da e Marº

ciano, º Effendofiadunque condotte questegentiinfattoli lefopra Marradi,fileuarono inemici dintorno a Caſtiglio me,cf. riduſſonſtuttinel Borgo,ơ effendo statoľvno,ế l' altro diqueſti due eſercitia%က္ကံqualche giorno, раіна"

vno,c-l'altrº affai di vettouaglie,ci di ogni altri cofahe ceſaria,c} mð keuendoardireľvne di affrontare l'altre, ne

faſendoidfºrdiniľvno dell'altro deliberarono in vnaβrή nedeſima ľvnec l'altrodileuaregli alloggiamentila mat tina vegnente,etritirarfindietreilKinitiano verſ Beixi

zhela : Faenzațilférentineverſº (fagliacii săſă gelo. L'enuta adăquelamattina,cf. bauğdoriaſcune de cā pi cominciata adaniare istoiimpedimenti,a omfavna döne

Țipartidalänge di Marradi,& venneverſº ile㺠#is. –

rintings

.*

~പ

L I в к cºperlaponertà о i,ானper la vecchiezza, deſidere

fa divídere certifaoi,che erano inquelcampº, dalla quale

intendendo i Capitanidelegenti Fiorentini, come il camps Vinitiano partiua,ffecero infºquesta nue:tagagliardi:ở mutato configlio,comefe egli haueßno difalloggiati i nemi cisneandaronofºpra di est, & friſero a Firenze hauergli ributtatic vinta la guerra. La qual vittoria non nacque d'altro, che dallo hauere intefoprima de nemici,come efême 2

andauano: la quale notitiafefuſe prima venuta dall'altre parte,harebbefattocontraanostriil medeſmo efetto. -

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Seareggerevna moltitudine èpiu neceſſarioloſe quio,che la pena. Cap. xix.

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E: Republica Romana/olleuata per lenimicitie de nobili, có de plebes; nondimeno ſºprastando loro la

guerra,mandaronofuoricon gli eſerciti Quintioci e Ap Fio (laudio:s-Appiopereſſere crudele.grozKº nel comman darefu malevbidito dafaoi: tanto che quaſirotto βfigξί dellafaa prouincia. Qzintio per effer benigno,& di huma

noingegno,hebbe ifaoi ſºldati vöidenti , èriportonne la vittoria:Onde e pare,chefia meglie,a gouernare vna molti tudine,effere humano,che#; ; pieroſº,che crudele. N5

dimene Cornelio Tacito (alquale molti ääriſcrittori con Jentono)in vnafhafentenŘa conchiudeilèontrario, Quan

dºaitin multitudineregendapļuspæna ; quam obſequium valet.Cioè,Për regger molti ಬ್ಲ? l@fil? rità,che referbenigno. Et #come ſpºſffal uareľvna est l'altradiqueſte opinioni, dico; očhétu haia

rzgerekueisini,chetifºno per fordinariº cºmpagni, º -

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167

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huomini,che tifºno/empreſoggetti. Quando tifono com pagni,nonfipub interamente vfare la pema,ne quella feueri tä,di che ragiona Cornelioreſ perche la plebe Romana ha

weua in Roma equale Imperio con la nobiltà, non poteua v no,che ne diuentaua Prencipe a tempo,con crudeltà,cº-roz K#Kzamaneggiarla G molte volteſi vide,che megliorfrut tofeciono i (apitani Romani, chef faceuano amare dagli

eſerciti,et che con offequioglimatteggiauano,che quelli, che ffacettanoffraordinartamente temere,fegia e'nonerano ac

compagnatide vna ecceſſiua virtà,comefuManlio Torqua to.ma chi comanda afadditi(de quali ragiona (ornelio)ac

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cioche non diuentino infºlenti,g che per troppa tua felicità non ti celpestino,debbe volgerfi piutoſto alapena, cheall" eſſequio.naqueſta anchora debbe efferein modo moderata, chef fagga l'odio:perchefarfi odiarenon tornamai bene ad alcuno Prēcipe.fl modo delfuggirlo i,laſciarefare la robba defadditi;perche delfangue (quandº non vifafatto afeofa la rapina)neßuno Prencipe ne è diſideroſo, non neceſſitato, có questa neceſſità viene rade volte:ma effendoui meſcolata la rapina,vieneſempre,ne mancano maile cagioni, c3 ildi

fiderio diſpargerlo,come in altro trattato ſopraqueſta mate rias? largamente distorfo. Merità adunque piu laude Quie 帕

tio,che Appio. e la fentenKa di Cornelio dentroa termini faoi,c- non ne cafi oferuati da Appio, merita d'effere appro

uata. Et perche woi habbiamoparlato della pena,e dell'oße quio,non mipare fuperfluo meſtrare, come vno eſempiod,

humanitàpotèappreſs a Faliſcipiu,chele armi. Vno effempio dhumanità appreſſo a Falifci potè piu d'ogni forza Romana. Cap. XX, |-

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Estendº

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E S/Endo (amillocon l'effercito interno alla città de Fa lfci,c quelle aſſediando,vn maestro difenola depiu mobilifanciulli di quella città,penfando di gratificarfi Ca millo,ơil Popolo Romano,fotto colorodieſercitie vffendo -

con quelli fuori della città, gli conduſe tutti nel campo in manXia (amillorc?preſentatiglidiffe, come medianti lorø

quella terra fidarebbe nelle fue mani. Flquale preſenté monfolamentenonfu accettato da (amillo, mafatto ſpoglia · re quelmaeſtro,cºlegatogli lemani di dietro,g deto a ciafauno diquellifanciullivna vergain mano,lofece da quelli con di molte battiture accompagnarenella terra. Laqual

coſainteſa daquelli cittadini,piacque tanto loro l'humani tà ci integrità di (amillo, che fehza voler piu difenderf, diliberarno di dargli la terra, Doue è da confiderare còn

questo vero eſempio,quanto qualche volta poſa pinne gli animidegli huomini vn'atto humano, & pieno di carità, che vn’attoferoce,c; violente; c. come molte volte quellë prouincie,ơ quelle città,chel'armi,gliinſtrumenti bellici,

cº ogn'altra humana forKanon ha potuto aprire.vno estem

pioà’humanità,& dipietà di caffità,o diliberalità haaper« te. Diche nefono nelle hiſtorie(oltre a queſto) molti al trieſempi. Et vedefcomelarmi Romanenon poteuano caca

ciare Pirro d'Italia,ene locacciò la liberalità di Fabritio, quandoglimanifeſtò l'offerta,che hauenafatta a Romani quel:::::::a'auelenarlo. Vedefanchora,come a Sci pione e Africanonen dettetantariputationeinffpagna l'ef. ugnatione di Carthagine nuoua quanto glidette quello ef

sẽpiedicaffità,dhauerrenduta la mogliegiouane,bella, G. intattaalfuo marito.lafama della quale attione glifecea

mica tutta l'iſpagna.Dedefianchora quefaparte, quanto ellafia deſideratada popoli ne gli huomini grandi , c” -

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T E R z o.

? 63.

quantofalaudata dagli/crittori,c; da quelli, che diſcri itonº la vita de Prencipi, & da quelli, che ordinano come

debbono viuere. Tra i quali Senophonte s'affatica affai is dimostrare, quanti honori,quảnto vittoria, quanta buona fama arrecaffe a Ciro l'effere humano,cf. affabile,G non de re alcuno effempio dife ne difoperbo,ne di crudele, me di luf:

furia,ne di nefune altre vitio,chemacchi la vita degli hus mini: Purnondimeno,veggendo Annibale con modi con trarija queffi hauere conſeguito granfama, cố grandi vit

torie, mipare da diſcorrere nelfeguente Capitolo, onde que fio писане,

Donde nacque, che Annibale con diuerſo modo di procedere da Scipione, fece quelli medefimi . effettiin Italia,che quello in Iſpagna, Cap.XXI.

I O fimo,che alcuni f’potrebbono maranigliare, veggen do qualche (apitano(non ostante,cheegli habbia tentit« cºntraria vita)hauernondimenofattifimili effetti a colorø

chefono viſſuti nel modofopraferitto: talchepare,chela ca gione delle vittorie non dipenda dalle predette cauſe : anzi pare, che quei modi non ti rechino ne pinforKa, ne piu for tuna,potendofpercontrarij modi πήίπεgloria & ripu

tattone.Et per non mi partire dagli huominifepraſcritti, Ġ. per chiarir meglio quelle che io ho voluto dire,dico, come e

fi vede Scipioneentrare in ſpagna,& con quellafaa huma mità,e3; pietà/abitofarfanica quella prouincia,G adora re, & ammirare da popoli.Vedef allo'ncontre entrare Anni bale in #talia,G- eon modi tutti contrarij,cioè con violenza»

cơ crudeltà,c-rapina, G- oặni regione d'infedeltà , fa re ilmedeſimo effetto,che haweua fatto Scipione in

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L I в в о

percheads Annibalefiribellarone tuttele città d'Italiatut ti i popoli lofeguirono. Et penſando onde queſta coſa peſa naſcere,ci fi veggono dentro Piuragioni: la prima è, chegű huominifono deſiderofi di cofenuoue,in tanto, che ilptu del le volte cofideſiderano nonità quelli, che fanno bene, come

quelli,cheffanno male: perche (come altra voltaf diffe,3 È ilvero)gli huomini Éſtuccanonel bene,c nel male s’effig gono. Fa adunque queſto deſiderioapprire le porte a ciaſ cuno,chein vnaprouinciaffa Capod'vna innauatione. c3 segliëforefierogli corrono dietre, 'egliềprouinciale, glifo no intorno, augumentanlo, est fauor/conlo, talmente,che in

qualunque modo, ehe egli proceda, gliriefee il fare progreſſi grandi in que luoghi. Oltre aqueſtogli huominifonoſpin tida due cofeprincipali, o dall'amore, o dal timore, tal che cofigli commanda chiffa amare, come colui, cheffa temcre, anzilpiu delle volte è ſeguito est vbidutopiu, chiff fa temere, che chiffa amare. Importa per tanto poco ad vn Capitanoperqualunque di queſte vieeifi camini,purche

fia huomo virtuoſo,et chequella virtù lofaccia riputáto tra gli huomini: perche quando ella è grande,cºme ella fu in «Annibale, & in Scipione, ella cancella tutti quell er

rori,cheffanno, perfarfi troppo amare ºper farfi troppote mere:perchedell'vnosc dell'altro diqueſti duoi modi posto no naſcere inconuententi grandisc att a far rouinare vn

Prencipe perche colui,che trºppedeſidera effere amato,ºgni poco chef parte dalla vera via diuenta diſprezzabile quelf altro,che defidera troppo defier temuto, ogni poco che egli

eccede ilmodo diuenta odioſo, cº tenere la via delmexxa nonpue appunto;perche la nestra

natura non ce lo confen

re. « Maè neceſsario hueſte coſe,che eccedano, mitigare con vna eccelſiua virtù,comefacehă Annibale,G. Scipione: -

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T E R z d.

1 69

hóndimenof vide come l'uno,est l'altrofurono offida ques fi loro modi di viuere, est cofifurono effaltati. La effaltas tione di tutti due s'è detta; la offi, quanto a Scipione, fö

che glifaoi ſoldatiin Ispagna ſe gli ribellarono inſieme tot parte de faoi amici, la qualcoſa non nacque d'altro, che da non lo temere : perchegli huominifono tanto inquieti, che

ogni poco di porta, che s’apra loro all'ambitione, dimena ticano/abito ogni amore, che effi haueferopoffo al Prencipë per l'humanità fia, come fecero iſoldati, e3 amici predetti. tanto che Scipiºns, per rimediare a queſto inconuenientes fu coffretto vfare parte di quella crudeltà, che egli hatteua

fuggita. Quanto ad Annibale, nan ei è eſempio alcund particolare, dºue quella fua crudeltà, có pocafè deglind ceffe. e Mafiវ៉ែ prefipporre, che , G. molte altre terre, cheffettero infede alel pºpolo Romano, ffeffers per paura di quella. Vedefi bene queſto 4 che quel (no ne&# di viuere impio lofeceptu odiofº alpopolo Romano, ch: runo altro nemico, che hauefje mai quella Rep. in modo,che doue a Pirro(mentre che egli era con l'eſercito in Italia)nie nifeſtarono quello, che lo voleua auuelenare: ad Annibalé mas(anchora che diſarmato, & difperſo) non perdonarono; tanto che lofèciono morire. Nacqueno dunq; ad Annibale; per effer tenuto impio, & rowpirore di fede, & crudele,ques Jie incommodità: maglienerifiltò allo'ncốtrovna cõmodis

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tàgranaiſſima,laquale è ammirata da tuttigli/crittori, che nelfão eſercito (anchora che compoſto di varie generationi d'huomini)nönacque mai alcuna diffentione,nesra lorome

defimi,ne contra di lui. ilche non potè diriuare d'altro; che dal terrore,che naſceua dallaperſonasta, ilquale era tantd grấde,meſcolate con la riputatione,chegli dans la ſua virtù, che teneua ifaoi ſoldati quieti,G. vniti. Conchiudo adūq#e3 toxae e'non importa molto,in modo vn Capitano f:::

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reda,pur che ineſofia virtègrāde, che condiſca benefune, & l'altro modo di viuere perehe (come è detto ) nell'uno,

nellaltro è difetto, e pericolo,quãdo davna virtù straordi naria nonfia corretto. Et ſe Annibale,cf Scipione,l'uno con cofelaudakili,l'altro cã deteſtabili feciono ilmedefino efet to, non mi pare da laſciare in dietro ildforrere anchora di

duoi cittadini Rºmani, che conſeguirono con diuerst modi, matuttiauoi laudabili,vna medeſima gloria. ,, Come la durezza di Manlio Torquato, & l'huma nità di Valerio Coruine acquiſtò a ciaſcuno la medefima gloria, Cap. XXII. E Furono in Rºma in vnmedefimo tempo due Capitani eccellenti,a_Manlio Torquato,c; C)alerio Coruino: i

quali dipari virtù, diparitrionfi, & gloria viſſºno in Ro ma, est cia/ĉuno di loro (in quanto s'apparteneuaalnemico) ::: conpari virtù l'acquiſtarono, ma quanto s'appartemenaagli efferciti, & agli intrattenimenti defoldati,duerfiſſimamāte procederono:perche e Manlio con ogni maniera difeuerità, Jenza intermettere afusifoldati ofatica,o pena, gli commã daua. Valerio dall'altra parte con ogni modo,e termine hus mano, cºpieno d'una famigliare dimeffichezzagli intrat tenema:perchef vede,che perhauer l'ubidienza de foldati l uno ammazzò ilfigliuolo, est l'altro non offe mai alcuno.

TNondimeno intanta diuerſità di procedere, ciaſcunofece il medefimofrutto,ớ contra anemici,ej infauore della Re

pub. ø fuo, perche nefuno/oldato nõ maio detrattò la Kuf fa,ºfribellò da loro, of in alcuna parte diſcrepante dalla voglia di quelli, quantunquegli imperij di Manliofiſſinofi apri, che tuttiglialtri Imperij, che eccedenano il modo,

erano chaimati Manliana imperia. Done è da confiderare

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prima,onde nacque,che e Manliofu coffrettoா:fа

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17o

fþramente. l'altro,ande auuenne, che Dalerio potèprocedere fi humanamēte l'altro,qualcagionefe,che queſti diuerſimos difaceſſero ilmedeſimo effetto,est in vltimo, qualefia di loro meglio,est piu vtiletmitare. Se alcuno confdera benelana tura di Manlio dall'hora,che Tito Liuione comincia a far mentione,lo vedrà huomofortiſſimopietoſo verſo il padre,est verfºlºpatria,e reuerendiffimo afuoi maggiori. Queffe coſefi conoſcono dalla morts di quel Francioſo, dalla difeſa delpadre contra al Tribuno,est come auanti,che egliandaf

feala zaffa del Francioſo,einando al Conſolo conqueſte paa role. Iniuffu tuo aduerſus hoſté nunquam pugnabo, non fi certã viếtoriā videam. Cioè. Senza ordine tuo io

non m’azzufferò comenicije beneiofofficerto di vincergli. Denendo adunque vn’huomo coffatto agrado,che commã di,diſidera di trouare tuttigli huomini# afe,est l'animo

faoforteglifa commandare cofeforti, et quelmedeſimo(cã mandate che ellofono)suolefi offeruino,9 è vna regola ve rifima,che quando fi commanda coſe afpre,conuene con a Éprezzafarle offeruare,altrimentite ne trouereſit ingannato. Done è da notare,che a volere effere vbidite,è neceſſaris f2 per comandare, & coloro/anno comandare, thefanno сӧрг ratione dalla qualità loro,a quelli, di chi ha advbidire, ci quãdo vi vegghinoproportione,alhora comandino; quando

fproportionejềne aftenghino. Et però diceua on huono pru děte,che a tenere vna Rſpub.com violenza, constentuafuſë

proportione da chi forzana, aquelchera forzato,et qualia, q; volta queſtaproportione vera fpoteua credere,che quella violëzafuſe durabile, maquãdo ilviolētato era piuforte del violētāte,fipoteua dubitare, che egni giornº quella violenza ceffaffe. Ma tornãdo aldiſcorſº moſtro dico;che a comādarele

coßforti.cốuiene efferforte, e quello,ch’è diqueſtafortez. xa,et ebelecemãåà,nõpuopoi cỡ dolcezza farle offeruare. -

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machinon è di questafortezza d'animo, fidebbe guardare dagli imperijeffraordinarij,c} megli ordinarij puo v/are la faa humanità: perche le puniticni ordinarie nonfono impu

tate al Prencipe, ma alleleggi & agli ordint. Debbefadune que credere,che e Manlio fuſe coſtrettoprocedere fi afpra mente dagli eftraordinarijfaoi imperij.aqualil'inclinauala

