1ª Facoltà di Ingegneria
Politecnico di Bari Sede di Foggia Corso di laurea triennale Ingegneria Civile
Scheda tecnica:
Auditorium Parco della Musica a cura di
Mario COLAPRICO Corso di ARCHITETTURA TECNICA Anno Accademico 2005 / 2006 prof. Vincenzo Nuzzolese
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IL PROGETTO Il nuovo complesso Auditorium Parco della Musica, realizzato su progetto del celebre architetto italiano Renzo Piano, rappresenta il più importante evento urbanistico, culturale e sociale attuato a Roma dagli anni '60. Si tratta altresì del più grande complesso artistico di questo genere a livello europeo. L’ auditorium di Roma è un complesso multifunzionale dedicato alla musica caratterizzato da tre “scatole musicali” che sembrano da lontano sospese sul verde del vasto parco che lo circonda. Il sito scelto per l’auditorium si trova nella spianata tra le rive del Tevere e le colline dei Parioli e precisamente tra il Villaggio olimpico, costruito per i giochi del 1960, il Palazzetto dello sport e lo stadio Flaminio, progettato da Pierluigi Nervi. Questa posizione decentralizzata ha il vantaggio di poter accogliere e amministrare imponenti flussi di persone grazie alle vicine infrastrutture viarie. Inoltre costruire in questa area ha significato occupare uno spazio che era stato per lungo tempo una sorta di frattura artificiale, un “vuoto” nel tessuto urbano. Questo grande vuoto è stato assorbito da un parco di circa 30.000 metri quadrati piantumati con 400 alberi che collegano ora il quartiere Flaminio con il giardino di Villa Glori. Le tre sale da concerto che compongono la città della musica aggettano da una zona basamentale sulla sottostante cavea che costituisce una quarta sala all’aperto con una capacità di 3000 posti che richiama gli anfiteatri Greco - Romani. Le tre sale sono state così battezzate: 1. Sala Santa Cecilia, in onore alla patrona della musica, con 2800 posti a sedere; 2. Sala Sinopoli, in onore al direttore d'orchestra Giuseppe Sinopoli, con 1200 posti; 3. Sala Petrassi, in onore al compositore contemporaneo Goffredo Petrassi, con 700 posti. A queste si aggiunge: 4. la cavea di 3000 posti, intitolata a Luciano Berio; 5. un’area dedicata ai ritrovamenti archeologici di un’antica villa romana di età repubblicana; 6. edificio nord; 7. edificio anulare; 8. un ampio parcheggio e parcheggi sotterranei ai quali si accede dalle stesse entrate del paro; 9. un immenso e particolare giardino pensile; Il Parco della Musica è sede ormai dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. L'Auditorium agisce da un lato come sofisticato strumento di forte attrazione per un'utenza sovraurbana e dall'altro concentra tutte le varie funzioni che costituiscono la normale urbanità di un luogo. Questo viene garantito sia dalla particolare configurazione dei volumi costruiti che dalla distribuzione di tutte le attività presenti. Oltre a tutte queste attività di carattere puramente musicale, il nuovo auditorium offre anche spazi dedicati a conferenze, dibattiti, incontri con compositori ed esecutori; studio e ricerca (in biblioteca e audioteca); didattica (laboratori di vocalità e di ricerca musicale e multimediale). Luoghi dove fare piacevoli soste come il bookshop, il bar, il ristorante nonché spazi per attività commerciali, lavoro ricreativo ed esposizione.
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L’Aditorium è un'imponente realizzazione, di impegno e valore internazionali, nata con l'appoggio dello Stato, del Comune di Roma e di privati come Enel e Ibm Italia. È la prima struttura pubblica culturale in Italia a scegliere di essere alimentata da energia verde proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili ovvero energia elettrica prodotta dall’acqua, dal sole e dal vento che alimenta quella che il suo ideatore, Renzo Piano, ha definito la “fabbrica della cultura” di Roma, innescando un ciclo virtuoso amico dell’ambiente. Si tratta di 12 gigawattora all’anno, un consumo equivalente a quello di 4 mila famiglie o all’energia necessaria ad alimentare 4 grandi villaggi vacanze o 100 negozi. Tutto il progetto rispetta le normative della legislazione italiana attualmente in vigore in materia di disabili motori e visivi. Per i disabili motori sono previste uscite di sicurezza, ascensori antincendio, luoghi sicuri e posti riservati nelle sale concerto per un totale di 26. Per quanto riguarda i disabili visivi sono previsti percorsi tattili e mappe tattili con tabelle descrittive in Braille per un percorso lungo un chilometro.
Posti Posti per disabili Superficie del palco Numero ingressi Lunghezza Larghezza
Santa Cecilia 2742 14 334 mq 24 76,80 mt 54,40 mt
Giuseppe Sinopoli 1133 8 142 mq 10 47,90 mt 33,30 mt
Goffredo Petrassi 673 4 173,40 mq 4 19,50 mt 23,20 mt
Teatro Studio 350 2 492 mq 2 28,10 mt 16,90 mt
I TRE LIUTI Ognuna delle tre grandi aule, concepite come veri e propri strumenti musicali, ha caratteristiche individuali ed è il frutto delle precedenti esperienze di Piano nel campo dell’acustica. Esse infatti sono sia architettonicamente che funzionalmente separate per facilitare il controllo del suono. L'aspetto estetico delle tre sale, a volte chiamate scherzosamente scarabei o armadilli, è senz'altro il catalizzatore dell'attenzione del visitatore. Sono esternamente formate da una base in mattone e dalla sala vera e propria, rivestita esternamente con listelli in piombo. Rivestite internamente in legno di ciliegio e forniti di raffinati accorgimenti tecnologici, danno una sensazione avvolgente, calda, rafforzata dalla tonalità rossastra del ciliegio. Sono sale studiate per consentire la migliore acustica oggi possibile e per ospitare una ampia varietà di generi musicali. L'Auditorium nasce dall'immagine di un pianista che suona da solo, in uno spazio vuoto che secondo l’architetto rappresenta la musica, la leggerezza. Il principio è quello della cassa armonica di uno strumento musicale, capace di vibrare e risuonare, oltre che di ospitare concerti e danze. Per le tre sale del Flaminio Piano è partito dal lavoro dei liutai, dal progetto di costruire qualcosa che fosse come una viola e un violino, e poi di ricoprirlo all'esterno.
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SALA 2800 (Sala Santa Cecilia) Posta nel punto di maggior impatto visivo dal parcheggio della struttura, la Sala Santa Cecilia è certamente la più emozionante delle tre, ma anche quella acusticamente più difficile da affrontare. È strutturata come tutte le più grandi sale da concerto, con una tipologia di disposizione delle gallerie detta “a vigneto”, che si è diffusa a partire dalla costruzione della Philarmonie berlinese di Hans Scharoun: i posti degli spettatori sono disposti su più livelli, come se fossero terrazzamenti di vigneti, e si trovano anche ai lati e alle spalle del vasto palco, che in questo modo è spostato leggermente verso il centro della sala e circondato dal pubblico. L'intera sala assume funzione di vera e propria cassa armonica. Nelle sue forme, la sala sembra avere due volti: da un lato l'architettura a linee spezzate delle gallerie dall’altro le forme morbide del controsoffito, ovvero il grande sistema di pannelli di ciliegio americano che fanno da soffitto alla sala e svolgono il principale compito nel suo funzionamento sonoro: riflettono le onde sonore provenienti dagli strumenti e così le diffondono nell'immenso vuoto della sala. La loro particolarità sta nelle forme e nei materiali: sembrano tante bolle modellate dal suono, e in effetti il loro disegno nasce da un'intuizione di Piano ma è stato perfezionato empiricamente dai fisici acustici che lo hanno supportato. Ogni grande elemento convesso riflette il suono su un settore della sala, portando una porzione di suono riflesso agli spettatori di ogni galleria. La sala 2800 è concepita per concerti sinfonici, eseguiti da orchestra allargata e coro, e può ospitare anche opere in forma semiscenica, musica sacra e contemporanea. Il palco centrale con la sua configurazione modulare, garantisce una perfetta visibilità e qualità del suono; è anche attrezzata con i più moderni mezzi per la registrazione audio e video delle rappresentazioni.
