Banca Europea E Banca D'italia

  • December 2019
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Banca Europea E Banca D'italia as PDF for free.

More details

  • Words: 5,820
  • Pages: 15
BANCA CENTRALE EUROPEA Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. (Reindirizzamento da Banca Centrale Europea)

La Banca centrale europea (BCE o European Central Bank - ECB - nella dizione inglese) è la Banca centrale incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i 15 paesi (tutti facenti parte dell'Unione europea) che hanno aderito all'euro adottandolo come moneta unica (cosiddetta "zonaeuro" o "area dell'euro"). La BCE è stata istituita in base al "trattato che istituisce la Comunità europea" ed allo "statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea", il 1º giugno 1998. La Banca ha, inoltre, ai sensi del diritto pubblico internazionale, propria personalità giuridica autonoma. Nelle diverse lingue dei paesi membri la Banca è nota con i seguenti acronimi: BCE: Banque centrale européenne, Banco Central Europeo, Banca centrale europea, Banco Central Europeu ECB: European Central Bank, Europæiske Centralbank, Europese Centrale Bank, Europeiska Centralbanken, Evropska Centralna Banka EZB: Europäische Zentralbank ΕΚΤ: Ευρωπαική Κεντρική Τράπεζα EKP: Euroopan Keskuspankki La sede della BCE è a Francoforte sul Meno in Germania, in Kaiserstraße. A capo dell'istituzione si sono succeduti, con il ruolo di governatore, Wim Duisenberg, ex governatore della Banca centrale olandese e ministro delle finanze del governo olandese, (dal 1º giugno 1998 al 1º novembre 2003) e il francese Jean-Claude Trichet (dal 1º novembre 2003). Scopo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo l'andamento dei prezzi mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro; la BCE esercita, infatti, il controllo dell'inflazione nell'"area dell'euro" badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie (controllando la base monetaria o fissando i tassi di interesse a breve), il tasso di inflazione di medio periodo ad un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2%. Un ruolo analogo di contenimento dell'inflazione è svolto in America dalla Federal Reserve.

Il sistema europeo delle banche centrali (SEBC) e l'eurosistema Il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) comprende, a norma dell'articolo 106 del trattato che istituisce la Comunità europea (il trattato di Maastricht), la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali dei 27 stati membri dell'Unione europea a prescindere dall'adozione della moneta unica; solo i governatori delle banche nazionali dei paesi appartenenti all'"eurozona", però, prendono parte al processo decisionale ed attuativo della politica monetaria della BCE: il cosiddetto eurosistema è infatti composto dalla BCE e dalle banche centrali nazionali dei paesi che hanno introdotto la moneta unica; le banche centrali nazionali dei paesi al di fuori della "zona euro" sono invece abilitate a condurre una politica monetaria nazionale autonoma. Fintanto che vi saranno stati membri dell'Unione europea non appartenenti all'"area dell'euro" vi sarà l'inevitabile coesistenza tra eurosistema e SEBC (l'eurosistema non era stato previsto dai trattati in quanto, diversamente da quello che si è poi verificato, si dava per scontata la partecipazione di tutti i paesi dell'Unione europea alla moneta unica).

Secondo l'articolo 105, paragrafo 1, del trattato che istituisce la Comunità europea, oltre all'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi il SEBC "sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità" agendo "in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza". Tali obiettivi (definiti dall'articolo 2 del trattato di Maastricht) sono: • •

il raggiungimento ed il mantenimento di un elevato livello di occupazione una crescita sostenibile e non inflazionistica.

Il paragrafo 2 del medesimo articolo 105 del trattato indica inoltre quelle che sono le funzioni fondamentali del SEBC: • • • •

definire e attuare la politica monetaria per l'area dell'euro svolgere le operazioni sui cambi detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi dell'area dell'euro promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.

Tra le altre funzioni della Banca si possono inoltre elencare: • • •

il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno dell'area dell'euro la possibilità di acquisizione delle informazioni statistiche necessarie per lo svolgimento dei propri compiti dalle autorità nazionali competenti (gli istituti di statistica, l'ISTAT in Italia) o direttamente dagli operatori economici la possibilità di intrattenere relazioni operative con istituzioni ed organi dell'Unione europea, ed al di fuori dell'Unione europea, negli ambiti di competenza dell'eurosistema. L'organizzazione della BCE

