tecnorama STAMPANTI
Marka
La rivincita della carta
Per i produttori di stampanti continuano a essere anni d’oro, sullo sfondo di una domanda sempre in crescita che ha ormai sconfessato il mito dell’ufficio senza carta e registra margini di profitto notevoli di Francesco Caccavella
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ino a poco tempo fa, accanto al computer con cui questo articolo è stato confezionato, c’era una stampante che portava con dignità i suoi tre anni di vita. Funzionava a getto d’inchiostro e poteva stampare, molto lentamente, solo pagine in bianco e nero. Non fotocopiava, non inviava fax, non scansionava documenti, non poteva connettersi al Pc tramite Wi-Fi o Bluetooth. Un tempo gioiello della tecnologia, ha dovuto cedere il passo a sorelle ben più spregiudicate, economiche e funzionali che ora trainano il settore. Il mercato delle stampanti fa gola ed è in crescita. Secondo un recente rapporto di Gartner, fra il 2005 e il 2010 il business mondiale delle stampanti, delle macchine fotocopiatrici e delle periferiche multifunzione dovrebbe crescere del 7 per cento: gli utenti finali spenderanno per le macchine che gestiscono i loro documenti 62,6 miliardi di dollari. In Italia, dati Idc, tra il 2005 e il 2006 il settore farà registrare un aumento del 4,1 per cento, un risultato di quasi un punto e mezzo superiore a quello del segmento laptop e desktop e ben al di sopra dell’intero comparto har-
dware. Un mercato che comunque deve fare i conti con diverse sfide e con una complessità molto accentuata. I prodotti devono andare incontro a decine di esigenze diverse: dallo studente che stampa ricerche allo studio professionale che produce brochure di qualità, dai piccoli formati degli scontrini ai grandi formati dei cartelloni pubblicitari. Diverse esigenze, diversi prodotti, diversi utenti da convincere.
Il consumatore: foto e multifunzione Se volgiamo lo sguardo al mercato consumer sono due i dati che emergono con maggiore evidenza: da un lato la diffusione della stampa fotografica digitale e dall’altro il boom delle stampanti multifunzione (dette anche all-in-one), prodotti che integrano in un unico apparato funzioni di stampa, copia, scansione, fax e, a volte, diverse interfacce di connettività. E, contro ogni facile previsione, il mercato che frutta le più rosee previsioni è quello delle multifunzione, tanto che si può parlare di una mutazione nella scelta di prodotto: «Per le multifunzione il trend
è netto e chiaro; è il segmento che registra crescite a due, quasi tre cifre» ci dice Massimiliano Tedeschi, amministratore delegato di Lexmark Italia. «Al momento viviamo una fase di transizione nelle famiglie da prodotti a singola funzione (scanner, stampante e fax) verso un prodotto unico integrato», conferma Alberto Raviolo, marketing development manager di Epson Italia. Non che il segmento della stampa digitale langua, anzi, ma è quello che offre più insidie. Un rapporto dello scorso anno della specializzata InfoTrends/Cap Ventures, ha messo in luce come a fronte di una grande crescita delle fotocamere digitali, e dei telefonini con funzionalità fotografiche, il mercato della stampa digitale potrebbe scontrarsi contro diverse barriere di penetrazione. Non solo la difficoltà d’uso dei prodotti, ma anche la concorrenza dei negozi di stampa online o la comodità di archiviare digitalmente una foto, che spesso finisce sui sempre più attivi siti di photo sharing e storing.
