Guida A Ravenna Per Alunni

  • April 2020
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Istituto Comprensivo Varallo Scuola Secondaria di 1° grado Varallo Sesia (Vc)

Visita d'istruzione a Ravenna e Bertinoro

Classi 2A – 2B – 2C anno scolastico 2008/09 Appunti per la presentazione dei monumenti da parte degli alunni Docenti responsabili prof.ssa Zorzato Annachiara prof.ssa Prandi Monica 1

Introduzione all’arte e alla storia di Ravenna Con Arte ravennate si intende la produzione artistica che ebbe come fulcro Ravenna nel periodo che fu capitale dell'Impero Romano d'Occidente, dal 395 al 751, fino all’invasione dei Longobardi. Le testimonianze artistiche a Ravenna pervenuteci mostrano uno stile particolare in architettura, nella scultura su avorio e nell'arte del mosaico. In particolare, riguardo ai mosaici, a Ravenna esistono alcuni dei migliori esempi di tale arte di tutta Europa e bacino del Mediterraneo in un arco di tempo di quasi due secoli (V-VI secolo), poiché la quasi totalità di testimonianze di questo stesso periodo nell'Impero Romano d'Oriente vennero distrutte nel VII secolo a causa dell'iconoclastia, cioè il divieto di raffigurare immagini umane e animali. Dello splendido periodo di fioritura artistica di Ravenna restano alcuni monumenti dichiarati patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. 1. Ravenna diventa capitale Onorio ricevette l'Impero romano d'Occidente alla morte di suo padre Teodosio I (395), mentre a suo fratello Arcadio venne affidato l'Impero romano d'Oriente. La capitale imperiale allora si trovava a Milano, ma sotto la minaccia dei visigoti di re Alarico, venne spostata a Ravenna, che presentava una serie di vantaggi:migliori collegamenti con l'Oriente tramite il porto di Classe a fronte di un'altrettanto comoda rete viaria romana; soprattutto la protezione offerta dalle lagune paludose che circondavano la città, che la rendevano di fatto inespugnabile. Vengono costruiti in questo periodo: - la cattedrale ursiana (dal nome del vescovo Urso) oggi incorporata nel Duomo - il battistero neoniano (dal nome del vescovo Neone) o degli Ortodossi 2. L’età di Galla Placidia Con la morte di Onorio (423) la città entrò nell'orbita della reggente Galla Placidia, che governò per conto del figlio ancora minorenne Valentiniano III. Risale a quest'epoca la trasformazione di Ravenna in splendida capitale e città cristiana. Vengono costruiti in questo periodo: - la chiesa di san Giovanni Evangelista nella probabile zona residenziale imperiale - il mausoleo di Galla Placidia e l’annessa chiesa di Santa Croce, ora scomparsa. 3. L’età di Teodorico Nel 476 l’ultimo imperatore romano Romolo Augusto fu deposto dal re barbaro Odoacre, che a sua volta fu sconfitto da Teodorico, re degli Ostrogoti. Egli assunse il controllo dei territori italiani da Ravenna, rifiutandosi di consegnare i territori conquistati all'Imperatore bizantino. Bonificò in parte i territori attorno alla città ed ebbe come consiglieri uomini di grande cultura. Essendo di religione ariana, decise di far convivere pacificamente i goti (ariani appunto) ed i latini ("ortodossi", nel senso di seguaci della dottrina canonica), tenendo però le due etnie divise. Questa scelta comportò quartieri separati e doppi edifici di culto in città Vengono costruiti in questo periodo: - una basilica per ariani (l'attuale chiesa di Santo Spirito), - un battistero, oggi detto degli Ariani, per distinguerlo da quello Neoniano - ampliamenti della residenza imperiale col Palazzo di Teodorico - la chiesa di sant’Apollinare Nuovo - il mausoleo di Teodorico 2

4. L’età di Giustiniano Morto Teodorico (526), la tolleranza degli Imperatori bizantini verso gli ariani era ormai terminata (in applicazione del primo Concilio di Nicea) e con la salita al potere di Giustiniano iniziarono le cosiddette guerre gotiche, che misero a ferro e fuoco la penisola italiana concludendosi nel 533 con l'unificazione dell'Impero Occidentale e Orientale. Nel 554 Giustiniano dichiarava Ravenna capitale d'Italia: una posizione di primissima importanza, ma pur sempre sottoposta al potere di Costantinopoli. Una delle prime preoccupazioni dei bizantini fu quella di cancellare il ricordo dell'"usurpazione" ostrogota e dell'arianesimo. Vengono costruiti in questo periodo: - è rinnovata la basilica di Sant’Apollinare Nuovo con la sostituzione dei mosaici sotto la guida del vescovo Agnello - la basilica di san Vitale - la costruzione della basilica di Sant’Apollinare in Classe, come celebrazione del passaggio di Ravenna ad arcidiocesi con Massimiano.

