Ink 2005-12-12

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Il giornale

Anno 11 - Numero 26 - 12 dicembre 2005 - Distribuzione gratuita

* fino ad esaurimento scorte.

degli Universitari

Festa Qualcosa di antico nell'aria, anzi di nuovo. Dicembre, ultimo mese dell'anno. Il freddo, la nebbia (quest'anno la neve), gli esami, le feste nei collegi si sovrappongono. Il tutto crea quell'atmosfera unica di questa città così avara di sole e così prodiga di nebbia. Natale: luci, colori, rumori, odori… tutto si mescola in un atmosfera particolare. Inchiostro chiude un anno vissuto pericolosamente: alcuni ci hanno lasciato sbattendo la

porta, altri sono arrivati carichi di entusiasmo e di nuove idee. Il bilancio di fine anno è positivo: 12 numeri di giornale, due conferenze, due concorsi, un concerto corale, e un readingaperitivo veramente esplosivo. Per i nostri primi dieci anni non vi abbiamo fatto mancare quasi nulla. Ma non è Natale senza regali, e allora ecco i regali… 1) Speciale di quattro pagine: i migliori racconti della seconda edizione di “Inchiostro a volontà” riccamente illustrati da Rossana da leggere con comodo sotto l'albero. 2) Il calendario di Inchiostro: un must per tutti gli studenti cool (l'anno scorso l'abbiamo

trovato pure in Bicocca in uso a docenti e bidelli). 3) Gli ormai ricercatissimi biglietti d'oro e d'argento solo cinque per numero. Non potete certo lamentarvi. Com’è allora che c'è ancora qualcuno che non è contento? Qualche vocina insolente e fastidiosa, un chiacchiericcio persistente e noioso: “Inchiostro questo, Inchiostro quello… Ma loro avrebbero detto, avrebbero fatto. E loro vorrebbero utilizzare il giornalino per i loro fini…” Perciò mettiamo i puntini sulle “i” e i taglietti sulle “t”. 1.) Inchiostro è un giornale aperto a chiunque voglia colla-

borare nel pieno rispetto degli altri e delle altrui opinioni. 2.) Inchiostro non è il giornale di tutti gli studenti, se questo significa essere un'accozzaglia di opinioni, di voci o peggio ancora non avere una posizione chiara, una linea sugli argomenti fondamentali. Non significa, sia chiaro, che se scriveremo cose discutibili oppure opinabili non daremo spazio a rettifiche o a risposte dei lettori (evitando ovviamente lettere anonime e ingiurie gratuite). 3.) Inchiostro è il giornale di tutti gli studenti nella misura in cui l'attuale redazione ha fatto sì che lo diventasse: scrivendolo, migliorandolo, distri-

buendolo costantemente in tutto l'ateneo, in tutti i collegi, creando eventi collaterali, cercando collaborazioni. Siamo aperti a qualsiasi opinione, a qualsiasi dibattito, a qualsiasi confronto. Abbiamo dato spazio nei limiti del possibile a tutte le voci anche quando non erano conformi alla nostra linea editoriale, al nostro sentire. Che altro possiamo fare? Due semplici cose: 1) continuare a scrivere, e chi ha qualcosa da dire si faccia vivo e la scriva, e 2) augurarvi buon Natale, buone Feste e Buon Anno. Marzio Remus

UNIVERSITÀ Orientare è meglio che curare

Un sindaco aperto ai giovani

di Carlotta Campanini

di Marzio Remus

Z

S

ac, il Salone dell'orientamento dedicato a giovani, scuola, lavoro e tempo libero, giunto quest'anno alla sua quinta edizione, cambia data e introduce un'importante novità: i testimonial. La Camera di Commercio, attraverso la sua Azienda speciale Paviamostre, organizza la quinta edizione di ZAC il 15, 16 e 17 dicembre, slittando di un paio di mesi rispetto agli anni precedenti. Quest'anno Paviamostre ha deciso di puntare sui testimonial, professionisti che hanno trasformato il loro sogno o la loro passione in una professione. Una realtà in cui i quattro professionisti (un medico, un ingegnere edile, un ristoratore e un autore di programmi radio) raccontano ai ragazzi la loro professione e tutte quelle che la circondano (sabato 17 dalle ore 14.30 alle 16.45). Ma ZAC non è solo questo e si rivolge anche a laureandi e laureati. Oltre agli stand di aziende, scuole, istituti e collegi universitari, centri professionali e associazioni di categoria, anche quest'anno verranno proposti gli stand interattivi, con simulazioni di colloqui di lavoro (con l’esperto Davide Bezzecchi venerdì e sabato dalle 9 alle 14). Sarà poi possibile consultare banche dati online per cercare opportunità di lavoro (tutti i giorni dalle 9 alle 14), parlare con i “cacciatori di teste”, conoscere le occasioni di studio e di lavoro all'estero, orientarsi nel mondo della formazione professionale e dell'offerta dei master postlaurea. E i partecipanti potranno avanzare le proprie candidature per le ricerche di personale in corso. Come potete vedere, ZAC non è solo orientamento per i ragazzi di Medie Inferiori e Superiori ma un opportunità per gli universitari di conoscere meglio il mondo del lavoro. È una buona occasione anche per informarsi sul Servizio Civile, una risorsa davvero innovativa nel campo dell’esperienza formativa e professionale. Proprio l’anno scorso, in occasione della quarta edizione di ZAC, era stata firmata la Convenzione tra le Regione Lombardia e l’ateneo pavese per il riconoscimento dei crediti formativi ai ragazzi iscritti alla nostra univesità che parteciperanno ai progetti di Servizio Civile: un chiaro segnale verso l’integrazione fra formazione e lavoro ad alto livello.

indaco rock, sindaco lento, sindaco “di sinistra” ma accoppiato a Bossi e Fini, sindaco contro i giovani e gli studenti, sindaco a favore. La confusione regna(va) sovrana. Inchiostro, sempre nella notizia, ha deciso di vederci chiaro. Così abbiamo chiesto un’intervista al sindaco di Pavia, l’On. Piera Capitelli. Ci ha ricevuto quasi subito. Dimostrandosi un’affabilissima padrona di casa. Inchiostro: Lei è passata dall’oggi al domani da sindaco “buono” a sindaco “cattivo”, il tutto se vogliamo in maniera un po’ confusionale. Può spiegarci cosa è successo? Sindaco: Guardi, da ieri (si riferisce al forum organizzato da La Provincia Pavese, NdR) sono ridiventata sindaco “buono”. Inchiostro: Sì, questo stupisce. È un’oscillazione che può lasciare perplessi. Sindaco: La linea è sempre stata coerente e non ci sono state divagazioni: i giovani hanno ragione a chiedere spazi, però devono rispettare le regole. Non è la burocrazia che fa le regole, ma l’educazione. Se non c’è ancora un sistema di regole condiviso, occorre crearlo Non con lo scontro ma tramite il confronto. Io sono a disposizione per creare un tavolo di lavoro per creare della modalità di convivenza tra la voglia dei giovani, degli studenti di divertirsi, di “occupare” anche la città, di fare cultura, e le esigenze dei cittadini che sono sacrosante. Poi l’affaire Sottovento è stato un caso molto particolare, in cui non è stato possibile non intervenire. È stato un atto dovuto. Inchiostro: Abbiamo seguito la vicenda e ci rendiamo conto che la scelta era obbligata. In fondo è giusto dirlo: la cultura non è né rumore né sporcizia. Sindaco: Contestazioni a parte, se gli studenti, i giovani, vogliono discutere e confrontarsi noi siamo a disposizione. Occorre trovare una soluzione condivisa, anche in ragio-

La pagina web di Zac5

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ne della necessità dei giovani di avere dei luoghi d’incontro in cui non si debbano strapagare le consumazioni. Bisogna trovare dei luoghi, degli spazi che non siano solo per trovarsi e far rumore. Inchiostro: Difficile non essere d’accordo: noi facciamo un giornale, per definizione non rumoroso. Sindaco: L’ho detto e lo ripeto: il problema è vedersi entro breve per poter noi mettere in programmazione spazi e risorse, ma anche sapere da voi di preciso quali sono gli spazi e quali le strutture di cui avete bisogno. Mi spiego: “di preciso” lo intendo in modo flessibile nel tempo e nello spazio. Una cosa sono i reali bisogni, un'altra sono le mode, anche se pure di queste occorre tener conto. Inchiostro: Come studenti esterni alla città, venuti qui a studiare, abbiamo l’impressione che l’Università e la città siano come due realtà distinte, due binari paralleli che difficilmente s’incontrano. Sindaco: È un’impressione fondata. Inchiostro: L’impressione che si ha è che il “pavese” sia un po’ troppo statico, che non apprezzi lo studente. A Natale dell’anno scorso volevo comprare un regalo. Erano le 18.45, il negoziante aveva già chiuso la cassa e mi disse: “Ripassa domani”. In altre città non sarebbe mai successo. Sindaco: È un nodo antico che va sciolto. I cittadini devono capire che gli studenti sono una risorsa importante di questa città. Pavia vuole essere la città della formazione, dell’accoglienza. I rapporti tra città e Università sono costanti, ma possono migliorare ancora. Pavia non è una città industriale, è una città che deve puntare sui saperi, sulla formazione di alto livello, sull’accoglienza. Dobbiamo aumentare il numero di studenti, in primis quelli stranieri. Non possiamo far scappare gli studenti. Inchiostro: Lo studente si sente “estraneo” in questa Città in cui vive, alla quale contribuisce, in cui spende. Spesso in questa città e nell'Ateneo si fanno moltissime cose che non sono comunicate. Sindaco: Su questo credo che anche noi come amministrazione comunale dobbiamo sceglierci un ruolo, dobbiamo metterci a disposizione, ma lo stiamo facendo nel senso che avremo un periodico all’interno del nostro giornale, La Provincia Pavese, che servirà a informare: ci sarà uno spazio istituzionale dedicato alla comunicazione delle varie iniziative. Il problema è il coor-

dinamento. A Pavia i soggetti che fanno cultura sono tantissimi ed è molto complicato tenere i rapporti con tutti loro. Inchiostro: Pavia ha una delle spese culturali procapite tra le prime dieci in Italia. Nonostante si continui a dire che non si

basta, però. Penso si possa fare qualcosa di più. Si dovrebbe arrivare ad avere qualche agevolazione in più per i giovani. La vostra è un’età della vita in cui si inizia ad avere voglia di indipendenza dalla famiglia. È giusto aiutare i giovani a raggiungerla.

