UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PERUGIA Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di laurea specialistica in Medicina e Chirurgia
CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA Titolari: Prof. V. Mastrandrea Prof. F. La Rosa Attività didattica integrativa: Dott. G. Angeli
1
OBIETTIVI DEL CORSO a)
b)
c)
Conoscere i principi e i metodi fondamentali per promuovere la salute prevenire e controllare le malattie nella collettività. Approfondire la metodologia epidemiologica per acquisire conoscenze scientifiche necessarie per gli interventi di Sanità Pubblica. Conoscere i principi della legislazione, programmazione, organizzazione e gestione dei servizi sanitari. 2
IGIENE E SANITA’PUBBLICA
Prof. Vito Mastrandrea Prof. Francesco La Rosa Dott. Giuseppe Angeli
Corso di laurea specialistica in medicina e chirurgia a.
b. c.
Aree degli insegnamenti preclinici Aree degli insegnamenti clinici Area della sanità pubblica 5
AREA DELLA SANITA’ PUBBLICA a. b. c.
Igiene e sanità pubblica Medicina del lavoro Medicina legale
6
Area di interesse scientifico ed operativo della medicina SALUTE DEL SINGOLO E DELLA COLLETTIVITA’
7
Evoluzione del concetto di salute ASSENZA DI MALATTIA BENESSERE FISICO E PSICHICO BENESSERE FISICO, MENTALE E SOCIALE
8
O.M.S.: Definizione di Salute
NON SOLO ASSENZA DI MALATTIA MA UNO STATO DI COMPLETO BENESSERE FISICO, PSICHICO E SOCIALE.
9
Benessere-Malattia IL PASSAGGIO DALLO STATO DI BENESSERE (SALUTE) ALLA MALATTIA AVVIENE GRADUALMENTE ATTRAVERSO DIVERSI STADI. IN CIASCUNO DEGLI STADI EVOLUTIVI È POSSIBILE NON SOLO ARRESTARE O COMUNQUE CONTENERE IL PROCESSO DI DANNO MA ANCHE RICOSTRUIRE E POTENZIARE LE CONDIZIONI DI BENESSERE. 10
Benessere
Fattori di rischio
malattia Condizioni di rischio
Soggetto sano
Eliminazione delle condizioni di rischio
Permanenza delle condizioni di rischio
Interventi terapeutici Fattori di salute
Soggetto sano
Disabilità
Malattia Guarigione
11
Obiettivi della medicina 1. 2. 3. 4.
PROMOZIONE DELLA SALUTE PREVENZIONE DELLE MALATTIE CURA DELLA MALATTIE RIABILITAZIONE PER EVENTUALI ESITI
12
Principali modelli di intervento per la realizzazione degli obiettivi di salute
Promozione della salute
Promozione di stili di vita positivi
Determinazione di condizioni ambientali favorevoli per la salute
14
Prevenzione delle malattie Prevenzione P. primaria
profilassi specifica interventi per aumentare la resistenza individuale ai fattori di rischio ambientali
controllo dei fattori di rischio ambientali P. secondaria -correzione delle condizioni di rischio già presenti nei singoli soggetti controllo dell’ambiente fisico e sociale (interventi pubblici)
-diagnosi precoce controllo dello stile di vita (comportamento individuale)
15
MEDICINA PREVENTIVA
16
DIAGNOSI E TERAPIA Utilizzazione di protocolli diagnostici e terapeutici di sicura efficacia
17
RIABILITAZIONE Interventi
riabilitativi fisici Interventi riabilitativi psichici Interventi per adeguati inserimenti sociali
18
Modalita’ Operative della Medicina
1. MODELLO CLINICO
2. MODELLO DI SANITÀ PUBBLICA
19
Elementi Caratterizzanti gli Interventi Clinici
1. INTERVENTI EFFETTUATI SU SINGOLI INDIVIDUI
2. INTERVENTI EFFETTUATI NELL’AMBITO DELLE PROFESSIONALITÀ SANITARIE
20
Elementi Caratterizzanti gli Interventi di Sanità Pubblica
1. INTERVENTI EFFETTUATI SU POPOLAZIONI
2. INTERVENTI EFFETTUATI ANCHE SULL’AMBIENTE
3. INTERVENTI EFFETTUATI NELL’AMBITO DELLE PROFESSIONALITÀ SANITARIE E NON SANITARIE
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Sanità Pubblica Programmazione, organizazione e valutazione degli interventi di promozione della salute, prevenzione delle malattie, cura e riabilitazione.
22
Igiene Programmazione ed
organizazione degli interventi di promozione della salute e prevenzione delle malattie
23
Conoscenze necessarie per la programmazione, l’organizzazione e la valutazione degli interventi di Sanità Pubblica
Promozione della salute a. STILI DI VITA b. CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE FISICO E DELL’AMBIENTE SOCIALE
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Prevenzione primaria a. FREQUENZA DELLE MALATTIE NEL TEMPO, NELLO SPAZIO E NEI DIVERSI GRUPPI DI POPOLAZIONE b. MAPPE DI RISCHIO E VALUTAZIONE DEL RISCHIO ATTRIBUIBILE c. INDIVIDUAZIONE, DEFINIZIONE E QUANTIFICAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO SCONOSCIUTI d. EFFICACIA DEGLI INTERVENTI e. EFFICIENZA DEI SERVIZI 26
Prevenzione secondaria a. FREQUENZA DELLE MALATTIE NEL TEMPO, NELLO SPAZIO E NEI DIVERSI GRUPPI DI POPOLAZIONE b. EFFICACIA DEGLI SCREENINGS c. EFFICIENZA DEI SERVIZI
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Programmazione ed organizzazione dei servizi di diagnosi e cura. a. FREQUENZA DELLE MALATTIE NEL TEMPO NELLO SPAZIO E NEI DIVERSI GRUPPI DI POPOLAZIONE b. EFFICACIA DELLE DIVERSE PROCEDURE DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE c. EFFICACIA ED EFFICIENZA DEI SERVIZI
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EPIDEMIOLOGIA
Epidemiologia Definizione: E’ una disciplina rivolta principalmente ad acquisire conoscenze sulla diffusione, all’interno di popolazioni umane, delle condizioni di salute e\o di malattie e dei fattori positivi o negativi che le sostengono. E’ una scienza biologica di tipo osservazionale e sperimentale.
EPIDEMIOLOGIA: Settori di ricerca
a. b. c. d.
