La 'ndrangheta (prima parte)
Sembra una giornata di festa, una riunione di famiglia, e in effetti è una giornata molto particolare. C'è un bimbo di appena pochi mesi in mezzo ad una grande stanza, ed è circondato da amici e parenti, tutti emozionati, tutti in trepidazione per l'evento che sta per verificarsi. Il padre avvicina alle mani del bimbo appena nato un coltello (e precisamente la zaccagna) e una grande chiave. Sono tutti appartenenti alla 'ndrangheta e vogliono verificare , a secondo quale oggetto tocca il neonato, se diventa malandrino oppure sbirro. La zaccagna è un coltello che simboleggia la 'ndrangheta, la chiave invece la "sbirraglia". Ma il bimbo, come sempre avviene, toccherà il coltello. Anche perchè la chiave, in realtà, viene collocata un po' distante in modo da non essere toccata. Questo è il rituale che inevitabilmente compiono le famiglie mafiose calabresi, perchè la 'ndrangheta è soprattutto un legame di sangue. Ma questo lo spiegherò nei prossimi post. Vi ricordate la strage di qualche tempo fa compiuta all'estero? E precisamente a Duisburg, in Germania? Erano stati giustiziati sei giovani italiani da una 'ndrina di San Luca.
Da quel giorno sembravano tutti meravigliati, la gente pensava che la 'ndrangheta fosse solo un problema calabrese, come per dire che non riguardasse tutti noi. Ma pochi sapevano e sanno tuttora che in realtà è una vera e propria holding del crimine. E' una mafia che non conosce confini, e abbraccia tutto il mondo. Secondo l'Eurispes il volume d'affari delle quattro principali organizzazioni criminali in Italia è pari al 9.5 per cento del prodotto intenrno lordo. Bè, solo la 'ndrangheta ne possiede il 4 per cento. E' la mafia più ricca, il suo giro d'affari ruota intorno ai 36 miliardi di euro. E' la più organizzata e la sua potenza sta anche in come è strutturata. Non è verticistica come Cosa Nostra, insomma non ha un capo dei capi, ma è sviluppata in maniera orizzontale. E il dialogo tra le famiglie(le 'ndrine) è pure migliorato negli ultimi tempi e più capaci di adeguare le proprie attività alle esigenze di mercato. Intrattiene rapporti con le AUC (Autodefence Unidas de Colombia), il braccio armato del narcotraffico colombiano. Tanto è vero che proprio in Colombia è stato sequestrato un sommergibile che avrebbe dovuto trasportare in Italia tonnellate di cocaina, sfuggendo i
controlli a i radar. Intrattiene rapporti con alcune schegge dell'ETA, il gruppo terrorista basco,oppure con l'IRA, l'organizzazione terroristica irlandese. Recentemente una nave controllata dalla mafia calabrese è stata sequestrata dalla polizia perchè trasportava armi ed esplosivi destinati proprio all'Irlanda. Ma non traffica solo le armi cosiddette convenzionali. La più grossa montagna di merda nascondeva nella piana di Gioia Tauro anche i gas nervino, quelle arme chimiche che ti ammazzano provocando l'arresto muscolare e quindi non ti permettono di respirare più. Oppure traffica materiale radioattivo come nel 1998 quando è stato documentato un tentativo di vendita concernente barre di combustibile nucleare prodotte dagli Stati Uniti dalla General Electric e destinate ad una centrale atomica dello Zaire. La 'ndrangheta non ha preferenze, è bipartisan. Se pensate che riguarda solo una certa parte politica voi vi sbagliate di grosso. Anzi la favorite. Non sta mai all'opposizione, gli affari vengono prima di ogni connotazione politica. E per affari e politica si muore, come dimostrano gli omicidi di Vico Ligato e Francesco Fortugno.
Più avanti vi spiegherò come si è insinuata nelle logge massoniche, come è strutturata, e soprattutto capire il motivo per cui è così forte e pericolosa. E la colpa è anche nostra, perchè pensiamo che sia invincibile. Ditelo a questi ragazzi che si stanno battendo contro di loro. La 'ndrangheta (seconda parte)
Immaginate una grande quercia, una di quelle enormi che primeggiano tra tutti gli altri alberi. Quello viene preso come simbolo per la 'ndrangheta e viene chiamato l'albero della scienza. Anzi rappresenta la struttura di ogni 'ndrina. Alla base della quercia viene collocato il capo-bastone o mammasantissima ossia quello che comanda. Il fusto(il tronco) rappresenta gli sgarristi che sono la colonna portante della famiglia. Il rifusto(grossi rami che partono dal tronco) sono i camorristi che rappresentano gli affiliati con dote inferiore alla precedente. I ramoscelli(i rami propriamente detti)sono i picciotti, cioè i soldati della 'ndrangheta. Le foglie(letteralmente così)sono i contrasti onorari, cioè i non appartenenti alla 'ndrangheta. E infine ancora le foglie che cadono sono gli infami che, per la loro infamità, sono destinati a morire.
Le foglie che cadono, in parole povere, sono gli affiliati che non hanno rispettato i loro "valori", e uno di quelli è l'omertà. Chi non la rispetta viene ammazzato con cinque pugnalate nel petto, tramite la zaccagna. Il loro coltello simbolo. Chi non appartiene alla 'ndrangheta, perchè non ha nessun vincolo parentale, c'è un rito che ti permette di entrare per altri vincoli di sangue. Questo rito avviene alla presenza del capobastone il quale punge l'indice destro dei due affiliati e, successivamente, li unisce in modo che vi sia un contatto di sangue che, mescolandosi, va a cadere su una delle immagini sacre che, succesivamente, viene bruciata. Da quel momento gli affiliati diventano "fratelli". Sulle origine della 'ndrangheta si sono fatte molte ipotesi. Il nome farebbe pensare ad un etimo greco. Il linguista Paolo Martino sostiene che 'ndrangheta deriverebbe dal greco classico, quello parlato nella zona di Bova, in provincia di Reggio Calabria, e precisamente da andragathos che significa uomo coraggioso, valente. In effetti in molte zone del Reggino il verbo 'ndranghitari, dal greco andragatizomai, significa assumere atteggiamenti mafiosi,
spavaldi, valorosi. Potrebbe essere così, e ciò potrebbe far pensare che addirittura la mafia calabrese abbia origini risalenti fin dalla Magna Grecia. Loro, come le altre mafie, hanno i loro padri fondatori di riferimento: Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Si narra che nel Seicento su una nave partita dalla Spagna si erano imbarcati tre nobili cavalieri costretti a fuggire per aver lavato nel sangue l'onore di una sorella sedotta. Sbarcati sull'isola di Favignana, Osso, votandosi a San Giorgio, decide di restare in Sicilia dove fondala mafia. Mastrosso, devoto alla Madonna, si trasferisce in Campania dove organizza la Camorra. Mentre Carcagnosso, con l'aiuto di San Michele Arcangelo, punta sulla Calabria dove dà vita alla 'ndrangheta. Le mafie nostrane, come potete vedere, hanno un qualcosa di simile con le Triadi cinesi che , secondo la leggenda, sarebbero state fondate da tre monaci buddisti che si ribellarono contro una dinastia. Storie simili popolano l'immaginario dei Wakashu o dei chimpira, i picciotti della Yakuza, la mafia giapponese, sviluppando una sorta di identità collettiva che permette agli affiliati di riconoscersi tra di loro.
