10.10 Proposte

  • June 2020
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10 PRIORITÀ RIORITÀ

PER LA CAMPANIA DEL 2010/U 2010/UNA NUOVA ALLEANZA RIFORMISTA RIFORMISTA

La Campania deve rimettersi in moto, deve ripartire. Serve un nuovo slancio di fiducia e un rinnovamento della politica per superare la crisi economica e disegnare il futuro della nostra regione. Difesa del territorio, buona occupazione, sviluppo, sussidiarietà: vogliamo una regione moderna, efficiente, dinamica. Vogliamo riqualificare la spesa pubblica, rimettere in moto l’ascensore sociale, puntare sul talento e la meritocrazia, valorizzare le energie più giovani dando loro un’opportunità per realizzarsi e per crescere. Per vivere bene in Campania. Vogliamo riacquisire l’autorevolezza sui fatti e sulle idee per riproporre all’intero Paese le priorità di una rinnovata Agenda Meridionale. Spirito d’intraprendenza, progettazione e valutazione: le parole chiave per rendere davvero efficaci le politiche pubbliche. Mai più rivendicazioni senza prima un’assunzione di responsabilità. Mai più richieste di sostegno che accorcino il divario economico Nord-Sud senza prima aver offerto prove concrete di buon governo e di affidabilità. Con le prossime elezioni regionali si apre un nuovo ciclo politico. Vogliamo candidarci a governarlo con una nuova coalizione democratica e riformista che abbia l’ambizione di ridisegnare l’Unità Nazionale, i pesi e l’estensione delle responsabilità e della solidarietà. Un’alleanza che promuova l’inclusione sociale e che sia protagonista di un moto di riscossa civica contro l’illegalità, per sradicare dalle nostre terre il potere di condizionamento economico e sociale della camorra. Per costruire la regione che vogliamo, occorre partire da proposte concrete, azioni i cui effetti siano immediatamente percepibili dai cittadini e che incidano sui loro bisogni, diano una risposta alle loro speranze, rappresentino i loro interessi. Proponiamo 10 priorità da sottoporre a consultazione aperta durante la campagna delle primarie del 25 Ottobre del PD per aprire un tavolo programmatico nella futura coalizione.

1. Nessuno ai margini Nulla è scandaloso quanto l’indigenza e nessuna ingiustizia è vergognosa quanto la povertà. La povertà in Campania è persistente e si è acuita negli ultimi mesi per la crisi economica. Le prestazioni e i servizi di welfare devono essere potenziati per rispondere a una domanda di assistenza e accoglienza crescenti. Le misure devono essere ispirate al principio riformista secondo il quale “Non c’è miglior welfare del lavoro". Per questo, al netto dell'assistenza pura, la moderna risposta alle "nuove povertà" è incentivare la scolarità di base da un lato, e promuovere politiche attive per il lavoro e per riqualificare la formazione professionale, dall’altro. Nessuna politica da sola è sufficiente se non integrata in un sistema di provvedimenti. Sono 18 mila le famiglie che usufruiscono del reddito di cittadinanza. La misura deve essere allargata e incrementata con altri requisiti per far sì che non resti un semplice sussidio, ma diventi uno strumento di piena integrazione sociale. La Regione, rimodulando l'uso del Fondo Sociale Europeo, deve prevedere per chi sta sotto la soglia di povertà un assegno annuale di solidarietà vincolato al rispetto dell'obbligo scolastico dei minori a carico e alla frequentazione di un percorso di reinserimento nel mercato del lavoro. Con la lotta agli sprechi si può finanziare un pacchetto di misure a sostegno dei redditi bassi, che preveda anche sgravi o benefici indiretti per sostenere il diritto alla socialità e all’arricchimento culturale. Infine, la povertà si combatte anche con la sussidiarietà: iniziative come i Maestri di Strada, il Banco Alimentare, il Microcredito (Progetto Jeremy dell'U.E.) e il volontariato sano che assiste le famiglie, sono già parte della risoluzione del problema.

