Libro Bianco

  • November 2019
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  • Words: 17,639
  • Pages: 42
Igor Candolfi

Il Libro Bianco

messaggi e simboli scoprono un nuovo mondo dove tutto è possibile. Il mondo cambierà perché loro stano cambiando, o sarà il mondo a cambiare Paul e Susy.

Prefazione

Questo libro nasce dal desiderio di raccontare qualcosa di nuovo sia a me stesso che a tutti quelli che mi vogliono leggere. La prima parte del racconto è un fatto veramente accaduto ed è ciò che ha cambiato profondamente il mio essere. Non spiegherò le ragioni per l’accaduto ma solo per come l’ho vissuto io. Dal secondo capitolo in poi è pura immaginazione, valutate voi, che viene dal desiderio di creare un mondo perfetto. Tutti noi cambiamo in continuazione, sia interiormente che esteriormente. Una continua trasformazione del nostro essere indipendentemente da chi o cosa siamo. La vita ci da sempre una scelta anche nei momenti in cui ci sembra che essa non ci è data. Niente è per caso, come anche noi non siamo qui per caso. L’esistenza umana su questo pianeta è troppo complessa per essere casuale. Come non sono casuali nemmeno i due personaggi, Paul e Susy, alla ricerca di qualcosa di misterioso, qualcosa che si è perso nel corso dei secoli. Attraverso dei 2

Voglio ringraziare la vita per avermi donato l’opportunità di essere in questo bellissimo mondo, un grazie alla mia compagna, amica e moglie che mi è sempre stata vicina. Grazie a tutti i miei lettori sul Blog, http://illibrobianco.blogspot.com/, che hanno voluto che il libro bianco continuasse e che con i loro commenti mi hanno dato forza e coraggio per continuare. Grazie infine a tutti voi, perché senza, il mondo non sarebbe ciò che è.

Il libro bianco: Cap.1 – In Principio 2

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In principio era tutto cosi normale, la mia vita, il mio lavoro, i miei pensieri. Tutto cosi profano e senza “sale”. Mai una domanda sulla vita o su quello che mi circondava, sugli eventi che facevano sì che le cose accadevano, mai. Non mi sforzavo minimamente di dare un senso alle cose, di dargli qualche importanza, di vederle per quello che erano e quanto erano importanti. Non mi ero mai chiesto se c’era qualcuno o qualcosa che tirava i fili della mia esistenza e quella del mondo, dell’Umanità. Si, ogni tanto dicevo che era il destino a determinare certi eventi, ma cosa era il destino? Era Dio? Una forza celeste tanto potente ed onnipresente per ciascuno di noi? Nooooooooooo, era impossibile che lui o lei avessero tutto questo tempo, ce ne sarebbe voluto uno per ciascuno di noi, per quanto una vita umana può essere complicata ed esigente. Ma la mia vita, per come era, stava per cambiare. Tutto ebbe inizio con queste parole: Buongiorno, lei e Paul Glasgow? Siamo del Interpool ed abbiamo un mandato d’arresto ed estradizione per la Svizzera. Era come se il mondo mi fosse crollato addosso, tutto intorno non era più reale; era un sogno, un misto di vuoto, ansia, paura e terrore cominciava ad impossessarsi di me. Mi trovavo a La Spezia, in Italia. Quasi senza accorgermi ero già al commissariato dove mi prendevano le impronte digitali e mi scattavano le foto. Continuavo a non credere a ciò che stava accadendo ma ciò che sentivo era molto reale. Dopo neanche un’ora mi trovavo 3

in cella di transizione, cosi la chiamavano.

Sono rimasto per 8 giorni nel carcere di La Spezia prima del mio trasferimento a Como. 8 giorni che non dimenticherò mai. Eravamo in otto in una cella che forse era prevista per 4 persone, con il gabinetto aperto quasi in mezzo alla stanza. I giorni non passavano mai e l’angoscia era sempre più forte, fino al punto che l’unica soluzione ragionevole era quella di farla finita. Pensavo spesso alla mia compagna, che non sapeva nemmeno dove ero e cosa mi fosse successo. Era il 23 di Maggio; due giorni prima del mio compleanno. Una sera, quando ogni speranza sembrava svanita e l’idea per togliermi la vita era sempre più forte, è successa una cosa che mi ha dato la forza per lottare. Ero sdraiato sul letto, e mentre pensavo in che modo potevo farlo, devo essermi addormentato, ma non del tutto. Era come stare tra il sonno e la veglia. Ho visto il viso di una ragazza che mi era familiare, e poi ho capito era il viso della figlia di due nostri amici che era deceduta poco tempo prima a causa di un cancro. Se ne era andata dopo aver lottato per tanto tempo contro questo male, aveva 13 anni edun sorriso bellissimo. Vedevo il suo viso e lei che mi sorrideva, non diceva niente, ma dentro di me sentivo la sua voce che diceva “combatti, abbi fiducia in te ed in tutti quelli che 3

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ti stanno vicino, abbi Fede”. Ancora oggi mi chiedo quanto tutto questo fosse vero, magari sognavo o forse ero io e il mio subconscio che cercava di darsi una ragione per uscire da tutto questo, per lottare, per Vivere. Non era importante, qualsiasi cosa fosse io l’avevo sentita e questo non poteva più essere cambiato. Potevo cercare quanto volevo nella mia mente razionale, ma il ricordo di quello che avevo provato e sentito faceva crollare ogni mia supposizione. Avere Fede, in che cosa devo avere fede io che non ho mai creduto a niente oltre a quello che potevo vedere o toccare. Forse dovrei pregare, ma non so come fare, forse dovrei credere in Dio o a quella forza celeste e universale a qui tutti noi ci rivolgiamo nel bisogno, cosa dovevo fare? Le risposte non c’erano e non sono mai arrivate, se non sotto una forma che non conoscevo o non volevo conoscere. Era qualcosa di nuovo e bellissimo, era come avere un fiore al posto del plesso solare che emanava le sue benefiche vibrazioni, là dove prima sentivo solo ansia e angoscia ora c’era gioia. Dove sentivo solo tenebra ora sentivo la luce ed il suo calore. Ma non era finita, dovevo ancora fare tanta strada e far sì che questa luce non si spegnesse. Non era facile difendere questa luce anche perché il nemico ero io, quella parte di me che non voleva combattere ma prendere la strada più facile, farla finita, cosi uno non ci deve più pensare.Ma i miei pensieri stavano cambiando e con essi il mio essere nel mondo. Cominciavo a capire che tutto questo doveva accadere, vedevo le varie occasioni che avevo avuto nella mia vita per potermi guardare dentro, ed io ci avevo girato 4

intorno ogni volta, anche perché non vedevo l’utilità di farlo. Ma ora capisco, non era l’utilità, che ogni volta cercavo, ma la necessità che ha la nostra anima di evolvere. Io vedevo solo le cose necessarie, utili e che avevano solo uno scopo, avere tutto ciò che si poteva avere senza guardare in faccia a nessuno. In quei anni ho solo preso, sia dalla vita che delle persone, e anche da me stesso, senza mai dare, non in cambio di quello che prendevo, ma semplicemente dare. È cosi facile prendere, senza mai pensare da dove, e da chi lo abbiamo preso. Probabilmente da qualcuno che aveva da dare, ma questo qualcuno che da sempre, chi è? Siamo noi? Sono gli altri? Quelli che conosciamo e non, quelli vicini e quelli lontani, quelli che forse non incontreremo mai e che sono dall’altra parte del pianeta? Quelli che consideriamo amici e quelli nemici? O e forse Dio? L’onnipotente a cui spesso diamo le colpe per le disgrazie ed i meriti per i miracoli? Forse. Questa mia “avventura” è finita grazie a delle persone che mi erano vicine, ma anche a delle persone che non ho mai conosciuto e mai conoscerò, persone che semplicemente hanno fatto quello che sentivano di fare e non. Grazie anche a quella forza, a quel fiore che ho scoperto di avere dentro di me, a quella Luce che mi ha guidato attraverso quel percorso buio e tenebroso. Il percorso non era finito qui, era appena iniziato; dal momento in cui ho accettato di lottare per la vita e di camminare con essa era iniziato un processo irreversibile. È come quando si assaggia per la prima volta la cioccolata, non si torna più indietro, se ne vuole sempre di più.Anch’io 4

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volevo scoprire sempre di più, cos’era quella cosa che mi ha fatto sentire così bene in un momento così orribile? Da dove proveniva? Era una cosa chimica prodotta dal mio cervello o qualcosa d’altro. Qualcosa che la mia mente razionale si rifiutava di accettare ma il mio cuore No. Avrei voluto trasmettere questa sensazione di benessere e di comunione con il tutto a tutti, tanto era forte e chiara. (Qui inizia la parte fantastica ed immaginaria del racconto) Avrei dovuto intuire che quando si desidera qualche cosa, cosi forte, si mette in moto una forza invisibile che cerca di farla avverare, a volte anche a scapito di tutti e tutto.

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Il libro bianco: Cap.2 – La Fine ( tre anni dopo)

Un giorno d'estate come tutti gli altri, con un po' di nebbia a causa della notte piovosa. Erano le sei del mattino quando la sveglia ha fatto il suo dovere come sempre. Ero fortunato a lavorare come indipendente e non avere degli orari fissi, anche se a volte dovevo rispettare delle scadenze. Mi occupavo di piccoli restauri di case, ed offrivo un servizio di “tutto incluso”, anche perché sapevo fare un po' di tutto; dal mattone al tetto includendo anche ogni tipo di impiantistica. A causa di certe scadenze che avevo, lavori urgenti da 6

terminare e altri da iniziare, dovevo essere in cantiere per le 07.30, quindi non potevo girarmi dall'altra parte ignorando il suono della malefica sveglia. Come ogni mattina, dopo aver bevuto il primo caffè, ho preparato anche la solita tazza di tè per la mia compagna. Susy era un po' lenta nello svegliarsi, ma questo non ci impediva di parlare del mistero della vita e del perché delle cose fin dal primo risveglio, anche quando il tempo era poco. Susy faceva, anche lei, tante cose :astrologia, sedute di kinesiologia, fiori di Bach, corsi di reiki, ma anche bigiotteria fantasiosa, borse di stoffa, quadri ....................in poche parole, una naturopata artista. Dopo aver “rifatto” il mondo con Susy in un ora, alle 07.20 sono uscito di casa, salutando lei ed i nostri tre gatti. Vivevamo in una casa bellissima, che prima era di proprietà dei nonni di Susy ed ora era nostra, con un giardino fantastico ed una piscina che sembrava più un pozzo che una piscina vera.

Avevamo tutto quello che ci serviva per una bella vita, la casa, il giardino, gli amici e i gatti. Erano passati tre anni da quando ero stato arrestato e le cose intorno a me erano cambiate, io ero cambiato. Da tre anni stavo facendo un 6

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percorso di crescita personale e ciò mi aveva permesso di conoscere, un po' più in profondità, me stesso. Ho letto tanti libri, tra qui anche la Bibbia e qualche Vangelo apocrifo, utilizzando sempre varie chiavi di interpretazione cercando di dare un senso alla vita e all'esistenza dell'Umanità. Stavo per entrare in macchina quando ho sentito un senso di pace ed allo stesso tempo di grande paura nell'aria , come una premonizione. Sul momento non ho dato tanta importanza alla paura e cercavo di sentire la provenienza di questa pace, infatti c'era un silenzio molto strano, come se fosse un giorno di festa e la mattina tutti se la prendessero con comodo. In fondo non sarebbe stata la prima volta che mi succedeva di partire al lavoro per poi accorgermi che era un giorno di festa. Cosi ho domandato a Susy; “Amore sai per caso che oggi è un giorno festivo”? “No”, mi rispose, “Perché”? “Pensavo lo fosse, non sentendo rumori e macchine in giro, ma fa niente era solo una mia impressione”. Salito in macchina sono partito pensando che non sarebbe stato male se fosse un giorno di festa, e in quell'istante la macchina si spense proprio a metà stradina. Per avere accesso a casa nostra si doveva percorrere una stretta stradina sterrata lunga circa 100 metri. Era strano perché la mia macchina aveva solo un anno di vita, ma poi mi sono detto, non per questo é una garanzia che non si potrebbe rompere. Dopo vari tentativi di riavviarla ho deciso di spingerla indietro ed eventualmente prendere quella di Susy. Una volta tornato nel posteggio di casa ho voluto fare un altro tentativo, ed ho girato la chiave 7

ancora una volta; per scaramanzia. Si è accesa, e vai!!!! Che strane 'stè macchine, a volte sembra che abbiano una vita propria. Ma la mia felicità svanì quando arrivai dove la macchina si era fermata poc'anzi e si spense di nuovo. “Ma che cavolo è adesso?”. Un po' arrabbiato sono sceso di nuovo e spingendo pensavo; oggi non è un giorno per uscire, forse e meglio rimanere a casa. Ma dovevo finire quel lavoro, se solo fossi riuscito a capire che cosa c'e che non va con la macchina, e per di più erano già le 07.40. Ero in ritardo. Dopo un'altra mezz'ora di tentativi e cambiando macchina la situazione era sempre la stessa. Cominciai seriamente a pensare che quel punto della stradina fosse stregato.