Epidemiologia eziologica Epidemiologia genetica Epidemiologia clinica Epidemiologia dei servizi sanitari
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EPIDEMIOLOGIA EZIOLOGICA Individuazione, definizione e quantificazione dei fattori di rischio a. Epidemiologia esposizionale b. Epidemiologia biochimica
32
EPIDEMIOLOGIA ESPOSIZIONALE
studia la frequenza delle malattie in relazione all’esposizione ai fattori di rischio (epidemiologia del black box o della scatola nera).
33
EPIDEMIOLOGA BIOCHIMICA Studia la frequenza delle malattie in relazione alla dose interna dei fattori di rischio misurata attraverso markers biochimici. (L’epidemiologia del glass box o della scatola di vetro) 34
EPIDEMIOLOGIA GENETICA studia il ruolo del genotipo nel modulare la risposta nelle esposizioni a fattori esogeni.
EPIDEMIOLIGIA CLINICA
Studia l’efficacia dei protocolli diagnostici e terapeutici
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EPIDEMIOLOGIA DEI SERVIZI SANITARI Studia l’efficacia e l’efficienza dei servizi sanitari
37
COMPONENTI FONTAMENTALI DEGLI STUDI EPIDEMIOLOGICI • Nosologia •Indicatori • Misure 38
INDICATORI UTILIZZATI NEGLI STUDI EPIDEMIOLOGICI • Mortalità • Morbosità • Disabilità 39
MISURE UTILIZZATE NEGLI STUDI EPIDEMIOLOGICI • Tassi • Proporzioni • Indici • Misure di Rischio 40
Settore
Classificazione Internazionale delle malattie, avvelenamenti, traumatismi e cause di morte Malattie, traumatismi e avvelenamenti
Categorie
Sotto-categorie
I
Malattie infettive e parassitarie
120
566
II
Tumori
92
570
III
Malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione e del metabolismo e disturbi immunitari
37
206
IV
Malattie del sangue e degli organi emopoietici
10
61
V
Disturbi psichici
30
180
VI
Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi
65
458
VII
Malattie del sistema circolatorio
58
223
VIII
Malattie dell’ apparato respiratorio
50
136
IX
Malattie dell’ apparato digerente
48
286
X
Malattie dell’ apparato genitourinario
47
273
XI
Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio
46
289
XII
Malattie della pelle e del tessuto sottocutaneo
26
125
XIII
Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo
30
245
XIV
Malformazioni congenite
20
168
XV
Alcune condizioni morbose di origine perinatale
20
157
XVI
Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti
20
161
XVII XVII E
Traumatismi e avvelenamenti(secondo la natura della lesione) Traumatismi e avvelenamenti (secondo la causa esterna).
190
1061
TOTALE
909
5165
41
EPIDEMIOLOGIA Modelli di studio 1. MODELLI OSSERVAZIONALI
DESCRITTIVI ( Epidemiologia descrittiva) INVESTIGATIVI O ANALITICI ( Epidemiologia investigativa)
2. MODELLI SPERIMENTALI ( Epidemiologia sperimentale) 42
EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA Obbiettivi di conoscenze 1.
2.
Frequenza e distribuzione nella popolazione Dei fattori di salute Dei fattori di rischio Delle condizioni di rischio Delle malattie Della disabilità Correlazioni tra variabili ( formulazione di ipotesi eziologiche )
43
MORBOSITÀ INCIDENZA Variabili
Fattori di rischio Composizione per classi di età della popolazione
Misure
Tassi Analisi per coorti di nascita Proporzioni
PREVALENZA Variabili
Incidenza Sopravvivenza Composizione per classi di età della popolazione
Misure
Tassi Proporzioni 44
MORTALITA’ Variabili
- Morbosità incidente - Sopravvivenza - Composizione per classi di età della popolazione
Componenti - “Morti naturali” - “Morti premature” - “Morti evitabili” Misure
- Tassi - RMS (Rapporti di mortalità standardizzata) - Analisi per coorti di nascita - Proporzioni - Anni di vita potenziali persi (YPLL - Years of Potential Life Lost) 45
STUDI DESCRITTIVI DI MORTALITA’ Tassi di mortalità
1. Mortalità generale
Tasso grezzo per tutte le età nel tempo, nello spazio e in popolazioni differenti per professioni, classi sociali, attività lavorativa, stili di vita o altre variabili. Tasso per singole classi di età nel tempo, nello spazio e in popolazioni differenti per professioni, classi sociali, attività lavorativa, stili di vita o altre variabili. Tassi standardizzati. Analisi per coorti.
47
2. Mortalità per Cause
Tasso grezzo per tutte le età Tasso grezzo troncato per età Tassi per singole classi di età Analisi per coorti Tassi standardizzati
48
TASSI STANDARDIZZATI DI MORTALITA’ O DI MORBOSITA’
STANDARDIZZAZIONE Rendere uniforme l’influenza di una o più variabili che possono determinare l’andamento di un fenomeno al fine di isolare, nell’andamento stesso, le variazioni dovute ad un unico fattore. STANDARDIZZAZIONE PER CLASSI DI ETA’ Quando si mettono a confronto i quozienti di mortalità o di morbosità per tutte le età o per un ampio intervallo di età, è opportuno “standardizzare” tali quozienti allo scopo di eliminare i possibili errori di valutazione nei quali si potrebbe incorrere in considerazione delle differenze nella composizione per età delle popolazioni messe a confronto. L’idea base della standardizzazione è quella di introdurre una popolazione “standard” con una determinata struttura per età. La mortalità e la morbosità di ogni popolazione allo studio viene pertanto corretta tenendo conto delle differenze esistenti nelle strutture per età tra popolazione standard e popolazione 49 allo studio.