Piera Capitelli, Sindaco di Pavia fa nulla, la realtà è ben diversa, non trova? Sindaco: Sì, se uno vuole uscire alla sera a Pavia ha solo l’imbarazzo della scelta. Anzi spesso gli appuntamenti si accavallano. Inchiostro: Abbiamo fatto qualche conto: se uno studente vuole a Pavia può uscire tutte le sere andando in locali diversi. Il Teatro ha dei carnet per i giovani. L’I.S.U. offre sempre alcuni biglietti. Manca invece una serata universitaria per il cinema. Ci vorrebbe una tessera universitaria che garantisse una serie di facilitazioni. Si potrebbe implementare la tessera dei trasporti con vari servizi. Sindaco: Potrebbe essere un’idea da studiare. Bisognerebbe offrire una serie di servizi anche a chi non risiede a Pavia. Il problema è che manca una regia che coordini il tutto. Si potrebbe creare uno spazio fisico o forse uno virtuale che possa permettere a tutti di confrontarsi e di essere aggiornati. Non solo via Web, ma anche tramite la carta stampata. Inchiostro: È un’ottima idea. Nonostante quello che si dice, a Pavia il Comune ha fatto molto per gli studenti. Penso all’accordo con la Line. Usufruiamo del bus a prezzi irrisori. È un caso unico o quasi in Italia. Sindaco: È vero: è un caso unico in Italia. È una cosa di cui sono particolarmente orgogliosa, anche se non è stata fatta dalla mia amministrazione ma da quella precedente. Non

Oggi l’età dell’indipendenza si sposta sempre più avanti. L’ingresso nel mercato del lavoro è più difficile e posticipato nel tempo. I giovani devono essere aiutati a inserirsi. Inchiostro: Tutto questo è importante e utile. Il problema forse è che il passaggio in alcuni casi è troppo netto. Come studenti abbiamo una serie di facilitazioni e poi, a un certo punto, di colpo più nulla. I trasporti, ad esempio: specializzandi e dottorandi ne sono completamente tagliati fuori, cosi come dalle mense. Non sono riconosciuti come entità. Si tratta del livello d’istruzione immediatamente successivo, ma spesso non sono messi meglio di molti studenti, anzi… Sindaco: Penso che questa sia una cosa da rivedere quanto prima. Inchiostro: Un problema notevole è l’affitto: spesso in nero e a prezzi elevati. In uno dei numeri scorsi (il 24) abbiamo invitato gli studenti a denunciare gli affitti in nero. Sindaco: È un problema sul quale stiamo lavorando, e negli ultimi anni le cose sono migliorate. In futuro si cercherà di fare qualcosa di più. Ricordate che come Sindaco sono nel C.d.A. dell’Università e sono lì per esternare i problemi degli studenti. I giovani sono una risorsa fondamentale per questa città. La mia amministrazione è aperta al dialogo, al confronto. Occorre però il rispetto delle regole fondamentali.

UNIVERSITÀ - PRONTAMENTE

Lo statino è uno stato piccolo piccolo?

Influenza aviaria

di Carlotta Campanini

Ovvero: come ignorare un elefante in salotto

Il fatidico punto blu

Scienza Vs. Umanistica - Discordie comuni, luoghi comuni di Walter Patrucco

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mmaginate che un ingegnere si trovi a dover sostenere un esame di filosofia: secondo voi come reagirebbe? E se un filosofo dovesse affrontare un corso di ingegneria: come la prenderebbe? Molto probabilmente inizierebbe a maledire il mondo o a sospettare di essere in un incubo, ma seguirebbe con interesse il corso (sottolineando “con interesse”) solo se fosse matto da legare. Vi siete mai chiesti il motivo di tale atteggiamento? Questo conflitto è sotto gli occhi di tutti, una discordia continua che va avanti da decenni. Le facoltà umanistiche non hanno simpatia per quelle scientifiche e viceversa. Ma perché? Per certi versi il motivo è insito nella mente delle persone e si chiama “avversione per l'opposto”. E in effetti ingegneri e filosofi sono decisamente diversi fra loro. Le più frequenti critiche sono ormai familiari a molti studenti pavesi. Tanti tra voi avranno già sentito battute colorite al riguardo. Del resto, nonostante i progetti per un futuro campus, la Nave è ancora la solita: un edificio per facoltà scientifiche che è salpato dalla città per dirigersi verso un mare di nebbia, isolata in mezzo ai campi. E così ingegneri e affini sono costretti a seguire lezione in Nave, lontani chilometri dal centro, in aule di cartongesso. Per non parlare dell'edificio color melanzana a cui rischiava di cedere il tetto dopo quattro mesi dall'apertura, forse per il peso della vergogna del suo colore e della sua forma. Le facoltà umanistiche invece sono in

centro, belle, comode, artistiche, piene di affreschi, di statue, di lapidi. La prima volta che sono entrato in un'aula della Centrale pensavo di essere entrato in chiesa: mi sono fatto il segno della croce, mi sono inginocchiato e ho iniziato a seguire la lezione. Queste aule sono popolate da un'alta percentuale di ragazze (a differenza di alcune facoltà scientifiche). Ma come fanno i filosofi a seguire le lezioni, con gli ormoni che saturano l'aula? C'è una magagna, però. Una volta, in autobus, un tizio mi ha detto di essersi laureato in Lettere con 105. “Bene”, dico io. Il problema è che quel tizio era proprio l'autista dell'autobus (va beh la crisi dell'occupazione, ma ‘sta storia fa pensar male). Un ingegnere invece ha sempre un posto assicurato davanti a un bel computer in uno stanzino buio, poco ma sicuro. Poi al posto di calcoli, chimica e freddi circuiti elettrici, le facoltà umanistiche studiano arte, legislatura, filosofia, materie profonde (forse un po' troppo profonde), a vol-

te così profonde che se ne perde la base, il senso. Va a finire che quando si sente un umanista ripetere una lezione sembra di ascoltare le vecchiette che recitano il rosario, a memoria, in latino (ma si saranno mai chieste cosa significa ciò che stanno cantilenando?). Stiamo facendo divagazioni usando come soggetto pensieri e frasi dette dagli studenti, ma proviamo a ragionare. Sono falsità oppure parole sacrosante? Probabilmente né l’una né l'altra cosa. Sono semplicemente luoghi comuni e come tali sono estremizzazioni di situazioni reali. Sono concetti usati per far conversazione, per divertire, per goliardia o per scrivere un articolo di giornale, ma non adatti a discorsi seri. Si rischierebbe di cadere in brutti pensieri. Si tratta però di ottimi spunti per ravvivare la vita universitaria. Del resto nessuno di questi due gruppi è migliore dell'altro perché due cose così diverse non sono nei loro aspetti paragonabili ma sono solo reciprocamente criticabili.

Un’immagine della Nave

di Mattia Quattrocelli 1918: Spagnola. 1957: Asiatica. 1968: Hong Kong. XXI secolo: ???