E allora capita che ogni anno tutte le 'ndrine si riuniscono in un luogo sconosciuto e festeggiano il loro essere assassini e spietati criminali al ritmo della tarantella. Pensate che la mafia calabrese ha inciso anche dei dischi. Oramai su internet si pubblica tutto, su YouTube accettiamo con rabbia che facciano pubblicare video fascisti e inneggianti al razzismo, pare che l'apologia del fascismo non sia più un reato. Ma io non posso accettare che si permetta di pubblicare la musica inneggiante ai "valori" della 'ndrangheta come qui o qui. E leggendo anche qualche commento, devo dire se Saviano ha parlato di Gomorra, qui qualcuno deve cominciare a scrivere un romanzo anche su Sodoma. Che è la peggiore. Ancora non ho detto niente sulla più grossa montagna di merda, l'inchiesta continua. La 'ndrangheta (terza parte)
È invisibile, come l'altra faccia della luna. Julie Tingwall, sostituto procuratore dello Stato della Florida, riferendosi alla 'ndrangheta.
A Roma era notte fonda, un gruppo di Avanguardia Nazionale si riunisce nei cantieri di Montesacro del costruttore Remo Orlandini, legato al Sid di Vito Miceli. Poco fuori Roma una colonna armata di guardie forestali proveniente da Cittaducale (Rieti) attende ordini. Un’altra unità di neofascisti entra nell'armeria del ministero dell'Interno. Un'
altra ancora occupa la sede RAI. Altri ancora attendono con ansia l'arresto del Presidente Della Repubblica Saragat. Dopo di ché avrebbero applaudito il discorso del piduista principe nero Junio Valerio Borghese e subito dopo sarebbero partiti con l'uccisione e l'arresto degli esponenti di sinistra. Ma per fortuna , e nessuno saprà il motivo, tutto questo non si avvererà. Il Principe Nero darà il dietrofront. Del tentato golpe del 7 dicembre 1970 gli italiani ne verranno a conoscenza dopo alcuni mesi, ma pochi sono a conoscenza che il golpe Borghese era stato preparato, oltre che dai soliti servizi segreti, o dai soliti politici collusi con i poteri forti, o dalla P2 che è poi è la stessa cosa, anche dalla 'ndrangheta. E del loro coinvolgimento ne verremo a sapere addirittura molti anni dopo dal pentito della mafia siciliana Tommaso Buscetta, questo perchè molti capo bastoni calabresi avevano la doppia affiliazione con Cosa Nostra. Ma come mai la 'ndrangheta era arrivata addirittura ad appoggiare la destra eversiva? E soprattutto cosa aveva a che fare con la P2? Ma la domanda che dovete farvi, come mai ancora oggi, più che mai, è così forte e legata alla politica più di tutte le altre mafie?
La risposta sta in un fatto precedente al golpe Borghese. Tutto grazie ad una riunione degli 'ndranghetisti a Montalto. Quello fu un giorno " epocale" per la 'ndrangheta. Molti avvertirono la necessità di liberarsi di quella mentalità poco elastica che impediva ai boss di avere contatti e rapporti con il potere politico ed economico. E allora, carissime teste di capra, decisero di entrare in rapporto con la massoneria deviata , ovvero far parte di quella zona grigia nella quale era possibile incontrare magistrati, poliziotti, politici, avvocati e bancari. Anzi dico che fanno di più, tramite una loro struttura interna saranno proprio loro a creare delle logge massoniche coperte. Per fare ciò venne così creata un' enclave all'interno della 'ndrangheta, detta Santa, composta da 33 persone. E non è un caso che il numero degli appartenenti sia quello. Trentatré è l'alto grado della Massoneria, numero legato all'età di Cristo, Alessandro Magno o a Adi Shankara. La colonna vertebrale umana è normalmente composta da trentatré vertebre. Approfondirei volentieri il discorso della simbologia dei numeri ma ho voluto accennarvi questo per dire che nulla è casuale.
