I Boschi Sacri Dell'antica Roma

  • May 2020
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GIORGIO STARA-TEDDE dottoiÌe in lettere

I

BOSCHI SACRI DELL'ANTICA ROMA

Estratto dal Bull, della fascicolo 2,

Gomm.

arch. comunale

anno 1905.

KOMA

ERMANNO LOESCHER & regenberg) 1905

(bretschneider

& C.°

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Tii'^^

629662

AL MIO MAESTRO DI

Prof.

TOPOGRAFIA ROMANA

RODOLFO LANGIANI CON GRATO ANIMO

grande onore anche presso

tichità, fu in

vano importanti ricordi

Ed

comune a

dei boschi sacri,

Il culto

fino

agli ultimi

tutti i

i

popoli

Eomani

e

dell'an-

se ne tro-

tempi del paganesimo.

anzi tanto era esso radicato nell'animo del popolo, che se ne

possono sorprendere non ispregevoli traccio persino nei primi sedell'età cristiana,

coli

come dimostrerò

in altro

mio

lavoro, che

'

farà seguito al presente.

È

appena necessario ricordare che

Romani come

ci

il

nome

speciale di Incus;

avvertono gli antichi

per indicare

i

ai boschi sacri davasi dai

nome che deve

scrittori,

da Silva

e

boschi privi del carattere sacrale

distinguersi,

da nemus, usati (^).

I luci erano

in origine quella parte delle selve destinate al culto, e dove gli

abitanti primitivi

si

radunavano per attendere

Essi devono quindi considerarsi si

come

i

ai riti religiosi.

primi templi:

dal lucus

passò alla aedicula, o piccola cappella, costruita dinanzi ad

un albero

sacro; dalla aedicula al sacellum, costituito,

cono Pesto e Trebazio

da un muro,

e

(^),

con un'ara nel mezzo

alla aedes sacra, o così radicale, che

come

di-

da un piccolo tratto di terreno, cinto

tempio

(^),

Ma

;

dal sacellum, finalmente,

questa trasformazione non fu

accantoni templi non continuassero ad esistere

(0 Cfr. Serv. ad Aen.,

I,

.314: u

Lucus

est

arborum multitudo

cum

religione, nemus composita multitudo arborum, silva diffusa et'inculta u I, 44:5 Ubicumque Virgilius lucum ponit, sequiiur etiam consecratio :

(2) (3)

Festus, ed. Mtìller, pag. 319; Trebatius, ap. Geli, VI, 13. Per questo passaggio progressivo dal lucus alla aedes sacra,

Botticher Cari, Der Baumkultus der Hellenen nach

Gebràuchen

ecc. Berlino, 1856, pag.

152.

(189)

^r,

n

.

cfr.

den gottesdienstlichen

/ le edicole ed

i

boschÀ sacri dell'antica

rinnovati da Augusto

si

Roma, dove

in

sia

sacelli,

Roma sacelli

i

conservarono a lungo

compitali

nella

sia

;

cam-

pagna, dove sorgevano frequenti le edicole, specialmente all'in-

due

crocio di

vie

più

campestri. Inoltre,

di conservazione che è proprio

non soltanto piantarono

ma

edicole,

a

quasi

culto,

sacri

attorno

alberi

perenne

adunanze nei boschi

della

Romani

gli antichi

sacelli ed alle

ai

tempio fosse unito un Incus,

vollero che a ciascun

ricordo

per quello spirito

ad ogni

primitiva

sede

delle

religiose

e si

può dire

sacri.

Roma

Questi luci furono in

assai numerosi,

anzi che non v'era tempio che ne fosse privo. Ebbero da prin-

ma

una discreta estensione,

cipio

continuo aumento del fabbricato,

maggior prezzo,

essi

mano a mano

sempre di più restrinsero

finirono per essere rappresentati

moso

poi a

che, .pel

suolo venne acquistando sempre

il

— fatta

i

loro

confini,

e

eccezione da quello fa-

della dea Dia, ed in genere da quelli del suburbio e della

campagna

(^)

— da un

piccolo gruppo di alberi. Questi gruppetti

mantennero a lungo; erano custoditi con religiosa cura,

però

si

e si

solevano ripiantare quegli

alberi che, o

vecchiezza o

per

per altra cagione, venissero a perire. Ciò è stato luminosamente provato dalla epigrafe scoperta, nel 1887 in via delle Sette Sale, e pubblicata, con la consueta

(')

Nella campagna romana

dottrina, dal

luci erano molto

i

eh. prof.

numerosi

e

Giuseppe sono spesso

specialmente dai poeti. Non molto tèmpo fa, fu scoperta un'iscrizione sul colle s. Stefano presso Tivoli, comunicatami gentilmente dal eh. prof. Lanciani. Nell'iscrizione, che parrebbe di

menzionati dagli scrittori

epoca tarda,

si

classici,

Lvcv sanctv; ed

legge:

il

prof.

Lanciani

ritiene

che

legno che recingeva qualche sacro boschetto. Vicino a Tivoli erano molti boschi sacri, tra i quali celebre il forse stava sul

o sullo steccato di

muro,

lucus Dianae, sul colle detto

Plinio



il

un'elee,

Come,

cui tronco

XVI,

nel quale Incus

misurava 34 piedi

si

di

vedeva

ha parlato

Plin.,

Nat.

Instit.

Arch. Gemi., nella tornata del 31 marzo corr. anno,

deley,

ma

inediti.

hist.,

tanto

il

91,

1.

Sulla

citata iscrizione

il

discorso del Baddeley, quanto l'epigrafe

Non nascondo

che può nascere

il

dubbio che

anziché uguale a Incus, sia un idiotismo per locus. (190)

il

— secondo

circonferenza. Cfr. nell'Irap.

eh. prof.

sono

Bad-

tuttora

lucu dell'iscrizione,

/ boschi

Roma

sacri dalVdnti'ca

all'articolo del

Gatti nel Bull. com. di quello stesso anno; ed

Bullettino rimando proposito

desiderasse

informazioni

maggiori

in

(')•

Ora non i

disporre storica

chi

è senza

per ciascuno dei luci

ricordi storici che

fissarne la posizione topografica

di

esistenza

quanto è possibile, di

sono pervenuti, cercando, per

ci

ordiriatamente

ed

importanza raccogliere

giacché l'unico libro che

;

Roma,

cupi diffusamente dei boschi sacri di

scritto

si

oc-

dal geologo

Giuseppe Brocchi, quantunque rimanga prezioso aiuto a chi voglia intraprendere una simile

ricerca,

progresso

(°).

dell'archeologia

non risponde

Come pure non

più

agli studi moderni si è la carta che dei boschi

tracciò l'Agretti,

E, Visconti

(^).

e ripubblicò piti tardi



importanza per cioè le rovine

fine cui tali

il

monumentali

con aggiunte

avendo

Roma

di il

cav. P.

i

mo-

luci grande

opere son destinate, ad illustrare

dell'antica città

Cfr. Gatti G. in Bull. arch.

(')

Htilsen in

rispondente

sacri

tiene molto conto nei

si

topografia romana, non

di

derni trattati

dei boschi sacri

all'odierno

piti

com.,

1887,

(*).

pag.

156.

Cfr.

anche

Rom. MiUheil., IV, 1889.

Cfr. Brocchi Giuseppe, Dello stato fisico del suolo di Roma. 1820. In quest'opera si riscontrano molte inesattezze, specialmente perchè l'autore fa uso di testi poscia dimostrati apocriii, p. es. del famoso Regionario di Rufo che il comm. De Eossi dimostrò essere una recensione (2)

Koma

interpolata di Pomponio Leto. Cfr. De Eossi G. B., Note di topocjrafia romana raccolte dalla bocca di Pomponio Leto in Studi e documenti di

Storia e Diritto, anno (3)

Cfr. Agretti

ed

49

III, pag.

e VII, pag.

G.B., Pianta dell'antica

129. città di

Roma

con

i

suoi

principali edifizi restituiti nella loro integrità, con nuove cure ampliata, rettificata e corretta da P. E. Visconti, Eoma, 1838.

boschi

sacri

i

Dell'Agretti ho veduto

anche un opuscoletto di poche

pagine: Prospetto

« saggio di un'opera fisico-chimico-lucografico, stampato a Perugia, come di maggior mole, in cui l'autore dimostrerà l'utilità dei boschi contro la

malaria".

Da

questo saggio apparisce che l'autore avrebbe parlato dei Zmcì Ma non mi consta che l'opera promessa

anche dal punto di vista storico. sia stata

mai pubblicata,

e

nemmeno

se

esista manoscritta

in

qualche

luogo. (*)

Tra

diifusamente

i

moderni

parla

dei

romana quello che un po' più Manuale di 0. Gilbert (Lipsia,

trattati di topografia

boschi

sacri è

(191)

il

/

Roma

boschi sacri delVantica

Premetto brevi cenni intorno alle selve primitive del suolo romano, delle quali i

hanno conservato

ci

ed in seguito

poeti,

la

memoria specialmente

parlerò dei luci di esistenza storica

con

quest'ordine: 1)

Luci

2)

Luci del Poro

3)

Luci del Campo Marzio.

4)

Luci dell'Aventino.

dell' Bsquilino.

e vicinanze,

del Campidoglio.

e

,

5) Luci del Trastevere. 6)

Luci extramuranei.

7)

Luci d'ignota

o

mal

Avverto da ultimo che mi

sicura ubicazione. riferirò

alla divisione

serviana

luci hanno

maggior

della città in quattro regioni, sia perchè di

Augusto che

l'epoca

repubblicana

si riferiscono

essi ci

sono pervenuti.

importanza

prima

i

dopo di lo

per

sia

lui,

più

i

ricordi

Selve primitive nel suolo romano

Grli

(^),

che

al-

di

(^).

antichi scrittori sono concordi nell'affermare che

erano un tempo ricoperti da selve

colli

perchè

i

sette

ed anzi Plinio dice

1883-1890). Dei boschi sacri di Roma ha pubblicato una carta e si è occupato il prof. Giuseppe Finto nella sua Storia della medicina in Roma al tempo dei Re e della Repubblica, Eoma, 1879. Ma non ha fatto altro se non un magro sunto dell'opera del Brocchi, ripetendone gli errori, e servendosi dei medesimi testi, che però erano stati già riconosciuti apocrifi. del suolo romano non sarà fuor di (1) Parlando delle selve primitive

luogo riportare, a titolo di curiosità, un'ipotesi del geologo prof. G. Terquale da certi avanzi fossili di rami e tronchetti d'alberi rinvenuti

rigi, il

negli strati geologici del colle Quirinale, suppone che ivi nell'epoca quaternaria abbia esistito -ana. u silvestre lussureggiante vegetazione ìì. Cfr.

Terrigi Guglielmo, Il colle Quirinale. Sua flora e fauna lacustre e terrestre in Att:i deirAcc. Pontif. dei Nuovi Lincei, anno 1883, tomo XXXV, pag. 150. (2)

Cfr. Varrò,

/.

l,

IV, 5; Dionys., (192)

II,

50; Propert., IV,

1,

2.

/

boschi sacri deWantica

Rorm

9

chiaramente essere la densità delle boscaglie una delle caratteristiche del suolo dove poi sorse

memoria

boscaglie era rimasta

Eoma,

in alcuni

e

soggiunge che di tali

nomi

che

locali,

cevano derivati dal nome di piante che in quei luoghi

mente prosperavano

{').

Del resto una prova evidente della pre-

senza in tempi remotissimi di boschi nel suolo romano

appunto nelle selve la tradizione che

fa svolgere

Perciò di questi boschi tori classici,

si

che

si è

fatti leggendari,

i

riferiscono alle origini ed alla primitiva storia di

si

di-

si

antica-

Eoma

hanno frequenti accenni negli

(^).

scrit-

accenni che esaminerò brevemente, essendo essi un

ricordo poetico delle selve primitive,

come

i

luci ne sono

un

ri-

cordo di fatto.

Varrone parla di boschi, dove gli antichi versi saturnii

i

Fauni andavano

cantando

(^).

Sul Palatino, chiamato boscoso da Ovidio

(*), si

distendeva

una grande selva che Vergilio menziona a propòsito della venuta di Ercole nel Lazio di Pane, in

celebre

Remo

per

{^).

mezzo

(^),

che forse deve identificarsi col bosco

quale era situata la grotta del Lupercale,

al

leggende' dell'arcade Evandro,

le

nell'ara di Calvino, con

l'

di

e

Di questo bosco esisterebbe tuttora in

monumentale

ricordo

e

situ

Romolo

invocazione sive

deo sei deivae, che, a giudizio del eh. prof. C. Pascal,

Plin.,

(')

Nat.

hist.,

XVI,

15, 1:

u

silvarum

e

un insigne

certe

si

può

disLinguebatur

insignibus n (2) Alle accennate prove lo Jordan {Topograph., I, pag. 146, nota 39) aggiunge quella desunta dalla gran parte che ha il lupo nelle primitive .

leggende, parte che mal si comprenderebbe se non si ammettessero folte boscaglie in vicinanze deirabitato. Ma questa prova ha perduto molto del suo valore dopo gli ultimi studi del eh. Pascal sul significato funerario

C, Le Divinità inRend. della R. Acc. dei Lincei, anno 1895, fase. 3", e poscia separatamente in Studi di antichità e mitologia, pag. 149. della parola lupus nelle antiche leggende. Cfr. Pascal

fere ed

i

Lupercali

in

(3) Varrò, /. l, VII, 36. C) Ovid., Fast., IV, 815.

(^)

Verg., Aeneid., YllI, 271.

(0)

Dionjs.,

I,

39, 79; Ovid., Fast., VI, 410.

(193)

2

/

10

deW antica Roma

boschi sacri

quasi con certezza assegnare al Genio topico del Incus, che cii-

condava un tempo la grotta del Lupercale

un sacri nemus Argileti,

fa parola di

nettono molte dello antiche leggende romane

Sul Quirinale verdeggiava

Ovidio

Lo

(').

stesso Vergilio

al quale pure

ricon-

si

(^).

bosco di Quirino, ricordato da

il

(3).