È

abbastanza inquietante pensare alle ondate pandemiche di influenza che hanno attraversato il secolo scorso e, ancora di più, pensare che il virus dell’influenza aviaria, tanto chiacchierato quanto misterioso, è molto simile a quello che causò 50 milioni di morti nel 1918. H5N1: questa sigla similrobotica che infesta i media è una sigla che, in realtà, indica la tipologia di proteine presenti sull’involucro esterno di questa sferetta di pochi nanometri (appartenente, per gli addetti ai lavori, alla famiglia virale delle Orthomyxoviridae). Rispettivamente, H sta per emagglutinina e N per neuraminidasi. Essendo delle molecole che spuntano verso l’esterno, servono al virus per entrare nelle cellule dell’organismo infetto e servono a noi per riuscire a costruire un vaccino. E proprio qui subentra il grosso problema: il virus dell’influenza è un virus ad elevatissima frequenza di mutazione e ceppi diversi, situati anche in diverse regioni geografiche, possono ricombinare. Questo porta il virus (a RNA) a mutare gli antigeni di superficie (H e N) ogni stagione, costringendoci, come ogni autunno, a dover fare un nuovo vaccino per la “normale” influenza. Non solo: questi virus riescono anche a scambiare informazioni, mescolando caratteristiche di ceppi diversi che normalmente infettano ospiti diversi. Ed eccoci tornati ai giorni nostri: dalle analisi di sequenziamento comparato di moltissimi isolati di virus H3N2 e dal sequenziamento del genoma virale del responsabile della Spagnola, sembra emergere che l’attuale influenza aviaria sia derivata proprio da una ricombinazione estesa tra i virus influenzali degli uccelli (soprattutto migratori) e quelli dell’uomo. Quando, poi, questa forma di H5N1 passa per contatto aereo da uccello a uomo, può subire ulteriori modificazioni nel genoma che lo porta-

o r P

no ad essere estremamente virulento nei confronti delle nostre vie aeree. Ma questa è storia di adesso, delle 60 vittime finora accertate. Il problema fondamentale, dunque, è l’elevatissima frequenza mutatoria, che rende particolarmente difficoltoso mettere a punto un vaccino efficace: bisogna sperare nel vaccino approntato non più di tre settimane fa da un gruppo italiano a Genova su un virus abbastanza vicino a quello incriminato? Oltre tutto circa un mese fa è stato isolato un ceppo resistente a uno dei due antivirali usati adesso per cercare di contrastare l’infezione. Il ceppo, se le cose non dovessero bastarvi, è stato isolato da un paziente contagiato dal fratello, a sua volta esposto a polli infetti, testimoniando così il passaggio uomouomo. È difficile, dunque, riuscire a sottostimare una minaccia simile (senza cedere a inutili e insulsi allarmismi televisivi). Infatti gravissima è la responsabilità delle autorità cinesi che, una decina d’anni fa, hanno impedito agli scienziati di monitorare i flussi di uccelli migratori e l’evoluzione adattativa del patogeno. Così come è pura irresponsabilità civile diramare rassicurazioni populistiche senza aver prima fatto controlli estesi e integrati. Purtroppo nessuno può dirsi sicuro nel suo ristretto orticello. Così, mentre il virus sta per intraprendere la via africana (con conseguenze inimmaginabili, data la dipendenza africana dall’avicoltura) e mentre i politici d’oltreoceano fanno finta di interessarsi seriamente al problema solo per evitare una nuova Katrina, l’invito è uno e uno solo: guardare negli occhi la realtà e sostenere non il populismo spicciolo ma la ricerca seria e coordinata.

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Cus: al via il Trofeo dei Collegi

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iovedì 24 novembre si è svolta la gara di corsa campestre, prova di inizio dell’VIII edizione del Trofeo dei Collegi. Al via una sessantina di concorrenti. La prova femminile, dominata da Jolanda Ranza (Ghislieri), è stata vinta dalla squadra del Collegio Nuovo, seguita dal Golgi e ancora dal Ghislieri. Nella classifica maschile si è invece imposto il Sant’Agostino (che ha visto Daniele Binda e Saturnino Palombo piazzarsi ai primi due posti), seguito dal Borromeo e dal Giasone del Majno, que-

st’ultimo a pari punti con il Golgi ma in terza posizione grazie al miglior piazzamento individuale. Il Trofeo dei Collegi prosegue ora con i tornei di pallacanestro, di pallavolo (scadenza iscrizioni 10 febbraio 2006), di calcio a 7 femminile (31 marzo 2006), di calcio a 11 e di beach volley (12 maggio 2006). Maggiori informazioni sul Trofeo dei Collegi sono disponibili all’indirizzo http:// cus.unipv.it, dove potrete trovare anche notizie sulle numerose altre attività organizzate dal C.U.S. Pavia a favore degli studenti universitari.

Orchestra Accademica dell’Università di Pavia “Camerata de’ Bardi” Per informazioni: www.cameratadebardi.it oppure contattare Marco 328.9582878

ignorina io le darei un 29. Le va bene?” “Sta scherzando? Certo che mi va bene!” Ecco quello che Mat avrebbe voluto rispondere quando le hanno “proposto” (sì, perché c'è la possibilità di rifiutare, ma soprattutto c'è anche gente malata, molto malata, che ha il coraggio di farlo) il suo voto. In realtà ha detto un timido “Va benissimo” con un filo di voce, ha salutato e si è alzata dalla sedia piena di orgoglio. Comunque avete presente quella canzone che fa “studentessa universitaria / triste e solitaria / nella tua stanzetta umida…”? Ecco, Mat da tre settimane a questa parte si è sentita esattamente come la ragazza descritta da Simone Cristicchi. Solo che la sua stanza è “super-stra-iperbella”, altro che “umida”. Poi non studia filosofia e non ha amici sparsi nelle varie università italiane (per fortuna), abita con i suoi e non si sente sola neanche di notte! Tornando a noi: Mat nel suo periodo pre-esame ha scoperto l'utilità della Carta Ateneo, che fino a quei momenti ignorava.

(straccia) che ha l’unica utilità di “dire” i codici degli esami nel momento in cui il prof registra il voto sul libretto, ha avuto un attimo di raptus omicida… ma è passato subito… Fatto il suo dovere, entra nell’aula dove già si stanno svolgendo gli esami, si siede e aspetta il proprio turno. Ora sapete che canzone mi viene in mente? Quella che fa “è un mondo difficile / felicità a momenti e futuro incerto…” Provate un po’ a indovinare che canzone è?

Sai suonare uno strumento? Oppure suoni da poco tempo?

“S

Ovvero: essa ha il magico potere di poter stampare lo statino. Eh già… Lo statino: ma cosa sarà? Tutti ne hanno sentito parlare da genitori, amici, parenti e professori. Insomma gli statini ci sommergono solo con tutte le raccomandazioni e gli avvertimenti che qualcuno ci ha fatto per evitare di presentarsi all'esame (orale) senza questo prezioso “coso”. Ebbene, una volta arrivata al “punto blu” (no, non quello del Telepass) della Carta Ateneo (visto?), la fatica non è finita. Infatti se credete di poter tranquillamente stampare il vostro statino vi sbagliate di grosso. Prima Mat ha dovuto inserire il suo numero di matricola (e fin qui…), poi la sua password per la posta elettronica (e già ci sono le prime difficoltà…), poi si è dovuta inventare una nuova password (così, perché è più bello…). Ora non è finita: infatti dal momento in cui lei ha inserito la nuova password al momento in cui finalmente ha potuto stringere tra le mani il suo statino sono passati almeno 5 minuti. Il cervello del punto blu non è dei più veloci… Quando finalmente Mat scopre che lo statino è solamente un insignificante pezzo di carta

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MUSICA

Linea 77 for propaganda A cura di Paola Ranchini e Silvia Tacca Foto di Maria Moira Carola

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vete mai visto ad un concerto rock, in mezzo a gente che “poga”, che fa stage-diving e che puzza di birra, una distinta studentessa di filosofia con tanto di tacchi a spillo, tubino nero e maglietta di palliettes? Noi sì. Perché quella studentessa era una di noi due. Ma partiamo dall’inizio. Il 23 settembre esce Available for propaganda, ultimo CD del gruppo torinese dei Linea 77. 12 tracce che spaziano dal rock duro, mantenendo invariata l’energia e la rabbia dei loro esordi, al rock più melodico, che segna una loro maturazione (vedi tra gli altri i due soli brani in Italiano “Inno all’odio” ed “Evoluzione”), senza farsi mancare un paio di strizzate d’occhio al punk (vedi “Rotten mouth and broken arms” e “To protect and Serve”). Decidiamo quindi che saranno proprio i Linea 77 il nostro prossimo obiettivo. L’intervista è fissata per le ore 17.30 a Torino, all’Hiroshima Mon Amour, il 14 ottobre. Amiamo la puntualità. Per questo partiamo per Torino con un ampio margine di anticipo. Alle 17.10 non solo non siamo nemmeno lontanamente vicine all’Hiroshima ma ci accorgiamo di esserci perse e, visto che le disgrazie non arrivano mai da sole, ci rendiamo conto di aver imboccato contromano una strada trafficatissima, mentre la polizia municipale è a due metri da noi (se prossimamente non vedrete più pubblicate nostre interviste è per impossibilità di farle causa ritiro patente). Alle 17.20 ci guardiamo con aria smarrita e ci accorgiamo che ci manca qualcosa/qualcuno: Maria, la nostra fedele fotografa, con la quale circa mezz’ora prima dovevamo