Insomma la Santa divenne una vera e propria élite della 'ndrangheta, tanto è vero che un santista pur di salvare l'organizzazione può persino tradire la mafia stessa. Rappresenta uno stadio talmente occulto che gli aderenti non si conoscono nemmeno tra di loro. Sono tutelati dal segreto, e anche i riti di iniziazione sono diversi. Sostituirono i mitici cavalieri Osso, Mastrosso, Carcagnosso con le figure eroiche massoniche come Garibaldi, Mazzini e La Marmora. Addirittura la Santa, per coprire alcuni personaggi che devono rimanere nel più anonimato possibile, si sotto struttura in una dote chiamata "Vangelo". E addirittura tramite un pentito si viene a sapere che è suddiviso ulteriormente in altre doti come "quintino", "quartino" e "trequartino". Creati appositamente per alcuni personaggi che volevano rimanere in un uno stato di segretezza assoluto. Insomma capirete che la linea di confine tra la Santa e una loggia massonica deviata è molto labile, e comunque grazie ad essa la 'ndrangheta riuscì ad imporsi, assicurandosi il controllo di tutte le principali attività economiche, compresi gli appalti, e ad infilarsi nelle istituzioni attraverso l'elezione di persone di gradimento e facilmente avvicinabili. E allora viene spontaneo dire che la
'ndrangheta non collabora esternamente con alcuni apparati dello Stato, ma ne è parte integrante. La 'ndrangheta (quarta parte)
Sembrava una giornata come le altre a Seminara, un piccolo comune della provincia di Reggio Calabria, c'era un cielo terso, tirava un venticello piacevolissimo. Alcune persone erano dedite alle compere, dei ragazzini gioiosi giocavano rincorrendo un pallone, delle coppiette innamorate si scambiavano delle effusioni. Invece era la quiete prima della tempesta. Un urlo agghiacciante proveniva all'interno di una salumeria e subito dopo da quel negozio una testa mozzata venne scaraventata fuori, all'aperto. Dei ragazzi che attendevano all'uscita della salumeria cacciarono le pistole e la testa venne utilizzata per fare il tiro a segno. Una scena degna di un film di Quentin Tarantino, invece no, è successo veramente. Questo fu uno degli innumerevoli episodi di carneficina tra 'ndranghetisti. Come già vi ho spiegato, la struttura mafiosa calabrese è organizzata in maniera orizzontale, non hanno una cupola o un capo dei capi come la mafia siciliana. Ma è anche vero che alcune 'ndrine vogliono avere una maggiore influenza rispetto alle altre. La prima guerra di mafia è nata per la costituzione della Santa e per il traffico di droga. All'epoca le andrine che contavano maggiormente furono quelle dei Macrì, i Piromalli e i Tiripodo. I capo bastoni erano molto attaccati alle tradizioni, ai riti agro-pastorali e non ne volevano sapere di andare sottobraccio con le istituzioni, di avere insomma rapporti con gente importante, anche con le
divise. Oppure di trafficare stupefacenti. Sono vecchi e non accettano il "cambiamento". Ma i giovani delle cosche emergenti, specialmente i De Stefano di Reggio Calabria, il cambiamento lo vogliono eccome. E vogliono tanti, ma tanti soldi. Così scoppia la prima faida interna, una vera e propria guerra generazionale che vede una specie di ricambio, fuori i "vecchi" e dentro i "giovani". E tanti morti, se ne erano arrivati a contare oltre i novecento. Così numerosi anche perchè, eliminare un' andrina, vuol dire continuare ad uccidere finchè l'ultimo maschio della famiglia non sarà morta. Un po' come facevano i conquistadores per eliminare gli indios ribelli, non bastava solo uno, ma dovevano sterminare tutti i consanguinei, anche i parenti più lontani. Oppure come le tragedie greche dove si uccidevano padri e figli, e figli dei figli. Insomma intere generazioni. Macrì era un capo bastone molto anziano e temuto. Negli anni cinquanta era già in ottimi rapporti con il boss dei Corleonesi. Già all'epoca aveva la doppia affiliazione con Cosa Nostra. Lui aveva conosciuto, quando erano ancora piccoli, sia Riina che Provenzano. Negli anni settanta non volle accettare la svolta "istituzionale" e dell'entrata nelle logge massoniche e quindi fu ucciso dopo che aveva finito di giocare a bocce dalle altre andrine emergenti. Era una specie di boss dei boss Macrì, ma morì con ben 32 crivellate e finito con altri due colpi di mitra al petto a alla testa perchè respirava ancora. Poi c'era un altro capo bastone che doveva essere ucciso, un
certo Don Mico Tripodo. Lui invece muore lontano, a Napoli. E precisamente nel carcere di Poggio Reale. Nel carcere era recluso Raffaele Cutolo, il fondatore della Nuova Camorra Organizzata e chi meglio di lui aveva la possibilità di uccidere nel carcere? I De Stefano si son messi d'accordo con Cutolo dandogli la possibilità di affiliarsi alla 'ndrangheta e addirittura farlo entrare nella Santa e successivamente nel Vangelo. Dopo aver pagato una guardia carceraria per aprire la cella di Don Tripodo, due serial killer lo sorprendono nel sonno e per paura che non morisse lo massacrano di coltellate. Il Tripodo ebbe la forza, prima di morire, di alzarsi dalla branda in cui dormiva e chiuderli dentro la sua cella. Gli assassini cercarono di sviare le indagini sui presunti mandanti, raccontando agli inquirenti di aver ucciso Tripodo perchè il boss regino aveva fatto loro proposte sessuali. Insomma, la guerra, oltre a costituire la Santa, servì a consolidare i rapporti dei gruppi emergenti con la Nuova Camorra Organizzata e con Cosa Nostra. Questa è la prima guerra, poi c'è stata anche la seconda. Nata semplicemente per motivi chiamiamoli "affaristici". A Gioia Tauro si doveva costruire il quindo centro siderurgico dell'Italia. Quindi arrivano le 'ndrine , che sono già pronte con le ditte per gli appalti, i camion e le macchine per il movimento terra. E arrivano anche le ditte del Nord che prendono contatto con le 'ndrine e si mettono d'accordo. I costi degli appalti lievitano di un quindici per cento fisso. E la 'ndrangheta diventa sempre più ricca.
