Marlowe scrisse il Dottor Faust intorno agli anni 1588-89 e lo pubblicò nel 1604. Quest’opera teatrale si inserisce nella prima fase del teatro elisabettiano e come tutte le opere teatrali di Marlowe (ne scrisse sette) è innovativa: il coro, di chiara ascendenza senechiana, che apre la tragedia, annuncia il contenuto dell’opera, mettendo subito in evidenza qual è la novità rispetto alle tragedie precedenti. Protagonista non è più il principe medievale o il re, ma è l’intellettuale, il rappresentante della nuova realtà storica, che non si fa portavoce di un messaggio, non afferma alcuna verità assoluta, ma presenta in sé il conflitto tipico dell’epoca tra la sfera teologica e umanistica. Faust è un intellettuale che vuole raggiungere il potere (non sappiamo, però, quali siano le motivazioni che lo spingono verso tale direzione) e si rende conto che filosofia, medicina, legge e teologia non sono sufficienti a fargli raggiungere tale meta; dopo aver imparato i trucchi della magia nera, invoca il diavolo, col quale fa un patto: gli vende la propria anima in cambio del potere (un potere che non avrà mai). Mefistofele, servo di Lucifero, fa da intermediario tra Faust e il signore degli inferi; questo servo fedele, al quale Faust dà anche lezione di coraggio, ad un certo punto della tragedia, nel primo dialogo col protagonista, arriva a parlare in termini umani, quando asserisce di aver visto il Signore e il suo regno e la consapevolezza di non poter vedere mai più quel mondo, provoca in lui angoscia e atterrimento. Marlowe non esprime un giudizio sul modo di agire di Faust, mira piuttosto a mettere in luce la lotta interna al protagonista; quest’ultimo spesso, nei monologhi, parla in seconda persona, come se si fosse sdoppiato o come se fosse un semplice spettatore, ed è proprio in questi frangenti, che possiamo percepire il dramma e la sofferenza di quest’uomo, nella cui anima bene e male si scontrano di continuo. Il personaggio disegnato da Marlowe appare crudele e buono, innocente e colpevole, un uomo dalle mille sfaccettature, servo del demonio, che a volte, si rende conto dello sbaglio commesso, vorrebbe tornare e potrebbe tornare a Dio, pentendosi, ma non lo fa: questo è il grande peccato che lo porterà alla dannazione eterna. Il Dottor Faust è indubbiamente una tragedia tra le più belle che siano mai state scritte e che, a distanza di poco più di quattrocento anni, colpisce per la sua straordinaria forza e originalità; un’opera che non mancò di influenzare grandi scrittori a partire da Shakespeare fino a Goethe e della quale molti si occuparono, tra i tanti G. Carducci, T. S. Eliot e J. Grotowski (che lo portò sulla scena) Johann Wolfgang von Goethe ha lavorato al suo Faust per sessant'anni, dal 1772 al 1831, costruendo un'opera monumentale che consacra il suo autore come il massimo scrittore di lingua tedesca e imprimendo il suo personaggio nell'immaginario collettivo come simbolo dell'anima moderna.rappresentazioni del Faust di Christopher Marlowe a cui il giovane Goethe aveva assistito sotto forma di teatro delle marionette (vedi Faust per il personaggio storico). L'Urfaust appartiene culturalmente alla corrente letteraria tedesca dello Sturm und Drang e venne pubblicato, con alcune aggiunte, nel 1790 sotto il nome di Faust. Ein Fragment.Più tardi (1808) pubblicò un ulteriore seguito, che già ricade nella corrente letteraria del classicismo, Faust. Erster Teil (Faust. Prima parte): nel prologo in cielo Mefistofele (il diavolo) scommette con Dio che riuscirà a portare alla perdizione l'integerrimo medico-teologo Faust; così gli appare promettendogli di fargli vivere un attimo di piacere tale da fargli desiderare che quell'attimo non trascorresse. In cambio avrebbe avuto la sua anima. Il diavolo così gli fa conoscere la giovane Gretchen (Margherita), la quale si innamora perdutamente di Faust, inconsapevole del fatto che lo slancio (in tedesco Streben) che ispira Faust è nient'altro che il dominio della materia e la ricerca del piacere.In Faust. Zweiter Teil (Faust. Seconda parte, 1832) la scena si allarga per celebrare l'unione tra letteratura classicistica e mondo classico, simbolicamente Faust che viene sedotto da Elena di Troia. In seguito, preso da nostalgia, Faust si stabilisce in un appezzamento costiero, applicandosi costantemente per bonificare la zona. Al momento della morte, Mefistofele reclama la sua anima, che però sale al cielo per il suo costante impegno a favore del bene e della società. Nel finale, un angelo spiega il motivo per il quale Faust è stato salvato: la sua continua aspirazione all'infinito.L'opera ebbe un successo straordinario: fra i suoi appassionati lettori si può citare Lenin che portò con sé solo questo libro durante il suo esilio in Siberia. Il nazismo, invece, ebbe un rapporto più complesso con l'opera: Hitler dichiarò di non stimare per niente Goethe, tentando addirittura di epurarlo dalla storia della letteratura tedesca. Alla fine, però, prevalse la ragion di stato e non osò procedere contro un tale mostro sacro.