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SALA 1200 (Sala Sinopoli) La sala 1200 è anch’essa caratterizzata da una forte flessibilità distributiva. E’ dedicata alla musica sinfonica, da camera e soprattutto corale, in virtù dell'adattabilità dello spazio interno in funzione del numero di esecutori e del comportamento acustico richiesto dall'evento. Il palco e la platea mobili permettono una precisa regolazione del tempo di riverbero, offrendo la possibilità di ospitare un’orchestra allargata con coro, balletti, o musica contemporanea ma anche spettacoli di prosa e multimediali. L'interno si presenta in modo esteticamente più sobrio della sorella maggiore, con pareti e controsoffitto perpendicolari. La galleria si estende su tre dei quattro lati della sala.
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SALA 700 (Sala Petrassi) La più piccola delle sale da concerto dell'Auditorium di Roma è stata intitolata al maestro Petrassi solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2003, mentre all'epoca dell'inaugurazione era ancora nominata genericamente Sala Settecento dal numero di posti a sedere. La sala 700 ha una configurazione simile a quella tradizionale del teatro con struttura scenica. I tre piani, due laterali e uno sopra, che formano il palco, possono essere completamente aperti, permettendo di modificarne l’ampiezza. Il repertorio a cui si dedica la (relativamente) piccola Sala Petrassi è principalmente costituito da musica da camera, barocco, opere liriche, nonché rappresentazione di teatro di prosa e balletto e proiezione di audiovisivi. Proprio per assecondare le necessità teatrali, infatti, è stata realizzata l'apposita fossa d'orchestra (da 60 elementi) assieme alle pareti laterali del palco semoventi, che permettono di ridurre le dimensioni del palco e ricavare spazio ai lati per l'ingresso in scena dei figuranti, oltre ad attrezzare il palco con possibilità di cambio scena e costumi teatro di prosa.
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LA QUARTA SALA Si chiama Teatro Studio la quarta sala dell'Auditorium. Incastonata al centro del Parco della Musica, nuovo spazio da 350 posti accoglie spettacoli, performance, incontri, letture, festival. Nella sala che diventa ora il Teatro Studio dell'Auditorium si sono svolte nei primi anni di attività culturali di volta in volta sfilate di moda e poi tanti piccoli appuntamenti, incontri con la stampa, presentazioni di libri. Il Teatro studio permetterà di portare al pubblico romano, e con la garanzia del "marchio" del Parco della Musica, concerti di musica barocca o di musica nuova, sperimentale; ma anche danza, performance, presentazioni di libri.
SPAZIO RISONANZE Adiacente alla Sala Sinopoli si trova lo spazio “Risonanze”. Si tratta di un ampio spazio espositivo e multifunzionale dedicato al colloquio fra musica e arti figurative, per mostre in cui elementi visivi, pittorici, musicali entrano in “risonanza”, ovvero contatto tra loro, in un continuo gioco di rimandi e suggestioni. Lo spazio “Risonanze” è stato inaugurato nel dicembre 2002 con una esposizione di parte della collezione strumentale dell'Accademia di Santa Cecilia, alla quale si affiancavano disegni di Paul Klee e un “mobile” di Alexander Calder, Humtulips. La sua versatilità ne consente l'utilizzo per convegni, tavole rotonde, workshop ed esibizioni musicali.
LA CAVEA La Cavea rappresenta fisicamente il focus del progetto: la sua doppia funzione, di teatro all'aperto per un pubblico pari a 3000 persone e di piazza, la rende il fulcro della nuova centralità dell'intero complesso rispetto al sistema urbano ove si tengono concerti di musica leggera, etnica e spettacoli di ogni genere. Per il suo utilizzo “sala da musica” è previsto un palcoscenico costituito da una struttura prefabbricata modulare di forma emiciclica con pedana per orchestra, con le seguenti dimensioni: 15,15 m x 15,15 m nel punto di massima profondità. È dedicata a concerti di musica pop, jazz, etnica, etc. Al suo interno due gru alte 32 metri sostengono quattro tonnellate: tanto pesano i tre grandi cluster dell'amplificazione della potenza di 20mila Watt, e il ring delle luci.
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L’AREA ARCHEOLOGICA Oltre alla parte di utilizzazione più strettamente artistica, il complesso racchiude anche un piccolo ma interessante museo archeologico, con i resti di una villa romana rinvenuta nel corso dei lavori preliminari di sterro (tra il 1996 e il 1998) nella zona sulla quale sarebbe sorto l'Auditorium. In quell'occasione, agli occhi stupiti degli archeologi si presentarono resti murari databili tra il VI secolo a.C. e il III secolo d.C. di una delle più grandi residenze fuori porta dell'età repubblicana. La villa era sepolta sotto alcuni metri di sedimenti alluvionali e testimoniava una sovrapposizione secolare di elementi storico-archeologici. Il ritrovamento fu considerato talmente significativo, che si decise di avviare subito il restauro della villa, sistemandola progettualmente all'interno della nuova architettura dell'Auditorium, di modo che fosse visibile dalle vetrate del foyer. Ne è nata una modifica globale e sostanziale del progetto esecutivo e, in accordo con gli organi competenti, anche una limitazione della profondità dello scavo. L'inserimento dei resti della villa romana nel progetto, dunque, ha prodotto una nuova configurazione spaziale e funzionale del complesso, con la modificazione dell'originario orientamento delle Sale e l'apertura di uno spazio compreso tra la sala grande e la media per l'esposizione dei ritrovamenti archeologici. Le modifiche hanno di fatto arricchito il progetto dell'Auditorium, inserendolo con più efficacia all'interno del proprio contesto urbano. Tutto il complesso ha assunto una forma ancora più aperta ai quartieri confinanti, inserendosi positivamente nell'opera di riqualificazione del sito di insediamento.
L’EDIFICIO NORD E ANULARE L'Edificio Nord si articola su tre livelli. Al livello seminterrato sono presenti tre sale prova con le relative sale regia. Alla quota stradale trovano spazio attività commerciali e punti di ristoro (alcuni bar, un ristorante d’alta qualità) e soprattutto centri di vendita musicali e di libri. Al piano superiore si apre la bilbioteca multimediale, interamente dedicata alla musica, dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, consistente in 120 mila volumi, oltre mille registrazioni di concerti, 650 metri lineari di scaffali aperti ed 80 postazioni di lettura; ed una mediateca che funziona come banca dati di tutti gli avvenimenti musicali dell'auditorium. Sullo stesso livello si trovano, anche, tutti gli uffici amministrativi e di gestione del centro. La Bibliomediateca permette agli studiosi e agli appassionati la consultazione di partiture, archivi, documenti sonori, libri e di tutti quei materiali che formano il prezioso "tesoro" dell'Accademia ceciliana dal 1650 ad oggi, mai stati ordinati e resi di uso pubblico. L’Edificio anulare si sviluppa su due livelli intorno alle sale da musica e comprende camerini e salette prova dedicati agli artisti. L’edificio ospita anche due grandi sale prova, per coro e orchestra e solo coro, ed è anche sede di tutte le principali centrali impiantistiche dalle quali il complesso si alimenta.
