Lettera Unitaria

  • June 2020
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  • Pages: 4
Cari amici e compagni a 8 anni dal suo avvio, il servizio civile nazionale su base volontaria, in parte continuazione del servizio civile degli obiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio, è sottoposto a pressioni contrastanti che ne mettono a rischio l’identità e la funzione per il nostro Paese e che possono renderlo presso i giovani un privilegio e un lavoro sottopagato invece che un’opportunità e un investimento formativo e civico. I tagli ai finanziamenti statali nel 2009 e nel 2010 hanno portato a ridurre a 27.000 gli avvii dopo che per tre anni si erano stabilizzati intorno a 45.000 unità. Senza interventi correttivi in questo autunno, nel 2011 non ci saranno nuovi avvii e i soldi stanziati serviranno solo a pagare i giovani avviati nel 2010. Lo scontro in atto sulle competenze fra Stato e Regioni/PA sta progressivamente paralizzando l’operatività concreta. Per la prima volta siamo a Settembre e non abbiamo indicazioni sulla progettazione per l’anno prossimo. Per le nostre associazioni, che operano per la promozione del servizio civile fino dagli anni ottanta, il servizio civile fa tutt’uno con la visione di Paese per la quale operiamo da decenni. Il nostro Paese ha ricchezze e energie grandissime nel tessuto produttivo, nel mondo delle professioni, nel reticolo locale e nazionale del Terzo Settore che oggi sono mortificate e su cui si smette di investire, per privilegiare l’interesse individuale e di singolo gruppo. Lo stesso approccio viene attuato verso le istituzioni nazionali, regionali, locali facendo perdere a queste ultime il senso di servizio alla comunità, riportando in auge il favore invece che il diritto, e generando quindi il loro discredito presso i cittadini. Le reti di dialogo e di scambio fra i cittadini, da quelle tecnologiche a quelle di comunità, sono oggetto di attacco e di riduzione ad una opinione unica. Il contributo nel nostro Paese alla costruzione della pace, alla riduzione degli squilibri Nord Sud, alla difesa e alla promozione dell’ambiente planetario si sta progressivamente riducendo se non stravolgendo in business anche qui di pochi soggetti. Il Servizio Civile Nazionale che noi perseguiamo è l’opposto di questa deriva. Un SCN che abbia come base minima progetti che attuano azioni concrete e efficaci, che possa portare un contributo alla soluzione dei problemi sociali, ambientali, educativi, che pesano sulle comunità locali, tanto più in un periodo di crisi come questo che attraversiamo, così come progetti che contribuiscano a sostenere l’innovazione e la sperimentazione negli stessi ambiti. Ma questa è appunto la base minima, attenti fra l’altro a evitare che il SCN diventi l’alibi per nascondere la ritirata della responsabilità pubblica da molte politiche generali, per nascondere i conseguenti tagli alle risorse finanziarie, per sostituire interventi richiesti da altre leggi di settore.

L’ambizione che abbiamo è di dare senso a questa funzione minima in una strategia che, centrata sulla crescita di capitale umano e sociale dei giovani, sia parte essenziale del nuovo patto di cittadinanza che nel nuovo millennio deve legare istituzioni e cittadini nel nostro Paese. Il SCN, in questa prospettiva, è l’istituzione della Repubblica che favorisce nei giovani, attraverso l’imparare facendo, l’educazione alla pace, alla legalità e all’impegno civile, alla libertà, alla solidarietà, collegato al prima SCN (fase dell’istruzione) e al dopo SCN (ruolo attivo nelle comunità). E’ l’istituzione della Repubblica che sostiene il percorso epocale di educazione alla convivenza e di costruzione di una cittadinanza del nuovo millennio ove le molteplici identità di ogni cittadino, italiano e straniero (sesso, luogo, cultura, appartenenza sociale, tifo sportivo, gusti, religione….) sono, nel rispetto di regole comuni, normale percorso di arricchimento reciproco e non strumento di politiche della paura e della esclusione. Gli stessi dati sui trend economici dicono che ove queste politiche sono attuate, convivono multiculturalità, legalità e progresso. In questa ottica lo stesso impegno, doveroso, contro gli squilibri territoriali o settoriali che emergono nel SCN non può essere affrontato con previsioni di settori prioritari rispetto ad altri ma con il costante monitoraggio e la previsione di sedi unitarie, nazionali e locali, ove risolvere gli eventuali squilibri. Per queste finalità ribadiamo la nostra visione di un servizio civile nazionale che progressivamente e con l’introduzione di flessibilità oggi non previste arrivi a coinvolgere ogni anno 100.000 giovani. In tal modo l’Italia potrà effettivamente ricevere dal servizio civile nazionale il contributo possibile e necessario e dare un contributo alla promozione anche negli altri Paesi dell’Unione Europea di forme simili di impegno civico. Ben poco di questi nostri obiettivi è stato presente nel confronto, in questi anni, fra le istituzioni, interessate a parlare di risorse economiche e di competenze, cioè di ambiti di potere. Adesso abbiamo due proposte di riforma che provengono entrambe dalla maggioranza di Governo. Una è quella depositata dalla Lega Nord alla Camera dei Deputati e l’altra è del Governo stesso. La proposta della Lega Nord è l’antitesi della nostra visione. Fa della base minima del SCN (le azioni per le comunità) l’obiettivo principale, conseguentemente diviso per territori, ove il territorio non è luogo di scambio ma di confine, chiede alle organizzazioni di pagare in parte i giovani stessi che poi verrebbero impiegati, favorendo quindi i soggetti pubblici rispetto al Terzo Settore, porterebbe i giovani a venire considerati risorsa a disposizione delle organizzazioni invece che protagonisti di un percorso formativo, scardina la dimensione nazionale del SCN, coerentemente ad una formazione politica che non ha cessato di pensare in termini secessionisti.