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Piazza del Popolo La visita della città parte da piazza del Popolo, dove gli splendidi palazzi segnano in modo caratteristico il vero centro storico della città, il suo cuore pulsante, la sede rappresentativa del potere temporale, cioè il governo della cittadina, e anche il punto di riferimento economico: qui ebbero ed hanno tuttora la loro sede le banche e i mercati. La posizione migliore per ammirare questa piazza che, grazie anche ai segni caratteristici veneziani, è tra le più belle della zona alta dell’Adriatico, va ricercata collocandosi tra le colonne veneziane e guardando verso la stazione ferroviaria (direzione di via Diaz), cioè verso il mare, verso l’Oriente da cui è venuta quasi tutta la ricchezza di Ravenna. In questa posizione si ha a destra il Palazzo Veneziano, cioè la sede del governo della città nel 1400; nella costruzione del palazzo gli architetti hanno utilizzato 8 colonne antiche di granito con 8 capitelli, quattro dei quali recano impresso il monogramma di Teodorico. In continuità del Palazzo veneziano, spostandosi verso oriente, sta sulla destra il Palazzo del Governo, oggi sede della Prefettura. L’edificio incorpora un’antica chiesa riconoscibile nelle colonne di marmo greco. Ecco il Palazzo dell’Orologio, ordinatore delle ore dei lavori nella vita civile e nei mercati: è stato sistemato quando Ravenna passò dal governo di Venezia a quello dello Stato Pontificio, anche se ciò che vediamo oggi è il risultato di una ristrutturazione della fine del Settecento. Lì accanto emerge per le sue linee barocche la Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Voltando le spalle al Palazzo dell’Orologio, ci si trova di fronte al Palazzo del Municipio: l’aspetto attuale è dovuto in gran parte ad una ristrutturazione di fine Seicento; visitando la Aula Consigliare si potrebbe ricostruire la storia politica di Ravenna grazie ai busti dei Magistrati e alle iscrizioni latine. Di fronte al Palazzo si trovano due colonne veneziane di granito sormontate da eleganti capitelli e che poggiano alla base su gradoni circolari decorati in bassorilievo. Secondo lo stile della città di Venezia impresso anche nelle città che furono sotto il dominio della Serenissima, su di una viene posta l’immagine del Santo Protettore della città, in questo caso Sant’Apollinare primo evangelizzatore di queste terre e primo vescovo della città, e sull’altra il leone, simbolo di Venezia che qui però non vediamo: infatti dopo che Ravenna passò dal potere di Venezia a quello dello Stato Pontificio il leone fu rimosso e sostituito con un altro simbolo religioso, il santo martire Vitale. 4

Chiesa di San Giovanni Evangelista Dove si trova ora questa chiesa, c’era un complesso monumentale collegato all’antico Palazzo Imperiale; l’attuale basilica fu fatta costruire per volontà di Galla Placidia: ci troviamo perciò di fronte alla chiesa più antica di Ravenna, tra quelle che sono state conservate fino ad ora. La chiesa fu dedicata alla figura di Giovanni proprio per volontà della stessa Galla Placidia che durante la traversata via mare da Costantinopoli a Ravenna fece un voto a san Giovanni a causa di una tempesta che minacciava la sicurezza della nave: se fossero arrivati sani e salvi in città avrebbe fatto costruire una chiesa a lui dedicata. E così fu: la basilica fu costruita dove avvenne lo sbarco. L’edificio era riccamente decorato con preziosi mosaici, che volevano celebrare le glorie dell’Impero romano cristiano dai tempi di Costantino fino agli imperatori all’epoca della costruzione della chiesa: Costantino, Teodosio, Arcadio, Onorio… Al centro della scena dominava la figura di Gesù Cristo, il Salvatore, seduto sul trono; il significato per il fedele dell’epoca era chiaro: il potere di governare che hanno gli Imperatori dipende direttamente da Dio, è Lui il vero imperatore del mondo che sceglie e consacra i re per il suo popolo; l’Impero Romano diventa dunque uno strumento per attuare la volontà di Dio nel mondo. Questa era la visione sacra del potere del re secondo l’interpretazione di quegli anni. Purtroppo i mosaici sono stati distrutti nel XVI secolo. Nel Medioevo la chiesa divenne la sede di un gruppo di monaci benedettini che vi costruirono accanto un importante monastero. Nel '300 la chiesa e il monastero furono rinnovati seguendo il gusto gotico; di quel periodo resta l'interessantissimo portale con statue e bassorilievi romanicogotici e che sorge dove c’era anticamente un quadriportico, recentemente ricostruito. La basilica subì gravi danni durante i bombardamenti aerei del 1944; subito dopo la guerra è stata ricostruita, rispettando nell'abside e nella facciata le precedenti strutture. L'inizio della navata destra è occupata da un robusto campanile quadrato, alto m 42,25. Lungo i muri perimetrali sono disposti numerosi pannelli musivi provenienti dai vari strati della pavimentazione che, nel corso dei secoli, dovette esser rialzata per non essere invasa dalla falda idrica: in particolare si possono ammirare alcuni frammenti del bellissimo pavimento del 1213 che rappresentava temi derivati dai romanzi cortesi dell'epoca, animali fantastici e gli eroi delle crociate. La cappella che si apre a circa metà della navata sinistra è decorata di affreschi trecenteschi raffiguranti i quattro Evangelisti con relativi simboli ed i Dottori della Chiesa.

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Basilica di San Francesco Nei primi anni della diffusione pubblica della religione cristiana, Ravenna vive il suo periodo migliore, anche dal punto di vista artistico. Poco per volta, e a tratti in modo violento, i simboli dell’antico culto pagano romano vengono abbandonati e distrutti; spesso i materiali sono riutilizzati per nuovi edifici, a volte gli stessi luoghi diventano sede per edifici per il culto cristiano. Proprio a questo periodo appartengono le due chiese di Sant’Agata e di San Francesco; questa in particolare fu fatta costruita come Basilica Apostolorum ( = degli Apostoli, in latino), in onore dei santi Pietro e Paolo dal Vescovo Neone dopo la metà del V secolo. Venne dedicata a san Francesco dai frati minori verso la fine del 1200. E’ anche detta “chiesa di Dante” sia per il legame che unì i Frati al poeta durante il suo soggiorno nella città sia perché furono proprio loro a celebrare i funerali di Dante nel 1321 e a custodirne per secoli la tomba e le reliquie. La basilica per come la vediamo oggi è il risultato di un’ampia trasformazione avvenuta intorno al X secolo: la chiesa è stata sopraelevata, sono state aperte delle finestre ed è stato costruito il bel campanile. Ciò che rimane della Chiesa antica è il pavimento in mosaico dell’abside della primitiva basilica. La chiesa si presenta in linee assai semplici; la facciata in umile laterizio (mattone) a vista è movimentata al centro da una piccola bifora (finestra a due luci). Davanti alla chiesa si estende una quieta piazzetta. Diamo uno sguardo all’interno. L'interno, diviso in tre navate da due file di antiche colonne marmoree e coperto da un soffitto medioevale a chiglia rovesciata di nave, s'impone per la semplicità e l'armonia delle sue linee architettoniche, che indirizzano lo sguardo del visitatore verso l'abside finestrata; sotto al presbiterio rialzato si trova la cripta di poco anteriore al Mille e visibile attraverso alcune aperture; essa è costantemente invasa dalle acque. Il suo pavimento è costituito da quello dell'antica costruzione del V secolo, tanto che vi si intravedono dei resti musivi, fra cui uno che reca un'iscrizione latina riferita alla sepoltura del fondatore, il Vescovo Neone.