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Il FOYER Il Foyer che dà accesso alle tre sale, si raggiunge dalla cavea e può essere assimilato ad uno spazio urbano. All'interno sono distribuiti: i musei destinati all'esposizione dei ritrovamenti archeologici e degli antichi strumenti musicali dell’Accademia di Santa Cecilia, la sala VIP, la sala stampa. Permette di osservare mediante un percorso luminoso 20 testi realizzati dall’artista toscano Maurizio Nannucci; mette in mostra nei vicini giardini due grandi sculture, espressione dell’arte contemporanea: una in alluminio di Keith Haring Three Dancing Figures, l’altra in acciaio di Self Portrait. Il Foyer non è solo un luogo di transito, ma anche uno spazio da visitare sia per gli avvenimenti artistici permanenti che per quelli temporanei ed occasionali quali esposizioni, installazioni, conferenze, dibattiti, presentazioni; ospita naturalmente anche tutti i servizi al pubblico come ristorazione leggera e guardaroba.
Il PARCO PENSILE Il parco ha una doppia soglia di uso: è la naturale continuazione all'aperto delle attività dell'Auditorium, adatto quindi anche per grandi manifestazioni, ed è allo stesso tempo un cuore per il quartiere Olimpico, un nuovo riferimento sicuro e vivibile. E' articolato come una grande promenade semianulare fittamente alberata, con tre accessi (Pilsudski, De Coubertin, Cavea in corrispondenza dell'ingresso Foyer) e due passaggi intermedi di collegamento tra sala e sala. La vegetazione è molto densa, in parte spogliante e in parte sempreverde, in modo da presentare un aspetto piacevole e confortevole durante il variare delle stagioni. Le Sale possono essere considerate come elementi naturali, zoomorfi e insieme minerali, come grandi rocce in un paesaggio. I distacchi dagli edifici, necessari alla sicurezza, producono in questo "paesaggio" valli e radure ben esposte al sole, e permettono al pubblico un movimento fluido, ovunque libero e diffuso. L'accesso interno al Parco assume un ruolo che va oltre il suo valore funzionale: è una passeggiata semianulare da considerarsi come la spina nevralgica del parco. E' un nastro lungo circa 500 metri, di larghezza variabile, ben illuminato, percorribile in tutta la sua estensione da mezzi di manutenzione, sicurezza e antincendio. Il tratto iniziale, tra l'ingresso alla cavea e il parcheggio, parte da quota +16,25 ed arriva alla quota dei parco, +24,85, con una pendenza costante del 7%, garantendo cosi l'accesso anche ai portatori di handicap. Rimanendo in quota (+23,00) dalla passeggiata si può accedere in quattro punti alla parte alta della cavea, creando un sistema anulare sempre in piano, con due passanti interni e da qui discendere alla parte sottostante e alla piazza. Il percorso del pubblico risulta così molto vario e libero, garantendo un buon presidio di tutto il parco, senza zone morte. Lungo il percorso vi sono numerose sedute, panchine e muretti bassi in mattoni. Anche nella pavimentazione della passeggiata è impiegato un materiale tradizionale, la terra stabilizzata a cui si aggiunge una fitta sequenza di lastre di travertino materiale usato quasi per tutte le superfici piane del progetto, dalla Cavea inferiore e superiore, al foyer, agli ingressi alle sale.
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Un'area gioco per bambini si apre in corrispondenza dell'ingresso su via De Coubertin, di fronte al lato dell'ingresso dei caffè. Si tratta di un complesso di attività ben attrezzato ma non appartato dal resto, in naturale continuità, con una notevole dotazione di attrazioni per il gioco libero. Si alternano giochi in legno per la prima e la seconda infanzia e altre attrezzature più semplici. Ogni nucleo ha un'attrazione al suo centro, ognuna diversa dall'altra, e attorno a queste si raccolgono più attività minori, come un piccolo paesaggio.
ASCENSORI I due nuovi ascensori panoramici, con cabina realizzata totalmente in vetro, salgono dal foyer fino alla galleria più alta della Sala Santa Cecilia, raggiungibile prima solo a piedi mediante il complesso di scale. Realizzati in 45 giorni dalla società Impregilo su progetto di Francesca Via e Matteo Alvisi dello «Studio Piano» i due ascensori salgono silenziosi nel ventre ligneo dei tre scarabei (una sorta di viaggio nell'architettura di Piano). Scorrono lungo un solo binario offrendo ai passeggeri la vista della Cavea. Le caratteristiche tecniche passano in secondo piano: una fermata intermedia all'altezza dei giardini pensili; la salita che dura poco più di 15 secondi; la capacità massima di 11 persone, al ritmo di 400 in mezz’ora.
MATERIALI COSTRUTTIVI Piano ha usato per questo progetto i materiali della tradizione di Roma: il bianco travertino per coprire le gradinate della cavea, i foyer e le entrate; il mattone romano (25x12x4), fatto a mano, per ricoprire tutte le superfici verticali; piombo preossidato per i gusci delle tre sale che invecchia bene e che, a detta di Piano, “prenderà il colore dei tetti cittadini” in modo da pensare che l'Auditorium era lì da tanto tempo, o che c' è sempre stato. Ecco dunque che per il rivestimento esterno delle tre sale, comprese le alzate della cavea, alla fine sono stati installati quasi due milioni (1,8 per l’esattezza) di mattoni da cortina (mattone rosso bizantino) provenienti da fabbriche abruzzesi e umbre. L’effetto è quello di ottenere superfici morbide, appena rugose, dove la luce sembra poggiarsi senza essere stanca. Il travertino, tratto dalle cave tiburtine che hanno adornato ogni opera architettonica romana da millenni, si stende per oltre due ettari e mezzo. Pavimenti, soprattutto. Ma anche rivestimenti, balaustre, scale. Un bianco solenne, non spavaldo. Famigliare e aulico insieme: degno di affiancare il laterizio tradizionale. E infine il piombo: 18 mila metri quadrati, quasi due ettari, in lastre rettangolari sistemate sul dorso dei tre “scarabei”. Resistente al tempo, soffice nel colore, cangiante secondo le ore del giorno e le stagioni il piombo offre un tono di austerità a forme quasi biologiche che si alzano verso il cielo. Alberi e prati ad abbracciare l’intera opera romana. Il segno del ciclo della vita accanto a materiali inerti. Il famoso architetto genovese ha voluto "vestire" il nuovo tempio capitolino della musica con un materiale antico e dalle caratteristiche uniche: il piombo. Per il rivestimento esterno in piombo è stata utilizzata la tecnologia dell’aggraffatura doppia verticale e piatta orizzontale mediante speciale profilatrice da cantiere realizzata appositamente. È stato applicato un innovativo sistema, che prevede l'installazione alternata di lastre in piombo e canaline in acciaio inox, le quali fungono da elemento di fissaggio del piombo e da supporto agli elementi di finitura opportunamente sagomati e rivestiti in piombo.