Juaratura, i qualifºno vtili in vna Républica: perche eri duconogli ordini di quella verſo il principio loro, cº nellafaa

antica virtù. Etfe wna Republicafuße fi felice,ch'ella ha

neſeſpeſſº(come diſopra dicemmo) chi con l'eſempio fuo le rinouaſe le leggi,& non ſolo la riteneſe,che ella non correlſe alla rouina,ma la ritiraffe indietro,ellafarebbe perpetua, Si che Manlio favno di quelli,che con l'afþrexa de faoi im

perij ritenne la diſciplina militare in Rºma, costretto prima dalla naturafua, dițoi dal defiderio, che haue ua chef offeruaffè quello, che il fuo naturale appetito gli hauena fatto ordinare. Dall'altra canto Dalerio potè proce dere humanamente,come colui,a cui baftaua che s’offeruaſ

fino le cofe confãete offeruarfi negli effertiti Rºmani,laqaal conſuetudine(perche era buona)baſtaua ad honorarlo, et nā erafatico/a adofferuarla,c; non neceſſitaua Calerioa pani rei tranſgreſſori,ſiperche növen'erano,ſiperche quãdº eue nefafſonoffati,imputauano(come è detto) la punitiore loro á gli ordini,& non alla crudelità del Prēcipe. In wodo,che

Calerio poteuafar naſcere da lui ogni humanità,dalla quale ei poteſſe acquiffaregrado co ſoldati,e la contenteKza loro. Onde nacque che hauếaol'uno,et l'altro la medefima vbide zia,psterono diuerſamente operādofare ilmedefimo effetto. Poſſono quelli, che veleſſero imitar cofforo, cadere in que vitijdidſþregio,es d'odie,cheio dico difepra d'Annibale,et

di Scipione;ilcheffugge cõvna virtù ecceſſiua chefainte, c; mðalrimenti.Refähera căſiderare quale di questi :4 |

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diprocedere fapiu laudabile: ilche credo fa diputabile, perche gli/crittori lodano l'un modo,e l'altro. nondimeno quelli,che/criuono,che vn Prēcipefi habbia agouernare,s

accoſtanopiu a Valerio,che a Mälio.cs-Senophõte,prealega to dame,dždo di molti estëpi della humanità di Ciro, fitòfor ma affai cỡ quello,che dice di valerio Tito Liuio: perche effế do fatto Cğolo cốtra Sanniti,et venếdo ildi,che doueua cem

battere,parlò a faoißldaticon quella humanità,con la quale ei figournaua,est dopò talparlare,T. Liuio dice queſte pa role. Non alius militi familiarior Dux fuit,inter infi

mos militum omnia haud grauate munia obtun do,in ludo præterea militari,cum velocitatis, viri

umque inter ſe æquales certamina ineunt, comiter facilis vincere,ac vinci vultu eodé, nec quenquam

aſpernari parem, qui fe offerret, fastis benignus, pro re distis, haud minus libertatis alienæ, quàm fuæ dignitatismemor,&, quo nihil popularius eſt, quibus artibus petierat magiſtratus, ijſdem gere

bat.(ioè. Nonfa mai Capitano,chefuſe piu famigliare de . foldati:perciò che eglitra piu vili volontieri prendeua ogni vfficio. Et negiuochi militari,quando i/oldeti tra lor pari di velocità est. 屬fortezza inſieme combatteuano, egli fºrbaua

egualbenignità cofinelvincere,come nell'effer vinto:nefrez . zaua chiunquefproferiua di voler cõtenderfece,nefatti est. melle parolepiaceuole & humano dimoſtrādost, & hauerdo piu in memorial'altruilibertà,che lafua dignità: est quello,

di che alpopolonă poteua effer cofapiu grata,trattaus ilma giffrato cõlemedefine artirðle qualilo haueua dimãdato. Parla medefinamente di Manlio Tito Liuio honoreuolm.ē.

te, moſtrando,chelafaa feuerità nella morte delfigliuolo fe ce tanto vbidiente l'effercito al Confol, chefu cagione della

vittorischelpopolo Romanrhebbe contra a Latini:f4f4f9 & in Z 3 ***

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tante procede in laudarlo,che depòtalvittoria, deſcritto she egli ha tutto l'ordine di quella xufa, ci mostrititti iperi coli,chelpopolo Romano vi corfe,cºle difficultà,che vifure no a vincere,fa queſta conchiuſione,che ſolo la virtù di Mã lodette quella vittoria a Romani. Et facendo comparatio me delle; dell'vno est dell'altro effercito, afferma, come

quella parte harebbe vinto, che hauefje hauuto per Conſolo L7Aanlo. Talche confiderato tutto quello, chegli ſcrittori, ne parlano,farebbe difficilegiudicarne. Nondimeno perron laſciare queſta parte indeciſa,dico,come in vn cittadino,che viua fitto le leggi d'vna Republica credofia piu laudabile, c3. meno pericolofºilprocedere di Manlio,perche queſtowo do tutto è tºfauore delpublico,est non riĝuarda in alcuna parte all'ambitione priuata,perche per tale modo non fipuo acquiſtare partigiani,molirandeſifempre afpro a ciaſcuno, c- amandofolo il ben commune : perche chi fa queſto non

s'acquiſta particolari amici, quainoichiamtame(come di foprafî diffe) partigiani. Talmente che ſimile modo di pro-, cederenon puo efferpiu vtile, nepiu deſiderabile in vna Re publica non mancando in quello lvtilità publica, e non vi potendo effere alcunfoſpetto della potenza priuata. ma nel modo diprocedere di Valerio è il contrario, perche, fe bene . in quanto alpublico,fifanno i medeſimi effetti, nondimeno

vifurgono molte dubitationi, per la particolar beniuolenza, che colui s'acquiſta co ſoldati, da fare in vn lungo imperio

cattiuieffetti contra alla libertà. Etfe in publics da questo cattiui effettinon nacquero, nefu cagione non effere ancho ragli animide Romani corrotti, est quello non effere fato lungamente,& continuamente algouerno loro . e Maf? moi babbiamo aconſiderarevn Prencipe, come confidera Se nephonte, moi ci accofferemo altutto a Ualerio, & laſcie

remo Manlio,perchevn Prencipe debbe cercarene ſoldati, Y

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c. nefndditiľvbidienza, est l'amore.lvbidienza gli de l’; effere offeruatore degli ordini,e l'effer tenuto virtuoſo ; l'a

more gli dal'affabilità, l'humanità, lapietà, ở quell'altre parti, che erano in Oalerio, & che Senophonte ſcriut effer fiate in Ciro: perche l'effere vn Prencipe ben voluto parti colarmente,es hauere l'effercitofitopartigiano, fi conforma con tutte l'altreparti delloffato/uo.main vn cittadino, che

habbia l'eſercitº ſuo partigiano,nonfi conforma gia queſta parte,con l'altre fue parti,che l'hanno afar viuere fotte le leg grae wbidire a megiſtrati. Leggefi tra le cofe antiche del-, la Républica Dinitiana, come effendo le galee Vinitiane

tornate in Dinegia,cs, venendo certa differènKa tra quelli dellegalke,c3-ilpopolo,dondefi venne alturnulfo, e a lar mi,nefi potendo la coß quietare ne perforza di miniſtri, ne perriuerenza de cittadini netimore de Magiſtrati, fùbito, che a quelli marinariapparue innanzi M.Pietro Loredano

ch'era l'anno d'auantiffato Capitano loro,peramore di quel

loßpartironec lựciaronºla zifa. La quale viidenza generò tantafośþitione al Sềnate,che poco tempo apoi i Ui nitiani operprigione, o per mortefene afficirareno, Con

chiudopertanto ilprocedere di Dalerio effere vtile in vn . “.

Prencipe,e pernitioſo in vn cittadiro, non fºlamente alla .

patria,ma afera lei, perche quelli modi preparang la viaal la trannidesafe perche infoÍþettandolafia città del modo,

delprocederefão, è coffretta aſſicurarfene confao danno. Et coffper il contrario affermo il procedere di Manlio in vn Prencipe effere dannof6,& in vn cittadino vtile, & mafi

mament; allºpatria, canchorarade volte ofende; fe gia queffe odio,che ti tiradietro la tuafeuerità, non è accreſciu to da/ospetto,che l'altretue virtù per la gran riputationeti ; * * * ‫ آییر‬۹

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lofi arregaſino,come difotte di Cami Z 4 * い エ'了** *、** -

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XXIII. ma. Cap.* e ***

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\| Oi habbiamo conchiufodifºpra, come procedendo,ca me Dalerio, finuoce alla patria,e}, afe. Et procedē

de,come Manlio figioua alla patria, & nuoceſiqualche vol taafe, ilchefprisona affu bene per le eſempio di Camilla, ilquale nelprocederefofimigliaua piu toſto LMAaxlto,che Qalerio. Onde Tito Liuto parlando di lui dice, come , eius

virtutem milites oderant, & mirabantur. Ciºè, come la virtù fix iſoldati odiauano,est amiranano. Quello chela :

fareka teherë merauigließ, erala fillicitudire, la prudenza; la grandezza dell'anno il bion oraine, che lui fruasanell' adoperarfi;G meleommandare agli ejerciti. Quello, che la

faseua odlare,era effere piu feueronel caftigarli, che liberale . relrimunerargli. Et fito Liuio ne adduce di queſto odio que

#e cagioni. La prima,che i danari, chef traffero de bëni är: Geienti,chef venderore, eſogtºppliċò alphbheº; & hon" li diuiſe con la preda, L'altri,che neltrionfo ei fece tirare .

ilfuo carratrionfale da quattro ranalli bianchi,dene effi dif;

|

fero,che perfperbiaeifí traveluto agguagliare al Sole. La terza chefece voto di åareaa * #ppölline la decină parte destapreda de Deienti,la quatr(valendofatisfare eixoto)ß hancua atrarre dellemani deſoldati, che l'häuchans di gia

occupata. Douefnotano bene, g-faċilmente quelle coÉche fanno vn Frencipe odioſo apprefſBitpopolo. Deste quali la: *

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principale è priuirlod ynovile, aguatgestèär::

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zaafai:perche le coſeche hanno infévtilità quandá"l'huºmone è prius, nonl dimentitamai,ě ogni minimaneceſsi tàtenefaricordåre,es perche leneceſsità %ဖွံ့ဖ္ရမ္ဟု gristier vo, tute ne ricordiogni giorno: taħřåcoſa è,

%4'

perbo,est enfiate,ilchemõpuoefferpiu.edioſo apopol,cºmaf , fine, ~

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173

fimamente aliberi. Et benche daquella/aperbia,& daquel faſto non nenafeffe loro alcuna incom modità, nondimeno.

bāno in odio chilvſa, da che vn Prencipefidebbe guardare, come davnofºglio,perche tirarfodio addoſſofenza fuopre fitte,è altutto partito temerarioscºpoco prudente. - La prolungatione degli imperij fece ferua Roma.

Cap. XXI1II.

-

S Ef confidera bene il procedere della Republica Roma Pnă,fivedrà, due coſe effereftatecagione della reſolutione di quella Republica: l'vrafurono le contentioni,che nacque

rodalla legge e Agrari","altrali pro ungatiene degli impe rij. Lequali coeffuſinoffate conoſcute bene da principio, est fattiuii debiturimedij, farebbe ſtato il viuerliberopiu lungo, cº parauenturapiu quieto. Et benche quanto alla

prölungatione dell'imperionanstvegga,chein Róma nasteſ fè maiakunorumultº: nondimenej vede infatto, quanto nuoce alla città quella auttorità, che i cittadini,per tali de

liberationipreſonº e fºghaltri cittadini,a chieraproroga to ilmagiſtratofußisoffatifaui,:#buoni,tome L. Quintio, non ffarebbe incorſº in queſto inconueniente, la bontà del

quale è d'vis eſempionstabile:perche effendoſ fattº tra la v plebe,est ilSenato conuentione d'accordo,estºhaufdola pleeb

prolungata in vanno ſimperioa #

atti

apoterriffereaffämbitisme densbili,voleilSenato perga rà della plebe, e per non parere dameno dilet prolongăreil Confolato a L, ಫ್ಲಿ! Il quale altutto negò queſta deli beratione,dicếdo che i cattiuteffenepifi voleñan cercare di

fengnerli nädagrefferli çõvn'altropiu cattisoeſempia,cº: º vollefficefino nuoui (onſoli. La qualbontà e pruden 4. fefffe fiata in tutti i cittadini Romani, non ಒ

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laſciata introdurrequella conſuetudine diprolungare i ma giftrati:3 da quellanõffarebbe venuto alla prolungatione

degli imperij,la qualcifacoltemporouinò quella Rep. Il prime,achifu allongato l'imperio,fu P. Philone, il qual,eſ:

Jendo acampo alla città de Palepoli,g venendo lajine ael fao (onſolatoes-parendo al Senato, ch'egli haueffe in mano quella vittoria, non gli mandarono ilfucceſſore, ma lo fece ro Proconſolo,tal chefu ilpringo Proeon/olo. La qual cofa (anchora chemoffa dal Senato per vtilitàpublica) fu quel . la,che coltempofeceferua Roma:perche quantopiu i Roma

nif diſcoſtaron con l'armi,tantopiu pareia loro tale proro-, gatione neceſſaria &: l'vfarono. La quale cofa fece due inconuenienti,l'uno,che meno numero di huominif efferci tarono negliimperij.off-fivenne per queſto a riffringere la riputatione inpochi, l'altro, che fando vn cittadino affai tempo commãdatore d’vno effercitosfè lo guadagnaita,e fa cenaſelo partigiano: perche quello eſercito coltempo demen

ticauailSenato,é riconoſceua quelcapo. Per queſto Silla, ; c;- Mario poterono trouarefoldati,chec otra albene publice :

glifeguitaſino. Perqueſto (fare potè occupare la patria, chefe mai i Romaninon hauefino prolungati i magiſtrati,

imperij,nenveniuanoftofto a tanta potenza: &. fe 篇#gliinefatipiu tardigliacquiſti loro farebbero anchora ve nutipiu tardinella/eruità.

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Della pouerta di Cincinnato, & dimolti cittadini:

Romani. Cap. XXV. ... ::::: . ..

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N: "υίτα κίνειοαίronραπεμφιευulco", Nchefordini in vn viuerlibero,ècheſ määghino icit: *adinipenerie3-bēche in Rama nö apparſa quale ºrdine:

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la legge Agraria hanutatanta oppugnatione)nondimenºper eſperienzafi vide,che dopò quattrº cento anni , che Roma, }

era fiataea ficha v'era vnagrandiffimapoueità: nefi puo.

credere,che altro ordine maggiorefaceſſequeſto effetto, che vedere , come per la pouertà non ti era impedita la via«. qualunque grado, & e qualunque honoresø comefiandaua,

a trouare la virtù in qualunque caſa ella habitaſſe. Il qual modo di viuere faceua manco defiderabili le ricchezze.

Queſtof vede manifeſto,perche effendo Minutio Conſolo affedi its con l'eſercitofuo dagli Equi,s'empiè dipaura Ro ma,che quello eſercito nonfi perdeje,tanto che ricorſeroa, creare il Dittatore,vltimo rimedio nelle loro coſe afflitte.es-, crearono L. Quintio Cincinnato,ilquale allhora fi trouaua nellafaa picciola villa,laquale lauoraua difua mano. Laqual

coſa cõparole auree è celebrata da Tito Linio dicendo. Ópe ræ prætium eſt audire qui omnia præ diuitiis huma :

na ſpernunt, neque honori magno locum , neque virtuti putantefe,nifi effuſæ affluantopes.(ioè, qui :

è degno,chefiaſcultimo quegli che ºgni coſa appetto dellerie chezze tengono vile : neſtimano che poſseffer honore, ne virtù , doue ricchezze in molta abbondanza nonf tro stane. «Araua Cincinnato la fua picciola villa , laquale montrappaſſauailtermine di quattro ingeri,quando da Ro

me vennerº ##atidelSenato afgnificarlila elettione del, lafaa Dittatură;&a moſtrarlim quale::::frrвиана, /* Rери. Еξέρκεζ, la ſua toga,venuto in Roma,et ragunato

vn'effèrcitostandò a liberar Minutio:c) hauendo rotti, థ

fpagliati inemicisë liberato quello,non volle, che l'eſercito, affidiatofaffepartecipe delst preda,dicendºgliqueſte pare le. Ionen voglie chętu partecipi della preda di coloro, de: qualitufeiffatorer: 勝 preda, est priuò e_7Ainutio del Zonſºlatosc; fecele , dicendogli, Starai

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questo grado,chetu imparia/apere effer Cöfalo. Hauewafat

tofuo maeſtro de cauals L.Tarquino, qual, per la ponertà militaua apiede:Notaſ (come#è detto)l'honore, che fifa seua in Roma alla pouertà,est come ad vn’huomao buono, &

valente, quale era (incinnato,quattro ingeri di terra baffa wano a nutrirlo.La quale pouertà fi uede,come era anchora ne tempi di Marco Regolo : perche efßndo in e Africa can li efferciti,domandòlicentiaal Senato, per poter tornäre a cuſtodire lafaa villa,la qualegli eraguaſta dafèutlauorato

ri. Douefi vede due coſe notabiliſſime,ïvna la pouertà, cº come viftauano dentro contenti, est come baffaux a quelli cittadini,trarre della guerra honere, G- l'utile tatte laſciana noalpublico:perche#effi hautferopenſato d'arricchire del

laguerra,glifarebbe dato poca brigă,che i fitoi campiffinº ffati:#:ľaltro?,confiderare lageneroſità dell'animo di

quellicittadini, quali prepoſti ad vno effercito , falina la grandezza dell'animo loro ſºpra ogni Prencipe, non istema

wano i Re,non le Rep.non gli sbigoitiua, ne fþauentaua ceſa alcuna,& tornati dipoipriuati, diuentauanoparthi,humili, curatori delle picciolefacultà loro, vbidientia Magistrats, riderentia loro maggiori,talche pare impoſſibile,che vno me deſimo animo patifatanta mutatiene. Durò queſta pener

tà anchora infinoa tempidi Paulo Emilio, chỉfurono quaß' gli vltimifelicitempi di quella Repu.dowe: |

coltrionfofo arricchì Roma, nondimeno è

fe. Et cotantofifimaua anchora lapouertà;

bonorare chifféraportato bene nelligaeðÄÄðad vnfaa. genero vna tazza d'argento.ilquale fu ili:targents,che juffenellafia caſa.Perrebbefcon và lời:Filare moſtra re quantí “್ಲಿfrutti produca làğờà#ầche la ricchez xº,es conselºvna ha honorato le città leprºuincie, le /ette,

et tauratharouinate ſequeſta materianonfiſeffata molte -

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volte da altri huomini celebrata.