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Tomba di Dante Nella storia della cultura occidentale la tomba di Dante riveste, al di là del suo pregio artistico, un profondo significato: è il segno cristiano degli ultimi anni di vita del grande poeta, periodo nel quale egli porta a compimento il Paradiso della Commedia, sua opera maggiore. Si tratta quindi di un luogo che accoglie e conserva le spoglie di un grande letterato italiano e allo stesso tempo esalta la grande fede di quest’uomo che ha voluto indicare ai suoi lettori la via per accedere alla gloria di Dio nell’Aldilà. Ecco dunque che nel fondo di Via Dante sorge la Tomba del Sommo Poeta, morto a Ravenna la notte fra il 13 ed il 14 settembre del 1321. La piccola costruzione, in stile neoclassico, fu eretta nel 1780. A destra una cancellata immette in un giardino denominato 'Quadrarco di Braccioforte', sotto il quale sono collocati due sarcofagi. Sulla parete di fondo dell'interno, tutto rivestito di marmi, c'è l'arca sepolcrale che racchiude le ossa di Dante, sulla cui fronte è inciso l'epitaffio latino; al di sopra dell'urna spicca un bassorilievo scolpito nel 1483 da Pietro Lombardi, raffigurante Dante, in pensoso raccoglimento, presso un leggio. Ai piedi dell'arca fu deposta nel 1921 una ghirlanda in bronzo ed in argento, donata dall'esercito vittorioso della guerra 1915-18. Dal sommo della volta del tempietto pende una lampada votiva, che è alimentata dall'olio dei colli toscani, offerto ogni anno, in occasione dell'anniversario della morte del Poeta, dal Comune di Firenze. Vicende quasi avventurose per le spoglie di Dante… Neppure dopo la morte Dante Alighieri potè trovare quella pace che la sua esistenza di esule gli negò, se si eccettuano gli ultimi cinque anni trascorsi con i suoi figli proprio qui a Ravenna, dove nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, Dante morì. Cerchiamo di riassumere cosa successe ai suoi resti mortali: 1. Dapprima il suo corpo fu posto in un rozzo sarcofago di marmo accanto alla basilica di San Francesco, la stessa dove furono celebrate le esequie. 2. Da subito cominciarono le vicissitudini delle sue spoglie mortali, colpa dei fiorentini che insistevano a rivendicarle. Un rischio che parve diventare certezza quando salirono al soglio pontificio, cioè vennero eletti Papi, due Medici: Papa Leone X concesse ai suoi concittadini il permesso di prelevare le ossa del poeta per portarle a Firenze; 3. ma quando la delegazione di Fiorentini scoperchiarono l'ara, la trovarono vuota. Le ossa erano state trafugate dai frati della vicina chiesa: attraverso un buco nel muro forarono il sarcofago e le "misero in salvo". 4. Da allora i Frati le difesero con accanimento: basti dire che quando nel 1692 fu fatta la manutenzione della tomba, gli operai lavoravano sorvegliati dai soldati. 5. Le spoglie rimasero lì fino al 1810, poi i frati, per effetto delle leggi napoleoniche che comandavano la soppressione degli ordini religiosi, dovettero lasciare il convento. Allora le seppellirono in una porta murata dell'attiguo oratorio del quadrarco di Braccioforte; 6. solo nel 1865 vennero ritrovate durante i restauri all' edificio nel sesto centenario della nascita di Dante: tornarono così nel primitivo sarcofago, dove riposano tuttora. 7

Battistero degli Ariani Chi arriva in piazza degli Ariani si trova davanti ai resti di un complesso monumentale che apparteneva all’episcopato ariano: si trattava probabilmente di edifici religiosi con residenze e bagni per il clero a cui si aggiungono lo scriptorium, la schola, l’archivio e la biblioteca. I due edifici più famosi sono la Basilica dello Spirito Santo e il Battistero degli Ariani. La Basilica dello Spirito Santo è la cattedrale della Chiesa ariana di Ravenna; fu riconsacrata per il culto cattolico nel VI secolo e dedicata al San Tommaso e in seguito assunse l’attuale dedicazione allo Spirito Santo; è probabile che sulle pareti ci fossero dei mosaici, ma non ne abbiamo più traccia. Oggi la facciata è dominata dal portico del '500 formato da 5 grandi archi nella fronte e da un arco nel lato corto nord. La chiesa è a tre navate divise da quattordici colonne. Il Battistero, che è un monumento riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, si è conservato nella sua struttura originale ottagonale; dall’esterno è possibile vedere i resti di un corridoio che lo circondava e che probabilmente lo univa alla Cattedrale. Di particolare interesse è la decorazione della volta. Esternamente si presenta come un edificio in laterizi a pianta ottagonale con alcune absidiole e aperture ad arco nel registro superiore. Lungo il perimetro esterno correva un deambulatorio che si interrompeva soltanto in corrispondenza dell'abside orientale. All'interno si presenta come decorazione solo il mosaico sulla cupola, oltre alla fonte battesimale stessa, in cui il Battesimo era amministrato per immersione. Circa la volta, gli anelli concentrici sono solo due, con una decorazione simile a quello Neoniano: dodici apostoli in atto di offrire corone e stoffe divisi da palme che si dirigono verso il trono vuoto con le insegne di Cristo, simbolo usato nel periodo bizantino per raffigurare Gesù e la sua missione di salvezza: il trono è quello di Cristo, che verrà occupato quando avverrà il suo ritorno sulla terra per il giudizio universale; gli attributi del trono spesso comprendono un cuscino sul quale è posto il mantello da giudice (chiaro riferimento al giudizio divino), un libro chiuso (il Libro della Legge), la Croce e gli strumenti della Passione.

