LETTERA APERTA DELLA DOTTORESSA: PATRIZIA STELLA LA DONNA TRA MONDO CRISTIANO E MUSULMANO 25 novembre - Giornata contro la violenza sulle donne Nell’Occidente cristiano (non si sa fino a quando!) la donna che subisce violenza ha la consapevolezza di essere protetta dalle leggi dello Stato, e se riesce a denunciare il suo aggressore, può sperare di vederlo punito o per lo meno inquisito. In Islam la donna che subisce violenza, deve sempre stare zitta, ingoiare il rospo e sperare che nessuno lo venga a sapere, altrimenti le leggi dello Stato musulmano la condannano alla lapidazione, mentre al violentatore viene garantito l’anonimato e la possibilità di continuare liberamente su quella strada. Se la malcapitata dovesse rimanere incinta, le leggi dello Stato musulmano la lasciano vivere finchè dà alla luce il bambino, dopodichè è dovere della sua famiglia di sangue eliminarla con il sistema che credono più opportuno, per non essere costretti a consegnare la “impura” allo Stato il quale, a sua volta, è “costretto” a ricorrere alla lapidazione pubblica. Così viole il Corano. (Cor. 4,15) Quando alla donna va bene, viene considerata dall’uomo come una delle sue quattro mogli e delle numerose concubine di cui egli può disporre a piacere, e può essere ripudiata in qualunque momento. *********** Ci si domanda per quale motivo le nostre care femministe non ingaggino nessuna battaglia davanti a questi trattamenti davvero “discriminanti”, anzi hanno perfino la spudoratezza di schierarsi con il mondo musulmano contro quello cristiano che le ha rese libere conferendo loro una grande dignità. Care donne occidentali, che ne avete fatto di questa grande dignità che il cristianesimo, e non la società secolarizzata, vi ha offerto in dono? • Voi denunciate di essere violentate mentre siete voi a fare violenza quando uccidete il bambino che portate in grembo. • Voi denunciate di essere violentate mentre siete voi a fare violenza sulla società e sugli uomini quando vi presentate seminude in qualunque luogo, anche pubblico! • Voi denunciate di essere violentate, mentre siete voi a fare violenza sulla vostra famiglia quando volete a tutti i costi distruggerla per dei futili motivi di carriera o di insofferenza. La vita è come un boomerang: quello che si semina, prima o poi si raccoglie.
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