Come per cagione di femine fi rouina vno ſtato ·· · · Cap. XX V I. -

N Acque nella città d'Ardea trai Patritij, ci i Plebei 1N vna/editione per cagione d'vn parentado.done hauen dofi a marttare vnafemina herede, la domandarono pari wente vn plebeo,et vn nobile,est non hauendo quellapadre, i tutorila volest two congiugnere alplebeo la madre almobile:

di che nacquetantotumulto,chef venne all'armi,douetut tala nebilità s'armò infauore delnobile,c; tuttala plebe in fauore delplebeo, talche effendo/aperata la plebe , s’offi d' Ardea, & mandòa Uolſci per aiuto,i nobili, mandarono a Roma, Furono prima i Volfĉi,6% gianti intorno ad Ar dea s'accamparono, Soprauennero i Komani,est rinchiuſono

i Volſci tra la terra,e loro,tanto chegli coffrinfono(fjerdo ffretti dallafame)s darfiad fºretione. Et entrati i Komsni in Ardea,est mortitutti i Capi della ſeditione , compofonº le coſe di quella città,Sons in queſto teſtopiu coſe da notare. Primą vede , come le donne fonoſtate cagione di molte rouine,6 hanno fattigran danni a quelli,chegauernano v

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na città,6 hanno cauſato di molte diuifioni in quella. c (come s’è veduto inquefamoſtra hiſtoria)l'ecceſſo fatto con fra a Lucretia toiſeloſtato a Tarquini. Quell'altrefatto că tra a Virginia priuò i Diecidellaittorità loro. Et «ofriffo

tele trale prime coſe,chersette della rouina de tiranni,è l'ha uere ingiuriato altrui per conto di donne o con ftuprarte,e că violarle,ocorromperet matrimorij,ceme di queſtaparte nel capitolo,doue noi trattammo delle congiure largamentef

parlò. Dico adunque come i Prencipi aſſoluti,c 5 gouerna dori delle Republiche non hanno aientre poco cito á questa քa776ց *

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parte, ma debbono confiderare i difordini,chepertale acci dente poſjono naſcere, & rimediarni in tempo,che ulrimedio wonfia con danno,e vituperio dellofiato loro , o della loro Republica,come interuenne agli Ardeati,i quali per hauere laſciato creſcere quella gara tra i loro attadini,fi conduffono aduiderffra loro:c volendortunirfi, hebbone amandare

perfaccorſiefferni, il che èvn gran principio d'vnapropin quảferuità. Ma vegniame all'altronotabile delmodo del riunire le città,del qualenelfºguentecapitolo parleremo.

Come ef haavnirevna città diuiſa,& come quel la opinione non è vera,che à tenerele città, bifo gnatenerle difunite. Cap. XXV I I. Er l'eſempio de (on/oli Romani, che reconciliaronoin

femegli Ardeatiffnota il modo,come fidebbe comper revna città diuifa:il quale non è altro,ne altrimentifideb bemedicare,cheammazzare i Cap de tumulti-perche egliè neceſſario pigliare vno de tre modi,º ammazzargli , come

fecere sofforo,º rimuowergli della città, ofar lorofarpace in Jieme ſotto oblighi di nonfi offendere. Di queſti tre modi,

queſto vltimo è piu dannoſomen certo,è più inntile: perche egliè impoſſibile,douefia corſoaffaifangue, e altrefinili in giurie,che vnapacefatta perforza duri, riueggendoſi ogni di infiene in viſore; è difficile, che s’affenghino dall'ingiu riare l’vne l'altro,potendo naſcerefra loro ogni diper la con werſatione nuoue cagioni di querele. Sopra che non fi puo da

re ilmºgliore efiếpio che la città di Piſtoia era diuiſa quella sittà(come è anchºra)quindiciannifono,in Panciatichi,e5 (ancellieri,ma alhora era inſularme,est hoggi l'hapofate.

Et durò molte difuteffalorovennerealfangwe,alla ";0 ----‫سم س‬-- ‫مس‬

ዛ76 TER zo delle cafe,alpredarfilarebba,ej adogn'altro termine di ne mico. Et i Fiorentini,che gli haueuan a cºmporre,ſempre vi v/arono quel terzº modorest-fempre ne nacquero maggiori, tumulti,e} maggioriſcandali. Tanto cheftracchijf ven ne alfecondo modo,dirimouere i Capi delle parti,de quali al cuni meſſonº in pregione , alcuni altriconfinarono in varij luoghi:tanto che l'accordofattº potèſtare,e è ſtato infino ad hoggi, ma fenza dubbio prufichrofariaffato il prime. Ma perchefmili effecutioni hanno ilgrande,est il generoſº vna Republica debole non lo fafare, e enne tanto difcofio, che afatica ella fi conduce alrimedioſecondo. Et queſtifºnº di quelli error,cheio dißinel Principio,chefanno i Prenci pº de noſtritempi,che hanno a giudicare le coſe grandi:Fer che dourebbono voler vedere;comefifone gouernati coloro, che hanno hauuto a giudicare anticamente ſimili caf. Ma la debolezza de preſenti huomini,cauſata dalla debole edu catione loro,est dalla poca notitia delle coſefa che figiudica me,i giudicijantichi parte inhumani,parte impoſibili,có hã no certe loro moderne opinioni difcofio altutto dal vero, co

me è quella,che diceuano ifaui della noſtra città vn tempo è, che bifognaua tener Pfioia con le parti,est Pfa cõlefortez. ze,est non s'anueggone,qeanto l'vna,est l'altra di queſte due

cofe èinutile. Io voglio laſciare le fortezze:perche difopra ne parlammo a lungo e voglio diſcorrere la inutilità, cheftra he deltenere le terre,che tu hai in gouerno diuife, in prima è i w poſſibile,che tu ti mantenga tutte due quelle parti antiche • Prencipe,o Repu.che legauernı:perche dalla natura è da

to agli huomini,pigliar parte in qualunque ceſa diuiſa, e piacerglipiu queſtā,che quella,talche hauendo vna parte de ella terra makontenta fache la prima guerra,che viene,

te laperdieperche egliè impoſſibile guardare vna città, che 4 abbia i nemicifuori,cº dentro. Se ella è vna RPi: ::

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che lagouerni,non ci è ilpiu belmodo afartattiniituoitit , tadini,G afar diuidere la tua città, che hauere in gouerno vna città diuifa:perche ciaſcuna partecerca dhauerfauori, cia/ĉnnafifa amici con varie corruttele,talche ne naſce due

grandijimi inconuenienti.fvno che tu non teglifau maia mici,per non gli poter gouernar bene, variando il gouerns

fpefjo,hora con l’vno,hora con l'altro humore,l'altro,che ta

le studio diparte duide di neceſſità la tua Republica. Et il Blondoparlando de Fiorentini,e de Piſtolest, nefafede dicendo , mentre che i Fiorentini diſegnauano di riunir Piſtoia,diuiſono/emedeſimi. per tantofi puofacilmente confiderare il male, the da diuifſonenaſca. Nel

mille cinque centovno quandofi peraè Arezzo, e tutto Zaldi Teuere,es Val di Chiana occupatoci da Citelli, G dal Duca Valentino, venne vn e Mons. di Lant, mandato

dal Re di Francia a fare reſtituire a Fiorentini tutte quel le terre perdute,est treuando Lant,in ogni caffello husmini, che nel viſitarlo diceuano, che erano della parte die Mar zocco,biaſimò affaiqueſta diuifione,dicendo,chefe in Frans

ciavno di quelliſudditi del Rédiceſe, di effere della parte del Re, farebbe caffigato : perche talvece non fignifiche= rebbe altro,fenon, che in quella terrafaffegente nemica del Ke,có quel Revuole,che le terretuttefiano fue amiche, vni te,est ſenza parti.ma tutti queſtimedi, G.quefie opinioni

diuerſº dallaverità naſcono dalla debolezza di chi /onofig mori,iquali veggendo di non potertenere gli fati con for

ze. & con virtù, fi voltanoa ſimiliinduſtrie , le quali qualche voltane tempiquieti giouanequalche cofa,ma co

me evengono lauuefità , cf; tempiforti, le mostrano la a loro,

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Che fidebbe por mente all'opere de cittadini;per che molte volte fotto vn opera pia finalcódevri principio di tirannide. |-

Cap. XXVIII.

E Sfendo la citta di Roma aggrauata dallafame, & non baffando leprowifioni publiche a cefjarli, preſe animº vno Spurios_Melio, effendo affai ricco, fecondo que tem pi, difar prouiſione di frumentopriuatamente, est pafĉerné

confogrado la Plebe. Per laqual coſa egli hebbe tantº concorſo di popolo infitofauore, che il Senato, penfando all inconueniente, che di quellafita liberalità poteita naſcere per

opprimerla, auanti ch'ella pigliaffè piu forze, gli creò vri Dittatore addoĵo, est fecelo morire. Qui è da notaré come molte volte le opere, che paisnopie, e da non lepote reragionettolmente dannare, dihentano crudeli, es per v

na Republica fono pericolofiſſime, quandonen fianoa bubná hora corrette. Et per diforrere queſta coſapiu particolar: mente, dico, che vna Republicafnza cittadini riputat#

non puºfiare, ne puogoaernarfi in alcun modo bene. Dall' altro canto la riputatione de cittadini è cagione della tiran

mide delle Republiche. Et volendo regolare queſta tofagbiá fogna talmente ordinarfi, che i cittadini fiano riputạti di

riputatione, chegioni, & nonnuoca alla città, & allu li bertà di quella. Et però fi debbe effaminare i modi, eő quali effi pigliano riputatione, che fons in effetto due, opsbe lici, opriuati, I modi publicifono, guando vno configliä do bene, est operando meglio in beneficio commune, acqui ffa riputatione. Aqueſto honore fidebbe aprire la via 4 cittadini, & preporre premii, e a configä, Galle opere;

talchefe n'habbiano ad honorare, est fatisfare, & quando queſte riputationipreſe perqueſte viefianofchiette, efimplis

#i, ninjaranns maipėricoloſema . ‫ے‬d a 'quandóellefonepreſéfer "

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vie priuate(che èľaltromodo prealegato) fºno pericolofifi me,est in tutto nociue, le vie priuatefonofacendo benefisio a questo,e a quell'altro priuato, con prefargli danari, mari

targli le figliuole,difendendolº da magiſtrati, ci facendogli fimili priuatifakori, i qualififanno gli huomini partigiani, est dannº animo a chi è coffauorito, di poter corresepere il publico,ež sforzar le leggi. Debbe per tantovna Repub.be

neordinata aprire le vieſ come è detto)a chi cercafauoriper viepubliche,est chinderli a chi li cerca per vie prinate, come fivede chefece Roma: perche in premio di chioperaua bene

perilpublico,ºrdinò i trionfi,& tuttigli altri honori,che esta daua a faoi cittadiniec in danno di chifotte varij coloriper viepriuate cercaua di farfigrande,ordinò l'accuſe:c- quãdº queſte nõbaftafero,per effere acciecato il pºpolo da viia ſpe cie difalſo bene,ordinò il Dittatore, ilquale col braccio regis faceffe tornare dentro al/egno, chinefuſe v/cito, come ella

feceperpunire Spurio Melis. Et vna che di queste soſef laſci impunita, è attaa rouinarevna Rep. perche difficil mente con quello eſempie friduce dipoi nella vera via.

Chei peccatide popolinafcono da Prencipi, Сар, ΧΧΙΧ,

N On f dolgano i Prencipi d'alcune peccato,chefaccia no ipopoli, che effi habbiano in gouerno: perche tali peccati conniene che naſchino operfua negligenza,o per effer lui macchiato difimili errori. Etchi diſcorrerà ipopoli, che nenoſtritempifonoſtati tenutipieni diruberie, & difimili

peccati, vedrà, chefaràaltuttonato daquelli, chegligouer mauano,che erano difinwile natura, La Romagna, innanzi

chein quellafoſſero fenti da Papa e Alefanaro/afio quells fignori,

78 颅gneri, che la commandanane, era vno eßempio d'ogni feമ leratiſſima vita: perche quiuif vedeuaper ognileggeri ca gioneſeguire occiſioni,Gº rapine grandiſime, ilche naſceua dalla triſtitia di que Prencipi,non dalla natura triffa degli Тв к z o.

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huomini,come efii diceuano: perche eſsendo quelli Prencipi peucri,c; volendo viuere daricchi, eranoforzati volgerfi 43 molterapine,c) quelle per varij modivfare, et tra l'altre die

fhoneſte vie,che etentuano faceuano leggi,etprohibiuano al cuna attione,dipoierano i primi,che dauano cagione dell'in

offeruanza d'effe,ne maipuntuano gli inofferuanti ſe non psi quando vedeuano effere inconfiafainfimile pregundicio,c allhoraf voltauano allepunitione, non per Kelo della legge

fetta, ma per cupidità di riſcuoter la pena onde naſceuano

molti incöueniètic ſºpratutto questo, cheįpopolis'impo |

uerinano,G nonfi correggenano, & quelli, che erano impo

ueriti,singegnauano cõiras menopetente di loro preualerfi. ondefargeuano tutti queſtimali che diſºpraſidicono, de qnali era cagione il Prēcipe.cº che queſtoffa vero,lo moſtra

Tito Liuio,quando einarra,cheportando i Legati Romani ildono della preda de Veientiade Apolline, furono preſide Corfiri di Lipari in Sicilia,cº condottiin quellaterra. Et * antefo Timefitheo loro Prencipe, che dono era questo, doue

egli andaua,etchilo mandaua.fiportò(quãtung; nato a Li pari)come huomo Romano: c-moſtrò alpepelo,quanto era impio occuparefimildono,tãto che il confenſo dell'uniuerſa,

ſe ne laſciò andare i Legati con tutte le cafelore, & leparol dello hiſtoricofono queſte. Timafitheus multitudineirº religione impleuit, quæ ſempér regentieft fimilis

Cioè, Timafitheo empi il popole direligione, ilqualſempre à

fªmile achigonerna. ĉe Lorenzo des Medici aconferma, ##ezet di quia/intenza dice.

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Et quel,chefail fignor:fanno poi molti Che nel fignorfon tutti gli occhi volti.

Ad vn cittadino, che voglia nella fua Republicafar di tua auttorità alcuna opera buona, è neceſſario prima ſpegnere l'inuidia:& come venendo il ne mico, s'ha ad ordinare la difefa d'una citta, Cap. XXX.