Ai piedi

del Campidoglio era

lucus Silvani, menzionato

il

a proposito della leggenda di Tarpeia e dei suoi rapporti col capo

Sabino

(*),

Gli antichi scrittori parlano spesso di un bosco che

deva alle falde dell'Aventino,

A

Saxiùm{^). che

si

lazioni

con Pico

si

gende

si

sten-

una rupe ^chiamata

di

questo bosco sono collegate molte delle leggende

Numa

riferiscono a

campeggia

al di sotto

e

Pompilio, specialmente alle

Fauno,

e

la figura della ninfa Egeria

parla sempre

di

sue

re-

con luppiter Elici us," nelle quali

una grotta

In tutte queste leg-

(").

e di

una

fresca

sorgente,

che appaiono come la caratteristica del lucus 8axi, ed attorno alle quali

(')

anzi

esse leggende, per così

Cfr. Pascal

C,

Il culto degli

dire,

si

aggruppano C).

Roma

Dei ignoti a

in Bull.

arch.

com., 1894, pag. 200. (2)

Verg., Aeneid., Vili, 345.

(3)

Ovid.,

(*)

Propert., IV, 4, 3-5; Ovid.,

(5)

Ovid., Fast.; III, 295 e seg. e 329. Al

Metamorph., XIV, 836. Metamorph., XIV, 776.

medesimo bosco deve

dere Ovidio in Fast; IV, 649 e seg. e Propert., IV,

luci sacro qui 147

e

dice che di

Fast., IV, 815

e

antro». Del Saxum parla Remo osservò 1 suoi auspicii. La

luditis lì

seg.,

dove

VAventinum cacumen

9,

33

:

«

allu-

vos precor o

Ovidio

in Fast., V,

stessa cosa ripete in

è di

certo

uguale

Saooum, che viene pure ricordato da Cic. prò domo, 53. Oramai

tutti

i

al

to-

pografi convengono nel collocare \S^^Sax%m sull'Aventino, e precisamente sull'altura di s. Balbina. Presso il Saosum avea il suo tempio la Bona Dea,

chiamata appunto subsaasanea anche nella Notitia Regionum, reg. XII. Per sito preciso dell'ae^es Bonae Deae, cfr. Lanciani, Forma Urbis, tav. XXIV.

il

(8)

III 295 (^)

Cfr. per ,e

tutte queste

leggende

i

luoghi

citati

di Ovidio, Fast.,

seg.; e IV, 629-676.

I dati topografici

ampiamente esaminati dal

che da queste leggende

si

ricavano

sono

Gilbert, Topograph., II, pag. 155 in nota.

(194)

stati

/

boschi sacri

deW antica Roma

mi pare che spontaneo

Ciò posto,

11

un

torni alla niente

altro

lucus di esistenza storica, celebre pur esso per un antro ed una sorgente di acque freschissime e per

i

segreti colloqui di

con la ninfa Egeria, e che anzi da questa prende

Numa

nome. In-

il

tendo alludere al lucus Egerìae nella valle omonima, e

mi sembra

evidente che la grande analogia tra questo ed

Saxi

alla seguente

conclusione

:

o

lucus Sasci è

il

laeus

il

nella

porti

mente

dei

poeti la stessa cosa del lucus Egeriae, e ciò per la non grande

distanza che passa tra questo e l'Aventino; o

il

primo

una du-

è

plicazione poetica del secondo.

Porse

il

lucus abbracciava

Saxum

aventinense, come

il

in caso di pericolo

(').

Da una il

nome

pili

la

gran selva di

due

i

innanzi

;

i

luoghi di culto dell'antico pago

ne sarà stato

avrebbero preso

lauri, poscia tagliata,

Loreta dell'Aventino

vici

luogo di rifugio

il

dei

(^),

Cometa

dalle corniole la contrada

quali (^)

denominazione del vico Aesculetum o Esculetum

(')

Cfr.

(2)

Varrò,

(3)

(»)

Gilbert, loc.

cit.,

V, 151

l.

l,

Varrò,

l.

l, V,

Varrò,

l.

;

II,

;

('*)

parlei-ò

dagli eschi ;

dai faggi

pagg. 155-158 in nota.

Pestus, ed. Miiller, pag. 360. '

l,

152.

,-

V, 152; Plin., Nat.

hist.,

XVI,

37. Il sito del vicus

Aesculeti è stato rivelato dalla scoperta di un'ara quadrata di marmo, rinvenuta nella via Arenula, in corrispondenza dell'asse della via di s. Bartolomeo dei Vaccinari^ Una iscrizione, incisa sul piano di lastroni, sopra cui posava

l'ara,

fa conoscere

che questa venne dedicata dai vicomagistri

del victis Aescleti, evidente contrazione di Aesculeti.

mente

La

scoperta fu dotta-

illustrata dal eh. prof. G. Gatti in Bull. arch. com., 1888, pag.

e seg. Dall'esistenza dell'ara,

e dell'analogia p.

es.

con

quello cui

ricordata



si

vicus, anche in

si

altri

potrebbe argomentare l'esistenza

Ma

di

da

me

un lucus accanto

al

non avendo sicure memorie, e- poeschi che diede nome al vico mancare del carat-

storici.

tendo inoltre la selva di tere sacro



riferisce l'iscrizione di via delle Sette Sale, già

tempi

327

appartenente probabilmente a qualche sacello, sacelli che sappiamo circondati da alberi come

proprio dei luci,

quelli di storica esistenza.

A

di ciò

mi astengo ogni modo

sembra molto attendibile. (195)

dal

citare

il

lucus Aesculeti tra

l'etimologia data da

Varrone"mi

/

12

il

Fagutale

(•).

boschi sacri dell'antica

Murcia

o

da una gran

Alcuni facevano derivare Viminalis

selva di vimini che un e

Roma

tempo avrebbe ricoperto quel colle (^); un mirteto, che avrebbe dato l'ap-

vallls da

Myrtea

pellativo anche alla

Venus Murcia^ che in quel luogo avea un

celebre sacello (^)

da un querceto la

e

;

Querquetulariai^), donde pure Celio,

porta Querquetulana o

avrebbe

chiamato prima Querquetulano

preso

stesso

Romolo

la istituzione

molti

à.Q\V Asilo, di cui

primeggiava quello

monte

il

(^).

Terminerò questo paragrafo ricordando che di

nome

boschi

si

attribuiva allo tra

sacri,

mi occuperò

i

quali

in seguito (^).

Luci dell' Esquilino.

E

giusto che

una trattazione

incominci da quelli

numerosi in quel Il

dell' Esquilino,

e tutti

colle,

mezzo principale per di

passo

Varrone, dove

sui luci urbani di

essendo

di grande

i

importanza religiosa.

si

discorre della etimologia

tissimo, essendo esso la base principale della

Secundae regionis Esquiliae:

esccubiis regis dictas

"

seni; \_alu db aesculetis]

Varrò,

I.Ì.,

;

alii

della

il

pa-

quantunque no-

mia

ricerca

(''').

has scripserunt ab

ahi quod excultae a rege Tullio

«

(1)

si

fissarne la posizione topografica si è

rola Esquiliae, passo che riporterò per intero,

«

Roma,

boschi sacri molto

es-

(*).

V. 152; Plin., Nat.

hist.,

XVI, 37; Festus,

ed. Miiller

pag. 348; Fpist., pagg. 87, 341. (2) (3) (4)

Varrò, 1 1, V, 51

Festus, ed. Miiller, pag. 373; Juven., Sat. IH, 71. V, 154; 'FesÌMs, Epist., ed. Miiller, pag. 148. Festus, Epist, ed. Miiller, pag. 261 Plin., Nat. hist, XVI, 37.

Varrò,

l.

;

l,

;

Festo parla del querceto come dì cosa non più esistente (5)

Tacit., Ann., IV, 65.

(6)

Cfr. Dionys., II,

ai suoi

tempi.

18.

V, 49, 50, ed. Jordan, Topogr. pagg. 601, 602. (^) Le ultime parole sono un supplemento del Miiller, che lo ritiene necessario per la continuità logica del testo. Secondo il Miiller, Varrone C) Varrò,

l,

l,

(196)

Roma

/ bòschi sacri delVantica

tf

Huic origini raagis concinunt

u

ibi Incus dicitur Facutalis et

li

cellum «

(^),

loca

Larum

In saeris Argeorum scriptum

«

K

quod

Querquetulanum sa.

.

.

cis

lucim

Fagutalem-,

Oppius mons terticeps, cis lueum Esquilinum, dexterior

via in Tabernola «

«

(^),

sic est:

Oppius mons princeps Esquilis^ sinistra quae secundum moerum est. «

«

viciniae

Incus Mephitis et funonis Lucinae.

et

«

«

13

est.

Oppius mons quarticeps

terior in Figulinis

cis

lucum Esquilinum, via dex-

cis

lucum Foetelium, Esquiliis

est.

«

Cespius

mons quinticeps

«

Cespius

mons sexticeps apud aedem -Jmonis Lucinae,

est.

ubi aeditimus habere-solet ».

Dal confronto della

serie dei boschi sacri, quale viene

ri-

portata da Varrone, con quella che può desumersi dal documento

vuol dire che in favore dell'etimologia di Esquiliae dagli eschi, che un vi crescevano, parlano gli altri boschi di quella regione dei quali

tempo

egli cita

i

nomi.

Ma

lo

Jordan (Topograph., II, pag. 261) giustamente si le quercie del Querquetulano

domanda come mai i faggi del Pagutale e possano essere una prova della esattezza

della

di

etimologia

Esquiliae

dagli eschi. Egli quindi non crede necessario e non accetta il supplemento del Miiller, ed invece ritiene che le pae forse con ragione role « quod excultae a rege Tullio essent » si debbano intendere come





riguardo sacrale, e precisamente ai molti boschi il re Tullio avrebbe o istituito o religiosamente conservato. Inutile aggiungere che tutte queste etimologie non hanno fon-

riferibili al Gultus nel

sacri della regione, che

damento

scientifico. Forse la derivazione più giusta della parola Esquiliae che fa della parola exquilinus un contrapposto ad inquilinus. Q) Mi attengo alla correzione dello Jordan {Topograph., II, pag. 260)

è quella

che legge loca viciniae invece

di

loca

vicini,

e

traduce

«

le

località

della regione » significando la parola vicinia nell'uso popolare i luoghi, dall'insieme dei quali una regione era costituita. Questa lezione è pure

adottata dal Gilbert, Topograph., (*)

Il Miiller

la lezione

da

me

legge

«

et

I,

Larum

pag. 174. et

Querquetulanum sacellum

».

Ma

adottata, sopprimendo la seconda congiunzione, è la più

seguita dai moderni

critici.

(197)

/

14

Roma

boschi sacri deWantica

manca

degli Argei, risulta che alla enumerazione di Varrone

lucus JUsquilinus ed ai suoi tempi,

non esistevano

Poetelius, che forse più

il

il

che invece vengono menzionati nel documento

e

degli Argei; mentre in questo documento non si parla del Quer-

quetulano

(^)

e del lueus

dati da Varrone.

Mephitis,

i

sono

invece

quali

Comincio dal notare (come del

resto

ricor-

fu

più

volte osservato, non ostante la contraria opinione del Miìller) che

manca

nel documento degli Argei cello, giacché dal princeps

come

bice^ìs 0,

altri

l'indicazione del secondo

passa al

si

suppliscono,

il

ma

tribuirsi allo stato lacuno.so in cui ci è pervenuto

il

Sembrami

il

quale



Varrone

o

è

Querquetulacitato

sembra giusta

dello

l'osservazione

quale, ritenendo strano che nel medesimo lucus Esqui-

il

linus vi fossero due sacelli, attribuisce ad errore di ripetizione della frase

«

cis

lueum

EsquUinum

e

»

il

bosco di Mefite,

ricordato da Varrone

a noi è pervenuto

documento

(1)

risale,

e

il

quale

manca



come ho già

detto

di

in-



è

nel documento degli Argei, quale

Infatti se si pensa che al

(^).

la

copisti

mostra

credere che originariamente nel testo venisse in quel luogo dicato

il

dopo

(^).

Al contrario non mi Jordan,

di

sacello

boschetto — crede

Larum Querquetulanum

luous

norum, che nella enumerazione lucuz Facutalis

at-

testo var-

supponendo anche la posizione del secondo

il

da

è

perciò molto probabile l'opinione dello Jordan,

determinata dalla vicinanza di qualche sacro fosse questo

il

bicepsos, omissione che certo

non dovea originariamente trovarsi nel documento,

roniano.

sa-

terticeps, omettendo

tempo

cui

il

boschi doveano essere abbastanza estesi, non

i

Quantunque nel

testo

non

si

parli

espressamente

di

un

lucus^

tuttavia accanto ad ogni sacello bisogna, per i tempi antichissimi, immaginare un boschetto che nel caso nostro deve essere un lucus Querque-

tulanus. (2)

Cfr. Jordan,

Topograph.,

(3)

Cfr. Jordan,

1.

Il,

pag. 260,

e.