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Al centro della decorazione è raffigurato il battesimo di Cristo con San Giovanni Battista, la personificazione del Giordano e la colomba dello Spirito Santo. Le analogie con la raffigurazione simile del Battistero cattolico sono evidenti, ma ci sono anche delle differenze: ad esempio Gesù è giovane, senza barba e interamente nudo; secondo la dottrina ariana Cristo era figlio di Dio ma aveva conservato la sua natura umana: era solo attraverso il rito del battesimo che la natura divina di Cristo si rivelava; il fatto di essere nudo sottolinea l’umanità di Gesù; il Cristo ariano di questo Battistero si dirige verso oriente (la luce simbolo di Dio) diventando divino solo nel momento del battesimo. Il Battista è raffigurato nell’atto di imporre le mani sul capo di Gesù come facevano i Vescovi nel battezzare i catecumeni. Il fiume Giordano è rappresentato dall’anziano con canna palustre, con le chele rosse di granchio sulla testa e il vaso da cui fluisce l’acqua; sopra le loro teste c’è la colomba, dal cui becco esce dell’acqua: come nel racconto della creazione del mondo nel Libro della Genesi lo Spirito di Dio consacra Gesù con l’acqua.

Basilica di San Vitale La basilica di San Vitale è una delle chiese più famose di Ravenna, esemplare capolavoro dell'arte paleocristiana e bizantina. E’ riconosciuta come patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La chiesa segna un distacco dalle tipiche basiliche longitudinali di Ravenna e, nella pianta a base centrale (ottagonale), ricorda le chiese orientali di Costantinopoli. Si presenta all'esterno in laterizio, con la consueta semplicità disadorna. Ogni faccia è collegata con quella attigua mediante contrafforti; la pianta è apparentemente semplice: un deambulatorio (corridoio) ottagonale a due piani, che racchiude un ambiente centrale dello stesso disegno; oltre ai famosi mosaici, completano la decorazione interna i marmi policromi, gli stucchi e le balaustre del matroneo, traforate finemente. Sui pulvini sono raffigurate figure zoomorfe e la Croce. La cupola è stata affrescata nel XVIII secolo. Grande protagonista è la luce, che penetrando da diverse angolazioni determina un gioco luministico che appare imprevedibile. Questo effetto doveva moltiplicarsi all'infinito quando la basilica era ricoperta di mosaici, che riflettono la luce. All’interno il ciclo dei mosaici è collocato nella zona del presbiterio. 9

Quando si entra nella basilica di San Vitale lo sguardo viene catturato dagli alti spazi, dalle stupende decorazioni dell'abside, dagli ampi volumi e dagli affreschi barocchi della cupola. Forse per questa tensione verso l'alto non si nota un piccolo e meno noto gioiello. Nel pavimento del presbiterio, proprio di fronte all'altare, su un lato del pavimento ottagonale è rappresentato un labirinto. Le piccole frecce partono dal centro del labirinto e attraverso un precorso tortuoso portano verso il centro della Basilica. Nei primi anni della cristianità il labirinto spesso era il simbolo del peccato e del percorso verso la purificazione. Trovare la via d'uscita dal labirinto è un atto di rinascita: si tratta dunque di un labirinto dell’anima. Una volta completato il percorso del labirinto del pavimento di San Vitale, si possono alzare gli occhi verso l'altare e contemplare i mosaici più belli della cristianità. Il punto focale è situato nell'abside: due angeli in volo reggono il simbolo della croce, così come nella calotta dell'abside quattro angeli (i 4 arcangeli secondo la tradizione biblica sono Gabriele, Raffaele, Michele e Uriele) tengono un medaglione con l'Agnello sacrificale (immagine tratta dall’Apocalisse) sullo sfondo azzurro punteggiato da fiori stilizzati o meglio 27 stelle (3 x 3 x 3 è un simbolo trinitario usato per combattere l’eresia ariana che nega la Trinità di Dio). Il testo di ispirazione sembra essere la Genesi; in realtà il testo raffigurato dalle varie immagini è il canone, cioè la preghiera eucaristica della Messa (quella che il sacerdote recita appena prima e dopo la consacrazione del pane e del vino nel Corpo e sangue di Cristo). I rimandi al significato della Messa sono evidenti nei sacrifici delle lunette: quello di Abele, quello di Melchisedek e quello di Abramo a cui si aggiunge un altro episodio della vita del Patriarca, cioè l’incontro coi tre messaggeri presso le Querce di Mamre (i Cristiani hanno voluto vederci una raffigurazione della Trinità). Ecco che anche gli altri mosaici vanno interpretati come parte di una grande liturgia, cioè una processione all’offertorio: Giustiniano offre il pane, Teodora porta il vino, il vescovo Ecclesio il modellino della basilica e il vescovo Massimiano la croce e l’incenso. I mosaici più famosi sono collocati ai lati dell'altare e presentano i due celebri pannelli in posizione speculare dell'Imperatore Giustiniano e di Teodora circondati dalle rispettive corti in tutto lo sfarzo che richiedeva il loro status politico e religioso. Le figure sono ritratte formalmente, secondo una rigida gerarchia di corte, con al centro gli imperatori, circondati da dignitari e da guardie. Accanto a Giustiniano è presente il vescovo Massimiano. Il fatto che gli Imperatori abbiano l’aureola indica che sono quasi divinizzati: sono stati scelti da Dio per governare l’Impero e guadagnano per questo la santità. Altri riferimenti biblici si trovano nelle figure dei profeti Isaia e Geremia e di Mosé che rappresentano l’Antico Testamento e i quattro Evangelisti. Sopra l’arco dell’abside vediamo le raffigurazioni della città di Gerusalemme e di Betlemme; nei medaglioni dell’arco trionfale sono raffigurati gli Apostoli e Gesù: come a dire che la Chiesa celeste partecipa alla stessa preghiera di quella dei fedeli che stanno nella navata dell’attuale basilica. 10

