Il Vampiro di Uppsala L’osceno visitatore notturno di Alfonso Sastre Riduzione e adattamento di Emilio Cantù IL VAMPIRO ULLA ORLAC PEER Il Vampiro di Uppsala è un fantasma veramente ambiguo, realmente inverosimile. Convivono in lui gli spiriti di Ulla, attrice divina e fatale, e del conte Orlac, principe della notte, ironico e seducente. Anima leggera e gentile. Il suo dire è un dialogo con se stesso, tra i “sè” che compongono la sua anima e con il pubblico, del quale, si dice, non possa fare a meno; sì, perché è lì che si riconosce, come in un grande specchio. Lo spirito di Ulla e quello di Orlac tendono a compenetrarsi, pur essendo distinti sul piano della convenzione scenografica: si aggirano sul palcoscenico come figure di contrappunto, proiezioni di “sè”, della sua composita personalità. C’è poi Peer Haggquist, l’antropologo. Egli rappresenta “l’altro da sè”, o meglio, l’altra faccia della sua anima, la parte più nascosta, quella più dura, temuta, negata, desiderata, etc. etc. Il Vampiro è un archetipo complesso, da far paura. Generato nel fermento stesso del sangue. Il sangue e, con esso, il fuoco: connotazioni sessuali. Del resto, il sesso è così ostensibilmente al centro della sua esistenza, della sua vita-teatro. Sesso come perversione, peccato, proibizione. E i peccati si nascondono e/o si purificano: si nascondono nelle tenebre e/o si purificano con il rogo, se non con la morte atroce nel cuore (il famigerato piolo che penetra nel cuore sanguinante). Oh! Vampiro maledetto! Il tuo desiderio preme dietro l’elegante corazza e i tuoi motti scherzosi e arguti, piacevoli, talvolta allusivi e pungenti. Il tuo fare misurato e seducente, il tuo strano velato lucore fanno pensare che tu non debba appartenere allo stesso mondo dei comuni mortali Il Vampiro - così si può spiegare - altro non è che il prodotto di fantasie collettive. Personifica, di riflesso, quella parte oscura che ci inquieta e ci disturba, la nostra profonda ambiguità, la nostra ancestrale poliedricità. Vittima e capro espiatorio, da una parte. Carnefice e diabolico, dall’altra. Artefice di se stesso, in ogni caso. Ebbene, rivalutata la patente di “mostro”, vogliamo ora rilevare o sollevare la Persona, la personalità pubblica del vampiro (quasi fosse una corazza) affinchè la materia umana possa dal fondo rifluire in superficie.
Come aspidi noi saliamo, awolgendoci a spirale, tra finzione, convenienza e verità. Il Vampiro - si sa - vive di notte; non può sopportare la luce del sole. L’oscurità avvolge misteriosamente la sua vita-non-vita. Solo, come la luna. Splendente di luce irreale. Mobile, come una ninfea in acque stagnanti, così vaga la luna-vampiro. Double is his being, his being is double. Assomiglia a lady Macbeth, il lutto oscura il suo cuore, un peplo funebre ora l’avvolge, la faccia si accende di biacca, gli occhi sono feritoie che celano fuochi fatui. Argenteo, come la stagnola di un bel cioccolatino, il suo volto, quello di un clown, pallido, dove la polvere lunare ha sostituito la cipria, le vene sono di finissima plastica, il sangue vi scorre senza palpiti e ha il colore del salmone. PROLOGO Atmosfera lunare. Candele accese. Siamo ad una festa (after hour) a casa di Ulla Sodergrevn, la divina del grande schermo. Piccoli gruppi di persone. Sono gli invitati, alcuni sono seduti, altri in piedi. Parlano, bevono, flirtano... Si distinguono, tra gli altri: Il dottor Frankenstein e il suo Mostro Il dottor Jekyll e Mr. Hyde Il Marchese de Sade con le sue ~Justine e Juliette Lady Macbeth in compagnia di Amleto (figure nobili, molto autorevoli) Il Conte Orlàc (dandy, alla maniera di O. Wilde) Un grosso Gatto Nero (si direbbe una Pantera) tenuto al guinzaglio da una biondona fatale (stile Merlene Dietrich o Patty Pravo) E poi figure anonime a completare il numero dei partecipanti alla festa. Tutte rigorosamente in nero con piccole maschere sul viso. Di volta in volta il riflettore versa la sua luce su alcuni di questi personaggi, che si scambiano poche parole, molto didascaliche, onde facilitare la loro identificazione. Ormai è l’alba. i personaggi si apprestano ad abbandonare la scena. Uno ad uno o a coppie si dileguano, furtivamente, come gli amanti nelle “aubades”. ATTO UNICO Luce.
Buio in scena.
Musica.
S’odono le note di una musica spettrale - Bartok, musica per archi, celesta e percussione.
Luce.
Sorge lentamente una luce livida, lunare che permette di scorgere nella semioscurità le figure del Vampiro, di Ulla e del Conte Orlac
Posizione e Costume.
Il Vampiro è in piedi con un libro in mano. Sembra un’opera d’arte nella sala semivuota di un museo. Statuario e bello come un bronzo di Riace. Il suo corpo è tatuato secondo i canoni estetici della Body Art.