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avere un appuntamento in una qualche via sperduta di Torino. Non sappiamo in quale modo, ma sudate, scioccate e con i nervi a fior di pelle arriviamo alle 17.45 tutte e tre sane e salve davanti al locale, pronte per compiere il nostro dovere. Ci accoglie, con non poca diffidenza, Pietro, manager del gruppo, che, vedendo i tacchi a spillo di una di noi (forse Paola?), dice: “Benvenuta a un concerto hardcore!” (NdR veramente simpatico questo Pietro!). Sarà Dade, bassista del gruppo, a rispondere alle nostre domande. Il clima è più che disteso. Dade è disponibilissimo e ci risponde in modo ironico ma deciso sorseggiando una birra e accendendosi una sigaretta dietro l’altra. È d’obbligo che la prima domanda riguardi proprio l’ultimo loro lavoro, anche perché quest’album segna un po’ la svolta dei Linea 77. Tanto è vero che, inaspettatamente, è entrato nella classifica italiana degli album più venduti e sancisce l’apprezzamento di questo gruppo non solo nell’ambiente underground ma anche da parte del grande pubblico. Inchiostro: Parliamo del nuovo album… Dade: Io penso che sia stato fondamentalmente un ritorno alle origini, cercando però di vedere un po’ più avanti dei nostri limiti. Quindi è anche un’ evoluzione. Negli artisti ci sono anche degli “strippi” strani, ci sono dei periodi in cui un musicista sente il bisogno di sperimentare, come è stato per Numb, che trovo sia un bellissimo album, anche se l’ho ascoltato una sola volta. L’ho suonato decisamente tanto perché è stato un tour enorme, però ascoltarlo tutto… non riuscivo a canticchiarlo e, secondo me,

quando non riesci a canticchiarlo non è un buon lavoro. Inchiostro: Quindi sei più per una musica melodica, anche se non è il termine più adatto con cui definire il vostro sound… Dade: Secondo me la musica ideale è il pop. Poi ci sono varie sfumature di pop, non per forza deve essere facile e almeno nei contenuti deve avere qualcosa che abbia un po’ di spessore. Inchiostro: Quindi, se pensi questo del pop e trovi che questo album sia più orecchiabile rispetto ai precedenti, ammetti che è diverso dagli altri? Dade: Sì. Sì, questo nostro ultimo lavoro è molto più semplice e rigoroso degli altri ma è anche più spontaneo, un po’ come il nostro primo album Too much Happiness. Inchiostro: Hai parlato di evoluzione musicale, tanto è vero che il vostro primo singolo si chiama proprio “Evoluzione”. Questo pezzo racchiude qualcosa di autobiografico? Dade: Non sono la persona adatta a risponderti perché sono il bassista, però credo di sì perché “Evoluzione” e “Inno all’odio” raccontano non solo pezzi di storia dei Linea 77 ma riguardano tutta l’umanità. Per esempio proprio “Inno all’odio” è rivolta alla parte underground della gente che protesta. Inchiostro: Available for Propaganda significa, appunto, “disponibile alla propaganda” ed è un titolo piuttosto forte che fa pensare alla politica. Avevate proprio

questo intento? Dade: Ce l’hanno chiesto tutti e lo prevedevamo. È automatico che quando vedi una parola forte come “propaganda” ti venga subito in mente la politica, anche se noi non volevamo assolutamente riferirci a questo. Si tratta più che altro della propaganda mediatica che abbiamo subito in America. Il titolo nasce come Ketchup Suicide, secondo album, con ispirazione rispetto a ciò che viviamo durante la registrazione dell’album stesso e, in quel caso, ci riferivamo al cibo schifoso che mangiavamo in Inghilterra mentre Numb, che significa “intorpiditi”, nasce dal fatto che eravamo intorpiditi da parecchie cose… per esempio dalla marijuana. Inchiostro: Non è così usuale che un gruppo italiano abbia l’opportunità di realizzare un album a Los Angeles. Com’è nata e com’è stata quest’esperienza? Dade: Sicuramente è stata molto positiva e non vogliamo fare i finti modesti dicendo che siamo riusciti a registrare in America solo perché abbiamo avuto culo. I Linea 77 presi singolarmente non sono sicuramente dei musicisti eccellenti ma insieme creano una particolare alchimia. Non nascondiamo però che il fatto di andare in America è stato inizialmente una botta di culo che è nata dall’aver conosciuto, inizialmente tramite e-mail, Dave Dominguez (NdR produttore di Papa Roach e Orgy). Tra l’altro, consigliamo a tutti i gruppi di registrare all’estero

perché, economicamente parlando, abbiamo riscontrato che andare un mese in America costa meno che andare due settimane in una località turistica italiana e inoltre, musicalmente parlando, in America c’è una maggiore apertura a suoni più duri e una maggiore preparazione tecnica. Inchiostro: Come mai avete deciso di farvi rappresentare da un’etichetta straniera, la Earache? Dade: È stato il classico giro di buste con i demo. Loro, a differenza degli altri, ci hanno risposto e abbiamo fatto un contratto che prevedeva quattro album e… mannaggia a noi quando l’abbiamo fatto! Adesso c’è una forte lotta con la nostra etichetta e, quando abbiamo firmato il contratto, siamo stati un po’ ingenui perché si è rivelato essere troppo lungo. Quattro dischi sono troppi e se il contratto fosse stato più corto adesso, che ho 28 anni, sarei più libero nelle mie scelte. Inoltre la nostra è un’etichetta che non ha ambizioni di espandersi, a loro basta avere quelle 10, 20 mila copie vendute, non hanno voglia di fare il botto e di fare un salto di qualità. Ritengo che, quando un gruppo c’è e funziona (NdR …e i Linea 77 funzionano), bisogna invece investirci sopra e farlo conoscere, fare insomma propaganda. (Ride) Inchiostro: Per quanto riguarda i live sembra che vi divertiate molto. Quanto spazio lasciate all’improvvisazione e quanto invece c’è di preparato?

MUSICA Dade: Ti dirò la verità. Noi abbiamo un sito in cui c’è un forum e spesso qui veniamo definiti rabbiosi e poco professionali e di questo siamo contenti perché alla fine non riusciamo a studiare le cose. Ci piacerebbe essere professionali con una scaletta ma non ci riusciamo. Rimaniamo sempre cinque ragazzi di Venaria (NdR paese alla periferia Torino) che, pur avendo imparato le regole del mercato, cercano comunque di continuare a divertirsi. Inchiostro: Con questo ultimo CD sicuramente diventerete ancora più noti e siete un gruppo tutto maschile. Non vi spaventano le ragazzine urlanti che vi idolatrano come farebbero con i vecchi Take That? Dade: Dalla collaborazione con i Subsonica in poi già ci sono, meno male che ci sono (NdR finalmente qualcuno che lo ammette!). Io sono stufo di certi atteggiamenti che hanno certe ragazzine, non solo durante il concerto ma anche nella vita privata, ma questo è anche il prezzo del “successo”. Di contro fanno ridere gli “integralisti” metal e hardcore che dicono che non vengono più a sentire i concerti perché ci sono le ragazzine, Ma io ribadisco per l’ennesima volta che non siamo mai stati né metal né hardcore. Inchiostro: Siete insieme da più di dieci anni. Chi tra voi mantiene gli equilibri? Dade: Nei Linea 77 non c’è nessun Manuel Agnelli (NdR leader degli Afterhours) della situazione. Tra noi c’i sono lo schizzato, il paranoico, il festaiolo, il politico… Io sono il nevrotico, però faccio anche tante cose. Penso che la figura all’interno dei Linea 77 che fa da collante è Nitto. È una persona talmente buona, solare e disponibile che ha tenuto i Linea 77 in vita nonostante i problemi che possono nascere dopo quasi dieci anni di lavoro insieme. Comunque dopo così tanto tempo abbiamo cercato di avere anche i nostri spazi per non “sclerare”. Inchiostro: Infine, cosa ne pensi della scena musicale italiana? Dade: In tutte le interviste ho sempre detto che in Italia c’è una scena di gruppi indipendenti pazzesca che non ha niente da invidiare all’America e ad altri Paesi, ma le case discografiche più grosse hanno paura e preferiscono investire su gruppi paranoici che hanno stufato (NdR Dade non utilizza proprio questo termine bensì un’espressione ben più colorita) di cui non voglio fare i nomi. Noi stiamo cercando di aiutare questi gruppi indipendenti che valgono, che fanno musica dura, e speriamo che se ne accorga chi di dovere. È ormai ora di cena e usciamo dal locale in cerca di un distributore di sigarette e di un ristorante. Non trovando né l’uno né l’altro ci accontentiamo di un gelato e di mendicare in giro qualche sigaretta e, essendo tre ragazze, non è poi così difficile. Difficile è, invece, stare in piedi per più di due ore con i tacchi a un concerto

