Le buone prassi nei servizi alle famiglie Un nuovo modo di osservare, valutare e realizzare la qualità del welfare Pierpaolo Donati
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Ricerche dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia (2005-06) Q
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P. Donati e R. Prandini (a cura di), Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia, FrancoAngeli, Milano, 2006. G. Rossi e D. Bramanti (a cura di), Anziani non autosufficienti e servizi family friendly, FrancoAngeli, Milano, 2006. Osservatorio Nazionale sulla famiglia, Famiglie e bisogni sociali: la frontiera delle buone prassi. Rapporto 2006, FrancoAngeli, Milano, 2007 (in stampa).
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Argomenti 1°) Che cosa significa l’espressione welfare family friendly: come si definisce, si valuta, si implementa 2°) Due strategie (assistenziali e societarie) 3°) Le Buone Pratiche (BP) e il modello relazionale nei servizi alle famiglie
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1°) Definizione di welfare familiare Significa: intervento di aiuto (in cash o in kind) che aumenta il capitale sociale della famiglia (per capitale sociale si intendono le relazioni di fiducia, cooperazione e reciprocità fra i membri della famiglia). Il volume presenta “studi di caso” che mostrano le “logiche operative” e gli esiti processuali (outcomes) di interventi sociali per le famiglie, caratterizzati dall’essere Buone Pratiche perché realizzano in un modo specifico obiettivi, mezzi, regole e valori di tipo relazionale. 07/12/2006
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Per welfare family friendly si intende una misura di welfare che adotta una prospettiva orientata a: 1) 2)
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valorizzare la famiglia come soggetto attivo e come risorsa imprescindibile del welfare delle persone; sostenere la partecipazione delle famiglie e del terzo settore al servizio, in un’ottica di governance societaria; costruire una “rete” di relazioni affidabili (capitale sociale comunitario e civico) tra i “co-interessati” (stakeholders); implementare una logica di sussidiarietà verticale e orizzontale nei confronti delle famiglie.
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2°) Due strategie A) STRATEGIE DI TIPO ASSISTENZIALE La modalità assistenziale mira a massimizzare le opportunità individuali strutturandole in un contesto vincolato da regole di uguaglianza sociale. Ha le seguenti connotazioni: Q
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focalizza la definizione di welfare sulle dimensioni economiche e politiche (usa il denaro e le norme di legge), rendendo residuali le dimensioni relazionali nella famiglia e tra famiglia e lavoro/servizi; suppone che le misure macrostrutturali producano gli effetti micro-relazionali (es. congedi parentali: i quali non qualificano da soli la presenza del genitore e generano il problema del “tetto di cristallo” che impedisce la mobilità sociale delle donne).
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B) STRATEGIE DI TIPO SOCIETARIO La modalità societaria mira a migliorare le relazioni familiari e la capacità della famiglia di affrontare i suoi problemi: Q
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mette in interazione le dimensioni di aiuto: economiche (per es. integrazioni di reddito), normative (per es. contratti di lavoro) e di integrazione sociale (relazioni interne alla famiglia e scambi con l’esterno, per es. reti associative); opera con una metodologia che massimizza la partecipazione e l’apporto di tutti i soggetti in campo (stakeholders), in base a un principio di sussidiarietà (cioè mettere gli altri attori in grado di compiere al meglio i loro compiti). 07/12/2006
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Esempi di interventi secondo le 2 strategie Voucher nei servizi usati come rimborsispese (i) Strategie assistenziali Q SERT Q Nidi aziendali come parcheggi Q
Audit famiglia & impresa (in certe forme) Q Voucher come scelta di qualità (in un mercato sociale regolato) Q Reti terapeutiche (comunità, gruppi di auto e mutuo-aiuto, ecc.) Q Educatore/rice familiare (Tagesmutter) Q
(ii) Strategie societarie
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Esempi di BP (ricerca coordinata da R. Prandini) BP di