Ntendendo il Senato Romano, come la Toſcana tutta haneuafatto nuoua ſcelta di ſoldati, per venire a danni di Roma, c; come i Latini,cºgli Hernici stati per l'adie tro amici delpopolo Romano, 'erano accostatico Dolfi,per petui nemici di Roma giudicò queſta guerradouere efferpe

ricolofa. Et trouandofí (amillo Tribuno dipodeſtà (on folare, pensò, chef poteſſe fareſenKa creare il Dittatore, quãdogli altri Tribunifuoi colleghi volefino cedergli lafonº ma dell'Imperio,il che detti Tribunifecero volontariamen te. Nec quicquam (diceTite Liuio) de maieſtate fua detraĉtum credebant, quod maieſtati eius concef

lifⓞnt . (ioe. Nefi credeuano,che per accreſcerea lui dig nità fene diminuiſſe punto della loro. Onde Camillo preſa a, parole questavbudienRa, commandò, cheffcriuefixo tre

eſercits. Delprimo volle eſſere (apo luiperire contrai Tof cani, Telfecondº fece Capo Quinto Seruilie, il quale volle fieffepropinquo a Roma,per estare a Latini,có agli Herni cis/efmoueĵino.« AlterKg eſercito prepoſe Lucio Quintie, il quale

# pertenere guardata la città, & difefele porte,

cºla curia,in ogni cafo che naſceſſè. oltre a queſto erdino» che Oratio vno de faoi (olleghiprouedeffetarme, est ilfru zmente,Gºl'altre coſe, che richieggono i pri della guerra, -

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Prepoſé Cornelia anchorafo CollegaalSenato,c alpublicº configlio,accioche poteſſe configliarelattioni, chegeneral mente s'haueuano afare, & effegire. In modofurono quelli Tribuni in quellitempi per la falute della patria diſposti“ comandare, & advbidire. Notaſ perquefo teſto quello,che faccia vn’huomo buono,cº-fanio, ci di quanto benefia ca gione,& quanto vtile ei postafare allafia patria, quandº mediante la/íta bonta, G virtù, egli hafpenta l'ennidia,la

quale è molte volte cagione, che gli huomini non pofano e perar bene,non permettendo detta inuidia, ch'egli habbianº quella auttorità, laquale è neceſſaria hauernelle cofe d'im portanza, Spegnefiquesta inuidia in duoi modi, o per qual che accidenteforte,est difficile,doue ciaſcuno veggendefipe rire,popoffa ogni ambitione,corre volontariamente advbi direa colui,che crede, che cºn lafaa virtù lo postaliberare, come interuenne a Camillosil quale hauendo dato dife tanti faggi d'huomo eccellentiſſimo,ỡ eßendoffato tre volte:Dita tatore, & hauendo amminiſtrato ſempre quelgrado ad vti le publico, cº non apropria vtilità,hauenafatto che gli huos mini non temeuano della grandezza fua. cºpereßere tanto grande,citantoriputato nonfimanawo cofa vergºgnefa ef Jereinferiorea lui. Et però diceTito Liuio/auiamếte quelle parole, Nec quicquam, &c. In vn’altro modoffpegne l

inuidia,quando oper violen Ka,oper ordine naturale muoiº no coloro,chefono štati tuoi concorrentinelvenire aquakhe

riputatione, est a qualche grandezza. Iquali veggendeti *** putatopia di loro è impoſſibile,che mai s'acquetino,& fiero patienti. Et quandofono huomini, che fano vſa viuerei* vna città corrotta, doue l'educatione non habbia fatto ir:

lorº alcuna bontá, impoſibile,che peraccidente alcune mai ***

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fridichino, c; per ottenere la voglia loro, & fatisfare alla loro peruerſità d'animo, farebbero contenti vederelarouine della loro patria, 24 vinceſ questa inuidia non ci è altrori medio,che la morte di coloro,che l'hanno: & quando lafor tuna i tanto propitia aquel huomo virtuoſº, chef muokano

ordinariamente, diuenta ſenza ſcandalo glorioſo, quando fenza ostacolo, cºfenza effa eipuo moſtrare lafaa vir tà. ma quando ei non habbia queſta ventura, gli conuie me penſareper ogni via a torfºgli dinanzi, & prima chei faccia coſaalcuna, glibiſºgna tener modi, ch'ei vinca que

fa dificuliá, có chileggela Bibia fenſatamente, vedrà e 7Aoife effere fato sforzato (a volere che lefaeleggi, & li

faoi ordiniandaferoinnãXi)adamazzare infinitihuamini. iquali nõmoffi da altro,che da inuidia fi opponeuane adfa

gnifaoi,questa neceſſità conoſceua benfimofrate Girolamo Samonarola, conoſfeuala anchora PteroSoderini Gonfale nieri di Firen Ke. L'uno nonpotè vincerla, for non hanere auttorità a poterlofare,chefu ilfrate; & per non effere inte

f6 bene da coloro,che lo/guitauano,cheinharebbono hauutº auttorità.nõdimenoper luinon rimaſe,et le fueprediche fanº

piene d'accuſe defauidelmondo, & di inuettiue cantro al loro: perchechiama coſ questi inuidi, & quelli, che fi opponeuanga gli ordinifuoi. Quell'altro credeua cal tem

po, con la bontà, con lafortunafua, con beneficarne alcune Íþegner queſta inuidia, vedendoßd'affaifreſca età, cº con tantinuouifauori,chegli arrecauailmodo delfuoprecedere, che credeuapoterfaperare queitanti, che per inuidia fegk opponeuano.femKa alcunoſcandalo, violenza, c3, tumulto. tý non faptua, chel tempononfipuo aſpettare, la bontànes

basta, la fortune varia,et lamalignità nõtrucua deno,che

la plachi.Tấte chel'unº, et l'altre di queſtidue rouinarone -

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cºlarouina loro fu cauſata da non hauer faputo, o potutº

vincere queſta inuidia. L'altronotabile è l'ordine, che Ca millodette dentre ci fuoriperla falute di Roma. Er vera

mente nonfenstacagione gli hiſtorici buoni (come è queſto neſtro) metrono particolarmente, cº diſtintamente certi caſi,accioche ipoſteri imparino,come habbiano infimiliac cidenti a difenderfi.

Et debbeſi in queſto teſto notare, che

non è lapiu pericolofa,ne la piu inutile difeſa, che quella,che ffatumultuariamente, effenKa ordine. est queſto fi mo fraper quelterzo effercito, che Camillo fece ſcriuere, per

laſciarlo in Roma aguardia della città,perche molti hareb beregiudicato,c3 giudicherebbono queſta parte fuperfina, effendo quelpopoloperloordinario armato ; cf. bellicoſo, cº per queſto che non gli biſognaffe diſcriuerlo altrimenti, ma baffaſſefarlo armare,quando ilbiſognoveniſſe. ma (amil lo,có qualunquefaffefaulo, come era effo, la giudica altri

menti, perche non permette mai,che vna moltitudine pi gli l'arme,fenon con certo ordine,c certo modo.

Et però

in/a questo eſempio vno, chefia prepoſto a guardia d'vna città, debbefaggire,come vnoſcoglio,ilfare armare gli huº mini tumultuoſamente, ma debbe, prima hauere fritti, c#fcelti quelli,che voglia che s'armino,chegli habbiano ad vbidire,doue a conuenire, doueandare,có aquelli, che non fonofcritti,commandare, cheffiano ciaſcunoalle caſe fie «

guardia di quelle, (oloro, che terranno queſto ordine in vna città aſfaltata, facilmentefipotranno difendere : chi fara altimenti non imiterà Camillo,& nonfidfenderà. | –

Le Repforti & gli huomini eccellenti ritengono in ogni နိူင္တူ medeſimo animo , & la loro mc

- defima dignità, Cap. XXXI. . மல்ட

·

44 4

·

-

Tra

*T* Ra l'altre magnifiche coſe, chelnoſtro hiſtoricofa di re, est fare a Camillo per moſtrare come debbe effer fatto vn huomo eccellente, glimette in bocca quefie parele, Nec mihi Diċtura animos fecit, nec exiliú ademit, #Per lequaliparolef vede, come gli huomini grandifonof

pre in ognifortuna quellimedeſmi. Et ſe ella varia, hora çon effaltargli, hora con opprimergli, quellinon variano, ma tengono femprel'anime fermo, cº in tal modo congiunto golmodo delviuereloro, chefacilmente fi conoſceper ciaſcu

na, lafortuna non hauerpotenKa fºpra di loro. e Altri mentifigouernano gli huomini deboli: perche inuaniſcone, cớ inebriano nella buona fortuna,attribuendo tutto il bene, ch'egli hanno, a quelli virtù, che non conobbero mai, don

de naſce,chedinentana infopportabili, cź odiofia tutti cez loro, chegli hanno interno. Da che poidipende la fabi ta variatione della forte, laquale come veggono in vifº,ceg

giono ſubito nelllatro difetto,c-diuētanovili,G abietti. Di quinaste, che i Prencipi cof fatti penfano nellauerfità piu

afaggirfi, che a difenderfi, come quelli,cheper hauer ma le vfata la buona fortuna fono ad ogni diffa imprepa rati, Queſta virtà, có queſto vitio,ch'io dico treuarfi in

vn huomo Jolo, Étruona anchora in vna Republica, & in eſempio cifono i Romani, c3 i Vanitiani . Quelli pri winefuna cattua forte glifece mai diuenireabietti, ne nef fina buonafortuna glifece mai effere infºlenti, come fi vide znanifeſtamente dopò larotta, chegli hebbonoa (anne, & .pà la vittoria, che egli hebbono contra ad e Antioco:

Perche perquellarotta, anchora che grauiſsima, per effer stata la terzajmoninuilironomai, & mandarønefuerieſ: fºreiti, non volleno riſcattarei loroprigioni contraagli or

dinilerºyon mandainnead~Annibale, e a (arthagine 4 2. . . -

-

chieder

T E R z o.

181

chiederpace, ma laſciateſtare tuttequeſte coſe abiette indie tro, penſarono ſempre alla guerra, armando, per cariſtia d'huomini,i vecchi, C# iferui loro. La qualcof conoſciuta da Annone Carthagineſe (come difºpraf diffe ), moſtròa quelSenato,quantopoco conto s'haueua a tenere della ratta

di Canne. Et cofif vide come itempi difficili non gli sbi gottirono, negli renderono humili, dall'altra parte i tempi proſperi non glifecero infolenti: perche mandando Antioco Oratoria Scipione a chiedere accordo, auanti, che fuſino

venutiallagiornata, & ch'egli hauefe perduto, Scipione gli dette certe conuentionidella pace, quali erano, che fri tiraffidentroalla Siria, & il reſto lastiaffe all'arbitrio de Ramani il quale accordo ricuſando Antioco, & venende alla giornata,có perdendola, rimandi ambaſciadore a Sci

pione con cômiſione,chepigliafero tuttequelle cõuētioni che erano dateloro dalvincitore,a quali non propoſe altripatti,

che quellis’haueffe offerti innan Ki,che vinceſſesſaggiugnēdº questeparole. Quod Romani,fiyincűturnő minuun tar animis, nec,fi vincunt, infoleſcere. Al contrario

appunto di queſtos’è vedutofare a Oinitiani, i quali nelle buonafortuna (parendoloro hauerfelaguadagnata conquel la virtù, che non haueuano) erano venutia tantainfolenza, che chiamauano il Re di Franciafigliuolo di S. Marco,non iſtimanano la (hiefst, non capiuano in modo alcuno in Ita lia,có haueuanfipreſuppoſto nell'animo di hauere afarevne

Monarchiafmile alla Romana. Dipoi come la buona for tegli abbandonò, es che hebberovna mezzarottaa Kai la dal Re di Francia,perderono nonfolamente tutto lojiats

loroperribellione,ma buona partene dettero e al Papa, cº al Re d'Ispagna per viltà est abbiettione d'animo. e3 in tan to inuilirono, che mandarono ambaſciadori all':* -

g

L і в к о

dere, afarf tributarij»fgriffono al Papa letterepiene di vil tà,c-difommiſsione, per muouerlo a compaſsione. Alls quale infelicitàperuennero in quattro giorni, & dopà vna me{Xa rotta : perche hauendo combattuto illoro eſercito, melritirarfi venne acombattere, cº-effere oppreſſo circa la metà, in modo, cheľvno de Prouiditori, cheffaluò arri ad « Verona compiu di venti cinque mila ſoldati tra apie,

cz-acauallo,talmente,chefe a Vinegia,& negli ºrdinifuſe fiata alcuna qualità di virtù, facilmente peteuano rifare, có rimoffrare di nuouo il vifº alla fortuna, & effere a tem

po o a vincere, o aperdere piuglorioſamente,º adhauereac cordopiu honoreuole: mala viltà dell'animo loro cauſata dalla qualità de loroordininon buoninelle cofe della guerra, lifeceadvn tratte perdere lofatº, c; l'animo. Et ſempre

interuerrà cofiaqualunquefigouerni come esti, perche que ffodiuentare infolente nella buonafortuna, est abietto nella cattiua,naſce dal modo delprecedertuo,có dalla educatio me nella quale tufei nudrito. la quale quando è debele, g

vana,tirendeſimilea/e, quando è ſtata altrimenti,ti ren de anchora d'vn'altraforte, ci facendot, migliore conofci-. tore delmondo, tifa meno rallegrare del bene, & menº

rattriffare delmale: e quello, chefdice d'vn ſolo, fi dice dimolti, che viuono in vna Republica medeſima, i quali fifanno diquella perfettione, che ha ilmodo del viueredi

quella. Et benche altra voltaffia detto, come ilfonda mento dituttigli stati è la buona militia, ci come doue menè quefa, non pefono effer ne leggi buone, ne alcuna al

tra coſa buona, nonmi pare/perfluo replicarlo, perche ad ºgnipunto, nelleggere questa historia fi vede apparire que

* neceſsità, cổfi vede, come la militianon puote efferbuo

s mºstlanºnieſercitata, cf. come ella non fi puseſercitar G -----

-

Тв к z o.

I 82

Jenon è composta dituoi fudditi:perchefemprenon fifa in guerra : nefi può farui però conuiene poterla eſercitare4 tempº di pace,c3 con altri,che con fadditi, non fi puo fare queſto eſsercito riſpetto allafpefa.Ɛra (amillo andato (cº me di ſopradicemmo)con l'efiercito contra a Toſcani , cá

hauendo ifaoi ſoldati vedutola grandeXXa delloeßercito de nemici,serano tutti sbigottiti,parendo loro effere tantoinfe riori da non poterfostenerel'impeto di quelli:cº. peruenendo

quefa mala diſpoſitione delcampo agli orecchidi (amillo, fi moſtròfuori,cff andando parlandoperilcampo a questi, có a quellifoldati,traffeloro del capo quella opinioneret nell' vltimofenRa ordinare altrimenti il campo, diffe. Quod quiſque didicit,aut confueuit, faciat. (ioi , fac cia cia/cnne,come ha imparato, ci è vſo difare. Et chi confidererà bene queſto termine, ci leparele,diffe loro per inanimarlia ire contra a nemici,confidererà , come e'non fi

poteuane dire,nefarfare alcuna di quelle cofeadvno effer cito,che primanonfuſeffato ordinato,et eſercitatocſ in pa

ce,est inguerra:perche di quellifoldati,che non hanno im Paratº afarcofa alcunaynonpuo.vn Capitanofdarfi,e cre alcuna coſa,che stia bene: G fegli com mandafjevn nuouo Annibale,virouinerebbeføtte : perche

#..

non potendovno Capitano effre (mentrefifa la giornata ) in ºgni parte,fenon ha prima in ogni parte ordinato dipote re hauere huomini,che habbiano lo ſpiritofo,ơ. beneglior

dini,&#modi del procederefuo,conuiene di neceſſità checs rouinino.Se adunque vna cittàfarà armata, c; ordinata, come Koma,et che ogni di afuoi cittadini,c; in particolare: c3-inpublico tocchiafare perienza e5. della virtùloro, ci

adellapotenKa dellafortunainteruerrà sẽpre,chein ogni con ditione ditếpoeſiano delmedeſmo animo, có māterranne |

» *

-

-

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L і в в о

lamedeſimaloro dignità.e-7Maquandº efanº diſarmati, có che s'appoggeranno ſolo alli impeti dellafortuna, est non allapropria virtù,varieranno col variare di quella, et da

rannoſempre di loro quello eſempio,che hanno dato i Dini É34/15 e

Quai modi hanno tenuti alcuni a turbarevna pa ce, Cap. , XXXII.

E Sfendoſiribellati alpopolo Romano Circei, g-Weltre, due lor colonie, ſºttº peranza d'effer dfefe da Lati nt,et effendo dipoivinti i Latini,et mancando di quellefe

ranze,configlinuano affai cittadini,chef doueffe mandare a Roma Oratori a raccommandarfi al Senato : il qual partitofu turbato da coloro,che eranoſtati auttori della ri bellione,i quali temenano, che tutta lapena non f voltaffe fºprale teſteloro cổ per ter via ogni ragionamento di pace, incitarono la moltitudine adarmarfi,G a correrfopra i cõ«

fini Romani. Et veramente quando alcuno vuole,o che v no popolo.o.vn Prencipe leui altutto l'animo da vno accor

do,non ci è altro modo piu vero,nepiuſtabile, che farli vſa re qualche graue/celeratezza contra acolui,colqualetu në vuoicheloccordo ffaccia, perche/empre lo terrà diſcoſto quella: diquella pena,che a lui parrà per l'error com

meſo hauermeritata. Dopò la prima guerra,che i Carthe finefhebbono co Romani,quellifoldati,che da (arthagine șteranoſtati adoperati in quella guerrain Sicilia, & in Sar eigna,fatta chefu la pace,fene andarono in e Africa doue meneffendo fatisfatti delleroftipendio, mofºno l'armi con

tra a (arthagineſi,cfatti di loro due capie Matho , & Spendia,ºccuparonº molteterrea (arthaginefig moltene ...

.

faccheg

Т в к z o.

184.

faccheggiarono ? (arthaginefpertentare prima ogni altra via,chela zuffa,mandarono a quelli ambaſciadore Asdru

baleloro cittadino,ilqualepenfàuano haueffe alcuna auttori tà con quelli,effendo stato per l'adietro loro Capitano:c3 ar rinato coſtui, G. volendo Spendio » G e 7Matho vbligare

tutti queifoldati anon iſperare d'hauer mai piu pace co (ar thagineſi,cºperqueſto vbligarli alla guerra, perfùafono lo ro,chegli era meglio ammaKKare coſtui con tutti i cittadini

Carthagineſ,i quali erano appreſſo loroprigioni. Onde non folamentegli amma(Karono,ma con mille fapplicij in pri

ma gliſtratiarono aggiungendo aqueſta ſcelerateXXa vne editto,che tuttii (arthagineſi,che per l’auuenirefpigliaſi

no fdouestino infimilmodo occidere.laquale deliberatione, c; effecutionefece quello eſercito crudele,est ostinato con tra a (arthaginefi.