Mausoleo di Galla Placidia La leggenda vuole che l'Imperatrice abbia trovato riposo nel Mausoleo, ma l'odierna critica storica non condivide tale opinione: Galla Placidia è morta nel 450 a Roma e quindi deve esser stata sepolta nel mausoleo della famiglia presso S. Pietro in Vaticano; oggi le sue spoglie si trovano presso la basilica di San Vitale. La pianta del piccolo edificio è a croce latina, poiché il braccio dell'ingresso è leggermente più lungo degli altri; guardando però nel complesso il mausoleo si ha la sensazione di centralità, come se fosse a croce greca. Esternamente presenta una modesta struttura laterizia. Nel centro dei bracci della croce, ove si incontrano, si trova una torretta quadrata che internamente rivela una piccola cupola. L'estrema semplicità della struttura muraria esterna non fa neppure intuire lo splendore e la raffinatezza delle decorazioni interne. Tale scelta è dovuta al significato di bellezza interiore predicata dal Vangelo, secondo cui bisogna superare le barriere dell'apparenza che inganna. L'atmosfera del mausoleo di Galla Placidia è sicuramente magica: entrando nel piccolo edificio si rimane colpiti dall'improvviso passaggio dalla luce del giorno alla riproduzione dell'atmosfera notturna. Le innumerevoli stelle della cupola hanno colpito la fantasia e la sensibilità dei visitatori di Ravenna. Inferiormente si trova un'alta zoccolatura di marmo giallo e superiormente un rivestimento decorato, che si adegua in maniera mirabile all'architettura e che in complesso è magnificamente conservato. La cupola centrale domina lo spazio interno; essa è affiancata sui lati da quattro lunette ed altre tre lunette si trovano alle estremità dei bracci, mentre le volte a botte dei bracci sono coperte da un tappeto stilizzato di fiori a sfondo azzurro. Nella cupola, al di sopra dei quattro simboli alati degli Evangelisti è raffigurato un cielo notturno trapuntato da 570 stelle d'oro che roteano attorno ad un'aurea croce latina, che occupa il centro; alle quattro estremità si trovano i simboli degli evangelisti. Nei quattro lunettoni compaiono otto bianche figure di Apostoli in atteggiamento acclamante con le braccia alzate in adorazione verso il centro ideale dell'edificio, la Croce. Al centro si aprono le finestre, coperte con lastre translucide di alabastro. Le lunette che s'incurvano in fondo ai bracci corti dell'edificio presentano tematicamente un'uguale composizione: su ciascuno si trovano due figure di uomini separate da una stretta finestra, chiusa con una lastra di alabastro; ai piedi della finestra è sempre presente una coppia di colombe che si abbevera, mentre verso la sommità del cielo una conchiglia decorata a festoni di perle chiude l'orizzonte. Spiccano le lunette nord e sud: da una parte la raffigurazione del martirio di San Lorenzo; sulla sinistra una teca conserva i quattro Vangeli, sulla destra il martire stringe in una mano una croce e nell'altra un libro aperto, su cui campeggiano caratteri ebraici; nel centro, al di sotto della finestra, una grande graticola, strumento del supplizio di San Lorenzo, rende riconoscibile la rappresentazione; dall’altra il 11

celebre Buon Pastore, cioè Cristo, raffigurato senza barba seduto su una roccia e circondato da pecore che si rivolgono tutte verso di lui. Non mancano i richiami ai simboli cristiani, come le colombe che bevono alla fonte (simbolo delle anime cristiane che si abbeverano alla grazia divina), i cervi tra tralci di arbusti (derivati da un passo dei Salmi come un cervo cerca l'acqua, così l'anima cerca Dio). Il tema dell'acqua stesso simboleggiava il refrigerio dell'oltretomba, che per gli antichi era un luogo "fresco". Attualmente nell'interno del Mausoleo sono conservati tre sarcofagi marmorei.

Domus dei Tappeti di pietra (e chiesa di Sant’Eufemia) Si accede al sito, situato tre metri sotto l’attuale livello stradale, attraverso la chiesetta di sant’Eufemia. La chiesa ha una pianta circolare; a sinistra dell’altare maggiore si accede alla sacrestia dove si conserva il pozzo utilizzato come fonte battesimale dal vescovo della città Apollinare, come si vede dall’affresco che si trova in una nicchia (Sant’Apollinare battezza un tribuno della città). La Domus è uno dei più importanti siti archeologici della città: contiene infatti la planimetria di una casa signorile, fatta da 14 vani e due cortili pavimentati a mosaico. Il percorso di visita si effettua lungo una passerella sopraelevata che permette di attraversare di attraversare tutti gli ambienti della casa e di ammirare i mosaici pavimentali. Da segnalare nella sala n° 10 la Danza dei geni delle stagioni (di spalle l’autunno che ha di fronte l’inverno e a sinistra la primavera, mentre dell’estate, sulla destra, non restano che pochi frammenti); notevole è anche il mosaico del Buon Pastore nella sala 12, che non presenta gli elementi tipici della raffigurazione cristiana di Gesù (niente aureola né pecorelle sulle spalle…).

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Battistero Neoniano o degli Ortodossi Questo battistero di forma ottagonale, eretto dal Vescovo Orso nel primo quarto del V secolo, sorge in funzione della vicina cattedrale. Il suo livello originale si trova a tre metri sotto all’attuale piano stradale. In origine su ciascuno dei quattro lati piani, che si alternano al altri quattro absidali, si aprivano inferiormente quattro porte, delle quali sono oggi visibili soltanto gli archi. Poco dopo la metà del V secolo il Vescovo Neone coprì l'edificio con una cupola e lo adornò di magnifici mosaici. Ecco spiegati i significati dei nomi di questo edificio: “neoniano” prende il nome dal vescovo Neone che ne ha fatto proseguire la costruzione dopo il suo predecessore; l'appellativo “degli ortodossi” va invece inteso secondo il significato dell'epoca, che indicava i cristiani della "retta" dottrina in contrapposizione all'eresia ariana. Il capolavoro più importante qui custodito è il mosaico del soffitto, dove entro tre anelli concentrici sono rappresentati vari soggetti. Lo spazio interno, però, può essere suddiviso in cinque parti o registri uno sovrapposto all’altro; Al centro una vasca ottagonale di marmo greco e porfido rifatta nel 1500, conserva qualche frammento originale. 1. nella fascia più bassa, otto archi, sostenuti da otto colonnine, contornavano originariamente nicchie e porte, oggi chiuse. Questo registro di base è stata decorato con tasselli marmorei; si aprono quattro absidi per ospitare altrettante scene bibliche, ora scomparse, di cui ci rimangono solo le descrizioni latine. Questa parte costruiva la preparazione alla catechesi del Battesimo che comincia dai livelli superiori. 2. I 16 profeti. Più in basso, all'altezza delle finestre, si trova la decorazione in stucco con motivi decorativi e figure di Profeti entro edicole: per chi voleva ricevere il battesimo era importante anche la conoscenza dell’Antico Testamento; i libri profetici in particolare (4 maggiori e 12 minori) contengono profezie sulla figura del Messia Salvatore. 3. Il Paradiso celeste. Nella fascia più esterna, quasi a riprendere i ritmi alternati dell'architettura sottostante, si trova una decorazione a motivi architettonici e simbolici, nella quale è stata vista una raffigurazione della Gerusalemme celeste. La salvezza operata dalla Grazia di Dio nel battezzato dona al credente la speranza della vita eterna nell’Aldilà; così le sedi, le sedie e i quattro troni vuoti sono il simbolo del luogo dove saranno felici per sempre coloro che dalle tenebre della morte sono passati, attraverso il battesimo, nel regno della luce e della vita. 4. Il Collegio degli Apostoli. La prima grande fascia che circonda il medaglione mediano presenta dodici figure di Apostoli. Era parte integrante della catechesi pre-battesimale la consegna del Credo, cioè i punti fondamentali della fede in Dio e nella Chiesa come è stata trasmessa dagli Apostoli; viene cioè consegnata 13

