Il Rosso e il Nero Settimanale di Strategia
APPUNTAMENTO ALL’INFERNO
9 luglio 2009
Psicofilosofia del test dei minimi
La Grecia classica non ha il paradiso e l’inferno per i mortali. Giusti e malvagi si ritrovano nell’Ade e se la passano tutti male, ma senza pene atroci. I supplizi sono riservati ai semidei, Prometeo, Sisifo, Tantalo. I semidei puniti sono la metafora del superuomo, dell’uomo che non sa stare al suo posto, si abbandona alla hybris e vuole essere come gli dei. Sisifo, per punizione, porta con enorme fatica un masso pesante in cima alla montagna, ma il masso rotola subito a valle. L’ordine delle cose è ristabilito e Sisifo deve ricominciare daccapo la sua fatica, per l’eternità. L’inferno classico è infatti eterno e la pena da scontare è sempre la stessa. Il carattere ossessivo della punizione è perfettamente visibile anche in Dante.
Il mito di Sisifo
L’inferno moderno è quello sadiano. Il libertino è costretto a infliggere pene sempre più pesanti alle sue vittime. La pena cresce perché la soddisfazione marginale del libertino decresce. Questa, in fondo, è la sua punizione. L’inferno postmoderno è fatto invece di assenza e di vuoto. E’ la condizione per cui si può fare tutti quanti (non più solo i libertini, quindi) quello che si vuole proprio quando ci si accorge che, dopo avere decostruito l’ordine del mondo, non si sa più quello che si vuole. Chi legge il recupero delle borse di marzo-giugno come un bear market rally vede nella discesa in corso l’inizio del rotolare del masso di Sisifo verso valle. “Come prepararsi al retest dei minimi”, così titola la sua nota del 6 giugno David Rosenberg. Si intuisce che il rally è stato per lui una violazione
dell’ordine naturale delle cose. La hybris di chi si è illuso e ha rincorso il rialzo verrà punita severamente. Meglio sarebbe stato non fare nulla, ma gli uomini non sono bestie e sono capaci di farsi male da soli. Il test dei minimi è una figura importante dell’analisi tecnica e della finanza comportamentale. Come il male, il minimo esercita un fascino cui costa fatica resistere. Questo fascino non si esercita solo sui malvagi, metafora dei ribassisti, o sui deboli. C’è infatti anche una parte di buoni e forti che, ogniqualvolta ci si avvicina ai minimi, ritiene che, arrivati a un certo punto, sia meglio andarli a toccare e magari il prima possibile. Toccare il fondo, per loro, sarà il momento della purificazione che permetterà di rinascere a nuova vita. Si tratta di un archetipo dell’apocalittica gnostica. Accelerare la venuta del bene praticando e predicando il male (avvicinare il nuovo rally andando short man mano ci si avvicina ai minimi) è una perversione del pensiero che attraversa, come ha notato Vogelin, tutto il mondo postclassico fino ai giorni nostri, dai Nicolaiti dell’Asia Minore del primo secolo ai terroristi postmoderni. Dietro la visione di Rosenberg, in ogni caso, non c’è solo una considerazione sul posizionamento ipercomprato di un mercato rimasto spiazzato da dati macro di giugno più deboli, anche se di poco, rispetto a quelli di maggio. Rosenberg contesta infatti alla radice il paradigma dei germogli e li declassa a puro rumore, a rimbalzo del gatto morto all’interno di un paradigma depressivo dominato da circoli viziosi. Rosenberg è piuttosto isolato, ma più diffuso e pericoloso è un sottile revisionismo ellista che sta corrodendo quello che resta del paradigma dei germogli. “Dov’è la V? Finora si vede solo una L” , titola Andrew Tilton di Goldman Sachs il 2 giugno. Come dire che il re della ripresa che tutti stanno riverendo è al momento nudo come un verme. A differenza di Roubini, che vede una L che tende ancora verso il basso Persefone controlla Sisifo. Anfora fino a fine anno, Tilton vede comunque attica. 530 a.C. Staatliche Antikensammlungen. Monaco una L leggermente inclinata verso l’alto nel terzo e forse anche nel quarto trimestre. Inclinata verso l’alto, a scanso di equivoci, significa segno positivo, testa fuori dall’acqua anche se l’acqua resta alla gola. Altri, come Kasman di JP Morgan, continuano a puntare su una ripresa più vivace. Volendo, in questo momento tutti hanno ragione, perché il mondo viaggia a tre velocità. L’Asia è in forte recupero e la sua produzione industriale cresce in alcuni paesi del 30-40 per cento annualizzato. Nel gioco delle percentuali, si sa, il 30 all’insù compensa solo in parte il precedente 30 all’ingiù, ma non è nemmeno disprezzabile. L’America, come abbiamo visto, passerà presto a un modesto segno positivo mentre l’Europa manterrà il segno negativo fino a fine anno e forse anche oltre.
