Donne Nel Mondo

  • December 2019
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  • Words: 1,618
  • Pages: 24
Marco Palombi Donne nel mondo

Il fotografo Marco Palombi nasce a Roma il 15 marzo 1959, e dopo gli studi di fotografia fine anni 80 intuisce la sua inclinazione per il reportage. Da qui nasce il suo enorme repertorio di foto scattate soprattutto nel sud del globo. Le agenzie lo chiamano per servizi di cronaca e temi sociali, pubblica su vari quotidiani italiani e riviste musicali e giornali di attualità. La casa editrice Bompiani pubblica quattro copertine di romanzi con sue foto. Partecipa a numerose mostre e rassegne. Le minoranze etniche, i popoli nomadi, i contrasti tra occidente e oriente lo affascinano e lo spingono in Mongolia prima nella stagione estiva e poi in inverno, e nel sud-est asiatico. La selezione di fotografie in bianco e nero esposte presso la Galleria Carloni racconta destini sogni e speranze, impressi nei volti delle donne che il fotografo ha immortalato durante i suoi viaggi.

www.marcopalombi.it

Organizzato da

Istituto Italiano di Cultura di Francoforte sul Meno

In collaborazione con il Patrocinio del Frauen Referat Frankfurt

Donne nel mondo 5 marzo 2009, ore 19.00

22 aprile 2009, ore 18.00

Vernissage

Vernissage

Galleria Carloni SpazioArte

Istituto Italiano di Cultura di Lussemburgo Biblioteca

Gutzkowstr. 3 H Francoforte sul Meno www.cspa.de

fino al 5 aprile 2009

15, rue Saint-Ulric Lussemburgo www.iiclussemburgo.esteri.it

fino al 28 maggio 2009

Francoforte > Lussemburgo

Inaugurare una serie di manifestazioni dedicate a Le Donne e l’impegno con uno sguardo maschile può forse sembrare strano, ma ammirando le foto che compongono questa mostra ci si rende subito conto che non si tratta di un’idea bizzarra. Gli scatti di Marco Palombi sanno scrutare l’animo femminile e offrono immagini di rara bellezza e profondità espressiva. Attimi rubati alla vita quotidiana di donne che si dedicano a lavori ingrati, allattano, dormono su treni scomodi e su panchine di legno con accanto i loro figli, o, semplicemente, camminano con il ventre gravido sotto la pioggia. Dai loro sguardi traspare l’orgoglio di chi, malgrado le precarie condizioni di vita, non cede alla rassegnazione. Una forza tutta femminile trasmessa da Palombi attraverso una serie di attimi irripetibili, che danno voce a quei volti e costringono a prendere coscienza di un universo rimosso. Una testimonianza attiva da lui vissuta con il corpo e con lo sguardo, prima che con la mente. Un impegno costante negli anni che lo ha spinto a viaggiare in luoghi impervi, lontani, dimenticati, per raccogliere immagini capaci di provocare sensazioni forti e far riflettere. Un operazione indubbiamente riuscita.

Paola Cioni Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Francoforte sul Meno

Dicono che la nostra è l’epoca in cui l’umanità sta dicendo addio alla schiavitù più antica, la fatica manuale. Bene, ecco dove essa si è nascosta, invece. Nelle magnifiche fotografie di Marco Palombi, scattate in una varietà di paesi a Sud e a Est del pianeta, non c’è scatto che non documenti impegno fisico. Donne che in Bolivia lavorano il pesce, donne che nello Yemen trasportano secchi d’acqua, donne che in Perù vendono pane a un mercato... Già: donne. Vestite in abiti antichi e ieratici, come le tanzaniane in marcia, oppure in polo e berretto, come la graziosa ragazzina mongola che munge la sua capra, è il corpo il loro strumento di lavoro. Un corpo che qualcuna usa in modo acrobatico, come la cambogiana col suo copricapo di focacce, vera sfida all’equilibrio, o da contorsionista, come l’indiana del Kerala che ci fissa a occhi aperti da un sedile ferroviario di terza, quarta, quinta, chissà, sesta classe... L’immagine della fatica fisica riporta la mente, in genere, all’idea dello sfruttamento. In questi scatti invece essa suggerisce qualcos’altro: esperienza, saggezza, buon senso. E molta, molta bellezza. Maria Serena Palieri L’Unitá