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Tutte le lastre sono poi state opportunamente trattate con uno speciale prodotto ossidante, per conferire al piombo il tipico aspetto "antichizzato". All’interno però si gioca la sfida decisiva, quella che dovrà soddisfare la musica. Il Renzo Piano Workshop ha vagliato materiali, tecnologie e misure per restituire al massimo grado di perfezione oggi giorno concepibile il diffondersi delle onde sonore. Per far ciò si è avvalso di un esperto al livello mondiale, il fisico tedesco Jürgen Reinhold. Il risultato è che il rivestimento delle pareti nelle sale è in legno. Le sale media e piccola, sotto un piano di luci che piovono dal soffitto, sembrano accoglienti, avvolgenti e calde: sono in ciliegio americano, un legno dal timbro rossastro mentre le poltrone sono rosso fuoco.
Calcestruzzo SCC Per il getto di alcune particolari strutture (come quelle a sbalzo e alcuni setti della sala 2800) gli ingegneri del consorzio di imprese hanno voluto un nuovo tipo di calcestruzzo, adatto a scorrere anche in presenza di armature molto fitte ed in grado di riempire anche le forme più complicate e fittamente armate, senza lasciare vuoti. La risposta a tali esigenze è venuta con l'utilizzo del calcestruzzo denominato SCC (Self Compacting Concrete), un nuovo tipo di conglomerato cementizio che si dispone nelle casseforme più velocemente e senza segregazione, non richiede vibrazione e rende qualità e durabilità indipendenti dalla mano d'opera senza rischi di segregazione e di essudazione d’acqua. Insomma, un prodotto molto fluido, omogeneo e stabile che viene messo in opera e compattato per effetto della sola forza di gravità (autocompattante) ossia senza intervento di mezzi esterni e che è risultato ideale per il riempimento di tutti gli spazi ove vi siano grandi quantità di armatura di ferro. In questo modo si sono notevolmente accorciati i tempi di esecuzione e decisamente semplificate le operazioni di getto.
Materiali impiegati per il Calcestruzzo SCC: • • •
Cemento Portland al calcare II/A-L 42,5 R Buzzi Unicum di Guidonia; aggregati del luogo; superfluidificante Addiment FM 95, ad un dosaggio di 1,87% sulle polveri;
Mix - design Cemento Cenere volante Sabbia Pietrischetto Acqua FM 95
Parametri reologici: 470 70 700 900 191 10,7
kg/m³ kg/m³ kg/m³ kg/m³ l kg/m³
T50 Slump - Flow V – Funnel Kajima - Test
0 min 4,69 sec 75 cm 8,7 sec superato
30 min 5 sec 74 cm -
Rck da progetto: 40 N/mm² Pag. 11
LE OPERE DI FONDAZIONE a. Le scelte progettuali Il definitivo progetto esecutivo (PES) del nuovo Auditorium di Roma costituisce una variante di quello originario, variante conseguente al ritrovamento dei ruderi di una antica villa romana. Con le modifiche apportate alla prima versione è stato possibile assicurare la salvaguardia dei reperti ed il loro armonico e funzionale inserimento all'interno della città della musica. Tutte le opere sono state portate oltre la quota di 13,00 m (s.l.m.), e quindi sufficientemente al di sopra del livello di rinvenimento della falda acquifera, la cui presenza non ha avuto pertanto apprezzabile influenza sulla progettazione della variante. La campagna di indagini geologiche, idrogeologiche e geotecniche - eseguita nel corso della elaborazione del primo progetto esecutivo del luglio 1995 (PES95) - è stata in seguito approfondita, adeguata alle nuove esigenze e completata. Le relazioni Geotecnica ed Idrogeologica, rappresentano dunque, il compendio di tale lavoro. La prima relazione contiene una dettagliata caratterizzazione geotecnica del sito; metodi di calcolo e valutazioni numeriche della portata e dei cedimenti delle fondazioni profonde; modellazioni per l'analisi della deformabilità delle aree interessate da fondazioni superficiali e prescrizioni esecutive. Con riguardo alla idrologia, la campagna di osservazioni e prove ha portato ad individuare tre zone caratterizzate da diversi "livelli piezometrici", che risultano compresi fra le quote 7,50 m e 12,45 m (s.l.m.), con un massimo a 12,98 m. Seguendo le indicazioni del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, si sono realizzate economie di costo di costruzione anche attraverso una differenziazione delle caratteristiche prestazionali delle fondazioni in funzione della sensibilità, propria di ciascun edificio, ad eventuali cedimenti differenziali. Si sono pertanto adottate due tipologie strutturali: fondazioni profonde (per le tre sale musica e per il foyer) e fondazioni dirette superficiali, per tutti gli altri edifici.
b. La geologia L'area in cui sorge l'Auditorium risulta costituita da una zona pianeggiante alla base di una piccola scarpata, ai piedi dei rilievi collinari dei Monti Parioli, Villa Glori, in prossimità del Tevere. L'origine dei terreni è essenzialmente fluviale, con locale presenza di depositi fluvio-lacustri. Il terreno di base, diffuso in tutta l'area romana, è costituito dalle argille grigio-azzurre plioceniche (dette argille vaticane), caratterizzate da un elevato grado di sovraconsolidazione. La ricostruzione del tetto di tale substrato mostra la presenza, in epoca pliocenica, di un terrazzo di altezza globale di oltre 40 m, successivamente riempitosi per deposizione di materiale di origine fluviale. Un antico solco di erosione attraversa quasi tutta l'area con direzione NNO-SSE: si tratta di un paleoalveolo, ricoperto da successive deposizioni di materiali limosi e sabbiosi.
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c. Le fondazioni profonde Sono costituite da blocchi impostati su pali trivellati in c.a. di diametro 1000 e 1200 mm, di lunghezza compresa tra i 30 e i 50 m, penetranti nel substrato compatto di argille plioceniche (formazione F), oppure, ove presenti in spessori idonei, nelle ghiaie addensate ad esse soprastanti (formazione G). Tale tipologia è stata adottata per gli edifici le cui caratteristiche - peraltro non modificabili senza compromettere la generale concezione del progetto - sono manifestamente incompatibili con significativi cedimenti assoluti e differenziali. Le fondazioni su pali sono state, infatti, adottate per le sale (2800/1200/700) ed i relativi foyer. Le sale sono soggette ad azioni verticali di notevole intensità e concentrazione e da elementi strutturali in elevazione molto rigidi e fortemente impegnati come membri di un organismo globale, il cui funzionamento è garantito solo dalla attivazione della loro solidarietà. Oltre a queste intrinseche ragioni “organiche”, la scelta di riservare alle Sale musica le fondazioni su pali è stata rafforzata da considerazioni di ordine geologico-geotecnico. Infatti esse sono situate su aree in cui il tetto del substrato rigido (formazione pliocenica) risulta molto inclinato sull'orizzontale, tanto che il piano di sedime di eventuali fondazioni superficiali sarebbe stato caratterizzato da una accentuata deformabilità differenziale agli spostamenti verticali. I foyer, funzionalmente connessi alle sale, sono dotati di fondazioni di analoghe caratteristiche per evitare in corrispondenza dei giunti - dislocazioni verticali, la cui evoluzione nel tempo è peraltro di incerta valutazione. Si fa osservare al riguardo che mentre i cedimenti attesi delle opere dotate di fondazione su pali sono dell'ordine di 4 - 10 mm, quelli dei corpi di fabbrica con fondazioni dirette sono dell'ordine di 5 - 15 cm. Tenuto conto, dunque, della esigenza di limitare l'entità dei cedimenti - si è reso necessario - vista la disuniformità stratigrafica riscontrata - attestare tutti i pali nel substrato rigido. La presenza di forti carichi concentrati e la notevole profondità del tetto del substrato rigido (fino a 48 m dal piano di sedime) hanno portato poi alla scelta di pali di medio e grosso diametro.