Ulla, sdraiata sul divano come la Maya desnuda di Velasquez, ha un’aria assente, si direbbe angosciata, Il Conte Orlac, come un elegante manichino di Versace, è accanto a una cornice senza tela. Sia Ulla che il conte Orlac sono in abiti da sera: stoffe trasparenti che modellano o accarezzano la loro appena-accentuata nudità. ULLA “Deve scusarmi conte Orlac per averla fatta venire a quest’ora.” ORLAC “E’ quasi mezzanotte! Una vera alzataccia! Effettivamente non mi alzo mai prima dell’una o delle due e deve credermi dato che è realmente inverosimile; così direbbe il mio gran maestro Oscar Wilde, il quale fu vilmente assassinato come lei ricorderà In realtà io vivo - se questa fetida e grigia cosa che siamo costretti a subire può chiamarsi vita - solo di notte e ora, in questo periodo, le notti sono troppo lunghe e faticose per una vitalità in declino come la mia”. VAMPIRO “Più non andremo vagando così tardi nella notte anche se meno amore non ha il cuore e come prima brilla la luna. Sfuma la musica. ORLAC “In ogni caso vado sempre a dormire all’alba. E’ un’abitudine inveterata”. ULLA “Lei è straordinario conte Orlac”. Il Vampiro depone il libro su uno dei vari cubi, sui quali sono disposte diverse candele, dislocati qua e là sul palcoscenico. Poi si dirige verso il proscenio. VAMPIRO “Ma veniamo a lei cara Ulla. Posso sapere perchè mi ha fatto chiamare a un’ora così insolita? Ma la prego, non mi deluda”. ULLA (esprimendo con enfasi il proprio stato d’animo) Mi trovo in una situazione... angosciosa”. VAMPIRO (presagendo qualcosa di molto spiacevole, cerca di imporsi con spirito) “Il pastore della nostra chiesa non le rivolge più il saluto? Sa, anch’io godo di una pessima fama nella contrada. Godere di cattiva fama nella contrada è delizioso, almeno in questa”. ULLA (volgendosi verso il suo interlocutore) Oggi è molto sarcastico”. VAMPIRO “Sì certo. Ad ogni modo sono sicuro che il nostro pastore debba ritenerla una grande peccatrice. Il Diabolico Schermo! Mi piacerebbe rivedere uno dei suoi film. Purtroppo mi è impossibile perchè gli spettacoli finiscono a mezzanotte. Che orrore! Appena ci si comincia a svegliare”. (Ulla si alza e muove alcuni passi verso il vampiro) ULLA “E se facesse un’alzataccia come oggi?” VAMPIRO “Ci penserò. Per il momento mi consolerò guardando le sue fotografie sui rotocalchi, ora nelle braccia di un giovane dall’aspetto fortemente bestiale, ora in quelle di un altro più delicato, ma certamente altrettanto stupido, ora nuda, ora seminuda, ora su un letto, ora su una spiaggia, ora violentata da un mostro ora sedotta da un’altra donna, ora legata con una corda, ora sferzata con una frusta, ma sempre o quasi sempre mostrando la sua lamentevole condizione di mammifero. Che noia!” ULLA
“Non le piacciono i mammiferi? Cosa c’è che non va in noi?
(il vampiro si avvicina all’orecchio di Ulla) VAMPIRO ULLA VAMPIRO
“Vede, io non posso fare a meno di loro, dei mammiferi voglio dire, in fondo anch’io lo sono, ma non riesco proprio a farci l’abitudine, mi creda. E poi... la riproduzione sessuale: che cosa spiacevole!” “Non capisco! Preferirebbe la bipartizione?” “Non sarebbe una cattiva idea!”
(Ulla inizia a mostrare segni di insofferenza) ULLA “Oh! La mia testa … Ma dove sono le mie pastiglie?”
(Ulla, a questo punto, esce di scena; si direbbe un po’ irritata, Il vampiro cerca invano di trattenerla) VAMPIRO “Ma vedo che le mie parole producono uno strano effetto... Beh! se è proprio necessario racconti, racconti pure. (Silenzio carico di tensione. Il vampiro sembra trovarsi in uno stato di metamorfosi, se così si può dire; sembra essere in preda ad una crisi ansiosa, e rivolgendosi ad Orlac, il quale si è appena spostato dalla sua posizione inziale ) VAMPIRO “Si tratta di Peer, sa? ORLAC “No, non so. Non conosco nessun Peer. O meglio, ne conosco moltissimi e’ un nome così comune. Quasi tutti in questo paese si chiamano Peer.” (Orlac è venuto in avanti. Il vampiro si siede sul divano, assumendo lo stesso atteggiamento di UIla all’inizio dello spettacolo) VAMPIRO (irritato e angosciato proprio come Ulla) “Le sto parlando di Peer Haggquist, conte Orlac. La supplico, cerchi di essere serio un momento” ORLAC “Ah! Sì, ricordo, Il vecchio professor Peer Haggquist. Il nostro antroplogo... Credevo fosse morto... Non lo vedo da parecchio tempo e in questo periodo muore così tanta gente... A proposito che ne è di quel ballerino russo trovato morto nella latrina della stazione con un enorme arnese conficcato Mi scusi, diceva di Peer?” VAMPIRO (come in trance) “La sua morte non sarebbe la cosa più spaventosa. C’è di peggio. Mi ascolta? Mi sto rivolgendo a lei anche se la nostra conoscenza è superficiale: qualche festa, ma abbiamo subito simpatizzato vero? - perchè sento che lei è l’unica persona capace di capirmi qui in questi paraggi e perché credo di poter fare affidamento su di lei. E’ una faccenda molto, molto delicata”. (il conte estrae un fazzoletto e incomincia a farsi aria; in preda ad una sorta di turbamento) VAMPIRO “A chi rivolgermi? Solo una persona lontana da ogni volgarità come lei ma vedo che non mi sta a sentire. ORLAC “Continui la prego, sono tutto orecchi.... è che c’è un’aria così irrespirabile qua dentro... non trova?” Effetti spec. Tuoni, lampi e scrosci d’acqua. VAMPIRO
“Minaccia un forte temporale... sembra che il cattivo tempo coinvolga tutta l’Europa, anche i Carpazi. The time is out of joint, the prince of Denmark used to say”. ORLAC “Anche i Carpazi? E’ terribile! VAMPIRO “The bad weather may explain this neverending Horror. --Ma ecco qui la storia, conte Orlac: Mi sono legato al professor Haggquist stanco dei miei amori facili, più o meno romantici, che, se non mi fossi avveduto in tempo, si sarebbero trasformati ahimè in qualche contratto poco edificante…” ORLAC “Ma che bell’inizio!” (A questo punto il vampiro di alza e inizia a raccontare, con una certa enfasi, la sua storia, rivolgendosi direttamente al pubblico, come un oratore dal suo pulpito) VAMPIRO “La colpa fu mia. (pausa) Risale alle origini della sua brillante carriera di attrice cinematografica. Interpretava la bella ragazza che si spoglia, oggi qui domani là, disposta a girare scene d’amore senza omettere troppi particolari, senza badare al partner che le assegnavano: erotismo, crudezza per il consumo della stupidissima ‘borghesia’... Era sempre pronta! “Ulla, Ulla, prendiamo Ulla, questa parte è per Ulla”. Ulla facendo l’amore in riva al
Baltico tra le gambe di un galeotto, la vita coniugale di Ulla con un notabile di Malmoe, le sue avventure con un marinaio arrivato da Costantinopoli. Per lei era tutto lo stesso. Puttanella di un porto, belle de jour, agente internazionale, seduttrice di cinesi, eccetera, eccetera. A poco a poco si è andata costruendo quella vampiressa che è arrivata a essere. Capisce?” ORLAC
“Sì, ne ho sentito parlare. Posa, si atteggia, crede di essere Teda Bara, se non la donazione vivente di Marleine Dietrich.”