all’aspirante battezzato la fede tradizionale della Chiesa in cui è chiamato a credere per diventare parte della famiglia dei Cristiani. 5. Nel medaglione che spicca al sommo è raffigurata la scena del battesimo di Cristo: la croce del Battista, incrostata di gemme, taglia nel mezzo la composizione. Giovanni, in posizione elevata sulla riva dove crescono erbe fiorite, versa l'acqua sul capo di Cristo che, immerso, è sovrastato dalla Colomba. All'estrema destra della scena, un personaggio barbuto con una canna palustre, emerge dall'acqua recando un asciugatoio. La scritta soprastante lo identifica come la personificazione del Giordano.

Duomo Dagli inizi del V secolo, il Vescovo Orso fece erigere l'antica cattedrale di Ravenna, che era dedicata alla Santa Resurrezione; in seguito dal nome del vescovo fondatore, Ursus, fu convenzionalmente chiamata Basilica Ursiana. Nel 1734, essendo ormai fatiscente, fu abbattuta totalmente per dar luogo all'attuale costruzione. Ma il visitatore è invitato a cercare i segni dell’antica cattedrale anche sotto l’ampia costruzione attuale: i materiali (24 colonne, marmi pavimentali, quattro colonne di atrio e portale) vengono dall’Ursiana oltre al monumentale Ambone dell’Arcivescovo Agnello. Alla basilica originaria, prima della sua distruzione, erano state aggiunte due cappelle laterali: quella del Santo Crocifisso e quella della Madonna del Sudore. Da segnalare che nell’altare maggiore è conservato il capo del vescovo Apollinare come principale reliquia della Comunità cristiana di Ravenna da lui fondata. Esternamente, accanto al fianco sinistro della chiesa, si erge un campanile cilindrico, alto m 35

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Basilica di Sant’Apollinare Nuovo Preceduta da un portichetto d'età rinascimentale ed affiancata da un campanile cilindrico di circa il X secolo, alto più di 38 metri e caratterizzato da una serie ascendente di aperture, la basilica di S.Apollinare Nuovo fu eretta poco prima del 526 dal Re Teodorico, che la destinò al culto ariano, dedicandola al Salvatore. Dopo la cacciata dei Goti la chiesa, verso il 561, fu riconciliata al culto cattolico e fu dedicata a S. Martino, Vescovo di Tours. Verso la metà del IX secolo il sacro edificio cambiò ancora una volta denominazione, perchè, essendovi state trasportate le reliquie di S. Apollinare, che fino ad allora erano custodite nella basilica extraurbana di Classe, fu da quel tempo chiamata S. Apollinare Nuovo. Si tratta di un edificio a tre navate; esternamente si presenta con una facciata a capanna, realizzata in mattoni. Nella parte superiore si trova, esattamente al centro, una grande e larga bifora in marmo, sormontata da altre due piccolissime aperture. La navata centrale, larga il doppio di quelle laterali, termina con un'abside semicircolare, ed è delimitata da dodici coppie di colonne poste una di fronte all'altra che sorreggono archi a tutto sesto. Le pareti della navata centrale sono divise in tre fasce ben distinte dalle decorazioni, nelle quali sono evidenti le tracce dell’intervento cattolico contro quello ariano: la fascia sopra gli archi che dividono le navate, dove era presente un ciclo di mosaici con temi legati alla religione ariana, fu, su iniziativa del vescovo Agnello, cancellata e ridecorata. Si salvarono solo gli ordini più alti della decorazione (con le Storie di Cristo e con i santi e profeti), mentre nella fascia più bassa, quella più grande e più vicina all'osservatore, si procedette a una vera e propria ridecorazione che salvò solo le ultime scene con le vedute del Porto di Classe e del Palatium di Teodorico, sebbene private di tutti i ritratti, che probabilmente appartenevano a Teodorico stesso ed alla sua corte. A proposito delle scene della vita di Cristo, le serie vanno guardate a partire dall’abside, cioè dall’altare, così le prime scene dallo il via rispettivamente alla vita pubblica di Gesù, da una parte, e alla settimana della Passione, dall’altra. Ecco l’ordine corretto dei riquadri: 1. Nozze di Cana 2. Moltiplicazione dei pani e dei pesci 3. Chiamata dei discepoli Pietro e Andrea 4. Guarigione dei ciechi a Gerico 5. Guarigione di una donna malata 6. la Samaritana al pozzo 7. la risurrezione di Lazzaro 8. il Fariseo e il pubblicano al Tempio 9. l’Obolo della vedova 10. la separazione delle pecore dai capri (giudizio)

