N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
RICOSTRUZIONE STORICA DI EVENTI NATURALI ESTREMI A CARATTERE IDROMETEOROLOGICO NEL SANNIO BENEVENTANO DAL MEDIOEVO AL 1998 NAZZARENO DIODATO Osservatorio Naturalistico Monte Pino, Contrada Monte Pino – 82100 Benevento, telefax 082461006, E-mail nadioda @ tin.it.
Abstract: In the continental Italy southern area may happen many negative effects of hydro-meteorological calamity, as inondations, downpours, agricultural damages; these events are connected to extreme weather – climatical phenomena, as stormy weather, extraordinary hails and in dealing with this people it may be useful to analyse their occurence in the past. For a period that arrives to the and of the XX Century, the author has collected, from medieval documentary source and modern sources, much more one hundred detailed notes of weather – climatical phenomena, with considerable environmental impact occurred in Benevento (Sannio – Italy). Their consequences have been collected too, reporting notes according the direction advised by scientific literature. The most striked Century by these calamities was the XIX and in second order the XVIII, XV and the XI. But, in recent time, resumption of storming phenomenology results considerable the. It surely is not easy, neither always possible to value the impact of these events on the landscape. The impact derives both from climatic forcing and its ability to adaptation, trough the equipment network landscape (natural and antropic). Riassunto: Il Mezzogiorno continentale d’Italia è esposto al rischio di calamità idrometeorologiche, quali le inondazioni, i nubifragi, i danni all’agricoltura e al paesaggio in genere, che sono strettamente legate ai fenomeni meteorologici estremi, come tempeste (pioggia, neve, temporali, grandinate) e la ricostruzione della loro ricorrenza nella storia può essere utile nell’affrontare questo problema. Da fonti documentarie medievali e da fonti più moderne, per un periodo che arriva alla fine del XX secolo, sono state raccolte oltre cento notizie dettagliate di fenomeni meteo-climatici di rilevante impatto ambientale avvenuti nel Sannio beneventano (Appennino campano). Sono state raccolte anche le conseguenze da questi determinate, istruendo le notizie stesse secondo le indicazioni suggerite dalla letteratura scientifica. Il secolo più colpito da questi fenomeni fu il XIX, che coincise sia con il periodo di maggiore attività vulcanica, sia con l’ultimo dei periodi di clima più freddo verificatisi durante la Piccola Età Glaciale e, secondariamente, il XVIII, il XV e l’XI. Nei tempi più recenti, tuttavia, risulta considerevole la ripresa di fenomeni ad impatto ambientale rilevante. Non è però certamente facile, né sempre possibile valutare l’impatto di tali eventi sul paesaggio, in quanto esso dipende sia dalla forzante climatica, sia dalla capacità di adattamento a quest’ultima, attraverso la maglia di equipaggiamento degli ecosistemi terrestri (naturali e antropici).
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1. Introduzione Le informazioni su eventi naturali del passato a carattere eccezionale, così come sulle dinamiche in atto sulla crosta terrestre, rappresentano un elemento basilare per la comprensione dei meccanismi che regolano i fenomeni stessi, nonché per la previsione di occorrenza di eventi similari nel prossimo futuro e quindi per la protezione dell’ambiente. Le notizie del clima antico ci pervengono non come notizie a sé stanti, ma sono trattate nell’ambito di un discorso più ampio che tocca le vicende dei costumi secolari, quelle politiche, e religiose, e sembrano raccomandare una ricomposizione tra scienze naturali e scienze sociali (Cassiani & Valensise, 1994). In Italia non sono molti gli studi che hanno tracciato una storia dettagliata sulle calamità naturali dell’ultimo millennio da ricondurre a fattori meteo-climatici. Tuttavia, la rilevante frequenza con cui si presentano nubifragi ed eventi precipitativi estremi di tipo alluvionale, soprattutto nei bacini appenninici italiani e sulle aree settentrionali del nostro paese, ha portato a compiere diverse indagini sia con ricerche a carattere prevalentemente storico (Trasselli, 1968; Giordano, 1986; Camuffo & Enzi, 1992; Sorriso-Valvo, 1994; Robotti, 1995; Tropeano et al., 1997; Margottini, 1998; Delmonaco et al., 1999), sia con studi sulla caratterizzazione meteo-climatologica dei fenomeni alluvionali (Gazzola, 1969; Serra, 1973; Giacobello & Todisco, 1979; Caspio, 1990; Simonini, 1996), e sia, infine, con lo sviluppo di modelli informatici fisicodinamici volti al miglioramento delle possibilità previsionali a scala locale (Marchesi et al. 1996; Meneguzzo et al. 1996; Ferretti & Visconti, 1995; Ferretti et. al., 1998; Todini, 1998). Meritano di essere ricordati, infine, sia la Banca Dati storica del CNR – ICTIMA (Camuffo & Enzi, 1991), che si prefigge la ricostruzione del clima del Bacino del Mediterraneo, e sia il progetto, avviato da diversi anni dall’ENEA (Clemente & Margottini, 1991), finalizzato alla realizzazione di un sistema EVA (Eventi Ambientali) per il reperimento, la catalogazione e l’archiviazione su memoria di massa ad alta densità in tecnologia ottica della documentazione bibliografica storica ritenuta di particolare importanza negli studi di protezione dell’ambiente da eventi eccezionali. Per quanto concerne il Mezzogiorno continentale, i dati, se non per qualche eccezione (Enzi & Camuffo, 1996; Figliuolo, 1994) o in più ampi lavori (Rossi & Villani, 1994; Cardinali et al., 1998; Diodato, in pubblicazione), all’interno dei quali questa ricerca si colloca, non possono essere trovati in fonti specifiche, compilate, cioè, con l’intento di raccoglierli sistematicamente. Anche nella pregevole opera storica di Alexandre (1987) sul clima europeo in età medievale, il Meridione resta escluso dall’analisi. Le difficoltà di queste ricerche sono dovute essenzialmente, come hanno già sottolineato diversi Autori (Camuffo & Enzi, 1991; Secco, 1994; Andriola et al., 1996), al lavoro interdisciplinare che si deve impostare sulla collaborazione tra storici, geografi e climatologi. A questi problemi si aggiungono due ulteriori elementi di complicazione rappresentati sia dal rapporto relativo tra maltempo e calamità e sia dalla discontinuità nelle fonti delle notizie che si possono attendere nel corso della storia indagata, che finiscono, talvolta, per mancare di restituire una visione completa e omogena delle fenomenologie occorse. Le coordinate ambientali della presente ricerca fanno riferimento ad un’area posta quasi al centro del Mediterraneo, nella parte nord-orientale interna della Campania: il Sannio beneventano. Questo comprensorio è praticamente identificabile con quattro bacini idrografici: il bacino del Fiume Calore; il bacino del Fiume Fortore; il bacino del 6 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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Fiume Titerno (posto a ridosso del gruppo montuoso del Matese) e il bacino del Fiume Isclero (Valle Caudina). Il territorio nel suo insieme è caratterizzato da una morfologia accidentata ed articolata, con quote che vanno da circa 50 m. fino a 1800 m, che determinano sensibili variazioni spaziali dei parametri meteo-climatici. Quest’area si trova in un bacino geografico preferenziale (rappresentata dalle regioni del mare di Sardegna, del medio Tirreno e dell’Adriatico centro-meridionale) allo scoppio delle cosiddette bombe meteorologiche quali precursori di violente perturbazioni atmosferiche (Conte, 1992). Come è stato già fatto osservare (De Paola & Diodato, 1999), il Mezzogiorno continentale è caratterizzato da corpi idrici che vengono alimentati, specialmente nel periodo ottobre-marzo, da precipitazioni piuttosto abbondanti sul preappennino campano (Monti del Partenio, del Titerno e del Taburno), che hanno inferto sciagure con la loro forza impetuosa e devastatrice: «Quando, per le piogge torrenziali, il nostro fiume [Sabato] ed i suoi affluenti o satelliti s’ingrossano repentinamente ed in modo inverosimile, allora tutta questa immensa conca viene allagata e sembra un mare in tempesta» (De Lucia, 1941). Computando gli eventi, dal IX secolo ad oggi, secondo la loro ricorrenza, sia ha notizia di 50 inondazioni, 40 piogge molto intense o violenti temporali, 38 nubifragi, 31 nevicate molto abbondanti, 13 piogge straordinariamente continue e 11 grandinate eccezionali. Risulta comunque impossibile quantificare l’intensità, ma soprattutto l’estensione spaziale, raggiunta da ogni singolo evento. Si può soltanto dire che, nel periodo maggio – agosto, i fenomeni investono aree generalmente limitate del territorio con una irregolare distribuzione spazio – temporale, raggiungendo talvolta intensità tali da procurare danno agli appezzamenti agricoli e/o promuovere una considerevole erosione dei versanti denudati o utilizzati a seminativo. Nel caso, invece, di eventi riferibili al periodo settembre – aprile, risultano essere più numerosi i sistemi territoriali assoggettati a forti pressioni idrometeorologiche. Questi ultimi sono rappresentati dalle zone rurali, per i danni causati alle produzioni agricole e alle strutture aziendali, dai territori ripariali e di versante, per l’inondazione di torrenti e fiumi o per frane (Lolli & Pagliacci, 1995; De Paola & Diodato, 1999), dalle superfici murarie architettoniche, per il contributo della pioggia battente, con intensa azione meccanica, alla colonizzazione biologica (Caneva et. al., 1992), e dalle infrastrutture di trasporto (specie le strade interpoderali) ove i punti di contatto opera– suolo sono volta per volta sottoposti maggiormente alle ingiurie ambientali del momento. 2. Criteri metodologici applicati per la raccolta e l’interpretazione delle notizie La nostra ricerca ha preso in considerazione tutte quelle notizie che presentano un interesse diretto sugli effetti meteorologici, quali tempeste notevoli di pioggia o neve, violenti temporali, piogge straordinariamente continue (grandinate eccezionali verificatesi nel periodo estivo giugno-agosto sono state scartate per il fatto che in tale stagione si distribuiscono su limitate porzioni di territorio e, per questo, potevano costituire un elemento di disturbo nella ricostruzione omogenea della serie degli eventi), sugli effetti nel sistema territoriale, quali nubifragi che hanno provocato allagamenti dei campi in seguito a precipitazioni molto intense, trasporto di materiali sciolti, devastazione di aree agricole e di reti infrastrutturali di trasporto ecc., e sugli effetti nel 7 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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sistema idraulico quali le inondazioni. Sono state riportate anche tutte le notizie che possono far capire il grado di severità dell’evento (danneggiamenti di cose e persone, impedimento dei lavori campestri, note sulla qualità dei raccolti…), e, infine, le notizie di terremoti, di eruzioni vulcaniche e di fenomeni celesti, che se di per sé non servono ai fini della ricerca, sono utili per meglio illustrare le condizioni delle varie epoche e verificare l’attendibilità della narrazione. Questi dati sono stati contestualizzati nel momento storico a cui si riferivano in maniera da comprendere gli eventuali contributi sugli impatti ambientali in seguito all’opera dell’uomo. Lo studio si è basato, quindi, sull’analisi sistematica e critica dei dati sui fenomeni sopraccennati offerti dalle fonti “narrative” del Mezzogiorno continentale, per un periodo che copre gli ultimi 1000 anni (894-1998). Per questa zona e per questo periodo disponiamo di molte opere a carattere storico, di cui Benevento risulta essere uno dei pochi centri scrittori italiani quasi continuamente attivo, compilate cronologicamente a partire dal IX secolo. Le attività di ricerca bibliografica hanno comportato la consultazione di di tre fonti archivistiche e cinque fonti bibliotecarie per un totale di 700 volumi letti attentamente, di cui 500 di storia locale e 200 a carattere nazionale. Un esempio a proposito di questo genere di fonti, che coprono buona parte dell’epoca medioevale, può essere fornito dalle cronache di FALCONE BENEVENTANO, dell’ANONIMO CASSINESE, dei vari Annales (Beneventani, Casinenses, Ceccanenses, LUPII), e dalle varie cronache a cui fanno riferimento DI MEO e MURATORI nei loro distinti Annali. La documentazione relativa agli eventi e alle fonti (vedere Appendice) è stata riportata secondo il protocollo proposto da Camuffo & Enzi (1991) relativamente alla catalogazione propria dei dati d’archivio per una ricostruzione di climatologia storica. Per la valutazione critica delle notizie è indispensabile: definire l’arco cronologico di cui si interessano, il periodo di vita dell’autore e il periodo di compilazione dell’opera stessa. Questi tre elementi risultano assai variabili da un’opera all’altra e non sempre ricostruibili. L’epoca di cui tratta un testo può essere notevolmente precedente alla sua compilazione, ma, in molti casi, il concetto di “fonte coeva” all’evento deve essere ampliato in quanto, spesso l’autore ha “copiato” fonti preesistenti, ora scomparse (come sono i casi emblematici: DI MEO e i diversi Annales perduti ma conservati nelle opere di autori successivi). In quest’ultimo caso l’informazione storica ha chiaramente un valore meno forte, anche se indispensabile per indirizzare ulteriori ricerche. L’arco cronologico trattato può essere di poco anteriore all’epoca di vita dell’autore o della sua compilazione (come per CIRELLI, PERUGINI). Dunque, le fonti prese in esame si preoccupano di raccontare, talune in modo quasi sistematico (es. DI MEO, MAGNATI, PERRELLA, TERONE) e molte altre in modo quasi casuale, eventi naturali, traendone notizia o dalla osservazione diretta degli eventi stessi, o da fonti successive, ma redatte in prevalenza da testimoni coevi agli eventi stessi. La ricostruzione di variazioni climatiche sulla base di serie meteorologiche strumentali permette, nel contempo, ma per periodi molto più brevi (al massimo 250 anni), un raffronto più analitico tra andamenti meteoclimatici ed eventi naturali, rendendo possibile una maggiore comprensione della vulnerabilità territoriale nei diversi periodi climatici e quindi di contribuire nella guida alla pianificazione del paesaggio
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3. Discussione sulla serie storica degli eventi e degli impatti ambientali Il problema delle vicende parallele tra maltempo e calamità naturali deve essere sempre inquadrato nell’azione congiunta tra uomo e sistema climatico terrestre, quale struttura dinamica del paesaggio degli eventi nella storia. Non è pertanto facile, né sempre possibile valutare l’impatto climatologico sul paesaggio, in quanto esso dipende sia dalla forzante climatica, sia dalla capacità di adattamento a quest’ultima (Camuffo, 1988), nei modi più diversi, come ad esempio attraverso innovazioni tecnologiche, possibilità di trasporto, derrate disponibili, solidarietà sociale, senza trascurare le contestuali situazioni istituzionali e culturali che entrano in gioco. Nel Medioevo, per esempio, l’inclemenza del tempo non sembra essere stata molto spesso direttamente responsabile di carestie, come hanno convenuto diversi Autori (Figliuolo, 1994; Albini, 1994); è pur vero che secondo altri (Jones, 1964), la vita agraria italiana, dall’antichità al Medioevo, è stata determinata da fattori climatici piuttosto che da tecniche agricole, che invece restarono invariate per tutto il periodo preindustriale. E’ pure un dato di fatto che un buon numero di notizie di carestie altomedioevali sono corredate da precise descrizioni sui fenomeni che le scatenarono, e se non tutte le crisi agricole fanno riferimento ad avversità atmosferiche, si è certi che queste arrecarono danni più o meno gravi alle campagne. Siccità, freddi intempestivi o precoci, nubifragi e cavallette sono, tra le carestie da ricondurre a fattori naturali, i maggiori responsabili della perdita dei raccolti a quell’epoca. Nell’area mediterranea si ricordano, tra gli anni in cui le intemperie del tempo afflissero particolarmente le campagne, quelli indicati dal Di Meo (1795) nei suoi Annali (aa. 580, 589, 590, 591, 604, 647, 676, 718, 743, 767, 792, 844, 859, 861, 865, 948, 990). In questo lavoro si è posto in evidenza il consistente ruolo svolto, già in epoca storica, da alcuni eventi piovosi concentrati o ricorrenti su un lungo periodo, per i quali sono noti gli effetti disastrosi anche in riferimento alle piene prodotte nei corsi d’acqua. Rientrano tra questi casi molte testimonianze di varie calamità a seguito di tempeste e nubifragi1. Talvolta i caratteri eccezionali di un evento naturale e i suoi effetti ambientali possono caratterizzare un territorio molto esteso quasi contemporaneamente, come avvenne in Italia nel Novembre del 1740. Per il Mezzogiorno, e nel caso specifico della media valle 1
Nelle Delibere Consiliari del XVIII secolo si rinviene una supplica dei padronali e coloni di alcune contrade della Valle del Calore beneventano colpite dall’alluvione con effetti devastanti sulla rete viaria, così rivolte al Consiglio Comunale: «Li padronali e coloni delle vigne e territorio siti di là del Ponte Leproso, nelle contrade Cischermini, Serretella, Ciancella e Pino, supplicando espongono alle SS.VV. ill.me come coll’occasione sortita nel mese di ottobre del 1707, nella quale cascarono due archi di detto Ponte di modo che restò fatto ad essi oratori impedito il transito ai loro territori e vigne e da detto tempo sinora che sono quasi tre anni, han patito e patiscono gravissimo travaglio dovendo allungare più di un miglio la strada per andare ad luoghi, che d’inverno per li mali tempi, pioggia e neve, tanto essi quanto le loro donne e ragazzi han pianto con lacrime di sangue in dover circondare così lunga strada e passare per il fiume con grandissimo pericolo della lor vita e di està per il caldo, (...), ricorrono alle SS. VV. ill.me a ciò in tutti li modi trovino ricapito di far fare questo ponte tanto praticato e necessario per il bene pubblico...» (cfr. ZAZO A., 1976: Curiosità storiche beneventane, Stabilimento LitoTipografico Editoriale De Martini, Benevento, pp. 72-73) . Nel Diario dei Romanelli è descritto, invece, un nubifragio della durata di 24 ore circa abbattutosi nella Valle del basso Calore tra Solopaca e Telese nell’Autunno del 1809: «A dì 20 Novembre vi fù una gran pioggia tanto continua da principio a circa quattr’ore a mattino e durò sino alle ore 4 in circa di notte, di modo che fece una fiumana la più grande che mai si è veduta nei tempi passati, (…), le lave che calavano dalla montagna per mezzo il paese facevano grande orrore per lo strepito dei sassi che seco trascinavano, il fiume
ruppe l’arco del ponte (…), ed allagò tutti i terreni convicini in modo estraordinario e non credibile dai posteri. (…)» (cfr. MAZZACCA V., 1992: Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica, pesca, inquinamenti, A.G.M., Benevento, p. 70). 9 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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del Calore beneventano, si legge, nel Libro di memorie di cose accadute in questa Città ecc., dal 1724 al 1740 (Zazo, 1949): «Per la continua piova a scirocco, per la quale si spense gran neve sui monti e altrove, si osservarono nella mattina della domenica 28, questi due fiumi, Calore e Sabato, rappresentare due bracci di mare. E’ primieramente parlando del fiume Calore, questo, per quanto si vide dalle mura della città cagionò un danno notabilissimo <...>. Secondariamente, parlando del fiume Sabato, da questo altresì fu danneggiato il territorio <...>». E per il Nord, la cronaca alquanto eloquente di GIOVANNI VILLANI circa l’evento che colpì Firenze ed altri luoghi della Toscana nel principio di Novembre dello stesso anno (Muratori, 1745): «Le nevi», dice il cronista, «cadute troppo di buon ora a i monti, che per non essere dal freddo indurate facilmente si squagliano al primo vento caldo, quelle son che cagionano sì fatte stravaganze». Il 1700 è il secolo che sarà ricordato pure per le frequenti e straordinarie siccità, talvolta, accompagnate da eccezionali grandinate che hanno avuto un notevole impatto non solo sull’agricoltura beneventana ma anche su quella dell’Italia centro-meridionale in genere, con carestie e vittime. Sono espressivi alcuni brani di notizie tolte dal Diario dell’epoca di Giuseppe Loffredo e riportate, prima da Cangiano (1921) sulla “Gazzetta di Benevento” e poi definitivamente riordinate dal de Rienzo (1924): «Questo secolo XVIII ha avuto un anno memorabile, e stupendo per le funeste conseguenze causate dalla scarsezza dei viveri e pessima raccolta. (…) Il principio di quest’anno fu l’agosto 1763, in cui la siccità e gragnole cadute nel Regno di Napoli si raccolse pochissima quantità di vettovaglie, talchè si cominciò a patir la fame dal mese di dicembre (…)2». Per evidenziare la distribuzione temporale in termini di ampiezza anziché di frequenza, si è applicata una media mobile pesata del tipo:
xt =
1 ∑ ht
+m
∑h x
k =− m
k
t −− k +1
dove xt è il termine filtrato corrispondente al t-esimo termine (t = 1, 2 … N, con N pari al numero di termini della serie originale); hk è il peso per il quale è moltiplicato il valore delle k unità spostate rispetto a t. Si è scelto il filtro di Ormsby, nel quale, i pesi hk sono riportati secondo la formulazione proposta da Katsoulis (1986, 1989), alla quale rimandiamo per i dettagli. Qui basterà spiegare che il numero di termini m della media mobile viene definito con m = 2fn / (fr – fc), dove fc è nota come frequenza di Nyquist ed è legata al passo di campionamento della serie dall’espressione: fn = 1 / 2∆t (∆t = 1
2
Questa ondata di maltempo continuò ad imperversare nell’anno avvenire concentrandosi particolarmente nelle zone interne del Regno, dove, come riferisce ancora il de Rienzo, a Benevento nel mese di Aprile (1764) «è tirato ancor la luna di Marzo per essere stata la Pasqua a 22 di detto, perciò è stato incostante or caldo or freddo, or con sole, ed in mediatamente con acqua, e fra l’altro vi sono stati quantità di venti freddi come anche moltissime gelate, acqua e grandeni, a tal motivo i frutti hanno patito molto, e fra l’altro le ciregge e le pera». 10 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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anno); fr è la frequenza di roll-off che, al fine di eliminare le fluttuazioni con periodo < 19 anni è stata posta fr = 1 / 19 cicli / anno; fc è la frequenza cut-off pari a 1 / 100 cicli / anno. Secondo tali assunzioni m vale circa 23. Il vantaggio del filtro utilizzato risiede nel fatto che esso non altera l’ampiezza nella banda passante e non introduce spostamenti nelle varie armoniche. In fig. 1 è riportato il risultato di tale analisi per tutti gli eventi considerati e si può apprezzare una loro distribuzione temporale piuttosto irregolare, con una maggiore concentrazione nei secoli XI, XV, XVIII e XIX ma, soprattutto, per il 1800, che ha visto registrare le ampiezze massime assolute di tali eventi. Un picco secondario altrettanto importante sembra svilupparsi nei decenni successivi al 1950 e mostra, anch’esso, valori ragguardevoli se confrontati con i fenomeni occorsi prima del 1800. Tuttavia, non è chiaro se i picchi sono dovuti al fatto che il periodo è stato particolarmente perturbato o se la concentrazione di eventi sia dovuta ad una maggiore disponibilità di fonti. Viceversa, i periodi “tranquilli” sono veramente tali o dovuti a mancanza di dati ? L’anomalia, dovuta all’accumulo di casi registrati nel XIX secolo, potrebbe essere spiegata dal fatto che i periodi di clima più freddo verificatisi durante la Piccola Età Glaciale, quali quelli osservati all’inizio del 1800 (altri si ebbero verso la metà del 1600), hanno coinciso con i periodi di maggiore attività vulcanica (Tomasi & Paccagnella, 1986; Palmieri & Siani, 1989); questo scenario sembra compatibile con gli effetti amplificanti la normale attività ciclogenetica in area mediterranea (vedere paragrafo successivo).
