20090306

  • May 2020
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Molti pericoli, ma molto noti Leggendo qua e l� tra blog molto autorevoli, documenti di importanti istituzioni, siti di ricerca e giornali solo considerando gli ultimi giorni siamo stati avvertiti dell�insolvenza del sistema finanziario globale (Roubini), dell�insolvenza sempre pi� vicina di met� dell�Europa occidentale (Spagna, Irlanda, Grecia, Austria, Belgio, Italia), dell�insolvenza delle imprese, delle banche e degli stati nazionali dell�Europa centrale e orientale (dai baltici in gi� fino alla Macedonia e poi Ucraina e Kazakhstan), dell�insolvenza della Russia (Buiter), dell�insolvenza a termine degli Stati Uniti (debito al 300 per cento del Pil nel 2050 secondo il Congressional Budget Office, subito criticato per la proiezione considerata troppo ottimistica), del crollo del Giappone, dell�ulteriore probabile discesa del Pil mondiale del 10-20 per cento dai livelli attuali (Marc Faber), della durata della crisi e del bear market per molti e molti anni ancora (Roubini), del crollo a termine del dollaro e dei T-Bond (Barnes di Bca), della deflazione e dell�iperinflazione imminenti, della fine dell�euro, della fine dell�Unione Europea, dell�inutile e artificioso sforzo cinese di rilanciare l�economia. Potremmo continuare a lungo con i paesi poveri, le materie prime crollate, l�industria a pezzi, la sovracapacit� produttiva, il peggio che deve ancora arrivare e un�infinit� di altri temi. Di 2009.DD.45, l�asteroide di 40 metri che marted� ha sfiorato la Terra rischiando di produrre l�effetto di mille bombe atomiche ci ha avvertiti un astronomo australiano, che si � accorto del pericolo solo tre giorni prima del possibile impatto. L�ultimo grande sasso caduto sulla Terra risale al 1908. Cadde a Tunguska, in una zona inaccessibile della Siberia, e oscur� i cieli del pianeta per un anno. Nessuno, naturalmente, l�aveva previsto. Un sasso leggermente pi� grande provoc� l�estinzione dei dinosauri alla fine del Cretaceo, 65 milioni di anni fa. Uno ancora pi� grande, alla fine del Permiano, 250 milioni di anni fa, rischi� di porre fine a qualsiasi forma di vita. Si estinse il 95 per cento di tutte le specie viventi. L�allontanarsi di 2009.DD.45 ci porta a dire che, al contrario di quanto affermano quasi tutti, il peggio � passato. Ora che le esogene non ci minacciano pi� restano solo banali endogene da sistemare. Una seconda osservazione � che i pericoli mortali se ne arrivano spesso quando vogliono loro e senza che nessuno ci preavverta. I pericoli su cui al contrario tutti (lodevolmente) ci avvertono vengono spesso schivati perch�, allertati, si fa in tempo a produrre una risposta che, quanto meno, ne mitiga l�impatto. Nel film Armageddon, Bruce Willis e la Nasa avevano 18 giorni per organizzare la nuclearizzazione dell�asteroide minaccioso. Con solo tre giorni di preavviso non ce l�avrebbero fatta. Quanto alla crisi globale, il tempo disponibile � di pi�. Si pu� discutere molto sulla risposta dei policy maker. Avrebbe potuto essere molto pi� tempestiva e aggressiva. Si sono invece confermati i lunghi tempi di reazione di tutte le grandi crisi precedenti, misurabili in anni e non in mesi. L�insegnamento, amaro, � che non basta avere la consapevolezza teorica di quello che succede e non basta nemmeno avere un armamentario potenziale di contromisure molto pi� sofisticato rispetto ai decenni e ai secoli scorsi. Non basta perch� i tempi di reazione della politica e, a monte, i tempi di formazione del consenso sociale e politico sono sempre quelli. Fra 20, 50 o 100 anni saranno ancora quelli, non facciamoci illusioni. Detto questo, non bisogna cadere per� nell�eccesso opposto e guardare con scetticismo e disperazione a tutto quello che i policy maker hanno fatto e si preparano a fare. Come minimo si sta comprando, a suon di pacchetti fiscali e di politiche monetarie non convenzionali, una seconda met� del 2009 meno drammatica della prima met� che stiamo vivendo e un 2010 di faticoso e modesto recupero. Siamo i primi a nutrire dei dubbi sulla possibilit� di un�uscita pulita e definitiva dalla crisi. Trent�anni di accumulazione di debiti non si smontavano in due anni nemmeno nell�Ottocento. Una volta comprato a caro prezzo il 2010 ci sar� subito dopo il rischio di una ricaduta come nel 1937 oppure quello di un�uscita