Mortalità infantile Mortalità neonatale Mortalità neonatale precoce Mortalità neonatale tardiva Mortalità postneonatale Natimortalità Mortalità perinatale 50
Studi descrittivi di mortalità Mortalità proporzionale E’ una misura di frequenza di valore limitato dal punto di vista epidemiologico in quanto essa è costituita da due variabili, ciascuna delle quali può variare E’ utile solo per indicare in ogni gruppo di popolazione l’importanza relativa di specifiche cause di morte rispetto al totale della mortalità. E’ di aiuto all’epidemiologo per selezionare aree su cui condurre ulteriori studi e agli amministratori sanitari per determinare le priorità per gli intenti di pianificazione 51
Settore nosologico PM= -------------------------- x 100 Tutti i morti Categoria PM= -------------------------- x 100 Tutti i morti Sottocategoria PM= -------------------------- x 100 Tutti i morti Categoria PM= -------------------------- x 100 Settore Sottocategoria PM= -------------------------- x 100 Settore Sottocategoria PM= -------------------------- x 100 Categoria
52
Mortalità per classi di età LA CURVA TEORICA DELLA MORTALITÀ PER CLASSI DI ETÀ RISULTA ESSERE UNA CURVA A CAMPANA (GAUSSIANA) CON ESTREMI COMPRESI TRA I 50 E 110 ANNI CIRCA. TALE CURVA SI REALIZZEREBBE QUALORA L’EVENTO MORTE FOSSE UNA MANIFESTAZIONE “NATURALE”. LA CURVA REALE DELLA MORTALITÀ NON RISULTA SIMMETRICA ED È BIMODALE. SI HANNO ANCORA OGGI ECCESSI DI MORTALITÀ NON TRASCURABILI TRA GLI 0 E I 5 ANNI E TRA I 40 E I 65 ANNI MENTRE TRA I 5 E I 40 ANNI LA SITUAZIONE SEMBRA VICINA ALLA “NORMALITÀ”. LA FASCIA DI ETÀ COMPRESA TRA I 65 E I 105 ANNI POSSIAMO CONSIDERARLA RIENTRANTE NELLA NORMALITÀ. 53
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa agli anni 1950-53 (Femmine)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa agli anni 1950-53 (Maschi)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa agli anni 1950-53 (Maschi e Femmine)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa all’anno 1998 (Femmine)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa all’anno 1998 (Maschi)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa all’anno 1998 (Maschi e Femmine)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa agli anni 1950/53 e 1998 (Femmine)
Curva di Lexis della popolazione italiana relativa agli anni 1950/53 e 1998 (Maschi)
MORTI NATURALI MORTI PREMATURE MORTI EVITABILI
TIPOLOGIA DELLE MORTI EVITABILI
Eventi che non sarebbero dovuti accadere poiché le tecniche per evitarle sono ben note e consolidate. Il verificarsi anche di un solo caso di tali condizioni giustifica una tempestiva indagine scientifica “ad hoc” sulle cause evitabili dell’evento.
Eventi per i quali, pur esistendo tecniche ben note di prevenzione o terapie adeguate, non è realistica la totale eliminazione. 63
EPIDEMIOLOGIA INVESTIGATIVA a. Obbiettivi di conoscenza:
Individuazione, definizione e quantificazione dei fattori di rischio
b. Modelli di studio
Studi caso-controllo Studi di corte
c. Misure
Rischio relativo Rischio attribuibile 64
STUDIO CASO-CONTROLLO
Obiettivi
Valutare il ruolo di uno o più fattori di rischio attraverso una rilevazione retrospettiva di dati ricavati da due gruppi di individui, di cui uno costituito da soggetti con una specifica malattia ( o altra condizione) e l’altro da soggetti senza quella condizione; Stimare il rischio relativo (odds ratio); Valutare il ruolo dei singoli fattori di rischio e dell’eventuale sinergismo in caso di etiologia multifattoriale.
65
STUDIO CASO-CONTROLLO
Vantaggi E’ organizzativamente semplice, poco costoso e rapido; Consente di indagare contemporaneamente su diversi possibili fattori di rischio; Permette di saggiare ipotesi recentemente emerse; Può essere utilizzato anche per malattie molto rare; E’ relativamente semplice mantenere costanti le modalità di rilevazione.
66
STUDIO CASO-CONTROLLO
Svantaggi Non permette di calcolare l’incidenza o la prevalenza delle malattie ma solo la stima dei rischi relativi; Non è adatto se il fattore di rischio è poco frequente nella popolazione esaminata; Mancanza di dati oggettivi sull’entità dell’esposizione.
67
STUDIO CASO-CONTROLLO
Bias comuni
Selezione non accurata dei casi e dei controlli; Atteggiamenti psicologici e ricordi diversi nei casi rispetto ai controlli (recall bias); Atteggiamenti diversi dell’intervistatore; Se si utilizzano casi “prevalenti” anziché “incidenti” si possono scambiare per fattori di rischio condizioni associate con una maggiore sopravvivenza.
Varianti comuni Studio caso-controllo a controlli appaiati (matching) e non appaiati. 68
STUDIO DI COORTE
Obiettivi Calcolare incidenza e mortalità delle malattie; Quantizzare il rischio attraverso il calcolo dei tassi di incidenza negli esposti, nei non esposti a vari gradi e livelli; Calcolare il rischio relativo e attribuibile; Confronti tra soggetti esposti in modo diverso; Analisi differenziale per età e durata dell’esposizione.
69
STUDIO DI COORTE
Vantaggi Calcolo diretto dei tassi di incidenza nei gruppi esposti ( ai diversi gradi) e non esposti; Tutti i casi di malattia o di complicazioni che si verificano in un tempo definito possono essere accertati obbiettivamente; La rilevazione dei fattori di rischio non può essere influenzata dalla presenza della malattia.
70
STUDIO DI COORTE
Svantaggi Di lunga durata , organizzativamente difficili e costosi; E’ difficile mantenere costanti nel tempo le modalità di rilevazione; Non si possono saggiare ipotesi etiologiche suggerite successivamente all’inizio dello studio; Non si addice a malattie rare nella coorte in esame.
71
STUDIO DI COORTE
Bias comuni Perdite al follow-up; La conoscenza dell’esposizione o meno ai fattori di rischio può influire sull’accertamento della malattia; Cambiamenti nel tempo delle metodiche di rilevazione.
Varianti
Coorti storiche. 72
LE PRINCIPALI MISURE DI ASSOCIAZIONE USATE IN EPIDEMIOLOGIA 1.
2.