Egliè neceſſario,avoler vincere vna giornata,fare Îestercito confidente & fra loro,& col Capitano, Сар. xxx і 11,

Dolere che vno estercito vinca vna giornata, è necef fariofarlo confidente in modo, che creda douere in eg ni modo vincere.lecofe,chelofanno confidente,fono, chefia armato, & ordinato bene, conofchinſi l’vno l'altra. nepuo

naſcerquesta confidenza,º queſto ordine,fenon in quei fºl dati,chefono nati,G. viſutiinfieme,Conuiene che'l Capita mofaſtimato di qualità, che confidino nella prudenzafaa.et fempre confideranno,quando lovegghino ordinato,ſollecitº; ci-animoſº,e chetengabenesc con riputatione la maestà delgradofuo : c3 ſempre la manterrà, quandoglipuni fGadeglierrori,& non gli affatichiin vano , lors

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*

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L і вк о

lepromeſſe,mostrifacile la via delvincere, quele cestchº difoſfopotestino mostrare ipericoli,le maſconda,le allegge:

riſcale quali cofeefferuate bene,ſono cagionegrande, che: eſercito confida,c; confidandovince. Čfauano i Romani di farpigliare agli eſercitiloro queſta confiden Ka per via di religione donde naſceua,che con gli augurij,c auſpicijerea sanoi (on/ºlifaceuano il deletto partuano congließercitis cơ veniuano allagiornata,cºfenza hauer fatto alcuna di

queſte coſe,non mai harebbe vn buon capitano,cºfaniotë tato alcunafattione giudicando d'hauerla potutaperderefe

cilmente,feifioifoldatinon haueferoprimaintefogli Dijef feredalla parte loro. Et quando alcuno Conſolo, o altro lorº

(apitano haueſe combattuto contraagliauſpicij, ľhareb beropunito,come e punirono ClaudioPulcrog bencheque faparte in tutte l'hiſtorie Romanefî comofa, nondimenof pruoliapiu certo perleparole, che Liuis vſa nella bocca di e Appio Claudio,ilquale dolendeficolpopolo dell'infolenza de Tribuni dell,plebe, G moſtrando,che medianti, quelli gli anſpicij,& l'altre cofºpertinentiallareligione, ficorrompe

nano,dice cofi. Eludant nunc licet religionem,quid enim eft , fi pulli non pafcentur , fi ex cauea tardius exierint , fi occinuerit auis ? parua funt hæc, ſed parua ifta non contemnendo , maiores

noftri maximam hanc Rempublicam fecerunt. Perchein queſte cof picciole è quellaforxa di tenere vniti, ci confidenti iſoldati,laqual coſa è prima cagione d'ogni vittoria. Nondimeno conuiene con queste coſefa accom agnata la virtù, altrinentielle non vagliono. I Pre neffini hauendo contra a Romanifuori illoro eſercito , fº

mandarono adalloggiareinfalfiume d'Allia,laogo, doae i

Remanifurono vintida Franciſ.ilchefectro per metin. ۴- - -

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.,x ‫م‬. -

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184

fiducianelor ſºldati, ci sbigottire i Romaniperlafortuna delluogo. Et benchequeſtoloro partitofufe probabile per quelle ragioni, ehe diſopraffono diſcorſe, nientedimeno il

ilfine della coſamostrò, che la vera virtùnon teme ognimi mimo accidente. ilche l'hiſtorico benißimo dice con queſte parole in boccapofte del Dittatore,che parla cofalfao mae ſtro de cauelli. Videstu fortuna illos fretos ad Alli

am confediffe ? C'editu, che efii valendoſi del beneficio dellafortunafifonofermatiad Allia ? Attu fretus ar mis,animiſque,inuade mediam aciem, Matu valen doti dell'arme G dell'ardire affalta illoroeſercito. Perche

vna vera virtù,vn ordine kuoro, vnaficurtà preſa da tante vittorie,nonfipuo con cofe di poco momentoſþegnere,ne vna coſa vanafaloropaura,nevndifordine gli offende, come fi vede certo:cheeßende due Manlij (onſºlicontra a Dolfi, per hauere mandatotemeriamente parte del campo a predas re,nefegui,che in vntempo cơ quelli, ch'eranoiti, & quelli,

che eranorimaſti fitrouauano aſsediati,dal qualpericolonă laprudenKa de Conſoli, mala virtù de proprij/oldati gli li berb. Doue Tito Liuio dicequeste parole.Militum etiam fine rećtore ſtabilis virtus putata eſt. Non voglio laf ciare indietro vn termine vfato da Fabio,eßendo entrato di

nuono con l'eßercito in Tofana,perfarlo confidente, giudi cando quella talfidanKaeſerpiu neceſsaria,per hauerlo c㺠dotto inpaeſe nuouo,e contra a nemici nuouische parlando auantila Kufa afaldati,G. detto che hebbe molte 鷺 medianti lequali e poteuano ſperar la vittoria,diffe,chepo- * trebbe anchora loro dire certe cofe buone,G, doue c’vedreb bono la vittoria ſe nonfußepericolofomanifeſtarle, ilqual modo comefufauiamente vfato,cofi merita d'eßere imitato. ».

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Quale fama,ovoce,o opinione fa,cheil popolo co mincia a fauorirevn cittadino, & ſe ei diſtribui fce i magiſtrati con maggior prudenza, chevn Prencipe. Cap. XXXIIII.

A Ltravolta parlammo, ceme Tito Manlio, che fu poi detto Torquato faluð L. Manliofus padre davna ac cuſa, che egli haueuafatto Marco Pomponio tribuno della plebe. Et benche ilmodo delfaluarlofufe alquantovio

lento,est fraordinario: nondimeno quella filiale pietà verſº delpadrefu tantogrataalfvniuerſale che nonfolamente non nefu ripref3 = nua hauendofafare i Tribuni delle legioni, fufatto Tito s Manlio nel ſecondo luogo. Perilqualefac

ceffo credo,chefa bene confiderare ilmodo,che tiene ilpopos loagiudicare gli huomininelle diſtributionifae, cº cheper quelleno veggiamo,feegliè vero quantodiſºpraf conchiuſes cheilpopolo famigliore diſtributore,che vn Prencipe. Dico adunque, come ilpopolonelfuo diſtribuire va dietroa quello, chef dice d’unoperpublica voce est fama : quando perfue opere note non lo conoſce altrimenti,o perprefuntione, oper

ºpinione,che s'ha dilui. Lequali due coſefono cauſate o da padri di quelli tali, che per effereftarigrandi huomini, cº valenti nellecittà fi crede,che ifgliuoli debbano ester fimili « loro,infino a tanto,che per l'operediquelli non s'intende il

contrario.o ella è cauſata da modi,che tiene quello, dichif ご^ parla? modimigliori,chefpoſsono tenere,ſono hauerecom

pagnia d'huomini graui,di buoni costumi, est riputati faui da ciaſcuno.cff-perche nefuno indiciofipub hauer maggio redºvno huomo chele compagnie,con quali vſa, meritamen

tevno,chevfacon compagnia hongsta,acquiſta buonnome: fercheèimpºſsibile,chenon habbia qualcheಕಿ: τρη quellt,

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quelle, sueramente fi acquiſta queſta publica fama per qualche attione fraordinaria, est notabile, anchora che priuata, la quale tifa riuſcita honorenolmente. Et di tut tetre queſte coſe, che danne nel principio buonariputatione advno, nefuna la da maggiore, che queſta vltima: per the quella prima deparenti, eż de ## èfifallace, che gli huomini vi vanno arilento, est in pocofi confuma, quando

la virtù propria di celui, che haad eſſere giudicato, non l'accompagna. La feconda, che ti fa conoſcere per vis delle pratichetue, è meglior dellaprima, ma è molto infe riore alla terza : perche infino a tanto, che non fi vede qualchefºgno, che nasta da te, fa la riputatione tua fon

data infº l'ºpinione, la quale è faciliſſima a cancellarla, e Ma quella terza effende principiata, & fondata inſulo pere tue, ti da nelprincipio tantonome, che bifogna bene,

che tu operipos molte coſe contrarie a queſta, volendo ane nullarla. Debbono adunquegli huomini, che naſcono in

vna Republica pigliare queſto verfo, c. ingegnarfi con ualche operatione eſtraordinaria cominciare a rilenarfi.

ít che molti a Rºma ingiouentùfeciono, o colpromulgare vna legge, cheveniſë in commnne vtilità, o con accu fare qualche potente cittadino, come tranſgrefore delle leggi, colfare fmilicoſe notabili es nuous, di che s'hae neffe aparlare, nefolamente/ono neceſſariefimili, per co minciarea darfi riputatione, ma ſono anchora neceſſarie per mantenerla, & accreſcerla, Et a voler fare queſtobi fogna rinouarle, come per tutto il tempo della faa vitafece "eto e Manlio: perche diffo ch'egli hebbe il padre tante virtuoſamente, es ffrardinariamente, e3-perqueſta at tione preſa la prima riputatione fua, depò certi anni com

battè con quel Francioſº, e mortogli traffe quella collana : non baſti queſte

zforo a chegli detteilnome di -”.. * ...«*

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che dipoigiain età matura ammazzò ilfigliuolo, per hauer combattutofenza licenza, anchora ch'egli hauefje fapera to ilnemicº. Le quali tre attioni allhora gli dettonº piu nome, e per tutti i fecolilofanno piu celebre, che non lº fece alcuno trionfo, alcuna vittoria, di ch'egli fu ornato,

quanto alcune altro Romano. Et la cagione è, perche in quelle vittorie e Manlio hebbe moltifimifimili, in queſte particolari attioni m’hebbe o pochiſſimi, o nefuno. Scipione maggiore, neş arrecarono tanta gloria tutti ifuai

trionfi, quantogli dette l'hauere anchºragionanetto inful Tefino dife/º il padre, e l'hauer dopà la rotta di Cannea mimoſamente con la ſpada nuda fatte giurare piugiouani TRømani, che ei non abbandonerebbene Italia, come digia tra loro hauewano deliberato, le qualidae attioni furono principio allariputationefna,cºglifecerofala a trionfidel la Spagna, cº dell's Africa, la quale opinione da lui fwans chora acereſciuta, quando ei rimandò la figliuola alpadre, c-la moglie almarito in Iſpagna, Questo modo del pre cedere non è neceſſariofolamente a quegli cittadini, che ve gliono acquiſtarefama, perottenere鷺 honori nella loro Ke publica,ma è anchora neceſſario a Prencipi per mantenerfi la riputatione nelprencipato loro; perche neffanacoſa glifa

tantoftimare, quanto dare defe radieſempi con qualche fatto,o detto raro conforme alben commune, il quale meſtri ilfignore o magnanimo, o liberale,egiuffo, e che fia tale,che friduca come in prouerbio tra i ſuoi ſºggetti. e. ŽMa per - - -

tornare, donde noi cominciammo queſto

്, dico,сетие

ilpopolo, quando ei comincia darevn grado ad vn fino cit tadino,fondandofi/opra quelle tre cagionifôpraſcritte, non fifonda male; ma quando poi gli affai eſempi de buoni per tamenti d'uno lo fanno piu noto,ffonda meglio, perche in

tal caſº nonpuº effere,che quaſimai s’inganni, le parla/º .

/

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T E R z o.º : I

186

lamente di queigradi, chef danneagħhkominimel prin cipio, auanti che perferma iſperienza fiano conoſciuti, º che paſſano d'una attiane ad vn'altra diſſimule. : doue c quanto allafafa opinione; e quanto alla corruttione,fems prefanno minori errori, che i Prencipi. Et perche e può eſſe re,che i popols s’ingannerebbono della fama dell'epinione, có dell'opere d'uno husmo fumandole maggiori, che in

verità nonfono, il che non internerrebbe a vn“Prencipe, percheglfarebbe detto, est farebbe auuertito da chilo comº figliafe: perche anchºra i popsli non manchino di queſti configli, i buoni ordinatori delle Republiche hanno ordi nato, che hauendoſi a creareafspremi gradi nelle città, douefisſepericalofo metterut huomini inſufficienti, & veg gendofila veglia popolare efferdiritta a creare alcuno, che fufe infºfficiente, fia lecito ad ogwi cittadino; & gli fia inputato agloria dipublicare nelle concioni i difetti ai quele lo, accioche il popols(non mancando della ſua conoſcenza) poffa meglio giudicare. Et che queſto fi vſaffe « Roma, ne rende teſtimoniol'oratione di Fabio • Majimo, la quale eifece alpopolo nella fecondaguerra Punica, quando nella creatione de (onfalı ifauorif volgeuane « creare Tito Ot tacilio, Gºgurdicandolo Fabio infºfficiente a gouernare ins

quelli tempi il Cenſolate, gli parlò contra, moſtrando la enſufficienzºfua, ranto che li tolfe quel grado, & volfa ifauoridelpepelo a chipiulo meritana, che lui. Giudica

meddunque spopoli nella elettione de «Magiſtratt, fécon do quei contrafegni, che degli huominifipofonº hauerpis veri, e quandoeipofono effer configliati, come i Pren cipi, errano meno,ches Prencipi, & quel cittadino, che voglia cominciare ad haueres fauori del popolo, debbe

ron qualchefattonotabile (come fece Titos-3Manlie)gua re :

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L I » Re : : :

Quali pericolifi portino nel farfi capo a configlia revna coſa, & quanto ella hapiu dello estraor dinario, maggiori pericoli vi fi corrono. -

-

Cap. XXXV.

7)antofa coſa pericolofa,farfi capo d'una coſa muona, che appartenga a molti, cº quantofia difficile atrat tarla, e a condurla,e3 c5dotta amantemerla,farebbe trop po lunga,e troppo ata materia a diſcorrerla. Pero riferº

bandela a luego piu conueniente, parleròfolo di quelli peri coli, che portano i cittadini, o quelli, che configliano vn Prst cipea farfi capo d'una deliberatione graue, & importante, in modo, che tutto il configlio d'effa fia imputato a lui: pers chegindicandogli huomini le ceſe dal fine, ditutto ilmale, the ne riefe, s'imputa l'auttore del configlio, c*fe ne riſulta bene, n’è commendato, ma di lunga il premio non contrapefa ildanno. Ilpreſente Sultan Saly, detto gran Turco, effendofi preparato(ſecondo che ne riferifĉeno alcu

niche vengono de faoipaefi)diferel'impreſa di Soria, & d'Egitto, fu confortato davnfuo Bastià, quale eitenenas confini di Perfia, d'andare contra al Sophi, dal quale confi

glio moſſo, andò con eſercito grofiſſimo aquella impreſa, & arriuando in vn paeſe larghiſſimo, doue ſºno affai deferti; g-lefiumarerade, es trouandoui quelle difficultà, che gia fecero rouinare molti efferciti Romani, fu in modgep prefato daquelle, che vi perdè per fame, e per (anchora che nella guerrafaffe ſuperiºre) gran parte delſe faegenti . . Tal che irato contra all'auttore del configlio,



l'ammazzò. Legge fi affai cittadiniſtati confortatori af vna impreſa, & per hauere bauutº quellä triſto fine, effere stati mandati in effilio. Feſcianſ capi alcuni cittadini

Romani,cheffaceſſe in RomailConfoloplebeo,oscorſe cheit -

-

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137

Т-и к z o :

prino,chevſcì fuori conglieſerciti furotto. Onde a quelli corfigliatori/arebbe auuenuto qualche danno, fe non fuff? /tata tanto gagliarda quella parte, in honore della quale ta le diliberatione era venuta, & cofa adunque certifima,che quelli che configlianovna Rep, cá quelliche cenfigliane vu Prencipe.fonº poſti tra queſte angujtie, chefe non configlinº

le coſe,che paiono loro viile o per la città, oper il Frencipe fenza riſpetto ei mancano dell'ufficio loro;fe le configliano, egli entrano melpericolo della vita, cº dello ſtato,effende tut . tigli huominiin queſto ciechi, di giudicare i huoni & catti giconfigli dalfine. Etpenſando in che modo eipotestino fag gire o queſta infamia, o queſto pericolo, non ci veggo alira via, che pigliar le coſe moderatamente, cé non neprendere alcuna perfua impreſa,có dire l'opiniene fitaſenzapaffione, cớſenza pafitone con modeſfia difenderla, in modo, chefe

la città, o il Prencipe la fºgue, che la fegua volontario, &

non pais,che vivengatirato dallatta importunità. Quan datu facci cofi, non è ragioneuole, che un Prencipe.g. vn.

popolo deltnoconfigliots voglia male, non effendo ſeguito contraalla voglia di molti; perche quiuifi porta pericolo, daue molti hanno contradetta, i qualipoi nell'infelice fine concorrono a fartirouinare. c fe inqueſto caſof manca

di quella gloria, che s'acquiſtanell'effer ſolo contra molti a cºnfigliarevna coſa, quando ella/artifce buon fine cifon

4l # due beni, ilprimo, di mancare delpericolo: il : conda, chefe tu configlivna coſa modeſtamente, & per la

contraditione, il tuo configlio nonfiapreſº, cº per il confi glia d'altrui nefeguiti qualcherouine, ne riſulta a te gran-

difinta gloria. ở benchelagloria, chefi acquiſta di ma i, che habbia o la tua città, oiltuo Prencipe,nonfipeſſage tre,nendimene è datenerne qualche conta, e Altro gва яснетеdefројй r4ಣ್ಣಿ # in qнејta parте: ․.․ . . .

