La radioterapia non oncologica Prof. Francesco Cossu
Radioterapia non oncologica (1) La radioterapia è utilizzata principalmente in pazienti con lesioni tumorali. La radioterapia, comunque, continua ad essere utilizzabile per malattie benigne, che non rispondono ad altre modalità di trattamento, tenendo conto di eventuali rischi, come lesioni cutanee, carcinogenesi, induzione di leucemie, danni genetici. Il trattamento deve essere affidato al radioterapista oncologo, per la sua specifica competenza degli aspetti tecnici e biologici.
Radioterapia non oncologica (2) Al momento attuale, sono circa 70 le malattie non tumorali che possono essere trattate con radioterapia. In linea di massima, non si devono trattare bambini e giovani, se non è strettamente necessario. E’ importante tenere conto degli organi sottostanti ad un campo irradiato, come tiroide, mammella, orecchio, gonadi, midollo osseo, per evitare sequele. Particolare cura deve essere posta nell’uso di protezione degli organi vicini e sottostanti.
Radioterapia non oncologica (3) Evidenza clinica dell’efficacia del trattamento. Possibili meccanismi d’azione della RT antiflogistica: Modificazione del pH del tessuto trattato; Differente sensibilità delle sottopopolazioni linfocitarie T; Produzione di citochine, come conseguenza di modificazioni radioindotte;
Vari meccanismi d’azione (antiproliferativi, immunosoppressori, ecc.) per altre indicazioni.
RT non oncologica - Pterigio Il trattamento dello pterigio è chirurgico.
Le recidive (20 – 30%) possono essere trattate con radioterapia. La sorgente di radiazioni più adatta è la placca di stronzio 90, isotopo β- emittente. Il trattamento RT profilattico può essere fatto con sorgente di Sr 90 – Y 90, con dosi di 8 – 10 Gy nei giorni 0 – 7 – 14 dopo l’intervento.
Esoftalmo endocrino (m. di Basedow – Grave’s) È causato da infiltrazione di fibroblasti e linfociti nei muscoli extra-bulbari dell’orbita, con meccanismo auto-immune. La terapia utilizza il cortisone e l’irradiazione. È molto sensibile alle radiazioni. Vengono somministrati 2000 cGy con frazionamento convenzionale nel volume retrobulbare, con campi laterali contrapposti, opportunamente angolati. Si utilizzano fasci di fotoni da LINAC. Il trattamento non è in genere efficace se i sintomi durano da oltre 2 anni, per lo stabilizzarsi della fibrosi. In questi casi è indicata la chirurgia decompressiva.
Prevenzione delle ossificazioni eterotopiche nelle protesi di anca • Ossificazioni eterotopiche si osservano nel 30% dei casi di protesi totale di anca. • L’incidenza è dell’80% dei casi al secondo intervento e del 60% dei casi con alti fattori di rischio (spondilite anchilosante, iperostosi diffusa, polientesopatia iperostosante). • Immediatamente dopo l’intervento (24-48 ore) vengono somministrati 7 Gy in unica seduta o 8-10 Gy in 4-5 frazioni.
Immunosoppressione con TLI • Viene utilizzata la irradiazione linfonodale totale in malattie autoimmuni (lupus eritematodes sistemico, artrite reumatoide, sclerosi multipla, trapianto di rene, cuore, midollo). • La tecnica è simile a quella del linfoma di HG. • In genere la dose massima è di 20 Gy con frazioni quotidiane di 1.5 - Gy.