RISCHIO RELATIVO E' II RAPPORTO TRA LO FREQUENZA (INCIDENZA 0 MORTALITÀ) DI UNA DETERMINATA MALATTIA FRA I SOGGETTI ESPOSTI AD UN CERTO RISCHIO E LA FREQUENZA TRA I NON ESPOSTI RISCHIO ATTRIBUIBILE: E' RAPPRESENTATO DELLA QUOTA DI MALATTIA CHE PUÒ ESSERE ATTRIBUITA ALL'ESPOSIZIONE AD UN CERTO RISCHIO. SI DETERMINA SOTTRAENDO LA FREQUENZA DELLE MALATTIE NEI NON ESPOSTI DALLA FREQUENZA NEGLI ESPOSTI E SI ESPRIME COMUNEMENTE IN %. 73
EPIDEMIOLOGIA SPERIMENTALE Valutazione dell’efficacia degli
interventi di prevenzione Valutazione dell’efficacia degli
interventi terapeutici e riabilitativi 74
EFFICACIA: capacità di raggiungere il risultato desiderato
EFFICACIA PRATICA (Effectiveness): Capacità di raggiungere il risultato desiderato in condizioni operative reali EFFICACIA TEORICA (Efficacy): Capacità di raggiungere il risultato desiderato in condizioni sperimentali e con casistiche selezionate 75
EFFICIENZA:
Ottimizzazione dell’utilizzazione delle risorse umane, strutturali, tecnologiche e finanziarie per raggiungere obbiettivi di salute.
76
EVIDENZA SCIENTIFICA Fonte di dati Studi clinici controllati Studi osservazionali
su popolazione
77
FONTI DEI DATI EPIDEMIOLOGICI a. b. c.
Statistiche correnti Registri di popolazione Indagini “ad hoc”
78
STATISTICHE CORRENTI 1. 2. 3. 4.
DATI INERENTI L’USO DEI FARMACI DATI SUGLI INFORTUNI E SULLE MALATTIE PROFESSIONALI SCHEDE DI DIMISSIONE OSPEDALIERA PROGRAMMA NAZIONALE PER LA REALIZZAZIONE DELLE CURE PALLIATIVE 5. CERTIFICATO DI ASSISTENZA AL PARTO 6. NOTIFICA DI MALATTIE INFETTIVE 7. SORVEGLIANZA DELLE MENINGITI BATTERICHE 8. SORVEGLIANZA DELLA LEGIONELLOSI 9. SORVEGLIANZA DELLA PARALISI FLACCIDA ACUTA 10. VACCINAZIONI 11. EVENTI AVVERSI A VACCINO 12. INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA
79
STATISTICHE CORRENTI 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23.
ATTIVITA’ DEI CONSULTORI FAMILIARI MALFORMAZIONI CONGENITE RILEVAZIONI DATI SULLE TOSSICODIPENDENZE RILEVAZIONE STRUTTURE SOCIO-RIABILITATIVE RILEVAZIONE DELLE ATTIVITA’ NEL SETTORE DELLA ALCOLDIPENDENZA SISTEMA INFORMATIVO PER IL CONTROLLO DELLA RADIOATTIVITA’ AMBIENTALE RILEVAZIONE DEI RISULTATI DELLE ANALISI SUI CAMPIONI DELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO RISULTATI DELLE ANALISI SUI CAMPIONI DI ACQUA DI BALNEAZIONE RILEVAZIONE DEGLI INCIDENTI DOMESTICI MONITORAGGIO PER LA FARMACOVIGILANZA RILEVAZIONE DATI SUL FABBISOGNO DELLA 80 FORMAZIONE PROFESSIONALE
FLUSSO INFORMATIVO DEI DATI RELATIVI ALLA DENUNCIA DI MALATTIE INFETTIVE Medico che diagnostica la malattia
Segnalazione su ricettario
USSL Dipartimento di Prevenzione
Regione
Ministero della Sanità
ISTAT 81
FLUSSO INFORMATIVO DEI DATI DI MORTALITÀ Flusso informativo dei dati di mortalità
O.M.S.
ISTAT USL Altri comuni
Regione
Comune dove è avvenuto il decesso
Medico certificatore 82
INTERVENTI DI SANITA’ PUBBLICA COMPITI PROFESSIONALI DEL MEDICO NELL’AMBITO DELLA PROPRIA ATTIVITA’ CLINICA NEL CONTROLLO DELLE MALATTIE INFETTIVE
83
MALATTIE INFETTIVE Compiti del medico a. Valutare l’andamento della mortalità, della morbosità e dei fattori di rischio necessari e non necessari b. Formulare ipotesi eziologiche sulla base della propria esperienza professionale c. Collaborare alla costruzione della catena epidemiologica d. Applicare le misure atte ad evitare o limitare il contagio ad opera di un soggetto affetto da malattia trasmissibile e. Spiegare ai soggetti infetti ed agli esposti a rischio (conviventi e contatti) le misure personale atte a ridurre il rischio di contagio 84
MALATTIE INFETTIVE Compiti del medico f.
spiegare il rischio infettivo correlato a: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
abitudini individuali vita in ambienti affollati soggiorno in ospedale per accertamenti e\o cure assunzione di alimenti o bevande contatti con animali (domestici e non) gravidanza, parto ed allattamento attività ricreative (viaggi, campeggi, balneazione...)
g. Prendere gli opportuni provvedimenti per minimizzare il rischio di diffusione del contagio ad opera di soggetti individuati come portatori h. Eseguire interventi di vaccinoprofilassi, di immunoprofilassi passiva e di chemioprofilassi. 85
MALATTIE NON INFETTIVE Compiti del medico a. b. c. d. e. f. g.
Valutare l’andamento della mortalità, della morbosità, dei determinanti di salute, dei fattori e delle condizioni di rischio sull’ambito della sua specifica attività Formulare ipotesi eziologiche sulla base della propria esperienza professionale Identificare i soggetti a rischio tra i propri assistiti e pianificare gli accertamenti opportuni Sensibilizzare i soggetti a rischio per la rimozione dei fattori individuali. Partecipare agli interventi per il controllo dei fattori e delle condizioni di rischio Contribuire alla valutazione dell’efficacia degli interventi sanitari, dei percorsi diagnostici, terapeutici e delle strutture sanitarie Contribuire alla produzione di dati epidemiologici attendibili 86
Compiti professionali del medico di medicina generale nella rilevazione dei dati epidemiologici a.
Compilare i moduli di rilevazione dei dati per le statistiche sanitarie correnti 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
Scheda di morte nel 1° anno di vita per maschio Scheda di morte oltre il 1° anno di vita per maschio Scheda di morte nel 1° anno di vita per femmina Scheda di morte oltre il 1° anno di vita per femmina Scheda di nascita per maschio Scheda di nascita per femmina Denuncia per aborto Scheda di denuncia obbligatoria di Malattie Infettive e Diffusive.
87
Compiti professionali del medico di medicina generale nella rilevazione dei dati epidemiologici b.
c.