Die Eröffnung einer Veranstaltungsreihe mit dem Titel Frauen und Engagement einem männlichen Blick anzuvertrauen, erscheint vielleicht seltsam und willkürlich. Sieht man sich aber die Fotografien dieser Ausstellung an, wird sofort deutlich, dass daran ganz und gar nichts Bizarres ist. Marco Palombis Aufnahmen erkunden die weibliche Seele und bieten Bilder von seltener Schönheit und Ausdruckskraft. Frauen, die bei undankbaren Arbeiten überrascht wurden, ihre Säuglinge stillen, in unbequemen Zügen schlafen oder auf harten Bänken neben ihren Kindern ausruhen oder die einfach hochschwanger im Regen laufen. In Ihren Blicken erkennt man den Stolz all jener, die trotz ihrer prekären Lebensbedingungen nicht aufgeben. Eine rein weibliche Stärke, die Palombi in einer Reihe von einmaligen Aufnahmen vermittelt, Aufnahmen, die diese Gesichter zum Sprechen bringen und einen zwingen, sich eine verdrängte Welt zu vergegenwärtigen; eine aktive Zeugenschaft mit dem Körper und dem Auge, ehe er sie intellektuell verarbeitete; ein über Jahre

durchgehaltenes Engagement, das ihn in unwegsame, ferne, vergessene Gebiete geführt hat, um Bilder festzuhalten, die tiefe Gefühle hervorrufen und zum Nachdenken anregen. Eine zweifellos gelungene Unternehmung. Paola Cioni Direktorin des Istituto Italiano di Cultura Frankfurt

Es heißt, unsere Epoche sei diejenige, in der die Menschheit sich von der ältesten Sklaverei der Welt verabschiedet: der körperlichen Anstrengung. Nun aber sehen wir, wo sie sich versteckt hat. Unter den wunderbaren Fotografien von Marco Palombi, aufgenommen in vielen südlichen und östlichen Ländern dieses Globus, gibt es kein einziges Bild, das nicht von körperlicher Anstrengung zeugte. Frauen, die in Bolivien Fisch verarbeiten, jemenitische Frauen, die in Eimern Wasser transportieren, Frauen, die auf einem Markt in Peru Brot verkau¬fen.... Frauen, gekleidet in traditionsreiche und hieratische Gewänder, wie die marschierenden Frauen aus Tanzania, oder im Polohemd und mit Barett, wie das grazile mongolische Mädchen, das seine Ziege melkt. Der Körper dieser Frauen ist ihr Werkzeug, ein Körper, den die eine akrobatisch bewegt, wie die Kambodschanerin mit ihrem Hut aus aufgestapelten Fladen, eine wahre Herausforderung an den Gleichgewichtssinn; oder als Schlangenmensch, wie die Inderin aus Kerala, die uns mit aufgerissenen Augen aus einem Zugabteil dritter, vierter, fünfter oder, wer weiss, sechster Klasse, anstarrt... Meistens erweckt der Anblick körperlicher Anstrengung den Eindruck von Aus¬beutung. In diesen Fotografien suggeriert er etwas anderes: Erfahrung, Weisheit, Menschenverstand. Und immer wieder Schönheit. Maria Serena Palieri L’Unità

Come scrive Oscar Wilde “Nessun uomo ha davvero successo se non ha le donne dalla sua parte, perché le donne governano la società”.

In loro onore e in onore di tutte le donne catturate in queste immagini, propongo al pubblico lussemburghese questa esposizione toccante e introspettiva. Questa mostra si colloca nell’ambito di un momento di riflessione sulla storia delle donne indagate tout cour: dalle donne muse ispiratrici di espressioni artistiche a quelle “oggetto” di violenza. Le opere qui esposte di Marco Palombi ci raccontano di madri, sorelle, bambine lavoratrici, catapultate in una realtà durissima per la loro giovane vita ma che riescono comunque a donarci un sorriso. Sono scatti appassionanti che ci permettono di avvicinarci emotivamente a persone e luoghi lontani, a situazioni di povertà ancora oggi troppo presenti e a bellezze delicate ma estremamente fragili. E di questo siamo grati all’artista. Desidero inoltre ringraziare Paola Cioni, ideatrice della mostra e Direttrice dell’Istituto di Cultura di Francoforte dove le foto sono state esposte per la prima volta.

