Grundig Vintage 1976-1984 Una riscoperta tutta italiana Tra i molti fenomeni underground che caratterizzano in vari modi il panorama hifi contemporaneo, uno dei più singolari è costituito dal rifiorire di un diffuso interesse nei confronti di certa produzione Grundig degli anni ’70 e ’80. In quegli anni di grande sviluppo, la casa tedesca aveva una produzione che copriva molti settori dell’elettronica domestica. Iniziata nel 1945 da Max Grundig, si sviluppò rapidamente e divenne uno dei principali costruttori europei di radio e televisori. Nel 1973 era una multinazionale che contava 27.000 dipendenti in tutto il mondo raggiungendo un totale di 40 milioni di pezzi venduti a partire dalla fondazione. La produzione includeva le famose radio Grundig-Boy, Ocean-Boy, Concert-Boy, Satellit, le radiosveglie Sono Clock, i diffusori sferici Audiorama, i componenti della serie Studio Hi-Fi, Super Hi-Fi, i televisori Super Color. Nel 1978 i dipendenti Grundig erano saliti a 37.500 ma nel frattempo era iniziata la scalata azionaria che avrebbe portato il colosso olandese Philips a detenere il controllo societario della casa tedesca. Il 1984 fu l’anno in cui il fondatore Max Grundig lasciò la guida dell’azienda, ci furono dei sostanziali cambi di management e le attività di sviluppo e ricerca cominciarono a venire affidate esternamente. L’azienda continuò ad investire soprattutto nel settore televisivo e tentò un rilancio dell’audio con la linea Fine Arts nel 1987. Ma ormai la parabola discensiva era cominciata e risultò inarrestabile: Philips si liberò di Grundig nel 1998 cedendola a un consorzio tedesco. Il fallimento fu inevitabile e, nel 2003, quel che ne rimaneva venne smembrato e venduto,
come avviene sempre in questi casi. Per tornare a noi, la produzione Grundig nel settore hifi fu decisamente vasta, con continui rinnovamenti dei cataloghi e alcune scelte piuttosto originali. Fino a pochi anni fa, si trattava di componenti di nessun interesse per l'audiofilo medio italiano e rimanevano tranquillamente invenduti sui banconi e sui mercatini del web. Ora la situazione sta gradualmente cambiando e si assiste ad un’impennata delle quotazioni di questi apparecchi che pure non sono valvolari, non presentano un design ricercato e neppure portano una firma prestigiosa. Nulla di tutto questo. Allora perché? Occorre fare un passo indietro ed esplorare quel sottobosco di mode, corsi e ricorsi che ravvivano il mercato vintage e trovano origine dal passaparola, dalle tendenze importate dall’estero (a volte estreme, come nel caso dei monotriodi, l’alta efficenza, i monovia), dalle web community, i forum, i newsgroup. In questo ambiente si sviluppano nuove tendenze che qualche volta si esauriscono nel giro di qualche anno, altre volte prendono piede in modo sorprendente e non si possono certo ignorare. Come esistono migliaia di fan dei mitici mini-monitor BBC LS3/5a che discutono animatamente dei migliori accoppiamenti, stand o cavi per le loro amate casse, così pure si contano ormai a centinaia gli appassionati del Grundig vintage, in particolare dei prodotti risalenti agli anni 1976-84. Ed è, contrariamente al solito, un fenomeno che ha avuto origine e si è sviluppato qui in Italia e sta ora contagiando pure l’estremo oriente. Le caratteristiche tecniche dei componenti Grundig di quelle annate denotano uno studio
accurato e funzionale di ogni aspetto del progetto finalizzato alla riproduzione musicale. Per cui possono stupire gli strani rifasatori e diffrattori posti sui diffusori della
serie Professional che, uniti alle griglie di protezione, rivelano un’attenzione non comune sull’emissione in ambiente e un preciso controllo sulla risposta in frequenza. Gli amplificatori sono a stato solido con scelte particolari a livello di retroazione che privilegiano un elevato fattore ad alta frequenza. Anche le sorgenti digitali e analogiche, pur se apparentemente simili a prodotti analoghi di quegli anni, nascondono soluzioni tecniche peculiari. Il massimo sogno dell’appassionato di vintage Grundig è quello di riuscire ad assemblare una catena completa per mantenere la sonorità di famiglia caratterizzata da un timbro piacevolmente plastico, un carattere materico e un’attenzione ai dettagli armonici di grande livello. Most wanted La caccia degli appassionati audiofili si è subito focalizzata sui prodotti sonicamente più riusciti. Andando in ordine cronologico, trascurare di citare la serie dei “compattoni”, in particolare l’RPC500, un sistema integrato del ’78-‘79 che comprende giradischi, amplificatore, sintonizzatore e registratore a cassette. Molti di noi (parlo per quelli della mia età) usavano sistemi simili ai tempi della scuola che offrivano una sonorità in genere poco meno