One geologic profile. The following lithotypes are identified: (A) debris; (B) brown clayey silt and silty clay with a low sand content, containing rare calcareous inclusions; (C) medium-fine graded sand with silt or silty, tobacco coloured; (D) from medium to coarse graded sand with millimetric silt layers; (E) dark grey-black clayey silt and silty clay with sandy layers; (F) grey silty clay (Pliocene clays), slightly sandy in some points, with centimetric or decimetric mediumfine sandy layers; (G) very fine gravel with mainly calcareous inclusions; (G1) grey medium-fine sand with silt or silty, moderately dense.
d. Le fondazioni dirette superficiali Sono costituite da nastri e platee, anche nervate, di spessori compresi indicativamente fra 50 e 80 cm. Tale tipologia è stata adottata per i seguenti corpi di fabbrica: edificio anulare, edificio nord, parcheggio interrato ed altre unità minori. Data l'elevata deformabilità dei terreni interessati e la notevole disuniformità - anche fra zone contigue degli spessori compressibili sottostanti il piano di sedime, l'impostazione progettuale globale di tali corpi è stata ispirata soprattutto all'intento di limitare - compatibilmente con le esigenze funzionali ed architettoniche - le sollecitazioni conseguenti a tali sfavorevoli caratteristiche fondali. Infatti gli edifici sono stati suddivisi “in moduli”. Le dimensioni planimetriche dei “moduli” strutturali sono state inoltre contenute entro valori tali da rendere la configurazione deformata (rispetto al suolo) di ogni singolo modulo significativamente prossima a quella caratteristica di un moto di corpo rigido. Ciò ha permesso di ricondurre intere aree funzionali (es. l'Edificio Anulare) ad un comportamento assimilabile a quello di una catena di elementi pressoché rigidi (ai soli fini dell'integrazione terreno-struttura), con cedimenti assoluti medi variabili da zona a zona.
Edificio anulare: costruzione verticale senza caratteristiche di torsione Pag. 13
La sensibile deformabilità del piano fondale e le conseguenti caratteristiche proprie delle strutture hanno imposto anche l'adozione di particolari accorgimenti relativamente alle opere edili di completamento ed agli impianti, al fine di assicurare l'integrità formale e la funzionalità in corrispondenza dei giunti, ove risultano particolarmente elevati i rischi di cedimenti differenziali con dislocazioni verticali e rotazioni relative fra corpi contigui. Il progetto delle fondazioni dei diversi corpi di fabbrica è stato in conclusione elaborato anche sulla scorta di analisi globali del complesso terreno-fondazione-struttura in elevazione. La simulazione numerica del comportamento dell'opera su modello globale, basata sui parametri geotecnici forniti dallo Studio Geotecnico Italiano S.r.l. a conclusione degli studi eseguiti proprio a tal fine, porta comunque a previsioni di spostamenti verticali rilevanti con valori dei cedimenti in assoluto non trascurabili, e del resto inevitabili.
FORMA E STRUTTURA IN C.A. DELLE SALE MUSICA Secondo la impostazione classica del modello del traliccio, le aste sono soggette al solo sforzo normale. Infatti i nodi che le solidarizzano sono sconnessi alla rotazione, ed i carichi si ammette siano applicati solo ai suddetti nodi. Si riconosce immediatamente che lo STM non è solo uno strumento di analisi, ma è anche un mezzo di rappresentazione grafica del comportamento strutturale di immediata percezione. L'efficacia e la suggestione della immediatezza con cui lo STM propone la sua stessa geometria, perché vi si legga anche la natura e persino l'intensità dell'impiego al quale la struttura è soggetta, risultano tuttavia notevolmente rafforzati se al disegno del modello del traliccio si perviene passo passo attraverso la sistematica applicazione del metodo del percorso del carico (LPM). In tal senso il tema proposto (per il caso illustrato della sala 1200) è quello conseguente alla necessità di realizzare il grande corpo a sbalzo verso la cavea. Secondo la chiave di lettura del LPM è come dire che l'intento funzionale del progettista è quello di liberare il volume sottostante la galleria da ingombri strutturali che sarebbero indispensabili se i carichi verticali corrispondenti ai pesi della suddetta galleria dovessero percorrere i loro naturali itinerari verticali, sino alle fondazioni. Nella figura dei soli itinerari dei carichi V (ed appena accennate le spinte impresse nei nodi di deviazione), si mostra con chiarezza le regioni strutturali (e la loro forma) funzionali a questa specifica esigenza. Si notino i percorsi di discesa, tutti compressi, e quelli di risalita, che al contrario risultano tutti tesi: i carichi della grande parete frontale in c.a., che dall'alto scendono (nodi 2-3) e dal basso risalgono (nodi 13) verso il flusso principale ad arco (3-4). E poi, ancora, la risalita (tirante 4-5) di tutti i carichi, per poi ridiscendere con il percorso obliquo del puntone fondamentale (nodi 5-6) verso l'itinerario finale, verticale, che li porta finalmente in fondazione (nodi 6-7). L'elevatezza della quota massima raggiunta dai carichi (nodo 5), di decisiva rilevanza architettonica e formale, risulta anche immediatamente correlata alla esigenza dei carichi di sfruttare al massimo la geometria disponibile perché siano utilizzati percorsi finali di discesa verso le fondazioni che richiedono il minore investimento in energia di deformazione (attraverso itinerari 5-6 il meno possibili ribassati). Nelle figure dedicate al tracciato degli itinerari delle spinte orizzontali H, prodotte sia dalle deviazioni dei carichi verticali (spinte primarie), sia dalle deviazioni delle stesse spinte primarie (spinte secondarie), si riconosce immediatamente che la forma e le caratteristiche scatolari dell'opera risultano fondamentali proprio ai fini dello sviluppo di queste traiettorie orizzontali delle spinte, che assumono, lungo l'intero
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perimetro, ed ai lembi superiori della sala, spiccate caratteristiche di percorsi di trazione. Così come appare evidente la stretta correlazione fra il comportamento strutturale descritto e la corrispondente programmazione delle fasi esecutive di getto e di maturazione graduale dell'opera. Per analoghe esigenze, con riguardo alla sala 2800, si è adottata la prescrizione che i ponteggi provvisori di sostegno siano tenuti attivi sino al completamento di tutti i getti delle strutture portanti in c.a.. Da quanto esposto si può convenire che la prescrizione nasce dal fatto che tutte le le pareti in c.a. concorrono al comportamento globale dell'organismo strutturale, e che questo risulta - ad opera compiuta - caratterizzato, nel suo insieme, da una rigidezza di gran lunga maggiore di quella propria delle strutture parziali delle varie fasi esecutive. Pertanto la condizione tecnico-contrattuale esprime l'intento del Progettista (e del Committente) di porre limiti ristretti all'introduzione prematura di stati di sollecitazione non funzionali all'esercizio dell'opera, ma ad esigenze del Costruttore . Questa prescrizione di progetto, per quanto impegnativa e condizionante per le attività esecutive, è stata pertanto integralmente assunta a base della programmazione del cantiere della sala 2800.