Talmente ricca che per riciclare il danaro, ha comprato interi quartieri di alcune città Tedesche. In Calabria esistono centinaia di attività commerciali proprio della 'ndrangheta e che a differenza dei commercianti "onesti", loro sono costretti a fatturare tutto quanto. Per assurdo i mafiosi non evadono le tasse. Hanno tanti soldi e la seconda guerra di mafia era nata per dare un freno ai De Stefano, la loro 'ndrina stava esercitando un dominio quasi incontrastato. Anche questa faida è stata sanguinaria e forse ancor più feroce. Si concluse nel 1991 con la morte di una persona non mafiosa, anzi forse l'unica di una onestà senza precedenti. Era il giudice Scoppeliti e fu ucciso dalla 'ndrangheta perchè voleva finire il lavoro del giudice Falcone e Borsellino. Si perchè la mafia sicilina aveva chiesto aiuto alla mafia più forte e sanguinaria di tutti i tempi: la 'ndrangheta. Che un certo periodo volle cambiare addirittura nome e chiamarsi Nuova Cosa Nostra. La più schifosa ed è la più filo- istituzionale della storia di tutte le mafie. La 'ndrangheta (quinta parte)
E' il 22 luglio 1970 ed erano circa le ore 17.10. C'era un treno Siracusa-Torino, un lungo convoglio di 17 carrozze che attraversava praticamente tutta la penisola. Si chiamava "Freccia del Sud" o anche "Il treno del Sole", perché portava su e giù per l'Italia la gente che andava in vacanza, gli emigranti che tornavano a casa per le ferie oppure quelli che già
risalivano per andare a lavorare. In quel momento il treno si trovava all'altezza di Gioia Tauro, provincia di Reggio Calabria, che il macchinista sente un colpo sotto il treno, un piccolo botto e un sobbalzo, allora immediatamente aveva azionato il meccanismo di frenata. Ma niente da fare. Il treno si è spezzato e il sesto convoglio deragliava portandosi con se tutti gli altri. Fu una vera e propria sciagura, un disastro ferroviario, una strage. In totale sei morti e settantasette feriti. La procura di Palmi aprì un inchiesta. Accertò che non ci fu nessun errore umano, rimase l'ipotesi di attentato dinamitardo. Ma nessuno aveva sentito un esplosione e allora l'inchiesta si chiuse e il caso finì lì. Ma per poco, perchè alcune persone volevano vederci chiaro! C'erano cinque ragazzi anarchici sui vent'anni. Quattro sono di Reggio Calabria e si chiamavano Gianni Arricò, Angelo Casile, Franco Scordo e Luigi Lo Celso. La quinta era tedesca, si chiamava Annelise Borth ed era la moglie di Gianni. Erano ragazzi impegnati politicamente, degli idealisti, ragazzi che sognano. Ed erano dei tipi
ostinati perchè si facevano picchiare, arrestare, mandare all'ospedale per le loro idee. Gente che non amano scendere a compromessi. Decisero di vederci chiaro sull'incidente di Gioia Tauro e allora cominciarono a documentarsi, a fare controinformazione. Di bombe in realtà ne scoppiavano già, e qualche giorno prima "dell'incidente di Gioa Tauro" era scoppiata la famosa Rivolta di Reggio Calabria che inizialmente ci parteciparono i comunisti e gli anarchici ma poi erano rimasti i fascisti. Era da lì che nacque quell'odioso slogan: Boia chi molla! A quella rivolta, inizialmente, c'erano anche quei ragazzi anarchici e avevano assistito alle provocazioni dei fascisti. Tanto è vero che Angleo Casile venne preso a schiaffi da un noto fascista locale e quel ragazzo, mentre riceveva gli schiaffi, gli diceva: "Bravo, bravo, prendimi a schiaffi, cos' fai il servizio dei padroni che ci vogliono dividere". E con quel coraggio che i giovani anarchici avevano fatto una piccola inchiesta e scoperto, come dicevano loro, cose che avrebbero fatto tremare l'Italia. Ricevevano minacce in continuazione, gli scomparivano dei rullini dove avevano fotografato personaggi che partecipavano alla rivolta di Reggio conosciuti
come 'ndranghetisti, oltre che noti fascisti che avevano poi fatto scuola dai Colonnelli Greci... I ragazzi cominciavano ad aver paura. Ma con ostinazione andavano avanti e decisero di approfittare della manifestazione contro l'arrivo di Nixon, a Roma, per partire per la Capitale. Volevano dare dei documenti ad altri compagni fidati, che dirigevano pure un giornale. Ma moriranno tutte e cinque in un "incidente". La verità emerse solo ventitré anni dopo, quando nell’ambito di una maxi inchiesta sulla criminalità organizzata in Calabria, denominata “Olimpia 1”, il pentito Giacomo Lauro, in un interrogatorio, il 16 giugno 1993, davanti al sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Vincenzo Macrì, confessò di essere venuto a conoscenza nel 1979, in carcere, che era stato Vito Silverini, un neofascista dichiarato, a mettere la bomba che fece deragliare il treno di Gioia Tauro. Vito Silverini gli confidò che l’attentato fu eseguito su mandato del “Comitato d’azione per Reggio capoluogo” e di aver ricevuto, in cambio del “lavoro” svolto, una somma di denaro. Raccontò di aver portato la bomba insieme a Vincenzo Caracciolo sulla moto Ape di quest’ultimo e di aver personalmente
confezionato l’ordigno, composto da esplosivo da cava in candelotti, con miccia a lenta combustione. Si erano poi nascosti nei pressi del luogo per assistere alla scena. Giacomo Lauro, in un interrogatorio dell’11 novembre del 1994, alla fine confessò anche le proprie responsabilità. Disse di essere stato lui stesso a consegnare l’esplosivo a Vito Silverini, Giovanni Moro e Vincenzo Caracciolo, dietro il compenso di alcuni milioni di lire provenienti dal “Comitato d’azione per Reggio capoluogo”. Cos' emerse che la 'ndrangheta aveva un ruolo primario nella Strage di Gioia Tauro, e inoltre partecipò attivamente alla famosa rivolta di Reggio Calabria. Ma teste di capra mia sapete che quello era il periodo in cui, con i boss Di Stefano, si formò la Santa. Quindi ricordate questa grande montagna di merda che è la 'ndrangheta a quante operazioni partecipò: Golpe Borghese, Rivolta di Reggio, Strage di Gioia Tauro, strage di Piazza Fontana in quanto aiutò il fascista Freda a nascondersi e tanto altro fino ad arrivare ai nostri giorni. Questo post lo dedico ai cinque ragazzi anarchici ammazzati perchè avevano la voglia di porsi domande, mettersi in discussione e lottare per la giustizia, l'uguaglianza e
fratellanza. E si stavano documentando e probabilmente erano arrivati a qualcosa di tremendo, di molto scomodo. E soprattutto erano morti a causa di un incidente provocato da un camion, e stranamente era guidato da due dipendenti della ditta di Junio Valerio Borghese. Cosa avevano scoperto? Le connessioni tra la 'ndrangheta, destra eversiva e massoneria deviata ? Il prossimo Golpe Borghese? Chi aveva messo la bomba sul treno? Non lo sapremo mai... La 'ndrangheta (sesta parte)
"Ingegnere illustrissimo, abbiamo appreso proprio oggi con vivo compiacimento che la sua ditta ha avuto un bello appalto nella nostra zona. Noi siamo venuti qui a parlare con lei e a offrirle i nostri servizi. Non lo facciamo solo per noi. Dietro di noi c'è tanta gente in cerca di lavoro, povera gente che non sa a chi rivolgersi per campare. Noi siamo in grado di offrirvi tutto: automezzi per movimenti di terra, forniture per materiali da cava, pietrisco, sabbia. Lei è nuovo qui, noi invece ci stiamo da sempre e possiamo darle una mano. Non andate in giro a cercare altre ditte. Abbiamo
noi l'esclusiva della zona. Perciò ingegnere non perda tempo e si fidi di noi. Non si pentirà" Queste sono le classiche parole della 'ndrangheta rivolte ai titolari che vincono le grosse gare di appalto per le costruzioni di opere pubbliche. Negli anni settanta accade che un costruttore di Roma resiste alle lusinghe minacciose dei due immancabili visitatori che gli piombano addosso il giorno dell'appalto. E poiché il costruttore ha detto "no", egli comincerà a ricevere innumerevoli telefonate, anche nel cuore della notte. L'ingegnere insiste nel rifiuto e le telefonate si fanno sempre più incalzanti. Ma c'è di più! La ditta , in Calabria dove il lavoro manca, non trova chi sia disposto a lavorare alle sue dipendenze: non ci sono camion nella zona per il trasporto dei materiali, nessuno ha bisogno di un occupazione! Poichè l'ingegnere è un duro decide di far venire tutto da Roma, mezzi e uomini. Finalmente pone mano alla costruzione dell'opera pubblica di cui ha ottenuto l'appalto. Questo è un caso realmente accaduto, e si tratta quello dell'acquedotto dell'Alaco nella piana di Gioia Tauro. Ma non finisce qui il calvario.