Allora ho deciso di andare a piedi fino alla casa di mio suocero che abitava a 500 metri da noi e chiedere se mi prestava la sua di macchina. Fuori della stradina, sulla 7

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strada principale, sembrava tutto normale, se non per alcune macchine ferme e senza conducente in mezzo alla strada. Ma che strano modo di lasciare le proprie auto, forse è successo qualcosa, mah.. chi lo sa, per ora avevo le mie cose a cui pensare. La situazione era identica anche sulle altre strade. Così per curiosità ho iniziato a guardare negli abitacoli. Le macchine erano infatti tutte aperte, con le chiavi inserite nel cruscotto e una strana polvere sui sedili. Ora che siano tutte aperte e con le chiavi inserite mi sta bene , ma che siano tutte sporche allo stesso modo..? Il tempo stringeva ed era solo questione di minuti e il mio telefono avrebbe cominciato a squillare. Ero davanti alla porta di casa del papà di Susy che stranamente era aperta, entrai dicendo; “Ehi Pier ci sei? Sono Paul...... “Nessuna risposta, forse è nell'orto a prendersi cura dei suoi pomodori, feci un giro della casa, sempre chiamando a voce alta, ma nulla, nessuna risposta. In giardino la stessa cosa, se non per quella strana polvere sulla sedia e la tazza di caffè ancora fumante. Ho sentito di nuovo quella sensazione di paura che avevo provato un'ora prima, solo che adesso era ancora più forte ed inquietante. Ero confuso, non sapevo a cosa pensare, niente era normale, poi questa polvere era proprio un mistero. Sono uscito di corsa, ho guardato nel garage e la macchina c'era. Quindi Pier doveva essere a casa, cosa cavolo stava succedendo? Appena tornato a casa, Susy mi disse; “Ma che strana mattina, sembra che niente funzioni, il telefono funziona, 8

ma ogni numero che compongo non risponde, la TV si accende ma non si visualizza nessun canale. Anche il PC si accende ma sono spariti tutti i documenti, ogni cosa che c'era dentro; lettere, fatture da inviare ai clienti le nostre foto...................tutto”!!! Poi le ho raccontato quello che io ho visto e la cosa l'ha spaventata quanto me. Così abbiamo deciso di bussare alle porte dei nostri vicini, per vedere cosa stava succedendo. Anche qui una brutta sorpresa, ovunque solo polvere color oro e nessuno in giro, nemmeno gli animali c'erano, solo silenzio e polvere d'oro. Abbiamo passato tutto il giorno in cerca di qualcuno, o di qualcosa di vivo che ci desse una speranza, abbiamo camminato per non ricordo quanto in cerca di un segno di vita, e quando siamo tornati a casa nostra eravamo esausti. Eravamo tutti e due in una specie di trance, la nostra mente non riusciva a capire e dare una spiegazione logica a tutto questo, eravamo confusi e spaventati. Io speravo che fosse uno di quei sogni che sembrano quasi la realtà e che da lì a poco ci saremmo svegliati entrambi. Dopo un'ora, Susy, interrompendo quel silenzio spettrale, cominciò; “Hai visto nelle altre case mancava anche la corrente elettrica e nemmeno l'acqua scorreva dai rubinetti, invece da noi sembra tutto normale”. ”Si l'ho notato, ma non riesco a dare una spiegazione, ma poi anche i telefoni sono completamente muti e solo da 8

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noi sembra che funzionino, o almeno fanno un suono se non altro”. Abbiamo parlato per due ore facendo supposizioni di ogni tipo: guerra, bomba atomica, terrorismo................ ma alla fine ci chiedevamo sempre, “e noi?” “Come mai siamo qui?” “Forse siamo morti anche noi ma non lo sappiamo, o forse tutti sono andati nei rifugi e noi non abbiamo sentito niente? Anche le case sono tutte integre quindi qualsiasi cosa fosse successa, o era cosi silenziosa, che non abbiamo sentito niente, o siamo noi ad avere il sonno pesante.” Troppe domande senza risposte. Ma presto sarebbero cominciate ad arrivare, e non erano per niente buone, almeno cosi sembrava. Quella notte stranamente abbiamo dormito come due ghiri. Il mattino seguente al risveglio, sembrava come tutte le altre se non fosse stato per quel silenzio spettrale che era nell'aria. Niente uccellini che cantano, nessun rumore di quelli che eravamo abituati a sentire ogni mattina. Non eravamo abituati a questo silenzio. Per quel giorno decidemmo di fare le cose con più ordine e calma. La prima cosa; cercare numeri di emergenza, controllare i rifugi e rifornirsi di generi alimentari. Susy prese l'elenco telefonico e quando lo aprì la sua espressione del viso non mi piaque; “Sono solo pagine vuote!!!!! Ma come...? Non è possibile”!!!!!! Cominciammo a controllare tutti i libri buttandoli giù dalla libreria, pagine vuote, niente, solo pagine bianche 9

in ogni libro. La giornata non doveva iniziare in questo modo, forse potevamo dare una spiegazione razionale per tutto, o almeno tentare di farlo, ma per questo no, per questo neanche in sogno avremmo potuto farlo. L'inchiostro non sparisce così da oggi al domani, erano rimasti solo i solchi dei titoli sulla copertina e niente altro. La giornata era appena iniziata ed eravamo già stanchi, erano le.........??????? “Ma non è possibile, dove sono le lancette dell'orologio? “Prova a guardare quello sul computer o quello in bagno”,- correvamo in casa in cerca di qualcosa che ci desse almeno una prova che qualcosa era rimasto, qualcosa di reale, o che per noi fosse tale. Niente, non potevamo sapere nemmeno l'ora, non potevamo leggere. “Ma forse la musica c'è ancora” dicevo mentre con terrore prendevo diversi CD ed uno ad uno li provavo, niente, solo silenzio..........e poi la prima speranza, “Musica”!!!!!!!!!!!!!!!! Esclamai, come se avessi trovato la cosa più bella del mondo, qui è rimasto qualcosa. Era un CD di canti Gregoriani, e solo più tardi, dopo averli provati tutti, ci rendemmo conto che era rimasta solo la musica che aveva a che fare con la chiesa, almeno cosi sembrava. Visto il risultato decidemmo di guardare meglio anche tra i libri sacri, come la bibbia e alcune copie dei vangeli o altri testi sacri che tenevamo in casa, non abbiamo avuto fortuna, erano solo pagine bianche. Nel frattempo si fece avanti anche la fame, e così siamo partiti verso il negozio più vicino, con la speranza che almeno il cibo fosse rimasto integro. Eravamo fortunati, 9

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era tutto ancora in ottimo stato, ma visto che, a parte casa nostra, ovunque mancava l'energia elettrica, sarebbe durato poco con il caldo che faceva. “Almeno i prodotti secchi e quelli in scatola non si deteriorano”- dissi- “Ma comunque hanno una scadenza anche quelli”-Susy doveva sempre approfondire le cose, specie quando si trattava di scadenze sul cibo. “Ora che scadono forse tutto tornerà come prima”. Cercavamo di prendere la maggior quantità di alimenti possibile; così avremmo avuto più tempo per fare delle ricerche o dei tentativi per trovare qualcuno. Passammo due giorni in casa senza uscire. Io cercavo di dare una spiegazione al fatto che solo da noi c'era elettricità e acqua corrente, e Susy si occupava di trovare qualche indizio in casa e controllare cosa era rimasto integro, per poi mettere, in qualche modo, tutti i pezzi insieme e trovare una soluzione, Forse. La mia ricerca di indizi non era andata a buon fine se non per il fatto che la corrente elettrica sembrava provenisse dal nulla. Avevo controllato il cavo principale, che dovrebbe essere quello che porta tutta la corrente in casa, e non dava segni di “vita”. Non ero in grado di fare delle supposizioni del perché allora in casa la corrente c'era, così ho accettato il fatto per come era. Idem era per l'acqua, ho aperto un rubinetto in casa ma il contatore era fermo, come se nei tubi non passasse niente. Poteva essere che il contatore si fosse rotto, chi lo sa? “Mah, meglio tornare in casa e vedere se Susy ha trovato qualcosa”. 10

Era seduta per terra con un libro in mano, alzò la testa e solo allora vidi che aveva gli occhi pieni di lacrime, “Questa è la Bibbia che ieri era vuota, senza testo, ma adesso ci sono delle parole scritte dentro, e per di più sembra che ci stia dando delle risposte ad alcune domande”, “Non è possibile, dissi, questo va oltre ogni immaginazione, magari è solo una parte del testo che non è stata cancellata”. Ma poi cancellata da chi, chi poteva cancellare, così bene, centinaia di libri. “Guarda tu stesso”. Era vero, sembrava scritto a mano; “chiedi e ti sarà dato” “nessuna ragione, solo un fatto” “la presenza degli elementi con, e nella proporzione giusta, creano armonia nel tutto” “30 saranno e non di più, i giorni del prima, e poi verrà come era in principio” Se erano delle risposte in quel momento non riuscivo a capire a cosa. Più che altro sembravano indovinelli, e con tutti i pensieri che avevamo in quel momento, questa proprio non ci voleva! Susy era entusiasta, anche perché era il primo segno che non eravamo soli, si, ma chi era lì con noi? 10

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Chi poteva entrare in casa, cancellare i libri, quasi tutti i CD, nascondere tutte le persone................. e......................... Avevo bisogno di riposo, la mia testa era sotto-sopra, e anche quella di Susy, dovevamo cercare di ragionare con la mente lucida, e in questo momento della nostra lucidità non c'era neanche l'ombra. Stanchi e confusi andammo a dormire.

Il libro bianco: Cap.3 –Risposte, prima parte Quinto giorno. Eravamo svegli già da un’ora ma nessuno dei due osava parlare. Anche i nostri gatti erano spariti, come il resto degli animali. Ma dove sono andati a finire tutti. Era successo solo qui o anche nel resto del mondo 11

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erano spariti tutti? Non potevamo saperlo, abbiamo provato ad avviare una delle macchine in strada, con la speranza che almeno quelle funzionassero, niente, i telefoni erano muti e l’internet di conseguenza non dava segni di vita, qualsiasi cosa fosse successa voleva tenerci all’oscuro di tutto. La Bibbia era ancora sul tavolo, credo che sia io che Susy volevamo aprirla, ma io avevo paura di trovare solo pagine bianche, e Susy…….. ”Ho paura di aprire la Bibbia, chi sa cosa altro troveremo, o forse sono sparite anche le scritte di ieri, ma tu almeno te le ricordi?”. “ Forse non nel modo in cui erano scritte, ma più o meno il senso me lo ricordo”. “ La prima era …..”. “ Aspetta meglio controllare, cosi avremmo anche la certezza di cosa sia rimasto dentro e se per caso ci sia qualcosa di nuovo”. Niente di nuovo, ma almeno le parole del giorno prima c’erano ancora. Ora non rimaneva altro che capire cosa volevano dirci. “Chiedi e ti sarà dato”, ma io non ricordo di aver chiesto la fine del mondo, forse qualche volta l’ho desiderato, è vero, che tutto finisse ma non ho mai pensato al” come “ e in che modo. Ma no, non può essere questo. E vero che qualche volta, nei momenti più difficili, ho pensato come sarebbe bello non esserci, semplicemente non esistere. Anche quando guardavo i telegiornali era la stessa cosa, mi dicevo che per costruire un mondo nuovo, partendo da dove siamo adesso, non era possibile ci voleva un cambiamento veramente estremo e radicale per poterlo fare. Spesso immaginavo lo scenario di un pianeta completamente disabitato è incontaminato che aspettava 12

di essere vissuto e non conquistato. Mi chiedevo cosa avremmo fatto con una possibilità del genere. Quali sarebbero le nostre priorità, l’umanità si sarebbe evoluta? O forse il mondo avrebbe continuato senza di noi. Ma questo era soltanto una mia fantasia tanto per sfuggire, ogni tanto, dalla realtà. Avevo letto dei libri che dicevano di prestare massima attenzione a ciò che si desidera, perché se si desidera veramente e con il cuore molto spesso questi desideri si avverano, ma il modo e le conseguenze del caso erano sconosciute. C’erano degli esempi in questi libri del tipo; ”Una donna desiderava fortemente trovare un lavoro, sperando che cosi migliorasse anche la sua situazione famigliare. Dopo non molto tempo aveva trovato il lavoro ma lì incontrò anche un altro uomo del quale si era subito innamorata, e cosi adesso aveva ciò che veramente desiderava: un posto di lavoro e una bellissima vita famigliare”. Va bene tutto, ma dal desiderare un posto di lavoro, e desiderare un nuovo inizio per l’umanità, c’e una grande differenza. Nel primo le conseguenze toccano poche persone ma nel secondo, se i miei dubbi sono giusti, si tratta di cinque miliardi. Nel momento in cui ho fatto questa considerazione la Susy esclamò: “È sparita, non c’e più la prima scritta, era come se si dissolvesse nella carta”. “Che cosa hai fatto? Hai pensato a qualcosa di preciso?” Mi stava bombardando di domande. Dopo averle raccontato i miei pensieri avevamo deciso che; se l’apparizione di questa scritta era una risposta alla nostra domanda del perché di 12

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tutto questo, la sparizione doveva essere la risposta, forse, alla nostra giusta interpretazione di quest’ultima. Se cosi fosse, e ne eravamo quasi convinti, ora dovevamo fare la stessa cosa con le altre cosi avremo avuto anche la conferma. Avremmo avuto anche la conferma che non eravamo da soli.