Oscar Wilde schrieb „Kein Mann kann ohne Frauen auf seiner Seite Erfolg haben, weil Frauen die Gesellschaft leiten“. Die Arbeit der Frauen, welche über Jahrhunderte auf stille und unsichtbare Weise stattfand und die Entwicklung unserer Gesellschaft ermöglichte, wurde in die Schulbücher, neben den berühmten Namen von Generalen und Kommandanten, nicht einmal aufgenommen. Frauen haben ihre schwere Bürde leise getragen, eine Verantwortung, die auf sie zurückfiel. Niemand dachte, dass Frauen sich von dieser Bürde befreien könnten, aber die Geschichte der Frauen nahm einen anderen Verlauf. Die Arbeiterinnen, die am 8. März 1908 in einem Textilunternehmen in New York verbrannten, wollten einen Aufstand organisieren. Noch heute stellt ihr Tod ein Symbol des Kampfes und der Kraft dar, die jede der 129 Arbeiterinnen ermutigt hat, sich nicht zu ergeben. Zur Ehrung dieser Frauen und aller anderen, die in diesen Bildern gezeigt werden, biete ich dem luxemburgischen Publikum diese introspektive und ergreifende Ausstellung an. Sie findet im Rahmen einer Analyse der Frauengeschichte statt, die Frauen umfassend untersucht: von den Frauen, die Kunstwerke inspiriert haben, bis zu den Frauen, die Gewalt erlitten haben. Die hier ausgestellten Werke von Marco Palombi zeigen uns Mütter, Schwestern, kleine Mädchen, die arbeiten und in eine Realität katapultiert werden, die sehr schwer für ihr junges Leben ist. Aber trotz der Anstrengung der Arbeit schenken sie uns ein Lächeln. Diese Bilder ermöglichen unseren Gefühlen eine Annäherung an Menschen, ferne Orte und Armutslagen, die wir leider auch noch heute so oft beobachten, und an die feinen Schönheiten, die aber auch sehr zerbrechlich sind. Und dafür bedanken wir uns beim Künstler. Außerdem möchte ich auch Paola Cioni danken. Sie ist die Urheberin dieser Ausstellung und die Leiterin des Italienischen Kulturinstituts in Frankfurt am Main, wo die Bilder zum ersten Mal ausgestellt wurden.

Roberta Alberotanza Direttrice dell’Istituto di Cultura Italiana di Lussemburgo

Roberta Alberotanza Leiterin des Italienischen Kulturinstituts in Luxemburg

Il lavoro delle donne, per secoli silenzioso e invisibile, non riportato sui libri scolastici accanto ai riecheggianti nomi di generali e comandanti, ha consentito lo sviluppo della società in cui viviamo. Le donne hanno portato sommessamente il pesante fardello che si scaricava su di loro e dal quale non si pensava ci si potesse liberare. Ed invece la storia delle donne ha virato verso altre direzioni. Le operaie bruciate vive nell’incendio dell’8 marzo1908 all’interno di una industria tessile di New York, si stavano ribellando. La loro morte ancora oggi rappresenta il simbolo della lotta e della forza che ha spinto ognuna della 129 operaie a non piegare la testa.

Vietnam Cancau market 2001

Srilanka

Sigiriya

2002

Myanmar

Yangon

2003

Bolivia

la Paz

1996

Cina

lago Dali

2005

India

Rajasthan

1997

India

Orissa Bonda tribes

1997

Tanzania

Arusha

1991

Brasile

Olinda

2000

Cambogia

Skun

2004

Capo Verde

Santiago

2006

India

Kerala

2006

Mongolia

deserto Gobi

2007

Yemen Shihara

1999

Cina

Yunnan

2005

... a una donna speciale.... Giulia

www.marcopalombi.it

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