Non passa una settimana dall'inizio dei lavori che in quel cantiere irrompe una squadraccia di sette o otto uomini, a viso coperto, armati di mitra. Impongono agli operai di lasciare gli attrezzi, di tornarsene immediatamente a casa se non vogliono rimetterci la pelle. Gli operai ovviamente ubbidiscono e l'ingegnere, non avendo nessun sostegno da nessuna parte, deve sospendere l'attività. Il lavoro sarà ripreso solo con un intervento estremo, con l'impiego dei caschi blu. Giorno e notte, pattuglie di agenti e di carabinieri, armi in pugno, sorvegliano il cantiere perchè non sia oggetto di nuove scorribande mafiose. Quello fu l'unico intervento estremo dello Stato. Perchè era il periodo che si stava formando la Santa e da lì in poi la 'ndrangheta è entrata nel tessuto economico dell'intero Paese, e soprattutto è entrata in collusione con la politica. Quindi da molto tempo oramai si sono "progrediti" e non hanno bisogno di minacciare i costruttori, perchè non adoperano più nell'ombra e si siedono nello stesso tavolo e discutono su chi assegnare gli appalti. E come vi ho ripetuto fino allo sfinimento: non solo in
Calabria, ma in tutto il Paese. E anche il resto del mondo. Proprio qualche giorno fa, sono stati effettuati venti arresti per associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi da guerra e comuni da sparo, tentato omicidio, estorsione e concessione in subappalto di opere riguardanti la pubblica amministrazione, tra cui le linee dell'amata TAV. E questo in Lombardia, dove le 'ndrine di terza generazione puntano decisamente all'imprenditoria. Passando dallo spaccio di droga alla ricerca di società "legali" per investire guadagni illeciti. Insomma, secondo il procuratore Minali che ha condotto l'inchiesta, oggi la 'ndrangheta punta dritta dritta a Piazza Affari. E, a proposito di riciclaggio di denaro sporco attraverso le società legali, alla prossima puntata vi parlerò dell'Umbria, definita la regione verde(forse un tempo). E sarà una bella bomba. Ora guardate questo video, ascoltate bene cosa dice l'ex boss della 'ndrangheta, specialmente quando rivela il ruolo dei servizi segreti . Si tratta dei rifiuti tossici. E anche se non viene
nominata, quello era il periodo in cui Ilaria Alpi venne uccisa... La 'ndrangheta( seguito della sesta parte)
Care teste di capra, la sesta parte della mia piccola inchiesta sulla 'ndrangheta risulta incompleta. Ho preso ad esempio una piccola storia di un imprenditore romano che ha avuto il coraggio di non rispettare il pizzo, e ha avuto delle devastanti conseguenze. Risolte solo con l'ausilio dello Stato ed ho precisato che era stato l'unico episodio in cui è soccorso in aiuto in maniera concreta e incisiva. Ma la collusione mafia-Stato è davvero spaventosa.E all'epoca la Santa era agli albori. Oggi è entrata nel sistema. Ma nonostante tutto c'è chi osa ancora ribellarsi. In Calabria, 12 anni fa un imprenditore edile di Catanzaro, ha avuto il coraggio di rifiutarsi di pagare il sei per cento ai politici e il tre per cento ai mafiosi, ma anche angherie, assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, nonché costruzioni di fabbricati e di uffici senza percepire alcun compenso, regali di appartamenti, e acquisto di autovetture. Ha osato denunciare esponenti della 'ndrangheta e anche della politica locale.
Grazie a questo uomo coraggioso sono fioccate le condanne, nei confronti di esponenti delle famiglie ‘ndranghetiste più potenti e pericolose, ma anche nei confronti di un giudice Consigliere di Stato. E ora la sta pagando cara, conduce con la sua famiglia una vita precaria, vivono in una località segreta, e la cosa inquietante è che gli è stato revocato il programma di protezione. Rischia di morire. Ho ricevuto una lettera e ho deciso di pubblicarla, leggete e traete voi la conclusione: Salve sono un'amica di Pino Masciari. Pino era un imprenditore calabrese che, quasi dodici anni fa, denunciò tutti coloro che gli chiedevano il pizzo, politici compresi. Ebbene, da allora, lui e la sua famiglia hanno smesso di vivere, si sono trovati a fare i conti, non solo con la mafia, ma con uno Stato che non tutela le poche persone oneste che hanno il coraggio di schierarsi apertamente contro questa (riferimenti più approfonditi sulla sua storia può trovarli sul suo blog www.pinomasciari.org). L'unico appoggio che hanno ricevuto è arrivato dalla gente comune, che ha cominciato ad avvicinarsi alla loro storia e a offrire loro amicizia, sostegno, aiuto e, in casi estremi, persino protezione, almeno tanta quanta un corpo umano può fornire frapponendosi tra un proiettile e il suo bersaglio...