Il libro bianco: Cap.3 – seconda parte Nessuna ragione solo un fatto, diceva la seconda frase. Quale era la nostra seconda domanda che ci ponevamo spesso. “Susy secondo te ……” e in quel momento mi era quasi chiaro che la seconda frase si riferiva alla domanda: perché noi ? Ma forse mi sbagliavo, che risposta era? Non si poteva avere qualcosa di più preciso? Qualcosa tipo: perche siete i più adatti, perché siete Paul e Susy ……… perché a me sta bene cosi, punto e basta! 13

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No, bisognava sempre interpretare, come se non avessimo nient’altro da fare. In quel momento sentii la voce di Susy “Sai forse se ogni tanto condividi i tuoi pensieri con me, non sarebbe male”. Era vero; spesso quando ero immerso nei miei pensieri pensavo che gli altri sapessero già a cosa pensavo, era uno dei miei difetti. “Si scusami Susy, stavo pensando che la ragione per la quale siamo rimasti solo noi in realtà non c’è, bisogna solo accettare il fatto e basta”, “Si”, disse Susy ,“Mi sa che hai ragione perche la scritta non c’e più”. Da una parte ero contento ma poi c’era il fatto che veramente eravamo rimasti solo noi. Bisognava pensare a tutto; al cibo, ai vestiti, ai medicinali... etc. Ma poi cosa avremmo fatto senza libri, senza amici, senza musica, senza i nostri gatti, i nostri parenti, che futuro avremmo avuto? Forse dovevamo pensare ai figli, all’umanità , ma era poi giusto che la razza umana continuasse ad esistere visto gli ultimi sviluppi? Probabilmente si, se così non fosse stato da dove arrivavano queste scritte, e poi anche noi in fondo, potevamo non esserci come tutti gli altri. Era già il sesto giorno ma a noi sembrava che fosse passato più di un mese. Fortunatamente il tempo aveva tenuto ed era sempre bello e caldo; in questo momento non avevamo bisogno di giornate tristi e piovose. Susy aveva cominciato a preparare qualcosa per pranzo, “Cosa vorresti oggi per pranzo, ormai da quando possiamo fare la spesa senza spendere possiamo permetterci di tutto”, “Pensaci tu, io non ho molta fame” dissi, pensando fino a quando avremmo potuto utilizzare le cose dai supermercati. Fra non molto la maggior parte del cibo 14

sarebbe scaduto, almeno quello fresco: la carne, la verdura e tutti i latticini, e anche volendo non potevamo avere nessuna produzione, gli animali erano spariti. Non che io avessi tanta voglia di macellare un animale, ma la loro presenza forse ci avrebbe dato un po’ di conforto. Susy aveva preparato un semplice piatto di pasta, e devo dire che era ottimo. Mentre mangiavamo facevamo dei progetti su cosa fare nel pomeriggio. Avevamo fatto una lista: prendere ancora del cibo da congelare, dei medicinali e poi una cosa che non avevamo fatto, controllare se nel lago c’erano dei pesci, forse quelli non erano spariti. Quando saremmo tornati forse avremmo dato un occhiata alle altre frasi. Stavamo andando verso il mercato e Susy stava parlando delle frasi comparse nel libro, “ Sai forse adesso che ne abbiamo comprese due con le altre sarà più facile. Secondo me se facessimo più domande non è un male sai, così avremmo solo più risposte”, “ Si” ,dissi, “Però ho paura che le domande siano contate e forse dobbiamo stare attenti a cosa chiediamo se vogliamo avere le risposte che ci servono per poter dare un senso a tutto questo, o almeno provarci”. “È vero, forse hai ragione, però sono sicura al cento per cento che ora sarà più facile interpretare il resto delle frasi”. Al supermercato avemmo una brutta sorpresa, avevamo dimenticato che le scritte erano scomparse ovunque, quindi scegliere i prodotti per la data di scadenza era impossibile, dovevamo andare a naso, almeno per quelli freschi. Anche in farmacia era la stessa cosa, niente scritte quindi avevamo scelto un po’ in base ai disegni 14

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che conoscevamo, visto che anche i colori stavano sbiadendo. Poi ci recammo al lago con tutta la nostra “spesa”, non potevamo aspettare per verificare la presenza di altra vita. Di solito si vedevano i pesci vicino alla riva o intorno alle barche, ma oggi non c’erano. “ Forse sono tutti al largo, o più in profondità, sai quando succede qualcosa gli animali e i pesci scappano per istinto. E poi dove vuoi che vadano i pesci?”, cercavo di scherzare con la speranza di vedere un sorriso sul viso di Susy. Lei sembrava preoccupata, non per i pesci ma per quello che stava vedendo in lontananza. Dall’altra parte del lago dietro le montagne il cielo era di un colore spaventoso. “ Non ti preoccupare”, le dissi, “ sarà un temporale, dopo tutti questi giorni di caldo è normale”. “Non è per quello che vedo ma per quello che sento”, disse, “forse è meglio che torniamo a casa”. Nessuno dei due parlò per tutto il tragitto verso casa. A casa Susy fece un tè caldo e si mise a sfogliare il libro bianco. ““la presenza degli elementi con ,e nella proporzione giusta, creano armonia nel tutto” “. Susy stava ripetendo questa frase nella speranza di capirne il senso. Era rimasta così a lungo che alla fine si addormentò. Ne ero contento, aveva bisogno di una bella dormita. Io ero uscito per dare un’occhiata al cielo, e le nuvole scure non c’erano più, il cielo era di nuovo di un azzurro bellissimo. Ero seduto in giardino, sul prato, cercando di captare qualche segno di vita; e dopo un’ora avevo concluso, di nuovo, che eravamo proprio soli. 15

Sulla porta di casa, per un attimo mi era sembrato di sentire il verso di un gatto, ma poi nulla. La mente a volte faceva dei brutti scherzi. Entrai in casa sorridendo a me stesso quando, “wuuum, “, qualcosa era passato vicino, anzi in mezzo alle mie gambe, qualcosa di bianco, “ma. ...!!!” Susy si svegliò all’istante: “ i gatti, i nostri gatti sono qui!!!!!!!!!!”. Era uno dei nostri gatti, e dietro di lui stavano già entrando gli altri due. Eravamo strafelici, Susy aveva dimenticato le nuvole nere ed ora sorrideva come non mai. Io aprii subito una delle loro scatole di cibo preferite. Per loro era come se non fosse successo niente, sembravano quelli di sempre. Affamati e coccoloni. Passammo la serata festeggiando il loro ritorno, ma anche la speranza che anche il resto degli animali sarebbe tornato. E chi sa, forse anche le persone.

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Il libro bianco: Cap.3 – terza parte

Le persone. Anche se era a causa delle persone che avevo desiderato che il mondo cambiasse, ora ne sentivo la loro mancanza. Ma solo di certe persone che nel passato mi avevano fatto del male gratuito. Come quelle persone per le quali ero finito in prigione. “….Ero in un albergo vicino a La Spezia, aspettando che il mio datore di lavoro mi portasse i stipendi arretrati. Era andato in Italia per lavoro, diceva. Ma poi ho capito che era tutto falso, sapeva che la sua società in Svizzera per la quale lavoravo, era sotto indagine. Comunque ero già da giorni che aspettavo che lui saldasse il conto con me. Dentro di me sentivo che c’era qualcosa che non andava, ma erano solo delle sensazioni, mi dicevo. La mia compagna, Susy, mi aveva 16

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chiamato un giorno dicendomi che la polizia era stata in casa nostra. Cercavano me. Mi diceva che sarei dovuto tornare subito per poter mettere le cose a posto. Era il 22 Maggio. Quel giorno, non so perché, avevo deciso di partire il giorno dopo. Forse tutto quello che era successo mi aveva spaventato. Passai la giornata come in uno stato di trans aspettando il giorno dopo. 23 Maggio, sono sceso al bar del albergo ordinando un caffè. Ero al banco pensando che avrei dovuto fare le valige e tornare già in mattinata. Dentro di me sapevo benissimo di non avere nulla da temere ma la sensazione di ansia e pesantezza era sempre presente.” “Era da tempo che volevo cambiare la mia vita. Mi ricordo che dentro di me pensavo che, appena avuto i miei stipendi, avrei dato le dimissioni e mi sarei messo in proprio. Non mi decidevo mai, ogni volta c’era una scusa per non farlo. Anche la Susy era convinta che avrei dovuto fare presto una scelta. Quella scelta era arrivata, anche se non me l’aspettavo cosi violenta.”

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Stavo finendo il mio caffè nel momento in cui stavano entrando nella hall del albergo due persone. Uno aveva una cinquantina d’anni, l’altro era più giovane, sulla trentina. Alla loro vista dentro di me sapevo che erano li per me. Ancora non sapevo perché, ma erano li per me. “ Buongiorno, lei è Paul?”, “ Si”, dissi. “ lei è in arresto per un indagine in Svizzera, deve venire con noi”. Descrivere il senso di vuoto che ho provato in quel momento è impossibile, ansia, angoscia e paura che non avevo mai provato prima d’ora. Cosi forte, mai. In tutto questo pero sentivo anche una specie di sollievo, sollievo per qualcosa che era finito. La mia vita non sarebbe mai più stata la stessa. I due poliziotti erano molto gentili, mi avevano proposto di comperare delle sigarette, se avevo fame e cosi via. Io non volevo niente, tanto da li a poco sarei tornato a casa. Dopo le foto e la presa delle impronte mi hanno detto che avrei dovuto passare la notte in carcere. Il più vicino era il carcere di La Spezia. Era solo l’inizio. Una volta consegnato tutte le mie cose all’entrata del carcere e la perquisizione personale, mi hanno portato in cella di transizione. Era per quelli che aspettavano di essere trasferiti. Io ero ancora convinto che il giorno dopo sarei tornato in Svizzera. Nella cella eravamo in otto, anche se era fatta massimo per quattro persone. Il bagno era in un angolo della cella, senza porta e con un muretto intorno alto 90 cm. C’era un tavolo con alcune 17

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sedie per mangiare e un lavandino che tale non sembrava. Con me c’erano; un Bosniaco arrestato per furto in attesa di giudizio, un iracheno arrestato per spaccio ed in più in astinenza, un anziano arrestato perché barbone, un Somalo arrestato per furto e altri due che praticamente non parlavano con nessuno. A parte l’Iracheno che voleva ammazzare tutti quelli che non gli davano retta e sigarette, gli altri erano persone calme. La sera era arrivata in fretta e stavano già servendo la cena. Per chiamarla cena bisognava avere una grande fantasia. In realtà non si capiva cosa contenesse di preciso e nemmeno che gusto avesse. Ma tanto io sarei partito il giorno dopo. 24 Maggio, giorno prima del mio compleanno. Nessuno mi dava delle risposte, non potevo ne telefonare ne contattare nessuno. Avevo finito le sigarette e non potevo neanche comperarle. Cercavo in ogni modo, chiedendo alle guardie, informazioni su quando sarei partito ma il giorno stava per finire ed io mi sentivo sempre più depresso. Ad un certo punto erano arrivate delle persone nella mia cella, hanno saputo che c’era uno nuovo, chiedendomi il perché sono finito dentro. Il fatto sta che dopo che se ne erano andati avevo di nuovo le sigarette e ci avevano lasciato anche del caffè.” Chi sa perché questi pensieri erano tornati proprio adesso. Era da tempo che non ripensavo a questi fatti. Ero molto stanco e anche Susy lo era. “ Meglio andare a letto, domani avremmo un bel po’ da fare”, dissi, e Susy era più che d’accordo. 18

Il giorno dopo era la solita bella giornata estiva. Appena aperto gli occhi avevamo tutte e due il sorriso sulla faccia, i gatti stavano ancora dormendo sul nostro letto. Era bellissimo vederli di nuovo tutti insieme. E non era tutto, dal giardino si sentivano altri versi, erano tornati gli uccellini e stavano cantando come non mai, almeno cosi ci sembrava. Saltammo giù dal letto ed in un attimo eravamo in giardino. C’erano altri gatti in giro e cani che abbaiavano. “Allora sono tornati”, disse Susy, “E forse non è tutto, guarda”. Più in la c’erano delle mucche, e anche delle pecore e poi tanti altri animali in libertà. Questo era segno che sono tornati solo gli animali non gli uomini. Era bello vedere tutti questi esseri liberi che andavano da giardino in giardino. Se erano tornati tutti, però, ciò significava che sono tornati anche i predatori e questo ci spaventava un po’. Avremo dovuto stare molto attenti d’ora in poi. Passato un po’ l’entusiasmo iniziale decidemmo che era l’ora del caffè. Susy riprese il libro bianco. Mentre bevevamo il nostro caffè parlavamo della terza frase. “ A te dice qualcosa questa frase, o a che cosa è la risposta?”, le chiesi. “Non lo so, però questi elementi, l’armonia, è come se risvegliassero dei ricordi nella mia mente”, disse Susy. “Sai non tanto tempo fa ho letto qualcosa a proposito, cercavo delle spiegazioni per una cosa che mi è stata regalata da una persona che per me era come un secondo padre”.”E un talismano, una stella a cinque punte, e quando me la regalò mi disse che era per proteggermi dal male, anzi da tutte le energie maligne del mondo. Per lui il male erano le bestemmie, la 18