I critici dei germogli, se mai concedono la possibilità di qualche elemento di ripresa, ne sottolinenano il carattere artificiale e non sostenibile. La politica monetaria, dicono, ha raggiunto il massimo delle sue potenzialità e l’ampliamento ulteriore della base monetaria crea gravi rischi per l’impossibilità di farlo accettare ai bond vigilantes. Non parliamo poi delle politiche fiscali. Dopo avere ipotecato i conti pubblici del prossimo decennio bisognerà presto pensare a stringere, altro che allargare. Gli incentivi alla rottamazione, dal canto loro, esauriscono i loro effetti nei primi mesi e quindi abbiamo già visto il meglio. Il resto, infine, è puro ciclo delle scorte, uno o al massimo due trimestri e poi finisce anche questo. L’analisi impietosa dei critici è fondata nel momento in cui ridimensiona le attese messianiche di una vera grande ripresa classica. Non c’è effettivamente all’orizzonte nessun cavaliere montato su un bianco destriero. Non i consumi, non gli investimenti, non le esportazioni e non più la spesa pubblica. Detto questo, la protezione civile e il pronto soccorso continueranno a funzionare. Partiamo dalla spesa pubblica. Con una certa schizofrenia si continua a parlare di exit strategy dai grandi disavanzi ma si parla ormai apertamente anche di una nuova ondata di pacchetti fiscali espansivi per sostenere la domanda anche nel 2010. I due discorsi non sono necessariamente in contraddizione. I pacchetti fiscali di seconda generazione saranno piccoli, molto mirati e accompagnati dalle prime linee guida per una strategia di rientro di medio termine.
Tiziano. Sisifo. 1549. Museo del Prado. Madrid
Quanto alle politiche monetarie, non è vero che non si può fare più niente. Al momento tutte le grandi banche centrali sono assolutamente immobili. Trattengono il respiro in attesa che si calmi completamente la psicosi da iperinflazione qui e ora che aveva colpito nelle ultime settimane i governativi, in particolare americani, lungo tutta la curva. Il recupero dei Treasuries sta effettivamente avvenendo a tappe forzate, 10 punti base al giorno sulla parte lunga. Un’ottima notizia per i mutui.
Nei prossimi mesi, del resto, i mercati si avvedranno del fatto che l’inflazione è ben al di là da venire e torneranno magari alla psicosi opposta, quella da deflazione. Si creerà così lo spazio per un nuovo ampliamento del bilancio delle banche centrali, in particolare della Fed. La nostra scommessa è, come nel caso del secondo pacchetto fiscale, che l’ampliamento ci sarà e sarà modesto, in ogni caso in sintonia con i mercati, non contro di loro. Quanto al ciclo delle scorte, quella che abbiamo visto finora è una loro riduzione. Da ottobre a febbraio la produzione globale è calata di più della domanda globale. A guardare i dati raccapriccianti sulla produzione industriale c’era davvero da disperare. In quei mesi, per ritrovare la speranza bisognava
guardare i consumi che, dopo una discesa verticale in ottobre, si erano stabilizzati. Ora è il contrario. Le attese di ripresa dei consumi non si materializzano, ma in compenso aumenta la produzione, perché le imprese hanno sempre meno scorte. Un giorno, chissà, si produrrà perfino il miracolo di una ricostituzione di queste benedette scorte. A stare con i magazzini vuoti si rischia infatti di perdere quote di mercato quando dovesse verificarsi una ripresa della domanda. Quanto agli incentivi per le auto, è vero che in Europa potrebbero avere già dato il meglio. In compenso, nei prossimi sei mesi vedremo una ripresa nelle auto americane, forse di un milione annualizzato. Sta infatti riprendendo il credito all’acquisto. Per carità, non è che le banche stiano tornando a prestare, si limitano a confezionare il finanziamento e poi lo girano immediatamente alla Fed. L’effetto positivo, comunque, sta arrivando. Insomma, nei prossimi trimestri il mondo viaggerà ogni tanto poco sotto lo zero e ogni tanto poco sopra, con una modesta inclinazione positiva. Sarà un mondo dove ci sarà una grande offerta di nuova carta, bond governativi per finanziare i disavanzi e azioni per ricostituire il capitale delle imprese, in particolare delle banche. Ai mercati ottimisti, come è stato in giugno, si venderannno nuove azioni bancarie, ai mercati pessimisti, come in questo luglio, si venderanno grandi quantità di nuovi titoli pubblici. Nell’escatologia c’è una figura controversa di origine neoplatonica, l’apocatastasi. E’ il momento in cui l’inferno viene chiuso e i malvagi, espiate le loro colpe, si uniscono ai giusti in una grandiosa riconciliazione nella grazia della salvezza. Il quinto concilio di Costantinopoli, influenzato dall’idea di Agostino per cui l’inferno è eterno, pose l’apocatastasi sotto anatema. Correva l’anno 553. Negli ultimi decenni l’anatema, in pratica, è caduto. Nel nostro mondo terreno, come abbiamo visto, questo ripristino integrale dello stato originario di grazia, fatto di crescita forte e globale e di stati patrimoniali pubblici e privati sostenibili, dovrà attendere come minimo gli anni Venti se non Trenta di questo secolo. In compenso, grazie al venir meno della componente speculativa sulle materie prime, grazie alla discesa dei tassi sui mutui e grazie a dati sugli utili che augurabimente confermeranno nei prossimi giorni una tenuta dei margini migliore delle stime, anche l’apocatastasi negativa del ritrovarci tutti fra poco all’inferno dei minimi dovrà attendere. L’inferno dei minimi del 9 marzo, 666 sull’SP 500. Il numero della Bestia (Rev. 13:17, 18). Quando il diavolo ci mIse la coda.
Alessandro Fugnoli ++39 02 77426.1
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