che mediocre. Invece le qualità del Grundig sono veramente fuori dal comune. E’ però piuttosto difficile riuscire a trovare un RPC in buone condizioni e, visti peso e dimensioni, le spedizioni sono piuttosto rischiose. I medesimi anni vedevano la luce della serie Super Hi-Fi con molti prodotti di altissimo livello e una serie di diffusori amplificati denominati Aktiv. Meritano una segnalazione i sintoamplificatori R25, R35, R45, dall’estetica goffa ma simpatica. Sono piutttosto difficili da trovare in buone condizioni ma ripagano con una sonorità molto piacevole ed un’ampia sensazione di dinamica, soprattutto se abbinate ai prodotti Grundig coetanei. E’ necessario ricordare che il pannello posteriore prevede i collegamenti secondo lo standard DIN tedesco, a cinque poli e punto/linea. Anche per questo motivo, gli appassionati sono spesso alla ricerca della cavetteria originale. Dal ’76 al ’79 vedono la luce i migliori diffusori della casa, rigorosamente in sospensione pneumatica, con estetica classica e, talvolta, hi-tech. Denominati genericamente Box, la serie di diffusori comprende i due vie da scaffale, dai piccoli e deliziosi minimonitor 300 e 350, alle medie 400 e 500, fino ai tre vie 600, 800 e 1000. I tre vie furono prodotti anche nella versione cosiddetta Professional, e disponibili sia in versione attiva multiamplificata (Aktiv) che passiva. Tra le più apprezzate ci sono le Professional 850a e 1500a. Per esprimere il massimo delle loro potenzialità, si consiglia la collocazione dei tre vie su stand piuttosto bassi (35-50cm) e il pilotaggio con le elettroniche della casa. Una menzione particolare meritano le SL1000, slanciato due vie da pavimento per ambienti medi, in configurazione tipo D’Appolito con diversi elementi diffrattori accuratamente studiati. Sono molto rare e ricercate, perciò hanno raggiunto quotazioni importanti. Così
pure ricercati sono i plasticosi ma bensuonanti giradischi PS1010 e PS1020 con estetica giapponese e testine Shure. Insomma, è quasi difficile trovare un prodotto meno che buono nei cataloghi di quegli anni. Dal ’79 all’82 vengono introdotti nuovi modelli con un design più tecnologico e comparabile a quello dei concorrenti giapponesi. E’ la serie degli amplificatori V1000, V2000, dei diffusori attivi e passivi denominati M-XM e dei deliziosi coordinati Mini. Sonicamente, costituiscono un passo indietro rispetto alla precedente generazione, ma restono validi sistemi per il secondo impianto o per la cameretta dei figli. Nell’83-’84 si assiste a una rinascita del marchio, ma è il canto del cigno cui seguirà una fine rapida e immeritata. Con l’introduzione del digitale, viene inaugurata una nuova serie con le sorgenti CD7500, CD7550 e il preamplificatore XV7500. Questi lettori CD, nonostante l’età e la conversione a 14 bit, sono molto ricercati per la loro capacità di essere il naturale completamento sonico di una catena interamente Grundig. Anche il preamplificatore XV7500 è una sorpresa e denota un grado di costruzione invidiabile anche per gli standard attuali: da usare per pilotare i diffusori della serie Aktiv. La serie di diffusori Box 360, 660, 860 e 1600 offre prestazioni interessanti pur se inferiori ai precedenti tre vie. Ma i prodotti più riusciti di questi ultimi anni di vera Grundig sono gli amplificatori integrati, in particolare il V7000, il V1700 e le serie midi V20, V30. Sono piccoli gioielli di bontà sonica, molto critici negli accoppiamenti e difficili nella messa a punto. Nonostante l’apparenza anonima, si tratta di veri e propri cavalli di razza da capire ed assecondare. Anche in questo caso vale la solita regola della composizione di una catena interamente composta da apparecchi Grundig. Solo così possono esprimere il massimo del potenziale regalando quel suono caldo ed
emozionante cui alcuni appassionati non riescono più a rinunciare. Risalgono al medesimo periodo i monumentali diffusori attivi multiamplificati della serie Monolith, un progetto ambizioso e impegnativo costituito da estesi array verticali di altoparlanti che soffre, dal punto di vista sonoro, delle sfortunate soluzioni tecniche adottate. Il declino si manifestò sempre più negli anni seguenti, con impianti anonimi che persero definitivamente il caratteristico timbro di famiglia Grundig. Ormai il precedente team di progettazione e sviluppo era stato del tutto sostituito, non senza spiacevoli attriti interni, e i nuovi prodotti non presentavano alcuna continuità tecnica con i precedenti. L’epoca d’oro era putroppo terminata: neppure la velleitaria serie Fine Arts dell’87 si dimostrò lontanamente all’altezza delle migliori tradizioni della casa. I nostri giorni L’oblio nei confronti dei prodotti vintage Grundig è continuato a lungo, sostenuto dalla scarsa diffusione di questi componenti presso il pubblico più attento alla riproduzione audio. A questo si aggiunge un’estetica spesso del tutto anonima che non lascia trasparire alcuna connotazione costruttiva peculiare. Non c’è da meravigliarsi se, fino a pochi anni fa, si trattava di prodotti sconosciuti al di fuori di una ristretta cerchia di amatori. Ora, con la diffusione di internet e lo scambio di informazioni ed occasioni d’incontro, sempre più audiofili hanno avuto l’occasione di apprezzare i componenti Grundig dell’età d’oro. Alcuni li considerano semplicemente buoni, altri se ne sono decisamente innamorati. Questo è bastato per far sorgere una nuova moda vintage che per fortuna, tranne rari casi, non ha ancora raggiunto le quotazioni folli di alcuni prodotti classici ormai supervalutati. Marco Amboldi