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violenza, le guerre, la cattiveria….etc sotto forma di energia che man mano si espandeva. Per questo lui faceva parte di una società segreta, una specie di sacerdoti che però non facevano parte della chiesa, lo facevano solo per il bene di tutti. Si riunivano e regolarmente dicevano delle preghiere con la speranza di poter mantenere un equilibrio tra il male ed il bene”. “ Forse queste cinque punte rappresentano gli elementi; l’aria, l’acqua, la terra, il fuoco e lo spirito”. “ Si”, dissi, “ma cosa centra lo spirito, non è un elemento”. “Forse non come materia”, disse Susy pronta, “noi siamo fatti dal unione degli elementi e della materia, ma qualcosa deve anche dare la vita e tenerli insieme questi elementi”. “Sai una volta cercavo delle scritture sulla sacralità della stella a cinque punte, delle spiegazioni”. “In un libro dicevano che era disegnata usando la misura d’oro, che più che una misura è una proporzione”, continuava Susy. “Una proporzione che si trova ovunque nella natura…… ………………”. Susy continuava a spiegarmi mentre io guardavo questo ciondolo sperando che da li a poco la scritta sarebbe sparita. Mentre io pensavo a come verificare poi l’ipotesi che era la stella a far si che le cose funzionassero Susy prese il libro e con un grande sorriso disse, “era quella giusta, il ciondolo rappresenta gli elementi in armonia, andiamo a provarlo”. In pochi secondi eravamo in strada, oltre il punto dove la macchina si spegneva, il punto zero. Se il ragionamento di Susy fosse veramente giusto una qualsiasi delle macchine in strada avrebbe dovuto avviarsi. Ma anche 19

entrando in una delle case vicine con la stella in mano la luce avrebbe dovuto funzionare, non restava che provare. Erano attimi di vera suspense, da questo dipendevano tante cose; poter dare corrente ad alcuni edifici era importante, poterci spostare con i veicoli in cerca di altre persone e comunque far funzionare le cose. Era un vero e proprio grido di felicità, ci abbracciavamo felicissimi del nostro successo. Finalmente avremmo potuto conservare le cose nei negozi e fare qualche viaggio un po’ più lontano. Si trattava solo di disegnare più stelle e depositarle dove ci servivano. Ci rimaneva solo un ultima scritta da spiegare, e forse era l’unica che ci dava una sensazione strana, sembrava un ultimatum. “30 saranno e non di più, i giorni del prima, e poi verrà come era in principio”

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Il libro bianco: Cap.3 – quarta parte

“30 saranno e non di più, i giorni del prima, e poi verrà come era in principio” Oggi era il settimo giorno da quando tutto è iniziato. Una settimana che a noi sembrava un eternità. Ci svegliamo felici per aver trovato una soluzione per ripristinare l’energia la dove ci serviva. Felici per il ritorno dei nostri gatti e anche il resto degli animali. Mentre preparavo il caffè Susy era presa dal medaglione a forma di stella. Stavamo bevendo la nostra prima tazza di caffè quando Susy disse; “Voglio provare una cosa”, sorridendo stava già accendendo la stampatrice che faceva anche da 20

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fotocopiatrice. Avevo capito, voleva fare una fotocopia dal medaglione. Le fotocopie stavano già venendo fuori, “Che faccio giro i fogli per vedere se ha funzionato? “ disse Susy. “Si, tanto vale controllare, ma è molto probabile che abbia funzionato”. Non ero sicuro di quello che dicevo ma volevo che fosse così. Evviva, avevamo 5 perfette copie di una stella a cinque punte, ora bisognava vedere se anche con le copie era la stessa cosa, avrebbero funzionato? Dopo altri due caffè e tantissime chiacchierate decidemmo di provare subito le stelle. Andammo nella casa più vicina, ma non avevamo avuto nemmeno il tempo di tirare fuori la fotocopia che la luce del portico si era già accesa. Eravamo strafelici del risultato, non avremmo dovuto stare a disegnarle una ad una, anche perché il modo in cui bisognava farlo era molto complicato. E per di più la possibilità di sbagliare era grande, bisognava essere estremamente precisi. “ Così avremmo tutto il tempo per lavorare a l’ultima frase, non vedo l’ora perché questi 30 giorni di cui si parla sembrano come un ultimatum”. Susy era più ottimista; “Ma no, forse dopo questi 30 giorni tutto tornerà come prima, visto che gli animali sono tornati, per me potrebbero tornare anche le persone”. Lo speravo tanto anch’io che fosse cosi, ma qualcosa mi diceva che non era finita qui. Forse i miei pensieri erano un po’ pessimisti ma avevo bisogno di essere preparato a tutto. Forse per ora era facile passare le giornate ma quando avremo esaurito le scorte di cibo, che non 21

potevano durare per sempre, dovremo coltivare tutto noi, dal grano per il pane, fino all’idea di dover caciare per avere la carne. Ma non è finita qui, la natura avrebbe preso possesso di tutto, gli animali sarebbero scesi verso le città, compresi quelli pericolosi, le strade sarebbero state invase dalla vegetazione ……………….. Tutto sarebbe tornato come in principio………… forse ho appena detto qualcosa che non volevo che si avverasse. Di un tratto ho sentito come una corrente fredda che mi attraversava il corpo, il cuore mi batteva forte e veloce. Susy mi guardava e sorrideva, “hai pensato in modo giusto Paul perché metà della frase è scomparsa, guarda ! “. Ma io non volevo che fosse così, volevo la normalità, il mondo di prima. “ Quale parte è scomparsa?”, chiesi sperando che non erano i miei pensieri a far sparire le parole. “ La seconda, quella che dice “ e poi verrà come era in principio””, rispose Susy, “ perché?”. “ Forse non ti piacerà ma ho pensato a cosa volesse dire “ in principio” e l’unica cosa che mi veniva in mente era a come fosse il mondo ai suoi inizi, forse migliaia di anni fa o di più, prima del uomo”. Ora Susy aveva una espressione più seria, anzi era proprio preoccupata. “ Se la seconda parte è, che il mondo torna come prima degli uomini, allora la prima significa, per logica, che ciò avverrà in trenta giorni, e secondo i miei calcoli mancano solo 23 giorni”, mentre diceva le ultime parole guardava il libro e potevo chiaramente vedere che la frase era sparita del tutto. Nessuno dei due osava parlare per almeno cinque minuti poi il silenzio fu interrotto da un rumore fortissimo. “ Cos’e è stato ?”, abbiamo chiesto 21

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tutte e due e siamo corsi fuori nella direzione dalla quale proveniva questo trambusto. Non dovevamo andare molto lontani, era tutto lì davanti a noi. Un ammasso di lamiere e di ferro fumante erano sparsi nel giardino della casa dei nostri vicini, e la casa era praticamente del tutto distrutta. I pezzi erano irriconoscibili ma uno aveva attirato la nostra attenzione, era come un ala di un aereo. Quando eravamo più vicini avevamo capito subito, era un satellite o qualcosa di simile. Si riconoscevano chiaramente alcuni pezzi ma quello che ci ha dato la certezza era un rimasuglio di una scritta mezza bruciata ….NASA-USA. “ Siamo fortunati, dissi, l’inizio della fine del mondo moderno inizia dal alto, come tutto del resto”, cercavo di sdrammatizzare ma Susy mi guardava in modo strano. “ E se questa cosa fosse caduta sulla nostra casa?”. “ Non credo che ciò può accadere, perché se qualcuno voleva un mondo senza uomini avrebbe fatto sparire anche noi come gli altri, non credi?. Anzi per dirla tutta io non mi sono mai sentito così bene come in questa settimana e nemmeno tu hai avuto i tuoi soliti dolori alle spalle”. “È vero, disse Susy, non ci avevo pensato”. “ Visto gli ultimi avvenimenti, dissi, mi viene da pensare a tutto, ogni cosa che non sarebbe stata possibile prima, ora sembra possibile. Vorrei solo poter dare un nome alla forza che ha dato inizio a tutto questo”. “ Forse è Dio, disse Susy, sai è l’unica forza alla quale abbiamo attribuito cose del genere da sempre. A tutte le cose bisogna dare un nome prima o poi, anche perché dando un nome a una cosa aiuta a comprenderla e conviverci 22

meglio. Forse dovremmo chiamarlo così, Dio, come lo abbiamo sempre chiamato”. “ Si forse hai ragione, le risposi, vorrei solo che fosse un po’ più chiaro nelle sue volontà, dovrebbe far apparire non delle scritte enigmatiche, ma semplicemente cosa dovremmo fare”. Stavamo rientrando in casa mentre il nostro dialogo andava avanti. “ Si però, disse Susy, forse Dio vuole che sia così, in modo che tutto quello che riusciremo a fare sarà perché c’era in noi la volontà di farlo, per questo non dobbiamo mai dubitare”. Sul tavolo c’era ancora il libro bianco aperto, Susy andò a chiuderlo per metterlo a posto ma poi si fermò. Aveva cambiato espressione in un attimo, girò il libro verso di me e vidi una frase che stava scomparendo ma era ancora leggibile, “la verità e le parole buone sono sulla bocca di tutti”. “A quanto pare ora ci concede anche delle risposte, dissi un po’ scherzando, sembra che tu abbia centrato la situazione Susy”. Era una situazione buffa, per quanto potevo vedere e sentire tutto quello che succedeva c’era qualcosa dentro di me che si rifiutava di credere. Forse con il tempo l’umanità si era scordata di Dio e che in realtà la fede in lui era basata semplicemente sul’abitudine di voler credere in lui, e non avere fede in Dio.

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Il libro bianco: Cap.3 – Quinta parte

Io non avevo mai creduto in Dio, anche perche mi era difficile credere in qualcosa che non riuscivo a vedere o toccare. Nel passato credevo solo nei miei sensi fisici, la vista, il tatto, l’olfatto, il gusto e l’ascolto. Le percezioni extra sensoriali erano una cosa alla quale non davo molta importanza. Con il tempo e l’esperienza però non potevo fare a meno di accettare il fatto che affinando i nostri sensi fisici ne possiamo scoprire degli altri, che sono forse una specie di emanazione sottile di quest’ultime. Il sentire a un livello più intimo, personale, sentir parlare la nostra anima. La mia anima mi aveva parlato anche prima, anzi a volte urlava ma io ero sordo alle sue parole. Sordo perche occupato da altre cose, cose materiali alle quali davo troppa importanza, cose che credevo fossero tutto nella vita. Ed era proprio la vita che un giorno mi ha fermato e ha detto basta, il giorno in cui sono stato arrestato. È proprio vero che l’uomo, nella maggior parte dei casi, ha bisogno di sbattere la testa per cominciare a vivere la vita per quello che è, e non per quello che si crede che sia. Sentire la vita per me è avere fede. Poter 23

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vedere la bellezza del mondo che mi circonda, poterlo toccare, odorare i profumi che ci dona, ascoltare il suo canto e gustarlo ogni giorno, per me è la fede. Questo è Dio, perche lui è in ogni cosa. Per questo ho smesso da tanto tempo a dare colpe ad altri per come vivo la mia vita, e per questo ora cerco di non dividere le cose una dal altra ma vederle come una cosa sola. Per troppo tempo ho pensato che il mondo fosse diviso in bianco e nero, brutto e bello, buono e cattivo … ect. Ma se ci si pensa un po’ siamo stati noi, uomini, a dividere il mondo e le cose. Per questo ora cerco di trovare l’unità in tutto: negli uomini, nelle cose, nel mondo, e soprattutto in me. Oramai mancavano 22 giorni alla scomparsa del mondo per come era. Almeno cosi pensavamo. Ero un po’ preoccupato al pensiero che tutto sarebbe scomparso, come avremmo fatto a sopravvivere? Avremmo dovuto arrangiarci inventando le cose, costruendole, ed il cibo avremmo dovuto coltivarlo noi. Erano anni che non facevamo più l’orto, visto che l’aria e l’acqua erano inquinati, e poi costava meno comperarlo che coltivarlo. Questo mi fecce ricordare quando ero in carcere, la ho visto come la gente si arrangiava per cuocere il cibo che comperava. Dopo sette giorni al carcere di La Spezia ero stato trasferito a Como. Questo mi rallegrava perche ero più vicino a casa. Avrei potuto, forse, sapere qualcosa in più sul perche mi trovavo in carcere. Era un carcere molto affollato. In cella eravamo in 4, quando a malapena ci si 24

stava comodi in due. Non avevo niente con me, ne sigarette ne soldi. Mi sentivo perso. Ma sono bastati solo cinque minuti e la voce che è arrivato uno nuovo si era già sparsa. Subito era arrivata gente che mi chiedeva del perche ero li e da dove venivo. Dopo aver raccontato un po’ la mia storia e successa una cosa che non mi aspettavo: ex avvocati, incarcerati, che si mettevano a scrivere delle richieste a nome mio per avere dei chiarimenti, due pacchetti di sigarette che sono arrivati da non so dove e una tazza di caffè buonissimo. Una solidarietà che non pensavo ci potesse essere in un luogo dove tutti erano bisognosi e in difficoltà. Il cibo era qualcosa di veramente non commestibile, anche perche non si poteva dare un nome al contenuto. Tanti facevano la spesa una volta alla settimana e poi cucinavano con dei fornelli a gas. Ma io, non avendo soldi, non potevo fare come la maggior parte dei carcerati. Era passato solo un giorno e mi sento chiamare dalla guardia di preparare le mie cose. Ero quasi felice perche pensavo che mi portavano in Svizzera. Invece mi hanno comunicato che sarei stato trasferito alla sezione tre, cioè il reparto di massima sicurezza. In quel’istante ho visto le facce di chi era vicino e ha sentito quello che aveva detto la guardia. Erano tutti sorpresi, mi dicevano che era il posto dove erano incarcerati dei boss della mafia, assassini, membri delle BR ….ect. Poi c’era chi diceva che li si stava meglio, come se in un carcere ci potesse essere un posto più bello di un altro. Tremavo dalla testa ai piedi, non so nemmeno come ho fatto ad arrivare al terzo 24