2. Donne innanzitutto Vogliamo un welfare che metta al centro la parità di genere, sia per l’accesso al lavoro che per i livelli salariali. La media europea di occupazione femminile è al 59%, quella del Mezzogiorno d’Italia al 39%, quella della Campania al 29%. È evidente che si tratta di una battaglia culturale imprescindibile. 30 punti percentuali di differenza tra Italia meridionale ed Europa rappresentano circa 16 punti di Pil. Tutto questo nella realtà si traduce in talenti, competenze, intelligenza, energie, sprecati. Sono cifre che richiedono l’intervento di politiche per la famiglia e l’occupazione femminile degne di questo nome.

3. Sicurezza sociale Vogliamo un welfare che ridisegni le Politiche Attive per il Lavoro in questo momento di crisi e di trasformazione socio-economica mondiale. La disoccupazione, soprattutto quando è di lunga durata o in casi di espulsione dal lavoro in età matura, si contrasta soltanto con una vera riqualificazione professionale. Vanno superati i corsi di formazione inutili, gli enti accreditati arbitrariamente e i finanziamenti a pioggia che si rivelano del tutto sprecati quando l’obiettivo è migliorare il capitale umano e professionale in regione. Occorre liberalizzare il mercato del lavoro, riformare i centri per l’impiego, passare alla cultura sussidiaria del voucher formativo alla persona, finanziando gli individui e non gli enti, e al principio della valutazione dell’efficacia del percorso formativo scelto. Senza reinserimento del lavoratore, non si ottiene nessun finanziamento. E sia il lavoratore a decidere a quale soggetto – pubblico o privato – affidare la propria “dote” da spendere in formazione.

4. Sanità per tutti La Regione Campania in anni recenti è stata in grado di rallentare la crescita della spesa, ma non ha risolto definitivamente il problema del finanziamento del sistema sanitario regionale, ancora appesantito da un elevato disavanzo accumulato in passato e da un deficit strutturale annuo. Il problema non si risolve con il contenimento dei costi o solo con il controllo della spesa a livello di singole aziende, ma con una riforma complessiva del Sistema Sanitario Regionale sull’impulso del Piano ospedaliero: qualificazione delle strutture ospedaliere e strutturazione di una rete di cure primarie. Un moderno sistema sanitario più vicino al cittadino si regge soprattutto sull'efficienza di una rete emergenziale e sulla capillarità delle cure primarie. Vogliamo continuare la riorganizzazione della rete ospedaliera: non è necessario chiudere alcuna struttura, perché quelle più piccole possono essere riconvertite in presidi per le cure primarie o per l'assistenza socio-sanitaria di cui abbiamo un gran bisogno. Vogliamo integrare la rete assistenziale: favorire logiche collaborative e non competitive all’interno del sistema regionale tra aziende pubbliche, e tra queste e il privato. Un sistema più moderno si basa sulla valutazione e la qualità dei risultati. E’ necessario promuovere l’introduzione di sistemi e strumenti di gestione della qualità, perché la sanità in Campania sia effettivamente accessibile, appropriata, tempestiva, continua, efficace ed efficiente. Occorrono albi e graduatorie pubbliche per chiunque voglia ambire a funzioni consulenziali o dirigenziali. La spesa sanitaria non è soltanto una variabile da contenere, ma anche e soprattutto un'incredibile opportunità di coesione sociale.