1. Ultima cena 2. Gesù nell’Orto degli Ulivi 3. il tradimento di Giuda 4. Gesù portato in giudizio 5. davanti al Sinedrio 6. Gesù predice a Pietro che lo tradirà 7. Pietro nega di conoscere Gesù 8. il pentimento di Giuda 9. Pilato si lava le mani 10. la via del Calvario 11. il cireneo porta la croce 12. il sepolcro vuoto (la Risurrezione) 15

11. guarigione di un paralitico a Cafarnao 12. guarigione di un ossesso 13. guarigione del paralitico alla piscina di Bethesda

13. i due discepoli di Emmaus 14. la fede di Tommaso

Le contrapposte processioni di Santi Martiri e Sante Vergini, sempre nel registro inferiore, furono eseguite nel periodo di dominazione bizantina ed evidenziano alcuni dei caratteri dell'arte propria dell'Impero d'Oriente quali: la ripetitività dei gesti, la preziosità degli abiti, la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure). E ancora: l'assoluta frontalità, la fissità degli sguardi, la quasi monocromia degli sfondi (oro), l'impiego degli elementi vegetali a scopo decorativo, la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti nello spazio. I martiri, guidati da tre angeli, sono incamminati verso il Cristo Re, mentre le Vergini, dietro ai Re Magi, rendono omaggio a Maria, la Vergine Madre, anche lei seduta in trono. L'abside venne distrutta da un terremoto e poi ricostruita, e per questo motivo è completamente priva di mosaici.

Palazzo di Teodorico L'antico edificio in laterizio, che è comunemente conosciuto con il nome di Palazzo di Teodorico, vicino alla chiesa di S.Apollinare Nuovo, viene identificato da alcuni studiosi come un corpo di guardia chiamato anticamente "Calchi". Nel portico interno e nella saletta al primo piano sono conservati mosaici provenienti dal vero palazzo di Teodorico. La destinazione d'uso dell'edificio è ancora oggetto di ipotesi, anche se pare che esso fosse il nartece della chiesa di San Salvatore. Il visitatore può rievocare il sito storico collegando virtuale la zona attuale con la chiesa di San Giovanni Evangelista passando dietro l’abside di Sant’Apollinare Nuovo: questo dovevano essere gli spazi per gli edifici dei palazzi imperiali al tempo di Teodorico.

La raffigurazione del Palazzo in S. Apollinare Nuovo

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Mausoleo di Teodorico E’ l’unico monumento ravennate privo di mosaici che sia stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Esso merita questo riconoscimento per la sua singolarità (è l’unico edificio di culto a Ravenna costruito in pietra) sia per la sua elegante struttura architettonica; è caratterizzato da due ordini: 1. il primo è esternamente decagonale, con nicchie su ciascun lato coperte da solidi archi a tutto sesto, mentre all'interno è cruciforme; 2. il secondo è più piccolo, raggiungibile da una scala e anticamente circondato da un deambulatorio con colonnine; è anch'esso a forma decagonale all'esterno e circolare all'interno, dove erano custodite le spoglie di Teodorico. Oggi vi si trova un vaso circolare nel quale si pensa fosse sepolto il re. I suoi resti furono rimossi durante la dominazione bizantina. Le porte delle due celle sono a occidente, di modo che chi entrava fosse rivolto a Oriente, verso il sole che è Cristo: anche il sarcofago, infatti, è orientato verso la luce (simbolo del Creatore e Redentore), che filtra nella stanza da una fessura simbolicamente a forma di croce. La caratteristica più sorprendente dell'edificio è costituita dalla copertura formata da un enorme unico monolite a forma di calotta in pietra di 300 tonnellate e di 11 metri di diametro, trasportato per mare ed issato sull'edificio con dodici anse, una caratteristica "titanica", simbolo di forza e di robustezza militare tipico delle culture germaniche.

Chiesa di Santa Maria in Porto e Museo d’Arte della città Costruita nel XVI sec. la fastosa facciata fu modificata in seguito. L'interno, grandioso e solenne, è diviso in tre navate con un ampio transetto sormontato da un'alta cupola. Nel lato sinistro del transetto si trova una scultura di marmo in bassorilievo raffigurante la vergine Maria che prega. L'immagine è conosciuta col nome di "Madonna Greca" poiché la tradizione la ritiene giunta qui miracolosamente proveniente da Costantinopoli: secondo la tradizione, l'8 aprile, domenica in Albis del 1100, apparve all'alba sulle rive dell'Adriatico, l'effigie della Vergine Maria, sorretta da due angeli che reggevano delle fiaccole. L'arrivo della Madonna fu considerato un grande evento miracoloso che provocò un pellegrinaggio di ravennati che accorrevano a rendere omaggio alla vergine venuta dal mare. A lato della chiesa l'ex monastero dei Canonici Lateranensi ospita la Pinacoteca e il Museo d’Arte della città. 17