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piano. Poi ecco che mi hanno condotto davanti alla mia nuova cella. Dentro c’era solo una persona e due letti. Ho fatto subito conoscenza con gli altri, anche perche quando arriva uno nuovo tutti sono curiosi. Nelle celle c’erano dei mobiletti, tipo comodini da camera da letto, ai quali veniva fatto un buco nel asse sotto, poi al’interno veniva rivestito di carta allu da cucina tante volte si montava il fornellino a gas ed ecco il forno. C’era gente, mi ricordo di uno in particolare che doveva scontare 27 anni per omicidio, che faceva torte, focacce e tutto quello che gli veniva in mente. Un giorno era arrivato con un pezzo di pizza e mi ha chiesto di assaggiarla. Era buonissima. Aveva fatto una piastra mescolando sale grosso e succo di limone che poi aveva cotto in una padella per non so quanto tempo. Alla fine questa miscela e diventata durissima, sembrava fatta di cemento. Quando faceva le pizze faceva scaldare questa piastra con il fornellino e allo stesso tempo scaldava anche il forno. Poi quando il tutto era pronto metteva la pizza sulla piastra e infilava il tutto nel mobiletto forno. Ma non era tutto, coltivavano il basilico e i pomodori nei fondi di caffè, costruivano dei coltellini con le lamette da barba infilandole nel manico dei spazzolini da denti, le grattugie per il formaggio erano delle scatolette di tonno vuote e bucate dall’interno verso l’esterno in questo modo la lamiera che veniva spinta bucandola era una vera e propria grattugia. Questa era la parte , per cosi dire, divertente. Mentre ero in carcere almeno quattro persone si avevano tolto la vita, e di questo non c’era traccia sui telegiornali. C’erano 25

persone che protestavano facendo il sciopero della fame fino al punto di farsi morire. Pur essendo in una parte dove “ si stava meglio”, le condizioni erano pessime. Eravamo senza acqua, dentro la temperatura arrivava anche sopra i 40° gradi, l’assistenza medica consisteva solo nelle pastiglie di buscofen e pastiglie per dormire, che non erano altro che dei psicofarmaci. Era veramente dura li dentro, tanto che ogni volta che ci penso sento le stesse sensazioni che avevo li dentro. Era già mattino presto e la Susy stava ancora dormendo, forse per le emozioni della sera prima. Cosa sarebbe scomparso nei prossimi giorni?, mi chiedevo, le costruzioni, gli oggetti, le automobili, forse tutto quello che era stato inventato e costruito dal uomo. Mentre preparavo il caffè sentivo Susy che stava per alzarsi. Abbiamo passato la mattinata cercando di indovinare cosa sarebbe successo veramente nei prossimi giorni. Susy ebbe un idea veramente straordinaria quella mattina. Quella di mettere delle fotocopie della stella a cinque punte in tutti gli edifici che volevamo salvare, visto che aveva il potere di far funzionare le cose, perche non avrebbe potuto anche salvarle dalla distruzione. Cosi prendemmo le nostre fotocopie e cominciammo a fare una lista di cose da salvare. La maggior parte erano dei supermercati, farmacie….. tutto quello che per noi significava sopravivenza. Passammo dei giorni in cerca di posti da salvare. Erano passati 20 giorni e ce ne rimanevano altri 10 per preparaci. Nel frattempo avevamo fatto anche delle scorte di cibo e di semenze di ogni genere, caso mai il 25

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nostro piano non funzionasse. Eravamo cosi presi che non c’eravamo accorti che alcuni edifici erano quasi del tutto scomparsi, non c’erano rovine ma tutto diventava polvere che poi spariva assorbita nel terreno. La nostra casa era ancora intera e non dava segni di cedimento e per questo eravamo convinti che anche gli edifici con la stella sarebbero rimasti in piedi. Quando oramai mancavano solo sette giorni al termine dei trenta, decidemmo di fare un controllo. Era una delusione enorme per noi vedere che il nostro piano era un fallimento. Ogni cosa si stava sgretolando, anche gli edifici che volevamo salvare. “ Ma allora perche casa nostra è ancora in piedi?”, domandai ad alta voce me stesso. Susy, come se sapesse qualcosa, mi disse, “ dobbiamo tornare a casa e guardare nel libro bianco”. “ Perche?”, domandai, “Speri che ci sia qualcosa di scritto che ci dia una mano per fermare tutto questo?, Oramai è troppo tardi”. Susy si era già incamminata verso casa con passo veloce ed io la segui. Andando verso casa sentivo l’aria che diventava sempre più fredda e in lontananza vedevo delle nuvole scurissime. Stava arrivando un temporale. Una volta a casa Susy mi disse di controllare se le cose funzionavano ancora: le luci, l’acqua e i vari macchinari. Era tutto come prima. Susy prese il libro e con un sorriso, di qualcuno che già sapeva, lesse la frase: “ la pace sarà grande se le proporzioni sono giuste e la volontà sincera”. “ Cerca delle stanghe di ferro abbastanza lunghe e mettile fuori al centro del giardino”, disse Susy mentre prendeva una fotocopia della stella e un compasso. Guardai il libro per vedere la frase, ma era 26

già scomparsa. Usci fuori e presi tutte le stanghe di ferro che avevo, fortuna che ogni tanto mi capitava di fare qualche ringhiera per qualche cliente e avevo sempre del materiale a portata di mano. “ Prendi anche la saldatrice”, mi grido Susy. Susy voleva fare una stella più grande ma non capivo il senso del compasso. Ma poi mi era diventato tutto chiaro. Susy prendeva la misura, dalla fotocopia, con il compasso riportandola sul ferro, però moltiplicandola per dieci. Lei misurava ed io tagliavo i pezzi segnandoli, era un vero lavoro di squadra. Questo riportare dal piccolo al grande mi fecce venire in mente dei pensieri nuovi per me. Pensavo a come l’umanità negli ultimi decenni aveva soltanto pensato a se stessi, e come pochi condividevano il bene con gli altri. Quasi nessuno riportava dal proprio piccolo al grande che c’era fuori. L’importanza di condividere era scomparsa da tempo. Ci si sentiva in pace dando delle cose in beneficenza, versando dei soldi alle varie associazioni che si occupavano dei più sfortunati e andando in chiesa la Domenica per farsi vedere. Tutto veniva fatto con automatismo degno di una macchina. Forse bastava solo portare il proprio se stesso, condividere il vero umano dentro di noi con il resto del’umanità. Possiamo avere un credo diverso, una nazionalità diversa, educazione diversa, colore della pelle diversa ma siamo tutti Umani, e dentro ogni uno di noi c’è, anche se piccola, una fiammella che ci rende tutti uguali anche se a volte è difficile accettarlo. È la luce splende nelle tenebre più profonde, e le tenebre non l’hanno accettata. 26

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“prologo di San Giovanni” Il nostro lavoro procedeva bene, ma nel frattempo anche quelle nuvole scure si stavano avvicinando. Si sentiva aria di tempesta. Dopo ore di lavoro avevamo una stella enorme, la sua diagonale misurava intorno ai 15 metri. Eravamo tutte e due in piedi a guardarla soddisfatti del nostro lavoro ma avevamo una sensazione come se mancasse qualcosa di importante. Intorno c’era un silenzio che si poteva tagliare con il coltello, l’aria era densa e umida. Speravo tanto in un segno di conferma che il nostro lavoro fosse giusto, ma forse era chiedere troppo. “Manca Qualcosa”, disse Susy, “Si sembra anche a me “, dissi. “ Ma cosa?”. Susy corse dentro casa e torno con il medaglione in mano, “mancano i lati che vengono messi da punta a punta in modo da formare un pentagono, vedi?”. “Ma come mai sulle fotocopie non erano venute ?”, chiesi sorpreso. “Forse perche il medaglione è un po’ obliquo e la fotocopiatrice non è riuscita a captarli”. Susy era cambiata da quando tutto era iniziato, ogni giorno diventava sempre più ricettiva e intuitiva. A volte mi spaventava, ma per fortuna c’era. In poco tempo tagliai del’altro ferro per i lati e cominciai a saldare. Mentre saldavo non vedevo niente intorno a me perche avevo la maschera, ma una volta finito tolsi la maschera e mi ci vollero un paio di secondi per realizzare quello che era successo. Tutto intorno a noi si era formata come una bolla di sapone, vedevo chiaramente la differenza di luce che c’era al di fuori di essa. Aveva un diametro molto grande, sicuramente oltre 27

i cento metri. Era come un muro invisibile che impediva alle nuvole di passare. Erano poi solo delle nuvole, mi dissi, un temporale non era poi cosi nocivo. Ma mi sbagliavo. Con il passare dei giorni ci accorgemmo che non erano nuvole normali. Al di fuori del muro sembrava che anche le piante soffrivano. Avevamo fatto una piccola esplorazione l’ultimo giorno dei trenta che erano nel libro. Fuori dal muro invisibile faceva molto freddo, la luce filtrava ma non scaldava. C’erano pochissimi animali in giro e quelli che si facevano vedere sembravano malati. Il mondo fuori cambiava in fretta. Un po’ giù di morale andammo a dormire senza cenare sperando che il giorno dopo qualcosa cambiasse. Quella notte ho sognato tutti i nostri parenti e amici. Solo che non era un sogno normale. “Era un sogno di quelli che sembrano veri. Sembrava il mondo di prima, c’erano le case,la gente, gli animali, tutto era come prima. L’unica cosa era che non mi vedevano, anche se io potevo sentire la loro voce. Ero andato verso dove era casa nostra e li ebbi la sorpresa più grande. C’era Susy, che sentendo i miei passi si voltò e mi chiese, “ anche tu stai sognando, vero?”. “ Credo di si”, risposi. Un attimo dopo eravamo nel nostro letto svegli con mille domande che ci frullavano nella testa. “ Dove eravamo? Cosa era successo? Era una cosa reale o no?” Ci aspettavamo di tutto oramai in un mondo dove tutto era possibile. Stavamo bevendo il primo caffè guardando fuori dalla finestra in cerca di un cambiamento, ma l’unico cambiamento era che il cielo, al di fuori del 27

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muro, era ancora più scuro e minaccioso. Alcune delle nuvole erano così basse che sembravano dei spettri. Susy era andata a preparare un altro caffè ed io sfogliavo il libro bianco, e poi vidi la frase comporsi: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini la luce splende nelle tenebre , ma le tenebre non l’hanno accolta.” Era una parte del prologo di San Giovanni. Un testo sul quale ci avevo riflettuto tempo fa. Spesso invece del “Verbo” viene usata “Parola”. La Parola che crea. Anche gli uomini hanno quel potere, di creare con le parole, solo che il potere delle parole è stato dimenticato. Forse per questo il mondo stava cambiando, forse perche troppe parole erano state dette senza pensare a quello che avrebbero provocato. Quelle nubi scure potevano essere l’accumulo di tutte le parole dette in vano sotto forma di energia. Forse con il tempo questa energia scura aveva rotto l’equilibrio tra il bene ed il male che è cresciuto sempre de più. La frase era scomparsa e come risposta apparve: “ la verità è sulla bocca di tutti “. Questa frase era diventata come un Si per noi, oramai significava che i nostri ragionamenti erano giusti. Chiamai Susy e le raccontai tutto. Lei mi ascoltava e annuiva, come se per lei tutto fosse una conferma. I trenta giorni erano passati, oggi era il primo giorno di quello che in futuro avremmo chiamato “ Il Nuovo Mondo”. 28

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Il libro bianco: Cap.4 – Il Viaggio – prima parte