LE OPERE IN LEGNO LAMELLARE DELLE TRE SALE Le strutture portanti di copertura delle tre sale sono costituite da orditure di travi in legno lamellare di pino austriaco, associato ad elementi di acciaio. La loro progettazione e realizzazione ha richiesto la soluzione di problematiche tecniche di inusuale difficoltà, in conseguenza: • della complessa forma toroidale delle superfici di estradosso, che ha richiesto l'adozione di elementi portanti a geometria fortemente variabile; • delle complesse interazioni spaziali tra i diversi elementi portanti, conseguenti a dette caratteristiche geometriche, analizzate anche attraverso analisi spaziali del 2° ordine per la verifica delle condizioni di stabilità elastica; • delle eccezionali dimensioni delle luci delle sale (in particolare della sala 2800); • della straordinaria entità dei carichi permanenti, conseguenti all’adozione di rivestimenti “massivi” per l'isolamento acustico; • delle severe condizioni di sollecitazione termica differenziale, correlate alle condizioni di incendio; • dell'associazione di membrature in legno lamellare (dotato di modulo elastico variabile nel tempo e di bassa sensibilità termica) con elementi integrativi strutturali in acciaio e solette di copertura in c.a. (a modulo elastico costante e ad elevato coefficiente di dilatazione). L'orditura di travi sostiene uno speciale e sofisticato sistema di rivestimento, che svolge anche una essenziale funzione di isolamento acustico. Detto rivestimento è costituito da una prima soletta portante in c.a. su lamiera grecata (spessore medio: ca. 8 cm) e da una sovrastante seconda soletta (spessore. ca. 6,5 cm) “galleggiante” su uno strato di lana minerale ad alta densità. I campi della soletta superiore sono ancorati alla soletta portante inferiore mediante connettori dotati, per evitare la trasmissione di vibrazioni, di giunti isolanti in poliuterano. Al di sopra della seconda soletta è fissato, con elementi in acciaio regolabili in altezza, il rivestimento esterno, costituito da un tavolato “galleggiante” ricoperto dalla finitura in fogli di piombo. Le solette in c.a. non sono presenti nelle parti Pag. 15
perimetrali delle coperture, esterne alle sale, rivestite dal solo tavolato di completamento con la relativa finitura in piombo. L'eccezionale entità dei carichi di copertura (complessivamente dell'ordine di quasi 1000 da N/mq!); la necessità di superare “luci” libere rilevanti (sino a 54 m, nella “Sala 2800”); l'esigenza di assecondare la complessa geometria formale degli edifici, contenendo peraltro l'altezza di ingombro nei ristretti limiti urbanistici e architettonici disponibili; hanno influito in misura determinante sia sulla configurazione degli elementi portanti e sul loro dimensionamento, che sul loro “passo”. Proprio in conseguenza della estrema variabilità geometrica di progetto, le 18 travi principali di copertura della "Sala 2800" risultano tutte di dimensioni diverse tra loro! Le travi principali (ad orditura trasversale) sono state, per tutte e tre le sale, concepite con la configurazione ad arco parzialmente reticolare, con corrente superiore in legno lamellare e con aste di parete e catena in acciaio. Gli arcarecci (ad orditura longitudinale) sono costituiti invece da semplici travi in legno lamellare, di base 22 cm, disposte su file parallele, a passo di ca. 2 m. L'arco reticolare è a tre cerniere, con appoggi scorrevoli a rullo in acciaio, resi fissi ad una estremità con collegamento meccanico alla struttura perimetrale in c.a.. Si è evitato di utilizzare, per tali apparecchi, materiali sensibili al fuoco (tipo teflon o neoprene), eliminando anche la necessità di una loro periodica sostituzione. L'arco vero e proprio è costituito da due elementi in legno lamellare accoppiati “a spalla” a formare un'unica membratura di 44 cm di base e di altezza variabile in funzione delle esigenze geometriche e delle rilevanti sollecitazioni di calcolo. I due elementi sono solidarizzati con spinotti e/o bullonature “passanti”. L'accoppiamento - con diretto contatto delle facce - consente di sottrarre buona parte della superficie degli elementi stessi all'azione del fuoco. Le aste di parete sono costituite da profili tubolari in acciaio, collegati a cerniera alle estremità. Le catene sono invece formate da coppie di barre piene di grande diametro (da 76 mm a 100 mm), in acciaio speciale da bonifica 41Cr4, filettate per “rullatura” e connesse ai nodi con manicotti o dadi filettati di produzione non di serie. Per la formazione degli elementi strutturali in legno lamellare sono state impiegate tavole di conifera (abete rosso) di 1° e 2° classe, incollate con resine ureiche o resorciniche. Per le parti metalliche sono stati adottati laminati a caldo di acciaio Fe 510-C, acciai per getti ed acciai speciali da bonifica (UNI EN 10083). I diversi materiali utilizzati - associati in un'unica funzione statica con soluzioni tecniche concepite in funzione delle speciali esigenze dell'opera - offrono elevati requisiti di resistenza e di duttilità, unitamente ad una relativa leggerezza; caratteristiche particolarmente importanti per la formazione di strutture destinate al superamento di grandi luci, in presenza di forti sovraccarichi. La scelta “tipologica” delle travi e le modalità di connessione dei componenti si prestano inoltre alle esigenze di assemblaggio “meccanico” in opera di grandi elementi prefabbricati in stabilimento. Va peraltro sottolineato che l'impiego del legno strutturale risponde all'idea progettuale originaria dell'architetto Piano, che ha concepito le sale come giganteschi strumenti musicali. La tipologia adottata conferisce solo un debole grado di iperstaticità interna alle travi principali, che Pag. 16
manifestano - come dimostrato dall'analisi condotta su numerosi modelli di calcolo (anche spaziali) nelle diverse condizioni di sollecitazione, comprese quelle “estreme” di incendio - un comportamento sostanzialmente molto vicino a quello di archi reticolari isostatici a tre cerniere. Le strutture sovrastanti gli spazi perimetrali interni delle sale sono composte da una doppia o semplice orditura di travi in legno lamellare a debole curvatura, per adeguarsi al profilo architettonico della superficie di copertura, semplici (di base 22 cm) o doppie (di base 2 x 22 cm) in relazione alla misura delle luci da coprire. Nelle zone perimetrali esterne, aggettanti a sbalzo, a protezione delle scale metalliche sospese e delle uscite di emergenza - sono state utilizzate travi primarie a orditura radiale, disimpegnate, per motivi acustici, dalle corrispondenti travi ricadenti all'interno delle sale vere e proprie. Queste sono configurate “a ricciolo” nelle pareti laterali, e sono connesse da correnti di piccola sezione e fitta scansione su cui è direttamente sovrapposto il tavolato di rivestimento ed i relativi elementi di supporto. Salvo in poche zone di limitato aggetto queste travi sono vincolate, oltre che alle pareti perimetrali in c.a. delle sale, a coppie di puntoni tubolari in acciaio (a “V” o ad “Y”), sempre con connessioni a cerniera. La configurazione geometrica di tali elementi strutturali è straordinariamente complessa ed assume una suggestiva valenza architettonica, caratterizzando fortemente l'aspetto esterno delle sale. Per tutte le travi - di tutti gli ordini - è previsto un sistema reticolare di controventi di falda, in barre di acciaio con tenditori, che consente di conferire alle strutture di copertura, sia nelle fasi di montaggio che di normale esercizio, una complessiva autonoma resistenza “orizzontale”, necessaria per la stabilizzazione degli elementi compressi. Le travi principali ad arco sono dotate di un ulteriore sistema di controventamento, realizzato mediante connessioni meccaniche (efficaci solo in direzione ortogonali alle travi) con la sovrastante soletta portante in c.a.: detto sistema conferisce stabilità alla struttura anche in condizioni “estreme” di incendio, nell'ipotesi che le sollecitazioni termiche da questo indotte compromettano l'efficacia dell'altro irrigidimento di falda. Entrambi i sistemi di controventamento sono organizzati in gruppi “autostabili” indipendenti, comprendenti generalmente tre travi adiacenti. Sulle travi di ciascun gruppo autostabile è stata prevista l'applicazione, in fase di montaggio, di una coazione (“precarica”) da disattivare gradualmente con l'applicazione dei rilevanti carichi permanenti. La precarica ha consentito il contenimento delle deformazioni complessive in fase di costruzione. Tutte le strutture per le quali è richiesta una specifica ed intrinseca resistenza al fuoco, sono state dimensionate e configurate in conformità alle norme vigenti ed, in particolare, alla Cir. n°91 del 14/09/1961 ed alle norme UNI n°9503 (acciaio) - 9504 (legno). Per le catene, le aste di parete e gli appoggi a rullo sono stati comunque utilizzati speciali rivestimenti, esenti da amianto, in grado, oltre che di assicurare la prescritta classe di resistenza al fuoco, anche di contenere l'incremento di temperatura degli elementi protetti nelle condizioni dell'incendio di progetto, corrispondente alla classe R60 e secondo la Circolare M.I. n.91 del 14/ 09/ 61. Le variazioni termiche, comunque sensibili, di detti elementi di acciaio - differenziali rispetto alle parti in legno, considerate “inerti” - sono state assunte nei modelli spaziali (anche del 2° ordine) adottati per il calcolo delle sollecitazioni indotte dall'incendio nei gruppi autostabili di travi. Pag. 17
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Bibliografia • • • • • • •
Architettura e musica. Sette cantieri per la musica. Dall'Ircam di Parigi all'Auditorium di Roma. / Renzo Piano building workshop – Milano / Lybra immagine, 2002 Auditorium Parco della Musica / Renzo Piano building workshop; a cura di Maria Alessandra Segantini; introduzione di Cesare de Seta; fotografie di Moreno Maggi -Milano: F. Motta, 2004 Renzo Piano building workshop: opere complete / Peter BuchananTorino: U. Allemandi, 1993 Assolo di Piano: Auditorium Parco della musica / Chierici R.. - In PRESENZA TECNICA/ 2002-05 n. 180 Fisica nella musica: a cura di Andrea Frova / Zanichelli 2001 AUDIO Review n. 226 / 252 AR n. 51 (Bimestrale dell’ordine degli Architetti di Roma e Provincia)
Siti internet consultati e fotografie tratte da: www.rpbw.com www.auditorium.it www.bluffton.edu www.colombo-costruzioni.it www.structurae.net www.romeguide.it www.vitoneassociati.it www.arcaid.captureweb.co.uk http://figure-ground.com www.costruire-expert.com www.casadellarchitettura.it www.architettiroma.it Scheda tecnica: • • • • • • • • • • • • • • •
Imprese: A.T.I. Impregilo S.p.A. - Colombo Costruzioni S.p.A. Committente: Techint S.p.A. / Comune di Roma Gestione Parco della Musica: Musica per Roma, A.D. Dott. Maurizio Pucci Progetto: Arch. Renzo Piano - R.P.B.W. (Genova) Progetto per acustica: Ing. Gerhard Müller, Ing. Jürgen Reinhold - Müller BBM (Monaco di Baviera) Progetto strutture: Studio Vitone & Associati (Bari) Progetto impianti: Manens Intertecnica (Verona) Direzione Lavori: A.T.I., Drees & Sommer AG (Stoccarda), Techint S.p.A. (Milano), D.L.: Ing. E.M. Gruttadauria Direttore tecnico di cantiere: Arch. Enzo Morziello Capo Cantiere: Geom. Rino Flain Ditta per la copertura: Trenkwalder S.r.l Materiale di rivestimento metallico: Piombo preossidato Sistema di connessione: Aggraffatura doppia verticale + Aggraffatura semplice orizzontale Sviluppo del progetto: 1994 - 1998 Fase costruttiva: 1997 – 2002
• I numeri dell’Auditorium: • Sala grande: 2.800 posti • Sala media: 1.200 posti • Sala piccola: 700 posti • Cavea: 3.000 posti • Area totale: 55.000 mq • Volumetria totale: 500.000 m. c. Pag. 20
PROGETTAZIONE ACUSTICA La competenza progettuale richiesta all’Auditorium è stata tanto architettonica quanto acustica: non è un’opera solo tecnologica (una camera anecoica o laboratorio di misura), bensì un manufatto architettonico ben suonante. Lo studio Müller-BBM di Monaco di Baviera ha curato analogicamente tutta la caratterizzazione acustica dell’Auditorium, definendo le connotazioni formali e materiali interne alle tre sale, nel pieno rispetto dell’input architettonico proposto dall’arch. Renzo Piano per sottolineare la necessaria trasversalità tra due luoghi coincidenti, quello architettonico - formale e quello ingegneristico - strutturale, con la fisica nel mezzo. La progettazione si è fondata sul confluire di esperienza, simulazione al computer e verifica su modelli in scala, con quantificazione delle caratteristiche acustiche in termini di parametri numerici. In più sono stati realizzati assetti variabili per l'ottimizzazione dell'acustica in relazione all'impiego della sala. Un problema dell’Auditorium è rappresentato dall’imprevista necessità di ampliare la sua destinazione d’uso all’acustica attiva (amplificata). La struttura delle sale dell’Auditorium nasce (come richiesto dalla committenza) per accogliere strumenti acustici il cui segnale non venga amplificato e trattato nonché per la rappresentazione di composizioni classiche nel modo tradizionale, cioè senza amplificazione elettroacustica”. La riverberazione eccessiva prodotta dalla sala si somma a quella contenuta nel segnale trattato, alterando il suono percepito. È possibile trattare il suono in modo da poter sfruttare criticamente il riverbero offerto dalla sala; ma tecnicamente (tecnici audio) e culturalmente (musicisti) ancora non c’è molta esperienza. C’è un altro aspetto che mette di difficoltà le sale riverberanti rispetto alla sorgente amplificata: la direttività. L’emissione di uno strumento, o di una voce, è completa e coerente quando l’ascolto avviene lungo il suo asse di emissione principale; in questo senso si giustifica la tipologia di amplificazione tanto caldeggiata attualmente, per la quale si vuole che in luoghi riverberanti (quindi nell’Auditorium) si usino sistemi di diffusione acustica altamente direttivi, cioè ad irraggiamento direzionale, che coinvolgono meno l’ambiente rispetto a quelli omnidirezionali, in cui le prime riflessioni coinvolgono velocemente tutta la superficie dell’involucro (pareti, pavimento, soffitto, elementi). Jürgen Reinhold (Müller-BBM) ha giustamente dichiarato che, a fronte di un’equalizzazione specifica delle sorgenti attive, è possibile correggere a monte il problema, modellando l’immissione del segnale in modo da migliorare l’interfaccia con l’ambiente. In questo senso la sala potrebbe e dovrebbe fornire la risposta all’impulso rilevata in vari punti della sala ritenuti acusticamente rappresentativi. Sonorizzazione direzionale con eccitazione ambientale minima.
