Contributo Angela Sepe

  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Contributo Angela Sepe as PDF for free.

More details

  • Words: 742
  • Pages: 2
Contributo di Angela Sepe, studente del corso di Laurea Specialistica in Teorie e metodologie dell'e-learning e della media education Corso di

Tecnologie dei media digitali a.a. 2009-2010 Prof. G. Cecchinato

Il presente contributo riguarda la confutazione dell’affermazione di seguito riportata del dott. Fabio Metitieri. "In un'Internet che è diventata mainstream, di massa, trovare ciò di cui si ha bisogno è sempre più difficile, ma è ancor più difficile valutare ciò che si è trovato. I processi di disintermediazione indotti da Internet tendono a eliminare i giornalisti, i bibliotecari, le testate e gli editori, almeno così come erano stati intesi finora, mentre moltissimi degli aspiranti nuovi autori on line preferiscono restare anonimi e nascondersi dientro un nickname, un soprannome, reclamando a gra voce il diritto di essere valutati non in base ai loro titoli accademici o professionali - di solito inesistenti - ma soltanto per ciò che scrivono. In questo scenario, privo di marchi e di punti di riferimento, ci si aspetterebbe che da un lato fosse in atto un'estesa attività di formazione, per insegnare ai navigatori, soprattutto a quelli nuovi e meno smaliziati, come valutare le risorse on line, e che dall'altro lato si stesse discutendo molto animatamente, a tutti i livelli, di come riorganizzare l'informazione on line. Invece no, non si vede nulla di tutto questo".

L’autore

nell’affermazione

summenzionata

utilizza

il

luogo

comune

dell’ingovernabilità del flusso delle informazioni in internet per sostenere una propria posizione che, sebbene vagamente accennata, risulta in tutta la sua evidenza dalla lettura del testo. In definitiva ciò che viene effettivamente criticato è il fatto che la libertà di pubblicazione delle informazioni propria del WEB consenta anche a soggetti “privi di adeguati titoli accademici e professionali” di esprimere liberamente il proprio pensiero, comunicarlo agli altri, senza essere passato attraverso il filtro di un giudicante adeguatamente titolato. In una concezione in cui il valore di ciò che si divulga è strettamente connesso al valore di colui che lo scrive più che agli effettivi contenuti evidentemente diventa un’aberrazione l’idea di poter pubblicare restando anonimi o utilizzando un nick name. L’autore, quindi, si duole che tra i suoi pari non sia adeguatamente avvertita l’esigenza di porre un freno a codesta intollerabile libertà e propone una ricetta: se non si può arrivare a controllare e governare l’immissione delle informazioni, almeno “gli eletti” dovrebbero adeguatamente insegnare ai poveri fruitori

del web come valutare le risorse a loro disposizione (chiaramente intendendo ciò nel senso di valutare secondo il criterio che gli eletti ritengono corretto). Personalmente ritengo che proprio la possibilità di pubblicare contributi senza dover sottostare al giudizio, spesso tutt’altro che disinteressato ed obbiettivo, di un gruppo di soggetti che si arrogano il diritto, in virtù di titoli a vario modo acquisiti, di poter decidere chi o cosa sia degno di divulgazione, costituisce la più promettente ed affascinante conquista che la rete ci offre. Purtroppo solo promettente e non già realizzata. Infatti se per l’autore della citazione in parola, anche l’apertura oggi disponibile già costituisce un’indebita violazione del sistema che lo sostiene, per altri come me, il grado di libertà raggiunto è ancora insufficiente, in quanto eccessivamente intermediato. Giornalisti, editori ed accademici costituiscono la lobby che la libertà di pubblicazione offerta da internet rischia di danneggiare rispetto alle posizioni dagli stessi acquisite e, in quanto acquisite, ritenute ormai un loro diritto. Questa lobby ha creato un mondo virtuale fatto di migliaia di riviste c.d. scientifiche, con tirature irrisorie e che si alimenta dei suoi stessi pubblicisti. Un mondo fatto di libri che vengono pubblicati pagando l’editore e non il contrario, come sarebbe naturale; libri spesso inutili ma che servono ai loro autori non per divulgare idee, conoscenze ed esperienze, ma per acquisire titoli, accaparrare conferimenti pubblici, vincere concorsi. Un mondo in cui le parole chiave sono ISBN, IF, H-index, ed in cui le domande da porre per valutare un partecipante della Casta non sono “cosa hai inventato”, “cosa hai prodotto”, “quali benefici hai determinato”, ma piuttosto “quanti articoli hai pubblicato”, “quanti libri hai scritto”, a “quanti call hai risposto”. Internet offre, altresì, la possibilità di superare il filtro posto dagli editori e curatori. In internet si è valutati per ciò che si è scritto e non per ciò che si è. Il concetto stesso di “pubblicare” muta. Non si tratta più di un atto concessorio sottoposto al giudizio del concedente, ma un libero atto potestativo rispetto al quale il valore della pubblicazione è dato solo ed esclusivamente dal successo riscosso presso i lettori.

Related Documents

Contributo
May 2020 10
Raymond Sepe
December 2019 30
Angela
November 2019 28
Thomas Sepe
December 2019 8
Documento Sepe
December 2019 8