VAMPIRO “Sì, ma sa stare in scena, magnetizza il pubblico su questo almeno la stampa è concorde un timbro di voce insolito, acre, colmo di sfumature sensuali.” (Prima di terminare la frase, il vampiro si accomoda sul divano, assumendo un’espressione compiaciuta...) Parte la canzone registrata di M. Dietrich, “Johnny”, inframmezzata dalle citazioni del vampiro. “Assomiglia a lady Macbeth, il lutto oscura il suo cuore, un peplo funebre ora l’awolge, la faccia si accende di biacca, gli occhi sono feritoie che celano fuochi fatui.”(e sulle note della stessa canzone a basso volume...) “D’argento... come la stagnola di un bel cioccolatino, il suo volto, quello di un clown, bianco, dove la polvere lunare ha sostituito la cipria, le vene sono di finissima plastica, il sangue vi scorre senza palpiti ed ha il colore del salmone.” (qui finisce la canzone) ORLAC VAMPIRO
ORLAC VAMPIRO
ORLAC
“Come si chiamava il film?” “LA STATUA DI SALE. Il suo secondo film. Un successo. Fu allora che conobbe Peer. Sul set. Di mattina. Capì subito che era l’uomo della sua vita. Trentotto anni, un corpo appetibile, aria da bel tenebroso, per alcuni brutto, un’arca di scienza, un mostro proprio piacevole. Insomma, un vero maschio.” “E tutto questo dopo alcune avventure inconfessabili. Lo ammetta. Conobbe Peer dopo “Certo, certo, stia tranquillo. Tutto questo dopo aver divorato uno dopo l’altro, alcuni contemporaneamente, i componenti di una banda stupida di giovanotti di colore, i quali svolazzavano come cavolaie intorno alla fiamma infernale che era diventata, al di là dello schermo.” “Un esempio classico di femme fatale, un genere di mammifero che va scomparendo, così come, un tempo, sono scomparse le streghe... (Ulla ricompare in scena con una torcia accesa mentre declama)
ULLA
“Oh! Fiamme dell’inferno! Le streghe bruciavano sui roghi e con loro i pederasti. Ad essi veniva perfino negato il conforto del clemente cappio strangolatore.. (Ulla esce di scena riassorbita dal buio) ORLAC “Continui la prego. Trovo che la sua storia sia notevolmente fornita di argomenti stimolanti.” (Il vampiro si alza in piedi...) VAMPIRO “Sto per arrivare al nocciolo della questione. Deve sapere che il buon Peer ha dedicato la sua vita allo studio di una razza particolare di uomini, se così si può dire. Studia le loro abitudini e le loro roccaforti in Europa. Per questo motivo è partito per Terzsdam; sa, là la specie è varia e gli esemplari numerosi. ORLAC “Interessante! Uno studio che attirerà sicuramente l’attenzione di molti. Del resto l’antropologia, la biologia sono scienze di gran moda oggigiorno, riempiono i curriculi delle scuole scientifiche più all’avanguardia.., ma non comprendo la ragione della sua apprensione per Haggquist. Forse che questi esseri si cibano di carne umana?” VAMPIRO “Non scherzi conte. Peer sarebbe dovuto tornare due giorni fa e non è ancora tornato.”