(198)

/ boschi

uno stesso lueus

fa meraviglia che in

ammettendo

Roma

sacri deWantica

due

ci fossero

una certa distanza.

tra di essi

15

poi,

può ritenersi una parte del lucus Esquilinus

fino

ai

di

tempi

Varrone, assumendo una

pnre

sacrari,

lucus

Il

Mephitis,

conservatasi

determinata

più

de-

nominazione,

A

Varrone, cioè,

e

degli Argei) dei boschi sacri

debbano completare a vicenda, regione

i

seguenti luci

si

è

A

deve credere situato di essi,

il

ad una processione

il

altre

la

posizione

immaginare

indicati

vengono si

succedevano;

risponda

e

quindi,

cercare

il

Tra questi due sacri

boschetti,

nell'ordine con cui

— il

Stava, Celio.

di Tarquinio

il

poi,

come ho ivi I,

clivus

nome, per quanto molto trasformato, (199)

vicina

al

per ultimo, la

linea

terza Collina.

devono

collocare

il

parte

induce

anche

riferisce

lucus

Pullius.

pare

nella

detto,

collocarlo

25,

Superbo sorgeva presso

tuato, a sua volta, vicino al

piti

la

che

ho enumerati.

li

Ad

la seguente considerazione: Solino,

si

siccome

passava

di confine tra la seconda regione Esquilina e la

all'ordine

Fagutale,

menzionato

nell'estremo lembo del Cispio, dove appunto

dell'Oppio che guarda

si ri-

successiva-

bosco di Giunone Lucina,

Lucus Facutalis.

si

topo-

documento degli Argei

viene ricordato primo, in quella parte dell'Oppio

tutti gli altri,

non

considerazioni,

o corteo di vittime,

processione veniva dal Celio, devesi

il

Esquilino

che

con cui topograficamente

ed

cotesta

dei sacelli. Bisogna per ciò

che l'ordine con cui essi

Celio,

in

si

Tratterò a parte di ciascuno

nell' Esquilino.

mente visitava ciascuno

Esquilino

Libitinae, che

lucus

che, per

uopo tener presente che

(di

Giunone Lucina sul Oi-

avvertendo prima che, per fissarne

grafica, è d'

ferisce

ma

liste

Qmrquetulano,

di

questi bisogna aggiungere

menzionato da Varrone,

dell'

collocare

possono

Fagutale,

:

sull'Oppio; Poetelio, éi Mefite e spio.

due

ogni modo, partendo dal concetto che' le

Da

quasi

che

la

Facutalis,

casa si-

quest'ultimo con

certezza

1 boschi sacri deWantica

16

derivi quello di

ima chiesa medievale,

Carapullo, che deve cosi

E

{^).

deve ricercare

Vincoli

il

moeriim (mu-

rum) del documento

il

Argei {seoundum moerum

degli

a

est),

come pensa

voglia indicare la cinta serviana,

si

(*),

con certezza che cosa fosse

pure

Canina

Pietro in

Incus Faouta-

che gli era attiguo.

il

s.

il

lis

meno che non

della

clivus Pullius ed

ivi

Non sappiamo

nome

dal

siccome, questa chiesa deve

collocarsi nei pressi della basilica di si

Griovanai in Grapullo^

s.

chiamata

essersi

contrada nella qnale sorgeva

Roma

(^).

Nel boschetto oravi un santuario punto Facutalis, come

si

Pesto presso Paolo Diacono

& da

(^),

di cosa tuttora esistente ai suoi

suo compendiatore luoghi nei quali

si

chiamato

G-iove,

celebravano

da

(^).

Da

Pesto, poi, e dal

Pagutale era compreso fra

il i

ap-

(*),

Plinio, che ne parla come

tempi

ricava che

si

di

apprende dallo stesso Varrone

sacrifici

solennità

nella

i

del

Settimonzio C). Il

Zsig

Giove Pagutale

Dodona

di

responsi per

vano

mezzo

dio

;

profetico

latino; dei quali

stormire

dello

suo celebre tempio

il

un

era

Faunus

e il

richiama lo

che

primo dava

il

degli alberi

che

i

circonda-

secondo era una divività silvestre.

il

Pullius in (') Ecco le probabili fasi della trasformazione di Clivus Crafullo: Clivus Pullus, Glavus Pullus, Clapullus, Crapullu e finalmente Carapullo. Si pensi alla corruzione di Clivus Scauri in Cla.vus Crapullo

Tauri per la chiesa di s. Gregorio ammettono per il clivus Pullius la Romae, tav. I (k. p.). (2) Il

Armellini, (3)

tre

Anche

l'Hiilsen ed

chiese di

Roma, pag.

Kiepert

Torino.

Cfr.

204, 2* ediz.

Canina, Esposizione topografica di Bertinelli,

il

Formae Urbis

sito della chiesa ricavasi dal celebre catalogo di

Le

prime epoche. Eoma, («)

al Celio.

riferita ubicazione. Cfr.

Roma

antica,

1855, pag. 217.

distinta

nelle •«

Varrò, V, 152.

(5)

Pestus, ap. Paul Diac, pag. 87, ed, Miiller.

(6)

Plinius, Nat. hist., XVI,

15,

1.

Festus, pagg, 340, 341, 348 ed. Miiller. Cfr, pure Bullett. Arch. comun., anno 1874, pag. 142 e 1875, pag. 200. e?)

(200)

Roma

1 boschi sacri dell'antica

Quest'analogia dimostra che

i

luci

dei riti inerenti alla divinazione

erano anche la sede propria

(').

Lucus Larum Querquetulanum. il

già accennato, dopo il

Pagutale

17

e

;



Era

come ho

situato',

così pensa anche lo Jordan,

quale, però, mostra poi di dubitarne osservando che

Querquetulano, che un

monte

tempo, secondo

Celio, indurrebbe ad

tulana ed

il

Incus

(^).

collocare e la

ivi

.

Tacito

Senza occuparmi

da

far porre in

strato

di

del

non mi sembra

dubbio ciò che egli stesso ha poco prima

ammettere.

Infatti

l'essersi

volta colle Querquetulano a cagione, senza

mo-

dubbio,

dei

boschi

non impedisce che boschi simili pro-

di querele ivi germoglianti,

sperassero anche nel vicino

mio tale

chiamato una

-Celio

il

al

topo-

posizione

grafica della porta (essendo ciò estraneo all'argomento

studio) noterò che l'osservazione dello Jordan

di

Querque-

porta

della

nome

il

davasi

(^),

monte Oppio. E

mitivi deve certamente considerarsi

di tali boschi pri-

un avanzo

lucus in que-

il

stione.

Similmente un ricordo degli antichi querceti del

ha

forse nella

denominazione inter duos

lucos,

casa dei Tetrici, che nel Celio appunto sorgeva

Lucus Esquilinus.



Veniva dopo

documento degli Argei serve terzo e del

sacello.

quarto

a

il

si

alla

(*).

Qnerquetulano, e nel

determimare

la

Forse nel tempo cui

posizione si

del

riferisce il

documento, esso estendevasi dalle vicinanze del bosco

(')

Celio

applicata

Querque-

Ciò è pure dimostrato dai numerosi passi degli scrittori ecclesiaprimi secoli del cristianesimo

quali parlano di sortilegi che nei èontinuavano a praticarsi nei boschi. stici,

i

(*)

Tac, IV, 65.

Cfr.

in proposito

Becker,

Topograph.

pag. 495 e

Eichter, Topograph., pag. .334 e seg. (3) ('')

II, pag. 260 e seg. palazzo dei Tetrici inter duos lucos nel Celio è

Jordan, Topograph., Il

Vita trig. tyrann., XV. (201)

ricordato

in

/

18

Roma

boschi sacri delVantica

tulano sino alla porta Esquilina, occupando la parte orientale del colle.

Ma

ben presto dovette perdere la sua

stringere di molto

i

continuità

suoi confini, giacché non

ne

e

re-

menzione

fa

Varrone. Si dovettero, però, senza dubbio, conservare

con

ogni

cura gli alberi attorno

che,

rin-

ai sacelli degli

Argei, sacelli

novati da Augusto e dedicati ai Lares eompiiales,

Ed

nero a lungo.

manten-

si

a qualcuno di questi sacelli compitalici

l'antico Incus Esquilino deve certamente appartenere la

del-

celebre

iscrizione scoperta a via delle Sette Sale, dottamente illustrata

dal eh. prof. G. Gatti, e che io ho di già ricordato

r iscrizione a ricordo dell'avere

tanorum montis Oppi chiuso piantandovi alberi attorno,

come un

ricordo e

boschetto sacro

quasi

sacro boschetto, l'unico è

Siccome, dunque,

dopo

il



quali

si

una

posta

un muro

di

cinta),

rappresentanza

dell'antico

il

altre

notizie

di

questo

lucus Poetelius è indicato sul Cispio e

secondo

sacello- del si

lucus Esquilinus

men-

(quarto

deve collocare in quella parte del

più vicina a quest'ultimo bosco, e quindi presso a poco

il

di-

s.

fatto che

Maria Maggiore. non possiamo

A

collo-

Poetelius nell'altra parte del Cispio, perchè ivi era cer-

tamente situato

(1)

Fu

seguito nel documento degli Argei.

questa ubicazione induce anche il

(^).

Flamines mon-

fissarne la posizione topografica

nell'altura dove ora sorge la basìlica

care

i

devono perciò considerare

Non avendo

mezzo per

della intera regione), lo

Cispio

sacello (con

il

direi

di ricavarla dall'ordine

zionato

Magistri

e

(^).

Lucus Poetelius.

si

i

i



come

tra poco

vedremo

Cfr. Gatti G. in Bull. arck. com.,



il

lucus di Giù-

anno 1887, pag. 156;

e

G.I.L.,

VI, 32455. e. cfr. anche Becker, (2) Per il lucus Esquilinus, oltre lo Jordan 1. Topograph., pag. 535, nota 1126, osservando die la questione da lui sollevata se V Aesculetus di Plinio, XVI, 10, 15 si trovasse nell' Esquilino, è

stata risolta con la scoperta avvenuta presso la via di

Vaccinari, già da

me

ricordata.

(202)

s.

Bartolomeo dei

Roma

1 boschi saeri delV antica

none Lucina ed

come vicino

al

il



Lucus Mephitis. nendo che

di questa

tempio

al posto

documento

che nel

sacello

Dea

Lo Jordan, come ho già

vorrebbe

Esquilinus

collocare

lucus Mephitis,

il

dopo

precisamente

Oppio,

il

lucus

(^).

Ma, oltreché

il

supplemento in

potendo

arbitrario,

sull'

detto, suppo-

debba nell'indica-

si

zione del quarto sacello degli Argei sostituire lo

indicato

viene

(^).

lucus Esquilinus

del

19

dello Jordan

tempo

quel

sembra un poco

lucus Esquilinus

il

essere

tanto vasto da contenere due sacelli; alla ubicazione da lui pro-

posta sembra opporsi un luogo di Pesto, dal quale il

lucus Mephitis era situato presso

vico Patricio

il

si

ricava che

(^),

e quindi

piuttosto sul Cispio che sull'Oppio. Inoltre

Varrone menziona

bosco

il

Mefite

di

prima

di

quello di Giunone Lucina: ora siccome quest'ultimo bosco deve

certamente collocarsi sul Cispio dopo

molto probabile che il

il

lucus di Giunone Lucina

La dea divinità,

intensità.

A

male cui

si

mali che questi

li

(')

telinus,

dea

il

cosi è

Poetelio ed

(*).

uomini per averne protezione con maggior frequenza ed

affliggevano

numi davasi per

lo

riteneva presiedessero. Così

più

il

contro

nome la

stesso del

febbre, che

plaghe malariche, fu ben presto in-

infieriva specialmente nelle

vocata la

lucus Poetelius,

Mefite appartiene a quella categoria di antichissime

create dalla fantasia degli

contro quei

il

bosco di Mefite stesse tra

Febris, alla quale

— secondo Valerio Massimo — (^)

Gli antichi topografi confondono fuori della porta

situato invece

il

lucus Poetelius col lucus Pe-

Flumentana,

Ma

di ciò

più in-

nanzi.

260.

(2)

Jordan, Topograph.,

(3)

Festus, pag. 348, ediz. Mtìller.

(*)

Questa ubicazione

è

II,

anche

ammessa

pag. 535. (5)

Val. Mas., II, 5,

6.

(208)

dal

Becker^

Topograph.,

20

/

furono

dedicati in

Roma

boschi sacri dell'antica

Roma

essi era nel Palatino,

tre

ed

templi;

clie

il

il

più

dimostra

appunto

1'

notevole

di

antichità

di

questo culto.

La

come indica

Mefite,

nome

il

stesso,

come

e

del

resto

viene chiaramente affermato da Servio, era la dea delle nocive evaporazioni deL suolo

vano molti punti penisola

Si spiega

(^).

specialmente di

('),

dell'Italia, a cagione della

la

così

.

che

zolfo,

contrista-

natura vulcanica della

diffusione che

il

culto di Mefite

ebbe specialmente nell'Italia centrale, e dapp'ertutto dove simili esalazioni

ammorbavano

l'aria.

Un'identica origine

deve

attri-

Roma, essendo molto probabile che siano un tempo verificate nell' Esquilino,

buirsi al culto di Mefite in tali evaporazioni

come

tuttora

si

si

alcuni

in

verificano

dintorni

della

ammorbata dal

fetore

punti

dei'

città.

L'aria dell' Esquilino, poi, era inoltre

derivante dalle numerose

tavano alla rinfusa

Ben

(come del

si

quali

get-

cadaveri della povera gente.

una

addice, quindi, ad

si

un boschetto

rata in tichi

i

sepolture o puticoli nei

sacro,

resto

siffatta divinità l'esser

vene-

e cioè tra gli alberi ai quali gli an-

molti

attribuivano la virtù di

moderni)

purificare l'aria.

Lucm questo

si



Junonis Lucinae.

è in

grado di meglio

Di nessun

altro bosco

fissare la posizione,

con ogni certezza quella del tempio di Giunone sesto sacello degli Argei che presso

TI.

tempio, come

il

Sorgeva della F.

del

chiaro

si

(1)

moderne Servius, i.

conoscendosi

Lucina, e

del

può vedere nella tavola XXIII

il

sull'estremo lembo

vico Patricio,

e

del

precisamente

Urbana, non lungi dal punto in

ad Aeneid., VII, 84: "... ut

sit

Mephitis dea

grave olentis ». Cfr. Wissowa, Religion und Kultus, pag. 198.

gravissimi ('^)

vie in Selci ed

di

bosco era situato.

prof. Lanciani,

Cispio, nel versante che guarda

tra le

il

come

e.