Era difficile pensare che il nuovo mondo si presentava a noi in questo modo. Il cielo, al di fuori del raggio della stella, era quasi nero, la temperatura sembrava scesa di 29

almeno 10° gradi, faceva molto freddo la fuori. Gli alberi erano in condizioni pietose e gli animali assumevano sempre più le sembianze dei spettri. Noi ci sentivamo al sicuro dentro la nostra “bolla di sapone”, ma non potevamo rimanere al’ interno per sempre. Era il primo giorno ed era già passato. Susy aveva preparato la cena e senza tanti discorsi andammo a dormire. Quella notte, però ci saremmo incontrati come la sera prima, nel nostro “sogno”. Eravamo tutte e due davanti alla porta di casa nostra. Tutto sembrava normale, ma presto ci accorgemmo che non potevamo interagire con le cose di questo mondo. Entrammo in casa passando attraverso la porta come se fosse fatta di aria. Dentro era proprio casa nostra, c’erano i gatti che giravano tranquilli, sul tavolo le solite cose che lasciavamo sempre…………..ma poi Susy vide una cosa nuova, era Il Libro Bianco. Provò a prenderlo e stranamente ci riuscì. “ È uguale al nostro, disse, con la differenza che non è vuoto, sembra una specie di racconto”. Susy stava leggendo il libro e l’espressione del suo viso cambiava man mano che girava le pagine. “Cosa c’è, le chiesi, sembra che tu abbia visto un fantasma dentro il libro”. “ No, non è un fantasma ma sembra come un racconto di quello che stiamo vivendo noi, e la cosa strana è che il racconto arriva solo fino a questo momento, finisce con le mie ultime parole di poco fa”. Non ci potevo credere, anzi ero confuso, la mia mente cercava una ragione di tutto questo ma era tutto invano. Ero immerso nei miei pensieri quando sentimmo girare una chiave e la porta aprirsi. Eravamo come congelati, chi era che aveva la 29

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chiave di casa nostra? In un attimo ho pensato di vedere noi stessi ma poi vidi la mamma di Susy seguita dal suo cane, Mia. Cristina, la mamma di Susy, abitava non lontano da casa nostra e ogni tanto veniva a trovarci, ma ora sembrava che anche lei cercava qualcosa in casa nostra, cercava noi. “Susy, Paul”, in tanto guardava nelle stanze. Poi tornò in sala e si mise a cercare un foglio di carta. In tanto io e Susy cercavamo di attirare la sua attenzione gridando il suo nome, ma era tutto inutile, era come chiamare il vento. Solo la Mia sembrava percepire la nostra presenza, ci guardava ma sembrava che anche lei non capiva. C’era solo un attimo in cui Cristina si era voltata verso di noi, come se anche lei avesse percepito qualcosa. Il papà e la mamma di Susy erano separati da anni ma erano rimasti ottimi amici. Lei era naturopata di professione e il suo papà un ex ingegnere che da anni faceva scultore. Cristina aveva preso un foglietto di carta e cominciò a scrivere: “Cari Paul e Susy sono passata da voi a vedere perché non mi rispondevate al telefono. È da ieri sera che provo a chiamarvi, visto che dovevate venire a cena da me. I vostri cellulari vedo ora che sono qui a casa vostra, spero non sia successo niente di grave, appena vedete questo biglietto, per favore chiamatemi. Susy, Ieri mattina quando sei venuta, hai lasciato la tua borsa a casa mia. Do io la papa ai gatti perche mi sembrano affamati. Ciao, Mamma Cristina . 30

Era solita firmarsi così, ma non capivamo una cosa: se noi avevamo passato 31 giorni come mai qui mancavamo solo da 1 giorno? Cristina nel frattempo stava per andare via e noi non potevamo fare nulla per dirle che eravamo li davanti a lei. “ Quando ero in carcere i genitori di Susy ci avevano aiutato molto. In ogni modo. Ma non solo loro, c’erano tantissime persone che ci stavano vicine, ogni uno a modo suo. Dopo una settimana nel carcere ho fatto conoscenza con il prete che dava messa una volta alla settimana a tutti i carcerati. Gli avevo raccontato in grandi linee cosa mi era successo e che non ho ancora avuto alcun contato ne con un avvocato ne con i miei cari, Susy in particolare. Lei, ho saputo solo dopo, aveva saputo dove ero e quando sono stato trasferito in un modo a dir poco geniale. Aveva telefonato ovunque per avere informazioni. Alla fine era capitata al posto giusto, dove avevano le mie pratiche. Non so di che ministero si trattasse ma la prima risposta che ha avuto e stata “ non possiamo dirle nulla, sono cose riservate, e poi lei non è nemmeno sua moglie”, all’ epoca non eravamo ancora sposati. Ma dopo aver raccontato la nostra storia e quello che mi/ci aveva capitato la signorina dal’altra parte ha fatto una cosa meravigliosa: tenendo la cornetta del telefono vicino ha domandato alla sua collega, “ ne che non possiamo dire che signor Glasgow è stato trasferito a Como”, no signora non possiamo dire nulla del caso in questione, arrivederci e grazie. Geniale, ma non era un caso isolato ovunque la gente ci dava una mano in ogni 30

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modo. Il prete in tanto prese il numero di telefono di casa nostra che gli avevo dato dicendomi che lui non poteva fare molto. Dopo un paio di giorni era venuta una guardia dicendomi che c’era l’avvocato per me. Mi preparai subito e scesi con la guardia verso i locali dove si poteva incontrare il proprio legale. Mi sentivo un po’ sollevato poter vedere qualcuno che potesse spiegarmi cosa succedeva e cosa dovevo fare. Quando entrai nella stanza ebbi una sorpresa, era il prete che mi sorrideva. Teneva in mano una borsa che Susy mi aveva preparato. Solo al pensiero che lui avesse incontrato Susy mi misi a piangere come un bambino. Mi disse che le aveva telefonato e che poi si erano incontrati nella sua chiesa e che hanno parlato a lungo. Mi disse di non preoccuparmi perché non ero solo. Susy mi aveva versato anche dei soldi con i quali potevo comperare le cose di prima necessità: rasoio, dentifricio, sapone, acqua perché quella del carcere era pericolosa, tanti avevano preso delle malattie. Il prete aveva rischiato molto, e credo che non eroi l’unico per cui si dava da fare. In seguito, dopo un anno che ero a casa, ho provato a chiamarlo e mi avevano detto che era stato trasferito. Assistevo regolarmente alle sue messe in carcere, e quello che ho visto era meraviglioso. Alle sue messe c’erano persone di ogni religione ed ogni uno pregava a modo suo senza dare importanza al fatto che era una messa cattolica. Eravamo tutti uguali di fronte a Dio e questo era un ottimo esempio, se pensiamo che al di fuori del carcere la gente era disposta anche a uccidere chi era di un ‘altra religione. Ma li dentro ogni cosa, 31

anche la più piccola, diventava la più importante. Mi ricordo che un giorno vidi una libellula e mi venne in mente che a casa spesso li guardavamo volare sopra la nostra piscina, ogni volta sembrava che volevano dare uno show solo per noi. Quel anno l’estate era molto calda, si arrivava fino 40°gradi ed era strano vedere una libellula, anche perché nelle vicinanze non c’era acqua. Anzi a volte l’acqua mancava proprio, tanto che per giorni non ci potevamo lavare, e per far funzionare i bagni usavamo delle bottiglie riempite precedentemente. Una sera avevo assistito ad una cosa bellissima, una grande festa. Mi sembrava tornato indietro nel tempo quella sera. Eravamo al terzo piano, sotto il tetto del carcere, e di conseguenza faceva molto caldo, l’aria era irrespirabile di quanto era calda e non c’era un filo di vento. Era da quasi un mese che aspettavamo la pioggia. Una sera, in lontananza, cominciavano ad accumularsi delle nuvole più tosto scure e cominciavamo a sentire un po’ di aria fresca. Dopo solo 10 minuti pioveva cosi forte che l’acqua entrava dalle finestre, nessuno aveva nemmeno pensato di chiuderle, anzi eravamo tutti davanti a goderci la pioggia. C’era gente che cantava dalla gioia, altri che gridavano, ma una cosa ci collegava tutti eravamo felici, per della “semplice” pioggia. Vivendo, per la maggior parte della gente e anche per me, ogni cosa era diventata normale, dovuta. Il sole che si alza ogni mattina, l’acqua che esce dai rubinetti, la natura che ci circonda, il partner che ci ama perché siamo sposati………….ect. Ma tutto ciò ora era cambiato, io stavo cambiando. 31

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Cristina se ne era già andata e nello steso momento, io e Susy, ci trovammo faccia a faccia nel nostro letto. Eravamo svegli ed era già mattina. “Mi sembra di cominciare a capire, disse Susy, mi sa che tutti sono stati portati in un altro mondo, parallelo a questo o qualcosa del genere. E per di più sembra che trenta giorni qui corrispondono a un giorno di la”. Susy sembrava convinta di quello che diceva, ed io ero più o meno d’accodo con lei, se non fosse per il mio dubbio di chi sia stato portato in un’altra realtà, noi o gli altri?. “ Ma Il Libro Bianco, quello sul tavolo a casa nostra, come e che raccontava i nostri trenta giorni qui”, chiesi ad alta voce. “Forse siamo noi a scriverlo in qualche modo, visto che ora tutto è possibile, perché non potrebbe essere cosi?”, disse Susy. Perché no, in fondo le cose che erano successe qui erano ben più strane. Ci alzammo per il nostro solito caffè, ma già riuscivamo a percepire una certa tensione nel’aria, e non solo. Mi sembrava di sentire una specie di voce, come se qualcuno parlava attraverso il vento. Susy mi guardò e avevo capito subito che anche lei sentiva la stessa cosa. “Altre novità”, le dissi, “ ci mancava solo questa”. “Aspetta, disse lei, voglio capire di cosa si tratta”. Aguzzammo le orecchie, a parte la voce misteriosa, c’era un silenzio spettrale. Susy era uscita in giardino ed io andai a preparare del caffè. “ Susy, è pronto vieni, la chiamai, tanto abbiamo tutto il giorno per scoprire di cosa si tratta”. Entrò dentro e con se aveva un foglietto di carta, ovviamente ha scritto quello che è riuscita a capire. 32

Non le chiesi nulla, anche perché ogni volta poi succedeva qualcosa. Ero come stufo di questa cosa, volevo che finisse tutto, volevo tornare indietro, volevo la vita di prima. Diventava sempre più difficile pensare a tutto quello che ci succedeva. “ Per quello che sono riuscita a capire secondo me il messaggio è questo: “seguite il vento, seguite la voce la dove fa freddo ed il buio e padrone, superate gli ostacoli non distruggeteli, vi saranno utili, rettificate, vi sarà rivelato il principio ed il fine ultimo della vita”. “ Ecco, disse Susy, penso che sia tutto. Si ripete sempre la stessa cosa, ora bisogna vedere se ciò che penso io e giusto”. “ Cosa pensi che sia, chiesi, perché a me sembra un po’ senza senso tutto questo”. “Secondo me dovremmo andare a cercare qualcosa che ci aiuta a comprendere, non so ancora cosa, ma che ci aiuta a capire perché il mondo si è diviso e cosa dovremmo fare noi, perché se siamo rimasti solo noi due qui ci deve essere una ragione”. Susy cercava di essere chiara per farmi capire ma era sempre più difficile. D’istinto presi il libro in cerca della solita frase di conferma alle nostre affermazioni e supposizioni, La verità e sulla bocca di tutti, ma questa volta non c’era. In cambio era apparso qualcosa di nuovo, un disegno. Il disegno rappresentava una pietra, una pietra normale, qualsiasi, e sotto il disegno c’era una frase: “Questo siete voi, questo sono tutti, questo siete diventati, pietre grezze, nulla si può costruire con esse, nulla che duri nel tempo. Sgrossate affinché attraverso 32

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l’uno tutti trovino il proprio specchio. Il viaggio sarà lungo e difficile ma abbiate fede in quello che custodite.” “Bene, dissi, allora dobbiamo partire per quanto ho capito”? “Si, mi rispose Susy, e dobbiamo farlo in fretta, non so se la voce sarà permanente. Non vorrei che svanisse nel nulla”. “ Ma io già adesso non sento più nulla”, le dissi, ovviamente dentro di me c’era qualcosa che si opponeva al fatto di uscire dalla bolla di sapone, e poi andare a cercare qualcosa, che cosa? Si stava cosi bene dentro, avevamo tutto perché dovevamo preoccuparci del resto. Ma Susy non era d’accordo e cominciava già a preparare la lista di cose da portare con noi. Io presi la piccola stella e andai a cercare tra quello che era rimasto dei supermercati. Cercavo una tenda e altri articoli da campeggio, non sapevamo ne quanto tempo ne quanto lontano saremmo dovuti andare. A nessuno dei due piaceva il campeggio ma non avevamo altra scelta. Da quello che vedevo non era rimasto più nulla delle costruzioni che c’erano, solo alcuni negozi, dove avevamo lasciato la stella, si reggevano ancora in piedi, ma presto anche quelli sarebbero scomparsi. Eravamo fortunati, trovai ancora intatto l’interno del supermercato. Presi tutto il necessario e mi incamminai verso casa con una certa fretta. Al di fuori del cerchio della stella che avevamo costruito l’ambiente era freddo, incolore, si percepiva una certa tensione, una specie di paura che ora sentivo molto forte. Ad un tratto qualcosa mi passo vicino, sembrava un ombra, ora di nuovo, cominciavo a sentirmi debole tanto e che ho dovuto sforzarmi per non cadere. Cercai, nella tasca, la stella, 33

avrebbe dovuto creare un campo di protezione, ma non c’era. La mia mente cercava di ricordare dove avrei potuto lasciarla, il supermercato! L’ombra si stava avvicinando di nuovo, lasciai cadere tutto per terra e corsi verso l’entrata più forte che potevo. Ho cominciato a cercare tra gli scafali delle tende, tra le lampade a gas, ma non c’era. Poi vidi una piccola luce che splendeva in mezzo alle coperte, si era li che l’avevo lasciata, l’avevo appoggiata per poter piegare alcune coperte che ci potevano servire. Corsi verso gli scafali e quando la presi in mano era come se la paura ed il freddo che sentivo fossero scomparsi. Mi sentivo sollevato. Ripresi le cose che avevo lasciato cadere e con passo veloce mi diressi verso casa. Raccontai tutto a Susy e lei decise che forse era meglio fare qualcosa per non perdere più la stella. Prese una catenella e si mise la stella al collo, come una collana. “Cosi forse non rischiamo di lasciarla in giro o perderla”, disse soddisfatta. Lei aveva già preparato il cibo e qualche medicina da portare con noi, mancavano solo le cose che avevo portato io. Verso sera avevamo tutto pronto, non ci rimaneva che partire. Uscimmo fuori e ciò che ci si presentava davanti non era consolante. La situazione fuori stava peggiorando, gli alberi stavano morendo e degli animali nessuna traccia. Tutto intorno soffriva e chiedeva aiuto, ora lo sentivamo dentro di noi. Le ombre erano sempre più visibili e sembrava che ogni tanto tentassero di penetrare la bolla di sapone che c’era intorno a noi, erano sempre più violente. Dovevamo partire al più presto, ma non ora, non di notte. Saremmo 33

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partiti la mattina dopo con le prime luci del’alba, o quello che ne era rimasto.