La sede della BCE a FrancoforteIl processo decisionale all'interno dell'eurosistema è centralizzato a livello degli organi direttivi della BCE; l'organizzazione della BCE, basata su quella della Bundesbank tedesca, prevede che questi ultimi siano costituiti (articolo 109A del trattato) da un Comitato esecutivo, a cui capo siede il Presidente della BCE (il Governatore), e dal Consiglio dei governatori (detto anche Consiglio direttivo) costituito dai membri del Comitato esecutivo e dai rappresentanti delle altre banche apparteneti all'eurosistema (con l'esclusione quindi dei rappresentanti delle Banche centrali dei paesi non aderenti all'euro); dal momento che alcuni dei paesi appartenenti all'UE non hanno ancora aderito alla moneta unica, esiste, dunque, un terzo organo decisionale, il Consiglio generale. Le principali funzioni del Consiglio dei governatori consistono in: • •

definire l'orientamento generale della politica della banca e prendere le decisioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi conferiti all'eurosistema; definire la politica monetaria dell'area dell'euro compresi gli obiettivi monetari intermedi, i tassi di interesse di riferimento e l'offerta delle riserva monetarie in seno all'eurosistema e la definizione degli indirizzi necessari alla loro esecuzione.

Il Comitato esecutivo comprende il presidente ed il vicepresidente della BCE e quattro altri membri, tutti scelti tra personalità aventi autorità ed esperienza professionale riconosciute in materia monetaria o bancaria, nominati di comune accordo dai governi degli stati membri (con decisione presa a livello di capi di stato o di governo su raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sentito il parere del Parlamento europeo e del Consiglio dei governatori della BCE (mentre per le nomine iniziali è stato sentito il Consiglio dell'Istituto monetario europeo). Le funzioni principali del Comitato esecutivo comprendono: • • •

l'attuazione della politica monetaria conformemente agli orientamenti ed alle decisioni del Consiglio dei governatori e, nell'ambito di tale quadro, impartire alle Banche centrali nazionali le necessarie istruzioni; l'esercizio dei poteri delegati da parte del Consiglio dei governatori la gestione corrente della BCE

Il Consiglio generale è composto dal presidente e dal vicepresidente della BCE e dai governatori delle BCN dei 27 paesi membri dell'UE (possono partecipare alle riunioni del Consiglio generale, ma senza diritto di voto, gli altri membri del Comitato esecutivo della BCE, il Presidente del Consiglio dell'Unione europea e un membro della Commissione europea). Il Consiglio generale è un organo di transizione dal momento che, a norma dello "statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea", viene sciolto nel momento in cui tutti gli stati membri dell'UE hanno introdotto la moneta unica. Il Consiglio generale svolge i compiti in precedenza affidati all'Istituto Monetario Europeo, ed assunti dalla BCE nella Terza fase dell'Unione economica e monetaria (UEM). Il Consiglio generale si occupa, tra l'alto, dei seguenti compiti: • • • •

assolvere le funzioni consultive della BCE raccogliere le informazioni statistiche redigere il Rapporto annuale della BCE redigere le disposizioni per l'uniformazione delle procedure contabili delle Banche centrali nazionali Capitale e riserve

Le Banche centrali nazionali (BCN) sono le uniche autorizzate alla sottoscrizione ed alla detenzione del capitale sociale della BCE. La sottoscrizione di tale capitale sociale è stata effettuata secondo un criterio di ripartizione proporzionale alla percentuale di ciascuno stato membro dell'Unione europea al PIL comunitario ed alla popolazione dell'Unione. L'ammontare sottoscritto, ed interamente versato, dalle Banche centrali nazionali dei paesi della "zona euro" è pari a 4.020.445.721,56 di euro, ovvero il 69,7915% dei 5.760.652.402,58 costituenti il totale del capitale sociale della BCE. Secondo lo statuto della BCE, le Banche centrali nazionali dei paesi non aderenti all'area dell'euro, le quali non hanno titolo a partecipare alla ripartizione degli utili, né sono tenute al ripianamento delle perdite della BCE, versano una piccola percentuale delle quote di capitale rispettivamente sottoscritte, pari al 7%, come contributo ai costi operativi della BCE connessi alla partecipazione al Sistema europeo di banche centrali (SEBC).

Tale capitale sociale è così ripartito: Banca Centrale Nazionale • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

% Capitale sottoscritto

Deutsche Bundesbank Bank of England Banque de France Banca d' Italia Banco de España Narodowy Bank Polski De Nederlandsche Bank Banca Naţională a României Nationale Bank van België Sveriges Riksbank Banca di Grecia Oesterreichische Nationalbank Banco de Portugal Danmarks Nationalbank Česká národní banka Magyar Nemzeti Bank Suomen Pankki - Finlands Bank Central Bank of Ireland Banca nazionale di Bulgaria Národná banka Slovenska Lietuvos bankas Banka Slovenije Latvijas Banka Eesti Pank Banque centrale du Luxembourg Banca centrale di Cipro Central Bank of Malta

18,9373 14,5172 14,2212 12,4966 8,3040 4,8954 3,9882 2,4645 2,4256 2,2582 1,9649 1,9417 1,7504 1,4835 1,4472 1,3856 1,2539 1,1107 0,8686 0,6934 0,4256 0,3288 0,2837 0,1790 0,1747 0,1369 0,0632