inflazionistica. Per questo sar� decisivo spendere il 2009 e il 2010 per accelerare la sistemazione degli asset tossici e per ristrutturare il debito delle imprese e degli stati. Bisogner� anche continuare a rassicurare i mercati su un percorso postcrisi di risanamento fiscale. Le tasse di Obama hanno certo un di pi� di ideologico, ma sono in larga misura inevitabili. Si ricorda sempre positivamente Roosevelt, ma si dimentica la sua ferocia fiscale (con l�aliquota marginale al 90 per cento), cos� come si dimentica la durezza del conflitto politico dell�epoca, infinitamente pi� aspro di quello odierno. Entro due settimane avremo notizie pi� precise sul Public-Private Fund da un trilione che dovr� rilevare gli asset tossici. Il 25 marzo partir� la Talf con un altro trilione. A fine aprile sar� concluso lo stress test delle banche e verranno assegnati i 350 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche. Sarebbe bello utilizzare subito anche i 750 miliardi che Obama ha prenotato per il Tarp 2, ma i tempi della politica e del consenso esigono che le cose si facciano un po� alla volta. In giugno cominceremo ad avere i primi effetti del pacchetto fiscale, cos� che nel terzo e quarto trimestre il Pil avr� un sostegno del 3 per cento annualizzato. L�Europa si muove con il suo cronico ritardo, ma non bisogna sottovalutare troppo quello che sta facendo e, soprattutto, quello che si sta preparando a fare in caso di emergenza. E� un peccato aspettare sempre di avere l�acqua alla gola, ma i mercati devono riconoscere la differenza tra una situazione di stress estremo cui si � pronti a rispondere con dei piani e una a cui si arriva totalmente impreparati. La Bce sta studiando il quantitative easing. I governi stanno approntando misure, che al momento non vogliono rendere pubbliche, per il salvataggio in extremis di paesi in difficolt� di rifinanziamento, tanto a ovest quanto a est. Possiamo immaginare la creazione di fondi speciali, l�emissione eventuale di debito garantito dall�Unione o, per l�est, l�ingresso istantaneo nell�euro di questo o quel paese, che sia perfettamente pronto o no (si � osservato giustamente che Eurolandia oggi non potrebbe entrare nell�euro se le si applicassero tutte le regole che si stanno imponendo all�est). A est, non c�� dubbio, ci saranno aggiustamenti dolorosi. Se ne faranno carico il Fondo Monetario, la Berd, l�Unione, la Bce (con gli swap di euro contro le valute locali), gli stati nazionali occidentali che dovranno aiutare le loro banche esposte a est e gli azionisti di queste banche. Ma se ne faranno carico molto di pi�, alla fine, gli stati e le banche centrali dell�est, che si caricheranno di una parte significativa degli asset pi� tossici. Qualcuno forse far� default, ma il default non � sempre un evento catastrofico. L�Ucraina riprofil� i suoi bond negli Novanta, costringendo gli obbligazionisti ad aspettare cinque anni per riavere indietro i loro soldi, con un 10 per cento di interesse all�anno per il disturbo. Alla fine gli obbligazionisti fecero un ottimo affare. Questa volta un eventuale default potrebbe essere meno benigno, ma difficilmente sar� catastrofico. Lo scetticismo dei mercati verso le misure di policy coinvolge ormai anche la Cina. L�annuncio di un secondo piano fiscale sta producendo in queste ore un recupero delle borse che probabilmente ci sarebbe stato comunque, visti gli estremi di ipervenduto cui si era arrivati. Dietro la facciata, per�, � tutto un fiorire di commenti disincantati. La Cina, si dice, guadagna solo tempo mangiandosi il capitale delle riserve e drogando il credito. La ripresa delle materie prime e del greggio, quindi � solo effimera. Qui bisogna mettersi d�accordo. In tutto il gran daffare dei governi e delle banche centrali di tutto il mondo manca, come ha notato severamente Volcker, la cosa pi� importante di tutte, ovvero l�idea di una nuova architettura finanziaria globale (anche se gli squilibri che hanno causato la crisi del vecchio ordine si vanno riducendo giorno dopo giorno insieme al disavanzo delle partite correnti americane). Al netto della Terza Bretton Woods di cui tanto si sente il bisogno, ci sono

tuttavia, come abbiamo visto, gli sforzi sempre maggiori di contenimento della crisi da parte dei governi. Del resto, quando i governi fanno il contrario di quello che stanno facendo adesso, quando cio� alzano le tasse o tagliano drasticamente la spesa pubblica, nessuno si sogna di alzare le spalle. La Cina, in particolare, ha gi� dimostrato durante la crisi asiatica del 1997 e durante la crisi del 2001-2003 di sapere trovare al proprio interno le risorse per lo sviluppo. D�altro canto i pianificatori cinesi non saranno cos� stolti (come si sospetta continuamente da tante parti) da ampliare la capacit� produttiva dei settori rivolti all�export in crisi di sovrapproduzione, ma privilegeranno le infrastrutture e i servizi per il mercato interno. In conclusione, ci sembra troppo tardi per stare corti, ma anche troppo presto per mettersi lunghi. Si pu� dire quello che si vuole, ma il Pil mondiale si trova in un ascensore al quale si � spezzato il cavo e sta precipitando a una velocit� del 7 per cento annualizzato negli Stati Uniti e di poco meno in Europa. Fra due tre mesi entreranno in funzione gli ammortizzatori della caduta e ci sar� tutto il tempo, prima di comprare, per vedere se saranno efficaci. Diceva Darwin che nelle catastrofi ecologiche estreme, come quelle del Permiano o del Cretaceo, scarafaggi e batteri, con il loro stile di vita sobrio, sono molto pi� adatti a sopravvivere delle creature complesse dalle grandi ambizioni. In questi mesi tumultuosi ci sar� senz�altro qualcuno che, da corto o da lungo e con leva aggressiva, riuscir� a costruire fortune e a entrare nella leggenda. Per uno che riuscir� ce ne saranno per� dieci che falliranno miseramente. La selezione naturale, nei grandi numeri, favorir� gli scarafaggi dei Bot.

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