ORLAC
“Che scarsa serietà. Ma non mi sembra molto preoccupante, soprattutto venendo da Terzsdam, che penso sia lontanissima. VAMPIRO “La città dove lui doveva andare è più lontana di quello che sembra. ORLAC “Più lontana di quello che sembra? Questo sì che è un mistero! VAMPIRO “Un mondo arcano, insidioso.” ORLAC “Sembrerebbe l’ambientazione di un romanzo gotico. The gothic flame is far from extinguished.” VAMPIRO (molto agitato) “Peer era certo di questo, eppure è voluto partire solo. ORLAC “E la nostra cara Ulla?” VAMPIRO “Girava IL MIO FIORE NERO, un noir dal sapore, o meglio, dal profumo esotico.” ORLAC “Mmmh! E il professor Haggquist non ha potuto rinviare?” VAMPIRO “No!” ORLAC “Perchè?” VAMPIRO “Aveva un appuntamento.” ORLAC “Dove?” VAMPIRO “A Terzsdam naturalmente.” ORLAC “Quando?” VAMPIRO “Perchè vuole saperlo?” ORLAC (allucinato,volge lo sguardo altrove) “WALPURGIS NACHT” VAMPIRO “Cosa ha voluto dire?” ORLAC (cercando di sminuire l’importanza delle sua parole) “Ho detto walpurgis nacht. E’ una notte famosissima; l’ho letto in un libro. VAMPIRO “Quale libro?” ORLAC “Un libro di un irlandese. Un certo Brian Stoker. Quando l’ho letto non ho potuto dormire per parecchi giorni... Si chiamava e si chiama tuttora ovviamente... DRACULA.” VAMPIRO “Non è che uno schifosissimo romanzo senza fondamento scientifico.” ORLAC “Sì certo. Indegno di qualsiasi materia che si vuoI definire... umanistica … Ma, perchè ha voluto andare Terzsdam?” VAMPIRO “Gliel’ho già detto. Per una ricerca.”(il vampiro riprende il libro che aveva all’inizio dello spettacolo e lo porge a Orlac) “Guardi.” ORLAC “DISSERTATIO DE VAMPIRIS” VAMPIRO (sottraendo il libro ad Orlac) “Basta così! Non le viene in mente nulla?” ORLAC “Che è scritto in latino.” VAMPIRO “Questo documento parla di vampiri. La pista che Peer segue da quattro anni e che ora gli ha fatto intraprendere questo viaggio. Non dice nulla conte Orlac? (Il temporale imperversa, tuoni e fulmini che si rincorrono) “Peer è convinto che in quella maledettissima città vivano clandestinamente i migliori esemplari di un’antica comunità di vampiri, provenienti da luoghi ignoti e arrivati in quella zona molti, moltissimi anni fa, per una strana ma accertata migrazione. Mi segue?” ORLAC “Assolutamente morto di paura, ma la seguo.” (Si spengono improvvisamente le luci) “Che è successo?” VAMPIRO (urlando in modo allucinato) “La potenza dell’orrido è oramai alle porte! Ulla! Ulla! (Si sente la voce un po’ stralunata di Ulla che dice: ) “E’ il temporale. Succede sempre. Accenderemo le candele. Ecco che riappare con la stessa torcia di prima e con essa accende tutte le candele che sono sul palcoscenico. A completare l’operazione viene in soccorso il conte Orlac. Nel frattempo il vampiro corre a documentarsi ulteriormente sulla comunità vampiresca di cui s’è fatta parola; lo vediamo ora sfogliare nervosamente il libro a cui si è più volte riferito.
Durante il rito dell’illuminazione - non c’è didascalia più adatta - una musica meravigliosa si diffonde nell’aria, è la musica di Scriabin, “Vers la Flamme”, opera 72) ULLA ORLAC ULLA ORLAC
“Verso quell’inferno il mio povero Peer si è awiato novantadue giorni fa.” “Come passa il tempo. E’ orribile Ma ora, mi aiuti a capire cara Ulia Con quali demoni il nostro buon Peer si starebbe cimentando?” (bisbigliando la parola come se ne temesse la risonanza) “Curdalaks.” “Come ha detto?”
(Interviene il vampiro che cita a voce alta ciò che sta leggendo sulla misteriosa comunità in questione)
VAMPIRO
“Curdalaks, ossia vampiri di Sodoma.” (Pausa interrogativa, come impone l’ardita rivelazione). (scandendo le parole) “ … E tutti coloro che cedono alle loro prestazioni vengono, per così dire, vampirizzati. Si creano così strane comunità, fondate sull’affermazione incondizionata della fallocrazia più occulta e inaudita.”
ORLAC VAMPIRO
ORLAC ULLA ORLAC ULLA
“Molto, molto pittoresco.” “Più che pittoresco. Sublime direi. Capitolo sesto: La Porta Oscura dell’Essere. (leggendo) Lo si misconosce, a mio avviso, questo … (e perso nella sua lettura, ammaliato da certe epifanie, il vampiro abbandona, meditabondo, la scena, lasciando soli Ulla e il conte Orlac.) (cercando di rimuovere un certo disagio che si è creato) “Oh! Cara Ulla. Sono curioso di sapere cosa ci racconterà il professor Haggquist al suo ritorno, sempre se ritornerà fra noi” “Ascolti d mio terrìbile segreto conte Orlac. La cosa più spaventosa sarebbe che Peer tornasse ora. O per meglio dire, d’ora in poi.” “Spaventoso che tornasse? Perché? Non Io ama più? Povero professore. Certo che a pensarci bene novanta giorni sono troppi per un temperamento vulcanico come il suo.” “Sappia che quanto a quello che lei chiama temperamento io somiglio a una statua di ghiaccio e per di più rotta. Sono insomma una donna allenata. Conosce questo modo di esprimersi? Un corpo dissanguato.”
ORLAC
“Che immagine macabra e truculenta. Non la conoscevo sotto questo aspetto.”
ULLA
“Mi dispiace deluderla, ma preferisco non addentrarmi in questo genere di conversazione.”
ORLAC
“Non tema. Non avrà alcuna sollecitazione da parte mia.”
ULLA
(molto adirata) “Come? Ho capito il suo ridicolo gioco, caro conte. Non può più ingannarmi ora.”
ORLAC
“Il mio gioco? Ridicolo? Non capisco, appena parlo seriamente suscito
subito l’ilarità; forse è questa la ragione del mio successo in società.” ULLA “Lei sta cercando in tutti i modi di impedire che io le parli seriamente. Ha paura delle mie parole. Vuole ritardare il memento. .
ORLAC
“Non lo nascondo signora. Avete incominciato a dire cose che qualunque persona appena sensibile …” ULLA (Su tutte le furie) “Sensibile... sensibile... Lei è un essere subdolo e irritante... si trincera dietro chiacchiere insulse. Ma che diavolo nasconde mio bel signorino?” ORLAC (Con aria sottomessa) “Sapevo che erano chiacchiere, ma francamente non sapevo che fossero insulse. Quanto al diavolo, non saprei cosa dirle. E poi, gli psicoesorcisti di questi tempi sono un po’ in ribasso, non trova?” ULLA “Eppure bisogna che lo dica a qualcuno, dato quello che potrebbe succedere. E qui non c’è nessun altro, oltre a lei.” ORLAC (riacquistando la sua verve) “Potremmo cercare una persona più audace. Io stesso potrei andare in cerca di …” (Ricompare sulla scena il vampiro, sempre più assorto nei suoi pensieri e visibilmente preoccupato) VAMPIRO “Troppo tardi.” (Si sentono dodici rintocchi; ad essi fanno seguito le note della musica di Popol Vuh, Zwiesprache der Rohrfloete mit der Saengerin, dalla colonna sonora del film “Nosferatu” di W. Herzog. La musica, in alcuni momenti, è interrotta dal rumore dei tuoni, seguiti da rumorosi scrosci d’acqua e forti raffiche di vento Sta così per iniziare il lungo monologo - in realtà un vero e proprio duetto - di Ulla Sodergrevn e del Vampiro, il quali sembrano identificarsi sempre più nel personaggio di Peer Haggquist, come è dimostrato dal discorso diretto utilizzato) ECCO A VOI IL MONOLOGO NON PRIMA PERO’ DI UN PICCOLO BREAK, DURANTE IL QUALE VERRANNO DISTRIBUITI, GRAZIE ALLA COMPLICITA’ DEI NOSTRI ATTORI, OTTIMI CIOCCOLATINI, LEGGERMENTE AFRODISIACI E AWOLTI IN LUCCICANTI CARTE STAGNOLE. CHE IL VS. DIVERTIMENTO CONTINUI.