Partecipare a programmi e\o a inchieste epidemiologiche “ad hoc”. Partecipare alla rilevazione dei dati per i registri di popolazione per patologie.
88
FATTORI DI SALUTE
Persona Sistema biologico
Buono stato nutrizionale; sufficiente protezione immunitaria
Sistema cognitivo
Identità affermata; atteggiamenti positivi; adeguata informazione sanitaria
Intera persona
Stabilità emotiva; benessere fisico; situazione affettiva soddisfacente 90
Comportamento Abitudini
Abitudini personali corrette
Lavoro
Lavoro appagante e non stressante
Ricreazione
Sonno e svago sufficienti 91
Sistema socio-culturale Educazione pratica Norme e stile di vita soddisfacenti della salute Ambiente sociale
Integrazione sociale; relazioni interpersonali stabili
Organizzazione e sistema di lavoro
Disponibilità di lavoro; clima lavorativo positivo; soddisfazione professionale; assenza di fattori nocivi
Servizi sanitari, Servizi sanitari e sociali scuole e istituzioni qualitativamente e quantitativamente sociali adeguati ed accessibili Struttura socioeconomica
Adeguate risorse materiali; sicurezza sociale 92
Ambiente di vita Risorse fisiche
Apporto di cibo in quantità adeguata e qualitativamente sicuro
Microambiente
Abitazioni e comunicazioni adeguate; acqua e aria non contaminate; trasporti sicuri; razionale smaltimento dei rifiuti
Macroambiente Clima confortevole; tutela del patrimonio naturale 93
FATTORI DI RISCHIO
COMPONENTI AMBIENTALI CHE POSSONO RAPPRESENTARE FATTORI DI RISCHIO PER LA SALUTE
ATMOSFERA ARIA CONFINATA ACQUE SUPERFICIALI ACQUE PROFONDE SUOLO AMBIENTI DI LAVORO ALIMENTI
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FATTORI DI RISCHIO PRESENTI NELL'ATMOSFERA
SOSTANZE INQUINANTI RUMORE RADIAZIONI IONIZZANTI RADIAZIONI NON IONIZZANTI
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INQUINAMENTO ATMOSFERICO Composizione percentuale media delle sostanze normalmente presenti nell 'aria atmosferica. -AZOTO 78,03 - OSSIGENO 21,00 - ARGON 0,93 - ANIDRIDE CARBONICA 0,03 - IDROGENO 0,001 -NEON, ELIO, KRYPTON, XENON 0,002
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Definizioni di inquinamento atmosferico 1. 2.
PRESENZA DI SOSTANZE ESTRANEE ALLA NORMALE COMPOSIZIONE DELL 'ARIA ATMOSFERICA OGNI MODIFICAZIONE DELLA NORMALE COMPOSIZIONE O STATO FISICO DELL'ARIA ATMOSFERICA, DOVUTA ALLA PRESENZA NELLA STESSA DI UNO 0 PIÙ SOSTANZE IN QUANTITÀ E CON CARATTERISTICHE TALI DA ALTERARE LE NORMALI CONDIZIONI AMBIENTALI E DI SALUBRITÀ DELL'ARIA; DA COSTITUIRE PERICOLO OVVERO PREGIUDIZIO DIRETTO O INDIRETTO PER LA SALUTE DELL'UOMO; DA COMPROMETTERE LE ATTIVITÀ RICREATIVE E GLI ALTRI USI LEGITTIMI DELL'AMBIENTE; DA ALTERARE LE RISORSE BIOLOGICHE E GLI ECOSISTEMI ED I BENI MATERIALI PUBBLICI E PRIVATI (ART. 2 DPR 25.5.88 N. 203)
98
Classificazioni NATURA DELL'INQUINAMENTO
1. • •
INQUINAMENTO PRIMARIO INQUINAMENTO SECONDARIO
FONTI INQUINANTI
2. • •
INQUINAMENTO DI FONDO INQUINAMENTO SPECIFICO
99
Effetti sulla salute. Azione irritante, tossica, mutagena e cancerogena degli inquinanti atmosferici 1.
2. 3.
4.
5. 6.
PIOMBO: IL PIOMBO TETRAETILE, PRESENTE NELLA BENZINA CHE EVAPORA, PER LA SUA ELEVATA LIPOSOLUBILITÀ, E' PIÙ NEUROTOSSICO DEGLI OSSIDI DI PIOMBO: OLTRE AI DANNI SUL SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (POLINEUROPATIA DA PIOMBO) DETERMINA ANCHE EFFETTI SUL SNC: SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA, OLIGOFRENIE, ALTERAZIONE DEL METABOLISMO DELLA DOPAMINA, DECADIMENTO MENTALE. COV: I COMPOSTI ORGANICI VOLATILI SONO RISULTATI PARTICOLARMENTE TOSSICI PER IL SNC. SO2: PRODUZIONE DI PIOGGE ACIDE ED EFFETTI SULL’APPARATO RESPIRATORIO (ENFISEMA POLMONARE, BRONCHITE CRONICA, ASMA). IAP E ALTRE SOSTANZE IN ALCUNE AREE IL 2-3% DELL'INCIDENZA DEI TUMORI VIENE ATTRIBUITA ALL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO. AMIANTO: FIBROSI DEL POLMONE, CANCRO DEL POLMONE, MESOTELIOMA DELLA PLEURA. OSSIDO DI CARBONIO: PRODUZIONE DI CARBOSSIEMOGLOBINA 100
ACQUA POTABILE DEFINIZIONE : Acqua gradevole, Innocua, Usabile GRADEVOLE :
LIMPIDA, INODORE INCOLORE INSAPORE
INNOCUA : ASSENZA DI
RISCHIO TOSSICO RISCHIO INFETTIVO RISCHIO MUTAGENO
USABILE :
POSSIBILE UTILIZZAZIONE PER GLI USI DOMESTICI E PRODUTTIVI
101
ALCUNI FATTORI CHE POSSONO DETERMINARE CONDIZIONI DI NON POTABILITÀ DI UN’ACQUA 1.
CARATTERI ORGANOLETTICI
2.