Bassi costi per l’ufficio I costi contenuti sono invece determinanti nel caso si vada a concentrare l’attenzione verso il settore degli uffici. E, in questo caso, non è il solo costo della stampante o della multifunzione a incidere in maniera più decisa sulla scelta. Secondo Gartner è quantificabile tra l’1 e il 3 per cento l’incidenza dei costi di stampa sul fatturato di un’azienda e una buona parte di questi costi finisce, letteralmente, in fumo: quello generato dalla carta sprecata. Secondo uno studio commissionato da Lexmark alla società di ricerca Ipsos emerge che, in media, 19 miliardi e mezzo di pagine stampate negli uffici italiani rimangono nella stampante oppure finiscono direttamente nel cestino: è il 17 per cento del totale della carta stampata, quasi 300 milioni di euro. Sotto questa
Daniele Puccio, direttore della divisione Office di Xerox Italia
(NO) CARTA
il mito del paperpless office Un articolo di Business Week del 1975 (The office of the future) lo dava per realtà negli anni novanta. Diverse previsioni condotte negli anni ottanta e novanta, ripetevano con ossessione che il paperless office era dietro l’angolo. Insomma, piaceva a molti l’idea di un ufficio in cui le scrivanie dei dipendenti e dei manager venissero liberate da ammassi di fogli di carta, per lo più inutili. Fogli spazzati via dalla rivoluzione digitale che avrebbe reso tutto immateriale, conservato nei capienti hard disk e visualizzato su comodi monitor: «Non so quanta carta avrei bisogno in un mondo come questo», chiosava a margine dell’articolo George Pake, fondatore e direttore del Xerox Palo Alto Research Center (Parc), il grande incubatore di tecnologie che aveva messo a punto la prima stampante laser del mondo. L’utopia dell’ufficio senza carta si è infranto però sulle diverse tonnellate di fogli stampati in più dopo l’avvento delle nuove tecnologie. Negli ultimi 30 anni la produzione di carta è più che triplicata. Ogni anno, con
montagna di carta straccia è sepolta l’illusione di Jay Chiat, l’estroso pubblicitario che nei primi anni novanta eliminò dai suoi uffici scrivanie e armadietti portadocumenti per realizzare l’utopia del paperless office (si veda il riquadro in questa pagina). Come i dipendenti di Chiat cominciarono a usare i bagagliai delle proprie macchine come luoghi per conservare i fogli, così il mondo degli uffici continua a consumare carta giorno dopo giorno: «Piuttosto che l’arrivo del paperless office – chiosa ancora Tedeschi – ciò che è avvenuto è stato il passaggio dalla stampa centralizzata a quella distribuita. C’è
Julia ArneriBorghese, Mfp & solutions product manager imaging di Hp Italia
grande disappunto dei movimenti ecologisti, vengono consumati in tutto il mondo oltre 350 milioni di tonnellate di carta: erano 325 nel 2002, 250 nel 1992 e saranno molti di più nel 2010. Più si digitalizza il mondo, più aumentano le informazioni, più queste si stampano. Un libro, opera di due ricercatori pubblicato dal Mit nel 2001 (Abigail Sellen e Richard Harper, The Myth of the Paperless Office, Mit Press) affrontava le motivazioni dell’attaccamento dell’essere umano alla carta: è il supporto fisico più idoneo per prendere appunti, per essere spostato e organizzato, per essere mostrato durante i convegni affinché ognuno possa leggerne il contenuto. In questi ultimi anni il consumo di carta mondiale, pur rimanendo sempre in crescita, ha però rallentato la sua corsa. Lo sviluppo di monitor migliori, una maggior familiarità col mezzo elettronico e lo sviluppo di nuove tecnologie, come la carta digitale riutilizzabile in sperimentazione al Parc, stanno piano piano erodendo la necessità di un foglio di carta.
meno carta che si stampa centralmente poiché la carta viene prodotto dall’utente finale. Negli uffici è lo stesso utente che, navigando sull’internet o scaricando la posta, stampa e produce la carta». Per questo motivo molti produttori di stampanti cercano di rendere più efficienti i processi di stampa per gli uffici cercando, e sembra quasi un paradosso, di ottimizzare il processo di stampa al punto di far usare meno la stampante: «Ottimizzando e diminuendo i volumi di carta che il singolo cliente produce riusciamo a dare valore al cliente stesso», dichiara a Vision Daniele Puccio, direttore della divisione Office di Xerox Italia. Ciò si ottiene, da un lato, con un processo di gestione documentale efficiente, dall’altro con l’introduzione di software di gestione all’interno degli stessi cicli di controllo: «Con i software applicativi è possibile ora limitare l’uso della stampante a determinati orari, impedire la stampa a colori, mostrare i volumi di stampa» al fine di migliorarne l’utilizzo, aggiunge Raviolo. Quella pila di documenti lasciati sulle scrivanie o nel cestino dei dipendenti non MONTHLY VISION I NOVEMBRE I 2006
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il boom delle ricaricabili Per ogni documento che stampiamo quotidianamente, il prezzo di acquisto della stampante è solo uno dei tanti parametri che entra in gioco nella determinazione del suo prezzo. Elettricità consumata, carta, spese di installazione e manutenzione e, soprattutto, costo degli inchiostri. Molti utenti, sebbene sia una pratica diffusa da tempo, continuano a stupirsi di fronte a stampanti vendute a poche decine di euro la cui cartuccia di inchiostro o toner costa più della stampante stessa. È una pratica comune che serve ai produttori per abbassare i costi di accesso al prodotto, una tantum, e spostare i margini di profitto verso i consumabili. Secondo un recente articolo del Wall Street Journal, l’impatto della vendita dell’inchiostro sull’utile operativo di un’azienda come Hp è di oltre l’80 per cento. Le catene di vendita di inchiostro ricaricabile crescono come funghi, soprattutto nel mercato nordamericano. E la tendenza non
è passata inosservata agli occhi dei dirigenti più sensibili. Proprio per venire incontro alle esigenze di ogni singolo ufficio, i principali produttori di stampanti hanno creato accanto alle divisioni di prodotto anche apposite strutture di servizi e consulenza: «Accade sempre più spesso – continua Puccio – che i clienti ci chiamino per consulenze allo scopo di ottimizzare il numero delle apparecchiature utilizzate e il numero delle stampe prodotte». In questo caso si va dalla modulazione dell’offerta in base ai carichi di lavoro e necessità di stampa, fino a una vera e propria strutturazione architetturale dell’ufficio, con gli strumenti di stampa posizionati in base alle necessità di ogni singola stanza.