ULLA
Monologues “Quando Peer partì era l’alba del 3 settembre. Il suo viso esprimeva salute, bontà, decisione. Ulla, mi disse, me ne vado. E dandomi un soave bacio sulla guancia, aggiunse in modo insolitamente solenne, mentre un’ombra di inquietudine passava nel verde cupo dei suoi occhi: vado in un paese maledetto. Non debbo tacere a te, amore della mia vita, il rischio cui vado incontro in questa spedizione solitaria e scientifica, sebbene parta munito di potenti difese. E visto che dovrò dormire in qualche alberghetto dei paraggi e che non si tratta di un ghetto ristretto - hanno l’abitudine di spostarsi qua e là e per poter sopravvivere sono costretti a soddisfarsi con gli incauti forestieri e con i bambini dei paesi vicini - esiste il pericolo che io sia contagiato da uno di questi esseri e faccia ritorno a casa nella terribile condizione di vampiro.
(La pioggia si fa più insistente) VAMPIRO
“Devi dunque al mio ritorno tenermi in rigorosa osservazione, visto che il Curdalak esce tutte le notti dalla sua triste dimora, per aumentare così la popolazione dei vampiri le cui colonie in Europa sono più numerose di quanto pensino molti ignoranti. Ti lascio per iscritto alcune prove che possono dimostrare la terribile affezione. Devi sapere, innanzi tutto, che il Curdalak ha un aspetto singolare, direi sinistro; il suo fare misurato e seducente, il suo strano velato Iucore fanno pensare che non debba appartenere allo stesso mondo dei comuni mortali..
ULLA
“Sì, il Curdalak è un istrione che non riesce a liberarsi della sua stessa maschera... Ama contornarsi di feticci. Cito, ad esempio, le pietre preziose, i ventagli, i guanti bianchi di capretto... Il Curdalak è un creativo di natura... sensibile e vanitoso... Uno sporco narcisista... smodatamente attratto dalla gloria e, nello stesso tempo, daIl’abiezione più nera, dal pericolo e dall’impudenza, dal dolore unito al piacere più sfrenato...”
VAMPIRO
“Ebbene, se tali caratteristiche dovessero manifestarsi, non dovrai vacillare nel conficcarmi un appuntito piolo durante il sonno. Sonno che non sarà sonno, ma abominevole letargo diurno. Spiegherai il tutto con molta semplicità alla polizia, altrimenti potrebbero accusarti di assassinio. Anche così, presentandoti spontaneamente, non mi sorprenderebbe che trovassi delle difficoltà legali in questa faccenda. Conosci bene la nostra temibile burocrazia.” ULLA “Ma non devi vacillare per l’amor di Dio in simile situazione, anche se ti sembrerà sgradevole. La posta in gioco è nientemeno che la salvezza delle nostre anime.” VAMPIRO “In nessuno modo tornerà dopo i novanta giorni a partire da oggi. Segnati dunque la data.” ULLA “Ed io l’ho segnata.” VAMPIRO “Devi sapere cara Ulla che se mi vedrai arrivare non un giorno, ma un minuto dopo i novanta giorni, sarà certo, certissimo che arriverò contaminato, anche se farò di tutto per dissimulare.” ULLA “Ricordati che il Curdalak è ipocrita e all’ambiguità deve la sua sopravvivenza attraverso i secoli.” (La violenza dell’uragano sfida le voci di Ulla e del Vampiro) VAMPIRO
“Il mio ritorno sarebbe quindi il segno nefasto che non sarei più in possesso del libero arbitrio e che sarei stato trattenuto da quei bruti. Perdita del libero arbitrio che avviene come conseguenza del sinistro atto curdaliko che crea una fatale dipendenza, un’abitudine mortale peggiore della droga più dannosa: estasi, dolce agonia, si legge nei documenti vampireschi, il piacere della morte e il rantolo implacabile della resurrezione.” ULLA “Non ti preoccupare dunque per me e abbiti molto riguardo... Se soccombo, disse infine, non sarà certo senza aver lottato, te lo garantisco... VAMPIRO “Un’ultima cosa: se dovessi tornare dopo il tempo stabilito sappi che sarà di notte, perchè il Curdalak, come ogni vampiro, non può sopportare la luce del sole. Busserò prima piano, amichevolmente. Ricordalo! Non aprirmi per l’amor di Dio! Sbarra la porta. Chiudi bene le finestre. Chiama la polizia. Che tutti i vicini dei dintorni e di Uppsala lo sappiano! Porte e finestre sprangate al calar del sole. ULLA “Attenzione ai bambini! Il Curdalak è insaziabile!” VAMPIRO “Dovrò rifugiarmi in qualche posto...” ULLA “Che perquisiscano tutti gli anfratti e i luoghi bui.” VAMPIRO “Gli scantinati e le soffitte.” ULLA “I parchi e i giardini incustoditi.” VAMPIRO “I bagni pubblici e i vespasiani.” ULLA “Gli edifici abbandonati e pericolanti.” VAMPIRO “Gli immondezzai.” ULLA “Le fogne.” VAMPIRO “E non ultimo i cimiteri, fino a quando mi avranno scovato.” ULLA “E che distruggano questa fetida esistenza.” VAMPiRO “Ti scongiuro mia cara Ulla
ULLA