Capitale versato (€) 1.090.912.027,43 58.539.980,14 819.233.899,48 719.885.688,14 478.364.575,51 19.740.488,44 229.746.339,12 9.937.989,49 139.730.384,68 9.106.093,68 113.191.059,06 111.854.587,70 100.834.459,65 5.982.149,49 5.835.771,31 5.587.371,98 72.232.820,48 63.983.566,24 3.502.591,87 39.944.363,76 1.716.213,56 18.941.025,10 1.144.007,96 721.809,75 10.063.859,75 7.886.333,14 3.640.732,32

Totale 100 4.142.260.189,23 Fonte dei dati è il sito ufficiale della BCE; come si evince dalla tabella la maggioranza relativa delle quote è detenuta dalla Bundesbank, seguita da Banca di Francia, Banca d'Inghilterra e da Banca d'Italia; le altre banche centrali detengono invece, rispetto ai quattro principali sottoscrittori, percentuali inferiori delle quote della BCE. Inoltre le BCN degli stati partecipanti all'area dell'euro hanno dotato la BCE di riserve di cambio per un valore equivalente a circa 40 miliardi di euro. Il contributo di ciascuna BCN è stato fissato proporzionalmente alla partecipazione nel capitale BCE ed è stato versato in oro per il 15%, in dollari statunitensi e yen per il restante 85%.

Emissione di moneta Alla BCE spetta il compito di emettere l'8% della moneta emessa dal SEBC. Tale quota viene

iscritta nello stato patrimoniale alla voce “banconote in circolazione” del passivo. La quota della BCE sul totale delle banconote in euro emesse trova contropartita nei crediti nei confronti delle BCN, crediti, di natura fruttifera, iscritti alla voce “crediti interni all'eurosistema: crediti derivanti dall'allocazione delle banconote in euro all'interno dell'eurosistema”.

Critiche al ruolo della BCE La BCE viene criticata, principalmente, sotto due aspetti: quello dell'indipendenza e quello della politica dei tassi; oltre a tali due aspetti principali ulteriori critiche sono rivolta alla BCE con riguardo al linguaggio adottato dalla banca sul proprio sito istituzionale: un tipo di linguaggio che non rispecchierebbe quello degli stati membri di modo tale che la maggior parte della popolazione che utilizza l'euro non può avere accesso in maniera facilmente comprensibile alle informazioni riguardanti l'utilizzo quotidiano della propria valuta, ovvero può avere un accesso molto limitato ad informazioni di poca utilità.

Indipendenza Il primo aspetto per il quale la BCE viene criticata è l'assoluta indipendenza dell'istituzione: la BCE è, infatti, nata come una banca centrale, pensata per operare in maniera indipendente dalla politica; sebbene i suoi poteri ed obiettivi derivino da decisioni politiche dell'Unione europea e dei paesi membri della stessa, le decisioni su come tali poteri debbano essere utilizzati e sul come raggiungere gli obiettivi prefissati sono state, infatti, direttamente delegate alla BCE stessa. Alcuni ritengono non democratica tale indipendenza decisionale e criticano, di conseguenza, il processo decisionale e gli obiettivi della BCE, asserendo sia che gli obiettivi economici della BCE sono troppo lontani da quelli dei cittadini dell'Unione sia che la politica monetaria della banca è troppo impermeabile ad eventuali critiche, anche quando queste dovessero riguardare l'influenza di tale politica della BCE su aspetti fondamentali quali il rispetto dei diritti umani e l'ambiente. La BCE, inoltre, non pubblica (nè sollecita) alcun commento alle proprie decisioni: a seguito della pubblicazione delle proprie decisioni le pagine web della banca non permettono, infatti, l'inserimento di commenti alle stesse da parte dei cittadini; da parte dei critici si ritiene, inoltre, che i dettagli relativi alle riunioni degli organi decisionali della banca non siano pubblicati per non dar conto delle fratture e dei differenti punti di vista emersi, pur se esistenti. Come conseguenza di ciò si sottolinea come i cittadini dell'Unione europea possono influenzare le decisioni della BCE solo in maniera del tutto indiretta tramite il processo elettorale in ciascuno degli stati membri: anche così, però, l'influenza sulla concreta politica operativa della BCE esercitabile da parte dei cittadini europei è di rilevanza assai modesta. Di contro è pur vero che la BCE rimane responsabile delle proprie decisioni sia nei confronti del Parlamento europeo che del Consiglio dei ministri: come già indicato le nomime del presidente, del vicepresidente e degli altri membri del Comitato esecutivo della BCE devono infatti essere approvate da consiglio e parlamento prima di diventare effettive ed, inoltre, la BCE deve presentare una relazione annuale del proprio operato di fronte al parlamento riunito in seduta plenaria mentre sia il proprio presidente che membri del Comitato esecutivo partecipano alle riunioni (che sono almeno quattro all'anno) del "Comitato parlamentare per gli affari monetari". Inoltre è da aggiungere che l'orientamento generale dagli economisti è a favore dell'indipendenza dell'istituto di emissione centrale, ritenendolo come una caratteristica fondamentale per il

raggiungimento dell'obiettivo primario della Politica monetaria: la stabilità dei prezzi. È stato storicamente accertato che i paesi caratterizzati da elevata inflazione erano quelli i cui organi politici erano intervenuti in maniera eccessiva nel processo di creazione della moneta[1].