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perche configliandogli, che tacetino, cº non dicefino Topi. mioneloro,farebbe coſa tnutile alla Republica o aloro Pren cipi, ø-nonfuggirebbono il pericolo, perche in pºcº tempº diuenterebbonojoſpetti; & anchora potrebbe loro interueni: re, come a quelli amici di Perſe Rf de E2Macedoni,il quale effendoffatoretto da Paulo Emilio, & figgendoſi con po

chiamici,accadde, che nelreplicar le ceỆpijate, vno di lo ro cominciò a drea Perſe molti errorfatti di lui, che era:

moffati cagione della faarouna,alquale“Perferiuoltof dif: fe,traditore à che tu hai indugiato a dirmels borz, che io · non hºpiurimedio e ſopraqueſte parele distamano lama mazzò. Et cof colui portò lapena d'effereftato cheto,quan doei doueuaparlare, c, d'hauer parlsto, quando ei doucna

tacere;nefuggì il pericolo per mð baueredato il cerfiglio,țe, à credo,chefia datenere, e-efferuare i ,terminiβήίβrήii. ’, * : *, , . **T -La cagione,perche i Franciofifono ſtati,& fonoan

chora giudicati nelle zuffe da principio più che huomini,& dipoimeno che femine, Cap.xxxvi:

L ലേ?"firocίιά di quel Francioſº,che prouocaua qualun JL que Romano appreſſo alfiume 32łniene a cowbätterje to, dipoilazufafatta tra lui, & Tito Manlio.mifaricor

dere di quello, che Tito Liuiopiu volte dice,che i Francio ffono nélprincipio della zuffa piu, che buemini, est; nelfac ceſſo di combattereriefono poimenº,chefemine.e3-penfan

do donde queſto naſes, fi crede per molti, ehefia la natura loro coffatta, ilche credo fa vero; ma nºn è perquesto,che queſta loro natura,che glifferoci relprincipio non fpoteſ

Je in modo contarte hrdinare, che ella glimanteneſſe feroci infino neli vltimo. Eta volerfreuare queſte,dico,come efetis

eſercitidstreragionitivnedaueèfurore,&ordinespereba --







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188

dasterdinema/ceilfurore,ajº la virtù,come era quello deŘo-, mani, perchef vede in tutte l'hiſtorie,che in quello ejerci ta era vno ordine buono,che vi haueua introdotto vra diſci

plina militare per 微 tempo: perche in vn’ fèrcito bene ordinato nefuno debbefare alcuna opera,fenon regolata. Et

fi trouerrà perqueſto,che nell'eſercito Romano (dal quale, hauendo egli vinto ilmondo, aebbeno prendere eſempio tut:

tiglialtrieſerciti)nowfi mangiaua, nonfidormitta, non fº mercataua,monffacena alcuna attiene onzilitare,o dime již

cafºnza l'ordine del Confolo: perche quel ejerciti;cbefan mo altrimēti,nõfonoveri effercitu,&#fefanno alkune proua,

lafannº perfurore, & perimpero, non per virtù: ma aone è ...la virtù erdinata.vfa ilfurorefuoco modi,có co tempi, ne

difficultà verunal'inuilſce,neglifa mancare l'animo,ferche gli ordini buoniglirinffefano l'animo, cilfurere, nxtriti dallaſperanza 苏vincere, la quale mai non manca infro « tanto, chegli ordini fianno faldı. Al contrario inter uiene in quelli efferciti, doue è furore, e non ordine, come erano i Francieſ, iquali tuttavia nel combattere manea sano. perche non riuſcendo lorº col primo empito vincere,

est non effendofoftenutodavna virtù ordinata quellorofa røre, nell quale effi/peranans, ne hauendo, fueri di quello,

cºfanella quale ei confidestino,come quella era raffreddatºs mancauano. Alcóntrario i Romani dubitando meno de

pericoli pergliordini loro buoni, non diffidando della vit teria, fermi, eż oſtinaticambatteuano colmedefimº ani mo , e con la medeſima virtù nelfine, che nel principio, anzi agitati dall'arme/empre faccendeuano. La fer Kº qualità d'efferciti è, douenon èfurorenaturale, ne ordine,

accidentale, comefonoglieſerciti nofri Italiani de weſtri temepi , i qualifono aliutto inutili; & ſe non fi abbattone

adaneſercito, che per qualche accidenteffugga, mai Bb 4 ",

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non vinceramore#fºnzaaddurne altrieſempi,fivede cia /cuno di, come tifannopruoue di non hauere alcuna virtù. có perche colteſtimonio di Tito Liuio ciaſcuno intendaco me aebbe efferfattala buona militia,est come è fatta la rea,

is voglio addurreleparale di Papirio (urſore, quando tivo leu "punire Fabio maeſtro de caualli, quando diffe. Nemo. hominum,nemo Deorum verecundiã habeat, nó

edićta Imperatorum, non auſpicia obſeruentur,fi ne commeatu vagi milites in pacato, & in hostico errent, immemores facramenti, licentia fola, vbi

velint, exaućtorentur, infrequentia deferantur figna, neque conueniaturad edićtum, ncc difcer natur interdiu,noćte, æquo,iniquo loco iniustu Im .

peratoris pugnent, non figna, non ordines fer uent, latrocinij modo cæca, & fortuita pro folen-.

ni, & facrata militia fit., Cioè . Non fa riuerenza ne in Dio, nein huomo alcuno : nonfoferaino nežliau

fpicijne i comandamenti del Capitane : foldatiſenza vit touaglie vadino, vaghi e differfi cof in terrene pacifico, come de nemici: es-/ºordandofidel giuramento filiberinờ.

dalla muhtia a loro arbitrio; laßmole bandiere, nevẻga no effendo chiamatisfenza licenza del (apitano di di ei di notte in buono e cattiuo luogo combattino, non offeruando me ordine, ne bandera alcuna. e la vera militia diuenga difàcra & fºlenne fortuito est- ofuro affalto de ladroni. Puoffi perqueſto teffoadunquefacilmente vedere fela mili

tia demostri sēpiècieca,& fortuita,ofacrata,Gjolenne,c quantoglimaneaadeſſerfimilea quella chefipuo chiamar

militia & quantº ella è difofo da efferefirioſa, ci or dinata, come la Komana, º furieſafolo, come la. Frane ‫ י‬. . - ‫ו יד‬ • •

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Se le picciole battaglieinnanzialla giornata fono - neceſſarie, & come fi debbe fare a conoſcere -

vno nemico nuouo,volendo fuggire quelle. Cap. Xxx VII. s -

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E諡 chemelle attioni de gli huomini (come altr Covolte habbiama diſcor(o)f strucui,oltre all'altre afficul

tà, nel voler condurre la coſa allafaa perfettione, che fem pre vicino albenefia qualchemale. Il quale con quel bene fifacilmente poter mancare delle

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ono,volendo l'altro: Et queſtof vede in tuttele coſe, che gli

baomini ºperano e però s'acquiſta ilbene con difficultà,fi dallafortuna tunohfeiaiutatain modo, cheella con lafia for(svinca questo ordinario, ci naturale inconueniente. . Di queſto wabafatto ricordare la zuffa di Manlio Tºr: quato,o del Francioſº,doue Tito Liuio dice.Tanti ea di

micatio ad vniuerfi bellieuentum momenti fuit, vt Gallorum exercitus, relistis trepide caſtris, in Tie

burtem agrum, mox in Campaniã tranfierint:Cioè, Fu quellazufa átấtaimportanza allauuenimētº del fina di tutta laguerra,che l'effercito de Frãciofilaſciando cõ:d

nemtºgk alloggiamenti, nelcontado Tiburtino,ớ d'indis Campania paĵarono. Percheio confidero dall'un canto, che

vn buon Capitano debbe fuggire attuttº di ºperare aleans cofache effendo dipecº momento, pofafare catriui effetti nelfuo effercito perche cºmięciarevnazºfa,doue nëfi epe rino tutteleforze, es vifarriſchi tutta lafortuna, e cofaal eutro temeraria,come to diffi difepra, quãdo iodánaiilguaz dare de pasti. Dall'altraparte io cỡfidero,comes Capitani fui,quando ei vengono all'incontro d'on nuouo nemiro, & .

chefariputato,eifinº neceſitati prima, che venganeadº giornata. far prouare con liggieri Kaffe a lero



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salinemici, accioche cominciandoglia coxoſcere, & maº: »eggiare, perdino quel terrore, chelafema, có la riputa

tiene haueua dato loro. Et queſtaparte invm Capitanº è importantifima, perche ella ha inſequafi vna neceſsità che ti sofringe a farla, parendoti andare aduna manife faperdita ſenza hauer primafettº coù picciole iſpertenze deporre atmoifoldati quelterrore,che la riputatione del he mico haueua mefoneglianimilero. Fu Valerio Corwinº, mandatº da Romani congli effereừicantre a Sannitt, nuo winemici,cºcheperladietro mainon hauteuamopronatelar: me fvno dell'altre. done dice Tito Lütie, che Öalerio fece fare a Kemanico Sannitiaeumekggerisuffe,ne eos no uum bellum, neņouus hoftisterreret. Nandimenº

èpericolegrandiſsimo, che restandoi tuotfºldati in quelle battaglievinti, la paura, că la viltà montrefaloro, cứ ne conſeguitino contrarijeffettia diſegnituoi, cioè, che tu gű :: aſsicurarlstanta,cheqne

shigaitista, hauendo

faèvna di quelle coſe, che hailmalefi propinque alkene, G-tantefanocongiuntiinfirme, che egliè facil cefaprender

l’vno,credendepigliarl'altro. Sopra 蠶 vw bus Capitano debbeofferuare con ogni diligenza, ebe sen far

ga alcuna coſa, cheperalcunoaseidentepoſe torre faxima -

all'eſercitºsto. Quello, cheglipuò torre famiwa, è, comine sierea perdere, & peròfidebbe guardare dalle zuffe picciº le, cº non ſepermetteresſenãeon grandifiimovanteggio,c:: \,

con certaſperam Radivittoria, Ngn debbefare impreſa di fuardarpafii,dene non pofatenere tuttoleſercitº fuo. Non debbe guardare terre,fenon quelle, che perdendole, dine eestitèneſeguif? laruoninafua, cº quelle cheguards, er dinarfin modo e canle guardie d'effº, có con l'effercito, che trattandofidelſeſpagnatione di effe, ei poſſa adopera

retustekfºrčestestastredebbe lºstiare in diffe: perche ****

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ogni volta,chefperde vna coſa,chefabbandoni, es l'effer citofa anchora infieme, e'nen fiperde la riputatione della guerra,ne la speranza di vincerla. e Maquindofi perde

vna coſa,che fu hai difºgnata difendere, & ciaſcuns crede, , . che tula difenda,alhºra è ildanno, e la perdita,ơ hai quaſi,comei Francioſi convna coſa dipicciolo momento per data laguerra. Filippº di Macedonia padre di Perſe,huomo militare, & digran conditione ne tempi ſuoi,effende aſfalta-.

tóda Romani, affai de faoipaefi, i quali ei giudicauanon po tere guardare, abbandonò,e guaſtò,comequello,chepereſ JErprudente,gudicanapiu pernitioſo perdere lariputatione colmon potere difendere quello,chef metteua a difendere, che laſciandolo in preda alnemico perderlo,come coſa neglet

ta. I Romani,quando dopo larotta di Canne le cefe erane af fittenegarono a moltilere raccommandati, e fudditiä aiute;commettendo loro,chef difendefino il megliopoteſſino, i quali partitifono migliori affai,che pigliare diffe , cỡ poi non le difendere:perche in queſto partitoffperde amici, cº

forze in quelliamicifolo.e3fatornandóalle piccioleziffe, dico,chefe pure vn ĉapitano è coffretteperlanouità delne micofar qualche zuffa,debbefaria con tanto fap vantag

gio,che non vifia alcun pericolo diperderla, outramentefa re,come e Marie(ilche è migliorepartito.) Ilquale andan de contra a Cimbri popoliferocifismi,che veniuano apreda re Italia,c-venendo con vnoſþanentograndeperlaferoci

tà,e moltitudine loro.e3-perbauerediga vintovno effereite :Rônano giudicòs Mario efferneceſſario innanzi che veniſ: fè allazaffa, operare alcuna coſa, per la quale l'effercito ſuo depoheſſe qkelterrore, che lapanra del nemico gli hauena dato; est come prudentiſſimeſapitano piuchevna volta cel

décò l'effereitosto in luogo, onde i Cimbri con l'eſercitº lore zioneſinô#affare.Et reſidentro alle fortezze del ſuo camps ‫ مة‬: ‫في فرﻣﺍیا‬

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vole,cheifusifoldatiglivedestino, & auezzafino gli occhł ella viſta di qnelnemico,acciò che,vedendő vna moltituat weinºrdinata piena d'impedimenti,con arme inutile, e parte

diſarmati,fraſſicuraffino , e diuentaſino deſiderofi della zºfaşilquale partito comefu da e Mariofaniamente preß, cofi degli altridebbe effere diligentemente imitato, per neis · incorrere in quellipericoli,ch'io diſopra dico, e non haaere a

fore come i Francieſ,Qui ob remparui ponderis tre pidi in Tiburtem agrum,&in Campaniam tranfie fint. Et perche noi habbiamo allegato in queſto á fearſ3 Calerio Coruino, voglio(mediante le parole fue)nelſeguente

Capitale,come debbe efferfattevn (epitano, dimoſtrare. , Comedebbe effer fattown Capitano,nel quale l'ef: fercito fuo posta confidare. Cap. xxxviii. " « *

* *

E Ra(come diſºpradicemmo)Valerio Corninº con l'ef: Ca fercito contraa Sanniti,nuouinemici del popolo Roma me,onde chepereſſicurare ifàsifoldati, & perfargli çeneste reinemici fecefare a faoi certe leggieriziffe;negli bastan: de queſto,volleamantiallagiornata parlar loro, ø. mostrà

canogwi efficacia, quanto e deueuºnº fimare poco taline ici, allegando la virtù de fuoifoldati , est la prepria

::::fi puonotare per le parele,che Liuio glifa dire, esme debbe efferfatto vn (apitano,in chi l'eſercito habbia a ean fidare, leqnali parole fana queſte. Tum etiam in

tueri,cuius dustu,auſpicioque ineunda pugna fit, vtrum,qui audiendus, dumtaxat magnificus ad hortator fit,verbis tantum ferox , operum milita

rium expers » an qui & ipſe tela trastare, pror - - -

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cedere ante figna,verfari media in mole pugnæ ſci at facta mea,non dićta vos milites ſequivolo, nec ditciplinam modo,fed exemplum etiam a me pe tere, qui hac dextra mihi tres Conſulatus,ſummanı que laudem peperi. Cioè. Et etiandio hauerriguardº fotto al cuigauerno et auſpicio fidee entrare in vna pugna: e s’ei s'ha ada/coltarevno,chefiafolamente belfimo eſ: fortatorejci gagliardo diparolejenza hauercognitione dell’ arte della guerra: ouero vn'altro, chefa anchora egli «de prar le arme,andare innanzile bandiere, & nelmezzo del lefolte/quadre. Io voglio ſoldati miei, che voi/eguite non le mie parole, ma ifattise che non folamente habbiate a im parar la militia,ma l'eſempio da me:ilquale conqueſta de fra tre Confolati , con fomma laude m'he acquiſtato. Lequaliparole confiderate bene inſegnano a qualunque, co me ei debbe procederea volertenere ilgrado del Capitano, có quello che farà fatto altrimenti , trouerà coltempo quel grado(quando perfortuna,operambutione viſia condottº) sorgit,G non dargli riputatione:perche non i titols illuſtrano gli huomini,magli huominii titoli, Debbeſi anchora dal

principiº di queſto diſcorſo cºnſiderare , che ſeicaritani grands hanno vjato terministraordinarijafermaregliani asi di vno effercito veterano, quando conemici inconſueti

debbe affrontarfiquanto maggiormentefi habbia ad vfare l'induſtria,quandofi commandi vno effercitº nueno , che non habbia mai veduto ilmemico in viſo : perchefe linnfi tato neomicoall'effercito vecchio da terrore, tanto maggior mente lo debbe dare ogninimico advno effercito nuouo Pu

re s’è veduto molte volte da bueni (apitanitutte queſte dif ficultà con fomma prudenza effer vinte , comefece qitet Gracco Komano,es Epaminonda Thebano, de quali altra volta babbiamo parlato, che con eſercitinuoui vinfºne *****

eſerciti

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L I в к о

effercitiveterani, e eſercitatiſsimi Imodi, che teneuame, erane,parecchi meſi ejercitargli in battagliefinte, aſſuefar

gli alla vbidienta,e all'oraine,e da quelli dipoi cămaſsima confidenza nella vera zuffa激 adoperauano. Nonfideb be adunque diffidare alcuno huomo militare de non poter fa re buoni efferenti,quando non gli manchi huomint : perche

quel Prencipe,che abbonda d'hnemini,ei manca difoldati, aebbefolamentenon della viltà degli huomini,ma dellafia pigritia, & pocaprudenza dolerf,

",

Chevn Capitano debbe effer conofcitore de fiti, Cap. XXXIX. Ra l'altre cefe, chefono neceſſarie ad vn Capitano d'

eſerciti,à la cognitione defiti,e de paeſi: perchefenza qмеfя cognitione generale,eſ-particolare, vn Capitane af

jerciti non può bene operare alcuna coſa, Et perche tuttele fuenze voglionº pratica a valer perfettamente poſſederle, queſta èvna,chericercapratica grandiſima. queſta pra rica,o vero queſta particolare cognitiene s'acquiſta pin me

diantilecaccie,che perveruno altro eſercitio. Però glian richiffrittori deono,che quelli Heroi, che gouernarono nel lorº tempoilmondo,finuirirono nellefelue, & nelle caccie: perche la caccia oltre aqueſta cognitione ti inſegna infinite ceſe,che ſono nella guerraneceſſarte. Et Senophonte nella vita di Ciro moſtra che andando (iro ad aſfaltare il Rea'