Proprio così, perchè, nonostante l'ultima relazione della Commissione Anti-mafia affermasse che Giuseppe Masciari è il testimone di giustizia più importante d'Italia, lui e la sua famiglia sono stati esclusi dal programma di protezione e, nonostante il ricorso al T.A.R. del Lazio gli conferisse il diritto di usufruire di tale servizio in attesa della pronuncia della sentenza, ci sono momenti in cui questo viene a mancare, in parte per inefficienze, in parte per giustificazioni assurde. Io stessa ho "scortato" Pino assieme ad altri due ragazzi, dalla località in cui vive a Catanzaro, affinchè potesse partecipare a una conferenza sulla lotta alla mafia. Ora però Pino e sua moglie Marisa sono stanchi, stanchi di dover passare la vita a difendersi da tutto e da tutti, stanchi di nascondersi, stanchi di dover scontare una pena alla quale nessun tribunale li ha mai condannati e che non meritano, stanchi di continuare a pagare con le loro vite il prezzo della loro onestà e integrità. Pino ha deciso che, in un modo o in un altro, la sua vicenda debba concludersi, il 7 aprile comincerà lo sciopero della fame e della sete http://www.pinomasciari.org/2009/03/dico-bastavoglio-vivere-pienamente-o-morire/ Questo è quello che vuole fare, al telefono mi ha detto che andrà fino in fondo, perchè ormai non ce la fa più. E che, se vorranno, faranno qualcosa, altrimenti nel giro di pochi giorni, sarà tutto finito... E' da tanto che lui e Marisa non ce la fanno più. Le loro giornate, i loro discorsi e le loro vite ormai ruotano attorno a questa o a quell'altra delibera da impugnare, alle inefficienze del servizio di protezione ecc ecc... Hanno rosicchiato via loro la voglia di vivere, come tarli che
erodono una quercia, lentamente, da dentro la scavano e, dopo anni di lavoro, della quercia è rimasta solo la corteccia, sorretta da radici che, veramente Dio solo sa come, stanno lì e tengono botta. Ma anche le radici più profonde non riescono a reggere all'infinito tutto quel peso. E io temo il momento in cui cederanno. Ci tenevo a fornirle un pallido ritratto della situazione, per darle un'idea di quello che potrebbe succedere se, anche stavolta, dovesse finire tutto in un buco nell'acqua. E le assicuro che, dopo aver letto tutto questo, l'immagine che si potrà essere fatto sarà molto sbiadita rispetto alla realtà, l'ho vissuto sulla mia pelle. Credo che la cosa più sconvolgente di tutte sia che loro pensavano di combattere la mafia e si sono trovati contro lo Stato. Chiedo scusa per la confusione che regna nella mia mail, ma è veramente difficile riuscire a condensare una vita in poche righe e fissare certi sentimenti con le parole. So benissimo che la sua è considerata "una storia difficile", perchè coinvolge in pieno lo Stato e ne mostra non le lacune, ma le voragini di fronte a una piaga endemica come la mafia. Rimango, tuttavia, speranzosa nella sua capacità di comprendere che questa non è solo una storia difficile, ma è la storia di Giuseppe Masciari, Pino per gli amici, di Marisa Salerno, di Ottavia e Francesco Masciari, è la storia di quattro persone, che, volenti o nolenti, si trovano a combattere una guerra che è anche la mia, la sua e di tantissime altre persone che neanche li conoscono ed è una storia della quale spetta a ognuno di noi contribuire a scrivere un finale, ognuno secondo
le sue possibilità, nel bene e nel male. La ringrazio molto per l'attenzione, con tantissima speranza. La 'ndrangheta ( settima parte)
Era una notte di sabato, e precisamente il 23 ottobre 2008, quando Michele Fabiani, un giovane spoletino di appena 20 anni si spaventò a morte. Era in casa a dormire quando all'improvviso un forte frastuono lo svegliò. Rumori di elicotteri, cani che abbaiavano e soprattutto decine di uomini con il passamontagna e mitra che gli intimidivano di aprire. Michele è un ragazzo di quelli che credono in una società alternativa, ove non c'è bisogno delle carceri, ove il denaro non deve esistere, e quindi l'abolizione del maledetto capitale. E soprattutto crede nel superamento dello Stato. Insomma è un convinto anarchico. Ma quella notte, era decisamente spaventato a morte, e chiamò con il suo cellulare i carabinieri per chiedere aiuto. E si sentì rispondere: "Siamo noi, puoi anche aprire!" A pensare che per un attimo, al soccorso delle divise, ci aveva pure creduto. Michele, un ragazzo che tra l'altro conosco (piccolo il mondo, vero?), è stato arrestato
quella notte nel corso di una operazione dei ROS dell'arma dei carabinieri: l'operazione Brushwood. Oltre la spettacolarità del nome, che Brushwood sta a significare in realtà boscaglia, l'operazione in sè è stata spettacolare per i mezzi impegnati: sono stati impegnati 108 uomini armati fino ai denti, alcuni nascosti da passamontagna e giubbotti antiproiettili, e con l'appoggio di ben otto elicotteri. Un operazione costata allo Stato ben sessantacinquemila euro. E immaginate lo stupore dei cittadini di Spoleto nel vedere questo esercito all'azione. Anche loro si erano resi conto che c'era qualcosa di veramente esagerato. Oltre a Michele vennero arrestati altri quattro ragazzi e rispettivamente Andrea Di Nucci, Fabrizio Reali, Dario Polinomi e Damiano Corrias. Secondo i ROS i cinque ragazzi di Spoleto sarebbero una cellula anarco insurrezionalista e sarebbero stati i mittenti di una busta con due proiettili diretta alla governatrice dell'Umbria, Rita Lorenzetti. Inoltre Michele è stato arrestato anche grazie all'articolo 270 bis, una legge scritta dal ministro Rocco, all'epoca del fascismo, che prevede l'arresto di qualcuno per le sue idee in