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Posti a sedere: n. 7.600 Piazze e giardini: 40.000 mq Area a verde: 30.000 mq Alberi piantati: n. 2.500 Servizi in genere: 42.000 mq Posti auto coperti: n. 696 Costruito: 350.000 m. c. Acciaio per le strutture in c.a.: 6.020.000 kg Calcestruzzo: 40.000 m. c. Solai: 40.000 mq Travi in legno lamellare: 1.600 m. c. Piastrame in acciaio per legno lamellare: 850.000 kg Murature: 65.000 mq Coperture in piombo: 18.000 mq Pavimenti: 58.000 mq Rivestimenti: 6.000 mq Controsoffitti speciali (ciliegio americano): 13.200 mq Controsoffitti in gesso: 17.000 mq Opere in ferro: 170.000 kg Opere da pittore: 190.000 mq Mattoni bizantini da cortina: n. 2.5 milioni Impianti ascensori (900 kg): n. 19 Impianti montacarichi (6.000 kg): n. 5 Gru a torre: n. 7 Operai impiegati: n. 1.200 Costo complessivo: 140 milioni di euro
• I servizi dell’ Auditorium: • Aria condizionata • Bar • Guardaroba • Parcheggio • Ristorante • Dati generali sale, cavea, edificio nord • Sala 2800 da m 77 x 54: travi lamellari in legno m 55 • Sala 1200 da m 48 x 34: travi lamellari in legno m 35 • Sala 700 da m 32 x 23. travi lamellari in legno m 25 • Edificio nord: • n. 2 sale prova: coro, mq 350 (25 x 14); coro e orchestra, mq 450 (28 x 16) • n. 3 sale prova mq 110 (11 x 10) • Finiture • Pietra: Travertino • Cortina: Mattoni • Rivestimento sale: Ciliegio americano • Controsoffitti: Ciliegio americano • Assorbimento acustico: con pannelli in legno di ciliegio americano opportunamente sagomati per assorbimento acustico. Dietro i pannelli vi è materiale fonoassorbente in fibra poliestere e non fibra minerale per evitare la creazione di allergie.
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Tra le tre sale dell’Auditorium di Roma, la polifunzionale Sala 700 è quella che rende la sonorizzazione più facile, in quanto le riflessioni dalle pareti possono essere attenuate mediante elementi mobili a superfici fonoassorbenti, trasformando in questa maniera una sala musicale molto sonora in un ambiente con una migliore intelligibilità verbale modulando il tempo di riverberazione da 2 a 1,5 secondi. La sala media presenta pareti verticali molto alte che rappresentano, unitamente al materiale di cui sono fatte (mattoncino faccia a vista), un fronte altamente riflettente difficilmente contenibile e gestibile in luogo di segnali riverberati e non solo. Il compito più difficile è l’ottenimento di un’intelligibilità sufficiente nella Sala 2800. La sua capienza, e con ciò le sue dimensioni, si trovano al limite superiore dei locali con “acustica naturale”, con caratteristiche di riverberazione uniche in Italia con un tempo di ritorno di 2.2 secondi. La forma degli spazi di copertura, delle sedute e delle pareti è stata studiata al computer con un sofistica modello di simulazione per fare in modo che le condizioni acustiche della sala presentino risonanze sulle larghe frequenze e siano adeguate per importanti opere sinfoniche con grandi cori . In ambienti così grandi si deve gestire con “parsimonia” l’energia sonora disponibile, cioè tutte le superfici delimitanti l’ambiente, con eccezione delle superfici occupate dagli spettatori e dagli artisti, riflettono completamente le onde sonore incidenti fungendo da specchio acustico. Per assolvere alla loro funzione acustica, i grandi elementi del controsoffitto sono stati realizzati con pannelli di truciolato di legno ad alta densità rivestiti dalla liscia superficie di ciliegio: i pesantissimi pezzi che compongono ogni “bolla” sono sospesi a diversi metri da terra, tramite tiranti appesi ad un grigliato di acciaio nel sottotetto. Le pareti della sala sono rivestite di pannelli in ciliegio o gesso (a seconda delle zone) che sono articolati con varie inclinazioni in modo da evitare che superfici parallele creino fenomeni di eco. Persino le poltroncine sono accuratamente studiate, hanno lo stesso coefficiente di assorbimento delle onde sonore che ha il corpo umano: così se la sala è parzialmente vuota, la diffusione del suono non ne risente. L'effetto prodotto consiste nella netta sensazione che l'intensità sonora diminuisca solo fino alla decima fila, oltre la quale sembra mantenersi costante. A causa della grandezza dell’ambiente, una parte delle riflessioni arriva agli spettatori relativamente tardi. Con ciò esse contribuiscono alla risonanza della sala ma non all’aumento dell’intelligibilità. In ambienti di queste dimensioni la sonorizzazione mirata della zona spettatori riveste un’importanza determinante. D’altra parte esiste la possibilità di usare gli elementi riflettenti disposti sopra il podio per favorire il contatto acustico tra gli orchestrali, come superfici di schermatura per ridurre l’eccitazione dell’ambiente attraverso gli altoparlanti. Riguardo agli impianti fissi sia lo studio Müller-BBM quanto il committente concordano che “non sia logico installare in modo fisso questo tipo di impianti poiché diventano obsoleti ancora più velocemente dei computer. Inoltre, quasi tutti gli artisti e/o organizzatori di manifestazioni portano i propri impianti in quanto non amano usare un sistema fisso che non conoscono e che spesso non soddisfa le loro esigenze”.
• Coperture •
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Struttura: L’orditura principale è in travi lamellari ad arco disposte ortogonalmente rispetto l’asse principale della costruzione. L’orditura principale del tetto trasmette i carichi alle pareti laterali in cemento armato della struttura tramite due vincoli, uno a cerniera ed uno con carrello. Le estremità delle travi sono collegate con un tenditore. Sulle travi sono posti gli arcarecci in senso ortogonale alle travi sempre in lamellare. Agli arcarecci sono stati appesi i grigliati tecnici per gli impianti. Copertura: Sopra l’orditura in legno sono posti elementi in lamiera grecata e sono state realizzate 2 solette in cemento armato separate tra loro da strato isolante. L’armatura delle solette è realizzata con reti in acciaio zincato a caldo ed il calcestruzzo arricchito con fibre metalliche. Sopra le solette è posizionata una guaina bituminosa ed è collocata una centinatura per sorreggere un assito. Sopra l’assito è stata posta la copertura in piombo.
Sonorizzazione mirata della superficie occupata da spettatori con altoparlanti allineati (gruppi di altoparlanti disposti in linea). Sonorizzazione direzionale degli spettatori tenendo conto della legge del primo fronte di onde sonore. Pag. 22