“Se dovesse accadere quanto ti dico non dimostrarti debole per l’amor di Dio. E in bocca al lupo!” VAMPIRO “Crepi!” ORLAC (simulando un applauso ironico o un po’ sarcastico) “Splendida esecuzione! Confesso che mi avete sbalordito. Ad ogni buon conto cercherò di essere, anche se lo trovo esecrabile, un po’ detective, diciamo un detective alla maniera di Wilkie Collins... a proposito, avete mai letto La Pietra di Luna? The yellow diamond stolen from a shrine in India... Scusate!... Vediamo. Quanto tempo è passato dalla data indicata dal professor Haggquist come fine del suo viaggio?” ULLA “Sono passati due giorni. Questi due giorni fanno di Peer un vampiro... curdalak. Si rende conto, ora, della situazione, conte Orlac?” ORLAC “Diciamo che ne comprendo la gravità.” ULLA “Non ha qualche idea?” ORLAC “Così di punto in bianco è difficile essere brillanti. Di notte, intanto, non bisogna aprire a nessuno. So bene che non è un’idea molto originale; l’ho plagiata al professor Haggquist perchè mi sembra molto giusta.” ULLA “E se arrivasse lui?” ORLAC “A lui meno che a tutti.” ULLA “E’ orribile abbandonarlo così.” ORLAC “Ma è necesssario. Questo pianterreno mi sembra troppo pericoloso.” ULLA “Bisognerà chiudere tutte le finestre.” ORLAC “Oh, la prego, non mi costringa ai lavori manuali. Potremmo incominciare a bruciare dell’incenso, è profumo sacro, molto meglio dell’aglio e delle giaculatorie.” ULLA (isterica) “E questa maledettissima luce. Non tornerà mai. ORLAC “Non diventi nervosa. E’ peggio. Quanto a chiamare la polizia, non glielo consiglio per il momento. Non per lo scandalo, che sarebbe divertente, ma perchè si metterebbe subito in moto.. Lei sa com’è la polizia, adempie sempre al proprio dovere con zelo. Gente volgare, selvaggia, che viene dalla campagna.” ULLA “E con questo?” ORLAC “Spaventerebbero il vampiro e manderebbero tutto all’aria.” ULLA “Non capisco perchè manderebbero tutto all’aria.” ORLAC “Il segreto sta nello stabilire un contatto prudente con il vampiro. Se lo si perde di vista il pericolo aumenta. Bisogna lasciarlo libero o per lo meno così dargli l’impressione, ma sorvegliarlo costantemente...” (Si sente il rumore di un cancello che sbatte...) ULLA ORLAC VAMPIRO
“Che succede? Cos’è questo rumore “Sarà il temporale.” (farneticando) “Dove cessa la grazia pura, comincia la maestà de! sublime, composto di pena, di piacere, di grazia, di deformità così commiste, che la mente non sa più che nome dargli, se pena, o piacere, o terrore.”
(Lungo silenzio carico di tensione, interrotto solo dall’oscuro vaneggiamento del vampiro) “Ecco il pinnacolo della beatitudine, confinante con l’orrore, la la deformità, la follia: un fastigio che fa smarrire la mente che osa guardar oltre. (Con queste parole il vampiro esce di scena) ORLAC (schiarendosi timidamente la voce...)
“Mia cara Ulla, vorrei stare qui questa notte, nonostante il pericolo cui andiamo incontro, Il mio castello è lontano, fra quelle spaventose rocce. E’ un castello gotico, sapete. Un gioiello ogivale. Ma è diroccato e solitario Adesso che sto per dirlo, è strano, ma mi sembra che se lo cose fossero come dovrebbero essere il vampiro, in una notte come questa io conte ... e con quel lugubre castello, voglio dire il vampiro.. .dovrei essere io! Ma è vero: niente va per il suo verso … E’ tutto così, come dire, inversosimile …” (il silenzio enigmatico persiste... Ma ecco che, all’improvviso, torna la luce sulla scena, il che porta il conte Orlac ad esclamare...) ORLAC “La luce! Oh! E’ tornata la luce!” (Rumore di passi) ULLA “Ma che cosa succede? Non può essere semplicemente il temporale.” (Qualcuno bussa ripetutamente alla porta) ULLA “Chi è?” PEER “Sei tu Ulla? Presto aprimi! Fa un freddo cane e mi sto congelando”. ULLA “E’ lui! … Cosa... cosa ti succede Peer?” PEER “La mano destra. Ho il guanto rotto e un dito mi si è completamente congelato. (pausa) Cristo! Vuoi sbrigarti?” ULLA “Seguo le tue istruzioni Peer. Le hai dimenticate?” PEER “Hai ragione. Ma non è successo niente. Ti spiegherò. Aprimi ti scongiuro... me la sto facendo addosso.” “Insomma Ulla, aprimi! E’ ridicolo che tu mi tenga qui esposto alle intemperie. Siamo logici e minimamente razionali, Ulla... ti prego!” ULLA “Tu hai detto che i Curdalak sono molto ipocriti e malvagi, Peer. Cerca di ricordare … E che non dovevo darti retta se …” PEER “Fantasie! Tu non sai quanto sia perniciosa la ns. immaginazione. lì Romanticismo ci ha fregato, Ulla. I mari procellosi impallidiscono su una nave di crociera.” ULLA “Non capisco...” PEER “eh! Facciamola breve: sottoponimi alle prove che ti ho insegnato e vedrai che le supererò.” ULLA “Forse avrà prodotto degli anticorpi … Ma cosa sto dicendo? Che stia diventando pazza? … E poi, questa testa … E’ tutto così assurdo … Beh! lo apro. Al diavolo!” ORLAC (che nel frattempo è restato ammutoìito) “La ragione ci porta a fare percorsi strani. Creatura debole... e così fatiscente...” ULLA (fermandosi di scatto) “Lei è convinto di vivere in un mondo di alienati mentali, vero? ORLAC “lo sono convinto di vivere in un mondo di idioti, cara Ulla!” (Ulla scoppia in una risata agghiacciante) ORLAC Ci muoviamo con moto più o meno periodico tra due posizioni contrapposte: realtà e fantasia, moralità e amoralità e così via, in un sistema quanto mai precario.... (Ulla va ad aprire... Peer attraversa di corsa il paloscenico togliendosi i guanti e gettandoli sul divano) PEER “Scusa tesoro, corro alla toilette. Torno subito.” (Si sente lo scroscio dell’acqua del gabinetto) ULLA “Strano! Molto strano!” (Peer rientra, sembra molto rilassato) PEER “Salve cara. Eccomi qua. Ti trovo in forma. Raggiante più che mai. (Intanto si toglie il cappotto e si accomoda sul divano, stirandosi... Ulla è particolarmente tesa.) ULLA “Non scherzare! (pausa) Come stai?” PEER “Bene! Molto bene!