PRESENZA DI VEGETALI, TORBA, METALLI (FE, MN), DETERGENTI >1 MG/L → ACQUE TORBIDE PRESENZA DI OSSIDI DI ALCUNI METALLI (FE → COLORE ROSSASTRO; MG → COLORE BRUNO - NERASTRO) PRESENZA DI SALI FERROSI→ SAPORE METALLICO), DI C02 → SAPOREACIDULO, SALI DI CALCIO E MAGNESIO IN ECCESSO→ SAPORE FERROSO, SODIO (>150 MG/L) → SAPORE DI LISCIVIA PRESENZA DI H2S→ SAPORE E ODORE SGRADEVOLI PRESENZA DI FENOLI E CLORODERIVATI → SAPORI E ODORI SGRADEVOLI
RISCHIO INFETTIVO
PRESENZA DI SOSTANZE CHIMICHE DERIVANTI DALLA DEGRADAZIONE DI SOSTANZE ORGANICHE CARICA MICROBICA IN ECCESSO PRESENZA DI BATTERI INDICI DI CONTAMINAZIONE FECALE 102
3.
Rischio tossico e mutageno
4.
PRESENZA DI ARSENICO, CADMIO, NICKEL, IDROCARBURI AROMATICI POLICICLICI DISERBANTI (ATRAZINA, BENTAZONE) ANTIPARASSITARI (CAPTAFAL, CAPTAN) TRIALOMETANI (CLOROFORMIO, BROMOFORMIO, BROMO, DICLOROMETANO, DIBROMOCLOROMETANO) : MUTAGENI CARCINOGENI PRESENZA DI PIOMBO, ARGENTO, BARIO, CIANURI, MERCURIO, ANTIPARASSITARI ORGANOFOSFORICI, ALCUNI COMPOSTI CLORURATI VOLATILI (TRICLOROETILENE, TETRACLOROETILENE, TETRACLORURO DI CARBONIO VINILCLORURO, DICLOROMETANO, 1.1DICLO-ROETANO ): TOSSICI
Usabilità
DUREZZA TOTALE <15 E > 50°F DUREZZA TEMPORANEA > 18°F
103
LIVELLI DI COHB NEL SANGUE DI FUMATORI CATEGORIE DI FUMATORE
LIVELLO MEDIO DI EQUILIBRIO NEL SANGUE DI COHB (%)
MAI FUMATO
1,3
EX FUMATORE
1,4
FUMATORE SOLO DI PIPA E/O SIGARO
1,7
LEGGERO FUMATORE DI SIGARETTE (1/2 PACCHETTO O MENO AL GIORNO) NO ASP.
2,3
LEGGGERO FUMATORE DI SIGARETTE (1/2 PACCHETTO 0 MENO AL GIORNO) ASP
3,8
MODERATO FUMATORE DI SIGARETTE (1/2 - 2 PACCHETTI AL GIORNO) ASP.
5,9
FORTE FUMATORE DI SIGARETTE (2 O PIU' PACCHETTI LA GIORNO) ASP.
6,9
104
PROFILASSI AMBIENTALE DELLE MALATTIE INFETTIVE
DISINFEZIONE Consiste nella distruzione dei microrganismi patogeni in un determinato ambiente Disinfezione continua: viene effettuata quando l’individuo malato può rappresentare una sorgente continua di infezione Disinfezione estemporanea: viene effettuata quando si verifica un caso di malattia infettiva in un edificio pubblico (ad es. meningite cerebrospinale in una classe). Disinfezione finale: consiste in una bonifica dell’ambiente nel quale ha soggiornato il malato. Ha particolare significato per malattie come tubercolosi, scarlattina, tifo addominale, etc. , cioè per quei germi o virus notevolmente resistenti. Disinfezione periodica: viene: eseguita con regolarità a determinate scadenze in luoghi nei quali si presume si possano trovare patogeni provenienti da malati o portatori (es. caserme) 106
Mezzi utilizzati nella disinfezione
Mezzi fisici: Calore secco Ebolizione Vapore fluente per 30’-60’.
Mezzi chimici: Cloro e cloroderivati Alcool etilico e isopropilico Aldeide fomica
107
STERILIZZAZIONE Rappresenta l’intervento di bonifica più radicale, in quanto rivolto ad uccidere in un determinato ambiente o materiale , qualsiasi forma vivente. E’ rivolto dunque non solo contro i microrganismi patogeni in forma vegetativa o sporale ma anche i saprofiti e i macroorganismi. Per queste caratteristiche la sterilizzazione è particolarmente indicata per i materiali e gli strumenti chirurgici, i farmaci che devono essere iniettati e i rifiuti infetti che devono essere eliminati.
108
Mezzi utilizzati nella sterilizzazione
Mezzi fisici: Calore Radiazioni ionizzanti Radiazioni ultraviolette
Mezzi chimici: Ossido di etilene Aldeide glutarica
Mezzi meccanici:
Fitrazione 109
Sterilizzazione con calore
Incenerimento Flambaggio Calore secco Ebollizione Vapore fluente Vapore sotto pressione
110
Disinfestazione
In senso stretto ha lo scopo di eliminare dei vettori (es. zecche, zanzara Anopheles, etc.) e veicoli aniamti (es. mosche) Disinfestazioni integrali: usate in particolari ambienti con lo scopo di uccidere tutti gli organismi viventi. Disinfestazioni specifiche: usate in particolari ambienti con lo scopo di uccidere specifici vettori o veicoli animati (es. ratti, insetti, etc.) 111
PREVENZIONE DIRETTA DELLE MALATTIE INFETTIVE Notifica Accertamento diagnostico Inchiesta epidemiologica Misure contumaciali Disinfezione/disinfetazione
112
Misure contumaciali
Possono riguardare oltre l’individuo malato o portatore anche i contatti e i conviventi. Isolamento: Consiste nella separazione da tutte le altre persone ad eccezione del personale assistenziale Contumacia: Obbligo di rimanere in un luogo ed osservare le norme igieniche, senza limiti nei contatti. Sorveglianza sanitaria: Obbligo di farsi controllare periodicamente dall’Autorità Sanitaria senza limitazione della libertà personale. 113
PREVENZIONE SECONDARIA
Screening Insieme di tests, esami e altre procedure mediche tendenti ad identificare precocemente una malattia in fase asintomatica o una condizione di rischio Una campagna di screening viene effettuata soltanto dopo averne dimostrata l’efficacia in termini di riduzione della mortalità tramite interventi terapeutici risolutivi Studi di efficacia: Prospettici randomizzati Descrittivi Retrospettivi (studi caso controllo) 115
Prevenzione specifica
Chemioprofilassi: Somministrazione di chemioterapici, sulfamidici, antibiotici per la prevenzione delle malattie infettiva quando non siano disponibili vaccini o/e immunoglobuline specifiche.