Obiettivi inflazionistici I critici affermano che gli obiettivi fissati e perseguiti dalla BCE siano inappropriati. Essi sostengono che la BCE fisserebbe i tassi d'interesse con il solo obiettivo di controllare l'inflazione senza prenderne in considerazione altri, quali il raggiungimento del tasso di disoccupazione naturale o frizionale o la stabilità dei tassi di cambio. Per essi, il tasso di inflazione sarebbe un obiettivo troppo limitato in relazione alle reali necessità dell'economia. Coloro che sono a favore, invece, dichiarano che la Banca centrale ha fissato l'unico obiettivo che può essere ragionevolmente raggiunto con gli strumenti che le sono stati affidati: la stabilità dei prezzi. L'obiettivo del pieno impiego deve essere raggiunto attraverso altri strumenti che appartengono al campo della politica fiscale. La stabilità del cambio, invece, avrebbe bisogno di un intervento comune di governi e di Banca centrale e porrebbe dei rischi per il rispetto dell'obiettivo primario. Per tale motivo la Banca centrale si è limitata ad applicare questo obiettivo nei confronti dei paesi che hanno interesse ad entrare nell'Euro e che appartengono al SME 2.

Gli strumenti della BCE La domanda e l'offerta di moneta sono legate al tasso d'interesse dal modello IS-LM secondo il quale esiste una correlazione inversa, non sempre lineare, fra offerta di moneta e tasso d'interesse: aumentando l'offerta di moneta, il tasso d'interesse scende in proporzione; viceversa, vendendo titoli per ridurre la base monetaria (offerta di moneta), i tassi aumentano. Il mercato determina il tasso d'interesse, con la legge della domanda e dell'offerta (di moneta). La Banca centrale determinando l'offerta di moneta, ha la leva per controllare i tassi d'interesse. Compito per statuto della Banca centrale è regolare l'offerta di moneta. La SEBC regola l'offerta di moneta e trasmette la politica monetaria alle banche mediante questi strumenti: • Operazioni di mercato aperto • Operazioni per la gestione giornaliera della liquidità • Modifiche del coefficiente di riserva obbligatorio delle banche • LA BCE ha la possibilità di emanare provvedimenti quali Regolamenti e Direttive, aventi la stessa forza giuridica di quelli emanati da altre Istituzioni europee, nonché raccomandazioni o pareri.

Il modello Monetary Target La Banca centrale ha come obiettivo primario la stabilità dei prezzi. Per questo motivo il Consiglio Direttivo ha definito in maniera precisa che esso si concretizza con un tasso d'inflazione prossimo al 2% annuo nel medio periodo. Poiché il collegamento fra le decisioni di politica monetaria e l'obiettivo finale non è certo e immediato, la Banca centrale ha stabilito un obiettivo intermedio nella crescita dell'aggregato monetario M3, considerata come una componenente economica che,

nel medio periodo, influenza la crescita dei prezzi.

Immunità L'articolo 40 del Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, recita: "La BCE beneficia sul territorio degli stati membri dei privilegi e delle immunità necessari per l'assolvimento dei propri compiti, alle condizioni previste dal protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee [...]". In materia di immunità tale concetto è stato ripreso dall'articolo 11 della Costituzione Europea relativo all'immunità di giurisdizione sul territorio di ciascuno stato membro per i funzionari ed altri agenti dell'Unione per gli atti da loro compiuti in veste ufficiale. L'immunità della BCE e dei suoi funzionari (per gli atti compiuti per nome e per conto della Banca) è però superiore a quella degli europarlamentari dal momento che non consente nemmeno l'autorizzazione a procedere da parte dell'organo interessato contro uno dei suoi membri, per celebrare i processi. Inoltre, l'immunità per gli atti compiuti durante il mandato, ha durata anche dopo la scadenza dell'incarico (es. nel periodo della pensione), per cui l'operato non è di fatto sindacabile o sottoponibile a processi.