del genere, ma noi abbiamo raccolto la sfida di Pietro! Come già avvenuto al Coca Cola live, i Super Elastic Bubble Plastic, gruppo mantovano formatosi nel 2001, aprono il concerto del Linea 77 suonando per una mezz’ora: il tempo giusto di scaldare il pubblico. Emo, Nitto, Chinaski, Dade e Tozzo salgono sul palco e si capisce subito che giocano in casa. I loro concittadini li accolgono con grande entusiasmo e affetto e questi sono proprio i giusti presupposti per un concerto che si rivelerà poi un miscela di energia, rabbia positiva e sicuramente tanto sudore… Indovinate chi di noi, di tanto in tanto, guardandosi intorno con nonchalance spruzza intorno a sé del profumo… Nella scaletta del live c’è spazio per parecchi brani del nuovo album e, ovviamente, non mancano i due pezzi in italiano, “Fist”, “Rotten mouth & broken arms” e “To protect and serve” che invitano esplicitamente al pogo più concitato, e “Charon”, prossimo singolo. Ci sono anche brani del primo album come “Meat” e il pezzo in italiano “90°”, brani estratti da Ketchup suicide, come “Moka” e “Tomato music machine” e classici estratti da Numb come “Fantasma”, “Third moon”, “Ants” e “66”, realizzato con la collaborazione dei Subsonica, durante il quale Samuel, voce dei Subsonica, fa la sua piacevole comparsa sul palco scatenando un vero delirio collettivo. Pochi minuti dopo la conclusione del concerto, che termina con “Touch”, i Linea 77 bazzicano già in giro per il locale, come è loro abitudine, per salutare amici e fan e per noi, che siamo sfinite, sudate e accaldate, rimane ancora un mistero capire come abbiano potuto reggere per più di un’ora e mezza di performance live! Sicuramente un bellissimo live. Assolutamente siamo concordi con Dade nel definirli rabbiosi, istintivi, meno concordi sulla non professionalità perché ci sono sembrati senza alcun dubbio degli ottimi musicisti. Cogliamo l’occasione per consigliarvi di andare a un loro live, considerando anche che il 9 dicembre saranno a Codevilla, paese in provincia di Pavia, al Thunder Road con l’Available for Propaganda Tour, e avranno come gruppo spalla i Dufresne, gruppo rock emergente di Vicenza, ai quali abbiamo posto un paio di domande. Innanzitutto ve li presentiamo: Davide (batteria), Matteo (basso), Luca (chitarra), Alessandro (elettronica) e Nicola (voce del gruppo). Incontriamo i ragazzi appena terminato il loro sound-ceck. Con sguardo languido facciamo intendere che noi siamo lì dal primo pomeriggio, che non abbiamo nemmeno preso l’aperitivo e che, a guardar bene, è ormai ora di cena. Immediatamente si materializzano davanti a noi delle pizze (e già per questo i Dufresne ci stanno proprio simpatici) e, visto che con una birra e un pezzo di pizza si ragiona meglio, decidiamo

Inchiostro: Il nome Dufresne da dove nasce? Davide: È un’ idea mia. Tutto è partito da un romanzo di Stephen King da cui è stato tratto il famoso film Sulle ali della libertà. Protagonista del film è appunto Andy Dufresne. Inchiostro: Siete una formazione abbastanza recente… Davide: Come Dufresne esistiamo da un anno e mezzo ma, a parte Nicola, voce del gruppo, suonavamo già insieme da circa quattro anni, pur facendo un altro genere. Inchiostro: Chi si occupa della stesura dei testi? Davide: Nicola, voce, e Matteo, basso, si occupano dei testi e delle linee vocali, poi ne parliamo tutti insieme e ci diamo un’importanza molto forte perché comunque l’obiettivo è quello di raggiungere i ragazzi che condividono i nostri pensieri e la nostra musica. Inchiostro: Come mai la scel-

per te stesso e per il tuo gruppo con passione e poi bisogna avere fortuna e determinazione. Inchiostro: Cosa pensate del panorama dell’underground in Italia? Matteo: I Derozer, per esempio, sono di Vicenza come noi e sono un gruppo che stimiamo molto e, per quanto concerne il punk-rock, sono i capostipiti in Italia. Davide: È inutile che ce la prendiamo con l’italiano medio che compra Adriano Celentano che, magari, possiamo comprare anche noi. L’underground deve concentrarsi sul proprio gruppo e su quello che vuole veramente fare. Inchiostro: La sensazione però è che in Italia i massmedia ti indirizzino verso un certo tipo di musica che è molto omologata… Davide: Meglio per quelli che riescono a cercare la musica per i cazzi loro dimostrando così un po’ più di intelligenza nello sceglierla. Alessandro: I mass-media ti indirizzano ma non ti fanno mica il lavaggio del cervello! Davide: Penso che ognuno di

Davide: Non vogliamo diventare famosi a tutti i costi. È ovvio che fa piacere tanta gente che ti apprezza, però non bisogna neanche concentrarsi solo su questo. Prima deve piacere a noi, poi se il cerchio si allarga ben venga. Inchiostro: Descriveteci l’album che sta uscendo. Come sarà? Matteo: Credo che l’album sia sincero, passionale ed energetico. Riflettiamo sulla musica che suoniamo. Davide: Il prossimo disco rispecchia tutto quello che abbiamo fatto in tutto questo tempo. Abbiamo fatto un disco con il cuore, con tutto quello che avevamo dentro senza troppe influenze. Abbiamo fatto solo quello che ci andava di fare. Inchiostro: Com’è nata la collaborazione con i Linea 77? Davide: Abbiamo fatto un concerto a Roma e gli Here to stay, un gruppo romano, hanno dato il nostro CD ai Linea 77, ai quali è piaciuto molto. Grazie a loro stiamo vedendo altre realtà perché noi abbiamo sempre suonato in centri sociali oppure in

ta di scrivere testi in inglese oltre che in italiano? Davide: Noi avevamo un disco pronto in italiano dal luglio del 2004 e abbiamo preso contatti con Darian Rundall, produttore di gruppi come Pennywise e Rancid, che ci ha scelti ed è venuto a registrarci sei pezzi in inglese che dovevano finire sotto questa etichetta che si chiama N-hn, di Genova. Poi si sono fatte avanti altre proposte e, insieme a questa etichetta genovese, abbiamo trovato un accordo: fare uscire un unico album con i migliori pezzi in inglese e in italiano (NdR album che uscirà a gennaio 2006). Inchiostro: Quali sono le difficoltà di un gruppo che vuole farsi strada, che vuole emergere nel nostro Paese? Davide: La difficoltà è che siamo in Italia ed è uno Stato, al pari con la Grecia, che ha una forte crisi economica nel settore musicale. Siamo degli sfigati per quanto riguarda la musica. Uno deve avere tanta pazienza e tanta buona volontà e pensare che prima di tutto devi suonare

noi abbia la propria coscienza per capire che cosa vuole. Il problema di fondo è che in Italia non c’è una cultura musicale di base e in più non c’è gente che ha le palle per credere e arrivare in fondo. Ci sono in giro un sacco di gruppi italiani che spaccano e noi abbiamo avuto la fortuna di andare all’estero a suonare, in Svizzera e in Germania, e abbiamo notato la differenza dai gruppi stranieri. Noi italiani, soprattutto a livello artistico, siamo anche più stilosi, particolari. Siamo stati criticati perché siamo in tournée con i Linea 77, dicendo che sono commerciali… Alla faccia dei commerciali! Sono 15 anni che stanno per le strade e nessuno sa niente. Hanno fatto concerti in posti di merda e nessuno sa niente. Solo negli ultimi anni hanno ricevuto qualche soddisfazione. Con questi presupposti non può nemmeno crescere il livello italiano. Esiste un’ignoranza di base che secondo me è irrisolvibile. Inchiostro: L’ambizione ad allargarsi quindi esiste?

piccoli club.

che la nostra intervista può pure iniziare. (Vorremmo ribadire che questo è un duro lavoro ma qualcuno doveva pur farlo!)

Finita l’intervista ci sarebbe ancora tempo per una fetta di torta, magari (perché no?) al cioccolato. Cerchiamo di sfoderare ancora lo sguardo languido che prima ci è valso le pizze, ma questa volta non funziona. Sconsolate, veniamo però subito ringalluzzite dalla loro esibizione live, carica di adrenalina e, cosa non facile per un gruppo esordiente, molto coinvolgente. I brani che in assoluto rimangono più impressi ad un primo ascolto sono “Nexiest Luces” e “Baba Yaga”, pezzo in italiano che si può scaricare dal loro sito Internet (http://www.dufresne.it). Preferiamo risparmiarvi il racconto del nostro rientro a casa perché è stato piuttosto movimentato e sicuramente non agevolato né dalla nebbia né tanto meno dalle nostre condizioni psico-fisiche. Rimane già un grande traguardo che a Silvia, unica in grado di guidare e di uscire in retromarcia da un senso unico, non abbiano ritirato la patente.

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CULTURA

Cinema sotto l’albero

Radical Chic

di Valentina Frezzato

di Dora Sposato

È

arrivato il freddo. E in questo periodo, si sa, c'è più gusto ad andare al cinema. Quest'anno sono in uscita molte pellicole interessanti, giusto in tempo per l'abbuffata natalizia. Tra i tanti, sono due i film in assoluto più attesi: King Kong e Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l'armadio. Peter Jackson, dopo il grandioso successo della trilogia de Il Signore degli Anelli, ci riprova con un kolossal. King Kong, la storia del più famoso scimmione di tutti i tempi, annovera nel cast Naomi Watts, Jack Black e Andy Serkis (l’attore che farà il corpo del gorilla è lo stesso che ha dato vita alla mimica facciale di Gollum). Le Cronache di Narnia, film prodotto dalla Walt Disney Pictures, deve invece titolo e storia al primo dei sette romanzi della saga fantasy di C.S. Lewis e narra di quattro fratelli che giocando a nascondino nella casa di campagna di un anziano professore entrano attraverso un armadio nel mondo di Narnia, terra misteriosa ma allo stesso tempo affascinante, abitata da giganti, animali parlanti, nani, fauni e centauri. Tutto rischia di scomparire perché Narnia è minacciata dall'eterno inverno, un incantesimo della terribile Strega Bianca Jadis. I bambini aiuteranno gli abitanti di questa terra a sconfiggere la Strega, con l'aiuto del leone Aslan, e saranno così i protagonisti della battaglia per liberare Narnia dal freddo, per sempre. Centrale è dunque la lotta del bene contro il male, come avviene, del resto, in tutti i prodotti targati Disney. Pare che l’autore abbia preso spunto per il nome della sua terra fantastica dalla città italiana di Narni, situata vicino a Roma, sulla via Flaminia, che aveva visto in un atlante da bambino. Quindi il film si può