1.0 0.9 0.8 0.7 FD
0.6 0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 0.0 800
1000
1200
1400
1600
1800
2000
Anno
Fig. 1 – Sannio beneventano: distribuzione temporale della frequenza F degli eventi naturali estremi: inondazioni, nubifragi, nevicate straordinarie, piogge molto intense, violenti temporali, grandinate eccezionali e piogge straordinariamente continue (Filtro di Ormsby).
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La conferma che quei periodi ebbero a soffrire condizioni di straordinario maltempo si può avere anche rileggendo quanto emerge in una relazione sul Principato Ultra (attuali Province di Benevento e Avellino), rispolverata da Zazo (1965) e redatta dal fisico GIOVANNI ZERELLA, incaricato, nel 1811 nell’ambito della Statistica del Regno di Napoli, di predisporre un quadro climatico-ambientale dell’epoca: «Questa atmosfera viene continuamente dominata dai venti del Nord, del Nord-Est e del Sud-Ovest che spirano impetuosamente tanto nell’està che nell’inverno, con condizione però che nell’està ci portano delle piogge tempestose e grandine e nell’inverno neve e polverii quali non ci permettono di uscire di casa. (…) Le gragnuole sono frequenti al finire della primavera e nell’està. Apportano danno al grano e alle vigne per tre anni susseguenti (…)». A questa descrizione si aggiunge un quadro, altrettanto turbolento, del clima beneventano successivo al 1811, con atmosfera particolarmente instabile, come risulta dai riassunti climatici di Federico Cilenti (1870), che denotano tra il 1840 e il 1869 una frequenza media di temporali almeno due volte maggiore rispetto a quella del conseguente e più lungo periodo 1870-1949. Una ripresa dell’attività temporalesca sembra delinearsi negli anni più recenti (decennio 1989-1998) con frequenze rapportabili a quelle di fine Piccola Età Glaciale. Anche per le aree interne dell’Italia centrale, secondo alcuni Autori (Margottini & Serafini, 1991; Clemente & Margottini, 1991; Andriola et. al., 1996), i periodi con significativi incrementi di eventi naturali estremi a carattere alluvionale (1400-1850) sono stati caratterizzati da momenti climatici particolarmente piovosi e dipesi da un motore unico legato alle condizioni climatiche del pianeta. Ciononostante, tale confronto, limitato al periodo della Piccola Età Glaciale, rileva un sostanziale contrasto fra i picchi più alti di eventi estremi che, per il bacino del Tevere, si registrano alla fine del XV secolo, e, per quelli del Sannio, durante il XIX secolo. Non si può dare, al momento, nessuna spiegazione fisica sui risultati di tali confronti.
4. Relazioni tra maltempo ed attività vulcanica L’attività vulcanica del passato ha avuto, ed ha tutt’oggi, un ruolo importante nelle variazioni climatiche di breve periodo; le eruzioni da essa provocata, sebbene considerate tra i disastri geofisici, possono avere un notevole impatto sugli ecosistemi naturali, come dimostrano le grandi quantità di polveri e gas immessi nell’atmosfera, che determinano sconvolgimenti stagionali del clima e un generale raffreddamento della troposfera. Hammer et. al. (1980) ritengono, a questo proposito, che la spaventosa eruzione del Krakatoa nel 1883 sia stata la causa degli anomali fenomeni atmosferici verificatisi in America ed in Europa nei mesi seguenti l’eruzione, e che le emissioni del Tambora in Indonesia (1815) può essere stata la causa dell’ anno senza estate. Hardy et. al. (1983) ricordano, invece, che a seguito dell’eruzione vulcanica del monte Saint Helens nello stato di Washington, avvenuta nella primavera del 1980, si ebbe un estate fresca con il 25% di pioggia in più rispetto alla norma.
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Una delle prime ricostruzioni moderne della catastrofica ed estesa ondata di maltempo riferibile alla straordinaria eruzione del vulcano indonesiano sopraricordata è fornita dai coniugi Stommel (1979) che ricompongono il quadro generale degli eventi occorsi nel triennio 1815-1817. I climatologi classificano questa eruzione come la più grande produttrice di polvere atmosferica fra il 1600 e i nostri giorni. La polvere rimase intorno alla Terra nella stratosfera per 2 o 3 anni, riflettendo nello spazio la radiazione solare e riducendone in tal modo la quantità che di solito arriva al suolo. I due ricercatori, nel loro articolo, riportano alcune descrizioni di quelle bizzarre mutazioni meteorologiche che noi abbiamo trovato non molto dissimili da quelle tramandateci nei racconti dei nostri avi. Si trattò di un freddo eccezionale che interessò l’Italia dall’autunno del 1815 al giugno 1816 con tempeste, grandine e, in alcuni posti come il beneventano, con nevicate durante la mietitura del grano. Manca, però, un’opera moderna, se non per qualche eccezione (Bullard, 1964; Lamb, 1970; Iampieri, 1983), sulla grave crisi agricola di quell’epoca e soprattutto sulla straordinarietà degli eventi atmosferici che la inasprirono, e che interessò, anche se in forme e modi diversi da provincia a provincia, il Regno di Napoli e tutto il continente europeo. Frequenti, invece, sono i riferimenti in molti documenti e fonti coeve. Tra queste, per citare qualche esempio, c’è la Storia ecclesiastica e civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli di Niccola Palma (1832-1836), che parla di «freddi intempestivi»; oppure quella di Pancrazio Palma (1850), che parla, riferendosi alla Provincia di Teramo, di «continue e dirotte piogge cadute in Maggio e Giugno (1816), seguite in autunno da grandini furiose». A parte il già citato caso del Tambora, altre eruzioni come quelle del Krakatoa (1883), Mont Pelèe (1902), Hekla (1947), Agung (1963) ed El Chicon (1982), sembrano aver causato una diminuzione di 0.2 – 0.5 °C della temperatura media della superficie terrestre (Lamb, 1970; Tomasi & Paccagnella, 1986). Tuttavia, come fanno osservare Delmonaco et. al. (in pubblicazione), gli effetti delle eruzioni vulcaniche sono ritenuti responsabili di perturbazioni sugli ecosistemi naturali, senza modificare forse l’andamento generale; qualche dato sperimentale, d’altra parte, come il raddoppio del contenuto di zolfo, rispetto alla normale concentrazione, registrato nei campioni di ghiaccio provenienti dall’Antartico, rappresentano il periodo 1450-1850, conosciuto come Piccola Età Glaciale, sembra confermare la grande importanza degli effetti delle polveri vulcaniche sui meccanismi climatici dell’atmosfera. Secondo Camuffo & Enzi (1995), occorre distinguere le emissioni vulcaniche parossistiche, sporadiche e violente che lanciano aerosoli e ceneri in stratosfera, da quelle più frequenti, durevoli e modeste. Tra le prime vengono annoverati i violenti scoppi, come quelli sopraricordati, che possono appunto causare degli effetti transienti sul clima globale, ed, eventualmente, essere associati a cicliche ondate di forte maltempo, come dimostrano alcuni schemi interpretativi sulle variazioni climatiche naturali (Gregori, 1994), secondo cui risulterebbero accoppiate ciclicità osservate per le alluvioni del bacino del fiume Tevere e quelle relative all’attività vulcanica globale. Tra le seconde figura il rilascio in troposfera di ceneri, generalmente abbattute nel giro di una settimana dalle precipitazioni temporalesche da esse innescate.
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In quest’ultimo caso, rientrano le prolungate eruzioni del Vesuvio con interconnessi e notevoli effetti meteorologici non solo a scala locale, come risulta da un’analisi di un testo moderno (Antignani, 1996)3, ma anche a scala regionale, come dimostra un’accurata descrizione, trovata in un antico trattato (Vitale, 1794)4, sull’attività vesuviana che, nel dicembre del 1631, accompagnava le continue e abbondanti piogge osservate nell’entroterra settentrionale della Campania. Dato quindi, che le eruzioni vulcaniche possono innescare o inasprire le condizioni favorevoli a violente precipitazioni, è ragionevole verificare se esiste una correlazione con le maggiori tempeste, anche se è da premettere 1) che non tutte le eruzioni hanno causato violente tempeste, né tutti i nubifragi sono riferibili a emissioni vulcaniche, e 2) che eventuali correlazioni possono essere significative in alcuni periodi e non esserlo in altri. Al fine di evidenziare tale relazione qualitativa, nella figura 2 sono messi a confronto i principali periodi climatici, la distribuzione temporale degli eventi naturali estremi (filtro di Ormsby) e il rispettivo andamento dell’indice medio di carico di polveri (Palmieri & Siani, 1989) che fornisce una stima del volume totale di materiale disperso nell’atmosfera per effetto delle eruzioni vulcaniche.
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Un’indagine curata dall’Autrice sulle eruzioni del Vesuvio riporta, tra le numerose testimonianze storiche dei viaggiatori e personaggi famosi, due brani pubblicati nel 1887 e nel 1946. Questi descrivono, rispettivamente, i nubifragi del 1631 e del 1649, che all’epoca accompagnavano l’attività del vulcano campano. Il primo fu osservato dal capitano ALFONSO DE CONTRERAS: «Al fuoco e alle ceneri che non cessavano di piovere si aggiunse anche l’acqua, perché cominciò a precipitare dalla montagna un torrente così impetuoso che solo il rumore infondeva terrore»; il secondo, da SILVESTRO VIOLA napoletano: «Continuava sempre nel Vesuvio il denso fumo et nella notte vedevasi alcune volte ardenti fiamme; per nella mattina di martedì 18 di ottobre su le hore 17 si sentì un gagliardo terremoto il quale procedette dalla gran vehemenza del acque piovane (…). Et ecco che mentre l’acque s’avvicinavano presso il Monastero ove eran le porte aperte, come anco quelle della Chiesa miracolosamente si chiusero da par loro evitandone la rovina che gli poteva cagionare tanta copiosità di acque, ben vero che ferno di danno in tutti i lochi convicini quasi 60 mila ducati estirpando alberi et case con la copiosità del terreno che menava li equiparava al suolo». 4 «Essendo seguìta nel mese di dicembre 1631 una grande eruzione del Vesuvio, pervennero le ceneri fino ad Ariano, le quali continuarono per varj giorni; come leggesi nel Diario manoscritto del Barberio, in cui è registrato ciocchè giornalmente avvenne circa la pioggia di esse (…): a 16 dicembre 1631 giorno di martedì cominciò ad ore 19 a piovere cenere di colre, tenuità, e consistenza di quelle di legna bruciate odorano ben vero di solfo (…). A’ 17 di detto mese, alle ore diciassette, cessò la pioggia di cenere, e cominciò quella di acque, che durò molte ore (…). A’ 18 di detto mese sin’all’ore 19 piovè nuovamente cenere, senza tuoni né vento. E sebbene questa fosse nel principio sottile, e secca, poi cominciò ad essere umida (...) Alli 19 poi di detto mese, verso il far del giorno, apparvero nell’infima regione dell’aria nuvole così dense, ed unite, che si credè quel giorno esser notte (…). A 21 di detto mese fu il tempo nuvoloso, e dalle ore 18, fino alle 21 cadde copiosissima acqua, preceduta da vento australe (…). A 23 all’ore 17 piovè cenere in poca quantità (…). A dì 25 dopo impetuoso spirare de’ Venti dall’ore 16 sino alle 21 sopravvenne nuovamente pioggia, che durò fino a 23 ore, quale pioggia non fu limpida, ma mescolata con cenere. A 26 detto, molta pioggia mescolata con cenere. La notte poi nevigò, come fece anche il dì 27. Dopo caduta la quale neve, il tempo si rese tranquillo (…)». 14 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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Piccola Età Glaciale
Riscaldamento attuale
2
1
0 1600
1650
1700
1750
1800
1850
1900
1950
2000
Anno Fig. 2 – Raffronto tra la serie degli eventi naturali estremi (linea continua) occorse tra il 1610 e il 1975 e la rispettiva serie dell’indice medio del carico di polveri (x 0.01), di origine vulcanica (tratteggio), in atmosfera
Il grafico mostra che, a partire dal 1750, l’occorrenza degli eventi segue abbastanza bene la curva indice dell’attività vulcanica, contrariamente a quanto accade prima di quella data. La correlazione insorge nel periodo di maggiore attività vulcanica in cui la diversificazione tipologica delle eruzioni appare nella sua massima varietà, sia con eventi frequenti e non molto violenti, tali cioè da mantenere nella troposfera le emissioni (vedi specialmente l’attività dei vulcani mediterranei all’inizio del 1800), e sia con esplosioni più violente (capaci di alterare le proprietà chimico-fisiche della stratosfera con conseguente raffreddamento della troposfera). Tale correlazione si ha pure in concomitanza ad un periodo umido e freddo che ha caratterizzato il clima dell’Italia meridionale nella seconda metà della Piccola Età Glaciale (Trasselli, 1968; Sorriso-Valvo, 1994). In quest’ultimo periodo, come hanno dimostrato Camuffo & Enzi (1995), sono in generale ricorrenti testimonianze di violenti temporali e tempeste di grandine a seguito delle notizie di nebbie secche (cosiddette perché composte da gas e aerosoli di origine vulcanica) anche in altre parti d’Italia. In effetti nei periodi più freddi della norma è in genere maggiore la differenza di temperatura fra superficie marina e bassi strati dell’atmosfera (Conte, 1992); ciò favorisce i processi di evaporazione e di conseguenza la cessione all’atmosfera di vapore e calore latente, energia che si rende disponbile per le perturbazioni. Dato, poi, che l’ammontare e la velocità di accrescimento dell’acqua precipitabile in nube dipendono anche dalla concentrazione di particelle in sospensione nella troposfera, una tempesta in via di sviluppo innesca un meccanismo di auto-alimentazione che può generare un’intensificazione molto marcata.