BANCA D'ITALIA Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica italiana. Dal 1998 è parte integrante del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Il suo nome viene talvolta informalmente abbreviato in Bankitalia. Sebbene la maggioranza delle quote di partecipazione al suo capitale sia in larga parte (94,6%) di proprietà di banche private[1] e assicurazioni, è un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla "legge bancaria" del 1936 e ribadita anche da una sentenza della Corte di Cassazione, e come scritto sullo statuto della banca nelle sue successive evoluzioni. La sede centrale della Banca d'Italia è nel Palazzo Koch a Roma. Ha sedi e succursali in tutta Italia. Il Governatore della Banca d'Italia è Mario Draghi. Storia La sede centrale di via Nazionale (Palazzo Koch)La Banca d'Italia viene istituita con la legge n. 449 del 10 agosto 1893, dalla fusione di quattro banche: la Banca Nazionale del Regno d'Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito e dalla liquidazione della Banca Romana. Con una serie complessa di fusioni fra queste banche, si forma quella che diventerà l'attuale Banca d'Italia. Artefici dell'operazione sono alcune famiglie di banchieri, soci storici: Bombrini, Diavolo, Bastogi, Balduino. La moneta del Regno aveva pochissime riserve auree[senza fonte]; con l'annessione del sud avrebbe ricostituito una massa di riserve tale da poter emettere molta nuova moneta, con la politica di non tenere una piena convertibilità fra l'oro e la moneta dello stato piemontese[senza fonte]. Infatti, il Banco di Napoli e il Banco delle due Sicilie disponevano di una quantità ingente di riserve auree da incamerare[senza fonte]. Nel 1926 la Banca d'Italia ottiene l'esclusiva sull'emissione della moneta (viene così abrogato il Regio Decreto del 28 aprile 1910, n. 204, che aveva confermato la prerogativa anche al Banco di Napoli ed al Banco di Sicilia). Nel 1928 la Banca viene riorganizzata. Al Direttore Generale viene affiancato un Governatore, dotato di poteri maggiori. La Banca d'Italia è una società per azioni fino al 1936. In quell'anno viene convertita in Istituto di diritto pubblico dall'articolo 3 della legge bancaria del 1936 (ovvero il regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni e integrazioni). Le viene assegnato il compito di vigilare sulle banche italiane e ottiene la conferma del potere di emissione della moneta. Nel 1948 viene conferito al Governatore il compito di regolare l'offerta di moneta e decidere il tasso di sconto, in base al D.P.R. n. 482 del 19 aprile (articolo 25, comma 4). Una legge del 1992 (la n.82 del 7 febbraio), proposta dall'allora Ministro del Tesoro Guido Carli,

chiarisce che la decisione sul tasso di sconto è di competenza esclusiva del Governatore e non deve essere più concordata di concerto con il Ministro del Tesoro (il precedente decreto del Presidente della Repubblica, viene modificato in relazione alla nuova legge con il DPR del 18 luglio). Il 13 giugno 1999 il senato della Repubblica, nel corso della XIII Legislatura discute il disegno di legge N. 4083 “Norme sulla proprietà della Banca d'Italia e sui criteri di nomina del Consiglio superiore della Banca d'Italia”. Tale disegno di legge vorrebbe far acquisire dallo stato tutte le azioni dell'istituto, ma non viene mai approvato. Il 4 gennaio 2004 il numero 01 di "Famiglia Cristiana", riporta alla pag. 22, per la prima volta nella storia, l'elenco dei partecipanti al capitale della Banca d'Italia con le relative quote. La fonte è un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta dal ricercatore Fulvio Coltorti, il quale, indagando a ritroso sui bilanci di banche, assicurazioni ed enti, ed annotando mano a mano le quote che segnalavano una partecipazione al capitale della Banca d'Italia è riuscito a ricostruire gran parte dell'elenco dei partecipanti della massima istituzione finanziaria italiana. Il 20 settembre 2005 l'elenco degli azionisti viene reso ufficialmente disponibile da Bankitalia; fino a questo momento era da considerarsi "riservato". Il 19 dicembre 2005, dopo intense campagne di stampa e critiche al suo operato, il governatore Antonio Fazio si dimette. Pochi giorni dopo, viene nominato al suo posto Mario Draghi, che si insedierà il 16 gennaio 2006. La Legge 262 del 28 dicembre 2005, nell'ambito di varie misure a tutela del risparmio, introduce per la prima volta un termine al mandato del governatore e dei membri del direttorio, e dispone che entro il 2008 le quote di partecipazione a Bankitalia attualmente in mano a imprese private passino allo Stato. In base a tale legge, Draghi sarà il primo governatore ad avere un mandato a termine di sei anni, rinnovabile una sola volta. Con D.P.R. del 12 dicembre 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 291 del 15 dicembre, viene cambiato l'articolo 3 dello Statuto dell'istituto che così recitava: "In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici." [2]. Il decreto è firmato dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal Ministro dell'economia Tommaso Padoa Schioppa. Con questa modifica è stato eliminato l'ultima norma che prevedeva la presenza dello stato in Bankitalia, pur non essendo mai stata fatta rispettare da nessun governo. Il 28 novembre l'Assemblea straordinaria dei partecipanti al capitale di Banca d'Italia approva il nuovo statuto. Il nuovo articolo abroga il vincolo del controllo pubblico di Banca d'Italia, e dei soggetti che possono possedere delle quote, la cui titolarità resta disciplinata dalla legge. Non sono in vigore norme che disciplinano i soggetti ammessi alla partecipazione del capitale. Il 28 dicembre 2005 viene pubblicata nella gazzetta ufficiale la legge n. 262 atta a ritrasferire, entro il 12 gennaio 2008, le quote di partecipazione di Bankitalia attualmente in mano a imprese private, allo Stato ed agli enti pubblici [3]. La legge stabiliva che la mano pubblica avrebbe dovuto assumere il controllo entro il terzo anno dalla data di approvazione del testo. La normativa non prevede sanzioni, non indica una data precisa e un carattere perentorio di questa scadenza: in base a tali elementi la normativa potrebbe essere interpretata come un contenuto