(204)

odoris

/ boschi cui dalla via

ragioni che .

Cavour non

sacri delVantioa

dirama

si

giova

la via

topografia

romana

1770 una

iscrizione appartenente al

vata

si

può

(')

;

dire in situ

G. Lanza. Ciò per molte nei

libri

di

sopratutto per essersi ivi scoperta nel

(^).

nata in luce, non proprio

21

potendosi leggere

ripetere,

ma

Roma

Infatti,

nel

tempio di Lucina,

benché

Cispio,

ma

e ritro-

la iscrizione sia tornell'

estremo confine

dell'Oppio, fu però rinvenuta a così breve distanza

dal

Cispio,

da far credere che nell'Oppio giacesse, perchè sbalzatavi nel cadere dall'alto di qualche parete, o perchè trasportatavi più tardi dal luogo ove si trovava originariamente

Lì presso adunque

si

(^).

collocava dai topografi

sesto sacello degli Argei, ciò essendo pure

gione

volte accennata, che cioè

piti

i

il

Incus ed

il

consigliato dalla ra-

sacrari degli Argei

dove-

vano anche topograficamente succedersi in quell'ordine con cui vengono enumerati nel testo varroniano. Pertanto, servendo di è

il

bosco

Lucina a determinare l'ultimo sacello della regione Esquilina, chiaro che tanto

il

sacello .quanto

all'estremità del Cispio, dove fine tra la

il

bosco erano da

appunto passava

ricercare

la linea di con-

seconda regione Esquilina e la terza Collina.

Orbene, questa deduzione

è'

stata mirabilmente

confermata

dalla scoperta (avvenuta nel 1888, ed illustrata con la solita erudizione dal

eh. prof.

Gr.

di

uno dei

sacelli compitalici eretti

anno)

('')

Gatti nel Bull. com.

luogo medesimo dove sorgevano gli antichi e rispettando anzi,

(1)

Cfr. p. es.

Merkel, ad Ovidii

Roma,

I,

(2j

per quanto era possibile,

Becker, Fastos,

nel

sacrari degli Argei,



come ha pure .

Topograph., pag. 535, nota 1128. Cfr. pure: cxxvii; e Sackse, Storia della città di

pag. 476. Cfi-.

G. I.

L. VI, 3148. L'iscrizione fu per la prima volta, pubbli.

,;

Nibby, Roma Antica, II, pag. 671; e Stein Bullett. Instit. ArcheoL, 1885. delV antichissima regione Esqui(*) Gatti, Di un sacello compitale in Bidlett. ardi, com., 1888, pag. 226 e seg.

'(3)

lina,

quello stesso

da Augusto

pag.

cata dal Marini: Iscrizioni Alhane, n. 2.

fani,

di

Cfr. per tutto questo:

(205)

22

1 boschi sacri deWantica



dimostrato la scoperta di cui parlo

Roma

la precedente costruzione.

sacello tornato in luce nel 1888, a cagione del luogo in

Il



fa scoperto,



Monti

dietro

non

sor (ratti, se

il

essere, a giudizio

di

che prescrisse alle

si

stesso

Sabine di Perciò

(^).

sacro bo-

il

udire

Luperci

Del progressivo

mi

passo che

di

del luous si lamenta Varrone

dall'invadeve

confini del lucus

i

Suppone perciò ricordata

samente

(•)

e

il

nel

ne incolpa l'avidità dei privati,

non

astenevano

si

(*).

Nibby che

il

muro, di cui parla la già

iscrizione a proposito di .restauri fattivi, avesse precilo

scopo di proteggere

di cui si

zioni,

;

di accrescere l'area fabbricabile»

pur

quali

ri-

fissare la posi-

guida principale per

zione dei boschi dell'Bsquilino i

la

(^).

sparire

servito

è

la

attribuiva

tradizione

dedicazione del tempio alle matrone, e se ne celebrava correnza alle none di marzo

voce

la

dai

farsi battere

la

profes-

(*).

deve collocare

sarebbe fatta

si

quale

sterili

feconde

diventare

per

nel

Lucina,

dello

sesto della regione Esquilina

In quelle adiacenze, dunque, schetto

chiesa di san Martino ai

della

l'abside

non può

altro

cui

lagna Varrone

il

bosco dalle continue

usurpa-

(^).

Osservando su di una carta topografica

della città

il

sito rispet-

tivo dei sacelli degli Argei nell'Esquilino, si vedrà che essi erano collocati

in

modo che

ho già detto rare

la processione o corteo



il

documento), nel

intorno al colle.

Infatti,

di

vittime (cui

si

visitarli tutti e sei

venendo dal Celio

e

riferisce



come

veniva quasi a gi-

visitando per primo

il

Fagutale, percorreva l'Bsquilino nella sua parte orientale, e poscia ne percorreva il lato che guarda il Viminale per finire nel lucus Junonis Lucinae,

non molto lontano

dal Fagutale, donde appunto aveva preso le lavoro più recente sugli Argei è quello inserito dal nel suo libro: Gesammelte Abhandlungen zur ròmischen Reli-

mosse. Ricordo che

Wissowa

il

gions, ecc.. Monaco, 1904. (•^)

Ovid., Fast., II, 427 e seg.

Mommsen, Gomm. Diurni in C. I. L. 1^, pag. 310; Pestus, Diac, pag. 147, ed. Mliller; Ovid., Fast., Ili, 245 e seg. Varr., l.l. V, 49: «... et Incus Mephitis et Junonis Lucinae^

(3) Cfr.

ap. Paul. ('')

quorum augusti (•')

Cfr.

fines

Nibby,

non mirar; jam diu

Roma

late avaritiae

antica, II, pag. 672. (206)

numen

est».

Roma

/ boschi sacri dell'antica

E si

muro

forse a questo

deve se qualche avanzo del incus

si

potè conservare almeno fino

che

riferisce

quale

davanti

ai

al

di Plinio

tempi

il

pontefice

ritenevano

massimo 'tagliava piìi

fa

si

quale

arbor cavillata,

da Plinio

Vecchio, si

vedevano

appendevano

i

capelli

all'anno

risalire

è

379

di

E,.

che

alberi si

stesso tempio, la costruzione

non sia vero nel caso particolare,

il

che ad uno di questi,

e

Vestali (0- Questi

alle

dello

antichi

si

il

Lucina

di

tempio

ancora alcuni alberi di loto antichissimi,

chiamato perciò

23

Anche

del

se ciò

però sempre una prova del-

l'anteriorità dei luci sui templi fabbricati,



Lucus Lihitinae. spesso menzionata

recchie iscrizioni

dai

Quantunque

classici,

come luogo

numerosi accenni non

ed

Lo

si

dea

la

lucus

di abitazione

(^),

ricavare

è possibile

santuario e del bosco.

il

il

Libitina

venga

comparisca in patuttavia da questi sito preciso

e

del

deve perciò dedurre da varie con-

siderazioni fondate sul carattere della dea, e sulla relazione che essa

può avere con

altre divinità.

Ora Libitina ha una certa Infatti

come questa

analogia

con Giunone Lucina.

in intimo rapporto con la nascita, così lo

con la morte. Ciò

è Libitina

una

è

rende specialmente manifesto da

si

-prescrizione attribuita a Servio Tullio, in forza della quale

per ogni caso di morte di Libitina

{^).

Ora,

si

usava pagare un tributo al santuario

ammettendo che a questa

ne corrisponda una topografica, di Libitina

si

relazione

dovrebbe collocare

il

ideale

santuario

non distante da quello di Giunone Luiìina, o almeno

nella stessa regione e quindi nell'Esquilino

(1)

Plinius,

(2)

Due

Nat. hist, XVI, 44,

(*).

85.

di queste iscrizioni si possoiio trovare in

G. I. L. VI,

9974 e

10022; la terza in Bull. arch. com., 1900, pag. 227. (3)

Cfr. Dionys., IV, 15.

('')

Il

dall'avere

Gilbert, Topograph., II, pagg. 175-76, fondandosi sull'analogia

Libitina e la

tra la dea i

Venus Marcia

due santuari un identico



dimostrata specialmente dal— e badando giorno di fondazione

(207)

;

/

24

Non bisogna

però dimenticare che le conclusioni dedotte da sulla

fondati

ragionamenti

Roma

boschi sacri deWantica

sono

mitologia

generalmente poco

sicure.

Senoncliè a fissare la

posizione

del

Incus

La dea

l'Esquilino induce anche un'altra considerazione.

era in intima

relazione

strato dal fatto

che

il

coi

funerali.

bosco

società di seppellimento,

i

membri

Ubitiìiarii; e che dal bosco si

cessarie ai funerali

(').

Ora

gli annessi stabilimenti dei

chiamavano

si

provvedevano

libitinarii

nanze delle grandi sepolture dell'Esquilino; pure avuto

lo

ne-

Incus con

il

trovasse

si

appunto

tutte le cose

molto probabile che

è

Libitina

Ciò è sicuramente dimo-

amministrato da una grande

era

cui

Libìtinae nel-

nelle vici-

e forse il bosco avrà

scopo di purificare l'aria dal fetore emanante dalle

sepolture stesse.



hanno del Incus

altre notizie si

j

in questione

(^).

Luci del Foro e vicinanze del Campidoglio.

Lucus

Vestae.



antichi di

Roma, non

boschetto

sacro,

come

Essendo è

uno dei

culto di Vesta

il

meraviglia che

avviene di quasi tutti

più

connesso con un

si trovi

culti primitivi.

i

vegetazione, inclinerebbe santuario in luogo non distante da quello della Venus Murcia, e cioè nella stretta valle tra TEsquilino ed il Celio, che è, d'altronde, all'antica relazione di Libitina con l'acqua e la

a collocare

il

molto umida

e

perciò abbondante di acqua e di vegetazione.

ideale e toiDografica della Libitina con Giunone Lucina fu dal Canina {Esposizione top. di Roma antica, pag. 637). Q-)

Liv.,

La

relazione

XL, 19;

Fiutar.,

di

Libitina

coi

funerali

Quaest. rom., 23; Acron.,

si

La

relazione

osservata

già

ricava specialmente da

«f/

Horat., satyr.

Il,

18.

Si ritrova anche la frase « Libitinam exercere » nel senso di cura, ufficio di provvedere ai funerali. Cfr. Val. Max., V, 2, 10. Cfr. per tutto questo Preller, (2)

Jllilon.,

Rum. Mythol., Il

lucus

è

I, pag. 440 e seg. ricordato anche da Jul. Obseq., 12;

pag. 20, ediz. Kiessl.

Ma

da

tali

nuovo. (208)

accenni non

si

e

da

Ascon., in

ricava

nulla di

/ boschi sacri

Roma

25

mezzo' fondamentale per fissare la posizione

Il

ha

del lucus si

che

dell'antica

in

im passo

di

menzionano a proposito della nota leggenda

lo

riosa voce che

topografica

Cicerone ed in un passo di Livio,

preannunziò la prossima

miste-

della,

invasione dei Galli,

e

che fu dai Romani attribuita ad Ajus Looutius o Loquens. Tito narra che questa voce

Livio

fece udire

si

nella iVoya via

Cicerone determina con maggior precisione

che la voce fu intesa nel lucus

dicendo

avvenimento,

del quale così definisce

in

Novam viam devexus un buon

è scoperto

un

confini

i

•"{% La Nova

est

via,

della quale

pendici del

sulle

passava

tratto,

Vestae,

qui (lueus) a Palatii radice

«

:

{}).

del miracoloso

il sito

si

Palatino,

al di sopra della casa delle Vestali.

po'

Stando, dunque, alle parole di Cicerone, suoi tempi, al di là della

ai

situato,

Nova

il

via,

lucus Vestae era

che ne era

l'ul-

timo limite, evidentemente rispetto a chi guardava dal Foro Ro-

mano. Ed

è

questa

l'opinione

dello

Jordan

e

quali pur ammettendo da principio una coerenza

Vestae ed

il

lucus,

suppongono che

del tracciamento della

Anche

care.

il

via dividesse è

Nova

in seguito, a cagione

('');

la

man-

Nova

e d'altronde tale

senso ovvio delle riferite parole di Cicerone.

il

D'altra parte. sembra un po' strano che diviso del tèmpio, in

modo che

le Vestali,

Ed

obbligate a traversare la strada.

derazione

Rom,

5

che

il

eh.

prof.

Cic, ;

{^)

lucus rimanesse

per una tale consi-

supponendo

il

lucus

una

De

Divinai.,

I,

45. Cfr.

anche Plut., CamilL, 19

;

Idem, De

fort.

Varrò, ap. Gellinm, XVI, 17.

(3) Jordan, Topocjraph., 422-23; 406.

il

è forse

Marucchi,

il

per accedervi, fossero

Liv., V, 32, 50-52.

(1)

(2)

via)

i

appunto

mostra persuaso che

boschetto dal tempio

(^),

locale tra Vaedes

via, tale coerenza sia venuta a

eh. prof. Lanciani si il sa-cro

del Gilbert

Cfr.

I,

pag. 293

;

Gilbert, Topograph.,

Lanciani in Not. scavi 1882, pag. 283

tempio di Vesta dal suo lucus

».

La

«

Divideva

302

(la

;

II,

Nova

stessa opinione ripete in Not.

scavi 1883, pag. 473, parlando della scoperta di un tratto della (209)

I,

Nova 3

via.

/

26

Roma

boschi sacri delVantica

specie di giardino interno, lo colloca dopo

Vestae

Ma

(').

di Cicerone e se

deve

cotesta

non

giudicarsi

dall'odierno

Incus,

lasciano

spazio

quanto

per

al di

Probabilmente dunque,

sato di esistere.

Mi

le

del

luogo,

parole Inoltre,



presso

qua della Nova via gl'ingombranti permetta di collocarvi

ridotto a pochissimi

immagini

esso,

l'

dopo

incendio

pare, quindi, di

il

alberi.