dire anche un po’ italiano. Le riprese, sotto la direzione di Andrew Adamson (già regista di Shrek), sono s tate effettuate principalmente in Nuova Zelanda e in parte nella Repubblica Ceca. Sotto l’albero non può però mancare il film della coppia italiana campione d’incassi, Massimo Boldi e Christian De Sica, che passerà un Natale a Miami davvero esilarante (per chi è amante del genere) con rocambolesche disavventure, equivoci e doppi sensi. Pare però che questo sia l’ultimo film di Natale che i due gireranno insieme. Torna nelle sale anche Leonardo Pieraccioni, che in Ti amo in tutte le lingue del mondo recita nei panni di un professore di educazione fisica sfortunato in amore, in balia del folle corteggiamento di una sua alunna di 16 anni. Nel cast, tutto toscano, anche Massimo Ceccherini, Francesco Guccini e Giorgio Panariello, nei panni di un bidello. Si continua a ridere

una ragazza alla ricerca di risposte sulla propria vita. La protagonista scopre che il film Il laureato potrebbe essere ispirato alla sua famiglia, e quindi sua nonna sarebbe la celebre Mrs Robinson. Reinas, invece, è la storia di cinque donne i cui figli sono p ro t a g o n is t i d e l p r i m o matrimonio gay in Spagna. Ma non mancano i film per gli appassionati d'azione e di suspense. Ad esempio A history of Violence, in cui un uomo comune, Tom Stall, proprietario di una caffetteria di provincia, diventa improvvisamente un assassino. Altri due film a mio parere interessanti, ma non sufficientemente valutati dalla critica, obnubilata dai grandi titoli e dai ricchi cast, sono Memorie di una Geisha, drammatico, e Rent, un musical. Il primo, tratto dal romanzo di Arthur Golden, ha come protagonista Chiyo, bambina di nove anni che viene venduta a una scuola di geishe, e la sua vita triste e

Una scena da “Le cronache di Narnia” con Vizi di famiglia (con Jennifer Aniston, Shirley MacLaine e Kevin Costner) e con Reinas, film di produzione spagnola. Il primo, prodotto da Steven Soderbergh e George Clooney, la cui trama è firmata da Ted Griffin (sceneggiatore di Ocean's Eleven), è la storia di Sarah,

piena di umiliazioni. Rent è un musical ispirato alla Bohème di Puccini ma ambientato ai giorni nostri e in un quartiere di New York. Nel 1996 a Broadway ha ottenuto un successo clamoroso. Che dire, allora? Solo “Buona visione!”.

O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai di Ilaria Picchi

È

quasi Natale: così che inizia la canzone da cui ho preso il titolo. Mi sembra molto appropriata a questo periodo sfavillante che ci aspetta. Sì, perché tutti noi sappiamo cosa succede nei giorni che precedono “le feste”. È un evento che influenza il nostro modo di vivere. Ma dov’è la magia che accompagnava questa festività quando eravamo piccoli? Luci colorate per le strade, offerte convenienti nei negozi, la corsa per il regalo più luccicante, il presepe, l’albero, il film che ogni anno proiettano per la grande occasione, la messa di mezzanotte, la cena coi parenti. Ora alcuni di voi

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leggendo queste parole staranno pensando “Sempre le stesse cose!” oppure “Anche quest’anno devo vedere quell’odiosa zia”. Mentre altri staranno pensando “È solo una festa come le altre, che cos’è tutta questa frenesia?”. Altri invece ancora aspettano tutto l’anno quella che sembra essere una delle poche favole sopravvissute fino ai giorni nostri. Io vorrei che tutti noi continuassimo a vivere il nostro Natale come meglio ci rappresenta, ma senza dimenticarci che molti non vivranno bene questo Natale, come il precedente o purtroppo come il prossimo. E allora è bello immedesimarsi nell’atmosfera delle favole, perché si sa che “a Natale siamo

tutti più buoni”, però non dobbiamo diventare superficiali e materialisti. Continuando a prestare attenzione, anche durante questo mese, alle cose che succedono nel mondo (e mi riferisco a quelle brutte, certo, perché quelle non rispettano le festività), possiamo vivere, almeno quest’anno, un Natale più consapevole, più vero e magari anche più bello. Molti di voi staranno pensando che sono parole vecchie, ormai, e che le sentiamo sempre. Invece no. Io credo che siano nuove, che si rinnovino ogni anno. Come ogni anno si rinnova l’augurio di un felice Santo Natale…

T

om Wolfe (Richmond, 1931), tra i più acuti e brillanti opinionisti americani e scrittore di culto di più di una generazione, ci trasporta con il suo sarcasmo e la sua pungente ironia negli ambienti altoborghesi della New York degli Anni Sessanta e Settanta, il cui must diventa la “nostalgie della boue” (letteralmente “nostalgia del fango”). È questa la colonna sonora della società newyorkese che conta, il cui ritornello fondamentale è che lo stile “romantico e rudemente vitale dei primitivi che abitano nella case popolari”, così come quello dei raccoglitori d’uva, dei Pellerossa, dei neri, chicani, latini, cinesi, giapponesi, filippini, samoani… è bello e che la borghesia, bianca o colorata che sia, è brutta. La nostalgie de la boue diventa il tema preferito ogni volta che facce nuove accompagnate da un mucchio di soldi fanno il loro ingresso in società. Due sono infatti le vie percorribili dai nuovi arrivati per dimostrare la loro superiorità contro l’odiata borghesia: possono sposare il rigido protocollo aristocratico e le sue sontuose abitudini oppure concedersi l’ebbrezza di far proprio lo stile di vita delle classi inferiori. Una via non esclude l’altra. Anzi, possono essere percorse parallelamente dando vita alla mitica figura del Radical Chic, l’intellettuale newyorkese ricco e affermato e sistematicamente dotato di “dolcevita che gli arriva fino alle basette stile bohémien”, che ospita nel suo salotto ogni possibile sorta di rivoluzionario radicale, antimilitarista o hippie psichedelico che sia. Seduti nei salotti della New York dell’East Side, ascoltiamo i discorsi delle signore altolocate, percepiamo il loro entusiasmo nato dal trasgressivo contatto con queste realtà così diverse, lontane… esotiche. Non possiamo fare a meno di sorridere quando ci imbattiamo nelle loro frequenti pensées métaphysiques circa i saporitissimi bocconcini di Roquefort ricoperti di noci tritate e le punte di asparagi alla maionese: “Chissà cosa sceglierà l’ospite d’eccellenza della serata da questo vassoio di antipasti?”. Divertentissima l’analisi offerta da Wolfe circa le paranoie mentali preliminari alla scelta dei domestici da assumere in queste occasioni. Perché alla fine tutto si riduce ai domestici. Ovviamente devono rigorosamente essere bianchi. Se il Radical Chic in questione ha fallito nel procurarsi “bianchi collaboratori”, è meglio che dia il party ideologicamente impegnato nel giorno libero dei domestici, come nel caso della fantastica signora Guggenheimer, che confida: “Due miei amici che, guarda caso, non sono bianchi… beh, loro sono disposti a fare da maggiordomo e cameriera… e anch’io farò

da cameriera!”. Questo geniale libro di Wolfe ci regala vere e proprie risate, illuminando con incredibile ironia le tensioni e gli affanni di una società paradossale, combattuta tra il sincero interesse per una causa, la necessità psicologica di “sentirsi dalla loro” e l’altrettanto sincero bisogno di mantenere uno stile di vita proprio dell’East Side. Una simpatica ma allo stesso tempo dura presa in giro dell’ancora attuale principio del “farsi del bene facendo del bene”. Radical Chic di Tom Wolfe, traduzione di Tiziana Lo Porto, ed. Castelvecchi, euro 9,00 Il libro è stato offerto gentilmente dalla Libreria Delfino, Piazza della Vittoria, Pavia.

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Sfoglia attentamente se hai trovato uno di

Presentandoti al Museo de bigliett otterrai in omaggio la favolosa

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CULTURA Caravaggio (purtroppo) da evitare

L’informazione: un diritto

Libera Chiesa in Libero Stato

di Franco Colomo

di Nicola Bassan e Francesco Simari

di Manuela Ragni

orreva l’anno 1992. Uno dei più bui della storia recente del nostro Paese. È l’anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio, dello scoppio di Mani Pulite, dell’inizio della fine della Prima Repubblica. Scalfaro ha preso il posto di Cossiga, il socialista Amato è Presidente del Consiglio, la lira è in caduta libera ed esce dallo SME. Viene varata una finanziaria straordinaria da 100 mila miliardi del “vecchio conio”. Tra le altre cose, viene istituita l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili), una delle tasse più odiose mai concepite dalla mente dei nostri politici, ma (si dice) necessaria. Da subito ne sono esenti gli immobili dello Stato, quelli destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive. Esenzione applicata anche ai fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto, appartenenti a tutte le confessioni religiose che abbiano siglato un’intesa con lo Stato, a quelli di proprietà della Santa Sede indicati nei Patti del 1929, a quelli degli Stati esteri e delle organizzazioni internazionali. Gli enti ecclesiastici a beneficiarne occupano il 4 per cento dell’intero gruppo. Recentemente, dopo che una sentenza della Cassazione ha rimesso in discussione uno dei punti della legge, il Parlamento è intervenuto per chiarire definitivamente che anche gli immobili utilizzati dagli enti ecclesiastici per attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura, pur svolte in forma commerciale, sono esenti dall’ICI. I Comuni non ci rimetteranno niente, visto che su questi immobili la tassa non è mai stata pagata. Niente di nuovo, quindi. Questi i fatti. Subito si sono levati cori di protesta per i presunti favori alla Chiesa dettati da “un’affannosa ricerca di voti”, sostiene Prodi a Radio Popolare. Pare quindi il caso di “aprire una questione vaticana”, perché “i vescovi stanno mettendo a repentaglio la democrazia italiana, occorre intervenire prima che il cardinale Ruini dia vita a