meramente ordinatorio, non perentorio, e rinviabile indefinitamente nel tempo. Diversi istituti di credito propendono per un'altra soluzione, il buy-back delle quote, ossia il riacquisto da parte di Banca d'Italia delle proprie quote di partecipazione dalle altre banche. L'istituto dipsone della iuidità necessaria, sarebbe uno dei modi per immetter eliquidità nel sistema bancario, garantirebbe un assetto proprietario coerente con il principio di autonomia e indipendenza delle banche centrali.

Organi e azionisti dell'istituto Compiti e poteri dei diversi stakeholder L'assemblea dei partecipanti: • • • •

Elegge, presso ciascuna delle 13 Sede regionali (con l'eccezione della sede di Livorno) i componenti del Consiglio Superiore della Banca d'Italia; Approva il bilancio dell'istituto; Non interviene in alcun modo nella nomina del Governatore e dei membri del Direttorio; Elegge i sindaci.

Il Consiglio Superiore: • • • •

Esprime un parere sulla nomina e revoca del Governatore (la nomina avviene per Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri); Su proposta del Governatore, nomina e revoca gli altri membri del Direttorio; tali provvedimenti sono comunque nulli se non confermati da un Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri; Svolge funzioni amministrative, di vigilanza e controllo sull'andamento della gestione; Non interviene in merito all'attività di vigilanza, all'operato dei servizi e delle filiali.

Le attività di vigilanza sono competenza decisionale del Governatore e del Direttorio. Le attività di regolazione dell'offerta di moneta sono competenza decisionale del Governatore che le esprime nell'ambito del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea.

Direttori generali (1893 - 1928) Giuseppe Marchiori (1894 - 1900) Bonaldo Stringher (1900 - 1928) Governatori (Dal 1928) [modifica] Bonaldo Stringher (1928 - 1930) Vincenzo Azzolini (1931 - 1944) Luigi Einaudi (1945 - 1948) Donato Menichella (1948 - 1960) Guido Carli (1960 - 1975) Paolo Baffi (1975 - 1979) Carlo Azeglio Ciampi (1979 - 1993) Antonio Fazio (1993 - 2005) Mario Draghi (dal 2006)

I membri del consiglio superiore Il consiglio superiore della Banca d'Italia è formato da 13 membri, ciascuno eletto presso ogni sede (con l'eccezione di Livorno e Firenze, che eleggono insieme un solo consigliere): Stefano Possati (Presidente Marposs), Bologna Nicolò Scavone (Ingegnere), Palermo Giordano Zucchi (Industriale Tessile), Milano Paolo De Feo (Imprenditore Ipm Group), Napoli Paolo Emilio Ferreri (Avvocato), Torino Paolo Blasi (Docente di Fisica), Firenze e Livorno Giampaolo De Ferra (Avvocato), Trieste Paolo Laterza (Editore), Bari Rinaldo Marsano (Imprenditore), Genova Cesare Mirabelli (Presidente emerito corte costituzionale), Roma Giovanni Montanari (Armatore), Ancona Gavino Pirri (Tributarista), Cagliari Ignazio Musu (Docente di economia politica), Venezia I membri del consiglio durano in carica cinque anni e sono rieleggibili non più di due volte.

I partecipanti al capitale della Banca d'Italia Lo Statuto della Banca Centrale all'articolo 3 specifica le tipologie giuridiche dei soggetti che possono detenere quote del capitale sociale. Prima della revisione del 12 dicembre 2006, lo stesso articolo indicava che il pacchetto di controllo deve essere detenuto da soggetti pubblici. La Legge 28 dicembre 2005, n. 262 ("Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari") prevedeva all'articolo 19, comma 10: 10. Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.