Questo post è stato pubblicato in il libro bianco in data 23/11/2008 alle 16.27.56

Il libro bianco: Cap.4 – Il Viaggio – seconda parte Era la mattina presto ed eravamo già pronti per partire. Susy aveva preparato delle scorte di cibo e acqua per almeno un paio di settimane. Non sapevamo quanto tempo avremmo dovuto viaggiare. Dovevamo seguire quella voce che sentivamo nel vento. Proveniva da Nord. Sulla porta di casa ci venne in mente che dovevamo in qualche modo assicurarci che anche i nostri gatti avessero da mangiare per il tempo che eravamo in viaggio. “Susy cosa facciamo con i gatti?”, le chiesi, il viso di Susy in quel momento divento preoccupato, e disse, “Sai in questi giorni non li ho visti molto, a dire la verità l’ultima volta che li ho incontrati era nel nostro sogno”. Era vero, ora che ci stavo pensando erano nel altro mondo, dove tutto era ancora come prima. “ Hai ragione, dissi, forse loro hanno potuto tornare dopo averci dato un po’ di 34

conforto e speranza in quei momenti di confusione”. Cercammo per un po’, tanto per essere sicuri che cosi fosse, e dopo mezz’ora decidemmo di partire lasciando comunque le ciotole piene. Vedevamo davanti a noi avvicinarsi la fine della bolla che ci separava dal mondo esterno e cominciavamo già a sentire il freddo che era là fuori. Ma noi avevamo la stella. Al di fuori il mondo cambiava in fretta, la natura, pur con fatica, si stava riprendendo ciò che le era stato tolto. Le strade erano quasi del tutto invase dalle radici e l’erbaccia, le case non c’erano più, o almeno stavano piano, piano scomparendo. La vegetazione però non era per come eravamo abituati a vederla, aveva un colore verde grigio e nemmeno la forma degli alberi era più quella che conoscevamo. Erano tutti storti, con delle forme strane, e le radici spuntavano più fuori che dentro nella terra. Sembravano dei tentacoli che volevano avvolgere tutto. Andavamo verso Nord in silenzio. Come se avessimo paura che qualcuno ci potesse sentire. Ovunque c’era nebbia. Ma più che nebbia erano dei banchi che si spostavano trasportati del vento. Erano come quelli che cercavano di avvolgermi davanti al supermercato, ma questa volta Susy aveva con se la stella e i banchi stavano alla larga. Pur essendo la mattina presto, di luce c’è n’era poca. Susy non era una grande camminatrice, ma ora sembrava l’incontrario, era davanti a me di quasi dieci metri e io dovevo stare al suo passo per non perderla. La vegetazione si faceva sempre più fitta e a volte sembrava impossibile proseguire. Mi stava venendo la rabbia e odio di tutta questa situazione. Perche noi? Perche io e non qualcun altro? Volevo tornare indietro, alla mia vita di prima, con le mie cose di prima. Dentro di me c’era voglia di scappare, ma non potevo lasciare qui Susy sola, in mezzo a questa foresta. C’eravamo addentrati da più di un ora in quello che sembrava una foresta fitta. Pur conoscendo la zona non riuscivo a riconoscere il posto, era tutto diverso ed in più il la luce scompariva sempre più. I pensieri cattivi invadevano la mia mente, cominciavo ad avere dubbi su quello che stavamo facendo. Seguivamo le indicazioni di qualcuno che non riuscivamo a vedere, qualcuno che forse si prendeva gioco di noi. Ma non 34

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potevo lasciare Susy da sola. Lei sembrava cosi decisa nel compiere questo viaggio. Il terreno cominciava a salire e diventava sempre più roccioso. Pensavo alla frase comparsa sul libro bianco, “ siete tutti delle pietre grezze”. Qui intorno c’erano tantissime di pietre, li vedevo come dei uomini che hanno lasciato il loro cammino a metà. Avrei voluto essere una di queste pietre, almeno non avrei più sentito ne fatica ne freddo, mi sarei lasciato cadere li in mezzo a tutti gli altri a seguire il corso della vita per come veniva. Perche avrei dovuto costruire qualcosa, per chi? La tentazione era forte, ed il zaino che portavo sempre più pesante. Susy invece sembrava leggera come l’aria, come se non sentisse ne freddo ne stanchezza, lei che anche d’estate dormiva con i calzettoni. Quello era forse il mio ultimo pensiero prima di cadere. Avevo sentito il terreno che cedeva sotto i miei piedi, poi più nulla. Apri gli occhi solo quando era notte, avevo ferite ovunque a causa della mia caduta. Cercavo con lo sguardo Susy, ma non la vedevo. Un senso di paura mi pervase tutto il corpo. Cominciai a chiamare gridando il suo nome per ore in vano. Non ebbi nessuna risposta. Era strano che lei fosse proseguita senza di me, e se le fosse successo qualcosa? Se fosse caduta anche lei cercando di soccorrere me? Dovevo cercarla, ma la torcia che avevo con me si era rotta con la caduta. Sentivo molto freddo e le ombre che mi passavano vicine erano come delle lame taglienti di angoscia, ansia e paura. Dovevo cercare un riparo. A tentoni mi arrampicavo verso non so dove, sentivo le pietre fredde e taglienti sulle mie mani e su tutto il mio corpo. Nel buio vidi qualcosa di ancora più scuro, sembrava l’entrata di una grotta. Mi sentivo in salvo. Si era proprio una grotta. Entrai dentro e con un fiammifero feci un po’ di luce, conoscevo questa grotta, era chiamata la grotta del Eremita, solo che ora sembrava più profonda. Il freddo era meno intenso all’interno e cosi decisi di passare la notte qui. Avrei cercato Susy con le luci del mattino. Avevo dormito poco e male quella notte. Ho sognato Susy che mi aspettava in un posto che non avevo mai visto prima, in riva ad un lago che non conoscevo, in un posto dove la natura era per come la conoscevo e la luce del 35

sole splendeva e scaldava ogni cellula del mio corpo. Apri gli occhi nella speranza di vedere un po’ di luce e ritrovai solo buio. Nulla era cambiato. Doveva essere già mattina, ma l’unica luce che vedevo era quella dei miei fiammiferi, che da li a poco sarebbero finiti. Ebbi una sorpresa quando spensi il fiammifero, una piccola luce c’era ma non proveniva da fuori ben si dalla profondità della grotta. Non era forte però almeno riuscivo a vedere verso dove portava. Forse era Susy che cercava me? Ho cominciato a gridare il suo nome per quanto potevo andando verso la luce. Man mano che andavo avanti sembrava che la luce si allontanasse sempre di più. Mi fermai per un attimo e mi accorsi che avevo lasciato il mio zaino al entrata della grotta. Era poco male lo avrei ripreso dopo, al mio ritorno. Decisi di seguire il sentiero che portava sempre più in basso, verso la luce. Ora faceva più freddo, la corrente d’aria era sempre più forte, tanto e che facevo fatica anche a camminare. Ero stanco ma dovevo andare avanti, non potevo fermarmi. Dovevo seguire quella piccola luce che vedevo in lontananza, perché forse alla fine avrei trovato Susy. Questa solitudine mi faceva paura. “Come quando ero in carcere. Pur essendo i carceri super affollati mi ero sempre sentito solo li dentro. Forse perché la solitudine in qualche modo mi obbligava a guardarmi dentro. Li ho potuto, anzi ho dovuto spogliarmi di tutto ciò che ero in precedenza. Dimenticare il mio orgoglio, il mio ego, il desiderio di vendetta, la rabbia, l’odio………………….di tutto ciò che offuscava la mia vera natura. Anche li avevo tanta paura, senza sapere di cosa, ma ne avevo veramente tanta. Le mie giornate erano una continua ansia e angoscia. Mi ricordo aspettavo con ansia che mi trasferissero in Svizzera, perché solo li che potevo avere dei chiarimenti e finalmente andare a casa. Il giorno era arrivato. Una mattina la guardia di turno era venuta a dirmi che dovevo preparare tutte le mie cose perché , finalmente, mi trasferivano in Svizzera. Ho fatto tutto molto in fretta mettendo tutte le mie cose in un sacco della spazzatura e poi via verso il furgone che mi avrebbe portato a casa. Una volta nel furgone mi avevano messo le manette, quelle che ti legano le mani e poi 35

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anche i piedi. Mi era tornato il ricordo del mio trasferimento da La Spezia a Como. Avevo passato tutto il viaggio chiuso e ammanettato in una gabbia 50x50cm al’interno del furgone. Quasi cinque ore di viaggio senza mai uscire, senza ne acqua ne cibo. Ma adesso il viaggio sarebbe durato al massimo un ora, non di più. Pensavo che il peggio fosse finito. Ero in Svizzera da solo un ora e mi trovavo già in una cella della questura, picchiato e maltrattato per non aver detto quello che loro volevano, perché loro non volevano la verità. Ero da solo in cella, una cella senza finestre. Camminavo giorno e notte avanti e indietro per tenermi occupato e per non aver paura. Ogni singolo rumore mi faceva trasalire di paura,paura che fossero venuti a picchiarmi di nuovo. Il giorno stesso avevo raccontato tutto al pubblico ministero, che gli agenti che hanno preso la mia deposizione me avevano messo le mani addosso. Mi aveva detto che avrebbe fatto delle indagini su questi due agenti, ed e per questo che avevo paura, paura di una vendetta. Erano dieci giorni da incubo. I tre mesi passati in carcere ad aspettare questo momento erano niente in confronto ai dieci giorni passati in questa cella senza finestre in Svizzera.” Ora mi rendevo conto di che cosa mi aveva tenuto in vita per tutti quei giorni, La Fede. La fede in me e che oltre a tutto quello c’era qualcosa di più grande. Alla quale non potevo arrivare per com’ero. Ecco perché ero caduto prima, pensai, avevo perso fiducia. Pensavo che dimenticando ciò che ero tutto sarebbe andato bene, ma cosi non era. Il peso era rimasto, pesava come piombo questa volta. E questo piombo aveva bisogno di essere purificato, questa pietra aveva bisogno di essere sgrossata. Mentre pensavo non mi ero accorto che ero entrato in una specie di pozza d’acqua. Avevo freddo ed ero stanco, e le ferite facevano sempre più male. Malgrado tutto avevo ancora la forza per continuare, dovevo raggiungere quella luce. Più pensavo a lei, più mi sentivo leggero e forte. Cercavo di avere le idee chiare, di togliere ogni risentimento, odio e rabbia che avevo dentro. Quelle cose non 36

dovevano decidere per me, se no tanto valeva fermarmi. L’aria ed il vento in quel momento si fermarono ed anche l’acqua del pozzo non c’era più. Mi trovavo in una specie di allargamento della grotta, come una stanza. Mi ricordai della voce che sentivo nel vento, ma anche quella era sparita. Avevo i vestiti bagnati e mezzi rotti. Avrei voluto avere solo un fuoco dove scaldarmi e asciugarmi, in quel’momento. Decisi di riposarmi un po’ e magari anche dormire. Non avevo finito nemmeno finire il mio pensiero che ero già nel mondo dei sogni. Quella notte avevo sognato il fuoco, ma non un fuoco qualsiasi, era un fuoco purificatore. Ero come in una battaglia: combattevo con delle cose che cercavano di portarmi sempre più vicino al fuoco. Mi attraversavano, ed ogni volta era come se mi strappassero dei pezzi di me che poi bruciavano nel fuoco. Era una battaglia durissima, ma più andava avanti più mi sentivo leggero, era tutto cosi strano. Alla fine mi arresi e vidi una grande luce attraversare il mio corpo e portare via con se una massa scura e informe che gettò nel fuoco. Nel sonno cominciai a sentire anche il calore che questo fuoco emanava. Prima che il sogno finisse l’ultima cosa che vidi era la luce che tornava verso di me. Aprì gli occhi e non potevo credere a ciò che vedevo, davanti a me c’era un vero fuoco acceso. Mi stavo chiedendo quanto di quello che avevo sognato era vero. In fondo alla stanza c’era anche un ‘apertura dalla quale vedevo la luce del giorno. Andai verso di essa. Fuori era giorno ma il sole non era ancora visibile. In lontananza vedevo il punto nel quale sarebbe uscito. Ho deciso di sedermi e aspettare la sua comparsa. Davanti a me c’era un laghetto con acqua cristallina e ovunque un po‘ di nebbia mattutina. Ed eccolo li, il sole, stava venendo fuori propagando la sua luce ovunque, era lo spettacolo più bello che io abbia mai visto. Cercavo di trattenere il mio sguardo il più possibile ma la luce era accecante. In quel momento sentì una mano abbracciarmi e una voce familiare dirmi: bello vero. Era Susy, stava sorridendo come se sapesse cosa mi era successo e che ora era tutto finito. Ci abbracciamo forte piangendo tutte due di felicità e di gioia. Si era tutto finito. 36