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5. Relazioni con gli effetti nel sistema idraulico-territoriale In accordo con l’impostazione generale delle scienze del paesaggio (Di Fidio, 1994), le strutture ecologiche minacciate da nubifragi e inondazioni possono essere descritte come geotopi o geosistemi elementari, strettamente collegati nell’ambito del medesimo bacino geografico; la loro dinamica evolutiva è determinata da fattori interni, esterni e di interfaccia. Tra i fattori interni (predisponenti) rientrano: i fattori di forma del bacino, la litologia, ossia la natura della roccia e la sua attitudine alla disgregazione; la giacitura della roccia, più o meno favorevole all’equilibrio dei versanti; la tettonica, ossia le deformazioni e dislocazioni subite dalla roccia, come pieghe e faglie. Tra i fattori esterni (scatenanti) rientrano: il clima, e in particolare le precipitazioni e le escursioni termiche; la vegetazione che contribuisce alla costruzione del suolo e lo protegge, con differenti gradi di copertura; gli animali, che consumano la vegetazione, contribuendo in tal modo alla dinamica dei geotopi; l’uomo, che modifica profondamente l’ambiente naturale e lo sfrutta per le sue esigenze. I fattori di interfaccia derivano dalla interrelazione tra i fattori esterni e quelli interni e sono costituiti dalla morfologia e dal suolo. Il legame tra eventi meteorologici estremi e nubifragi può essere studiato, limitatamente ad alcuni periodi, in base all’analisi di lunghe serie storiche dei principali parametri meteorologici, disponibili per Benevento a partire dal 1840. La disponibilità dei dati di precipitazioni e di eventi naturali estremi permette di ricostruire uno scenario bioclimatico del bacino idrografico del Calore beneventano (Fig. 3). La concentrazione di eventi naturali estremi nella seconda metà del XIX secolo e dopo il 1980 in corrispondenza di periodi generalmente poco umidi, contrastante con il numero contenuto di nubifragi nei periodi con intensa attività temporalesca accompagnata da notevoli apporti pluviometrici all’inizio delle osservazioni, sembra confermare l’impatto dell’antropizzazione sul ruscellamento delle acque all’interno del bacino. Non si può non rilevare, a proposito, il fattore meteo-climatico connesso allo stato di degrado geopedologico delle zone appenniniche campane (Buondonno et al., 1993), agli annosi incendi estivi che interessano le macchie boschive del Sannio (Bosco & Diodato, 1995), alle sproporzionate pratiche agricole di reduzione boschiva in atto già verso la metà del XIX secolo (Albino, 1870; Jamalio, 1915)5, accompagnate dalla più recente semplificazione nella maglia di equipaggiamento del paesaggio e la concomitante 5
Albino parla di “squilibrio fra terreni coltivati e terreni forestali che ha reso frequenti quegli eventi naturali estremi, come nubifragi, inondazioni e gravi siccità estive, che appena si conoscevano nel Sannio beneventano del primo Ottocento”. E’ di un certo interesse scoprire che le colline e i pianori situati a valle delle aree non interessate da pesanti alterazioni dei quadri ambientali non lamentano conseguenze notevoli di eventi meteorologici, a differenza degli altri che testimoniano i dilaganti e disastrosi loro effetti, avvertibili soprattutto nel sistema idraulico-territoriale. Nella Valle Caudina difatti, continua l’Autore, “la pioggia riesce benefica alle pianure sottoposte ai monti Irpini (Partenio); diviene innocua alle terre piane sottostanti ai Tifati, e risulta funestissima, dannevolissima, alle terre e agli abitati, che stanno lungo e sotto il versante meridionale del Taburno. (…) E questo che si avverte nel Vallo-Caudino, ove più ove meno, esiste in altre contrade della Provincia. I monti ed i colli in quel di Cautano, di Solopaca, di Paupisi,, di Cirreto, di Pietraroia, di Sassinoro, e di Sanmarco sono causa perenne di danni alle pianure, ed i torrenti si sono resi minacciosi tanto, che gli stessi abitati di Tocco-gaudio, Apice e Pietrelcine han perduto la base solida pel continuo rodere de’ torrenti che li lambiscono. Per la malintesa coltivazione dei monti e dei colli, siccome abbiamo osservato, ogni rivolo si è tramutato in torrente” (ALBINO N. O., 1870: Relazione sullo stato dell’agricoltura della provincia e sui lavori della direzione e dei socii del Comizio Agrario di Benevento per l’anno 1869, in “Bollettino dei Comizi Agrari” dei Circondari di Benevento, Cerreto e S. Bartolomeo in Galdo, Tip. De Martini & De Gennaro, Benevento, pp. 66-68, 77). 16 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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diffusione indiscriminata delle aree impermeabilizzate (Diodato, 1996 a), ed, infine, alla più generalizzata opera di modifica di uso del suolo. 12
Semplificazione nella maglia di equipaggiamento del paesaggio agrario + infrastrutturazione territoriale
Inizio diboscamento diffuso sull'Appennino Sannita
10 8
Urbanizza zione indis criminata dei bacini geografici beneven tani
6 4
Media
2 0 1840
1860
1880
1900
1920
1940
1960
1980
2000
Anno Fig. 3 – Bacino del Calore beneventano: confronto tra la serie dei nubifragi e inondazioni (in rosso), i dati (PA x 0.005) di Precipitazione Annua (in celeste) con sovrapposta media mobile di ordine 5 (in blu) e l’inizio delle più importanti trasformazioni del paesaggio (frecce) nel corso dei secoli IX e XX (Rispettive fonti dei dati: Progetto AVI del CNR - GNDCI; Rivista Meteorico-Agraria; Diodato, 1996 b; Bollettino dei Comizi Agrari di Benevento, 1870-1873; Vari, 1917; Annali del Servizio Idrografico, 1920-1994; Bollettino Agrometeorologico Nazionale, 1994-1997; Jamalio, 1918)
E’ ormai dimostrato che, in generale, la variazione di uso del suolo, connessa ad interventi antropici o a fenomeni naturali, induce un diverso comportamento idraulico particolarmente in relazione alla trattenuta delle acque meteoriche da parte delle coperture. Avvalendosi di uno strumento di simulazione numerica-dinamico, Benedetto (1997) ha dimostrato, per un bacino tipico dell’Appennino, sia che il picco di piena risulta decisamente più elevato laddove si sia verificato un diradamento della copertura vegetale (causa incendi o disboscamenti), e sia che la piena si verifica anticipatamente in condizioni di perturbazioni (infrastrutture lineari di trasporto) che modificano la morfologia naturale del bacino. 6. Conclusioni Lo studio degli eventi meteorologici estremi ad impatto catastrofico riveste una particolare importanza per due principali ragioni. La prima è che, benchè relativamente di bassa frequenza, tali fenomeni sono causa di distribuzioni spaziali talvolta imponenti con danni economici insostenibili; la seconda è che essi si verificano allorquando le forze che sottostanno al loro accadere si dispiegano in tutta la loro interezza e potenza. 17 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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Si è visto che i nubifragi non sono una triste novità dei tempi moderni e che anche nei secoli passati si notavano gravi danni al sistema territoriale. La causa principale delle calamità naturali occorse in epoca preenergetica fu dovuta, molto probabilmente, ad un inasprimento delle condizioni climatiche su vasta scala. Il sistema climatico – ambientale moderno, invece, non potendo esser convenientemente protetto dalla vegetazione (boschi, siepi e macchie di campo) particolarmente diffusa nelle zone appenniniche d’Italia nei secoli passati, ed assoggettato a crescenti carichi ecologici (inquinamento atmosferico, urbanizzazione indiscriminata del territorio…), ha subito, in quest’ultimo secolo, una progressiva degenerazione qualitativa. Ciò significa che il problema non può esser ricondotto genericamente alle sole tempeste, ma ad un effetto combinato di pressioni antropiche esercitate sul territorio in numero sempre maggiore e con sinergismi sempre più forti. L’analisi, dunque, induce a sostenere che, quantunque alcuni secoli (XI, XV, XVIII, XIX e XX) costituiscano un periodo singolare di anomalie climatico-ambientali o di cambiamenti all’interno dell’ultramillenario periodo IX–XX secolo, è bene tener presente che le vicende parallele tra maltempo e calamità devono essere sempre istituite e ricercate nell’azione congiunta tra uomo e sistema climatico terrestre, quale struttura dinamica del paesaggio degli eventi nella storia. Diversi fattori ambientali (naturali e antropici) potrebbero quindi aver mitigato i disastri in alcuni periodi ed averli esaltati in altri. Negli anni avvenire, gli ambienti collinari e montani, tipici dell’area campione oggetto del presente studio, saranno potenzialmente i più vulnerabili agli impatti delle attività antropiche, non sempre compatibili con l’evoluzione morfologica del territorio, ed accompagnate da un possibile riscaldamento climatico globale con implicazioni dei sistemi naturali idrologici e di versante. Il campione esaminato prova l’esistenza di un interesse per quanto riguarda i fenomeni climatici, sia negli autori coevi, sia nei successivi, e restituisce probabilmente un quadro storico della realtà poco alterato. Quantunque le informazioni qui riportate costituiscono l’accorpamento di due distinte Banche Dati, si tratta di considerazioni, in ogni caso, preliminari, che potranno essere confermate o rivoluzionate una volta che verrà continuata la ricerca dei dati.
Ringraziamenti Questa ricerca è stata possibile grazie alla collaborazione della cara Annarita Onofrio, che mi ha assistito nell’interpretazione dei testi antichi. Sono grato, inoltre, a Mario Boscia, dell’Ente Provinciale per il Turismo di Benevento e al dott. Claudio Margottini dell’ENEA per i preziosi consigli e suggerimenti che hanno guidato la presente ricerca. Un sentito ringraziamento va, infine, al Personale della Biblioteca Provinciale di Benevento ed in particolare al suo Direttore Prof. Salvatore Basile, al dott. Pietro De Paola e alla dott.a Marisa Anzalone Vicedirettrice della Biblioteca Provinciale di Avellino.
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N. Diodato
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23 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
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APPENDICE Documentazione degli eventi, e delle fonti Per le notizie non corredate dai testi originali si rimanda, là dove specificato, alla Banca Dati CNR - Enzi & Camuffo, 1996; la restante mole di notizie rappresenta l’aggiornamento di una specifica parte della Banca Dati APPIA – Diodato (in pubblicazione), alla quale si rinvia per la traduzione dei testi antichi e per le note di approfondimento. A
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Notizie
894
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(Inondazione del fiume Calore in Benevento; terremoto e invasione di cavallette nel Sannio e nella Puglia) Memorie delle chiese parrocchiali e moderne di Benevento, Biblioteca Capitolare di Benevento, to. 354 = Index Pacilli. Alla fine del IX secolo,... l’inondazione provocata dal Calore fu addirittura preceduta da terremoti che fecero tremare il Sannio e l’Apulia; da stormi di cavallette che devastarono i campi; da un incendio che distrusse la parte orientale dell’abitato di Benevento, cominciando dalla chiesa «di S. Renato presso la portella dell’Annunziata fino a Port’Aurea.
897
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(Pioggia intensa a Benevento, inondazione dei fiumi Calore e Sabato) ANONIMO BENEVENTANO, n. VIII, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. V, Napoli, Stamperia Simoniana 1800, p. 73. Piogge continue, e tali, che i fiumi Sabbato, e Calore s’ingrossarono in modo, che le acque passavano per sopra il ponte del Calore, cosa, di cui non vi era memoria ne’ tempi precedenti.
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(Pioggia continua, tempeste, mancato raccolto di frumento e di uva, impedimento della semina, seguì carestia e pestilenza in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo, Annali criticodiplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. V, Napoli, Stamperia Simoniana 1800, pp. 308, 311. Dal primo di Luglio di quest’anno calamitoso, per sette continui mesi dirotte piogge, con tempeste grandi, cosicchè quasi tutta la messe, e la vendemmia si corruppe, ne si seminarono i campi in tutto il Principato.
948/9 VII-I
977
XI
-
(Neve abbondante, moria di animali in tutto il Principato ed in Calabria) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VI, Napoli, Stamperia Simoniana 1801, p. 120. Nel Novembre [di quest’anno] cadde tanta neve, che quasi tutti gli animali, ed armenti morirono nel Principato nostro, ed in Calabria.
990
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(Primavera: siccità, seguì carestia; neve, poi pioggia continua, impedimento della semina nelle Provincie del Regno) Storia del Monastero di S. Lorenzo di Liegi, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VI, Napoli Stamperia Simoniana 1801, p. 238. Una siccità grande di primavera impedì ogni seminazione, e piantagione primitiva, e ne seguì una grandissima carestia; cadde poi una neve eccedente; indi una pioggia continua negò in tutto ogni seminare autunnale. Fu ancora un tremuoto stragrande (permaximus).
992
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(Nubifragi, inondazioni, seguì carestia in Benevento e in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VI, Napoli, Stamperia Simoniana, 1801, p. 249. Per una grande inondazione di acque venne in quest’anno una gran carestia in tutto il nostro Principato, e in Benevento, in Capua, e nella Puglia.
1009
II
-
(Neve abbondante, moria di uccelli e pesci in Benevento) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno: ricostruzione della storia ambientale nell’Optimum climatico medievale, in Atti del 4° Workshop Progetto Strategico Clima Ambiente e Territorio nel Mezzogiorno, t. I, Editor A. Guerrini, CNR 1996, p. 33; O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 130 A2. .MVIIII. .VII. an. .XXVIII. domni Paldolfi et .XXII. an. Domni Landolfi filii eius. Magna nix cecidit ut morerentur aves, et in Pantano pisces. (Luglio: stelle cadenti, cometa; Agosto: Tempeste, temporali forti, danni agli edifici in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VII, Napoli, Stamperia Simoniana 1802, p. 59. Molte stelle si videro cader dal Cielo nel Luglio, e ne apparve una più grande crinita, e con coda nelle parti Australi. Procelle stragrandi, con folgori, e tuoni uccisero molti uomini e conquassarono diversi edifizj, e Chiese in tutto il Principato nel mese di Agosto.
1018 VIII
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1029
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(Inondazione dei fiumi Calore e Sabato in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 133 A2. .MXXVIII. .XII. an. .XLII. domni Landolfi et .XVIII. an domni Paldolfi filii eius. Facta est inundatio fluminum Caloris et Sabbati.
1031
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(Inondazione del Sabato e moria di pesci in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 133 A2. .MXXXI. .XIIII. an. .XLIIII. domni Landolfi et .XX. an. Domni Paldolfi filii eius. Flumen Sabbati inundavit et multi pisces mortui sunt.
1048
-
-
(Neve abbondante, seguì carestia per 5 anni in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 136 A2 .MXLVIII. .I. an. .XXXVII. domni Paldolfi et .XI. an. Domni Landolfi filii eius. Nix magna et fames quinquenna.
1060
V
31 (Tempesta di pioggia, danni alle campagne del beneventano e del Reame di Napoli) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana 1798, p. 12. Fu un’orribile tempesta nell’ultimo giorno di Maggio, la qual cagionò immensi danni in Terra, e in mare, ove vicino Agropoli restarono naufragati tre nostri Monaci, che tornavano da Reggio.
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1063
X
5
1065
IX
13 (Grandine eccezionale?, distruzione di vigneti ed uliveti in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, in
1065
XI
(Grandine eccezionale in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 142 A1. .MLXIII. .I. .III. nona octobris fuerunt grandines magne sicut ova, post cenam. A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana 1798, p. 54 Una orribile grandinata a’ 13 di Settembre dissipò vigne, ed oliveti in tutto il Principato. (...).
-
(Pioggia di resina ? a Benevento) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 34
1066 II / V
-
(Febbraio 3: Pioggia torrenziale?, oscuramento del sole; Maggio 17: cometa di Halley in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 142 A1 .MLXVI. .III. .XVI. Kalendas magii apparuit stella cometis. III°. Die stante mense februario facte sunt tenebre hora nona et permanserunt hora .III., postea subsecuta est pluvia turbida nimium.
1079
I
-
(Tempesta di neve in tutto il Principato; Gennaio 29: congelamento del fiume Calore in Benevento) A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana 1798, p. 177; O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 145 A1 .MLXXVIIII. .II. .IIII°. Kalendas ianuarii gelavit flumen Caloris, ita ut desuper homines calciati transirent.
1081
II
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(Pioggia di resina ? a Benevento) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno…, cit., p. 34
1085
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1094 ?
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(Tempeste grandi, carestia, pestilenza nel Regno di Napoli; Febbraio 6: eclisse totale di sole nel Regno) GOFFREDO MALATERRA & FRA CORRADO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana 1798, p. 240 Fu ancora segnalato per una eclisse singolare di Sole, per cui a’ 6. del Febbrajo, secondo il Malaterra, e Fra Corrado, dall’ora 6. a tutta la 9. del giorno il Sole si oscurò <...>. Si distinse finalmente per fiere tempeste, per feral pestilenza desolatrice, e per orrida carestia, che renderono oltremodo infelici le nostre Contrade. (Tempesta di vento, terremoto in Benevento, seguì neve abbondante) ANONIMO CRONISTA DELLA CHIESA DI S. SOFIA, in V. Vari, I terremoti di Benevento e loro cause, Benevento, Cooperativa Tipografi - Chiostro di S. Sofia 1927, p. 9 Benevento patì nuovamente per il terremoto del 14 e 18 gennaio 1094 e le scosse furon tali che alla città arrecarono estremi guasti. Al terremoto tenner dietro venti furiosissimi, che sollevarono in aria nubi di polvere degl’infranti edifizi, tanto da renderla come nebbiosa. Le case rimaste in piedi furon tutte lesionate e il vento impetuoso finì di rovinarle. Dopo il terremoto avvenne freddo eccessivo e fittissima caduta di neve, che in tanta copia mai era stata veduta.
1105
I-II
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(Neve abbondante e inondazioni a Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» 1923, nr. 42, Roma, p. 152 A2; S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno…, cit., p. 35 .MCV. .XIII. an. .VII. domni secundi Pascalis pape. nives et inundationes fluminum magne.
1117 PRI
-
(Gennaio 3: terremoto in Italia; Primavera?: neve, pioggia e grandine, distruzione di cose in Italia) D.V. Magnati, Notizie Istoriche dè terremoti, Napoli, Bulifon 1688, p. 79 La Gentilità haveva dedicato a Minerva il giorno terzo di Gennaio,... Hor in questo giorno dell’anno 1117 della nostra salute (...) bisognò pregare per tutti li fedeli, perché vi fù un terremoto così horribile per tutta l’Italia, (...), vi furono nevi intempestive, pioggie, e grandini tali, che finirono di consumare la suddetta Italia, (...) benche Ciacconio, Vittorello, Baronio né suoi Annali, Oldoini nella Vita del sudetto Pontefice, (...) riferiscono (...), l’altre cose occorse nel sudetto Pontificato, conforme lo scrive similmente Tritemio nelle Croniche del Monastero Hirsaugiense.
1120
V
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(Inondazione del fiume Calore in Benevento) Falcone Beneventano, Chronicon, in G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni editi ed inediti, vol. I, Napoli 1845-1868 (rist. an., A. Forni Ed., Bologna 1976), p. 180 Anno 1120. Dom. Incarnat. Et secundo anno Pontificatus Domini Callisti II. Summi Pontificis, et universalis Papae mense Martio XIII. Indictionis. Hoc anno mense Majo, tertio dic aute festivitatem Sancti Eustachii magna fluminis Caloris venit inundatio, quam nemo viventium tempore ipso potuerit recordari.