Commodiano

U

e

Domna, ha

Vestae fatta da Giulia

ricostruzione della aedes

deWatrium

ingresso

accorda con

aspetto

sufficiente che

lo si

l'

si

da altre testimonianze.

è confortata

Vatrium Vestae, né edifici

ubicazione non

ces-

dover concludere che per

il

lucus Vestae dobbiamo contentarci di fissarne approssimativamente la posizione tra la casa

delle Vestali ed

il

declivo del Palatino,

senza pretendere una più precisa e determinata



Lucus Sirenuae.

Era, senza

ubicazione

(^).

dubbio, attiguo al sacello

di Strenua, che sorgeva al principio della

Sacra vìa nel Cerio-

lense, presso le Carine, e perciò forse in quella specie di rialzo

che trovasi di fronte alle terme di Tito. Il lucus Strenuae compare nelle più antiche

da Simmaco,

il

romane, come

tradizioni

prendere dal boschetto di Strenua

(')

Cfr. Marucchi,

i

rami

(2)

Eoma Se

si

Mommsen((7.

/.

1903, pag. 155. accettasse l'opinione del L.,

può dedurre

I,

di albero felice

come

/oro Romano. Eoma, 1895, pag. 133. La stessa cosa

ripete nell'ultima edizione francese del suo libro, Palatiti.

si

quale a Tito Tazio fa risalire la costumanza di

Le Forum Romain

Nibby {Analisi,

I,

et le

pag. 321), e del

682), che identificano l'ara di Calvino, tuttora in situ,

con quella che i Romani innalzarono ad Ajus Locutius, bisognerebbe ammettere che un tempo il lucus Vestae si distendesse fino alla costa del Palatino che guarda il Velabro. Ma questa opinione non sembra ammissibile, sia per la ragione appunto che l'ara di Calvino è troppo distante dal tempio di Vesta, sia perchè dagli antichi scrittori si raccoglie che l'ara di Aius

Locutius portava inciso

il

suo nome,

di Calvino. Cfr. Visconti e Lanciani,

e

non era quindi anonima, come quella

Guida

Pascal C, Il culto degli Dei ignoti a pag. 188 e seg. e

(210)

del Palatino,

Roma,

Eoma

in Bull.

1873, pag. 76; arch. com. 1894,



/ boschi

sacri delVantica

simbolo di augurio pel nuovo anno più antica del tempo

è certo

Tazio, e deve cati nei

tempi

primitivi,

dei riti

sacri,

e gli alberi

27

l'origine di quest'uso

leggenda a Tito

assegnato dalla

un avanzo degli

quando

usi prati-

bosco era la sede natm'ale

il

avevano una parte

grandissima nel

Dalle citate parole di Simmaco, e da un passo di Lido

(*)

ricava che l'accennata costumanza vigeva ancora ai loro tempi

(^).

culto. si

Ma

{}).

considerarsi

piuttosto

Roma



Lucus Asyli.

È

forse

il

dopo quello dei

più celebre

Fratelli Arvali, essendo connesso con le leggende riguardanti stesse di

fondatore e le origini

Roma. Se ne hanno perciò

quenti menzioni negli antichi scrittori,

i

si

quali

il

fre-

accordano nel-

r affermare che Romolo per aumentare la popolazione alla nuova città

da

lui

un luogo

fondata, aprì

di rifugio

due cime del Campidoglio, dove riparassero ghi vicini, liberi o schiavi

Prenestini

dai Fasti

»

Symmach.,

(J)

(^).

è

da

essi indicato

aggiunge che ai .suoi

T. Livio

duos lucos era chiusa:

descendentibus

gli esiliati dai luo-

Questo spazio

duos lueos, denominazione confermata anche

con la frase inter

l'area inter

('*).

nell'area tra le

C)

locus qui nunc

«

ed Ovidio attribuisce a Romolo

;

tempi

saeptus il

muro

di

Epist., X, 35.

(2)'Lydus, de mens., IV, 4.

Se in Varrò

(3)

l.

l.

43 non fosse molto dubbia la lezione ammessa da

qualche editore « et unde ascendebant ad imam Novam viam lucus et sacellum Larum » si potrebbe collocare nelle vicinanze del Poro Eomano un lucus

Larum,

essendo

il

difficile lettura

nermene. Noterò soltanto che

"imam

ziché in in

«

cello

summam dei

vicino

avesse

minava appunto (4)

il

al

».

dell'Esquilino.

ed interpretazione credo prudente

urumam

od in f imam novam

novam viam

Lari,

improbabile

Larum Querquetulanum

diverso dal lucus

passo di

novam viam»

viam».

Ma

l'aste-

dei codici, an-

se potrebbe

correggere

Si alluderebbe in tal caso al celebre sa-

tempio di Venere

un boschetto sacro

Eoma,

e

attiguo.

sacello

La Nova

che non è

via, difatti, ter-

in quei pressi.

Cfr. Liv.,1, 8; Dionys., II, 15; Strabo, V,

All'Asilo allude anche Dio Cass.,

Fasti Praenest. in G.

(5)

Liv. loc.

(6)

Negli antichi topografi

cit.

;

XLVII, 19 quest'area

im)

;

e Serv.

L si

L.

I,

230; Velleius,

I,

8,

5;

ad Aeneid., VIII, 635. P, pag. 233. pag. 314

=

trova pure chiamata

inter-

I boschi

28

cinta che la chiudeva

lucos

si

deW antica Roma

sacri

(').

Vi

è

questione se la frase inter duos

debba prendere nel senso

due sacri boschetti piantati pure se abbia soltanto spazio compreso tra

qua

valore di

il

un nome

il

locale derivato allo

colle,

Pur ammettendo

storica.

nominazione mter duos lucos

non soltanto

cioè indicante

di là dell'Asilo; op-

e al

due cime del Campidoglio dalle antichis-

le

sime selve che un tempo ricoprivano stenti in epoca

come

letterale,

di

al

ma

non più

esi-

col Gilbert (^) la de-

riferirsi a tutta

allo spazio riservato all'Asilo, a

quanta

me preme

l'area,

e

stabilire

che un gruppo di alberi sacri deve certamente essersi mantenuto in quel luogo fino ai

tempi

storici.

A

da Floro

in altro luogo delle sue storie, da Tacito,

aldog da Plutarco

e

(^)

lucus

tunque, seguendo collochi presso

lo

e

il

da Ovidio;

chiama pure Vergilio,

Lupercale

(*).

quan-

Credo anche poter affermare che

rimonti ad un'epoca

lucus

cotesto

indurre

qualche tradizione a noi ancor ignota, lo

forse

il

mi sembra

ciò

dell'Asilo è chiamato lucus dallo stesso Livio,

fatto che lo spazio

molto

antica; e ciò per le

seguenti considerazioni.

Ammetto leggenda



come

volentieri che la

debba a

dell'Asilo si

dimostra

lo

il

ma

del diritto d'asilo;

nome

prima redazione letteraria della scrittori

stesso



greci, e che

greca sia

istituzione

giuridica

l'

ritengo pure che se la redazione

cano-

nica della tradizione storiografica romana, rappresentata special-

mente da Tito

Livio,

poco onorifica per

Ma

i

non ha potuto ripudiare una leggenda

Romani, come quella che

li

così

faceva discen-

denominazione, come già fu osservato dal Nibby pag. 13), è deL tutto arbitraria, non trovandosi in nessuno degli antichi scrittori, e si deve ad una erronea traduzione del vocabolo greco fXE&ÓQoov, usata da Dionys. loc. cit.

montium.

(Roma

questa

Antica,

I,

(1)

Ovid., Fast., Ili,

(2)

Gilbert,

(3)

Fiutar., (")

Liv.,

I,

Romul.

429

e seg.

Topograph., I, pag. 331, nota 4. 30; Tac, Ann., Ili, 70; Florus, I, 20,

Verg., Aeneicl, Vili, 342. (212)

1,

9; Ovid., loc. cit.;

/

Roma

boschi sacri deWantica

dere da un'accozzaglia di ladri e banditi, ciò

29

si

debba

all'essere

questa leggenda connessa con un qualche fatto che, imponendosi agli occhi del volgo,

la

convalidasse

all'ulteriore

di

essa.

sviluppo

precisamente l'esistenza in quel

non godendo

di

un vero

servisse

..e

Ora questo sito di

come

fatto

un antico

di

base

potrebb'essere che, pur

luciis,

proprio diritto di asilo, godesse però

e

di quella inviolabilità propria di tutti

luoghi sacri.

i

temessi di andar troppo oltre con le congetture

E

potrei

non

se

supporre

che questo lucus fosse in origine dedicato non ad una. determinata divinità,

ma

a quell'indeterminato nume che

i

mitivi sentivano presente nei sacri recessi dei boschi.

una prova

essere il

era

il

non dentro

se

era,

ciò

può

il

lucus Asyli, certo con

l'affermare Dionisio di non conoscere

questo in relazione ('); e

nume

Di

quel carattere indeterminato del dio Vejove,

e

tempio del quale

a qual

popoli pri-

tempio

stesso dedicato

e

;

finalmente

una

notizia dell'antico annalista Lucio Calpurnio Pisene, conservataci

da Servio, secondo la quale l'Asilo era posto sotto la protezione del Dio Luooris

(^),

nome evidentemente

lucus, quasi ad indicare

il

foggiato sulla

parola

dio del bosco, come da silva

si

fece

Silvanus, dio della selva.

Concluderò, infine, che la frase inler duos lucos può benis-

come ha già notato

simo, ai

lo

Jordan

(^),

alludere a due boschetti

due

lati

dell'Asilo; ed agli esempi che

(1)

Non

fa meraviglia che

tardi chiamato

Vejove, essendo,

und Kultus, pag. 190

l'

Jordan adduce

lo

di

ignoto dio dell'antico lucus sia stato più

come ha dimostrato

il

Wissowa {Religion

uno dei caratteri peculiari

di questa divinità, &e\V espiazione. Se pure questo carattere non gli sia derivato appunto dalla sua relazione con l'Asilo. In tal mi si permetta l'esprescaso il nome Vejovis si potrebbe spiegare come e seg.)

precisamente quello della protezione

sione



e



un ripiego del popolo, che ha voluto

attribuire

il

nome

del

mas-

simo tra gli Dei, a quel dio, del quale veramente ignorava il nome. u (2) L. Calpurnii Pisonis, fragment. IV: quem iocMm (Asylum) deus Lucoris, sicut Pisa ait, curare dicitur u in Peter, Historicorum Rom, fragment., pag. 77-78, oppure Serv., ad Aeneid., (3)

Jordan, Topograph.,

I,

2,

pag. 115. (213)

II,

760.

30

/ boschi sacri

due boschi di

deW antica Roma può aggiungere quello della casa

ai lati di edifici, si

M. Manlio,

della quale Cicerone afferma che vedevasi attor-

niata da due boschetti:

«

duobus lucis convestitam videtis

»

(')•

Luci del Campo Marzio {% Lueus Bellonae.



Tre

Roma

sorgessero in

templi pare

dedicati a questa divinità antichissima, che fu più tardi identi-

con

ficata

la

Dea Lunare,

nell'Asia Minore, aveva e

fu introdotto in

il

Roma

culto

il

molto

della quale,

diffuso

suo centro principale nella Cappadocia,

dopo

Mitridate.

contro

le guerre

Ed

appunto verso quest'epoca, quando era già avvenuta tale identificazione, fu innalzato il

l'ultimo dei tre accennati

pulvinare del Circo Flaminio, donde

dato a Bellona

nelle

iscrizioni

nome

il

templi presso di Pulvinensis

appartenenti a questo

per la precisa posizione topografica del quale rimando alla

tempio,

Forma

Urbis del eh. prof. Lanciani, tav. XXI. Attiguo al tempio di Bellona Pulvinensis era un Incus cordato nella iscrizione arguire che non solo nalzati in epoca il

i

2232

del voi. VI,

C. I. Z.,

santuari più antichi,

relativamente

ma

bario

recentemente

appartenente ad un

(')

Cic.

scoperto tra

si

recente erano forniti del lucus,



Da un

lucus.

titoletto di

colom-

Salaria e la Pinciana,

la via

Epigono Volusiano

il

«

operi(s)

exactori

cum prima

luce furtim in

Campum

si

debba leggere inter vicos. (214)

«

Me-

itineribus prope deviis cutMilo n potrebbe dedursi l'esi-

rebat: assequitur inter lucos hominem stenza di parecchi boschi sacri nel Campo Marzio. inter lucos

ab

prò domo, 101.

C) Dal seguente passo di Cicerone [Epist. ad Atticum, IV, 3): tellus

può

anche quelli in-

che fa supporre che non vi fosse tempio senza

Lucus Feroniae in Campo.

donde

ri-

Ma

pare che invece di

Cfr. Jordan, loc. cit.

I luco Feroniae

»

si

Roma

boschi sacri delV antica

ricava

81

un bosco sacro

l'esistenza di

finora

sconosciuto.

Come ha pubblicato r

già notato

il

non

iscrizione,

deve pensare al famoso Incus Fe-

Roma

roniae dei Capenati, troppo distante da che fosse

che per primo ha

eh. prof. Gatti (*) si

ma

;

annesso al sacellum Feroniae in Campo.,

la festa per

giorno 14 novembre

il



(^).

Parlando delle selve primitive che coprivano

sette colli ho jgià ricordato questi

mologia, riferita

due vici dell'Aventino,

da Varrone, che ne fa derivare

selva di lauri in quel luogo esistente e poi si

sono ricordati precisa

il

ubicazione

sterà dire che al pendio,

il

rimando

ai

Topograph.,

recisa.

Questi

due

majus stava

il

Loretum minus. Per

libri di II,

la

topografia romana,

pag. 236 in nota. Ba-

sull'altopiano del

colle

;

minus

il

e forse estendevasi fino alla sottoposta valle (*).