Palazzo Reale, a Milano, ospita fino al 6 febbraio 2006 una mostra dedicata a Caravaggio dal titolo “Caravaggio e L’Europa”. La mostra ripercorre gli anni del suo soggiorno romano, in nove opere. Nessuno può mettere in dubbio la genialità artistica dell’autore. Le sue tele meritano di essere viste. Le sue, però. Lascia perplessi la presenza di ben 140 tele di nove dei suoi seguaci, che io definirei “copisti”. I temi sono sempre gli stessi, molto ben affrontati dal maestro, ma che in mano agli allievi diventano solo una storpiatura. Le ombre sono volutamente accentuate, l’espressività tragica si perde, la mancanza di inventiva è evidente. Per più di 15 volte ho visto la stessa opera, “La negazione di Pietro”, e la scena era raffigurata sempre dalla stessa prospettiva e i personaggi avevano sempre la stessa postura. Più di 15 perfette fotocopie. Inoltre, in tutte le sale, il connubio tra luce forte e pareti rosse, con didascalie minuscole su fondo rosso, non aiuta il visitatore. La vista si stanca velocemente e di conseguenza cala l’attenzione. Non è raro vedere sbadigli e gente ansiosa di raggiungere l’uscita. Purtroppo un evento che merita la massima attenzione è stato trattato in modo tale da scoraggiare il anche il visitatore più entusiasta.

rovati?

C

un regime teocratico”, attacca Angius (DS). Dal giorno successivo, sbatti il mostro in prima pagina. “Paradiso fiscale” per Il Manifesto, “Regalo alla Chiesa”, “un favore avvelenato” per La Stampa, innumerevoli articoli e lettere su l’Unità e paginate sul Corriere della Sera. Ma con quale motivazione? Viene veramente da chiedersi il perché di un simile accanimento. È dal periodo della campagna referendaria, o presunta tale, che i nostri campioni di laicismo si scagliano contro la Chiesa, vorrebbero negarle il diritto di pronunciarsi su questioni che toccano l’etica e la morale, vorrebbero impedirle di guidare e illuminare i credenti, la accusano di ingerenze nella vita pubblica. Il cardinale Ruini è stato attaccato da sinistri fischi perché si è permesso di ricordare che un articolo della nostra amata Costituzione (il 29 NdR) “intende con univoca precisione la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio” e ne riconosce i diritti”. E pensare che fino ad allora non c’è stato argomento per il quale quelle stesse voci che ora dissentono non abbiano tirato in ballo la nostra Carta fondamentale come unico strumento di riferimento… E poi, dopo i PACS, ancora polemiche per l’8 per mille, per l’ora di religione, per la scuola privata e ora per l’ICI. Ne ho dimenticata qualcuna? Eccola l’anomalia tutta italiana di un dibattito che si vorrebbe monopolizzato, monocolore (meglio se tendente al rosso), a una sola voce (sic!). Quale dibattito è quello in cui chi ha il potere di occupare i mezzi di informazione nega all’altro la libertà di esprimersi? Perché l’informazione è sempre parziale quando non vera e propria disinformazione? Perché questa smania di pensiero unico? Perché la presunzione di interpretare il sentire di tutti? Forse la lezione del referendum non è bastata (non a caso a parlare sono quelli che da allora si leccano le ferite), forse è il caso per una volta di dar retta al Paese reale per evitare altre (s)piacevoli sorprese.

L

a notizia è degli ultimi giorni. La Commissione Finanze del Senato della Repubblica italiana ha dato il via libera all’esenzione del pagamento dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per tutti gli edifici di proprietà della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose, con le quali lo Stato ha stipulato patti o accordi (quindi niente da fare ad esempio per musulmani o buddisti), e delle imprese no profit. Fino a questo punto si potrebbe giustamente dire che non c’è nulla di male. Beh, se il provvedimento finisse qua, effettivamente, che male dovrebbe esserci nell’esentare chiese, monasteri, conventi, sinagoghe e altri luoghi di culto dal pagamento dell’ICI? Purtroppo, però, ecco comparire la parolina che mancava: “attività commerciali”. Sì, il provvedimento prevede l’esenzione anche per gli immobili destinati ad attività commerciali. Per capirci: ostelli, collegi, ristoranti, scuole private e tutto ciò che ha qualcosa di religioso. E per la quasi totalità queste attività sacro–commerciali sono gestite direttamente dalla Chiesa di Roma o da enti collegati (Comunione e Liberazione, per esempio). Un caso? Vedremo… L'esenzione per le attività commerciali penalizza le già vuote casse dei Comuni, che dovranno fare altri tagli ai servizi anche delle fasce più deboli della popolazione. Prendiamo in esame un'altra situazione. Vista la presenza di un buco nei conti pubblici del nostro Paese che il ministro Tremonti ha ereditato dal suo predecessore ministro dell’economia (Siniscalco), il primo si è visto costretto a varare oltre alla finanziaria un’altra manovra. Ebbene, tra i provvedimenti ve ne è anche uno che prevede finanziamenti per le scuole private parificate pari a 150 milioni di euro. Guardiamoci di nuovo intorno e noteremo che le scuole private sono per la totalità ancora cattoliche. È un caso? La scuola pubblica langue, le borse di studio e gli alloggi per gli universitari mancano, le riforme sono fatte a costo zero… e che si fa? Si finanziano le scuole

private. Al fianco di questo aspetto più strettamente economico ve ne è un altro parallelo: la sempre più insistente intromissione degli alti prelati cattolici negli affari della politica italiana. Provate a pensare a che cosa accadrebbe se un bel giorno il presidente Ciampi se ne uscisse con una posizione favorevole al matrimonio per i preti o sulla comunione ai divorziati (in nome del “principio d’uguaglianza”). Come reagirebbe la CEI? Potrebbe giustamente affermare che queste sono problematiche di competenza del Vaticano! Sarebbe oggettivamente la risposta giusta. Allora mi chiedo: perché la CEI interviene con insistenza sui PACS, una questione che riguarda esclusivamente lo Stato italiano e le sue leggi? Vi è o no il diritto della Repubblica italiana di scegliere se riconoscere le unioni di fatto tra omosessuali o tra eterosessuali? Un po’ di tempo fa sono state messe in giro voci secondo le quali gli elettori cattolici non avrebbero dovuto votare chi era favorevole all’aborto, che va considerato un omicidio. Allora mi chiedo: perché non indirizzare i cattolici a non votare anche chi è favorevole alla guerra? Non si tratta anche in quel caso di omicidi? Oppure per il fatto che sono distanti da noi ce ne scordiamo? Da notare, inoltre, un apprezzato messaggio del Papa agli intellettuali di Norcia sull'esistenza dei diritti naturali e sulla loro origine divina. Sulla prima parte dell’affermazione non si può che essere d’accordo, ma sulla paternità degli stessi bisognerebbe essere più cauti, specie con interlocutori atei o di altre confessioni. Nessuno vuole impedire all'eminenza (?) di turno di dire la sua su determinate questioni (che tutti speriamo si riferiscano soprattutto alla “cura dell’anima”), ma ci si deve a volte ricordare che l’Italia è uno stato laico e che quindi deve garantire i diritti di tutti, quindi anche di musulmani, buddisti e atei. Dimenticandosi di questo principio si rischia di fare leggi che, rispecchiando la morale di pochi, la impongono, di fatto, a tutto il resto della nazione.

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AGENDA dal 15 dicembre al 15 gennaio CONFERENZE

TEATRO

Lunedì 12 dicembre

Lunedì 19 dicembre

dal 24 settembre al 18 dicembre

Martedì 13 dicembre

Lunedì 26 dicembre

ore 9.30 Modelli per le scienze umane: antropologia, scienze cognitive, sistemi complessi Aula Goldoniana, Collegio Ghislieri, Pavia

ore 17.00 “Quattro chiacchiere con…” Prof. sa Margherita Hack Aula Magna del Collegio Ghislieri, Piazza Ghislieri, Pavia.