1138
X
1
(Tempeste di pioggia in Benevento) A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. X, Napoli Stamperia Simoniana 1801, p. 86 Nel mentre per osservare le mire, Rainolfo si accampava vicino ad Alife, il Re marciò sopra Melfi: ma trovandosi della resistenza, e sapendo che Rainolfo era giunto ne’ contorni di Ariano; tolto improvvisamente il campo, si rivolse contra il Castel Tocco, che dopo otto giorni di resistenza, a forze di m acchine e di spavento, fu preso a’ 28 di Settembre. Indi per esser il tempo all’estremo piovoso, andò ad accamparsi vicino Benevento, ed egli dimorò nella Chiesa di S. Pietro Apostolo <...>. Si fermò tutto l’esercito per tre giorni infra Civitatem di Benevento: tempus enim terribile pluviarum, & valde periculosum inerat <...> e quivi l’esercito non potea foraggiar per lo vitto.
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1202
I
1346
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(Piogge intense, mancato raccolto, carestia in quasi tutta Italia) GIORGIO STELLA, Annali Genovesi, in L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t. VIII, Napoli, G. Ponzelli 1754, pp. 201-202 Fu in quest’anno un’ estrema carestia per quasi tutta l’Italia, e maggiormente questa inasprì nell’anno seguente, per essere andati a male i raccolti a cagion delle dirotte piogge.
1374
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(Piogge continue, mancato raccolto delle biade e del fieno, carestia in quasi tutta Italia) L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t. VIII, Napoli, G. Ponzelli 1754, pp. 299300. Nel dì 26. d’Aprile l’esercito della Chiesa e di Niccolò Marchese d’Este passo su quel di Parma e Piacenza a’ danni di que’ paesi, e vi stette a bottinare sino al dì 3 di giugno. <...> Nel ritorno diede il guasto intorno alle Castella de’ Fogliani di Reggio <...>. Ciò che impedì altre militari imprese, fu la pioggia continuata per più settimane, che guastò le biade in erba, né lasciò fare la raccolta de’ fieni. Succedette perciò una gravissima carestia per quasi tutta l’Italia.
1417 EST
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(Tempeste di vento con neve e grandine, distruzione dei raccolti, carestia e peste in quasi tutta l’Italia; terremoti ed eclisse di sole in Italia e in Europa) CIACCONIO ET AL., in D.V. Magnati, Notizie Istoriche dè terremoti, Napoli, Bulifon 1688, pp. 90-91. Vi furono grandissimi terremoti, che furono causa della totale rovina d’infiniti edifici, vi fù un’eclisse tale, che il sole si oscurò dalla mattina fino a’ mezzo giorno, e talmente s’oscurò l’aria, che pareva esser mezza notte, tanto havevan le tenebre coverta la terra. Succedevano in tanto infinite tempeste di mare, e di terra, venti impetuosissimi, grandini, e neve intempestiva, che essendo vicino alla raccolta, fù inditio della fame, e peste, che vi sopragiunse, che fù appunto nelli anni del Signore 1417. Che si vidde l’Italia quasi tutta consumata, & essendosi fatte molte preghiere al Cielo, non cessava l’ira di Dio.(...), così lo riferiscono Ciacconio, Oldoini, e Giovanni Gebellino con altri nella vita del sudetto Pontefice Martino Quinto,...
1457 X-XII
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(Periodo piovoso durato 50 giorni, impedimento della semina; Dicembre 5: terremoto a Benevento; Autunno molto piovoso nell’Italia del Sud) ENEA SILVIO PICCOLOMINI, Epistola 120a, in V. Vari, I terremoti di Benevento e loro cause, Benevento, Cooperativa Tipografi 1927, p. 13; S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 45. Ai 5 dicembre a dunque, dalle ore 10 alle ore 11 la notte precedente la Domenica, dopo un periodo di abbondanti pioggie, durato ben 50 giorni, tanto che non si era potuto seminare, avvenne in Benevento l’orribile terremoto che rase al suolo 500 edifici.
1457
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(Cometa di Halley, neve nel napoletano, nel casertano e nel beneventano) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 46
1462 VIII
8
(Particelle sospese in atmosfera, pioggia nel Regno di Napoli) riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 47
1463 1464 1464
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(Estate piovosa, autunno poco piovoso, inverno e primavera rigidi in Italia del Sud) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 47-48
XII
1465
II
1466
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(Estate e autunno miti, inverno senza neve, temporali; terremoti; neve da febbraio nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 49-50
1469
X
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(Comete; inverno piovoso, ventoso e nevoso; gelate e sereno nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 50-51
1469
V
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(Tempeste di pioggia, grandine, tromba d’aria nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 51
1476
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(Carestia per autunno piovoso; 25 Dicembre inizia neve, che resta fino a gennaio; gennaio: brina e gelate; febbraio: neve, pioggia, venti gelidi, marzo: venti gelidi; aprile e maggio: pioggia nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 51-52
XI
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(Tempesta con vento, morte di molte persone, distruzione dei raccolti e di alberi in tutta Italia; seguì per cinque anni carestia e caro prezzo di frumento in tutta Italia) Annales Casinenses, in Monumenta Germaniae Historica Scriptores, t. XIX, Hannoverae, Ed. Pertz 1844 pp. 312-313 Tribus diebus infra octavam epiphaniae tam maxima venti procella desaevit per totam Italiam, quod homines plures et bestias interfecit, arbores exaruit, et herbas ad radices destruxit. A quinque annis et infra fames fuit tam valida per universam Italiam, quod diversis in partibus psauma tritici pro auri uncia non poterat inveniri; et omnium frugum terrae sterilitas maxima, et plures homines prae nimia fame herbas comedentes agrestes deperierunt.
30 (Tempesta di vento, disruzione di case e danneggiamenti alle campagne d’Italia; carestia, caro prezzo di
grano in Campania, nella Tuscia, in Puglia e in Lombardia) Annales Ceccanenses in Monumenta Germaniae Historica Scriptores, t. XIX, Hannoverae, Ed. Pertz, 1844 p. 296. Ind. 5. Hoc anno 3. Kal. Ianuarii fuit nimia tempestas ventorum, quae arbores eradicavit innumeras, aedificia diruit, domos evertit, atque eversione domorum et allisione sua plurimas interemit. Ic annus ab omnibus dictus est annus famis. Mensura grani de Ceccano assidue vendebatur pro 16 solidis proveniensium, et haec inopia frumenti fuit er totam Lombardiam et Thusciam Romaniam et Campaniam, per Regnum Apuliae et Terrae Laboris.
S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del
(Pestilenza, pioggia, neve nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 48
26 (Terremoto, inverno lungo e freddo con piogge e nevi, estate fredda nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 48-49
26 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1501
X
11 (Inondazione del Calore, danni al ponte sul fiume medesimo in Benevento) MARINUS
1504
II
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1511
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1527
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1570, 1585
-
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(Carestia, morte di molte persone nel Regno di Napoli) P. di Cicco, Le istituzioni annonarie nel Regno di Napoli, in AA. VV., Gli Archivi per la Storia dell’Alimentazione, Atti del convegno, Potenza - Matera, 5-8 settembre 1988, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici 1995, pp. 535-536. Si verificavano quindi paurose carestie, che gli amministratori dell’annona e i governanti cercavano affannosamente di contenere e che spesso facevano migliaia di vittime fra i meno abbienti. E costante incombeva l’incubo della rivolta della fame. Una carestia straordinaria si ebbe nel 1551 ma anche i successivi furono anni di penuria, e lo furono pure il 1560, il 1565 ed ancor più il 1570. Nel 1580 e nel 1585 la distribuzione del pane venne razionata mediante bollette. Nota: (a) La carestia del 1570 è segnalata anche in alcune regioni italiane più settentrionali, come nel caso della Toscana, dove il cronista BERNARDINO CAMPI racconta del periodo particolarmente freddo (1560-1600): «stante la gran penuria e carestia, accompagnata da copiosa neve, pioggia e mortali infermità, è ottenuta la condotta o estrazione di grano» (cfr., M. Ratti, Dalla piccola era glaciale all’optimum climatico, in Il Corriere Apuano, sabato 11 luglio 1992, p. 3). (b) La carestia del 1585, infine, viene descritta anche dal cronista abruzzese ANTINORI, che la fa sopraggiungere, in quelle terre, alle intemperie climatiche degli anni precedenti: «La paura dei Turchi teneva in continuo allarme e le intemperanze del tempo rovinarono i raccolti sia nel 1583 che nel 1584 il che produsse carestia nei due anni seguenti» (cfr. N. Palma, Sunto della storia di Teramo con la traccia della storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli, a cura di G. Miroballo, Teramo, Consorzio Aprutino Patrimonio Storico Artistico, 1832-1836, p. 177).
1581
X
1
1590
-
-
(Tempesta, danneggiamenti a cose e persone in Campania, nubifragio, flagello di campagne e morte di molte persone nella zona dell’alifano, e del Titerno in Benevento) G.A. Summonte, Dell’Historia della Città e del Regno di Napoli, t. IV, lib. XII, Napoli, Per Giacomo Gaffaro 1643, p. 427. In quest’anno 81. nô occorse altro di notabile in Napoli, salvo che una subitanea, e fiera tempesta di vèto il primo Ottobre à mezzo giorno, che spaventò le persone, e se ben dentro Napoli non sé danno grave, non di meno intorno di essa spiantò incredibil numero di alberi, e nel Territorio di Piedimonte d’Alife non solo sé il simile, ma calando un grandissimo torrente da una montagna, inondò per quel contorno molte miglia di paese, ove morirono da 400. persone, e quelli che restarono vivi stavano tanto spaventati, che quasi erano mezzi morti, facendo ogni giorno processioni, prediche, orationi, e digiuni, acciò non soccedette peggio, sé anche danno notabile à San Severino, all’Acqua della Mela, che ne buttò molti edifici, & in Salerno, e Castiglione sé anche danno grandissimo. (Carestia, dovuta probabilmente ad intemperie idrometeorologcihe, caro prezzo di grano in Cerreto sannita, pessime condizioni climatiche in Italia) MARIO CAPPELLA, Memoria in margine ad atti notarili, prot. a. 1592 f. 55, in R. Pescitelli, Scias Lector... I notai di Cerreto Sannita e loro memorie sec.XIV-XIX, in «Archivio Storico del Sannio» nr.i 1-2 (estratto), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1991, p. 260. Sappi lettore che Iddio per li peccati nostri ci ha castigato già due anni con grandissima carestia, già che l’anno passato 90 e 91 ha valuto il grano insino a 30 carlini il tumulo, et questo presente anno ha valuto al simile prezzo, et vale, et questo gennaro passato la nostra Università n’ha fatto compra a 32 carlini il tumulo. Questo anno 92 alle scogne valeva carlini 12 et nel mese di dicembre si è pagato sino al 32 carlini il tumulo, che sono tre anni di carestia. Nota: Il Pescitelli (Op. cit., p. 259), attingendo da J. Delumeau (Vita economica e sociale di Roma nel Cinquescento, Firenze 1979, pp. 141-142), tiene a precisare che la suddetta «carestia fu conseguenza delle «pessime condizioni climatiche» del 1585 e 1590 che determinarono una scarsezza di prodotti agricoli non solo nel territorio romano, ma nell’intera penisola».
DE MAURELLIS, Cronaca in margine ad atti notarili, prot. a. 1501, f. 230, in C. Salvati, L’archivio notarile di Benevento (14011860), Roma, Quaderni della «Rassegna degli Archivi di Stato 33», 1964, pp. 48-49. Die vero undecima mensis octobris quinte indictiones. Noscant omnes posteri quod predicta die hora secunda noctis successive usque ad horam quartam noctis inclusive, magnum beneventane civitatis decus, pons Caloris fluvii, ruit propter magnam ipsius fluminis inundationem quam nemo nostri temporis recordatur.
(Inondazione del fiume Sabato, danni al ponte Leproso in Benevento) MARINUS DE MAURELLIS, Cronaca in margine ad atti notarili, prot. a. 1501, in C. Salvati, L’archivio notarile di Benevento (1401-1860), Roma, Quaderni della «Rassegna degli Archivi di Stato 33» 1964, p. 49. Die ultima supradicti mensis februarii (1504) in nocte intrante mense martii propter magnum fluminis impetum et aquarum inundationem cecidit arcus pontis Leprosi Samnitum manu opibuscque constructi. (Grande inverno, neve abbondante in Italia) L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t. X, Napoli, G. Ponzelli 1755, p. 56. Fu quel verno uno de’ più rigorosi, che mai provasse l’Italia. Per più giorni nevicò; tutto era neve e ghiaccio, e frequente un’ asprissimo vento. (Nubifragi, inondazioni di fiumi, allagamenti di campagne, scarsissimo raccolto, carestia, poveri moribondi in tutta Italia) L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t. X, Napoli, G. Ponzelli 1755, p. 178. Perciocchè oltre a i suddetti mali la peste infierì in Napoli, Roma, Firenze, ed altri luoghi. I fiumi usciti per le copiose pioggie da i lor letti inondarono le campagne; e queste, anche senz’ essere oppresse da’ fiumi, per le suddette soverchie pioggie, o per altre naturali cagioni, diedero un miserabil raccolto universalmente per l’Italia. Il perché, secondo l’attestato dell’ Anonimo Padovano, mancavano di vita i poveri, per non aver di che vivere, e per non trovar chi loro ne desse. Per tutte le Città, dic’ egli, Castella, e Ville, si vedeano infiniti poveri con tutte le lor famiglie andar mendicando e gridando misercordia e sovvenimento. Più non si potea andar per le Chiese, piazze e strade: tanto era il numero de’ poveri con volti macilenti, squallidi, o tali, che avrebbono mossi a pietà le pietre. E la notte per le strade s’udivano sì orrende voci ed urli che spaventavano ogni persona. E intanto nulla mancava a tante ciurme di soldati, desolatori delle contrade Italiane; e l’immenso danaro di Roma andava ad ingrassare soldati Eretici, o gente piena d’ogni vizio, e priva di Religione.
27 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1597
XI
14 (Inondazione del fiume Sabato e impedimento dell’attività molitoria lungo il suo corso in Benevento)
1599
VI
-
1599
XI/ XII
-
(Novembre 5/Dicembre 31: pioggia continua e abbondante in Cerreto e nel Sannio, allagamenti dei pascoli, moria di animali, inondazione del fiume in Telese) MARIO CAPPELLA, Memoria in margine ad atti notarili, prot. a. 1599 ff. 10 e 134, in R. Pescitelli, Scias Lector... I notai di Cerreto Sannita e loro memorie sec.XIV-XIX, in «Archivio Storico del Sannio» nr.i 1-2 (estratto), Napoli Edizioni Scientifiche Italiane 1991, p. 261 Lector, attende, dopo che cominciato a piovere come stà notato a fol. X a tergo ha tanto seguitato la pioggia, et continuata, che insino ad hogi ultimo di dicembre quasi mai ha cessato, et sempre è stato maltempo et la pioggia grande quanto sia mai stata et non solo in queste parti ma per tutto et in particolare in terra de Otranto sono state tante le pioggie che molte pecore de cittadini di Cerreto et di altre terre sono affogati nelli pascoli, et pianure et non alli fiumi. Il fiume di Thelese è tanto cresciuto che non si ricorda mai simile inondazione.
1610 I / II
-
(Nevicate continue e abbondanti per 30 giorni, moria di animali domestici, crollo di molte case nella Val Fortore) DIARIO PETRONE, Ms LXXVI del XVII sec., in A. Zazo, Colle Sannita dal 1590 al 1644, in «Samnium» a. XXV, 1952, nr. 4, Napoli, pp. 193-194. 1610: Dallo ‘ 29 di gennaro per tutto lo mese di febbraro vi fu un’altissima neve: havendo coperto la terra et i montoni di neve a similitudine di terri. Ha nevicato giorni continui et notti trenta per detta neve li animali viventi morsero quasi tutti; li capri selvaggi uscirono fora dalla neve et pochissimi ne restarono vivi. (...) La neve più bascia fu di palmi otto. Cascarono molte case. (...) Furono fatte continue processioni alla Maestà divina che ci levasse et admonesse da simile tribulatione...
1627
IX
6
(Luglio 30: terremoto; Agosto 8: terremoto; Agosto 24: terremoto; Settembre 6: tempesta di pioggia, grandine eccezionale, distruzione di alberi e case in Capitanata; Settembre 6: terremoto nel Sannio) FRA GERONIMO DI NAPOLI, Lettera, in V. Vari, I terremoti di Benevento e loro cause, Benevento, Cooperativa Tipografi - Chiostro di S. Sofia 1927, p. 17. furono precedute da orribile tempesta di tuoni, fulmini e pioggia, con grandine grossissima e numerosissima, che dicesi per vera relatione esser pesato un grano undeci in dodici oncie, rovinò quello che di nuovo havevano cominciato le genti a riparare... Le piante né luoghi devastati dalla grandine furono per tal modo lacerate che per molti anni non diedero più frutti. Il mare Adriatico, presso la foce del Fortore e presso S. Nicandro si ritirò per due miglia, ed indi uscì altrettanto da’ suoi confini.
1631
XII
31 (Temporali continui, pioggia di cenere vesuviana, invocazione della Madonna in Benevento) P. G. Terone,
1684
XII
9
(Temporale forte, fulmini, rovina di alcuni edifici in Sassinoro) F. Cirelli, Il Regno delle due Sicilie descritto e illustrato, Molise - fasc. 1, Tip. Pansini, Napoli.
1695
II
2
(Tempesta, invocazione della Madonna in Benevento) P. G. Terone, Santa Maria delle Grazie in Benevento. Cronistoria del Tempio e del Convento dalle origini ai nostri giorni, Benevento, Soc. A.B.E.T.E. 1954, p. 38. Per impetrare la fuga di tempeste e la serenità dell’aria, l’Arcivescovo fa portare in processione sino alla Cattedrale la Statua della Madonna delle Grazie, collocandola tra lumi e fiori sull’Altare Maggiore. Dopo quattro giorni, la Statua prodigiosa ritorna alla Sua Chiesa, accompagnata dal Cardinale Arciv., dal Capitolo, dai preti urbani e da moltissimo popolo.
1696
XII
-
(8/10: temporali forti e continui nella valle Telesina; 11: piena del fiume Calore presso Solopaca) R. Pescitelli, Il Monastero delle Clarisse nella vecchia e nuova Cerreto, Napoli, Tip. Laurenziana 1988, p. 53. L’ 8 dicembre del 1696 le suore iniziarono il viaggio di ritorno, sotto un violento temporale <...>. Il viaggio, comunque, tra paura e pioggia, proseguì e la sera il corteo sostò a Solopaca dove le suore furono ospitate nel palazzo ducale per restarvi tre giorni. <...> A Solopaca furono raggiunte dal vescovo, per proseguire nel viaggio di ritorno accompagnate sempre da una pioggia torrenziale a causa della quale la carrozza di mons. Gambaro slittò, con grave pericolo della sua vita. Il Calore, per la violenza delle sue acque, fu attraversato “sulla scafa” in ben sei ore!