base al pericolo presunto di eversione. Insomma, se l'applicassero con frequenza, molti di noi adorabili teste di capra sarebbero già dentro. Io per primo. I carabinieri gli hanno dato perfino un nome: COOP-FAI. Che sarebbe l'acronimo di "Contro ogni ordine pubblico, federazione anarchica informale". Esatto, care teste di capra, la storia come al solito si ripete ancora. E anche nel 2008 si annusa ancora la caccia agli anarchici,e il mio pensiero non può non andare al povero Pinelli, colui che per "sbaglio" cadde dalla finestra della questura e morì. In realtà non erano tutti anarchici e alcuni di loro nemmeno si conoscevano. C'è Andrea, un ragazzo normalissimo, uno di quelli che ama la discoteca, la politica non sa nemmeno cosa sia, e addirittura alla domanda dei carabinieri:"Mi dica cosa sai della COOP!". Lui con un ingenuità rispose :"Non so, ma è un supermercato?". Andrea era semplicemente amico intimo del "capo eco terrorista" Michele. Mi raccomando, avere amici che pensano e si attivano per una società migliore non è consigliabile visto i tempi. Questi ragazzi finirono in prigione, Michele
Fabiani ha trascorso ben nove mesi di carcere, bene due di isolamento e il resto nel carcere duro di Perugia. Anche per gli altri ragazzi è toccata più o meno la stessa sorte. Care teste di capra, perchè questa operazione farsa? Perchè proprio in un periodo alquanto complesso? C'era la morte sospetta di Aldo Bianzino, morte nel carcere scomoda come quella di Niki e c'era il caso di Meredith Kercher ( a proposito in tutti questi tre casi compare sempre il perito Giuseppe Fortuni, ma in Italia esiste solo lui?). Ma soprattutto dietro questa operazione c'è puzza di mafia, 'ndrangheta e massoneria. Si perchè, come vi spiegherò al prossimo post, l'Umbria non è assolutamente un isola felice, e tanto meno "verde". Seguitemi perchè arriveremo a qualcosa di molto grosso. Si, talmente grosso che vi prego di non perdere di vista l'omicidio di Niki. Continua... La 'ndrangheta (seguito della settima parte)
Segue da qui. L'Umbria, e in particolar modo la città universitaria Perugia, ha il triste primato della morte per overdose tra i giovani. Morti che
sono in continuo aumento perchè gira tanta di quella droga che fa paura. Il "monopolio" del traffico di stupefacenti è in mano alla cosca dei Facchineri, i quali hanno dato vita ad una struttura associativa multiforme, dedita ad attività criminose principalmente volte alla importazione di consistenti partite di stupefacenti e alla sua successiva commercializzazione. L'indagine "windshear" condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri di Perugia ha consentito di ricostruire una rete criminale dedita all'importazione ed al traffico di sostanze stupefacenti, nella quale figuravano personaggi come Roberto Pannunzi e il figlio Alessandro, Stefano De Pascale, non chè appartenenti alle cosche Coluccio, Aquino, Bumbaca e Agostino, tutte originarie della Locride. Ma la 'ndrangheta, in Umbria, con il tempo non si è limitata più alla semplice commercializzazione della droga. Anche perchè fa tanti, troppi soldi e quindi bisogna riciclarli più in fretta possibile. E allora è nato un altro triste primato in questa bella ma oscura regione: le morti sul lavoro! Come vi ho già anticipato, l'Umbria non è
assolutamente una regione verde. Purtroppo è in corso una cementificazione selvaggia, si costruiscono interi villaggi, inutili case e numerosi centri commerciali. E, ahimè, non è un caso che la regione Umbria si sia dimostrata favorevole al "Piano Casa" ideato dal Governo Berlusconi. Basta fare una passeggiata tra i borghi dell'Umbria e non è difficile vedere numerose aziende edili al lavoro. Se ne possono scovare centinaia. E non è difficile scoprire che i lavoratori sono tutti o calabresi o campani, così come i Titolari. Aziende che nella maggior parte dei casi sono ad odor di mafia. Tempo fa ci fu un operazione dei carabinieri chiamata Naos nella quale si scoprì un accordo tra 'ndrangheta e Camorra(e in particolar modo il clan dei Casalesi) per controllare gli appalti in Umbria. Ci furono numerosi arresti, tra i quali anche numerosi amministratori locali. Molte di queste società edili controllate dalla 'ndrangheta vengono acquistate tramite estorsione o acquisto a ribasso, e risultano vincenti sul mercato degli appalti pubblici e privati perche riescono a mantenere prezzi ultra competitivi grazie all'uso di materiali
scadenti e soprattutto di manodopera rigorosamente a nero e malpagata, con carenza di sicurezza sul lavoro. E quindi non è un caso che le morti sul lavoro in Umbria, superano la media nazionale. Le 'ndrine succhiano il sangue agli operai e mettono a rischio la popolazione con i suoi manufatti di scarsa qualità. L'Umbria quindi è diventato un territorio dove succede di tutto, si creano nuove frontiere di riciclaggio del denaro sporco, si instaurano rapporti tra politica e criminalità organizzata, ci sono forti poteri occulti dove sembra che ad ogni avvenimento, dal delitto più efferato alla semplice rapina, intervengono prontamente. Perugia è diventata una base per la creazione di strane organizzazioni, dove però mantengono sempre legami con le cosche Calabresi e clan Campani. E soprattutto sembrano avere delle coperture veramente troppo grandi, tanto di rimanere impuniti e continuare a fare la vita di sempre. Nonostante che ci sia scappato il morto. Perchè da Perugia si fanno accordi per portare soldi a San Marino fino ad arrivare a costruire società a Londra . Un vero e proprio intrigo internazionale.