(Dimenticavo di dire che Peer è claudicante, pur essendo prestante nel fisico. Mario Praz direbbe tranquillamente di lui: he is so horribly handsome!) ULLA “Sicuro? Ti trovo pallido. Il viaggio, suppongo ti abbia affaticato.” PEER “Ma...” (Ulla non riesce a smettere di parlare) ULLA “E sei anche dimagrito. Chissà cosa hai dovuto subire?... E poi cos’è questo strano abbigliamento, casuale sì, ma un po’ troppo singolare, non trovi?” (La tenuta da viaggio di Peer ricorda lo stile militare, un po’ americano, un po’ tedesco PEER “Sì Ulla. Ma dimmi piuttosto. Come vanno le cose a Uppsala?” ULLA “Si agonizza! Sai benissimo che è un posto noioso dove non suocede mai niente. Le gente sembra essersi oramai assuefatta alla monotonia di questa città.” PEER ULLA
“E tu?” “Io divento sempre più isterica. Non sopporto più nessuno Sai qual è il problema qui? Poco pubblico, e quel poco è pure scadente, così scadente che chi te lo fa fare di esistere?” PEER “Non essere così tragica!” ULLA “Ora dimmi dite! Sei cambiato molto.” PEER “E’ il tempo che non trascorre invano.” ULLA “Novantadue giorni. Questo lo chiami tempo? PEER “Leggi la storia cara Ulla. Troverai regine che sono diventate bianche in una notte. Erano belle e l’alba le ha trovate spente.” (Peer si assopisce. Ulla e Orlac si guardano increduli ULLA “Che abbia assistito a qualcosa di tremendo?” ORLAC “Chi lo sa? Gli zingari hanno abitudini così strane.” ULLA “Stregonerie. Sacrifici umani.” ORLAC “Vendette di sangue.” ULLA “Sequestri di bambini.” ORLAC “Oh! Poveri, poveri innocenti!” (Silenzio, che segue a quest’ultima sferzata sarcastica del conte) ORLAC “Credo sia giunto il momento di tornare al castello... La strada è lunga e impervia... Il bosco, gli uccelli notturni... Lei capisce.” ULLA “Sì, certo. Buona notte Orlac e grazie di tutto.” (Orlac se ne va. Peer si desta dal suo immobilismo. Si alza guardandosi intorno PEER “Sai... Ho pensato di lavorare la notte d’ora in avanti. Sono... sono diventato un po’ sonnambulo in questi ultimi tempi.” ULLA “Cosa?” PEER “E per lavorare, certo è molto meglio. C’è silenzio, nessuno ti disturba.” ULLA “Certo.” PEER “Di giorno invece.., che confusione! Sì, decisamente voglio cambiare le mie abitudini.” (Peer abbandona la scena, Ulla lo segue con aria smarrita e confusa. Parte a questo punto la musica di Webernig, sei pezzi per orchestra, op. 6 - IV pezzo; e sulle note della musica riappare il vampiro) VAMPIRO
“Dormire di giorno. E’ la cosa più logica d’altra parte. Come è stupida la società. Se dici una cosa simile ti danno del pazzo.
Certo sono abitudini inveterate, vecchi tabù che provengono dalla notte dei tempi... La notte è il peccato, l’incarnazione del male, i terrori notturni in seno alle orrende tribù primitive... Vecchie culture che non si rassegnano a scomparire. Qualcuno cammina nella notte.. .Well, it was this way, returned Mr. Enfield, I was coming home from some place at the end of the world, about three o’clock of a black winter morning... Chi è? Una prostituta, un ubriaco, un ladro o un criminale. No, un maniaco, qualcuno che fugge o che cerca una preda. La gente perbene dorme. La notte è fatta per dormire. Se non c’è il sonno la notte è lugubre, peccaminosa, favorisce le azioni clandestine. Di giorno invece, tutto è previsto, preordinato, concesso o vietato... La notte rappresenta il regno dei sogni più strani, dei desideri più reconditi. Oh, sì. La notte è il regno delle possibilità, diceva uno scrittore francese, mentre di giorno si è schiavi delle necessità.... E quei cristalli di luce? …” (La presenza fisica dell’attore viene sottratta per dare più spazio alla messa in scena, e al dramma che si sta consumando. Le stelle ammiccano enigmatiche e nell’oscurità, come per incanto, appare la sagoma perfetta della Luna. li vampiro, straziato dai pensieri che lo tormentano, si distende - in attesa della sua dipartita. Fuori scena si possono udire le voci di Ulla e di Orlac, che così commentano...) ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA
“Ha un aspetto assai strano la luna.” “Si direbbe una donna isterica, una donna isterica che vada in cerca di amanti in ogni luogo. Ed è anche nuda.” “E’ completamente nuda. Le nuvole tentano di rivestirla, ma essa non vuole.” “E vacilla attraverso le nuvole come un’ubriaca. Sono sicuro che è in cerca di amanti.” “No. E’ fredda la luna. Sono sicura che è vergine. E’ bella come una vergine. Lei non si è mai contaminata, non si è mai offerta agli uomini come le altre dee.”