1707
X
Lettera dei Consoli di Benevento del 7 dic. 1597, in Copialettere diverse scritte dai Consoli dal marzo 1597 al 4 marzo 1631, t. I cc. 99 r. e 100 v., Museo del Sannio, Archivio Storico Comunale di Benevento 2.IX.5. L’acqua che viene a queste molina per macinare le farine per comodo della Città et vattigali forestieri che convengono a questa Dogana, si conduce a forza di una palificata la quale essendo rotta i giorni addietro per l’inondazione dell’acqua <del Sabato>, ne viene per questo a patire la Città... (Pioggia abbondante, impedimento della trebbiatura del grano, seguì siccità per 4 mesi in Cerreto Sannita e in Terra di Lavoro) MARIO CAPPELLA, Memoria in margine ad atti notarili, prot. a. 1599 ff. 10 e 134, in R. Pescitelli, Scias Lector... I notai di Cerreto Sannita e loro memorie sec.XIV-XIX, in «Archivio Storico del Sannio» nr.i 1-2 (estratto), Napoli Edizioni Scientifiche Italiane 1991, p. 261. In questo anno a tempo di metere è stata gran pioggia et per tutto si è patito a tempo della ricolta, perché non si poteva scognare di modo che li grani alle casarcine erano anguigliate, e sono stati tristi grani massimamente in Terra di Lavoro. Dopo è stata una secca non più simile ai tempi nostri non avendo mai piovuto insino alli 4 di novembre, di modo che li balcatori hanno fatto gran perdenza, et il balcaturo di Telese guadagno grande grande et insolito.
Santa Maria delle Grazie in Benevento. Cronistoria del Tempio e del Convento dalle origini ai nostri giorni, Benevento, Soc. A.B.E.T.E. 1954, p. 35. I Beneventani, atterriti per 15 giorni dalla pioggia di cenere vesuviana, accompagnata da continui lampi, tuoni, e boati, portano processionalmente per la città la Statua di Maria SS. Delle Grazie e torna il sereno.
21 (Tempesta, grande inondazione dei fiumi Sabato e Calore, morti, distruzione di alcuni mulini e dei ponti
Leproso e Valentino nel territorio beneventano) N. M. LERCARI, Lettera, Archivio di Stato di Roma, Buon Governo, b. 474, in A. Zazo, L’inondazione del 1707 in due inedite relazioni dei Governatori di Benevento, in «Samnium» a. XXXIV, nr.i 3-4, Napoli 1961, pp. 242-243. L’escrescenza delle acque del fiume Sabato cagionò la notte delli 21 ottobre pp. Danno non ordinario in questa
28 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio… Città, non solo colla sommersione di molti huomini e quantità di animali ma anche coll’inondazione delle campagne vicine e col diroccamento di tre molini spettanti a persone particolari e dell’antico e forte Ponte detto Leproso, posto sopra detto fiume, restato sempre illeso sì dalle ruine dei seguiti terremoti, come dalle altre ingiurie del tempo di molti secoli...
1723
IV
16 (Pioggia intensa e continua, grandine, distruzione dei raccolti?, 19: invocazione della Madonna in
1728
IX
26 (Inondazione dei torrenti Rivo e Paterno a Piedimonte Matese in provincia di Caserta) D.B. Marrocco,
1732
-
1740
XI
27 (Piogge continue, scioglimento delle nevi, inondazione del Calore e del Sabato, danni alle campagne e
1743
V
(Tempesta di grandine, flagello delle campagne in Guardia Sanframondi) CARLANTONIO DI CESARE, Manoscritto del XVIII sec., in G. Giordano, Riti di penitenza e di propiziazione, Benevento, Edizioni Centro Culturale Sannita 1981, pp. 22-23, 54. Ver erat; et solitis nectebat floribus agros, / laetae crescebant fruges, ramique virebant: / lilia veris onos magnus violaeque rosaeque / ornavant foecunde jam viridantia rura. / Maxima fundebant omnes puerique senesque / gaudia; foecundas messes namque esse videbant. / Sed subito infelices! pectore debuit omnis / pellere laetitias, atque indulgere dolori; / ber etenim in brumalem hyenem sebertere coepit. / Protinus incipiunt adversi turbineventi / Decertare, Notus, boreas, et turbidus auster. / Paecipitat coelo concretus grandinis imber; / jamque cadunt omnes omni jam ex arbore flores, / albescunt saevo cereales frigore fruges; / vera alimenta virum; et scantur gramina ventis.
1748
X
22 (Tempeste di pioggia e vento in continua successione, grande piena del fiume Calore in Vitulano) ANGELO 23 ANTONIO SEVERINO, Atto pubbico scritto il 3 nov. 1748, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica,
Benevento) F. Cusani, Effemeride di quanto è accaduto nella S. Chiesa Metropolitana di Benevento per la celebre coronazione della Beatissima Vergine delle Grazie e del suo Divino Figliuolo, Benevento, Stamp. Arcivescovile 1723, p. 67. Debbo finalmente rimembrar, che a 16. Di Aprile, essendosi per così dire aperte le cataratte del Cielo, cominciò a diluiar notte, e giorno, anche con qualche tempesta di gragnuole. Quindi si temeva indubitatamente danno notabile, ed alle campagne, ed alle vigne se fosse continuata la piova. Pertanto i Signori del Maestrato nel Lunedì 19. Fecero esporre il Venerabile, e la Statua coronata alla venerazione del Popolo: e nel dì seguente si rasserenò l’aria, e cessò affatto la pioggia. Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, pp. 176, 177
-
(Carestia, causata probabilmente da intemperie idrometeorologiche, a Guardia Sanframondi) A. De Blasio, Guardia Sanframondi - Appunti su Limata, Napoli, Tip. Gentile 1961, p. 91. Altre gravi carestie si ebbero nel 1732 e nel 1758-1759. Di quest’ultima, che si verificò in tutto il regno, ne furono temperati gli effetti per le cure di Carlo III e della moglie, i quali si preoccuparono di far venire dalla Sicilia, a bassissimo prezzo, settecentocinquantamila tomoli di frumento che furono distribuiti ai vari paesi compresa Guardia. Nota: Della carestia del 1732 ne parla anche padre Pierro:« La carestia più terribile fu quella del 1732 allorchè l’agro fu funestato da una terribile grandine, che distrusse tutto il raccolto. Circa cento persone morirono di malattie causate dalla scarsissima vittitazione» (p. G. Pierro, Storia di Cercemaggiore (Benevento), Valle di Pompei, Tip. Sicignano & F. 1924, p. 212). Gli effetti della fame della suddetta carestia si dovettero probabilmente far sentire su buona parte della provincia di Benevento, in quanto a Foglianise, tra il 1730 e il 1732, si registra un lieve calo degli abitanti (cfr. D. E. Tirone, Foglianise, San Salvo (CH), Grafiche Di Rico 1988, p. 238). distruzione di ponti nel territorio beneventano) ANONIMO CRONISTA, Libro di memorie di cose accadute in questa Città ecc., dal 1724 al 1740, Archivio Arcivescovile, in A. Zazo, Lo straripamento del fiume Calore in Benevento nel 1740 e nel 1770, in «Samnium» a. XXII nr.i 3-4, Benevento 1949, p. 212. Per la continua piova a scirocco, per la quale si spense gran neve sui monti e altrove, si osservarono nella mattina della domenica 28, questi due fiumi, Calore e Sabato, rappresentare due bracci di mare. E’ primieramente parlando del fiume Calore, questo, per quanto si vide dalle mura della città cagionò un danno notabilissimo <...> nel luogo detto S. Marco da Fuori <...>: di avere arenati alcuni orti nel luogo detto sotto le Gradelle, e alzando l’acqua fino sotto le lammie degli archi del ponte Calore e spargendosi la medesima sino alla chiesola di S. Onofrio, danneggiò tutto il terreno detto il Tammarito <...> Secondariamente, parlando del fiume Sabato, da questo altresì fu danneggiato il territorio <...> fra il ponte e S. Maria degli Angeli con spiantagli diversi alberi, come pure quello <...>, di sotto lo suddetto ponte, con aver fatto altro letto lo suddetto fiume, e spiantati anche diversi pioppi grossi, con evidente pericolo peranche di danneggiare i molini della R.ma Mensa Arcivescovile e Sofiana, poco mancando di non unirsi lo suddetto foime coi formali di detti molini. Tanto si riferisce per li suddetti danni, che si son potuti osservare, senza far menzione di altri maggiori.
pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, pp. 67-68. qualmente <egli> coll’occasione di trovarsi a esercitare l’ufficio di guardiano del Feodo di S. Stefano, sa benissimo che il giorno di martedì 22 del prossimo passato mese di ottobre verso le ore 22 circa, ritornando S. Maria della Strada da circa miglia 2 distante da detto Feodo, passato il fime con la scafa vecchia, tutto in un tempo si mosse un tempestoso vento che minacciava rovina con acqua (...) Il giorno dopo, Giovanni Ferrara, compagno scafato, dopo che la notte intieramente aveva seguitato a tirar venti, e continuamente piovuto, veduto da detta Taverna del Feodo di S. Stefano che al fiume era arrivata un gran piena (...) Ma la gran piena, sopraggiunta la notte se l’aveva portata . Giovanni Ferrara, ritornatosene alla Taverna , ivi trovò lì altri, con altro numero di persone vaticali (carrettieri) e di altra sorte forastieri viandanti, che stavano ritirati dentro detta Taverna per la continuazione dell’acqua e strepitosi venti.
29 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato 1762 IX-X
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio… -
(Piogge torrenziali continue, seguì pessima raccolta nell’agosto 1763 in Circello) N. M. ALDERISIO, Archivio di Stato di Benevento, fondo notarile, prot. n. 9530 vol. 1, f.n.n. <...> come quella appunto in cui in questo anno 1764 l’Universo tutto si vede per l’infertilissima raccolta sortita nel trapassato agosto 1763, dirivata dalla copiosità de grandi pioggie cadute nel mese di settembre ed ottobre del 1762 tempo di seminar grano, che si pensava esser venuto il diluvio universale…
1763
XI
1764
IV
1770
XI
1773
-
1778
XI
1788
XII
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(Neve abbondante, 31: freddo intenso in Ariano Irpino) GIOVANNI ZERELLA, Quadro statistico sulla forma e produttività del suolo, in A. Zazo, Ariano Irpino in un “quadro statistico sulla forma e produttività del suolo”, in «Samnium», a. XXXVIII, nn. 1-2, p. 86. In tempo di neve o forti geli, (il termometro di Reaumur) è disceso sino ai 3 gradi sotto allo zero ed anche più. Ma nell’inverno del 1788, a 31 dicembre, la mattina, trovandoci noi coverti di neve, lo trovai disceso agradi undici sotto lo zero. Questo è ilmaggior freddo di Ariano che io ho potuto osservare dacchè faccio uso di termometro e di barometro.
1803
X
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(Inondazione del torrente Paterno a Piedimonte Matese in provincia di Caserta) D.B. Marrocco, Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, p. 147 (Neve abbondante, Febbraio: freddo intenso in Ariano Irpino) GIOVANNI ZERELLA, Quadro statistico sulla forma e produttività del suolo, in A. Zazo, Ariano Irpino in un “quadro statistico sulla forma e produttività del suolo”, in «Samnium», a. XXXVIII, nn. 1-2, p. 86. Non dissimile dal 1788 fu l’inverno del 1808 in cui fummo egualmente coverti di neve e il freddo fu intenso assai nel mese di febbraio, tanto che nel dì 18 quanto nel dì 27, e nelle ore della mattina, trovai disceso il mercurio (termometro di Reaumur) a gradi 7.
1808 INV
1808
VII
1808
XII
20 (Neve abbondante in Benevento, abitazioni sommerse dalla neve nell’Alto Tammaro e nel Fortore; moria
di animali per le abbondanti nevicate in Puglia) G. DE NUNZIO, Archivio di Stato di Benevento, fondo notarile, prot. N. 8092, f.n.n.; A. De Rienzo, La carestia e l’epidemia del 1764 in Benevento, “Atti della Società Storica del Sannio” a. II, fasc. II, 1924, Benevento, p. 8. <...> Nel mese di 9bre. Le maggesi metà restate da sementare, fuvvi grandine nelli 25 del detto mese di novembre 63 e vi fu una neve cosa mai veduta, da circa palmi sei di neve in queste parti ma nelle montagne Colle, Circello e Santo Marco paesi vicini sono entrate nelle casi per le fenestre per la tanto neve considerate la fame sono ridotte le genti a mangiar carne di cavallo. <...>
-
(Aprile: mese incostante con bruschi passaggi dal caldo al freddo accompagnati da pioggia e grandine abbondanti, gelate, con danno ai frutti in Benevento) ANONIMO, Cronaca beneventana dell’anno 1764, in A. De Rienzo, La carestia e l’epidemia del 1764 in Benevento, “Atti della Società Storica del Sannio” a. II, fasc. II, 1924, Benevento, p. 61 Il detto mese di Aprile si è portato tutto differente dè sopraddetti, mentre egli è stato piovoso e freddo e perché in tutto il detto mese è tirato ancor la luna di Marzo per essere stata la Pasqua a 22 di detto, perciò è stato incostante or caldo or freddo, or con sole, ed in mediatamente con acqua, e fra l’altro vi sono stati quantità di venti freddi come moltissime gelate, acqua e grandeni, a tal motivo i frutti hanno patiyo molto, e fra l’altro le ciregge e le pera.
20 (Pioggia continua, tempesta di vento con temporali, inondazione del Calore in Benevento) DOMINGO
GERIG, Farnesiane, busta 1490, Archivio di Stato di Napoli, in A. Zazo, Lo straripamento del fiume Calore in Benevento nel 1740 e nel 1770, in «Samnium» a. XXII, nr.i 3-4, Benevento 1949, pp. 212-213. Per atto di mia dovuta obbligazione, mi do la gloria di partecipare V.E.,come le acque in gran copia cadute nella notte del 20 del corr. In cui seguì un orribile temporale di vento e pioggia, sormontando da un lato il ponte del fiume Calore, di questa città, fra l’altro si portarono via tutti i materiali di legname e tavoloni e pietre lavorate che si trovavano a manite e poste vicino il detto fiume per la riattazione del suddetto ponte, che deve farsi a spese del Fisco. Essendosi dal marchese Pedicini, uno dei deputati di tale opera, saputo che il suddetto legname era stato trasportato dalle acque in alcuni territori, non molto lontano da questa città, ne ha ricuperato, e fatti riporre per maggior sicurezza in un magazzeno...
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(Carestia, dovuta probabilmente ad intemperie idrometeorologiche in Guardia Sanframondi) A. De Blasio, Rilievi medioevali nella settennale processione di penitenza che si celebra a Guardia Sanframondi, in «Samnium» a. VI nr.i 1-2, Benevento 1933, p. 50. «Il 30 agosto di quell’anno (1773) si stabilì di fare la processione di penitenza, allo scopo di disporre il buon tempo e far cessare la carestia». Nota: Questa crisi agro-alimentare è, probabilmente, da ricondurre a una stagione estivo-primaverile molto avversa per il freddo intempestivo che interessò l’Italia in quel periodo, e che si può meglio cogliere dalla cronaca lucchese di GIOVANNI STEFANO CONTI, datata 4 luglio 1773: «Sulle nostre campagne si deve essere molto vicini alla congelazione e di fatti si sa che nei giorni scorsi è venuta della vera neve (non grandine o nevischio) a S. Pellegrino e contorni alti. Questo è un freddo tale per la stagione che è cosa eccessiva» (Comunicazione personale di M. Ratti, 1997).
20 (Inondazione dei torrenti Rivo e Vallone, allagamenti di case, smottamenti a Piedimonte Matese e ad Alife
in provincia di Caserta) D.B. Marrocco, Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, p. 176, 177
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24 (Allagamenti ripariali lungo il corso del fiume Calore presso Solopaca nella valle Telesina) DIARIO
DEI
ROMANELLI, Archivio privato di Cosimo Formichella di Solopaca, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, pp. 69-70. un accrescimento di fiume in modo che lo stesso intor-bidatosi nella maggior maniera alle ore 15 cacciò fuori il lido nel tenimento di Solopaca ...
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(Neve e gelo forti in Ariano Irpino) GIOVANNI ZERELLA, Quadro statistico sulla forma e produttività del suolo, in A. Zazo, Ariano Irpino in un “quadro statistico sulla forma e produttività del suolo”, in «Samnium», a. XXXVIII, nn. 12, p. 86. Il seguente dicembre di detto anno 1808 fu freddissimo ancora con nevi e geli e nel dì 11 dello stesso mese, ilmercurio (termometro di Reaumur) si trovò disceso la sera a gradi 9.
30 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1809
XI
20 (Pioggia intensa e continua, slavine di fango, inondazione del fiume Calore presso Solopaca nella valle
1811
IX
21 (Nubifragio, masserie allagate, distruzioni di ponti, inondazione del Calore presso Solopaca nella valle
1812 VIII
1813
Telesina) DIARIO DEI ROMANELLI, Archivio privato di Cosimo Formichella di Solopaca, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, p. 70. A dì 20 novembre 1809 vi fù una gran pioggia tanto continua da principio a circa quattr’ore a mattino e durò sino alle ore 4 in circa di notte, di modo che fece una fiumana la più grande che mai si è veduta nei tempi passati, lo stesso fiume giunse sino alla masseria di Zotto, si portò la pagliaia degli scafari sita sulla ripa dei sette suddetti fratelli, le lave che calavano dalla montagna per mezzo il paese facevano grande orrore per lo strepito dei sassi che seco trascinavano, il fiume ruppe l’arco del ponte fino a che si portò la scafa e funicello dei sette suddetti fratelli, ed allagò tutti i terreni convicini in modo estraordinario e non credibile dai posteri. Si portò circa venti palmi di detta ripa, tutto il confine del fiume non ostante che vi era una massa di rudini. Telesina; inondazioni, distruzione di alcuni mulini, strade e ponti in S. Croce del Sannio) DIARIO DEI ROMANELLI, Archivio privato di Cosimo Formichella di Solopaca, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, pp. 70-71; DOMENICANTONIO D’UVA , Perizia tecnica presentata al Consiglio Comunale di S. Croce, Archivio Comunale di S. Croce del Sannio, cartella: Aggiusti Mulini Comunali a causa alluvioni 1811 e 1813 A dì 21 settembre 1811 si vidde il nostro fiume (Calore) gonfiare in modo estraordinario per le acque che fatte aveano nelli paesi di sopra, si osservarono in esse bovi, bufale, ed altri animali morti che andavano a galla sulle onde, nel dì seguente si seppe che un tal tempesta era partita nelle parti di sopra, ma non so il luogo preciso, con moltissima strage di persone annegate, masserie affogate con perdite di carri, muli, garzoni, ponti rotti, ed altro, che non tutto si è potuto appurare, né in Solopaca fece grande acqua, ma il tutto sortì verso il levante.