accenna a fermarsi: secondo Lyra Research, società specializzata nell’analisi del mercato di copia e stampa, il mercato delle cartucce di inchiostro aftermarket Usa raggiungerà nel 2009 il 31 per cento dell’intero comparto. Per i produttori di cartucce originali è uno smacco, anche a fronte dei diversi miliardi di dollari che vengono investiti in ricerca ogni anno. E per questo danno battaglia divulgando e promuovendo studi comparativi che dimostrano, test chimici alla mano, la scarsa qualità degli inchiostri ricaricati oppure denunciando per violazione di brevetti le grandi reti di distribuzione. Alcuni, infine, usano sistemi più decisi: un chip nella cartuccia blocca l’utilizzo in caso di inchiostro ricaricato. Ma ciò non scoraggia chi ha fatto del refill un grande affare: Cartridge World, la catena di franchising più vasta del settore, conta quasi 1.500 negozi in tutto il mondo, compresa l’Italia, che aumentano di centinaia ogni anno.
Alberto Raviolo, marketing development manager di Epson Italia
Massimiliano Tedeschi, amministratore delegato di Lexmark Italia
Un ufficio a colori E il risparmio arriva anche nel settore della stampa laser a colori. «Nei nostri dispositivi di ultima generazione si ottiene un totale controllo dell’accesso al colore: un software integrato consente all’utente di monitorare e limitare la quantità di stampe o fotocopie a colori realizzate in un ufficio, per controllare e razionalizzare i costi» ci dice Julia Arneri-Borghese, Mfp & solutions product manager imaging di Hp
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Italia. Idc include il segmento delle stampanti a colori in quelli cosiddetti best performer del mercato It italiano, un segmento che dal 2005 al 2010 dovrebbe registrare una crescita media annua di
oltre il 10 per cento a fronte di un mercato generale che non raggiunge il 3 per cento: «Per quanto riguarda l’area business, l’elemento trainante è sicuramente il colore, sia nelle stampanti a singola funzione sia in quelle multifunzione», dichiara Raviolo. Il grigiore di certe presentazioni e il bianco e nero di molti report vivrà di luce nuova: secondo Puccio «c’è una necessità di colorare le informazioni da parte degli uffici, e non solo perché il colore migliora la qualità visiva delle stampe, ma perché aumenta la comprensione dei documenti e aiuta a prendere più facilmente le decisioni». La transizione verso le stampanti multifunzione, sebbene sia la maggiore novità degli ultimi anni, non è l’unico settore che guida gli investimenti in ricerca delle aziende: «Ci sono vari aspetti di innovazione», ci dice Raviolo. «Tra quelle di prodotto c’è il miglioramento della connettività con l’introduzione delle stampanti Bluetooth, l’integrazione nelle apparecchiature di monitor Lcd più funzionali, il miglioramento del sistema di color management, la velocità di stampa». Ma una buona porzione degli investimenti in ricerca viene dedicato al miglioramento della qualità degli inchiostri, che spesso fanno segnare il maggior margine di profitto (si veda il riquadro in questa pagina). Devono stampare meglio e senza sbavature, devono durare di più e devono rispettare l’ambiente. Al dipartimento di Chimica industriale dell’università di Bologna hanno preso a cuore il problema e a febbraio scorso hanno annunciato la produzione di un inchiostro per stampanti alimentare e atossico, biodegradabile e facilmente disinchiostrabile chiamato Ink-no-ink. Non è un inchiostro adatto a tutti gli usi e trova il suo utilizzo ideale nelle stampe “usa e getta”, quelle che nel giro di qualche ora si dimenticano. E costa anche meno degli inchiostri tradizionali. I
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