Armenianelaiuiſarequellafattione, ricordò a quellfaoi, che queſtanon era altro,che vna di quelle caccie, lequals mol te volte haueuanofattefeco. Ricordanaa quelli,cheman

dawain agguato infº i menti,che egli eranofimilia quelli, zheandanano atendere le rete infaigioghi,e aquelli, che

fºrreuanoperilpianº,cheeranofinišanuelli,cheandaua

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mºaleuare delfuocouile lafera,acciò che cacciata defenel le reti, Queſtof dice per moſtrare,come le caccie,fecondº che Senºphonte apprwoua, fanovna imagine d'una guerre Et per queſto agli huomini grandi tale eſercitioè honoreuº le,& neceſſarte. Nonfi può anchora imparare queſía cº gnitione depatfinaltropisatto modo, che pervia di cac cia perche la cacciafaa colui,chel'vfa,ſepere ceme ſiapar

ticolarmente quel paeſe,doue ei l'eſercita e fatto chevne s'hafamigliare bene vraregione,confacilità comprende pod

tutti i parfinuoui:perche agnipaefe,c ogni mfbro di quelli hanno inferme qualche

{{ modo,che dalla cogni*

tionez'vnºfacilmente fi paſſa alla cognitione dell'altro. Ma

chinon ne ha anchora benépratico no,con difficultà, anxi men mai,ſe non con vn lungo tempo,può conoſcer l'altro; C#

chiha queſtapratica,in vn voltar d'occhioſa come giace quelpiane,comeſurge quelmonte,doue arriuaquella valle, ci tutte l'altre fordi coſe,deche ei ha per l'adietrofattovna fermafcienza. Et che queſtofia vero,ce lo moſtra Titº Li nio con l'effempio di Publio Decio,ilquale, effendo Tribunº de føldate nell'effercito,che Cornelio Confølo conducena con

tra a Sanniti , c effendeful (onfolo ridotto in vnavclle, doue l'eſercitº de Romanipoteua da Sanniti efferrinchiifº, est-vedendoff in tanto pericelo dife al(enfalo. Vides tu

Aule Corneli cacumen illud ſupra hoftem ? arx illa eftfpei,falutitque noftræ,fi eam (quoniam cæci reliquere Samnités)impigre capimus. Cioè. Ve ditu a Aulo Cornelio quelpeggio, che è ſopra ilnimice ? effº è vna rocca della noſtrajperanzac della nofira fa

late ; ſº moi poi che i Sanniti per effer ciechi thanno laſciato,preſtamente lo prenderemo. Et innanzia que ffeparole dette da Decio Tito Liuio dice. Publius Deci

as Tribunus militum vnum editum infaltu, collé, * *** • ** -4

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L і в к о imminentem hoſtium caſtris,aditu arduum impe dito agmini,expeditis haud difficilem, (ioè. Publis Decio Tribune defoldati dimoſtrò vn colle affaeleuato: il

quale era ſõprailcapo de nemici,dificile da affenderui da Jol dati,chefofero impediti,mafacile alliagili &#þediti, On

de effendoffato mandatofopra efo dal Conſolo contre mila . foldati,cf. hauendo faluato l'eſercito Romano e diſegnan do, venendo la motte,di partirfi,& faluare anchorafe , ø i foifoldati,glifa dire queffe parole. Ite mecum, vt dum

lucis aliquid ſuperelt,quibus locis hoftes præfidia ponant,qua pateat hinc exitus, exploremus: hæc omnia faguló militari amićtus, ne ducem circuire holtes notatent, perluftrauit. Chi confidererà adun

que tutto questo teſto, vedrà quantefia vtile, es neceſſaris advn (apitans ſapere la natura de paeſi : perchefe Decio non gli haneſſefaputi, & conoſciuti non harebbe potutogiu dicare,quale vtilefaceua pigliare quelcolle all'effercito Ro mane,ne harebbe potuto conoſcere di difcofto,fe quel colle e ra acceſſibile,onò. Et condotte cheffu poifopra effo, vo lendoſenepartire perritornareal Conſolo, hauendo i nemici

intorno,non harebbe daldiſcoſto potuto špeculare le vie dell' andarfene,est i luoghiguardati da semici,tanto che di ne cefità conueniua, che Deciº haueffetale cognitione perfet

ta,la qualefece,che colpigliare quelcolle, ei faluò l'effercitº Romano,dipetfppe(efende aſſediato)treuare la via a fal mareſe,e quelli,che erano fiatifeco.

Come vfare la fraude nel maneggiare la guerra, è cofa glorioſa. Cap. XL,

A Nebrachevarelafandeia ºgni anim.

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193

laudabile, e glorioſa,c; parimente è laudato colui,che eon fraudefupera ilnemico,come quello,che'lſupera con leforze, Et vedefiqueſto per ilgiudicio,che nefannº coloro, cheferi sono le vite degli huominigrandi,i quali lodano Annibale, cºgli altri,che/ono/fatinotabilifimiinfimili modi dipro cedere. Di che perleggerfi affai eſempi, non ne repliche

rò alcuno. diròfolo quejío, ch'io non intendo quella fraude effer glorioſa, che tifa romper lafede data es ipartifatti; perche queſta anchora che ella ti acquiſti qualche voltaffa: to,es regist,come diſoprafi diſcorſe, ella non ti acquiſterà

mai gloria e Maparlo di quella fraude, chef vfa con quel nemico, che non fifida dite, & che conffte proprio nel ma neggiarla guerra, come fu quella d'Annibale quando inful

taggai Perugiafimolºlifuga,perrinchiudereil Conſolo, c. l'effercito Romano, e quando per v/cire di mano di Fabio • Maſſimo, acceſe le corna dell'armentofào.alle qualifraue

difuſimile queſta, chevsòPontio Capitano de Sanniti, per rinchiuderel'effercito Romanº dentroalle Forche Caudine.

il quale hauendomeſſo l'eſercito ſuo a ridoſo de monti,mã dò piufuoi folaatiſºtto veſte dipaſtoricon affai armento per

ilpiano, i quali effendo prefi da Romanież domandati doue era l'eſercito de Sanniti, conuennero tutti, fecondo l'ordine slato da Pontio,a dire,come egli era allo affedio di Nocera,

La qualcoſacreduta da (on/oli fece,cheifirinchiuſino den tro a Balzi (audini,done entratifuronofabito affediati da Sanniti, efarebbe fata queſta vittoria hauuta per fraude gloriestima a Pontio, feeglihaneſe/guitatii configli de/

‫يﺭ‬erda‫ افر‬quale ,auelov chei Romani o fi faluefino liberas merate, 0β ammozzafino tutti e che nonfi pigliafela via delmezzo: Quæ neque amicos parat, neque

inimicostollit. (Noè.岔Laqual qualeviafufempre acquista degli amici, pernicioſ,

zre offende alcun memico, |-

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nelleceſº distato semediſ prainalroluogºf distorf. Che la patria fi debbe difendere o con ignominia, o con gloria, & in qualunque modo è ben difeſa. Cap. XLI,

Ka(come diſopra s'è detto)ilConfalo, e-leſercito Ko

BS aſſediato da Sanniti, i quali hauendº prepofio a Romaniconuentioni ignominiofifiimi,come era volergli met terefottoilgiogo,Gºdfarmatimandarglia Rome, có per queſtoſtando i Confoli come attoniti, 3 tutto l'eſercito di

þerato,Lucie Lentulo, Legato Romano, diffe, che non gá

parena,chefuſe dafuggire qualunque partito, ferfaluare la patria;perche confiſtido la vita di Komanella vita di quelle effercito,gliparena dafaluarlo in ºgni modo; có che la patria

è ben diffa, in qualunque modºellafi difende: o cong nominia, o con gloria: perchefaluandoſquello effercito, oma era a tempo a cancellare l'ignominia: non ffaluan do, anchora che glorioſamente morife, era perduta Rºma,

cºla libertà fac cofifu ſeguitato il ſuo configlio. laqual coſa merita d'effernotata, cf offeruata da qualunque citta

#;

dino cheftruousa la patria fila: perche douest delibera altutto dellafalute della patria, nö videbbe cadere alcuna cöfiderationene digiusto,ne d'ingiuffo, ne di pietofo,

ne di crudele, ne di laudabileşmed'ignominioſº, anzi poſpe fo ogn'altrº riſpetto ſeguire altutto quel partito, che le falui la vita,est mantenghile la libertà, Laqualcoſa è imitatace detti, est cofatti da Francioſ, per difendere la «_3Maeſtà delloro Re, est la potenza del loro regno perche nefuna ve ceodono piuimpatientemente,che quella, che diceſſe, il tal partito è ignominiofºper il Re, perche dieono, che illorø

Renonpuspatire vergºgna in qualunquestadeliberatione, g# ‫مے ۔ ۔ه‬

Тв к 2 6.

194

in buona,oin aduerffortuna: perche/?perde, oſe vince, tutto diconoeſser cofa da Re.

Che le promeste fatte per forza ňofifi debboho Cap. XLII,

oferuare,

T Ornatii Confoli con l'eſercito difºrmats,

6. tonla

4 riteuuta ignominia a Roma, il primo che in Senato

diffe, che la pacefatta a Caudo nonfidoneua oferuare, fu il Cºnſolo S.Posthumio: dicendo,come alpopolo Romano non èra vbligatº, ma chegliera benevbligato effo, 3-gli altri,

che hameuans promefa lapate, cº-perbil popolovolendoſi liberare d'ogni obligó,haueủa a darprigione nellemani de Sanniti lui, & tuttiglialtri, chefhäueuano promefia: # contanta öftinatione tẽne queſta conchiufone,chel Senato

nefacentents,& manđandoprigioni lui,ơ.gli altriin Sans nio,proteſtarono a Sannitilapatenon valere, Et tantōfu in queſto caſº a Posthumiefauoreuolelafortuna,che i Samniti

non la ritënnero, ởritornato in Koma fu Poſthumiwap.

preſſo a Romanipiu glorioſº per hanereperduto, che ganfu Pontieappreſo a Sanniti perbauer vinto. Douefonede

notareáse coſe. Luna,che in qualunque attione fi puġ acquistargloria, perche nella vittoria aeguiſta ordina: riamente, nella përdita s'acquiſta, o col mºstrare tal perdita non eſervenuta per tua colpa, o院 far fabite jualche attionë che la cancelli, L'altra è, che nãë vergºgno/6 non o eruare quelle promeſ, che tiஇா):

#

tefatte promettere per forza,c ſemprelėpremeſſeforxate cheriguardandeilpublico quandº *тапсbilajºf roma

perấne,

ಘಿ. enzavergegna dichileronte piehefik :

żentitude##ırist jelent, *

##

L г. в к о

fene veggeno, es nonfºlamentenā foſſeruano trai Pren cipi lepromefeforxate, quando emanca laforza,ma nonfi offeruano anchora tutte l'altrepromeſſe, quando emancane le cagionische lefanno promettere, Ilc hefe è coſa laudabile,

o nò, oſe davn Prencipefidebbono offeruarefimili modio nò, largamente è disputato da noi nel nofiro trattato del Trencipe,però alpreſente lo taceremo. · *

-

*

. . . .

C|offeruano huomini, che naſcono in yna prouincis, pertutti i tempi quaſiquellamcdefi ma natura.

Cap. XLIII.

-

S Ogliono dire gli huomiui prudenni ( cſ noma cafő, ne immeritamente)che chi vuolveder quello, che baadeſ: fºre, confideri quello,che è fato: perchetuttele coſe deløst

doin ogni tempo hanno ilproprio congli antichitempi, ilche naſce,percheeßendo quelle operate da gli huomini,che han no, eż hebbero/empre le medeſimepaſioni, conuiene di ne ceſſità, che ellefortistano il medefimo effetto. Dero?, che fono l'opereloro hora in queſtaprouincia piu virtuoſe, che in quella, & in quellapiu, che in queſta,ſecondo la forma delle educatione,nella quale quellipopoli hanne preſo il modo del viuerlore. Fa anchorafacilità il conoſcere le coſe#

lepaſſate, vedere vnanationelungo tempo tenere imedeſimi coffumi, effendo o continouamente auara,o continouamente fraudolenta, o hauere alcun altrofimile vitie, o virtù . Et chi leggerà le cest paſate della nostra città di Firenze, có

confidererá anchoraquelle chefono neporſimitempi occorſe trouerà popoli Tedeſchi,g. Frãciofipieni di auaritia,difu perbia,diferacias&dinfidelità perche tutte queſte quattre

caſein diuerstiempi banno ofeja moltola noſtra città. ĉe *

,

quante

-

T E Rz o

195

quantoallapscafede, ogni vno/aquãte volte fidette danari al Re (arle ottauo,c; egli prometteua rendereleforte Kze di

Piſa,& nõ maile rendè, in che quel Re moſtrò lapocafede, cºla affaiauaritiafaa, ma laſciamo andare queste coffre fshe.Ciaſcuno può hauere inteſo quello, chefguì nella guere ra,chefeceilpopolo Fiorētino cõtra a Diſcốti Duchi di Mi lano:che efendo FirenRepriua degli altri eſpedienti, pensò dicõdurre l'Imperadore in ftalia,ilquale con la riputatione,

csforzefaeaffaltaffela Löbardia. Promeſſel'Imperadere venirecöaffaigente,cfarquella guerra contra a tifonti, e difendere Firenze dalla potếzaloro,quãdo i Fiorētínigli defino cento mila ducatiper leuarfi,et cēto mila poi cheff ſe in Italia,aqualipatticonſentirono i Fiorentinież pagatos gli i primi danari,c. dipeii/econdi, giunto che fu a Cero na ſe netornò indietrojenča operar alcuna coſa, accuſando

effrereſtato daquellichenõhaueuano offeruarele cöuentio niche eranofra loro.fn modo chefe Firenze nonfuſeſtata

ಶ್ಗ

vinta dalla paſſione, ở hauelſe o coſtretta dalla letti, & conoſciuti gli antichi coſtumide Barbari,nãfareb beſtata ne queſta, ne molte altrevolte ingannata da loro,

effendo lorostati ſempre a vn modo, ở hauendo in ogni parte, & conognunº vſºtiimɛdeſimitermini,come è five desche efecerēanticamente a Toſcani, i quali effende op prefi da Romani, per efferefati di loropiu voltemeſiin

ಶ್ಗ

lorforxe, non poter fuga;&ºrotti,& reſiſterealfim燃 i quelli,contennero co Franciofi, che di

qua dall'Alpi habitananoin ſtalia,di darlorofomma di da nari,c,chefuſine obligatieägingneregließerciti con lore, & andare contraa Romani.Ondeneſegui, che i Francioſ, prefi i danari; non volono dipoi pigliare l'armeper lore,

dicendo hauerlihamutinon;: fºrguerracolorenemicisme -

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L I в ко

-

perche asteneſinodipredareilpaeſe Tofano.ếteosti ра. pali Toſcaniperlagaritia, cſºporafeded: Francioſi rima, Jºnºadvn tratte priui de loro danari,ci degli ainti chefþes rauano da quelli, Tal chef vede per queſto eſempio de Tofani antichi, ci per quello de Fiorentini, i Francioſi hauere uſati i medeſimi termini, có perquefofacilmente f

puheenetturare quanto Prencipiſ pºſnefidaredikre. fiottiene con l'im peto, & con l'audacia moltę volte quello, çhe co modi ordinarij non fotº tercþþç mai, Cap. X LIIII, T: Sfendo i Samnitiafakati dall'eſercitº di Roma,c} men

E patendo contefereitolorofarealla campagna a petto 4 Ägmani, diliberareno, laſciateguardate le terre in Sannie, dipaſare con tutta l'eſercito lero in Tofana, la quale erain trieguaco Romani, & ‫وه‬ta‫إ‬apletreperedev fe ei poteuane .

conlapreſenza delſestretekraindustri Testaniarițigli: ar le arme, ilche haueuane negatº a loro archaffiadori. &

nelparlare, che feciono i Sanniția Testani (nelmostrar maſſimamente qualcagione gli haneus indotti a pigliarl arme) vfaronovn termine notabile,doue diffono, Rebellaſe: Quod pax feruientibus grauior,quàm liberis bellű

effet liề:Úhelapace erapingrauea calorochéeranostrui, chea liberila guerra, . Ei čest parte con le perfaaſioni; partecon la preſenza dell'eſercitº lorº gli induſono a pi

ஆன l'arme.

Doue è da notarr, che quando vn Pren

cipe defidera dottenere una coſa d'un’altro debbe(/eľocca fonelopatiste) nan gli dare ſpatie a delsberarf ; cfare

in modo, chei vặga le neceſſità della presta delibe

reient , laques i, quande cilsi, che è domandata, yedi,

, ТЕ к z o

|-

|-

196

vede, chedal negare,o daldiferirene nastavnafnhita,c: pericoleſaindegnatiºne. Queſto termines? vedutº benevſa re venófritempida Papa Giulio co Francioſ,& da A45°: di fois (apitano del Kedi Francia colMarcheſe di Man: toua,perche Papa Giulio volendo cacciare i Bentiuegli di

Bologna,ơ giudicando perqueſto hauer biſogno delle for ze Francioſe,es chei Dinitianifestino neutrali, C# hauen

donericercoïvno, c; l'altro, estrahende da lorº rifeße dubbia, cơ-varia, deliberò colmondare lortempº farveni

rervne,ơ-talire nellaſentenzafaa. Ɛrpartitofida Rºma » con quelletantegenti, ch'eipotè raccozzare: nandò verfø

Bologna,c a Činitianimandò a dire, chefestno neutra lisc al Re di Francia,chegli ി leforze,talche ri manendo tuttiri/fretti dal poco fatid'di tempo, çº veg gendº,comenel Papa doutuanaſcerevna manifeſta indeg

natione diferendo onegando, cederono alle voglieste,cil Reglimandò aiuto,&#Vinitianiffettono neutrali, Mör. di Fois anchora effendo con l'eſercito in Bologna,có hauen do intefalaribellione di Breſcia,eſ volendo ire alla ricupe

ratione di quella,hauena dnevie, 'vnapril Dominio del • Relunga,3 tedioſa, l'altra brieueper il Dominio di Man toua,G nãfolamenteeraneceſsitatopaffare per il Dominio

di quel Marchefe,maglicỡueniua entrareper certe chiuſa trapaduli,6-laghi, di chełpiena quella regione, lequali cõ fortezze,& altri modeeranoferrate,cơ guardate da lui,on

deche Fois diliberatodandareperlapiu corta, & per vince re ognidifficultà,medartempo al Marcheſeadiliberarfi, ad va trattemoſe lefgegentiper quella via, c3 al Marchefe fignificò che glimandaſe le chiauidiquelpaſſo. tal che il Marcheſe occupato da*****fuhitadeliberatione glimãdº iechinui, equalimainõgliharebbemãdate,fe Foi piutepi Сс 4

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damente

Lі в ко

menteffaffe gouernato, effenda quel Marchefe in legacol. Papa,g co Dinitiani, & hauendo vg ſuo figliuolo nelle mani del Tapa, le quali coſegli daunno molte honeſte ſcufº

anggarle. ma aſfaltato dal ſubito partito (per le ca gioni,che di ſopraf dicono) le conceſe. (oßfeciono i To fcanico Sansıtı,hauếdo per la preſenza dell'eſercito di San miopreſo quelle arme,che gli hintuanº negate per altritem pi pigliare. . . .