15 (Tromba d’aria, tempesta di vento con pioggia intensa e grandine in Morcone, grandine anche nelle zone
del Titerno e nell’alta valle del Biferno) p. TITO NEGRI, memoria, in V. Mazzacane, Il fenomeno elettrico di Morcone del 1812, Cerresto Sannita (BN), Tip. Telesina F. R. Biondi 1907, pp. 1-11. Il famoso fenomeno apparve il 15 agosto 1812, presso la siepe di Costanzo Di Nunzio che sovrasta a largo la fontana del Canale ove era radunata una calca di cittadini e avventori per il consueto mercato. Il cielo era buio e nuvoloso. Una nuvola nera, più bassa delle altre, si sospese allo zenit (...). A un tratto si intese uno scroscio spaventevole, uno scoppiettio simile alla scarica di mille pistole. Il torrente elettrico dopo aver descritto una perpendicolare chinò all’est e volo lungo la siepe dell’orto di cui transe e annerì virgulti, tracciando in seguito linee irregolarissime ora curve, ora rette, ora obique, ora spirali; per lo più spirali. Dal punto est ripiegò verso nord-est, e incontrato un piccolo graggio di capre lo sollevò in aria all’altezza di circa palmi sette e nella linea orizzontale di passi venti, sino alla casina del canonico Prozzillo, ove lo abbandono alla legge di gravità. Piegò poscia indietro sopra i caprai, e gettò in alto Andrea Fusco e Francesco Mastrantuono (...).Il suolo fu scosso tutto, e la superficie rimase come graffiata da un erpice. Nel momento in cui il torrente invadeva questo fondo, scoppiò repentinamente una scarica di gragnuola, grossa quanto un’avellana, prima asciutta, indi mista ad un diluvio di acqua e accompagnata da una tramontana vorticosa, ferocissima. La gragnuola col vento si estese momentaneamente ad una periferia di otto in dodici miglia geografiche: Ferrazzano, Riccia, Gambatesa, San Lorenzo Maggiore, Cerreto. Appena cessò, il cielo tornò tranquilissimo, e i raggi benefici del sole adornarono i campi, e compensarono l’uomo dei terrorifici mali sofferti. un cipresso. Poscia infuriò sopra un piccolo uliveto. Sbarbico quattro ulivi, diramò un pero ed una ficaia. Invase quindi la vigna di Nicola Calabrese, strozzò le viti, svelse dalla radice dodici grossi ed alti ulivi e li elevò a passi cento.
XI
(Inondazioni, distruzione del mulino di Mezzo e del ponte in S. Croce del Sannio) GIUSEPPE D’UVA , Perizia tecnica presentata al Consiglio Comunale di S. Croce in data 28 Novembre 1813, Archivio Comunale di S. Croce del Sannio, cartella: Aggiusti Mulini Comunali a causa alluvioni 1811 e 1813. < ... > Il Sig. Intendente di Molise, comunicatagli con sua lettera dei 26 del corrente Mese, 1a divisione n° 5205 relativamente alla riattazione dei Molini e del ponte di d.° Comune, patiti cogli alluvioni seguiti in d.° corrente Mese, mi sono conferito sopra luogo, ed avendo esaminato le riattazioni, che debbono necessariamente farsi per rendere di nuovo macinante il molino di Mezzo, ho trovato di essersi interamente rovinato lo scarto di questo Molino, in modo che l’acqua, che prima lo animava, si è dispersa nel vallone al med.° contiguo; percui ho stimato di doversi nuovamente farsi d.° scarto, onde rendere l’acqua nel suo corpo verso il sud.° molino; < ... >.
1814 PRI
(Inondazione, danni alla filanda Egg a Piedimonte Matese in provincia di Caserta) D.B. Marrocco, Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, p. 147
1815 AUT
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(Inondazione del fiume Calore, distruzione del ponte M. Cristina sul fiume medesimo presso Solopaca) A. Romano, La nostra terra. Storia di Solopaca, Napoli, Laurenziana 1977, p. 160. Dopo un altro vano tentativo nel 1812, si riuscì, nel 1815, a carico della provincia di Terra di Lavoro e del fisco, ad alzare finalmente il secondo pilone in mezzo al fiume, sino all’altezza di 20 palmi, dal pelo delle acque, ma un travolgente alluvione sopraggiunto in quell’autunno, lo distrusse quasi tutto, dalle fondamenta.
1815 1816
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(Scarsezza di raccolti dovuta ad intemperie idrometeorologiche, carestia, peste nel Reame di Napoli) P. Colletta, Storia del Reame di Napoli, a cura di A. Bravo, Lib. VIII, Torino, UTET, 1975, p. 712. Nell’anno istesso magrezza di ricolto fu a’ poveri cagion di fame, costando il grano ducati venti al cantaio. (...) Il monopolio aggravò la penuria; il Governo non seppe disnodarlo; e le gravi somme che profuse andarono contro i suoi disegni o a vuoto. Durata due anni la fame, sparita al terzo per copiosi ricolti, molto vecchio grano era ancora in serbo; parecchi negozianti fallirono; l’avidità fu punita. Compagne della fame furono le febbri, che, apprese alle prigioni e avventatesi al popolo, divennero mortali e contagiose. La plebe, sempremenata da ignoranza e superstizioni, credeva quella peste, quel foco, la penuria, la febbre segni di collera divina e castigo a’ peccati del Pizzo, sì che al Governo derivava odio, non giusto, ma vero.
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N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1817
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(Penuria di grano in Lucito in provincia di Campobasso e in tutto il Regno di Napoli causata probabilmente da intemperie idrometeorologiche, fame per l’intero anno, morte di molte persone a Lucito in provincia di Campobasso) G. Piedimonte, Notizie civili e religiose di Lucito, Campobass, Tip. G. e N. Colitti, o 1899, pp. 94-95 In tali circostanze, e con tutti li suddetti ajuti non passava giorni che non morivano più individui di pura fame, cosicchè dal primo gennaro fino alla nuova raccolta, che qui non la fissò per tutto il giugno, secondo il solito, ma perché la stagione è stata fredda e tutte le raccolte sono state tardive, così la fisso per tutto luglio, e in questo frattempo ne sono morti numero 150. Si sperava, che essendo la nuova raccolta avesse dovuto cessare la mortalità, come accadde nell’anno 1764,(...), per cui da primo agosto per tutto il corrente dicembre ne sono morti n. 135, che uniti alli primi fanno 293,... Di questi non può dirsi che tutti siano morti di fame per la penuria, ma pochissimi di morte naturale, quantunque di questi alcuni siano morti per il miasma di sopra accennato. Tutta questa deplorabile catastrofe è provenuta dalla scarsezza del grano (scarsezza per altro genere non solo per Lucito, ma anche per tutto il Regno e forse per tutta l’Europa) ecc. Nota: Alcuni riferimenti sugli sconcerti climatici di quel periodo si rinvengono nell’Archivio di Stato di Teramo, Intendenza borbonica, Stato delle Campagne dell’Abruzzo Ultra 1°, pacco 139, f.n.n.: «Il carattere dell’anno non è stato molto favorevole alla vegetazione ed alla vita degli Animali per i frequenti passaggi bruschi da una temperatura ad un’altra»; al pacco 206 f.n.n. si legge, invece: «Le grandini cadute per due anni consecutivi hanno ridotto in gran miseria quasi tutti gli abitanti del Contado». (cfr. A. Iampieri, La carestia del 1817 nelle vallate della Vibrata e del Salinello, Masciano Sant’Angelo (TE), Tip. Duemila 1983, p. 14).
1822
VI
-
(Tempesta fortissima, grandine eccezionale, devastazione di campagne in Castelfranco in Miscano) F. Cirelli, Il Regno delle due Sicilie descritto e illustrato, Capitanata - fasc. 1, Tip. Pansini, Napoli, p. 28. Si ha rimembranza di una specie di uragano che in giungo 1822 fu foriero di una gragnuola spaventosa, che cò suoi voluminosi projettili sfondò le tettoje di varie case rurali, ferì uomini ed armenti, e fece il maggior male che potè nella campagna.
1822
X
-
1835
-
1836
VI
1837
IX
1840
IX
1841
I
(Temporali con morte di alcune persone, pioggia di cenere in Campania, eruzione del Vesuvio) P. Colletta, Storia del Reame di Napoli, to. IV, Capolago, Tip. Elvetica, 1838, p. 250. Alle descritti civili calamità si aggiunsero le naturali: turbini per i quali restarono devastate smisurate terre, ed uomini feriti ed uccisi; fulmini che in un giorno istesso, ad ore e varii luoghi spensero sei persone; la città del Pizzo (...) restò più ore sottomessa dalle onde marine per furioso vento sollevate, tre uomini vi furono morti, la città ingombra di sassi e d’alga; il Vesuvio; da lungo tempo innocente; eruttò più volte fiamma ceneri e lava; la maggior volta in ottobre, e benchè coprisse di sé molta terra, fu danno leggero a confronto dell’altro che derivò dalle piogge di ceneri e lapilli, che, addensate per acqua in dura materia, insterilirono vasti e fertili campi. - (Nubifragio, frane diffuse e danni alle campagne in Ginestra degli Schiavoni) F. Cirelli, Il Regno delle due Sicilie descritto e illustrato, Capitanata - fasc. 1, Tip. Pansini, Napoli, p. 30. Alla copiosa pioggia annua annunziata dallo scopoio della folgore, succede talvolta la gragnuola sterminatrice delle speranze degl’infelici agricoltori. Serbasi memoria di una terribile tempesta avvenuta nell’anno 1835, per la quale quasi tutte le campagne del tenimento rimasero franate, e quasi sterilite dagli effetti dell’orribile uragano. 24 (Nubifragio in S. Bartolomeo in Galdo) V. Del Re, S. Bartolomeo in Galdo, II ed. Tip. Auxiliatrix, Benevento, p. 28. Le piogge sono pittosto abbondanti in tutte le stagioni… Assai frequente è la grandine che colpisce generalmente i vigneti e compromette seriamente il raccolto del grano… Il 24 giugno 1836 la grandine cadde mista ad una violentissima pioggia su tutto il territorio, mentre nell’estate del 1844 toccò solo poche contrade e recò lievi danni. 21 (Inondazione del Tammaro, distruzione del ponte sul fiume medesimo, rovina di campagne e di mulini, morte di alcune persone e animali in Campolattaro) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, f. 6 r, pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro, Centro culturale per lo studio della civiltà contadina nel Sannio, 1989, p. 25. Nel 1836. Fu fatto il ponte di legno sul fiume Tammaro, esso è ben forte per essere ligato con catene di ferro, e forti legni. Nel 1837 fu portato via dall’alluvione di S. Matteo, che portò via anco molti animali, devastati molini, e rovinate campagne; morte molte persone, e trovato un uomo appeso, e inceppato ai rami di una quercia, denudato, e morto, dopo cessata l’alluvione... 15 (Tempesta di vento e pioggia, grandine eccezionale, distruzione di campi e tetti di case con conseguenti allagamenti, alberi defogliati e diramati, morte di uomini e animali a Campolattaro, Pontelandolfo, S. Lupo, Casalduni, Guardia Sanframondi, Solopaca e Campobasso) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, ff. 10 r. e v., 11 r., pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio 1989, p. 30; D. Perugini, Monografia di Pontelandolfo, Campobasso Stab. Tipografico e Cart. Del Progresso 1878, pp. 77-78, ristampa di Gennaro Ricolo Editore, Benevento 1982. Nell’anno 1840 nel dì 15 settembre di tale anno alle ore 20 succedette una gran tempesta con grandini e vento impetuoso, che devastò vigneti, oliveti, frutta e quanto esisteva con mandare in aria tetti, e rompere vetrate e mandare tutto in ruina. Nel nostro comune morirono pecore, capre, polli, ma nel tenimento di Pontelandolfo, e Casalduni morirono uomini, donne, e fanciulli. La tempesta venne dalla parte di Terra di Lavoro, con danno maggiore da quelle contrade, avendo buttato a terra quesrce, olive, tanto che nella strada consolare s’impedì il passagio alle carrozze, ed in Guardia dove successe più il danno morirono quattordici persone circa. Era orribile vedere un turbine di vento con tuoni, che alzando gran quantità di polvere in aria si oscurò e tutto mostrava lutto e spavento. Trovammo molte quantità di uccelli morti, e nella tenuta nostra ai Toppi soffrimmo molto danno, non esistendo né uva, né ulive anzi tutto appariva come il mese di gennaio senza fronde gli laberi, e le viti senza pampini. Orribile vista. Le abitazioni sconquassate nei tetti venivano inondate da gran quantità di acqua, sembrando il diluvio universale, e non si sentiva altro per le abitazioni che pianto, e gemito di donne, che piangevano i loro figli, e parenti assenti, e sparsi per la campagna. Nei comuni di S. Lupo, Casalduni e Pontelandolfo morirono otto persone, e questi paesi della nostra provicia di Campobasso furono più subbissati. In Terra di Lavoro poi Guardia fu distrutta nel generale, non che Solipaca. In Guardia morirono cinque o sei persone, e in Solipaca due o tre, ed essendo caduto un tiglio in mezzo della piazza ammazzò una vecchia, che stava sotto le croci ivi apposte. Grandi querceti ed olivi spiantati con danno e perdita grave dei proprietari. Cosa mai sofferta. - (Neve abbondante per 10 giorni, forti gelate in Campolattaro) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio 1989, p. 50. Nel 1841. Nel di 21 Gennaio fece una gran quantità di neve per 10 giorni e forti geli non ancora verificati, sicchè l’inverno fu assai rigido.
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N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1841
III
17 (Neve abbondante con tempeste nel Sannio) A. Perrella, Effemeride della Provincia di Molise, Isernia, Stab. Tip. F. De
1841
IX
25 ? (Pioggia intensa sui monti del Matese, inondazione del Tammaro presso Campolattaro, distruzione di
1842
XI
1842 AUT 1843 INV
1843
IX
1851
XI
1853/ INV 1855
Matteis 1890, p. 184. 1841 – Gran copia di neve ed uragani nelle Provincie di Campobasso, Avellino, Capitanata e Potenza. Gravi sono i danni.
vigneti e campi di granturco, morte di uomini in Morcone) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro, Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio 1989, p. 48. Nel dì 25 7bre 1841. Vi fu un diluvio di acque sulle Montagne del Matese, che portò un gonfiamento al nostro Tammaro, il quale sboccò nelle campagne contique e recò un danno esorbitante. La piena avanzò 12 palmi al di sopra del ponte di legno che lo portò via senza saperne dove avesse depositato gli avvanzi dei legni trasportati. Oltre il danno delle vigni, granoni e delli stessi terreni, vi successero molte morti. In Morcone ne morirono da 40 persone circa. Si trovò un povero giovane ligato da cespugli sopra una quercia e un altro nel limo nel nostro tenimento. Un altro si salvò sopra un pioppo. Un nostro paesano si salvò salito sopra un muro del molino di Fragneto l’Abate e portato via e diroccato dalla piena, un altro suo compagno molinaro di S. Croce dall’acque cadendo il muro dove si era situato aper salvarsi.
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(Tempeste di vento, inondazione, danneggiamenti a fabbriche e ad abitazioni in S. Lorenzello) N. Vigliotti, San Lorenzello e la valle del Titerno. Storia, tradizione, arte, folklore, Napoli, Libreria Editrice Redenzione 1968, p. 113 n. Il 1842 fu un anno tempestoso. Ne è documento una lettera dell’Arc. Bartolomeo Fraenza al Sindaco Luigi Fusco in data 20.11.1842 « Signor Sindaco, le tempeste, gli aquiloni, ed i venti impetuosi che si levarono nei giorni passati hanno rovinato e infranto le vitrate, sconvolto il tetto e spaccata la tela della soffitta... (Arch. Com.) L’alluvione danneggiò il ponte e diverse abitazioni.
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(1842-43 Autunno/Inverno: piogge continue, parziale impedimento della semina in Principato Ultra) Intendente di Avellino G. LOTTI, lettera al Ministro degli Interni, in A. Zazo, Calamità e miseria nel Principato Ultra nel 1843, «Samnium» aa. XVI-XVIII, 1945, nr.i 3-4, Napoli, p. 204. Per le insolite e continue acque che caddero nel presente anno [1842] al finir della state e durarono nel successivo autunno e nell’inverno, il grano fu seminato tardi e male; ed anche alcuni campi rimasero incolti. Nel mezzo della primavera dell’anno che or volge, il cielo si dispose ad una siccità similmente diuturna, senza che alcuna stilla insino al cader di settembre, avesse ristorata la terra, la quale dopo le recenti piogge ancora non è sufficientemente temperata. Da tali malignosi cagioni è derivata la scarsezza di tutte le biade, onde già la blebe comincia a sentire il bisogno che nei succedenti mesi diverrà più stringente e si dilaterà agli altri ordini di persone. Che se magro è stato il ricolto del grano, anche quello del granone, eccetto la poca quantità coltivata nei campi irrigui, è venuto meno. Le patate, per difetto di umore, piccolissime; i legumi e meno che scarsi; poche e magagnate le nocciuole, già fonte di ricchezza in queste contrade; e le castagne che sole, ultimamente davano pure qualche poco di speranza, si sono per la più parte perdute.
28 (Tempesta, abbattimento di alberi in Principato Ultra) Intendente di Avellino G. LOTTI, lettera al Ministro
degli Interni, in A. Zazo, Calamità e miseria nel Principato Ultra nel 1843, «Samnium» aa. XVI-XVIII, 1945, nr.i 3-4, Napoli, p. 204. Perocchè la impetuosa bufera del 28 di settembre ha abbattuto immatura la frutta, schiantati i rami e divelti alberi robusti, ed in sì gran numero che in alcune selve pochi e rari ne sono rimasti in piedi e scampati per prodigio a tanta rovina. In mezzo delle quali calamità, lamentabile molto è la condizione degli abitatori della provincia. (...) Non in pochi comuni ma in tutti di questa provincia, la miseria si sente....
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(1/20: pioggia intensa e continua, nubifragio, impedimento della semina nel Sannio beneventano e zone limitrofe; 21: case danneggiate e morte di alcune persone in Pontelandolfo, inondazione del fiume Calore, danni ingenti al ponte Maria Cristina presso Solopaca nella valle Telesina) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro, Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio 1989, p. 50. Nel dì 20 - di 9bre 1851 - fu fatto nella nostra chiesa un triduo coll’esposizione del SS. mo per implorare la calma di un temporale cattivo di circa giorni 20 di continua dirotta pioggia di giorno e notte, che portò varie alluvioni alle campagne e impedimento alla semina del grano; e questo fu praticato in Napoli, in Benevento e in tutti i paesi convicini. Varii danni s’intesero, tra quali anche in Pontelandolfo cadde una casa di campagna e vi morirono cinque individui; il ponte di ferro in Solopaca rotto dall’inondazione del fiume, etc..
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(1853: raccolto scarso nel Regno di Napoli, dovuto alle pessime condizioni climatiche di tre inverni in tutta europa; 1854/1855: epidemia, carestia nel Regno di Napoli) GIORNALE DELLE DUE SICILIE, 1853 N. 148, in A. De Blasio, Guardia Sanframondi - Appunti su Limata, Napoli Tip. Gentile 1961, p. 91. Nel 1853 si ebbe, per lo scarso raccolto e per la penuria di cereali, in tutto il regno una carestia che perdurò fino alla fine del 1855. L’ 11 luglio 1853, Ferdinando II fu indotto a proibire l’esportazione all’estero dei grani, delle avene e degli orzi.(...) Altre epidemie, di cui non abbiamo notizie precise, si ebbero nei primi anni del 700 e nel 1854, epidemia consecutiva alla carestia del 1854 sopra accennata. Nota: Le calamità che si avvicendarono nel triennio sopraricordato vanno inquadrate in un periodo climatico eccezionalmente sfavorevole che seguitò ad imperversare in Europa. In particolar modo, secondo la cronaca di Flammarion, all’inverno 1853-54, che fu molto rigido, si aggiunse quello più lungo del 1854-55: «Il gelo cominciò in ottobre nell’est della Francia e prolungossi fino al 25 aprile nella medesima regione». Nel quadro delle temperature più basse osservate in Europa, Torino, il 24 gennaio, segnava -16,5 °C (cfr. C. Flammarion, L’atmosfera..., cit., lib. III, pp. 199-200).