Gustav Klimt. disegni proibiti da Martedì a Venerdì 10.00-19.00 Sabato e Domenica 10.00 - 20.00 Lunedì chiuso Castello Visconteo (sala del Rivellino), Pavia

ore 20.30 Le nozze di Figaro Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010

ore 16.00 Il Paese dei Campanelli Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010

ore 21.00 Il malato immaginario. Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202

Sabato 31 dicembre

Martedì 20 dicembre Martedì 13 dicembre ore 9.30 Modelli per le scienze umane: antropologia, scienze cognitive, sistemi complessi Aula Goldoniana, Collegio Ghislieri, Pavia

ore 14.30 Prof. Mario Citron ’Università di Firenze L’ars poetica di Orazio e il ruolo del fantastico nella poesia augustea Facoltà di Musicologia, Corso Garibaldi, 178, Cremona Informazioni: 0372.25575

ore 21.00 Proff. Aldo Magistris e Amedeo Marini “L'idrogeno conviene? I problemi che può risolvere, i problemi da risolvere” Sala conferenze, Collegio Santa Caterina via San Martino, 17/A, Pavia Informazioni: 0382.375099

Ore 14. 30 Prof. Giancarlo Corada Sindaco di Cremona I servizi sociali in una media città dell’italia contemporanea (Cremona) Facoltà di Musicologia,Corso Garibaldi, 178, Cremona Informazioni: 0372.25575

Mercoledì 14 Dicembre

Mercoledì 11 gennaio

ore 17.30 Prof. sa Raffaela Giovagnoli, Università di Salerno "Autonomia: questioni di contenuto" Aula Seminari del Collegio Giasone del Maino, via Luino 4, Pavia

ore 21.00 Sguardi puri 005 – rassegna Paradise Now Incontro con Andrea Occhipinti Multisala Corallo – Ritz, via Bossolaro 5, Pavia

Giovedì 15 dicembre

Giovedì 12 gennaio

ore 21.00 Sguardi puri 005 - evento La mia droga si chiama Julie Incontro con Angelo Signorelli Multisala Corallo – Ritz, via Bossolaro 5, Pavia

ore 21.00 Fabio Buffoni, I poeti soldati nel 900 con letture da "Guerra" Sala conferenze, Collegio Santa Caterina via San Martino, 17/A, Pavia Informazioni: 0382.375099

Sabato 17 dicembre

Mercoledì 11 gennaio

ore 9.30 Festa di Natale della Pediatria di Pavia esibizione della Corale Verdi-Pavia, spettacoli con VIP clown, estrazione dei biglietti della lotteria, distribuzione dei regali ai bimbi e rinfresco. Aula 'GR Burgio' - Clinica Pediatrica del Policlinico San Matteo, Pavia

Ore 17.30 Prof. Massimo Renzo Università di Milano Utilitarismo e morale di senso comune: il modello di Sidgwick nella riflessione contemporanea Aula Seminari del Collegio Giasone del Maino, via Luino 4, Pavia

Domenica 18 dicembre

Ore 21.15 Jane Roberts Organizing data for dictionaries From “earth” to “a female fiddler”: mapping word senses. Aula Goldoniana, Collegio Ghislieri, Pavia

ore 11.00 Socrate al Caffè interverrà Edmondo Berselli Libreria La Civetta Via xx Settembre, Pavia

Martedì 10 gennaio

MUSICA CLASSICA Sabato 17 dicembre ore 21.00 Orchestra universitaria Camerata de’ Bardi e Coro della Chiesa Concerto di Natale Chiesa Parrocchiale di San Colombano Santa Giuletta (PV) Lunedì 19 dicembre ore 21.00 Concerto di Natale Duo BianchiDeMicheli Musiche di J. S. Bach Sala Affreschi, Almo Collegio Borromeo Piazza Borromeo, 9, Pavia

va, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202 Giovedì 12 gennaio ore 20.30 Orchestra da camera di Mantova I grandi Concerti per pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore K. 482 Concerto n. 23 in la maggiore K. 488 Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010

Martedì 20 dicembre ore 21.00 Orchestra Festival internazionale Arturo Benedetti Michelangeli Violino Uto Ughi Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202 Domenica 1° gennaio ore 18.30 Concerto di Capodanno Giorgio Gaslini ed Enrico Intra Teatro Fraschini, Corso Strada Nuo-

8

MOSTRE

UNI X TUTTI il programma di e per gli studenti Tutti i giovedì sulle frequenze di Radio Ticino (91.8 FM, 100.5 FM), dalle 17 alle 18 troverete un nuovo programma condotto da Giulia ed Edoardo. Con un tono tra il serio e il faceto si parlerà dell'Università di Pavia, rispondendo alle domande e cercando di sciogliere i dubbi degli studenti. Vi aspettiamo! Tel: 0382.20166 - Sms: 334.9733535

dal 26 novembre al 18 dicembre Gemine Muse 2005 dal Martedì a Domenica 9.00 13.30. Chiusura settimanale Lunedì. Musei Civici del Castello Visconteo Informazioni: 0382.33853 e-mail: [email protected] web: www.giovaniartisti.it

Mercoledì 14 dicembre ore 21.00 Il malato immaginario. Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202

dal 29 ottobre al 5 febbraio

Giovedì 15 dicembre

Tesori di Capodimonte dipinti, disegni e porcellane dal museo di Capodimonte dal Martedì al Sabato 9.00 - 19.00 Domenica e festivi 10.00 – 19.00 Museo Civico Ala Ponzone, via U. Dati, 4, Cremona Informazioni: 0372.31222

ore 21.00 Il malato immaginario. Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202

dal 1 novembre al 31 gennaio Einstein, ingegnere dell’universo da Lunedì a Sabato ore 9.0013.00/14.00-18.00 Domenica e Festivi 10.00 -19.00 Museo della tecnica elettrica, Via Ferrata, Pavia dal 1 dicembre al 15 gennaio "Un manager fra le lettere e le arti: Giuseppe Eugenio Luraghi e le Edizioni della Meridiana". Scuderie del Castello Visconteo, Piazza Castello, Pavia Informazioni: 0382.984547 dall’8 dicembre all’11 gennaio Mostra Presepi nelle Mura Pizzighettone (CR) Casematte, via Boneschi, entrata da Porta Cremona Vecchia Sabato 14.30 - 18.30, Domenica e festivi 10.00 - 12.00 e 14.30 19.00 Informazioni: 0372.7382212 dal 10 al 23 dicembre Mac 2005 - XI mostra artisti contemporanei Santa Maria Gualtieri, Piazza della Vittoria, Pavia dal11 dicembre al 29 dicembre 4 Artisti Raw-Art - mostre personali dal Martedì al Venerdì 16.30 – 19.30; Sabato e festivi 10.30 – 12.30 e 16.30 – 19.30 Immagini Spazio Arte - via Beltrami, 9, Cremona Informazioni: 0372 422509 e-mail: [email protected]

ore 21.30 La porta di Tommaso Urselli Viale Campari, 72, Pavia. Informazioni: 0382572629 Venerdì 16 dicembre ore 21.30 La porta di Tommaso Urselli Viale Campari, 72, Pavia. Informazioni: 0382572629

ore 21.00 Pasiones Tango y Musical Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010 Sabato 31 dicembre ore 21.30 Spettacolo di fine anno Enzo Jannacci Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202 Domenica 1 gennaio ore16.00 Pasiones Tango y Musical Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010 Venerdì 6 gennaio ore.16.00 Annie Live on stage Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010 Venerdì 13 Gennaio

Sabato 17 dicembre ore 21.00 Il Paese dei Campanelli Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202 Domenica 18 dicembre ore 15.00 Il Paese dei Campanelli Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202 Martedì 20 dicembre ore 20.30 Delitto e Castigo Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010

ore 20.30 L’incoronazione di Poppea Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202 ore 21.30 La banalità del male di Hannah. Arendt Viale Campari, 72, Pavia. Informazioni: 0382.572629 Domenica 15 Gennaio ore 15.30 L’incoronazione di Poppea Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136, Pavia Informazioni: 0382.371202

Mercoledì 21 dicembre ore 20.30 Delitto e Castigo Teatro Ponchielli, Corso Vittorio Emanuele II, 52, Cremona Informazioni: 0372.022010

dal 15 al 17 dicembre ZAC5 Salone Orientamento Stand interattivi, simulazione di colloqui, come orientarsi nel mondo della formazione professionale e sull'offerta di master post laurea Giovedì e Venerdì ore 9.00 – 14.00 Sabato ore 9 - 18.00 Palazzo Esposizioni, Piazzale Europa, Pavia

MERCATINI dal 2 al 24 dicembre orari 09.30-19.30 Sabato e Domenica ore 09.30-22.30 C.A.F.E. in piazza, regali dal mondo Il mercatino natalizio del commercio equo-solidale Piazza Vittoria, Pavia Informazioni: 0382.21849

Università degli Studi di Pavia - Via Mentana, 4 - Pavia - tel. 0382.984759 email: [email protected] - internet: inchiostro.unipv.it Anno 11 - Numero 26 - 12 dicembre 2005 - Il giornale degli Universitari Iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla commissione A.C.E.R.S.A.T. dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti. Direttore responsabile: Luna Orlando (luna@) Redazione: Alberto Bianchi Roberto Bonacina Carlotta Campanini Nicola Cocco Lorenzo Costantini Erika De Bortoli Valentina Frezzato Alessio Palmero Aprosio Walter Patrucco Ilaria Picchi Mattia Quattrocelli Manuela Ragni Marzio Remus Dora Sposato

Disegni: Nemthen, Paola Longaretti, Rossana Usai Foto di copertina: www.carovigno.com Stampa: Industria Grafica Pavese s.a.s. Registrazione n. 481 del Registro della Stampa Periodica Autorizzazione del Tribunale di Pavia del 23 febbraio 1998 Tiratura: 2000 copie Questo giornale è distribuito con la licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike. Stampato su carta riciclata. Fondi Acersat “Inchiostro”: 14.064 Euro.

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