Basilica di Sant’Apollinare in Classe Del complesso di edifici sacri che sorgevano nel territorio di Classe rimane in tutta la sua imponenza solo la basilica dedicata al santo Apollinare, ritenuto il fondatore della Chiesa di Ravenna, il primo cristiano ad avere diffuso il Vangelo in queste terre al tempo della religione romana. Proprio lui è il protagonista di questo edificio sacro: quando il vescovo Massimiano, uno dei suoi successori, fece costruire questa chiesa per celebrare solenne il passaggio di Ravenna da Diocesi ad Arcidiocesi, scelse proprio di mettere in primo piano la figura del santo patrono per indicare le origine sacre della diocesi e dare ancor più valore alla Chiesa del suo periodo. Questo luogo sacro dunque vuole celebrare la gloria e la santità della Chiesa di Ravenna. La facciata a capanna della basilica era preceduta da un quadriportico di cui oggi resta solo il nartece, ampiamente ricostruito, che si concludeva con due torrette alle estremità (resta solo quella settentrionale ricostruita). All’inizio del X secolo risale il campanile alto 37,50 metri, scandito da feritoie, monofore, bifore e trifore sovrapposte che ne alleggeriscono la possente struttura in muratura. L’interno della basilica, coperto a tetto con strutture a capriate di legno, è suddiviso in tre navate da ventiquattro colonne in marmo greco. L’abside è stata poi soprelevata nel IX secolo per l’introduzione della cripta. Nell’altare sono conservate le ossa del santo titolare, la cui originale sepoltura era nei pressi della Basilica e poi fu introdotta nella chiesa ad opera di Massimiano nel VI secolo, come ricorda l’epigrafe "In hoc loco stetit arca …" collocata sul lato meridionale. Nel catino dell’abside la rappresentazione si svolge tra il cielo e l’incanto di un verde paesaggio paradisiaco ricco di rocce, alberi, fiori ed uccelli variopinti. Nel cielo novantanove stelle circondano una grande croce gemmata includente il busto di Cristo barbato. Le scritte presenti sottolineano il significato della croce, simbolo di salvezza, dall’acrostico ictùs (pesce) alla frase salus mundi (salvezza del mondo) fino alle lettere alfa e omega dell’alfabeto greco (il principio e la fine) ai lati della croce. Più in alto la mano di Dio esce da una nube, mentre ai lati i busti emergenti di Mosè ed Elia e tre pecorelle (gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni) si riferiscono simbolicamente alla Trasfigurazione sul Monte Tabor, episodio che qui è usato per un doppio scopo: da una parte sottolineare con forza la natura divina di Gesù (contro l’eresia ariana che la mette in secondo piano rispetto all’umanità) e dall’altra parte mostrare la fede di Apollinare in Gesù, vero uomo e vero Dio, che si è tramandata nei vescovi dopo di lui per mantenere la Chiesa di Ravenna santa.

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Infatti al centro della rappresentazione si staglia la grande figura del Santo Apollinare con la tunica bianca e la casula punteggiata d’oro, a testimoniare la glorificazione della Chiesa di Ravenna. Attraverso la sua parola la schiera dei fedeli (le dodici pecorelle nel registro inferiore della volta) possono accedere alla beatitudine del Paradiso. Ecco il collegamento simbolico tra la croce, la figura del santo ed i quattro vescovi successori (Ecclesio, Severo, Orso, Ursicino) rappresentati nella parte inferiore dell’abside entro nicchie sormontate da conchiglie: il tema unisce nella gloria di Dio tutta la Chiesa di Ravenna, celebrata dall’arcivescovo Massimiano per potenziarne l’autorità, segno di un attento programma politico-religioso. Sant’Apollinare è raffigurato in preghiera, il fatto che Gesù sia raffigurato dentro un tondo fa pensare anche all’ostia: il santo quindi sta adorando Gesù presente nell’Eucaristia, la forma più alta di preghiera nella Chiesa. Infatti i due pannelli laterali dell’abside continuano su questo tema: quello a sud illustra una sintesi dei sacrifici di Abele, Melchisedec e Abramo che anticipano il sacrificio dell’eucarestia; la scena a nord è interpretata come il riconoscimento della autonomia della Chiesa di Ravenna. La decorazione dell’arco trionfale è suddivisa in cinque zone orizzontali. Sulla sommità è il medaglione con il busto di Cristo (IX secolo) ai cui lati, su uno sfondo blu ornato di nubi, sono raffigurati i simboli degli Evangelisti. Nella seconda zona due file di agnelli che simboleggiano gli Apostoli (VII secolo) escono dalle porte delle città di Betlemme e Gerusalemme, muovendo presso il ritratto di Cristo oppure i fedeli di Ravenna che diventano cristiani grazie alla predicazione di Sant’ Apollinare. Sotto le due palme rappresentate a destra e a sinistra nella fascia centrale, sui pilastri dell’arco sono le figure degli Arcangeli Michele e Gabriele. Infine nel registro inferiore i busti degli apostoli Matteo e Luca sono inseriti in piccoli pannelli. Lungo le pareti della navata centrale sono visibili i ritratti dei vescovi e arcivescovi di Ravenna, dipinti entro cammei circolari.

Museo interreligioso di Bertinoro Il Museo Interreligioso di Bertinoro, dedicato all’Ebraismo, al Cristianesimo ed all’Islam offre un percorso espositivo che propone la conoscenza dei valori dell’altro come strumento per la promozione del dialogo interreligioso. Infatti il rispetto delle identità, unito alla comprensione degli aspetti comuni e condivisi da parte delle tre fedi monoteistiche, costituisce il primo passo nella direzione del dialogo. Il Museo Interreligioso, sorge all’interno delle segrete della Rocca Vescovile ed è articolato in 12 sale precedute da un portale e un ingresso. Questo Museo è uno scrigno prezioso, che offre la possibilità di compiere un viaggio lungo i secoli, attraverso vicende a volte drammatiche, spesso segnate dal confronto e dall’integrazione pacifica. Come in tutti i viaggi, il Museo non impone di rinunciare alla propria identità, ma al contrario ne propone l’arricchimento. 19

Bibliografia e Sitografia Libri: Ravenna e provincia. Guide l’Italia, Touring Club Italiano Pagine web consultate: http://it.wikipedia.org/wiki/Arte_ravennate http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giovanni_Evangelista_(Ravenna) http://it.wikipedia.org/wiki/Battistero_degli_Ariani http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Vitale_(Ravenna) http://it.wikipedia.org/wiki/Mausoleo_di_Galla_Placidia http://it.wikipedia.org/wiki/Battistero_Neoniano http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Sant%27Apollinare_Nuovo http://it.wikipedia.org/wiki/Mausoleo_di_Teodorico http://www.viviravenna.it/turismoravenna.php http://www.ravenna2000.it/Turismo/Default.asp http://www.ravennantica.it/ravennantica/ http://www.turismo.ravenna.it/contenuti/index.php?t=arte_monumenti&id=10 http://www.queen.it/citta/ravenna/monum/galla.htm http://www.queen.it/citta/ravenna/monum/neonia.htm http://www.romagnamania.com/chiese-romagna/Chiesa-di-San-Eufemia-RavennaRomagna.asp http://www.romagnamania.com/chiese-romagna/Duomo-di-Ravenna-Basilica-UrsianaRomagna.asp http://www.domusdeitappetidipietra.it http://soprintendenzaravenna.beniculturali.it/index.php?it/133/santapollinare-in-classe http://www.museointerreligioso.it/italiano/

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