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1857
IX
13 (Tempesta, inondazione del fiume Titerno, campagne e strade devastate, costruzioni abbattute in Faicchio, S.
1868
II
12 (Nubifragio in S. Marco dei Cavoti) Delibera Comunale di S. Marco dei Cavoti, in A. Fuschetto, Fortore
1868
VI
26 (Tempesta e temporali intensi, inondazioni nei paesi di Cantalupo, Boiano in provincia di Campobasso e
1874
V
1875
X
1878 I, III
Lorenzello, Cerreto Sannita, Cusano Mutri e Pietraroia; pioggia intensa, inondazione del torrente Resicco, allagamenti di campagne in Pontelandolfo) F. Viti, Dell’azione amministrativa nella calamità dell’alluvione del 13 Settembre 1857, Napoli Stamperia e Cartiere del Fibreno 1858, p. 27-29; D. Perugini, Monografia di Pontelandolfo, Campobasso, Stab. Tip. e Cart. Del Progresso 1878, pp. 73-75, ristampa di Gennaro Ricolo Editore, Benevento 1982. Se la tempesta del 13 settembre pricipalmente infuriò su di Piedimonte, di S. Angelo e di Raviscanina non minori i danni produsse ne’ Comuni siti nella parte orientale del Distretto. Le strade rurali di Gioja soffersero in modo da doversi spendere vistose somme affine di rendere agevole l’accesso nei fondi laterali a tacere delle altre campagne dalle acque sommerse e devastate. Faicchio non ne rimase illeso, ed agl’ immensi danni de’ campi ebbe a deplorare quelli gravissimi dell’antico ponte di Massa, che per tradizione vuolsi avvanzo e monumento della Romana grandezza. Sono nello impegno di rinvenire i fondi per restaurare, e mantenere siffatta opera, mercè un ratizzo tra i Comuni cointeressati, non essendo le finanze di Faicchio atte ad una tanta impresa. S. Lorenzello, oltre i gravissimi danni sofferti al molino comunale ebbe a deplorare l’abbattimento del ponte a tre archi sull’imponente Titerno, messo all’estremo dell’abitato. A memoria di uomo niuno ricordava quel torrente sì gonfio che all’impeto delle onde unitosi il valido urto di maestosa quercia svelta dalla forza di quelle, venne quel ponte abbattuto, ed in meno che nol dico nelle acque rovesciato, e travolto. (...) Cerreto, Cusano, Civitella e Pietraroja ebbero eziandio a deplorare non ordinarì disastri tra per l’abbondanza delle acque e tra per la violenza dell’istesso Titerno, che quelle campagne serpeggiando maestosamente le domina. Macchine idrauliche interrate, conquassate e sconvolte. Molini quasi abbattuti, terre denudate e degradate in quanto alla coltura. La strada da Cerreto a Cusano per circa mille palmi fu totalmente distrutta, di modo che si dovè dare al cammino altra direzione provvisoria, secondo fecesi a proporre l’Ingegnere provinciale sig. Eugenio Scarpati superiormente delegato a percorrere quella campagna.
sconosciuto, Frosinone, Editrice Abbazia di Casamari 1977, p. 79 La Giunta Municipale inviava successivamente una delibera al Sottoprefetto in quanto la fontana «Conca» era stata gravemente danneggiata dall’alluvione del 12-2-1868, per la quale era necessaria un’urgente riparazione.
territori circostanti, inondazione del fiume Biferno, distruzione di cose e morte di persone lungo le sue zone ripariali) A. Perrella, Effemeride della Provincia di Molise, Campobasso, Stab. Tip. F. De Matteis 1890, p. 404. Grande alluvione con fulmini e grandine né Mandamenti di Cantalupo, di Bojano, e paesi circonvicini. Le Campagne restano distrutte, diroccano varii molini, e sonvi alcuni morti, travolti dalle acque del fiume Biferno. L’uragano durò dalle 10 antimeridiane alle 4 pomeridiane. Nota: Si tratta di un’estate piuttosto turbolenta in varie regioni d’Italia; dalla cronaca rinvenuta nell’Archivio Parrocchiale della chiesa di S. Cristina di Pontremoli si può, difatti, leggere quanto scrisse don LUIGI MARSILI per l’anno 1868: «Dopo un’estate piovosa, grandi piogge anche in settembre, fino al terribile diluvio di San Matteo (21 settembre), quando il fiume portò via il ponte di Nostra Donna...» (cfr. M. Ratti, Meteore e clima nella Pontremoli dell’Ottocento, in «Studi Lunigianesi» a. XIX-XX-XXI (Estratto), Villafranca Lunigiana (MC), Associazione Manfredo Giuliani per le Ricerche Storiche e Etnografiche della Lunigiana, p. 110).
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(Piogge continue, gelo, caro prezzo di grano e granone, fame in Guardia Sanframondi e paesi vicini) DIONIGI DI CESARE, Registro di tutte le notizie necessarie, utili e curiose, non escluse quelle relative alla propria Famiglia, f.n.n., Archivio Fam. De Cesare, Roma, in G. Giordano, Riti di penitenza e di propiziazione, Benevento, Edizione Centro Culturale Sannita 1981, pp. 114-115 Le continuate piogge con geli che in Maggio del 1874 cadevano fecero concepire il triste timore a tutti, perché nocevoli alla ricolta di tutti i prodotti che si manifestava ubertosa. La popolazione mossa da spavento, anche per la carenza del vivere in cui si trovava, mentre il prezzo del grano era risalito fino a duc. 4,50 il tomolo, e quello del granone a duc. 3,90 il tomolo, vedendosi perciò il pane di grano a grana otto il rotolo, si determinò di voler ricorrere con le solite penitenze alla Vergine Assunta in Cielo,... Il giorno otto Giugno ebbe luogo la processione del Rione Croce.... Il giorno nove procedè alla processione il Rione Portella.... Nel giorno 10 procedè alla processione il RioneFontanella... Il giorno 11 procedè alla processione il Rione Piazza... Il giorno 12 ebbe luogo la processione de’ Fratelli delle due Congreche, e nel giorno 13 quella de’ Sacerdoti... Nel giorno 14 si procedè alla processione generale con la Vergine che fu fittata per ducati 23,53, ed in detta processione vi accorse moltissima gente de’ limitrofi paesi, e tutti con dirotto pianto chiedevano alla Vergine la grazia della buona ricolta, stante la loro fame.
24 (Nubifragio, temporali con grandine, danneggiamenti a fabbriche, morte di qualche persona ad Altavilla
Iripina in provincia di Avellino) M. Severini, Altavilla Irpina. Monografia storica, Avellino, Tipo-Litografia Pergola 1907, pp. 156-157. L’anno 1875 è rimasto memorabile per la grande alluvione, che, il 24 ottobre, funestò il nostro paese. Una pioggia torrenziale allagò tutto il paese e molte case. Il corso S. Pietro e le altre strade non si vedevano più: tutto l’abitato sembrava ergersi su di un immenso lago torbido e minaccioso. Quando il volume d’acqua poi si fu riversato giù per i punti più bassi del paese, formando enormi pantani, si videro nelle vie massi di melma e pietre, come nel letto asciutto di un impetuoso torrente. Rombi sinistri, folgori, gragnuola e pioggia: uno spettacolo nuovo e terrificante, che costernò tutta la popolazione! Il Vellola crebbe tanto, da oltrepassare il livello della srtada presso il ponte del molino Severini. I molini del Fisco rimasero sommersi. Un fulmine caduto sul campanile della chiesa madre, trapassando l’organo, andò a colpire e uccise un contadino di Terranova. Meno male che la raccolta era quasi tutta terminata; quindi pochi furono i danni alle campagne.
(Nevicate eccezionali, alberi diramati nella zona del Tammaro) Perugini D., Monografia di Pontelandolfo, Campobasso, Stab. Tipografico e Cart. Del Progresso 1878, pp. 75-76, ristampa di Gennaro Ricolo Editore, Benevento 1982. La quantità strabocchevole poi della neve caduta in gennaio del 1878 superò le precedenti. Atterrò moltissimi alberi specialmente di ulivi, e frutti, e gli altri furono diramati e durò circa quindici giorni: poi cadde altra quantità fino al 25 marzo.
34 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato 1878
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1885
XII
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio… -
(Inondazione del torrente Vellola ad Altavilla Irpina in provincia di Avellino) M. Severini, Altavilla Irpina. Monografia storica, Avellino, Tipo-Litografia Pergola 1907, p. 157. Un’altra forte alluvione si ebbe nel 1878 e si ricorda che allora le acque si elevarono fino a tre metri di altezza sopra le torri dei molini del Fisco. Però non si ebbero a deplorare vittime umane, né daani rilevanti come nel 1875.
12 (Neve abbondante, comunicazioni interrotte, alcuni danni agli edifici nel Fortore beneventano e in tutto il 13 tratto Appenninico centro-meridionale; alberi danneggiati in Montevergine) ANNUARIO METEOROLOGICO
ITALIANO, pubbl. a cura del Consiglio Direttivo della Società Meteorologica Italiana, a. I, 1886, Torino, Roma e Firenze, pp. 159-162; REGISTRO METEOROLOGICO GIORNALIERO dell’Osservatorio del Santuario di Montevergine.
1887
XII
15/ (20: tempeste con temporale e danno alle piante, atterrite o con rami spezzati in S. Bartolomeo in Galdo; 31 21: temporale con pioggia, grandine grossa e neve nei dintorni in Benevento; 22-31: pioggia e neve
continue e abbondanti in Benevento, Morcone, S. Bartolomeo in G. e S. Agata dei Goti) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. VIII, pp. 561, 576. Dicembre 2a Decade: S. Bartolomeo in Galdo – Cinque giorni con pioggia (mm 33). Un sol giorno sereno; ciclone SW nella notee del 15, ripetuto con temporale in quella successiva del 20. Il ciclone della notte del 19 al 20 recò molto danno agli alberi e specialmente agli ulivi atterrandoli o spezzandone i rami; Benevento – Nella notte del 19 al 20 tempesta da SW con neve ai monti; in quella del 20 al 21 violentissimo W e temporali con lampi, tuoni, pioggia, grandine grossa e neve alle vicinanze. Diversi danni sono rimarcati. 3a Decade: Benevento – La decade fu molto avversa alla campagna in causa delle continue pioggie e del vento violento. Lavori agricoli interrotti. Morcone – Cinque giorni con pioggia (mm 169), tre con neve (fusa mm 30). Pioggia, nebbia e cielo coperto per quasi tutta la decade, eccetto il giorno 21, che fu sereno. I terreni soverchiamente umidi impediscono che i lavori campestri procedano alacremente. S. Bartolomeo in Galdo – Cinque giorni con pioggia (mm 42), cinque con neve, un solo giorno sereno. Dominò il vento SW, che il 23 fu violento. Nessun lavoro in campagna; tutto è coperto di neve.
1889
IX
1889
XI
6
(1-5: Caligine in Benevento; 6: temporali in continua successione per 8 ore, accompagnati da pioggia forte, fulmini diffusi e grandine eccezionale devastatrice in Benevento, Buonalbergo, e Campolattaro; in Morcone vi furono vittime causa fulmini) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. X, p. 403. Settembre 1a Decade: Benevento – In questa decade si sono avuti fenomeni estremamente eccezionali. Dopo una continua caligine della 1a pentade, il 6 si volse a continue scariche elettriche dalle 6 antim. Alle 2,30 pom. I temporali si succedevano senza interruzione l’uno dopo l’altro, arrecando pioggia dirotta, caddero fulmini sugli alberi e sui fabbricati. Grandine devastatrice non mai veduta, della grandezza di grossi noci; di forma sferica, prismatica ecc. Danni rilevanti. La stessa sorte toccò a Buonalbergo ed a Campolattaro. A Morcone vi furono vittime umane per fulmini ed incendi di varie biche di paglia.
26/ (Pioggia continua, inondazione dei fiumi con allagamenti delle campagne e danni ai seminati in Benevento e in 28 Morcone) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. X, p. 531.
Novembre 3a Decade: Benevento – Dopo tanti bellissimi giorni, seguirono piovosi il 26-28, i quali produssero straripamento dei fiumi ed allagamento alle campagne con danno ai seminati; Morcone – La dirotta e copiosa pioggia del 28 ha recato grave danno alle campagne per lo straripamento dei fiumi e dei torrenti; Avellino – La pioggia torrenziale (mm 94,6) del mattino del 28 ha danneggiato i seminati in pendio. Neve al monte nella notte del 29.
1890
III
16/ (Piogge continue, straripamento dei fiumi, impedimento dei lavori campestri in Benevento e in Morcone; frane e 21 sospensione dei lavori campestri in Avellino) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XI, p. 125. Marzo 2a Decade: Benevento – La pioggia, sebbene non aabia arrecato danno positivo alla campagna tranne qualche straripamento dei fiumi…; Morcone – Cinque giorni con pioggia (mm 171,7). Il 20 spesso gresile e neve fra i monti. Pel pessimo tempo sono stati sospesi tutti i lavori campestri; Avellino – Piogge continue dal 16 a tutto il 21 […] Le piogge danneggiarono i terreni che si smuovono e franano in più luoghi.
1890
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(Novembre 26-30: piogge continue; Dicembre 2: pioggia continua ed intensa, inondazione dei fiumi, danni ai ponti e ai seminati in Benevento; allagamenti diffusi nella piana di Morcone) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XI, p. 541. Novembre 3a Decade: La semina del frumento, non ancora terminata, viene interrotta ancora dalle continue piogge. Dicembre 1a Decade: Benevento – Nel 2 si ebbero 91 mm di acqua in 22 ore di seguito, in causa della quale avvennero le inondazioni che produssero danni rilevanti ai ponti e ai seminati nella valle del Calore; Morcone – Quattro giorni con pioggia (mm 212). […] Per le continue pioggie si è allagato qualche tratto del piano.
1891
I
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(16-22: neve abbondante e continua, freddo straordinario, danni alle campagne e moria del bestiame in Benevento; 22: tempeste di neve nel Tammaro e nel Fortore, danni alla campagne, moria di animali in Morcone e qualche vittima a Castelfranco in Miscano) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XII, pp. 29, 45. Gennaio 2a Decade: Benevento – Sei giorni con neve (cm 64). Nessun giorno sereno. Forti nevicate il 16 e il 19. L’impetuoso turbine del 17 si rese talmente molesto che faceva soffocare i viandanti. Temperatura fortemente abbassata tanto da far sstupire i vecchi, i quali non ricordano averla una volta registrata nel valle del Calore. Continua la mortalità del bestiame. La campagna soffre. 3a Decade: A castelfranco in Miscano si ebbero due morti soffocati nella neve; Morcone – In questa decade non si potè fare alcun lavoro nei campi perché coperti da neve. La neve ghiacciata ha danneggiato molto le ortaglie. Grande mortalità di agnelli per la mancanza di pascolo e in generale l’armentizia va male; S. Bartolomeo in Galdo – Un forte ciclone il 22 con neve e vento di N violentissimo. Niuna operazione fu possibile per la molta neve caduta.
35 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1892
IX
11 (Pioggia abbondante in Benevento; pioggia intensa, inondazione in Cervinara) Rivista Meteorico - Agraria,
1895
I
5/10 (Temporali con piogge abbondanti e grandine, scioglimento delle nevi; 9: temporale, inondazione nelle
1895
XII
1896
VII
14 (Temporali con grandine, nubifragi in Morcone) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia
1896
XI
15 (Temporali, pioggia torrenziale con allagamenti in Buonalbergo) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio 18 Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVII – n. 29, p. 347.
Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XIII, p. 413. Settembre 2a Decade: Benevento – Si ebbe pioggia copiosa con qualche temporale l’11 e il 13; Avellino – Pioggia dirotta al pomeriggio dell’11. Alluvione a Cervinara.
campagne di Benevento nonché frane e qualche vittima umana; 4/9: temporali, pioggia, grandine e neve in Guardia S., straripamenti del fiume Calore) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVI – n. 1, p. 10. Gennaio 1a Decade: Benevento – Decade eccezionale. Il 1° vi fu pioggia nella notte antecedente; il 2 e 3 brina e gelo, il 4 brina, gelo e nevicata, il 5 temporale con pioggia, massima temperatura al mattino, il 6 temporale con pioggia e grandine, il 7 temporale con pioggia, l’8 temporale con pioggia e grandine, la notte dell’8 al 9 varii temporali con pioggia dirotta e grandine. Nella medesima notte vi fu grane inondazione nell’agro di Benevento per effetto delle nevi sciolte nonché delle franature, con qualche vittima umana; Guardia Sanframondi – Il 4-10 pioggia (mm 153,5). Il 5-7, 9 e 10 neve; in media cm 40; il 5, 6 e 8 temporali con grandine…Il fiume Calore, stante le acue copiose, ha straripato senza fare però molti danni; la piena è giunta alla stazione di Telese.
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(13, 14, 16, 17, 19 e 20: pioggia intensa in Benevento; 19: temporali, allagamenti nelle pianure, danni ai seminati nella media Valle del Calore beneventano; piogge abbondanti in Guardia S., in Morcone e in Avellino) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVI – n. 35, pp. 417-418. Dicembre 2a Decade: Benevento – Pioggia minuta l’11, 12, 16 e 20, forte il 13, 14, 16, 17, 19 e 20. Temporali con grandine il 13 e il 19. In quest’ultimo alla notte vi fu allagamento nei piani con danno ai seminati. e Geodinamica, Roma, a. XVII – n. 20, p. 239. Luglio 2a Decade: Morcone – La pioggia ha giovato alla campagna; però in alcuni locali ha cagionato vari danni per le alluvioni prodotte. La grandine del giorno 14 ha prodotto danno specialmente alla vite quantunque sia stata parziale. Si miete il grano.
Ottobre 2a Decade: Buonalbergo – Temperatura minima 7,1; massima 15,3. Cinque giorni con pioggia (mm 55,5). Un sol giorno sereno, cinque coperti e tre misti, con vento dominante W sentito. Il 15 e 18 temporali con pioggie torrenziali e allagamenti. (…).