La distribuzione delle quote è rimasta sostanzialmente invariata dal 1948 ad oggi, e gli unici cambiamenti sono stati dovuti alle acquisizioni e fusioni bancarie avvenute nel frattempo. Al 31 gennaio 2008 l'elenco dei principali partecipanti, indicato sul sito, è il seguente: Intesa Sanpaolo S.p.A. UniCredito Italiano S.p.A. Banco di Sicilia S.p.A. Assicurazioni Generali S.p.A. Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. INPS Banca Carige S.p.A. Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. L'elenco ufficiale si trova sul sito web della Banca [3]. Si può vedere come il numero di voti non sia proporzionale al capitale detenuto, in modo da evitare sia eccessive frammentazioni che eccessive concentrazioni nell'esercizio del diritto di voto. In particolare, è previsto un voto ogni 100 quote fino alle 500 quote possedute, e poi un voto ogni 500 quote detenute in più delle 500. Nessun partecipante può disporre di più di 50 voti, né può rappresentare più di 2 partecipanti.

Capitale sociale e utili distribuiti Il capitale sociale della Banca ammonta a 156.000 euro, versati nel 1936. Secondo l'articolo 3 dello statuto il capitale sociale "è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge". Le quote di partecipazione sono costituite da certificati nominativi (articolo 4). Ai soci (definiti "partecipanti") sono distribuiti dividendi per un importo fino al 6% del capitale e, su approvazione del Consiglio Superiore, un ulteriore 4% del valore nominale del capitale (articolo 39), cui si aggiunge "una somma non superiore al 4% dell'importo delle riserve" quali risultano dal bilancio dell'anno precedente prelevata dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, sempre su approvazione del Consiglio superiore (articolo 40). Gli utili netti vengono per il resto distribuiti come segue. Il 20% degli utili netti conseguiti deve essere accantonato al fondo di riserva ordinaria. Col residuo, su proposta del Consiglio superiore, possono essere costituiti eventuali fondi speciali e riserve straordinarie mediante utilizzo di un importo non superiore al 20% degli utili netti complessivi. La restante somma è devoluta allo Stato. (articolo 39)

Funzioni della Banca d'Italia La Banca d'Italia svolge varie funzioni: • •

concorre a determinare le decisioni di politica monetaria per l'intera area dell'Euro nel Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea intervenendo anche sul mercato dei cambi. esercita l'attività di vigilanza sulle banche, sugli intermediari finanziari di cui agli articoli 106 ("elenco generale") e 107 ("elenco speciale") del Testo Unico Bancario (d.lgs. n.

385/1993), sugli IMEL (Istituti di Moneta Elettronica) e, d'intesa con la CONSOB, sugli intermediari non bancari (SIM, SICAV e SGR), emanando regolamenti, impartendo istruzioni e assumendo provvedimenti nei confronti degli intermediari finanziari; • supervisiona i mercati monetari e finanziari (in particolare sul MTS - mercato all'ingrosso dei Titoli di Stato - e sul MID - mercato dei fondi interbancari) e i depositari centrali (Monte Titoli per i titoli pubblici e privati diversi dagli strumenti derivati e la Cassa di Compensazione e Garanzia (clearing house), per gli strumenti derivati. • attua, ai sensi dell'articolo 146 del Testo Unico Bancario, la sorveglianza sul sistema dei pagamenti; • partecipa alle attività dei principali organismi finanziari internazionali, tra i quali il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e la Banca Mondiale • offre consulenze analitiche e informative sullo stato dell'economia agli organi costituzionali in materia di politica economica e finanziaria, anche attraverso la Relazione annuale del Governatore che si tiene in occasione dell'Assemblea dei Partecipanti al capitale entro il 31 maggio di ogni anno. Inoltre, le filiali della Banca d'Italia svolgono la funzione di Tesoreria Provinciale dello Stato. Questo incarico, ai sensi della legge n. 104/91, è regolato da apposita convenzione tacitamente rinnovata di 20 anni in 20 anni, salvo disdetta di una delle parti da notificarsi all'altra parte almeno 5 anni prima della scadenza fissata nel 2010. Dal 1999, la Banca d'Italia svolge altresì, tramite la Succursale di Roma sita in Via dei Mille, la funzione di Tesoreria Centrale.