Continua... La 'ndrangheta ( semi conclusione settima parte)
Segue da qui. Se avete seguito attentamente il mio piccolo dossier sul "sottosuolo" umbro e precisamente la mia spiegazione sul forte intreccio delle due M, ovvero mafia e massoneria, avrete capito che Perugia è il centro di tutti questi poteri occulti. La definirei la capitale della cosiddetta "area grigia", ovvero l'esempio vivente di come alcuni apparati della magistratura, medici, avvocati, imprenditori, politici si organizzino per delinquere in maniera assolutamente trasversale. E allora accade che un gruppo di ex pentiti di mafia, una volta sospesogli il programma di protezione, si organizzino e formino una struttura criminale molto potente e raffinata, composta da micro cellule operanti non solo in Umbria, ma anche in Lombardia, Toscana, Sicilia, Campania e Calabria. Una struttura molto particolare, e strana. E' strana perchè nonostante i componenti siano stati pentiti, queste persone hanno
mantenuto i loro legami con i rispettivi clan di appartenenza. Immagino se io mi pento, appena esco vengo fatto fuori perchè ho parlato, giusto? Ma per loro non è così. Vediamo chi sono facendo nomi e cognomi. Grazie all'ottima operazione della DDA di Perugia, e grazie soprattutto alle intercettazioni, si è scoperto che questo gruppo operava ufficialmente fra il 2006 e il 2007. Ed era composto da Paolo Carpinassi, imprenditore che aveva il compito di trattare con gli spacciatori albanesi, ma cadde in disgrazia; Marcello Russo, pugliese ex pentito; Salvatore Conte, casalese ex pentito affiliato al clan camorristico La Torre e Salvatore Menzo, il capo dell'organizzazione, siciliano di Niscemi ed ex pentito pure lui. Grazie al pentimento dell'imprenditore Carpissati(poi morì in un incidente) e all'arresto di Marcello Russo, si scoprì che questa organizzazione criminale avrebbero commesso un omicidio sul territorio umbro. La vittima designata era proprio il camorrista ex pentiro Salvatore Conte. In un intercettazione telefonica gli ex pentiti dissero che era diventato ingestibile e quindi fu emersa la sentenza di morte. Il suo corpo privo di vita venne ritrovato in un bosco a Carpiano
di Monterubino, vicino Gubbio. Traffico di armi, droga, soldi che girano, e omicidio. Elementi che fanno capire di come sia pericolosa questa struttura che apparentemente sembrerebbe non esistere più. Ma non c'è solo quello. La struttura degli ex pentiti si va ad intrecciare con l'inchiesta sulla truffa telefonica. Quella per cui era stato arrestato preventivamente Niki, e che da quella maledetta cella non ne uscì più vivo. Nell'indagine sulla truffa telefonica oltre a tante altre persone rimangono coinvolti anche tre personaggi che io definirei chiave: i due fratelli Cimieri, Francesco e Giuseppe, e Carlo Contini. Francesco Cimieri è latitante a Londra. Giuseppe Cimieri e Carlo Contini sono entrambi residenti a Perugia. E in un intercettazione telefonica è emerso che Salvatore Menzo, il capo di questa struttura criminale, era in contatto con i fratelli Cimieri e avrebbero fatto accordi per riciclare 80 milioni di franchi svizzeri attraverso la Repubblica di San Marino. E qui entra la politica! Sarei curioso di sapere
come avrebbero trasportato questi soldi. Tramite coperture politiche? Questa è un ulteriore prova per farvi capire, care teste di capra, che anche qui le due "M" sono un tutto uno. Ma c'è di più. Il camorrista ucciso Salvatore Conte , da pentito avrebbe parlato di faccende particolari che riguardano mafia messinese, Sacra Corona Unita, 'ndrangheta e massoneria. Le due M hanno uno spirito di conservazione molto forte, uccidono se è necessario. Con incidenti, falsi suicidi, e omicidi diretti. In questo caso c'è scappato il morto, ma forse non è l'unico. E allora ritorniamo a Niki. Niki, nell'inchiesta telefonica, è l'unico a morire. Perchè? La risposta io ce l'ho, e basta fare un semplice ragionamento. La madre d'altronde, tramite il suo blog, l'ha spiegato in tutti i modi. Ovvio che qui c'è in gioco qualcosa di molto grande, che non si limita solamente nel territorio locale o nazionale. Questo è un intrigo internazionale di alti livelli. Un asse che parte dalla Sicilia, passa per la Calabria, attraversa la Campania, approda a San Marino per poi atterrare a Londra e magari fare affari
con la Russia e altri paesi dell'est. E a Londra si trovano proprio quelle società informatiche dove, forse, ci lavorano ancora i fratelli Cimieri e tanti altri. Ma, e questo è un mio modesto parere, lo smistamento parte proprio da Perugia. E allora cominciamo con delle domande inquietanti: questa struttura criminale è stata veramente smantellata? Il capo Salvatore Menzo, che tra l'altro gestisce pure un Night, è stato arrestato? Giuseppe Cimieri pare che sia stato solo interrogato e pare che sia libero e continua a fare il proprio lavoro, Contini anche. Poi c'è Francesco Cimieri che non è mai stato arrestato perchè latitante a Londra. Ma si sente così "braccato" che scrive comodamente sul suo profilo Facebook. Anzi vanta pure di amicizie, sempre su Face come l'onorevole del PDL Guglielmo Picchi, anch'egli residente a Londra. Per carità , il 90 per cento dei contatti su Facebook non sono amicizie ma gente che si aggiunge o aggiungi giusto per far numero. E quindi non vuol dire che l'onorevole Picchi sia un amico di Francesco Cimieri. Anzi, magari prima che scoppiasse tutto questo scandalo, potevo averlo anche io come "amico".
Ma ora che le cose si sanno, è grave che un rappresentante dello Stato abbia un contatto di un latitante. Se tante volte lo incontrasse sarebbe il caso di dirgli che si costituisse, visto che non tanto lui, ma è lo Stato che vergognosamente Latita. Care teste di capra, avrete capito che questo è un post molto delicato perchè non sto parlando di cose vecchie, ma sono cose tremendamente attuali. Le indagini sono ancora in corso, ma la cosa preoccupante è di come le persone indagate, e specialmente i dirigenti, lavorino tranquillamente senza paura o vergogna. E ciò mi fa inquietare e sospettare che ci siano delle forti coperture. Ho paura che quando tutto finirà, l'inchiesta verrà chiusa, ci sarà un processo con un nulla di fatto, tutto sarà come prima. Mentre Niki è stato ucciso. La mia è una semi conclusione perchè questa post è ancora aperto. Non mi darò pace affinchè non avrò risposte su alcune domande che mi sono posto. Lo facciamo soprattutto per Niki, ma anche per salvaguardare i futuri giovani che inconsapevolmente possono incappare in questi giri della morte.
ps ovviamente tutto quello che ho scritto non frutto della mia fantasia ma la fonte è qui.