1897
I
22/ (Tempesta di vento e pioggia, temporali, straripamenti dei fiumi nella media Valle del Calore 24 beneventano; piogge continue e abbondanti, frane in S. Agata dei Goti; abbondanti piogge in Morcone)
Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVIII – n. 3, pp. 34-35. Gennaio 3a Decade: Benevento – Decade quasi sempre coperta e piovosa, nessun giorno sereno. Il 25 e 30 vi fu una piccola nevicata; vento sentito e forte del terzo e quarto quadrante; nebbia il 21; il 22-24 furono tempestosi con alluvione e straripamento dei fiumi. Si sono sospesi i lavori campestri stante le continue piogge; Morcone – Cinque giorni con pioggia (mm 165). Si desidera il freddo asciutto. I seminati soffrono per la soverchia umidità; i prati quantunque rigogliosi vengono danneggiati per le frequenti piogge; S. Agata dei Goti – Sei giorni misti, e cinque coperti; neve sui monti il 24-25 ed il 28-31; neve in città, la mattina del 26 (cm 1). Temporali il 22, 23, 25 e 31; grandine mista a pioggia la sera del 23. Continuansi a potare le viti e a vangare i terreni. Le continue ed abbondanti piogge sono cause di molte frane.
1899
V
1899
X
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(19: temporali con grandine e nubifragi in Benevento; 19/20: piogge intense, danni alle campagne; 20: nubifragio in Buonalbergo) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XX – n. 14, p. 277. Maggio 2a Decade: Benevento – Cielo misto in tutta la decade. Pioggia leggiera il 19 e 20. Nebbia il 13, 14 e 17. Temporale con grandine ed alluvione a pochi chilometri dalla stazione il 19. Si teme un raccolto scarsissimo poiché, ove la nebbia, ove la grandine e vento forte, il frumento ha molto sofferto; Buonalbergo – La campagna, promettente in certo modo, è stata in maggior parte devastata dalle pioggie alluvionali del 19 e 20, le quali hanno in alcune località rovinato tutto. Il frumento ha già messo la spiga; il maiz seminato è stato interamente distrutto, tanto che lo si deve nuovamente piantare. Si raccolgono le fave, che sono scarse. La vite promettente, è stata pure danneggiata dal nubifragio del 20.
7/8 (Nubifragio, inondazione del vallone Riofreddo e di altri torrenti, sconvolgimento di campagne e
danneggiamenti a ponti, case e mulini in S. Croce del Sannio, disastri anche in provincia di Salerno; pioggia continua, straripamento dei fiumi, allagamento dei campi, danno al bestiame, qualche vittima umana nella media Valle del Calore beneventano; pioggia intensa, allagamenti in Morcone; nubifragio, danni in Sepino) Memoria del p. ANGELO CAPOZZELLI, in Archivio Parrocchiale di S. Croce del Sannio, f. unico s. n.; Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XX – n. 28, pp. 562-564. Disastri immensi prodotti dall’orribile alluvione del 7 ottobre 1899 alle ore 11 ½ di notte vigilia di S. Sebastiano M. non si ricorda mai ne si può descrivere il terribile disastro verificato nella Provincia di Salerno e per queste contrade che cambiarono l’aspetto per la rovina prodotta nella campagna, torrenti, ponti e d’alberi, molini e case rurali. Faceva orrore e raccapriccio. D’ognuno che fu spettatore per tanti disastri mai non visti. Un’ira di Dio manifestata nei suoi elementi indice del maledetto peccato specie della bestemmia e lavori di festa; ignoro ancora le calamità che non finiranno finchè non cessa il maledetto peccato. A voi millantati spiriti fatti innanzi alla divina Onnipotenza.
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N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1899
XII
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(12/13: piogge intense e continue, straripamento dei fiumi in Benevento; 12, 13/17: pioggie abbondanti e continue in S. Agata dei Goti; piogge abbondanti in Avellino e in Campobasso) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XX – n. 35, pp. 703-705. Dicembre 2a Decade: Benevento – Piovosi i giorni 12-15 e 20; nebbioso il 18; misti gli altri. SW forte nel pomeriggio e sera del 12 e 15; nel resto della decade dominarono venti deboli e debolissimi del terzo quadrante. Il 13 straripamento de’ fiumi e minima temperatura alla sera. I lavori campestri sono interrotti, causa le continue pioggie; S. Agata dei Goti – Pioggia i giorni 12-17 e 20 (mm 165,8). Coperti 5, misti 5, brina l’11 e il 18. Neve ai monti il 12 e 17. Ghiaccio l’11. Temporali in varie ore del giorno il 12.
1900
I
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(28: temporale con grandine; 29/31: pioggia abbondante, straripamento dei fiumi con inondazione delle campagne in Benevento; pioggia abbondante, frane in Ariano Irpino; precipitazioni abbondanti, frane diffuse, torrenti in piena in Zungoli) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XXI – n. 3, pp. 55-57. Gennaio 3a Decade: Benevento – Piovosi i giorni 25, 28-31; interamente coperti il 21 e 28-31; misti gli altri. Dominò il vento del primo quadrante, che fu forte il 22 e 27. Il 28 nevicata sui monti vicini; temporale con SW fortissimo ed alle 15,15 grandine. Il 30 vi fu minima temperatura alla sera. Causa le abbondanti pioggie vi è stato straripamento dei fiumi con inondazione delle campagne. Tutti lavori agricoli sono stati sospesi; Ariano Irpino – Giorni con pioggia sei (mm 145,8). A causa delle nevi e della pioggia cadute nelle decade, sono avvenuti molti franamenti di terreno; Zungoli – Giorni con pioggia sei (mm 102,1). Frane per ogni dove, torrenti impraticabili.
1903 INV
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(Bufere di neve per circa sette giorni, blocco delle strade in Sassinoro) D. Iamiceli, Sassinoro di ieri di oggi, Kissimmee (Fl.), Tip. Osceola Press 1996, pp. 79-80 Le bufere di neve cadono una volta ogni 10 o 15 anni, non portano danni e non durano a lungo. Le più lunghe si ricordano che durarono circa sette giorni e si ebbero nel 1903 e l’altra il 24 febbraio 1956. L’accumulazione di neve che si ebbe il 24 febbraio del 1956 non superò quella caduta nel 1903. Gli anziani mi raccontavano che la neve caduta in quell’anno era così alta tanto che in alcuni punti del paese non avendo dove porla, scavarono nella neve piccole gallerie per poter stare in comunicazione con i relativi ed amici. In più, si ricorda che la strada rotabile restò chius per un paio di settimane.
1904
VII
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(Inondazione del fiume Titerno, danneggiamenti al mulino sito lungo il suo corso in S. Lorenzello) N. Vigliotti, San Lorenzello e la valle del Titerno. Storia, tradizione, arte, folklore, Napoli, Libreria Editrice Redenzione 1968, p. 114. Il mulino fu semidistrutto dall’alluvione del luglio 1904 e di nuovo ricostruito.
1905
II
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1915
I
2
(23/28: neve sulle colline intorno Benevento; 24/25: neve in Benevento; 26: pioggia mista a grandine, nubifragio, qualche frana in Benevento; nevi e piogge abbondanti in Montefalcone Valfortore; piogge abbondanti in Avellino; piena notevole del fiume Tappino nel Fortore molisano; neve abbondante in Campobasso) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XXVI – n. 6, pp. 129-132. Febbraio 3a Decade: Benevento – Cielo coperto e piovoso dal 21 al 28. Vento forte del primo quadrante il 21, 22 e 26-28; del terzo quadrante il 24 e 25. Nevicata sulle colline il 23 e 28; sulla stazione il 24 e 25. Grandine mista a pioggia il 26. Nessun lavoro si è potuto eseguire in questa decade a motivo delle piogge. Esse hanno causato alluvioni e qualche frana; Montefalcone Val Fortore – Con pioggia il 21-25, 27 e 28 (mm144,9). Venti provenienti da SW tutti i giorni. Temporali il 22 e 24. Nebbia il 25-28. Decade di cui non si è mai vista l’uguale; copiosa di pioggia, neve, grandine e temporali, sicchè nessunlavoro di campagna si potè eseguire; Gambatesa – Giorni con pioggia sei (mm 76). Vento di SW il 25, 26 e 28. (…) Il fiume Toppino s’è ingrossato più d’ogni altra volta per le continue piogge e nevi cadute. (Inondazione del fiume Volturno e del Fosso Torano nella piana alifana) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
1929
II
13 (Tempeste di neve nel beneventano, comunicazioni interrotte sulle zone appenniniche e preappenniniche del 14 Sannio) E. Guerrieri, Il freddo straordinario dell’inverno 1928-29, “Riv. Fis., Mat. e Sci. Nat.”, S. II, a. IV, f. 6-7,
1935
III
1
(Inondazione in S. Martino Valle Caudina; frana in Apollosa; inondazione del Volturno a Cancello, Castelvolturno e Grazzanise) G. Benevento, Le aree storicamente alluvionate, in Valutazione delle piene in Campania (a cura di F. Rossi & P. Villani), CNR – GNDCI, Salerno, 1996, pp. 60-74; Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
1938
II
-
(Pioggia continua, scioglimento delle nevi sui monti, inondazione del fiume Calore in Apice e in Benevento; inondazione del fiume Sabato, danni alle campagne e morti in Benevento; frana in Benevento e Roccabascerana) N. Doretti, L’Osservatorio Meteorologico di Benevento nel suo Ottantennio, in «Samnium» a. XXIII, 1950, nr. 1, Benevento, p. 37. Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40. Non si chiede molto quindi se il nostro Osservatorio Meteorologico si attrezzi pure di una radio ricevente e trasmittente per una più vasta azione regionale. Si dovrà studiare l’andamento pluviometrico in relazione all’ingrossamento delle acque dei fiumi Calore e Sabato; ed ugualmente studiare l’altezza della caduta delle nevi in Benevento e zone circostanti che alimentano i detti fiumi con l’immediato quasi, dissolvimento per effetto della pioggia lieve ed ininterrotta come avvenne nel febbraio del 1938 che ugualmente portò il lutto in alcune famiglie di Pantano.
Napoli 1930, pp. 14-19
37 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1949
X
2
1951
X
25 (Inondazione in Ponte e S. Agata dè Goti; 27: frana in Apollosa) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle
1952
XII
15 (Inondazione in Benevento, Apice e S. Giorgio La Molara; inondazione del fiume Sabato in Avellino)
1955
IX
1
(Inondazione del fiume Calore in Benevento, Frasso Telesino, S. Giorgio del S., S. Martino S., S. Nicola Manfredi e Telese Terme) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
1955
X
-
(24: inondazione dei fiumi Calore e Sabato in Benevento; 31: inondazione in Melizzano, Solopaca e Telese Terme) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
-
(Neve abbondante, periodo d’innevamento di 40 giorni, collegamenti viari interrotti, danni all’agricoltura nel Sannio) N. Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, pp. 46-47; Pasquale Cristofaro, Lettera del Sindaco di S. Croce al Prefetto di Benevento, in Archivio Comunale di S. Croce del Sannio, Cartella cat. X, Opere Pubbliche, a. 1956
1956 III-IV
(Violenti temporali, inondazione del Calore, allagate molte campagne e la parte bassa della città di Benevento, moria di animali domestici e di alcune persone) A. Aulita, Ore tragiche dell’alluvione di Benevento, Benevento, Pro Figli degli Alluvionati del Sannio Assisititi dal Patronato Scolastico di Benevento s.d., pp. 1-15. Piove, piove con insistenza da qualche giorno: è una pioggia irregolare, opprimente, che mette nell’animo un senso presago di malinconia. Ogni tanto nel cielo in sinistro bagliore della folgore si avvista e illumina di un colore rossiccio uomini e cose, mentre paurosi boati par che scuotino la terra. La vita sembra avere un arresto. <...> E’ la notte del 1° ottobre <…> Le pioggie torrenziali di questi giorni hanno ingrossato i fiumi della regione, il cui massimo esponente è il Calore che bagna principalmente la nostra Città. <...> Il fiume Sabato ha assunto proporzioni spaventose: una immenza pianura di acque minacciose si osserva con raccapriccio; è una visione indescrvibile; gli archi del ponte S. Maria degli Angeli sono letteralmente coperti e la corrente impetuosa preme su tutta la muratura, imprimendo ad essa un ben percettibile tremore... <...> L’acqua ancora aumenta. Dall’altro lato della città, verso la zona industriale, la tragedia si è svolta fulminea. L’acqua ha superato ogni limite prevedibile: ha coperto totalmente il letto, ha superato gli argini e furiosamente si riversa in tutta la parte bassa della città. <...> Alberi, masserizie, merci macchinari, autocarri, massi grandissimi di pietrame, legnami, bestiame, e quanto la fantasia del lettore può immaginare vi è trasportato dalla corrente impetuosa, la cui velocità è stata -da esperti- calcolata alla spaventosa media di circa ottanta chilometro orari. Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol I (pp. 91-95), Vol. II (pp. 37-40) CNR – GNDCI n. 1799,.
Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
1956
XI
21 (Straripamenti dei fiumi in Benevento, Airola, Arpaia, Montesarchio e Foiano Val Fortore) Progeto AVI 1998 -
1957
I
14 (Straripamenti dei fiumi in Benevento, Castelvetere V.F., Moiano, Montefalcone Val Fortore e S. Bartolomeo in
1961
X
18 (Nubifragio su tutta la provincia di Benevento, inondazione dell’intero tratto del fiume Sabato, allagamenti di stabili 19 in Benevento; frana lungo la linea ferroviaria BN-NA; piogge straordinarie in provincia di Avellino) G. Benevento,
Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
Galdo) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
Le aree storicamente alluvionate, in Rossi F. & Villani P. (a cura di), Valutazione delle piene in Campania, CNR – GNDCI Unità Operativa 1.9 del Dipartimento di Ingegneria Civile, Università di Salerno, Salerno, 1994, pp. 60-74
1962
XII
1962 INV 1963
12 (Inondazione in Benevento, Foiano Val Fortore, Puglianello) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
-
(Piogge continue; 1963 Febbraio 22-23: temporale forte, pioggia continua, frana, danneggiamenti a case e vegetazione in Cusano Mutri) V. Maturo, La contrada S. Antonino di Cusano Mutri, Napoli, Tip. Laurenziana 1984, pp. 12-13. L’inverno 1962-63 fu particolarmente inclemente con piogge torrenziali ed ininterrotte, tali da causare effetti destabilizzanti. Il che fece precipitare una situazione già compromessa. […] Per le medesime cause e nell stesso periodo danni notevoli si registrarono, tra l’altro, al sottostante “Colle della Zenghera” di S. Maria e precisamente alla zona compresa tra il fosso “Don Pietro” e fontana “Gobbi”, dove si dovettero evacuare alcune abitazioni. Il fenomeno toccò l’apice della sua violenza distruttiva la notte del 22-23 febbraio. Durante un temporale torrentizio, la terra prese a muoversi con rilevante velocità, trascinando nella sua corsa quanto si trovava su di essa.(...) Per l’imperseverare della pioggia solo qualcuno abbandonò la casa! Alle prime luci dell’alba, ancora sotto la pioggia, gli abitanti della contrada si resero conto che le loro proprietà, le loro abitazioni, e quant’altro era ancora in piedi s’erano spostati anche se la mancanza di punti di riferimento impediva la valutazione del fenomeno di scorrimento. […] I boschi e le colture furono sconvolte e rovesciate, in più punti sventrati quasi a dimostrazione delle immane forze in movimento…
38 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999
N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
1963
II
18 (Inondazione in Campolattaro e in Pesco Sannita; frana sul M. Taburno, in S. Giorgio La Molara,
1966
X
25 (Inondazione in Benevento, nubifragio sui monti del Matese) Progetto AVI 1995 - Rapporto di sintesi per la
1968
XII
18 (Tempesta di pioggia e vento nel Sannio, piena del Sabato, inondazione del Calore a Benevento) V. 19 Mazzacca, Fiumi, le piene nel Sannio fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, p. 79.
Montefalcone V. F., Cusano Mutri e Pannarano) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
Campania, a cura di O. Lolli & S. Pagliacci, CNR - Gruppo Nazionale per la Difesa delle Catastrofi Idrogeologiche
<...> un’ondata di maltempo imperversò per oltre quarantotto ore sull’intera provincia sannitica e non solo su di essa. Prima pioggia, poi vento impetuoso e infine ancora pioggia insistente. Il 19 dicembre 1968 il Calore e il Sabato erano in piena eccezionale. Il volume dell’acqua defluita fu superiore a quella del 2 ottobre 1949. Alle ore 18 l’ingente massa di acqua del Calore fu valutata intorno ai 3500 metri cubi al secondo, raggiungendo alle ore sedici l’altezza di sette metri a ponte Valentino e circa otto metri a Benevento.
1971
XII
1-2 (Inondazione in Amorosi, Morcone, Paolisi) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località
1973
XII
2-7 (Neve abbondante e continua, danneggiamenti a fabbriche, collegamenti viari interrotti nel Sannio) N.
1980
I
2-10 (Nevicate eccezionali in Benevento e in tutto il medio Adriatico) N. Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti
1981
I
1-17 (Neve abbondante a Benevento, bufere di neve nel Tammaro e nel Fortore, paesi isolati nel Fortore) N.
1985
I
6-10 (Neve abbondante, seguì freddo polare, congelamenti di fontane e di condotte idrauliche, danni alle
1985
XI
1988
V
28 (Nubifragio con grandine, danni alle produzioni agricole e alle strade interpoderali in Torrecuso,
1993
XII
26 (Piogge alluvionali, danni alle produzioni, strutture aziendali e interaziendali, opere di bonifica in tutti i
1997
I
9-11 (Piogge persistenti ed intense, danni alle strade interpoderali con frane e smotta-menti diffusi presso le
1997
XI
Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, p. 47
naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, p. 47
Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, p. 49
produzioni agricole in tutti i comuni della Provincia di Benevento) N. Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, pp. 47-48
-
(16: nubifragio con grandine in Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Pietraroja, Pontelandolfo, S. Lorenzello, S. Lupo, S. Salvatore Telesino; 18: frana in Benevento e in S. Giorgio del Sannio; inondazione del Sabato in Avellino) Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 235 del 09.10.1986; Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40 Buonalbergo, S. Arcangelo T., Pietrelcina, Paduli e Apice) Archivio del Servizio di Credito Agrario, Leggi Speciali e Calamità dello S.T.A.P.A. - Centro Provinciale per l’ Informazione e la Consulenza in Agricoltura (Ce.P.I.C.A.) di Benevento comuni della Provincia di Benevento; inondazione in Benevento, Solopaca, S. Agata dei Goti, Arpaia, Castelfranco in Miscano; frana in cautano e in S. Marco dei Cavoti) Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 178 del 01.08.1994; Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40
infrastrutture della Provincia di Benevento) Archivio del Servizio di Credito Agrario, Leggi Speciali e Calamità dello S.T.A.P.A. - Centro Provinciale per l’ Informazione e la Consulenza in Agricoltura (Ce.P.I.C.A.) di Benevento 13 (Forti temporali nel Sannio, nubifragio, inondazione del torrente Serretelle e dei suoi affluenti in Benevento, allagamenti in molte zone del Sannio) L’ Autore. Nella notte tra il 12 e il 13 novembre 1997 una forte ondata di maltempo investì l’intero Sannio. L’intensa pioggia imperversò, per 4 ore circa, sui territori del beneventano, saturi d’acqua per le frequenti perturbazioni che avevano interessato la zona precedentemente. Furono inondate le zone ripariali di tutti i torrenti e fiumiciattoli del beneventano. L’Ente Provincia di Benevento, a seguito dell’evento, chiese lo stato di calamità naturale.
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N. Diodato
Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio…
40 Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999