La proposta del Governo contiene alcuni elementi di base per collegarsi alla nostra visione e per questo la seguiamo con interesse, facendo della coesione nazionale del SCN il tratto centrale, contiene elementi di superamento dell’attuale ripartizione delle funzioni fra Stato e Regioni e PA, riporta la valutazione dei progetti a livello centrale. Ma essa è indebolita nella sua coerenza pratica da almeno tre elementi. La mancata previsione di sperimentazioni di progetti aperti a cittadini stranieri non affronta la prospettiva della nuova cittadinanza che già oggi e tanto più nel futuro si porrà in modo stringente. La mancata previsione di un contingente minimo annuo mantiene il SCN in balia delle decisioni politiche anno per anno, minando il carattere istituzionale del SCN e impedendo ogni programmazione alle organizzazioni. L’introduzione di misure di flessibilità negli orari e nella durata dei progetti che per noi sono funzionali all’obiettivo dei 100.000 giovani all’anno sono invece funzionali a far partire più giovani con le risorse già assegnate, senza fare maggiori investimenti. Si apre quindi una fase in cui la società civile, le nostre associazioni, assieme alla rete di alleanze che di cui facciamo parte, devono tenere alto il dibattito sia a livello nazionale che locale, evitando che tutto passi come scambio fra forze politiche e livelli istituzionali. Per la prima volta dal 2001 abbiamo la possibilità di far uscire dalla nicchia degli esperti il dibattito sul SCN, di far emergere tutti i collegamenti con gli obiettivi generali che le nostre associazioni intendono realizzare, di valorizzare il nostro autonomo contributo. Questa possibilità avrà tanto più influenza e credibilità quanto le nostre reti nazionali e locali riusciranno a compiere un salto di qualità. Per questo chiediamo alle nostre basi associative di aderire alla campagna Diamo futuro al SCN lanciata dalla CNESC e dal Forum del Terzo Settore andando sul sito www.firmiamo.it/scn così come di promuovere unitariamente dibattiti, conferenze e comunicati stampa, chiedendo incontri con i parlamentari locali. Questa nuova fase richiede anche adeguamenti al modo di agire di ASC, chiamato a sottolineare allo stesso tempo la mission culturale e politica e quella di ente accreditato, per dare attuazione al patto associativo rinnovato con il Manifesto 2007 e la XIII Assemblea Nazionale di ASC. ASC si impegna a sviluppare ulteriormente la dimensione politica del suo agire, a promuovere la partecipazione alla vita degli organi dirigenti locali delle associazioni socie, mantenendo gli standard di qualità come ente accreditato costruiti in questi anni. Al tentativo di dividere e indebolire la nostra rete, sia con le sirene degli albi regionali, che con alcune norme dell’accreditamento oppure contando sulla

stanchezza di chi da anni progetta senza risultati, occorre rispondere adeguatamente nei prossimi mesi. Le nostre associazioni si impegnano a sviluppare ulteriormente la partecipazione ad ASC e la sua rappresentanza presso le istituzioni, sia nazionali che regionali attraverso: - l’adesione ad ASC al fine dell’accreditamento come sedi di attuazione di tutte le strutture che ne abbiano i requisiti previsti dalla normativa, a prescindere dalla loro successiva presentazione di progetti, come atto politico di sostegno alla visione di SCN che abbiamo sopra delineato. A tale scopo ogni associazione si impegna nei prossimi mesi ad una ricognizione e alla preparazione dei documenti necessari per l’accreditamento alla prossima finestra 2010; - l’impegno a chiedere alle strutture oggi accreditate in proprio o con altri enti di entrare in ASC alla prossima riapertura dell’accreditamento nel 2010; - l’impegno a promuovere incontri con le strutture che hanno ritenuto di non confermare l’accreditamento in questo 2009 per capire le ragioni e intervenire per superarle; - l’impegno a far rispettare dalle strutture associate gli impegni associativi, politici ed economici assunti nel corso degli anni. Nello stesso tempo dovranno essere approfondite le criticità che stanno emergendo in alcune ASC locali attraverso un confronto con le associazioni nazionali socie, le ASC regionali e locali, per essere attrezzati alle sfide che ci aspettano. Cordiali saluti Roma 8 Settembre 2009 Licio Palazzini, presidente nazionale ASC Paolo Beni, presidente nazionale ARCI Lino D’Andrea, presidente nazionale Arciragazzi Michele Mangano, presidente nazionale Auser Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente Filippo Fossati, presidente nazionale UISP

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