Qgalfia miglior partito nelle giornate, ofoftenere l'empito de nemici & foſtenuto vrtargli, Qºero.«

da prima confuria allaltargli. Cap. XLV. :

E Rano Decio, & Fabio (:.ெ Romani con due eſſer: citi all'incontro degli eſerciti de Sa#é/

cani,& venendo alla zifa, galagiornata inſieme, è da

notare in talfattione qualedi due duefnodi di procede retenutida due Conflifamigliore:Perche Decio com og niimpeto,c; con ognifo forzoaſaltò ilnemico, Fabioſe lamentelefaſtenne, giudicando l'affalto lente efferepisyti le, riferbando l'impeto (ao nelľvltimoαφuandoiίnemicº her . ueffeperduto il primgardore delcombattere,g (come nei

diciamo)lafhäfgå.Douest vedeperil ſucceſſº della coſa, che a Fabio riuſà molto meglioiläiſºgne, che a Decio, il {ffraccò neprimi impeti in modo, che vedendo la andafaapiu tofo involta,che alirimenti, per acquiſtare con la morte quella gloria, alla quale con la vittoria nan ba неиароги:ಶ್ಗ

imitatione del padre, ſacrificò

:

Jeſteſſo per le Romanelegioni. Laqual intefa da Fabia per non acquiſtaremanco honore viuendo, che s'hauefe il

fhocollega aeqüitatorwarendesỆinfº innan Kitutte quelle -

-

Gr(F,

Тв в z o.

*

197

fντε, είειθμμα a tale neceſitäristruar,ºndeve ripor tò vnafelicistima vittoria. Di quifi vede, chel modo del procedere di Fabio è piu ſicuro, ởpiuimitabile.

Donde naſce,che vnafamiglia in vna cittàtiene vn tempo imedefimicoſtumi. Cap. XLVI. -

E Pareche non felmentervna città dalahra habbia certi modi,& ordini diuerfi, cá procrei huominio pie duri, ºpiu effeminati, ma medeſm4fittà fi vede tal

diferiKaeſernellefamiglielvna dalalta: il chefristã traeſervero in ogni città,& nella città di RomaJeneleggo

noaſſaieffpipercheestvedei Manlijeffreſtati duric#" finatii Publicoli huomini benigni,camatoridelpopolºagli Appijäbitioſ,& nemici della plebe,c; cofimolte altrefani glie hauere hauutecisstunalequalità/aejpartite dall'altre, Laqualcofanõpuò naſcereſolamëte dalfangue, perchee'cö uiene,ch'egli varii,mediante la diuerſità de matrimonii:ma

è neceſſario vengadalia diuerſa educatione,che halvnafa miglia dall'altra: perche egli importaaſai, chevngiomanet toda teneri ãnicominciaſentirdir hene,o male d'vna coſa:

rchecỡuiene,che dineceſità nefaccia impreſione, cida quellºpoiręgoäilmodo delprocederein tutti itäpidellauite Jaa.&/equeſto nãfuſe,farebbe impoſibile,che tuttigli Ap pii haneſino hauutala medeſima voglia,gfußinoſfatiągi tati dalle medeſmipaßioni, comenòta Tito Liuiº in molti di loro:c3 pervltimo,eſendo vno de lorofatto Čēfore, cả ha

nendo ilfo Collegaallafine de diciotto mef (cºme at diffe neua

# ಘೀ# il

re,dicēdo,che lopotenatenere cinque anni,ſecondo la prima

legge ordinatada Cenſori, cº benche ſºpra queſto fenefa 'cestero

*

L Iв к о —

-

refero affaicončioni,&/g negenerafino affaitumuki; nm tanto cifu mairimedio, che volefe deporlo contro alla volontàdelpopolo,cſ della maggior parte delSenato.Etchi

* leggerà foratione, cheeglifece contra Publio Sempronie Tribuno della plebe,vinoterà tutte finfolenče Appiane, cº

tuttelebontà,& humanità vfate dainfiniti cittadiniperv bidire alleleggi,& aglianſpicijdella loropatria. . . , Chevn buon cittadino per amore della patriadeb be dimenticare l'ingiurie priuate. -*

|

Сар, XL V I I,

- . '

Rae Mario Conſole con l'eſercito contra «Sanniti,

gefindoffatº in vna zuffa ferito, cº per queſtopor

tando legentiste pericolegiudicò il Senato effer neceſſario mandarni Papiriº (urfore Dittatore, perfupplire adfetti del (on/ole.g. effendo neceſſario, chel Dittatorefaffenomi mato da Fabio,il quale era conglieſercitiin Toſcana, c3

dubitando,per effergli nemica, che non valeſe nominarlo, glimandarone i Senatori due ambaſciadori apregarlo, che

Festidspartei priuatiedj,douest perbeneficio publice no minarlo,ilche Fabiofece mosto dalla carità della patria, anchora che coltacere, & con wohialtrimodifaceŘe fig we,che tale nominationeglipremeste. Dałquale debbome figliare eſempiotutti quelli, che cercano defier tenutibus ni cittadini,

Quando fivede farevno errore grande ad vn ne .

mico,fidebbe credere,che vi fiafotto inganno, Cap. , X L V I I I. --

--

-

f. v.

-

Efenda

|

T E R z o,

· -

198

-

E: rimaſ3 Fuluio Lgato nell'eſercitº,chei Kema Loni hauenano in Toſcana per effereito il onfalo per al gune cerimonie a Roma,i Toſcaniper vederſe potenanº ha uere quello allatratta,pofonovn'agguatopropinque acampi Romani,ơ. mandarono alcunifoldati con veste di pastori son affai armente,G lifeciono venire alla vista dell'eſerci

to Romano.iquali ceftraueſtitif accostarono allo střecce to del campeonde il Legato marquigliandofi di queſta lorº prefantione, võgliparenderagioneuole,tenne modo, che egli ſcoperſº lafraude, có cofirefià ildiſegno de Tofanirotto. Quifipuò commodannente notare,chevn Capitano d'eßer

citi non debbe preſtarfedeadvna errore,che euidentemen tefî veggafarealnemico:perche/empre vifarà ſºttº frau de,non eßendo ragioneuole,che gli huomini/*ано tanto in gauti. Mafpe/ſoildeſiderio delvincere accieca gli animi

degli huomini,chenon veggonoaltro,che quellocheparefae ei per loro..? Franciafi hauendo vintii Romani ad e-Allia, & venendaa Roma, có trouando leporte aperte, cé ſenza guardia, Getterotutto quelgiorna,est la nottefenxa entrar ui,temendo difraude,& nonpotendocredere,cheffie tan

ta viltà cớ tantapacoconfiglione petti Romani,cheabbāde naffino lapatria. Qġandanelmille cinque cente otto εαndo pergli Fiorentinia Piſa a campe,º=Alfonſo del Mutola,cit radino Piſana ſtronaua prigiane de Fiorentini, có promiſ fe,che s’egliera, libero, darebbe vnaportad, Pfaall'effer |-

cito Fiorentino. Fu coffuilibero, dipoiperpraticare la coſa venne molte volte aparlarecomandati de commistarij, có venina non dinafstoffe, ma/coperto, & accompagnato da

Piſani, qualilastianada parte, quandoparlanaca Fio rentini, talmente, chefi poteua canietturare il/ao animo

dºppie ; fercheneneraragiontuali , fila pratica fuf -

'

'

feſtata

-"

-

L 1 в В. Ө

|-

-

-

Jeffatafedele,che gli ľhauefetrattatafallaſcoperta, Ma ildefiderio,che s'haueuad'hauer Piſa,acciecò in modo i Fio rentini,che condottificon l'ordinefo allaporta a Lucca, vi laffiaronopiu loro (api,c altregenticondiſhonoreloro per iltradimento doppio,chefece detto Alfonſo.

-

Vna Rep. a volerla mantenere libera,ciaſcuno di habifogno di nuoui prouedimenti, & per quali meriti QJFabio fu chiamato Maſsimo. . . Cap. XLIX.

. ----

E燃 neceſita(come altre voltes? detto)che eiafuna di invna città grandenaſehinoaccidenti, che habbiano

biſogno delmedico:&ſecondo che importanopiu, conuiene trouareil medicopiufauio. Etfein alcuna città nacquero maifimiliaccidenti;nacquero in Roma,G strani,c infhe rati,comefu quello,quando eparue,che tutte le donne Ro mane hauefino congiurato contro a lorº mariti d'amma(

Kargli:tanteſenetrouà,chegli haueueno auuelenati, & tante,che hauenano preparatº il veleno per duuelenargli.

Comefuanchora quella congiura de Baccanali,cheffʺprì meltempo della guerra Macedonica,doge eranogia inuilup pati moltimigliaia d'huominise di domnes cije ellanonf Jeopriua,farebbe ſtata pericolofa per quella città,oſe purei Romaninonfastnoſtati conſuetia caffigare la moltitudi ne degli huominierrantiperche quando enőfi vedeſſe per altri infinitifegnilagrande(Ka di questa Republicacy be

potenza dell'effecutionifae fivede per la qualità della pena, ch'ella imponeua a chierraua. Ne dabitòfarmorire per via

diguistitiavnalegione intera per volta, ởvna città tutta

cºdi confinare ottº, º dieci mula huomini con conditions *

...

--

» - -

fraor v.

Тв в z o,

I99

fraordinarie,da non effer offeruate da vnfalo, non che da tanti.Come interuenne a queifoldati,che infelicem čte ha menano combattuto a (anne,i quali cõfinò in Sicilia,Grim

poſeloro,chenő albergaffino interre,c; che mangiaſſinorit ti. Ma di tutte l'altre effecutioni era terribile il decimare gli efferciti,doue a forte da tuttovno effercito era morto d'ogni dieci vno, Nefipotena,a caſtigare vna moltitudine,trouare

pia panenteuole punitione di questa:perche, quando vna moltitudine erra,doue nõfa l'auttere certo,tutti nonfipoſo no caſtigare,per effer troppi,punirneparte, e parte laſciare

i

impunitiffarebbetertoaquelli, chefpunistino,& gli im ,

| 1

|

puniti harebbono animo di errere va'altra volta.

Ma am

mazzare la decima parte aforte,quando tutti lomeritano, chi è punito,ſi duole dellaforte:chinõi punito,hapaura,che vn’altra volta non tocchi a lui,G- guardafi di errare.Furo no punite adunque le Denifiche,c le Baccanaliſecondo che meritanano i peccatiloço. Et benchequeſti morbuin vna Re

publica, facciano cattiui effetti,nonfono a morte:perche fẽ pre quaſi s'ha tempo a correggerli, ma non s'hagia tempo in quelli,che riguardanolofato, qualife nonfonodavnl:

te corretti,rouinano la città. Eranoin Roma,per la libertà,

che i Komani vfâuano di donarela ciuiltà aforefieri, nate tantegentinuoue,che elle cominciauano haueretanta parte nefnffragij,chelgouerno cominciaua a variare,G partiua fida quelle coſe,C# da quelli huomini,doue era confaeto an

dare. Di che accorgendoſi Quintio Fabio, che era Cenſore, »meſe tutte questegentinuoue,da chi dipendeua queſto die fordine,fotto quattro Tribu,accioche non potestino, ridotti anfipiccioli ſpatij, corrompere tutta Rema. Fu queſta cofa

bếconoſciutada Fabio,g; postouiſenKa alteratione conueni

enterimedio,ilqualeferanto accette a quella ciuilità, che merità d'effer chiamatoe Maſſimo, Nicolo கூட- ‫افت‬

L E в R е

Nicolo Machiauelli a ZanobiBuondelmonti, et Cofimo Rucellai falute.

|

I O vimando vnpreſente, ilqualefe non torriſpondea gli oblighi,chio ho con voi, è taleſenza dubbio,quale ha

potute Nicolo « Machiauelli mandarui maggiore: perché in quello is hoefpreſſo quanto iofo, & quanto io hoimparato. pervna lunga pratica, cst continoua lettione delle cofe del mondo. Et non potendone voi,ne altri defiderare da me pià, non vipotete doleresſe ionon vi hodoratº più. Benevi

può increſcer dellapouertà dell'ingegne mio, quandofano questemie narrationi pouere, & dellafallacia del giudicio, quando io in molteparti diſcorrendominganni.ilcheeßen do,nonfo quale di noifhabbia ad effer meno vbligato all'

altro,º io avoi,chemi haueteforxato affriuerequello,chie

maiperme medeſimo non harei fritto,e voi a me, quando friuendo non habbia fatisfatto. Pigliateadunque queſto in quelmodo,chef pigliano tuttelecofe degli amici, doue fi conſiderapiu ſempreſintentione di chimanda,che la qua

lità dellacoſa,che è mandata. Et crediate,che in questo io ho vnafºlafatisfattione,quando iopenſo, chefe beneio mi fustingannatoin mokefaecirconstanxe,in queſta fola fo,

ch'io non ho preſo errore,dhauere eletti voi , a qualifºpra tutti gli altri queſts miei diſcorff indiriKK: , f per che facendo queſto , mi pare hauer

:.

qualche

gratitudine de beneficij riceuuti s f perche e'mi ; zſere v/citofuori delivſº commun dicolorescheferiuono, i qualifºgliono/empre lelor operea qualche Prencipe indirix karesc acciecati dall'ambitione,g-dalľauaritia, landans

#4೫king4444444iv# ‫ﻭيتﻢ بع‬ 4. ^

:

T E R z o. -

2όο

noleparte douerebbono biafimarlo. Onde io, pernon in: correre in queſto errore, hoelleti, non quegli, chefono Prã cipi, ma quegli,che per l'infinite buonepartiloro meritereb

bono d'effere, nequegli,che potrebbono digradi, di honori, c3. di ricehezzeriempiermi; ma quegli, che nonpetendo, vorrebbonofarlo: perchegli huomini volendo giudicaredi rittamente,hanno affimare quegli,che ſono,non quegliche poſſono effer liberali, c; cofiquegli, chefanno, non quegli, chefenKaſaperepoſono geuernare vn regno, & gliforittori landanopiu Hierone Siracuſano, quando egliera priuato,

che Perſe « Macedone,quando egli era Ke; per chea Hie rene adester Prencipe non maneaua altro,cheilprencipatos quello altro mã haueua parte alcuna di Re altro,cheilregno. Godeteuipertanto quel bene,º quelmale,che voi medeſimi hauete voluto.cfe voiffarete in queſto errore, che queste

mie opinionivifianº grate,non mancherb difeguire il resto dell'hiſtoria fecondo chemelprincipovipromeții. Fnife il terKo g. vltimo libro de diſcorff di Nicolo

« 3ſachianelli,cittadini,&ferretario Fiorentino, ſºpra li priwa Deca di Tito Liuio,

Regiſtro:

* A.B.C.D.E.F. G. H.I.K. L. M.N.O.P.Q.R.

S.T.V. X,Y,Z, Aa Bb, Cc, tuttifono quaderni.

-

-

- *

*

- -

--

*

*

R1 c o Nerrori o s fcorfi c1 MnellaNſtampa. r o D E GLI Prima potrai ammendare alcuni numeri delle carte, cominciando alla quarantefima ostaua,che douerebbe effore trenteßma ostaua,infino al la 73. che é la 63. poila 134. che é la 34:Appreſſo fappi che ilnumero

primoti mostra la carta,le littere a.b.lafacciata prima, & feconda. & il fecondo numerola linea.

.

. . ..

19. a 32. capitole.

capitale. . .

2o.

fare.

b

1. ftare.

28. a 13. tradi. . 33. b 28. errore. 37. b 23. Ne ci. 45.

а 25. со а»

35. a 28. Athei.

96. a zoo

-

tardi. terrorę,

, cofa.

,

-

Ne fi.

-

Achei.

b 13,

anni

Nouara.&fempre cofi.

a22.

l’vfano.

z 45. . b 3. i Pazzi Medici. i Pazzi;i Mcdeci154. a 2o. deferetione, diferettione. z 56. b 7. fuggire. 29. fene.

-

animi. Borgo.

nos, a 4. Nauára. a 21. l'fuano.

:

-

9. & arrifchi. & difeoſtandori arrifchi.

воз. а 31. Вопgo.

, |

-

-

furgere. Сс Пе,

x64. b 4. preporre alcuna. preporre alcuno adalcunae 17$. b 26. ſciffe. fcriffe. 279. b 5. ſi muouono, fi muoiono. x8o. 181. 134.

b 4. Distura. Di&tatura. a 19. infoleſcere.Al. infoleſcere folent. Al b. 15. no. noi.

L'aueduto,& diſcreto lettore ammenderadafegli altri minorterrori, ‫مﻧﺑع‬ questi anchora,perdonandoglia componitori,i quali Pºr effere egli

He siciliani,& pernon ſaper la fauella tofcana, con tatta le loro dist genza non

គ្រឹះ potutiſchifare,

|

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{ -

-

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| ·




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