Cfr. Gatti G. in Notizie degli

comun., 1905, pag. 180. (2)

e l'eti-

nome da una

il

comprende appunto l'Aventino,

Loreium majus ed

specialmente al Gilbert,

(•)

i

trovano anche registrati nell'elenco della celebre base Ca-

pitolina, dove alla reg. XIII, che

loro

ne segna

(^).

Luci dell'Aventino

Loreta.

la

sacello

che

cui esistenza è provata dall'Emerologio Arvalico,

vici

ad un Incus

Cfr. G. I.L., VI,

2295

scavi

1905, pag.

= 32482 = C.L {

L.,

15, Bull. arch.

l\ pag.

335).

Brocchi a pag. 40, e perfino qualche scrittore moderno fanno parola di un lucus Dianae, annesso al celebre tempio della Dea sull'Aventino. E veramente la grande rassomiglianza di questo (3)

Gli antichi topografi,

il

tèmpio con quello di Diana Nemorense, di cui anzi può considerarsi come una filiale, indurrebbe a credere che anche presso il tempio dell'Aventino esistesse

un

lucus.

Ma non

se

ne trova nessuna menzione negli scrittori

ne hanno ricordi epigrafici. come (*) Gli appellativi majus e minus si djvono probabilmente ad un frazionamento della strada per ediper la Subura major e minor fici che ne abbiano interrotta la continuità. classici, e

neppure

se





(215)

I

.32

Non

ostante

la

taglio della selva,

devono

in quel

riferendo questo

boschi sacri delV antica

.io

notizia

Varrone circa

di

grammatico che dal Loretum

ai

sacra

traevano

si

i

rami

Se poi questi alberi riuscirono a

{^).

di

tempi

biamo credere siano

Augusto,

a maggior ragione dob-

stati rispettati nei secoli posteriori,

divenne l'albero prediletto della famiglia Giulia,

l'alloi-o

il

ritengo che, almeno sino ai tempi di Servio,

Inogo essersi mantenuti parecchi alberi di alloro,

di lauro necessari ai

conservarsi fino

riportata

già

Roma

per imitazione, anche dei successivi imperatori

quando

e poscia,

{^).

Luci del Trastevere.

Lucus Furinae.



La dea Purina appartiene

delle più vetuste divinità romane,

passo di Varrone che menziona

ad

il

come

Del lucus Furinae

si

numero

al

può ricavare da un

flamine della dea Furina insieme

altri flamini antichissimi, quali il

lis {^).

si

Palatualis ed

il

hanno diverse notizie

Vulturna-

(*),

ma

due

sole possono giovare per fissarne la posizione topografica; e cioè

un luogo dano

di Plutarco, ed

un luogo del

libro de vir

ili,,

che ricor-

bosco a proposito della morte di Caio Gracco. Fuggendo

il

egli dai suoi avversari

che,

dopo aver occupato

l'Aventino, lo

inseguivano, cercò di riparare nel Trastevere, traversando Sublicio

;

del quale intanto

i

il

ponte

pochi rimasti fedeli al tribuno ten-

tarono impedire l'accesso ai partigiani del console

a che, sopraffatti dal numero, caddero uccisi

.

Opimio,

Fu, perciò,

fino

il tri-

(M Servius, ad Aeneid., YIII, 276. Per la parte che aveva l'alloro nei sacra, e per la predilezione che per quest'albero aveva la famiglia Giulia ed in seguito gli altri impera(2)

tori, cfr.

(3) (•*)

I,

Botticher,

Der Baumkultus,

Varrò, LI, Y, 15, 84; VII,

pag. 382 e seg. 3, 45.

Varrò, l L, VI, 19; Cic, Nat. Deor., HI, 16; Appian., Bel. civ., Quaest. rom., 51; Mart. Gap., II, 164.

26, Fiutar.,

(216)

Roma

/ boschi sacri ddV antica

bimo raggiunto nel lucus Farinae, ed racconto stevere;

deduce: 1° che

si

quindi

ivi trucidato (').

Da

questo

lucus Furinae era situato nel Tra-

il

2° che dovea trovarsi a non molta distanza dal ponte

Sublicio, e

del ponte

33

ciò perchè



stante lo scarso

— assai breve dovette che

le distanza

numero

dei

difensori

essere la loro resistenza, e. breve

correva dal ponte stesso

dove

al bosco,

Caio Gracco fu raggiunto. Perciò

lucus

il

deve quasi con certezza collo-

si

Furinae,

ospedale di

care dietro l'odierno

Gallicano; la quale

s.

ubica-

zione è ammessa, benché dubitativamente, anche dal eh. professore Lanciani

(^).

Nel lucus

si

celebravano feste

trovano segnate nei

Furrinalia

o

in

.

calendari

onore della Dea, che

si

nome

di

al giorno 25. luglio

Furrinales ferine

(^).

Ma

col

presto devono esser ca-

dute in disuso, affermando Varrone che già ai suoi tempi pochi

ne conoscevano

il

nome

(*).



Lucus Albionarum. Feste, dal quale

(')

Fiutar.,

e.

si

È

ricordato soltanto in un' passo di

ricava che era situato nel Trastevere:

Oracch., 17; Auct. Z)e vir.

Forma

Urbis, tav.

(2)

Cfr. Lanciani,

(3)

Cai. Allif. Princ. Majf. Cfr.

ili.,

«

Al-

65.

XXVIII.

Mommsen,

C. I. L., I,

Festus ap, Paul. Ciac, pag. 88, ed. Muller; Mart. Gap., Topograph., II, 123, paragona, ma senza recare prove,

II,

le

pag. 298 e seg., 164. Il Gilbert,

Furrinalia

alle

considera cioè come una festa speciale a qualche pagus, prima indipendente, e poi assorbita nella unità di Koma. () Soltanto a cagione della rassomiglianza dei nomi, Cicerone (De

Neptunalia

nat.

e

Fontinalia;

Deorum,

III,

46),

le

identifica la

Furina con

le

Furie della mitologia

greca. Si sono pure riferite alla dea Purina due iscrizioni dedicate al Genio

Forinarum

(C.

I.

L., VI,

422

Kultus, pag. 193) ed anche

il

e

10200).

Mommsen

Ma (loc.

il

Wissowa {Religion uni

cit.),

credono che

le

Forine

non debbano confondersi con la Furina, dalle quali le distingue e la forma del nome, ed il numero plurale. Potrebbe però darsi che le Forine siano una tarda trasformazione della dea Furina, tanto più che dell'iscrizione

luogo doVe le due iscrizioni furono trovate, cioè nelle adiacenze della chiesa dei ss. Quaranta in Trastevere, non è molto distante da s. Gallicano' il

sito

approssimativo del lucus Furinae. (217)

34 -

--

-'

-

1

Mona ager

Roma

deWantica

I. boschi sacri ^

— — ----

I-

I

ir

I

r

I

Tiberim dicitur a luco Albionarum, quo luco

trans

bos alba sacrificabatur

{^).

Luci extramuranei.

Con questo nome voglio indicare quei sendo dentro Koma, vi gare perchè situati o delle

mura urbane,

dono perciò

o a

immediatamente

luci che, pur non es-

qualche modo ricolle-

possono però in

si

di

qualche porta

non grande distanza dalla

città. Si esclu-

dalla trattazione

fuori

boschi

i

sacri

appartenenti pro-

priamente alla campagna romana.



Lucus Deae Biae. il

registrarne

solo

È

mi

così noto che

se a dirne' qual cosa

nome,

sarei limitato a

non mi avesse in-

dotto la considerazione che in uno studio intorno ai boschi saeri di

Roma

non deve mancare

possediamo abbondanti

il

tra essi, del quale

celebre

più

e sicure notizie

che servono a dare un'idea

molto chiara delle leggi che regolavano non solo

ma

anche

tutti gli altri.

E

ciò per la

questo lucus

importantissima scoperta

degli Atti dei Fratelli Arvali, collegio sacerdotale

simo origine, che appunto nel lucus Deae Diae

si

di

antichis-

radunava per

compiervi solenni cerimonie religiose.

Ad

ogni modo, per non ripetere cose notissime, basterà

cordare che

il

lucus era situato

mità del quinto tezza,

nale

naiglio

sulla

da Roma.

Ciò

via si

in prossi-

ricava, con

ogni cer-

dalle tavole arvaliche (oggi conservate nel delle

in luco

quali

si

legge

«

:

Museo Nazio-

fratres

Arval{es)

Deae Diae via Campana apud lap{idem) quintum con-

v{eneruni)

(1)

Terme),

nelle

ri-

Campana

C. I. Z.,

(cfr.

Festus,

l.

l,

pag.

VI, 2107,

4,

ed.

Muller.

trove.

(218)

3

e

10).



si

trova menzionata

lin.

al-

I

E

Róma

boschi sacri delVantica

35

preeisamente sulla via Campana, oltrepassato di poco

il

quinto miglio, nella vigna posseduta ora dai sigg. Chiovenda, già Ceccarelli, fin dal secolo

XVI

tornarono in luce le basi delle statue

dedicate agli imperatori nella loro qualità di fratelli Arvali, e parecchi frammenti degli atti incisi in

marmo. Nel medesimo

sito,

essendosi negli anni 1867-69 praticati scavi a cura dell'Istituto di Corrispondenza Archeologica, furono rinvenuti

numerosi

altri

v-

frammenti degli

atti

é riconosciuti gli avanzi degli

medesimi;

antichi arvalici edifìzt.

bosco trovavasi nella sommità

Il

della

come può

collina,

dedursi dagli stessi atti arvalici, nei quali è detto più volte che i

sacerdoti

lucum Deae Diae summoto ascenderunt

«

VI, 2075, 2076, 2078,

avvennero

le

Come

ecc.).

Ed appunto

(cfr.

C. I. Z.,

sull'alto della collina

maggiori scoperte.

tutti

boschi sacri,

i

il

bosco degli Arvali era rigoro-

samente inviolabile: non se ne potevano abbattere

gli alberi e

neanche raccogliere quei rami che fossero caduti per cause naturali.

E

Anzi era vietato di portare nel bosco sacro arnesi

quando

rendeva necessario o per incidere

per restaurare

moree,

prima

ciò si

e

dopo

Il luous,

il

edifìci,

o

per altre

di ferro.

le tavole

mar-

cagioni, si doveva

lavoro offrire un sacrificio espiatorio.

benché negli ultimi tempi avesse perduto un poco quale anno

della primitiva importanza, durò fino al 382, nel .

i

Cristiani, in forza della costituzione di Graziano che interdiceva il

culto pagano,

però gli arvalici posteriore

E

ne poterono edifizi,

eh. prof.

prof. E,

(')

gli

alberi,

rispettando

deve credersi molto

(^).

non aggiungo

opere del Marini e del

abbàttere

la rovina dei quali

De

Cfr.

Gr.

altro,

ma

dell'

Henzen,

G-atti,

inserito

piuttosto

rimando

alle

ed all'ampio articolo nel

Dizionario

celebri

Arvales

Epigrafico

del

Ruggiero, nel quale sono in bell'ordine compendiate

De

Rossi G. B.,

Roma

sotterranea

(210)

cristiana, III,

pag. 693.

36

/

,

tutte le notizie che

boschi sacri dell'antica

si

riferiscoilo

legio dei Fratelli Avvali

al

Roma

/

lucus, agli atti ed al col-

('),

Osserverò soltanto che l'alta antichità del lucus Deae Diae, e

grande importanza sacrale che esso ebbe, dimostrano ancora

la

ima volta quanto debba

come

i

ritenersi antico

il

boschi sacri siano stati veramente

i

culto degli alberi

e

luoghi primitivi delle

religiose adunanze.

Egeriae, come

il

Si confonde

confondono

A

« suhstitit

due ninfei o

i

ninfeo delle Camene, da quelli

il

i

famosi versi

Giovenale

di

benché notissimi:

riporto,

ad veteres arcus madidamque Capenam Numa constituebat amicae

«

hic ubi nocturnae

u

nunc sacri fontis nemus

li

ed

situati a breve distanza, bisogna distin-

ciò inducono, senz'altro,

HI, 10), che

generalmente col lucus

due sorgènti

le

luous, la sorgente ed

di Egeria.

{Sai.y

si

Ma, quantunque

spechi.

guere



Camenarum.

Lufius

Judaeis

delubra locantur

et

»

ed appresso soggiunge: u

in vallem

« dissiìniles

Egeriae descehdimus veri ...»

Se dunque dal lucus Egeria

si

uno dopo

Le scoperte avvenute

Il

di

si

un antico

(')

in vari

ricava dalle parole

ninfeo delle

pena nel

speluncas

per venire alla valle

discende {descenclimus), ragion vuole che

fossero diversi e situati

zione che

Camenarum

et

Camene

1558;

Marini, Atti e

di

due luoghi

l'altro.

tempi confermano questa distindi

G-io venale.

fu infatti riconosciuto negli avanzi

edificio scoperto e Pirro

i

a pochi passi fuori della porta Ca-

Ligorio che lo vide, lo descrive, ne dà

Monumenti

dei

Acta fratrum Arvalium (1874); Gatti

Epigrafico di antichità romana di Ettore cazione), voi. I, pagg. 682-710. •

(220)

fratelli

Avvali (1795); Henzen, Dizionario

G., articolo Arvales, in

De Ruggiero

(in

corso di pubbli-

I boschi

delVantica

sacri.

Roma

37

la pianta e riporta le iserizioni che vi furon trovate, dalle quali

risulterebbe che

gistri et minisiris Foniis

Le

Ma

che, a parte le

un

esagerazioni

ritrovate nel 1700, perchè

fantasticherie del

e

Forse

certissimo.

fatto

le

acqua purissima

desimo

;

il

deve

Alberto Cassio nei suoi due volumi di

una sorgente

di

scoperta che sarebbe avvenuta nel me-

sito di quella descritta

dopo nello- stesso luogo

Ligorio,

acque del ninfeo furono

Corso delle Acque narra della scoperta e fresca

dubbia autenticità.

anche della scoperta del ninfeo,

vi è ragione per dubitare»

ritenersi

sul

(').

iscrizioni sono o tutte o in parte di

non

mà-

ninfeo venne costruito da un collegio di

il

da

Molto tepapo

Pirro Ligorio.