Status giuridico La Banca è un istituto privato di diritto pubblico, secondo quanto previsto dalla legge bancaria del 1936, tuttora in vigore limitatamente ad alcuni articoli. La cassazione lo ha ribadito il 21 luglio 2006, con la sentenza 16751 a sezioni riunite, dove ha affermato che la Banca d'Italia "non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico secondo l'espressa indicazione dell'articolo 20 del R.D. del 12 marzo 1936 n.375". la proprietà può quindi essere di soggetti privati, la gestione ha un ruolo pubblicistico, come compiti e poteri. La banca, pertanto, segue regole di funzionamento differenti da quelle di una normale società per azioni, come si evince anche dallo statuto, che assegna ai soci un numero di voti non proporzionale alle azioni possedute (limitando i voti dei soci maggiori). Come gli enti pubblici, la Banca Centrale persegue fini di pubblica utilità e gode del rapporto di sovraordinazione degli enti statali sui soggetti privati, fra i quali vige invece un rapporto di equiordinazione (secondo il diritto privato). Questo status rende le decisioni dell'istituto vincolanti per le banche, e nel contempo afferma che le attività di vigilanza e la regolazione dell'offerta di moneta avvengono nell'interesse economico generale, che può differire da quello dei soci proprietari. Lo status giuridico di ente pubblico esclude la possibilità di fallimento della Banca d'Italia e, tramite il suo intervento nei casi di crisi, la possibilità di fallimento delle banche private, garantendo la stabilità dell'intero sistema bancario italiano. Fino ad oggi, per preservare l'indipendenza dell'istituto dal potere politico, era previsto che le azioni della Banca d'Italia potessero appartenere solo a banche, assicurazioni ed enti pubblici economici (ad esempio l'INPS). Tale situazione è da alcuni considerata un'anomalia foriera di possibili conflitti di interesse, poiché i partecipanti al capitale della Banca comprendono anche le banche sul cui operato la Banca d'Italia è chiamata dalla legge a vigilare. Secondo lo statuto il potere dei

partecipanti riguarda l'approvazione del bilancio e la nomina del Consiglio Superiore, al quale vengono solitamente eletti esponenti del mondo dell'economia e dell'industria, e non formali rappresentanti delle banche. Il Consiglio Superiore svolge funzioni amministrative, e partecipa con ruolo consultivo (ma vincolante) al processo di nomina del Governatore, che dirige le attività di vigilanza insieme al resto del Direttorio.

Struttura della Banca d'Italia Amministrazione Centrale L'Amministrazione Centrale della Banca d'Italia, sita in Roma, è articolata su 10 aree funzionali. Queste comprendono 25 servizi ed 8 Uffici. Ogni servizio è organizzato in divisioni e/o uffici. La maggior parte delle strutture dell'Amministrazione Centrale si trova nel centro di Roma, spesso in palazzi di grande prestigio. Il Governatore, ad esempio, ha i suoi uffici in Via Nazionale, a Palazzo Koch. Alla fine del XX Secolo alcuni servizi sono stati trasferiti nel Centro Donato Menichella, un complesso di nuova costruzione, sito a Vermicino (Frascati). Si tratta, soprattutto, dei servizi legati all'informatica ed alle telecomunicazioni. Circa la metà del personale della Banca d'Italia è assegnato all'Amministrazione Centrale.

Strutture Periferiche Filiali Le filiali della Banca d'Italia si dividono in Sedi e Succursali. Le sedi, più importanti, sono un lascito delle origini regionalistiche della Banca d'Italia, e corrispondono solitamente con le sedi delle banche da cui nacque l'istituto. Le sedi sono 14 (Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Livorno, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trieste, Venezia). Nei capoluoghi delle province rimanenti sono invece presenti delle succursali. Nelle province istituite dopo il 1995 non vi è nessuna presenza della Banca, si fa invece riferimento alla filiale della provincia di provenienza. A Roma sono presenti tre diverse strutture: 'Roma Sede', 'Roma Succursale' e la filiale di 'Roma Tuscolano' (attualmente presso il Centro Donato Menichella). In passato anche le città di Milano e Napoli avevano sia una Sede che una Succursale. Nel corso del 2005, in entrambe le città si è avuta l'unificazione di Sede e Succursale in un'unica struttura. È in atto una modifica dell'assetto periferico delle Filiali che dovrebbe comportare, entro la fine del 2009, la chiusura di 32 Filiali e la rimodulazione di altre.

Delegazioni all'estero [modifica] La Banca d'Italia mantiene sei delegazioni all'estero, a Bruxelles, Francoforte, Londra, New York,

Parigi e Tokio. Queste delegazioni curano i contatti con gli organismi internazionali e le istituzioni finanziarie locali. Il progetto di riforma organizzativa in atto prevede la chiusura delle delegazioni site nell'Eurosistema (Bruxelles, Francoforte e Parigi) e il rafforzamento della presenza della Banca in aree economiche emergenti (Cina, India e Brasile), con modalità snelle di insediamento. A tale proposito, il 17 luglio 2007 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Governatore Mario Draghi e il Ministro degli Affari Esteri Massimo D'Alema che regola le modalità di insediamento di personale della Banca presso gli uffici consolari all'estero.

Related Documents

Banca
October 2019 51
Banca
June 2020 27
Banca
June 2020 27
E-banca-n77
May 2020 5
Recibo Banca
October 2019 45