Modello plurale di servizi per l’infanzia della Provincia di Bolzano welfare municipale Q Creazione di reti familiari e capitale sociale comunitario (Micronidi di Torino, Mamme (N. Tarroni, Insieme a Cesena, Spazi Urbani in D. Gioco a Trieste) Ventura,L. Q Politiche di conciliazione lavoroMartignani) famiglia nel modello emilianoromagnolo (Bologna, Ferrara, Forlì, altri) Q Il Consiglio delle Famiglia (Comune di Trento) 07/12/2006 9 Q
Esempi di BP (ricerca coordinata da R. Prandini) BP del
L’Associazione ABC – Regione Sardegna Terzo settore Q Progetto Re.Sol.Fai (Reti di solidarietà di famiglie insieme alle famiglie)– Provincia di Treviso (R. Prandini) Q Famiglie per l’affido di emergenza – Reggio E. Q Il “progetto Andrea” (Latina) di familiarizzazione delle cure pediatriche in ospedale 07/12/2006
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Esempi di BP (ricerca coordinata da R. Prandini)
Conciliazione tempi- Coop. Adriatica (‘Orari ad Isole’) welfare aziendale Q Nido aziendale della Peg Perego (corporate Q Welfare aziendale Boehringer citizenship) Milano Q Welfare aziendale complesso – (S. Bracco Milano Bordoni) Q Welfare aziendale Nokia-Eudaimon (Milano) BP di
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3°) CHE COS’E’ UNA BP? Q
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a) BP come norma di legge (es. legge n. 53/2000) b) BP come descrizione di un programma teso ad uno scopo (es. occupazione femminile: Armal e Isfol) c) BP come pratica evidence-based (riferita ad outputs, cioè “prestazioni” come il tasso di partecipazione al mercato del lavoro). Questo concetto di BP ha origine nel mondo delle organizzazioni ed è strettamente legato alla misurazione dei parametri di efficacia ed efficienza (non è ‘relazionale’) d) BP come modello relazionale (riferito alla promozione di capitale sociale e umano della famiglia: cfr. esempi del libro)
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Gli elementi che contraddistinguono una BP: Q
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INNOVATIVITÀ’ = capacità di produrre soluzioni nuove e creative rispetto a un dato problema (dal punto di vista degli utenti). EFFICACIA = (rapporto tra risultati ottenuti e obiettivi attesi) (successo). L’efficacia è spesso legata ad altri concetti, come a quello di MISURABILITA’ (= quantificare l’impatto della pratica) o a quello di VALORE AGGIUNTO (= capacità di produrre cambiamento con un impatto positivo e tangibile). EFFICIENZA = (rapporto tra costi e vantaggi). SOSTENIBILITA’ = attitudine a fondarsi sulle risorse esistenti o capacità di generare nuove risorse. RIPRODUCIBILITA’ = capacità di essere riprodotta in presenza di problemi simili a quelli che l’hanno originata. TRASFERIBILITA’ = capacità di essere riprodotta in presenza di problemi simili, ma in situazioni, luoghi e condizioni diversi da quelli in cui è stata realizzata. 07/12/2006
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IL MODELLO RELAZIONALE DI BP Il problema (deficit iniziale da cui parte l’intervento in base alla Osservazione)
Progetto di Intervento (AGIL)
Si analizza Si valuta Attori come viene l’outcome configurato (grado di (rete di -) il CS del efficacia soggetto- nel realizzare target il progetto AGIL)
feedback (qualora l’outcome nella qualità ottenuta non sia soddisfacente) 07/12/2006
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I criteri fondamentali con cui valutare la qualità dell’intervento di welfare familiare G Grado di efficacia nei risultati (risoluzione dei bisogni) A I Grado di efficienza: Le regole di uso delle adeguatezza delle risorse risorse per aumentare e dei mezzi necessari il capitale sociale della per realizzare lo scopo famiglia nella rete sociale L Il valore è l’empowerment della famiglia 07/12/2006
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UN ESEMPIO di MODELLO RELAZIONALE DI BP: il servizio di educatrice familiare (Emilia Romagna) G Educare il figlio piccolo in un contesto personalizzante (realizzare una buona ‘relazionalità’ per il bambino il cui genitore lavora) A Risorse erogate da parte della famiglia, del Comune, della Regione, ed eventuali altri (fondazioni, ecc.) e qualificazione profess. dell’operatore
I Integrazione del servizio in una rete di attori; contratto relazionale con norme stabilite fra le parti (stakeholders: famiglia, Comune, cooperativa di servizi o altra agenzia)
L Protagonismo ed empowerment della famiglia come prosumer del servizio, secondo il principio di sussidiarietà 07/12/2006
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Le buone prassi….
Nuovi orizzonti di ricerca
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