Immunoprofilassi: Vaccino profilassi: somministrazione di antigeni capaci di indurre una risposta immunitaria umorale e/o cellulare efficace in individui recettivi Sieroprofilassi: somministrazione di γ-globuline.
116
VACCINI
117
VACCINO HAEMOPHILUS INFLUENZAE b CONIUGATO AL TOSSOIDE TETANICO
E’ UN VACCINO LIOFILIZZATO CONTENETE IL POLISACCARIDE CAPSULARE (POLIRIBOSIL-RIBITOLO-FOSFATO) DELL’ HAEMOPHILUS INFLUENZAE DI TIPO B CONIUGATO AL TOSSOIDE TETANICO. IMMUNIZZAZIONE ATTIVA CONTRO MALATTIE INVASIVE CAUSATE DA HAEMOPHILUS INFLUENZAE DI TIPO B (MENINGITE, POLMONITE, EPIGLOTTIDE, OTITE, ARTRITE, SEPSI, CELLULITE ETC.). 118
VACCINO INATTIVATO ANTIEPATITE A IL VACCINO È COSTITUITO DA UNA SOSPENSIONE STERILE CHE CONTIENE IL VIRUS DELL’EPATITE A INATTIVATO CON FORMALDEIDE ED ADSORBITO SU IDROSSIDO DI ALLUMINIO
119
VACCINO antiDIFTERICO, antiTETANICO, antiPERTOSSICO (ACELLULARE), antiPOLIOMELITICO INATTIVATO ED anti HAEMPHILUS INFLUENZAE TIPO B CONIUGATO ANATOSSINA TETANICA, ANATOSSINA DIFTERICA, VACCINO PERTOSSICO ACELLULARE (ANATOSSINA PERTOSSICA, EMOAGLUTININA FILAMENTOSA, PROTEINA DI MEMBRANA ESTERNA), VIRUS POLIOMELITICI INATTIVATI (TIPO 1, TIPO2, TIPO3) POLISACCARIDE CAPSULARE DELL’ HAEMOPHILUS INFLUENZAE DI TIPO B CONIUGATO CON IL TOSSOIDE TETANCO. 120
Vaccino combinato antiepatite A – antiepatite B
E’ UN VACCINO COMBINATO OTTENUTO MEDIANTE MISCELAZIONE DI PREPARAZIONI SFUSE DEL VIRUS PURIFICATO E INATTIVATO DELL’EPATITE A E DELL’ANTIGENE DI SUPERFICIE PURIFICATO DELL’EPATITE B (HBSAG) SEPARATAMENTE ADSORBITI SU IDROSSIDO DI ALLUMINIO E FOSFATO DI ALLUMINIO. IL VIRUS HA È COLTIVATO IN CELLULE DIPLOIDI MANE. L’HBSAG È PRODOTTO PER COLTURA, SU TERRENO SELETTIVO DI CELLULE DI LIEVITO GENETICAMENTE MODIFICATE.
121
Vaccino antitetanico e antidfterico
È UN VACCINO CONTENENTE ANATOSSINE DIFTERICHE E TETANICHE, OTTENUTO ATTRAVERSO L’INATTIVAZIONE DELLE TOSSINE DEL CORYNEBACTERIUM DIPHTHERIAE E CLOSTIDIUM TETANI CON FORMALDEIDE E SUCCESSIVO ADSORBIMENTO SU IDROSSIDO DI ALLUMINIO 122
Vaccino antivaricella
È UN PREPARATO LIOFILIZZATO DI VIRUS DELLA VARICELLA VIVI E ATTENUATI
123
VACCINO ANTIMORBILLO, ANTIPAROTITE, ANTIROSOLIA
È UNA PREPARAZIONE LIOFILIZZATA DALLA MISCELA DI VIRUS ATTENUATI DEL MORBILLO, DELLA PAROTITE E DELLA ROSOLIA
124
VACCINO COMBINATO ANTIDFTERICO, ATITETANICO, ANTIPERTOSSICO ACELLULARE E ANTIEPATITE B DA DNA RICOMBINANTE È UN VACCINO COMBINATO ANTIDFTERICO, ATITETANICO, ANTIPERTOSSICO ACELLULARE E ANTIEPATITE B DA DNA RICOMBINANTE 125
SISTEMI SANITARI 9 Sistema Privatistico 9 Sistema Assicurativo 9 Sistema Sanitario Nazionale
126
Sistema Privatistico Fondato sul compenso in cambio di prestazioni o sull’erogazione di prestazioni in modo caritatevole (in alcuni casi i servizi per i poveri sono assicurati dallo stato o dagli enti locali – es. U.S.A.)
127
Sistema Assicurativo Fondato sul pagamento di assicurazioni pubbliche o private obbligatorie: assistenza garantita, per le prestazioni definite nella contrattazione, a coloro che hanno versato contributi assicurativi. (Germania, Francia, Austria…)
128
Sistema Sanitario Nazionale Finanziato attraverso il prelievo fiscale come altri servizi pubblici, quali l’istruzione, la sicurezza, la difesa. (Gran Bretagna, Italia, Spagna, Portogallo, Paesi Nordici)
129
Costituzione Italiana Articolo 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.
130
Principi fondamentali cui si ispira la 833/78 : ¾Universalità degli utenti ¾Uguaglianza del trattamento ¾Globalità degli interventi
131
Struttura del SSN LIVELLO CENTRALE
LIVELLO REGIONALE
132
LIVELLO CENTRALE COMPETENZE: • Normativa • Programmazione Nazionale • Indirizzo tecnico-funzionale ORGANI DI GOVERNO: o Parlamento o Governo ORGANI TECNICO-CONSULTIVI Conferenza Stato-Regioni Consiglio Superiore di Sanità Istituto Superiore di Sanità Istituto Sup. per la Prevenzione e la sicurezza del Lavoro (ISPESL) 133
Piano Sanitario Nazionale Il Piano Sanitario Nazionale è uno strumento programmatorio del quale lo Stato si serve per stabilire le linee generali di indirizzo del SSN, gli obiettivi fondamentali di prevenzione, cura e riabilitazione, nonché i livelli di assistenza sanitaria da applicare in condizione di uniformità sul territorio nazionale.