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Nel fra tempo nel libro bianco si stava componendo un'altra frase, che noi non avevamo ancora visto; “ Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per esistere, intuire, capire, agire e essere per servire”

casa. Susy stava preparando del caffè ed io sfogliavo il libro bianco in cerca di nuovi indizi. Ed eccola li :

" Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per esistere, intuire, capire, agire e essere per servire"

Il libro bianco: Cap.4 – Il Viaggio – terza parte

Il ritorno a casa era più veloce, eravamo così felici che non sentivamo alcuna fatica. Il sole splendeva ancora, dopo giorni di buio, ma già in lontananza si vedevano altre nubi scure. Io volevo che tutto finisse e non riuscivo ad accettare l’idea che avevamo altro lavoro da fare. Le nubi indicavano che il lavoro era appena iniziato ed il sole sarebbe stato oscurato di nuovo. Da lontano, non essendoci più le altre case, riuscivamo a vedere la nostra casa, ancora protetta da quella cupola di energia. Era tutto cosi silenzioso, neanche i nostri gatti si vedevano in giro. Di solito ci venivano sempre incontro quando tornavamo a 37

Mi ritornò nella mente il viaggio nella grotta appena fatto; il vento, l’acqua e il fuoco, erano loro i tre viaggi? Non poteva essere diversamente, perché la prima parte della frase era già scomparsa. Tre viaggi attraverso gli elementi per una nuova nascita, per un nuovo inizio. Ero uscito dalla grotta più leggero e più sereno con me stesso. Avevo lasciato, o meglio ancora, ho preso coscienza di cosa veramente ero e di cosa volevo essere, un uomo libero. Libero da ogni pregiudizio verso il tutto. Spesso ero caduto in balia delle mie emozioni e di conseguenza anche i miei gesti erano guidati da esse. Non avevo mai il tempo di ascoltare il mio cuore che mi gridava "Fai agli altri ciò che vuoi che gli altri facciano a te". Probabilmente questo era solo l’inizio di una presa di coscienza e un lavoro da svolgere ogni giorno della mia vita. Leggevo l’altra frase con la speranza di capirci qualcosa ma avevo ancora la mente occupata da altri pensieri, cosi lasciai il libro da parte. Susy stava portando il caffè dicendo; “Forse un po’di caffeina ci aiuta a pensare meglio, che dici?”. “Forse hai ragione, mi sento ancora un po’ addormentato e dopo magari dovremo cercare di capire la nuova frase nel libro”. “ Ma forse è meglio farlo domani, con la mente fresca e riposata, se no rischiamo di non concludere niente stasera” , rispose lei. In fondo anch’io avrei preferito farlo domani, sentivo tutto il corpo indolenzito dal freddo e dai colpi presi nella caduta. Decisi di fare un bagno caldo e poi a letto. Ero sdraiato nella vasca da bagno godendomi il calore del’acqua quando un pensiero mi attraversò la mente; “ dove era finita Susy mentre io cercavo di uscire dalla grotta?”. Sembrava molto tranquilla e i suoi vestiti erano in ordine, non sembrava per niente che anche lei avesse attraversato la grotta, e poi non sembrava nemmeno stanca. Ma ero troppo stanco per darmi qualche risposta in questo momento così decisi di godermi il bagno caldo e di farmi tutte le domande il giorno dopo. Andammo a letto quasi subito, il tempo di darci il bacio della buona notte ed eravamo già nel mondo dei sogni. C’era un silenzio molto strano in casa quando finalmente mi ero svegliato. Non c’èrano i soliti rumori di Susy che preparava il caffè. Ma forse era andata in giardino o in cantina. Entrai nel soggiorno ma non vidi nulla che mi avrebbe fatto pensare che Susy ha già fatto colazione. Guardai fuori; niente, nessuna 37

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traccia, scesi in cantina chiamando il suo nome, ma nessuna risposta. In quel momento non mi ero reso conto che qualcosa era cambiato, ma più tardi me ne sarei accorto. Ero preso dal panico, ma subito ho ripreso il controllo pensando che forse sta facendo una passeggiata, dove però? Avevamo detto che nessuno dei due sarebbe mai andato da solo fuori dalla bolla di protezione. Cercai la stella sperando che non ci fosse, che l’abbia presa lei. Invece era al suo posto, sul comodino vicino al letto. Decisi di farmi un caffè ed aspettare ancora un attimo prima di andare in cerca di Susy. Ed era allora che mi accorsi dei cambiamenti. In cucina non c’èra più niente; tutte le provviste che avevamo fatto erano sparite, non c’èra più niente, neanche il caffè. Ma la cantina era piena di provviste, pensai, cosi corsi per le scale sperando di trovarla piena. Niente! Era tutto vuoto, i scafali che avevamo riempito erano completamente vuoti. Cosa avremo fatto adesso? Senza cibo non saremmo vissuti ancora a lungo. Corsi di sopra, presi la stella e cominciai a correre verso non so dove. Dovevo trovare Susy. Non avevo mai corso tanto in vita mia, avevo i muscoli che gridavano aiuto, ma ero deciso di trovare Susy. Avevo paura. “ La paura, quella stessa paura che ancora sento quando vedo una macchina della polizia. Dopo la prigione, una volta a casa ero sicuro che tutto fosse finito; la paura, l’ansia e l’angoscia. Non era cosi, erano ancora dentro di me forti come prima e forse anche di più. Ogni volta che andavo a letto e sentivo, nel silenzio della notte, una qualsiasi macchina passare in lontananza, per me era la polizia. E in quel momento rivivevo le stesse sensazioni, sentivo le stesse cose, sentivo le botte che avevo preso. A volte penso che di rumori non c’èrano proprio, ma era la mia mente terrorizzata che me li faceva sentire. Anche di giorni era la stessa cosa; ogni volta che sentivo un rumore andavo alla finestra della cucina per vedere, per essere sicuro che fuori non c’èra nessuno. Ancora oggi è cosi, forse non come i primi anni, ma c’è! “ In realtà non avevo paura per me, non del tutto, ma per Susy. Anche adesso era la stessa cosa, avevo paura per lei, cosa le era successo? Dove era andata? Avevo dimenticato la scomparsa delle provviste, ma in qualche modo ci potevamo arrangiare. Cercai per ore, ma intorno non c’èra nulla, solo terra desolata e vegetazione sofferente. Non sapevo per quanto ero fuori, ma avevo male ovunque. Decisi di tornare a casa. Forse avrei avuto fortuna e Susy sarebbe stata lì ad aspettarmi. Entrai in casa chiamando il suo nome, nessuna risposta. Avevo molta sete, andai in cucina e apri il rubinetto; l’acqua aveva un colore scuro e un odore di melma. Provai con gli altri rubinetti ma ovunque era la stessa cosa. Deluso e scoraggiato andai a sedermi, sul tavolo c’èra ancora il libro bianco. Mi venne voglia di bruciarlo, ma forse era l’unica cosa che mi era rimasta. Apri la pagina delle scritte e vidi una nuova scritta;

“Anche nella solitudine più grande non si è mai soli” 38

La frase scomparve nel momento in cui l’avevo letta. Mi vene da ridere; non si è mai soli? Io mi sentivi solo. Volevo di nuovo abbandonare tutto, farla finita non volevo più andare avanti cosi, non da solo. Stavo perdendo il controllo di me stesso, delle mie emozioni e della mia ragione. In quel momento mi ricordai la grotta ed il viaggio che avevo fatto, del suo significato e della forza che avevo trovato per andare avanti. Questo ricordo mi faceva sentire più forte, e più sicuro di quello che ero. Chiusi gli occhi e cominciai a fare dei respiri profondi e lungi, rimasi cosi per un po’. Quando apri gli occhi il sole se ne stava andando. Mi sentivo bene malgrado tutto ma la fame e la sete erano ancora presenti. Decisi di filtrare un po’ di acqua con una stoffa e di accontentarmi solo di essa. Facevo fatica a inghiottire quel liquido che doveva essere acqua ma almeno non soffrivo più la sete. Quella sera sognai l’altro mondo, dove insieme a Susy eravamo già stati, dove la vita sembrava quella di prima. Vidi i miei amici, i miei parenti i nostri vicini di casa, ma nessuna traccia di Susy. Cercai di andare verso la casa di Cristina, la mamma di Susy, ma ero come bloccato, non riuscivo a muovermi. Mi ero svegliato con i ricordi di quel sogno e quelli del giorno prima. Dovevo sbrigarmi a trovare una soluzione per avere del acqua pulita e trovare un po’ di cibo. Mi alzai e cercai di ricordare qualcosa sul filtraggio del acqua. La piscina!!!! Mi era venuto in mente che l’acqua veniva filtrata attraverso la sabbia, e più la sabbia era fine più era pulita. Quel stesso giorno andai al fiume almeno 10 volte per prendere della sabbia di diversa grossezza. Avevo disposto dei contenitori a cascata che poi riempivo con la sabbia. Nel primo contenitore, quello più in alto quella più grossa, e man mano nei contenitori più in basso, quella più fine. Presi il tubo da giardino e lo misi nella sabbia del contenitore più in alto. Ero molto eccitato, ma anche molto preoccupato, mi chiedevo se il mio lavoro avrebbe dato il risultato sperato, acqua pulita. Apri il rubinetto, l’acqua riempiva i contenitori uno dopo l’altro e a prima vista sembrava che funzionasse. L’ultimo contenitore era una grossa tanica di plastica con un rubinetto alla quale avevo tagliato la parte superiore per poterla riempire di sabbia. Avevo anche messo una rete, che avevo tolto da un colino per il tè, al’interno della tanica dove era posizionato il rubinetto cosi la sabbia più fine si sarebbe fermata prima. Corsi in cucina e presi un bicchiere, l’acqua stava già uscendo dal rubinetto, ed era pulita. Riempi il bicchiere sperando che anche l’odore fosse sparito. Era il bicchiere l’acqua più buona che avessi mai bevuto. Cercavo con tutti i miei sensi di sentire il suo percorso mentre bevevo. Avevo dimenticato quanto i miei sensi erano importanti. Senza di essi non avrei mai potuto sentire quello che sentivo in quel momento. Mi sentivo vivo. Vivo e molto affamato, il mio stomaco si lamentava dal giorno prima. Presi la stella e andai in cerca di qualche frutto rimasto fuori dalla bolla , la dove una volta cèrano i campi coltivati. Ebbi una grande sorpresa quando vidi che la maggior parte del raccolto era ancora in buone condizioni. Cominciai a raccogliere di tutto, ogni genere di verdura e frutta. Tornai a casa felice e triste allo stesso tempo. Felice di quello che avevo fatto e raccolto ma triste per la 38

Igor Candolfi

Il Libro Bianco

scomparsa di Susy. Mai come prima di allora avevo apprezzato il cibo e l’acqua. La cena, pur semplice, era deliziosa. Cercavo di sentire il gusto di ogni cosa, di sentirmi vivo. Molto spesso ci si dimentica di tante cose, a volte anche di noi stessi. Dimentichiamo di esistere, lo diamo per scontato, come se tutto fosse dovuto, anche i nostri sensi. Dimentichiamo che è solo grazie ad essi che possiamo sentire la vita, sentire la nostra esistenza. Quella sera mi sentivo Esistere, sentivo il mio corpo che mi ringraziava di tanto bene. Avevo anche la sensazione di non essere da solo, sentivo di essere accompagnato in questo viaggio, non so da chi ma ne sentivo la presenza. Mi ricordai della frase nel libro;

" Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per esistere, intuire, capire, agire e essere per servire" Guardai la pagina e vidi che qualcosa era cambiato, mancava una frase;

" Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per ________ , intuire, capire, agire e essere per servire"

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CAPITOLO 1

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Quarta di copertina

Note Biografiche sull’Autore

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