(Parte la musica di Ligeti, Streich quartett, III mov. e poi quella di Carl Orff, Die Sibyllen, De Temporum Fine Comoedia. La luce della luna va ad illuminare la sagoma scura del vampiro, che si trova in preda al delirio) VAMPIRO
“Maledetto, mille volte maledetto il giorno che mi ha visto nascere. Bastardi, bastardi tutti gli uomini di questo pianeta di merda. Maiali tutti. E’ orribile, orribile.” (Il vampiro, a questo punto, estrae un enorme piolo con il quale si dirige, esausto oramai, verso l’uscita. Buio pesto in scena. Urla spaventose e musica assordante. Chi sarà mai la vittima sacrificale in questione? ... Ma ecco che, nel frastuono generale, accentuato da un gioco impazzito di luci, ombre e suoni metallici, si innalzano le ultime parole strazianti del vampiro...) VAMPIRO “Dannato per l’eternità. Togliete di lì quel crocefisso. sta sanguinando su di me. E’ un bagno di sangue.” (Un enorme crocefisso appare e scompare nella semioscurità, raccogliendo in sè, quale simbolo universale, il dolore, se non i peccati, dei ns. personagi) “Cristo! No. Satana! Satana! Soffri Gesù, soffri fino a crepare, è cosa tua soffrire. Non lamentarti! Sia allontanato da me questo calice. L’anima mia è triste fino alla morte. Su piantate bene quei chiodi, che non vi scappi... E’ un agente della divinità. Ho sete, ho sete. Padre, perdonali perchè non sanno quello che fanno. Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre. ln verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso … Padre, padre nelle tue mani raccomando il mio spirito. Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue vive in me ed io in lui.
Dio mio, dammi, dammi ora il Tuo Corpo... and batter my heart, for I except you’enthrall mee, never shall be f ree, nor ever chast except you ravish mee.” (Dopo il buio, ecco sorgere lentamente una luce radiosa, tra il rosa e l’arancione... Riappaiono in scena Ulla e il conte Orlac, leggeri come farfalle di un altro mondo. Ulla ha un vestito di tulle nero, diverso da quello che indossava prima, Orlac, sempre molto elegante, ha in mano un ventaglio e la sua aria è adesso pacifica. Si muovono in uno spazio completamente vuoto, fatto solo di Luce.) ORLAC “Salve cara Ulla. Tu da queste parti?” ULLA ORLAC
“Vedi bene.” “Se facessi attenzione al tempo ti direi che sei un po’ in ritardo.”
ULLA ORLAC ULLA
“Non so neanche che ore sono.” “E’ lo stesso Ulla. Siamo uniti per l’eternità.” “Che noia! Sicchè eri tu il germe malefico e misterioso in tutti i dintorni di Uppsala. Divertente!” “Ero io si.” “Mi sembrava di averti riconosciuto. Il mio Osceno Visitatore Notturno. E Peer?” “Haggquist era semplicemente pazzo. Pover’uomo! Dopo anni di studio, sulla natura dei vampiri, ha finito coll’assumerne le sembianze.”
ORLAC ULLA ORLAC ULLA
“Cosa non combinava! Completamente pazzo!”
ORLAC
(mimando la camminata di Peer) “Non sai il detto popolare? Chi va con lo zoppo impara a zoppicare.”
ULLA ORLAC
“Lo abbiamo ammazzato, no?” “Sì, lo abbiamo ammazzato.”
ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA ORLAC
“Perchè? Non ricordo.” “Era un peso per tutti e due. Una croce! “Già, una croce. (Facendo il verso...) Togliete di lì quel crocefisso!” “Se vuoi questa sera possiamo fare il trasloco.” “Ho solo questo vestito.” “Ti dona.” “Dove hanno messo le mie cose?” “Non possiedi nulla, Ulla.” “Che peccato! E non ho nulla da mettermi.” “Io sono ricchissimo. Ci faremo vestiti stupendi. Per casa e per uscire. Vestiti da bara, vestiti da sera. “Sai una cosa?” “Cosa?” “Che bisogno ho di andar via, Potrei vivere qui. E’ bello, accogliente e c’è una luce magnifica.” “Questo sembra un cimitero comunale cara. E sta in un pessimo quartiere. Ti ho preparato una tomba bellissima nel mio castello.” “Oh! Che pensiero stupendo.” “Una cripta gotica! Ti piacerà molto, ne sono certo. Di giorno è tranquillissima, e la notte è quanto di più movimentato si possa desiderare. (dopo una lunga pausa) “Ti confesserà una cosa. Peer mi manca.” “Lo so, lo so.” “Ma tu, chi sei veramente?” “Un’anima in pena, alla ricerca di un paradiso... perduto.”
ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA ORLAC ULLA ORLAC
(Ulla accenna un sorriso. Poi, tenendosi per mano, Ulla Sodergren e il conte Orlac si eclissano nel buio, per sempre) EPILOGO Tutti i personaggi che erano apparsi prima all’inizio dello spettacolo ricompaiono in scena, e come il coro, nelle antiche tragedie greche, intonano questa nenia, che suona tanto come il manifesto del giovin vampiro, ironicamente parlando. Benvenuti dunque nel regno della notte, sede del culto lunare e materno. Salutate con un bacio il vostro compagno. Venite a vivere con noi , nati nelle vecchie viscere notturne del medioevo. Venite a vivere le lunghe notti dell’inverno nordico nelle quali noi godiamo regnando sul terrore nascosto degli uomini. Oh! Quale orgia senza fine la notte dell’oscuro nord e che delizia i lunghi riposi dell’estate … and when we run over the frightful catalogue of our sins, we won’t believe that we are the same creatures whose thoughts were once filled with sublime visions of the beauty and the majesty of goodness. Tuoni e lampi. La natura imperversa con la voce acre e accattivante di P. Pravo che canta, in sottofondo, “All’inferno insieme a te”. That’s all