134
Il piano sanitario nazionale indica: ) le aree prioritarie di intervento; ) i livelli essenziali di assistenza; ) la quota capitaria di finanziamento; ) gli indirizzi verso il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza; ) i progetti- obiettivo. ) le finalità generali e i settori principali della ricerca biomedica e sanitaria; ) le esigenze relative alla formazione di base e gli indirizzi relativi alla formazione continua del personale; ) le linee-guida e i relativi percorsi diagnostici-terapeutici per assicurare l’applicazione dei livelli essenziali di assistenza; ) criteri e gli indicatori per la verifica dei livelli di assistenza. 135
Conferenza Stato-Regioni Svolge attività di consulenza e proposta nei confronti del Governo per la determinazione delle linee generali della politica sanitaria, per l’elaborazione e l’attuazione del PSN.
136
Consiglio Superiore di Sanità È uno degli organi consultivi dell’amministrazione centrale dello Stato e costituisce il normale organo di consultazione del Ministero della Sanità
137
Istituto Superiore di Sanità E’ un organo tecnico scientifico del Servizio Sanitario Nazionale e dipende dal Ministero della Sanità.
138
Per quanto attiene alle funzioni di controllo l’I.S.S: ¾ effettua controlli su vaccini, farmaci e dispositivi medici, prodotti destinati ad un’alimentazione particolare, presidi chimici e diagnostici previsti dalle norme interne e comunitarie; ¾ provvede all’accertamento della composizione e della innocuità dei prodotti farmaceutici prima della sperimentazione clinica sull’uomo; ¾ esegue accertamenti ispettivi, controlli di stato e controlli analitici; ¾ compie accertamenti ed indagini di natura igienico sanitaria in relazione all’assetto territoriale, aria, acque, luoghi di lavoro ed ambienti di vita; ¾ esercita la vigilanza sugli istituti zooprofilattici; ¾ esercita la vigilanza sui laboratori per il controllo sanitario sull’attività sportiva. 139
Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (I.S.P.E.S.L.) E’ un organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario nazionale e dipende dal Ministero della Sanità.
140
LIVELLO REGIONALE COMPETENZE: • Normativa Regionale •Amministrazione • Programmazione Regionale • Indirizzo tecnico-funzionale ORGANI DI GOVERNO: o Consiglio Regionale o Giunta Regionale ORGANI TECNICO-CONSULTIVI: Consiglio Tecnico regionale della Sanità Istituto Zooprofilattico Sperimentale ORGANI DI GESTIONE: Aziende Ospedaliere ( AO ) Aziende Sanitarie Locali ( ASL )
141
Piano Sanitario Regionale Rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del PSN.
142
Piano attuativo locale 9 Ultimo livello territoriale dove si effettua la programmazione sanitaria
143
Aziende Ospedaliere Ospedali costituiti in Aziende autonome dotate di personalità giuridica e autonomia imprenditoriale Sono Ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione
144
Aziende Sanitarie Locali Esercitano la propria attività con criteri di efficacia ed efficienza e sono tenute al rispetto del vincolo di bilancio, attraverso l’equilibrio di costi e ricavi. Le Regioni attraverso le aziende USL provvedono, in generale, ad assicurare, nel proprio ambito territoriale, i livelli uniformi di assistenza.
145
Struttura Organizzativa di una ASL DIREZIONE STRATEGICA DIRETTORE GENERALE Direttore Sanitario Direttore Amministrativo Area di Staff Area Attività Amministrative PRESIDI OSPEDALIERI Dipartimenti
Area Attività Sanitarie DISTRETTO Centri di Salute
DIP. PREVENZIONE Servizi
DIP. SALUTE Mentale
146
Struttura Organizzativa dell’Azienda Ospedaliera
DIREZIONE STRATEGICA DIRETTORE GENERALE DIRETTORE AMMINISTRATIVO Area dello Staff Area Attività amministrativa
Area Attività Sanitaria Dipartimenti Ospedalieri Strutture Complesse 147
Distretto Il distretto è una struttura che opera su una specifica area territoriale ed è dotato di autonomia tecnico-gestionale ed economico-finanziaria, con contabilità separata all’interno del bilancio dell’USL.
148
Organizzazione del Distretto 1. Assistenza primaria, in ambulatorio e a domicilio, attraverso medici di medicina generale (MMG), pediatri di libera scelta (PLS), servizi di guardia medica notturna e festiva e presidi specialistici ambulatoriali. 2. Coordinamento dei MMG e dei PLS con le strutture operative a gestione diretta e con i servizi specialistici ambulatoriali e le strutture ospedaliere ed extraospedaliere. 3. Erogazione delle prestazioni socio-sanitarie
149
Attività:
Il Distretto
Assistenza specialistica ambulatoriale; Attività o servizi per la prevenzione e la cura delle tossicodipendenze; Attività o servizi consultoriali per la tutela della salute dell’infanzia, della donna e della famiglia; Attività o servizi rivolti ai disabili ed anziani; Attività o servizi di assistenza domiciliare integrata; Attività o servizi per le patologie da HIV e per le patologie in fase terminale. Trovano, inoltre, collocazione funzionale nel distretto le articolazioni organizzative del dipartimento di salute mentale e del dipartimento di prevenzione, con riferimento ai servizi alla persona 150
Dipartimento di prevenzione Struttura operativa dell’unità sanitaria locale che garantisce la tutela della salute collettiva, perseguendo obiettivi di : ¾ Promozione della salute ¾ Prevenzione delle malattie Promuove azioni volte a: individuare e rimuovere le cause di nocività e malattia di origine ambientale, umana e animale, mediante iniziative coordinate con i distretti, con i dipartimenti dell’ ASL e delle aziende ospedaliere, prevedendo il coinvolgimento di operatori di diverse discipline. 151
Istituto zooprofilattico sperimentale (I.Z.S.) Strumento tecnico ed operativo del Servizio Sanitario Nazionale per quanto riguarda: 9 la sanità animale 9 il controllo di salubrità e qualità degli alimenti di origine animale 9 l’igiene degli allevamenti 9 il corretto rapporto tra insediamenti umani, animali ed ambiente
152
Funzioni della
ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’
Profilassi internazionale contro le malattie epidemiche ed aiuti ai paesi sotto tutela Elaborazione delle statistiche della morbosità e della mortalità Nomenclatura internazionale delle malattie e delle cause di morte Standardizzazione dei prodotti biologici, farmaceutici, alimentari e dei metodi di accertamento diagnostico Igiene ambientale Organizzazione della ricerca scientifica Miglioramento della nutrizione, delle abitazioni, delle condizioni economiche e di lavoro e dell’igiene dell’ambiente
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