Parker ritrovò alcuni avanzi

di

camere

che forse appartenevano al ninfeo.

Del

resto a determinare l'ubicazione del sito delle

giova moltissimo dalla porta

il

Capena

sapere che si

il

Camene

secondo vico a sinistra uscendo

chiamava vicus Gamenarum. Ora, appimto

nel sito che dobbiamo

assegnare a questo vico, e cioè a breve

distanza dalla porta Capena, a sinistra, avvennero le su riferite scoperte.

In quei pressi, adunque,

deve collocare

il

ninfeo col suo

lucus, del quale parlano anche Livio e Plutarco,

riportando la

si

tradizione che sia stato dedicato alle pilio

(^).

Simmaco, ai suoi

Esso

è ricordato

quale anzi ne parla

.il

tempi

Nel già

Camene

dal re

Numa Pom-

pure da Vitruvio, da Frontino'

come

e

da

di cosa tuttora esistente

(^).

citato passo, Giovenale si

stato concesso in affitto agli ebrei,

i

lamenta che

il

lueus fosse

quali forse vi avranno eser-

citato l'industria di vendere l'acqua del ninfeo, ritenuta salutare

dal popolo.

(1)

Cfr.

il

Codice Torinese di Pirro Ligorio, 15, 65, 66, 68.

Liv.,

(3)

Vitruv., Vili, 3, 1;

I,

Numa Pomp., 18. Symm., Epist. 1, 21; Front., Aquaechict.,lY.

21; Pkitarch.,

(2)

(221)

/ boschi sacri delVantica Roma.

38



Lucus Egeriae. si

Era situato nella valila .Egeriae, che

stendeva da est ad ovest tra la falda

e la settentrionale

del colle

l'odierna villa Matteì, lungo la vìa delle

già detto

Fonseoa

Ancora

si

di

s.

Sisto e della

— come

ho

distinguere dal lucus e dal ninfeo delle

Camene

{}).

il

Egeria stava infatti nella parte inferiore della

Il ninfeo di

villa

Mole

dal-

ninfeo di Egeria si devono

Ferratella. Il lueus ed



meridionale del Celio

oggi chiamato Monte d'Oro,

e restò visibile fino alla distruzione di

questa villa.

possono vedere le acque, che appariscono oggi nell'orto

inferiore della villa Mattei, e precisamente nel ninfeo-bagno al-

l'angolo di via

Sebastiano e via

s.

pure, quindi, si deve collocare

notturni convegni di

Nel passo già

Numa

il

Mole

delle

di

s.

boschetto sacro, celebre per

riportato, Giovenale si lagna che alla grotta

un brutto

(^).

Noterò da ultimo che la grotta ed

Koma

i

con la ninfa Egeria.

naturale posta in mezzo al bosco, avessero sostituito ninfeo artificiale

Sisto. Ivi

sono una evidente

quelli non meno celebri

lucus

il

duplicazione, o meglio di Aricia,

donde

il

di Egeria di

imitazione

di

culto di Egeria è

emigrato in Eoma.

Lucus PeteUnv;s. a proposito del

erano da prima



giudizio i

È menzionato da contro

comizi radunati nel

avendo Manlio additato

il

Livio e da Plutarco

M. Manlio.

A

questo

Campo Marzio

Campidoglio, che dal

;

scopo

ma

si

poscia,

Campo Marzio

si

C) Anche Onofrio Panvinio nel regionario da lui compilato in base agli apocrifi regionari di S. Eufo e di P. Vittore e ad altre indicazioni, tratte, com'egli dice, dai classici scrittori, distingue il lucus Egeriae dal lucus

Gamenarum. Cfr. Onuphrii Panvinii, Descriptio urbis Romae tomo III, col. 350 E.

nel Thesaurus

del Grevio, (2)

A

di Vergilio,

Ma

proposito del lucus Egeriae di Eoma Aeneid., VII, 763, in cui si accenna

è evadente che Vergilio

meno

celebre di quello di

si

un passo leggenda di Virbio.

suole allegare

alla

vuol parlare del lucus Egeriae di Aricia, non

Eoma. (222)

I boschi

Roma

sacri dell antica

39

scorgeva, e da lui salvato nella precedente invasione gallica,

buni consolari, temendo che

popolo a tale ricordo

il

si

i tri-

commo-

vesse, giudicarono conveniente di trasportare la sede del giudizio

in luogo di dove

il

Campidoglio non fosse

come nuova sede

il

bosco Petelino

sito del

bosco dicendo che

nam

che

(^),

i

topografi

si

('),

visibile,

scegliendo

Tito Livio determina

trovava extra

accordano nel collocare presso

si

il

portam Flumenta-

Forum

il

Olitorium, e cioè tra l'odierno ponte Rotto e ponte Quattro Capi, presso a poco dove ora sta la via o vicolo del Ricovero.

Senza entrare nell'esame della leggenda, osservo che topografico di essa

non può mettersi in dubbio,

certa la esistenza di

im lucus Petelinus

e

il

fondo

rimane quindi

fuori della porta

Flu-

mentana.

È

— data

certamente strano, come fu già notato dal Becker la cagione dalla quale

mutare la sede dei comizi



che

i

tribuni consolari furono indotti a

li

abbiano poi trasferiti in un luogo

molto più vicino al Campidoglio che non fosse

Ma

(^),

il

Campo Marzio.

d'altra parte bisogna considerare che T. Livio avea presente

l'aspetto dei luoghi e la relativa posizione topografica tanto del

lucus e della porta Plumentana, quanto del Campidoglio, e non

poteva quindi cadere in contradizione con sé stesso.

Per

ciò

mi sembra

giusto conchiudere, che

il

lucus

abbia

realmente esistito fuori della porta Plumentana, forse allo svolto di qualche via, bile

:

se pure

donde la vista del Campidoglio non fosse possi-

come ha immaginato

il

Bunsen, tale vista non fosse

già senz'altro impedita dagli alberi del lucus (')

(^).

Livius, VI, 20; Fiutar., Gamill. 36.

Oramai quasi tutti i critici si accordano nel leggere Flumentanam, invece di Frumentariam, che si trova nelle antiche edizioni, ed in parec(2)

chi codici.

Becker, Tofograph., pag. 156. Nella edizione di Livio del Veissemborn (Lipsia, Teubner) invece di luGum Petelinum si legge locum Petelinum. Ma questa lezione non (3)

{^)

sembra giusta, perchè anche Plutarco parla di un bosco Petelino come seconda sede del giudizio. La lezione lucum Petelinum è ammessa anche dal (223)

40

/ boschi sacri dell'antica



Lucus Robiginis.

I Fasti Prenestini ne indicano

chiamata oggi

lucus che, secondo

il

dei limiti dell'antico

sito

il

via Clodia, corrispondente presso a poco

al quinto miglio della alla località

Roma

«

Sepoltura di Nerone

Wissowa ed

ager romanus

»

In questo

(').

Desjardins, rappresentava uno

il

(^),

25

il

aprile si solevano ce-

lebrare solenni feste chiamate appunto Robigalia^ nelle quali si

pregava la dea Kobigine

Una

delle biade.

bosco dove

campi

la ruggine

usciva da

e

recava al

ha forse un ricordo

Marco, che ha

il

e

da ogni altra

cotìa

un

si

cane



quello

cioè d' invocare

vengano preservate dalla

che le possa danneggiare

tica nello stesso giorno delle antiche Robigalia, cioè

La in

processione cristiana alla quale interveniva

Roma

Delle

(^).

nella processione cristiana di

medesimo scopo

sulle biade le celesti benedizioni, affinchè

ruggine

Roma,

sacrificava

flamen Quirinali^

il

si

Robigalia s.

di tener lontano dai

processione

il



il

e si pra-

25

aprile.

Papa seguiva

quasi lo stesso itinerario dell'antica processione pagana;

percorreva la stessa parte della città, usciva fuori le

medesima

mura

porta, ed attraversava lo stesso ponte Milvio

eh. prof. E. Pais, Storia di

semborn accetta

la lezione

Roma,

l, 2,

dalla

(*).

pag. 69. Del resto, siccome il Veisla variante di lucum in

fortam Flumentanam,

locum non fa sparire la suaccennata diificoltà topografica. Gli anticM topografi confondono erroneamente il lucus Poetelius dell'Esquilino col Petelinus, e per ovviare alla -difficoltà topografica

Flumentanam pograf. di (p. es. il

del testo Liviano, alcuni

Roma

Nardini,

(p.

es.

correggono Veostra portam Canina: Esposizione to-

il

antica, pagg. 211-12) in extra

portam Viminalem;

altri

Roma

Nomentanam, senza

antica, II, pag. 56, ediz. Nibby) in extra portam pensare che questa porta del recinto aureliano non

esisteva né ai tempi di Manlio né ai tempi di Livio. (i)

Cfr. Fasti Praenest. e Maff. in

C.

I.

L.

\,

pag. 392.

Wissowa, Die Religion und Kultus, pag. 162 e seg.; Desjardins Ernest, Essai surla topographie' du Latium, pag. 135. Ovid., Fast., IV, 905 Plin., Nat. hist., XVIII, (3) Cfr. Fasti suddetti (2)

Cfr.

;

;

285; Varrò, R. rust., I, 1,6: loc. cit. VI, 16. Il Wissowa, loc. cit., ha dimostrato che le Robigalia non si devono confondere col sacrum canarium, nella qual festa pure si sacrificava un cane, non lungi da una porta, detta perciò catularia. (*}

Cfr. Liber. Pontificalis,

vita

Leonis

pag. 35, nota. 17. (224)

,

III,

ed.

Duchesne,

tom.

II,

/ boschi

sacri dell'antica



'

Lucus

Semeles

Slimulae.

Roma

41

la

Si agita

questione

queste due divinità debbano identificarsi, o se per lo tiche fossero ritenute dai si

mostra incerto se Stimula

pure di

un

('),

lucus

il

che,

altro che valga a precisare

Ma

il

Desjardins

ai suoi

tempi,

Roma.

si

può ricavare dal già

scandalo

dello

l'anno 5t)8-186, lo dice situato presso



iden-

da un passo di Livio. Questi, che men-

bosco a proposito

il

almeno

esistesse in

posizione topografica di esso la

citato passo di Ovidio e

ziona

nome

meno

ogni modo, siccome Ovidio

dovesse chiamare di Semele op-

si

sembra evidente

solo bosco di questo

La

A

Romani.

se

il

baccanali del-

dei

Tevere, e non aggiunge

maggiormente cotesta indicazione



e con lui parecchi altri

(^).

fondandosi sui

seguenti versi di Ovidio {Fast. VI, 501): «

Nonium

Leucothae, nondum puer

illa

Palaemon

u-Vorticibus densis Tibrydis ora tenent "

collocano

Lucus eratn,

ecc.

bosco alla foce del Tevere, presso Ostia

il

ubicazione però è del tutto erronea

perchè

(^).

Questa

contraria a ciò che

Ovidio stesso poco dopo afferma, dicendo, a proposito dei baccanali,

che nel bosco

pinqua

ferii

limitrofo

f

1

.

propinquus

immediatamente vere.

Che

tiguità,

"si

«

»

clamor Aventini saxa pro-

di questi versi è chiaro al bosco.

Questo perciò

:

l'Aventino era

si

deve collocare

al di sotto del colle, sulla riva sinistra del

se poi il

ma

celebravano

Il senso

solamente a vicinanza,

anche sulla riva destra del fiume,

si

ma

potrebbe in luogo

situare

il

lucus

non troppo

stante dall'Aventino e quindi, sempre nelle

adiacenze

Grande, dalla parte ove ora sorge l'Ospizio

di S. Michele.

bert,

(')

Ovid., Fast., VI,

(=J

Liv,

XXXIX,

Te-

propinqua accennasse non ad una vera con-

503

di

di-

Ripa

Ma

e seg.

12.

C) Desjardins, Topographie du Latium, pagg. 221-222. Anche Topographie, pag. 451, nota 2, ha la stessa opinione. (225)

il

4

Gil-

I

42

la

prima

ipotesi

boschi sacri delV antica

sembra più consentanea

Roma della pa-

al significato

rola propinqua.

Riguardo, poi, ai versi citati dal Desjardins, essi non

vono prendere alla lettera,

e forse

delle acque del Tevere verso

In una iscrizione {C.

I.

si

mare.

il

L. VI, 9897)

non

luogo di abitazione; e di esso

de-

si

cammino

alludono soltanto al

il

lucus apparisce come

ha più cenno

si

eccettua uno scoliaste di Griovenale, che

però

altrove, se

non

aggiunge

nulla alle già riferite notizie (0-

Lucus Annae Perennae.

— Anna Perenna

sembra

fosse ve-

nerata in più di un luogo, e cioè sulle rive del fiume Numicio nelle vicinanze di Boville

e

(^),

Roma

finalmente a

(^),

dove sulla

via Flaminia ad un miglio dalla città era consacrato un bosco alla Dea,

come

deduce dal calendario Vaticano che segna

si

feste che ivi si solevano celebrare alle idi

questa località si devono certamente riferire e

numi

si

recavano

i

i

le

Ed

(^).

a

versi di Marziale

nemus Annae Perennae

Ovidio, che fanno menzione del

di

nel quale

marzo

di

(S),

Romani per augurarsi reciprocamente

i

favorevoli nel perpetuo avvicendarsi degli anni, onde la voce

annare, perennare per indicare appunto Ora, siccome dentro la piazza

Popolo,

ivi

pure

il

siffatti

auguri

primo miglio

del Popolo, o subito dopo l'odierna si

deve collocare

(^).

della via Flaminia

cade

porta

o

del

bosco.

il

() Cfr. Scholia ad Sai., I, II, 3, pag. 186, ed. Jahn, Berlino, 1851. Eufo collocò il bosco fuori porta Trigemina, che stava precisamente sotto l'Aventino presso il Tevere. Ma non si sa donde Pomponio Leto, com-

Il falso

pilatore dell'apocrifo itinerario, abbia tratto questa notizia. (^)

Cfr. Sii. Ital.,

Vili, 11-201.

e) Cfr. Ovid. Fast., Ili, 647. Vatic, in G. (*) Cfr. Kalend. (=)

I.

L.,

I,

pag. 322.

Cfr. Martial., IV, 64, 16; Ovid., Fast., Ili,

C) Sul carattere di queste feste

cfr.

pagg. 47-48. (226)

523

e

Vaccai, Feste di

seg.

Roma

antica,

/

boschi sacri dell'antica



Lucus Lavernae.

Stava

sulla'

chiaramente Acrone {aà Horat. Epod., quindi, alcuni, all'ara

di'

p.

il

es.

Laverna,

I,

Roma via Salaria,

secondo Varrone

Del lucus il

sito,

che

il

nome

di

Paolo III.

di Laverna, dalla quale

Laverniones

chiamato da Feste

celebravano

\e

bosco nel quale

il

Lucana

{^).

appunto

(').

Lucus permagnus inter viam Saliam è

163),

ladri vi nascondevano le loro prede, es-

i

sendo essi sotto la protezione

prendevano

{l.

L, V,

menziohe Varrone, senza però indicarne

fa pure

e riferisce

vicino

collocano

volta deve collocarsi

presso la porta Lavernale, la quale a sua sotto l'Aventino al bastione di

dice

come

16, 60). Erroneamente,

Brocchi, pag. 38, lo

situata,

43

Se veramente

il il

et

Tiberini.

delle

Così

giorno 19 luglio

si

bosco non era con-

sacrato a nessuna divinità speciale, è da supporre che le

venissero celebrate in onore



Lucana

selve in genere, o meglio di

quelle incognite divinità che gli antichi credevano presenti

nei

più segreti recessi delle boscaglie, quantunque non ne sapessero precisare

il

nome. Sebbene

nei Calendari,

non

si

le

hanno

Luearia vengano pure

registrate

altre notizie di questo lucus

(^).

Luci d'ignota o mal sicura ubicazione. Lacus Helerni.



È

ricordato soltanto da Ovidio nei due

passi seguenti: «

Adiacet antiquus Tiberino lucus Helerni

«

Pontifices illuc

«

Tunc quoque vicini lucus celehratur Helerni Qua petit aequoreas advena Tybris aquas

nunc quoque sacra ferunt (Fast. IV, 105).

"

(*)

(Fast. II, 67)..

Festus ap. Paul. Diac, pag. 117, ed. Miiller. f) Festus ap. Paul. Diac, pag. 119, ed. Miiller.

('J

("J Cfr. Moniinsen, Comment. Diurni in C. I. L., I, pag. 397; Wissowa, Religion und Kultus, pag. 250. (*) Questa lezione è ormai quasi da tutti ammessa, quantunque in

(227)

7

l'I

La maggior

l/osnhl sacri

parte dei topografi, fondandosi sul verso

petit aequoì''eas, ecc.

E

Ma è

sembra

tale

da

collocano

» ,

infatti

Ed

il ,

:

come a prima

vedrà che cotesta ubicazione non

vista sembrerebbe.

non indichi proprio

ma

del fiume nel mare,

il

semplicemente

che perciò la perifrasi usata

e

stesso;

precisamente alla del Tevere.

E

si

foce,

qua

bosco alla foce del Tevere.

anzitutto è possibile, ed anzi molto probabile, che

citato verso di Ovidio

«

senso più ovvio delle parole del poeta.

il

ciò che son per dire si

così certa

Roma

deWantica

ma

ad im

sito

il

il

già

gettarsi delle acque

loro -avviarsi al

mare

accenni non

da Ovidio

nelle vicinanze

qualunque

noti che l'essere nel bosco celebrate due feste

dentro l'anno rende poco probabile l'ipotesi che esso fosse situato

molto distante da Eoma, ed al contrario induce a col-

in luogo

locarlo nei pressi della città

Ma

vi

(^).

ha un altro motivo che mi

fa dubitare della ubica-

zione del lucus Helerni alla foce del Tevere

;

ed

è il seguente.

Gli antichi topografi Alessandro Donato, Bartolomeo Marliani ed il

Panvinio, parlando dell'Aventino dicono che Komolo non per-

mise che fosse abitato, perchè

Remo, usque ad Hilernam

fratello

sacro

volle

lo

;

ed

il

alla

Donato

memoria

cita

del

come prova

parecchi manoscritti si legga asyli od averni invece di ffelerni. Si noti elle invece di Helerni si trova usata anche la forma Hilerni ed Eterni. (')

Anche

il

Merkel {ad Ovid. Fast. pag. cxlix) non prende alla letvogliano indicare non la foce del

tera le parole di Ovidio, e crede che

Tevere,

ma

il

luogo dove

il

fiume esce dalla

città.

Per certe ragioni

di ca-

luogo di ripetere, e che del resto non mi semhrano molto esaurienti, vorrebbe collocare il lucus presso la regione rattere mitologico, che qui

il il

sito. Il

è

Desjardins (7'opographie du Latium, pag. 222) si bosco era situato verso il Tevere, senza precisarne Brocchi, finalmente, partendo dal concetto che nei versi di Ovidio

Anche

contenta di dire che

transtiberina.

il

non

{Fast., IV, 105), alla parola

Tiberino

si

debba sottintendere

{Noct. Alt., VII,

7,

4)

per collocarvi un lucus

guenza anche

il

luc'j,s

luco, e con-

Campo Marzio che, secondo Gelilo si chiamava pure Campo Tiberino, è piìi adattata Tiberinus; nel Campo Marzio colloca per conse-

siderando che nessuna regione meglio del

Helerni che

al

Tiberino era attiguo.

(228)

I

Roma

boschi sacri ielVantica

della sua affermazione il libro secondo di

tazione invero un po' curiosa, quando tore

non esistono che frammenti

Peter non ne esiste alcuno che fatto cui alludono

YEilerna

Ad anche

Fabio Pittore

Ci-

(').

pensi che di Fabio Pit-

e che

tra quelli

dal

raccolti

accenni neppur lontanamente al

tre suddetti topografi, i quali

i

col lucus

si

45

identificano

Helerni di Ovidio.

ogni modo, qualunque sia la fonte di questa notizia, o se

si

come una

volesse prendere

delle tante

invenzioni degli

archeologi del Rinascimento, è molto probabile l'autenticità del

nonje topografico, che dalla siffatte

notizia si ricava, .giacché per lo più

invenzioni erano appoggiate a qualche dato certo e reale.

Concludendo, non voglio affermare che

l'or ora riferita

l'accettare per

notizia possa per lo il

ammessa. Quindi

meno

lucus Eelerni fosse

il

situato sulle rive del Tevere presso l'A ventino

ma sembrami

;

farci

lucus Helerni l'ubicazione

mi

è che

è

parso

andar cauti nel-

più

prudente

che

comunemente

di porre

il

bosco

tra quelli d'incerto sito.

Ancora in onore

ai

della

tempi di Ovidio dea Carna

1° febbraio di ogni anno



Lucus Pisonis. II,

3) con

queste

celebravano nel lucus le feste

1° giugno,

e feste

a

Lo ricorda Cicerone {ad Quinci, :

est »,

«

domus Ubi ad

Le parole

di Cicerone

breve distanza

(')

Cfr.

le

»,

il

donde

non

si

:

«

può ricavare nessuna altrove.

tuam in Carinis mundi habitatores

che nella medesima lettera

già citate,

Donati Alesancl.,

fratr.,

lucum Pisonis

indicazione topografica. Questo lucus non è ricordato

Lamiae conduxerunt

Giunone

(^).

parole

Liciniana conducta

il

si

si

riferiscono

De urbe Roma,

lib. I,

seguono a

evidentemente

ad

cap. IV, iu Graevii,

Thesaur., Ili, pag. 559; Marliani Barth., Urbis Romae t.opographia, lib. IV, cap. II, in Graevii, Thesaur., Ili, pag. 194; Panvinii Onnphr., Descriptio Urbis Romae, in Graevii, Thesaur., Ili, pag.- 345. (-)

nota.

Sul carattere di queste feste cfr. Gilbert, Topograph., pag. 19, in il Gilbert crede incerto il sito del lucus.

Anche

(229)

/

46

un'altra casa diversa dalla in base ad esse collocare,

sonis nelle Carine

Roma

boschi sacri deWantica

domus Liciniana, come alcuni hanno

e

non

si

può quindi

fatto, il

lucus Pi-

(^).

Lucus Deae Satrianae.

—È

unicamente ricordato nella

guente brevissima iscrizione: Lucus Sacer Deae Satrianae {C. VI,

114).

ma

stessa;

ditam.

Mommsen

Il

al

a torto,

voi. VI, n.

dubitò

dell' autenticità

come ha dichiarato 30695. Anche

il

sacra

loca

(^).

i

Al qual proposito,

L.

dell' iscrizione

nelle ad-

eh. Hiìlsen

Marquardt

ed anzi se ne giova per dimostrare che

come

il

se-

I.

la credie genuina,

luci erano considerati però,

non so quanto

sacer dell'iscrizione, giacché sembra che questo

possa valere

il

vocabolo sia

ivi

adoperato in senso generico, onde

forse

non se

ne può dedurre una conclusione di carattere giuridico.

Con questo bosco ho terminato dell'antica epigrafico

possono

Roma,

(^).

Ora ecco

trarre,

la

le conclusioni

in ordine alla

modo

dei luci

che dal presente studio

romana topografia

Risulta che dei seguenti boschi sacri zione in

enumerazione

dei quali è rimasto qualche ricordo storico od

esatto,

o per lo

si

si

:

può

fissare l'ubica-

meno molto approssimativo

del lucus Facutalis, presso la odierna basilica di

s.

:

Pietro

in Vincoli;

(1)

Anche il Richter, Topograph., pag. 324, nota domus Liciniana.

2,

chiama ignoto

il

sito della (*)

(in

Marquardt, Le eulte chez les Romanes, II, pag. 181 e seg. des antiquités romaines del Mommsen e Marquardt). In Eoma, oltre i boschetti sacri, vi erano molti giardini, alcuni Cfr.

Manuel (3)

dei quali

carattere

estesissimi.

Siccome però questi non avevano, come

sacro, sono estranei all'argomento

del

presente

i

lavoro.

luci,

un

Si pos-

sono consultare in proposito i vari manuali di topografia romana la Forma Urbis del eh. prof. Lancianì; ì\ Nomenclator del eh. prof. Hiilsen; e per ;

giardini dell'Esquilino un dotto articolo dello stesso prof. Lanciani (in Bullett. archeol. com. 1874, pag. 53 e seg.), dove si discorre del modo se" guìto dai Romani per piantare i giardini, senza violare le sepolture pree-

i

sistenti.

(230)

I del lucus

dove ora

si

bocchi sacrì dell'antica

Roma

Larum Querquetulamm,

vedono

47

attiguo al

gli avanzi delle terme di Tito

del lucus Esquilinus, nella parte del colle

precedente,

:

dove

omonimo,

ora passa la via delle Sette Sale;

del lucus Poetelius, sull'altura dove ora sorge la basilica di s.

Maria Maggiore.

Urbana

del lucus Mephilis, dove ora comincia la via

del lucus Junonis Lucinae^ dove ora

dirama

Lanza

la via G.

del lucus stali ed

il

;

Cavour

via

si

;

Vestae, nel Poro

Palatino

dalla

Romano,

Ve-

tra la casa delle

;

del lucus Strenuae, nell'altura che guarda le terme di Tito,

non lungi dall'anfiteatro Flavio; del lucus Asyli, nella piazza del Campidoglio del lucus Bellonae, tra

ed

il

il

il

palazzo Caetani,

;

palazzo Mattei,

palazzo Moroni o Guglielmi; forse nell'odierna piazza Pa-

ganica

;

dei Loreta^ nel versante dell'Aventino che guarda la piazza dei Cerchi

;

del lucus Furinae, dietro l'ospedale di del lucus

dove ora

si

Deae Diae,

s.

Gallicano

al quinto miglio della via

trova la vigna Chiovenda, già Ceccarelli

del lucus

Camenarum,

;

Campana,

;

a breve distanza uscendo dalla porta

Capena; del lucus Egeriae, nell' orto

all'angolo di via

s.

del lucus Robiginis, e

Sepoltura di Nerone del lucus

il

presso

della villa

inferiore

Sebastiano e Mole di

s.

Sisto

;

luogo volgarmente chiamato

»;

Semeles, presso

il

Tevere,

sotto l'Aventino

pure sulla riva opposta dove sorge l'ospizio di del lucus

Mattei,

Annae Perennae,

o nella

s.

Michele

piazza

;

op-

;

del Popolo, o

subito fuori la porta omonima.

Dei seguenti poi

si

conosce soltaato (231)

la

regione, se intra-

/

48

miiranei;

però

il

boschi sacri delVantica

Roma

la via presso la quale stavano, se extramiiranei';

non

sito precisp:

Lucus Lihitinae^ nell'Esquilino; Lucu^ Feroniae, nel Campo Marzio

;

"

Lucus Albionarum,^ nel Trastevere; Lucus Peielinus,

fuori la porta

Flumentana

la quale stava

presso l'odierno ponte Rotto;

Lucus Lavernae, Lucus, nel quale laria ed

il

sulla via Salaria; si

celebravano le Lucana, tra la via Sa-

Tevere.

Resta ancora ignota la precisa ubicazione del lucus Helerni, del lucus Pisonis, e del lucus

quali sappiamo soltanto che

Deae Satrianae;

era

situato verso

dei due ultimi conosciamo appena'

(232)

il

nome.

il

del

primo dei

fiume Tevere,

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