5. Rivoluzione verde Vogliamo una vera e propria rigenerazione del territorio regionale. L’emergenza rifiuti è stata una pagina dolorosa che ancora pesa nel ricordo di tutti e segna uno spartiacque nella storia recente della regione. Il ritorno all’ordinario deve essere gestito con massima attenzione e con spirito di innovazione su tutto il ciclo integrato dei rifiuti, dalla differenziata agli impianti finali. La qualità dell’ambiente, la sua difesa e la valorizzazione delle sue bellezze sono la frontiera su cui si misura la qualità delle classi dirigenti. Il paesaggio, le acque, il mare, la terra sono la nostra grande risorsa in termini di turismo e sviluppo del settore enogastronomico. Trasporti su ferro, infrastrutture di nuova generazione, “rottamazione” di edilizia residenziale fatiscente: la Campania deve cambiare volto. Per questo vogliamo investire nelle bonifiche ambientali, nell’innovazione dei processi produttivi e nelle energie rinnovabili per sostenere la nascita di imprese nel segno della green economy , per risanare il territorio e puntare a un settore agroalimentare di qualità.

6. Industria 2010 Nel progettare lo sviluppo della regione, vogliamo investire sulla modernità riutilizzando parole come “industria” e “produzione”. Centrale deve essere la difesa del sistema produttivo campano, fatto anche di eccellenze, e di tanti piccoli e grandi protagonisti. Industria non è una parola del passato, anzi. L’azione pubblica e le capacità imprenditoriali devono unirsi per sostenere l’innovazione nei settori tradizionali e le nuove filiere produttive capaci di integrare servizi avanzati, manifatture, nuove tecnologie e università. Spin off, universitari, brevetti, partnership internazionali di ricerca, open innovation, trasferimento tecnologico, reti di impresa, poli tecnologici, venture capital, reti di nuova generazione, TLC: questa è la mappa del nuovo modo di fare impresa. La Regione deve continuare a facilitare questo processo d’integrazione con incentivi selettivi e automatici in armonia con le politiche nazionali. Per questo chiediamo la reintroduzione dei crediti d’imposta, nazionale che accompagni le misure regionali introdotte, per creare una no tax area nei prossimi 10 anni. Vogliamo aiutare le imprese con la riapertura del negoziato in sede UE sulla fiscalità di vantaggio o di sviluppo. Nel breve, a partire dal federalismo, la leva fiscale a sostegno di chi fa investimenti e crea occupazione è realizzabile con una fiscalità di compensazione (“gabbie fiscali”), con una riduzione delle aliquote concepita per chi opera, come nel Sud, in condizioni di diseconomia che ne mutilano la competitività.

7. Campani, italiani, europei L’Europa è il nostro orizzonte ideale e la prospettiva naturale per rafforzare l’idea di cittadinanza. Vogliamo cogliere le opportunità, vivere il processo d’integrazione non in maniera burocratica. Le esperienze di programmazione (2000-2006) e utilizzo delle risorse europee passate hanno mostrato mancanze di pianificazione a tutti i livelli. I nuovi indirizzi (2007-2013) riconducono a unitarietà le scelte d’investimento al netto della riduzione dei trasferimenti per spesa corrente. Vogliamo procedere speditamente sulle linee d’investimento non riducendo l’Unione Europea esclusivamente ai fondi strutturali della Politica di Convergenza, come un bancomat da utilizzare alla bisogna. Vogliamo far leva sull’insieme delle misure come i Programmi a Sportello Bruxelles, il Programma Quadro sulla Ricerca Scientifica, la Politica dei Corridoi, l’Erasmus Universale, la Politica di Vicinato: facciamo della Campania una grande eccellenza continentale nella capacità di intercettare opportunità e costruire, sul campo, il processo d’integrazione.

8. Nuove rotte Il Mediterraneo è l’ambito naturale per una nostra geopolitica di sviluppo e integrazione. Il salto in avanti fatto negli scorsi anni nei trasporti, con l’apertura di enormi possibilità tra movimento passeggeri e merci, è una risorsa da sfruttare appieno. Il rinnovato sistema ferroviario e portuale sono la base per uno sviluppo della logistica con ambizioni sovra-regionali. Ma nel Mediterraneo vogliamo essere non solo “piattaforma logistica”. Dopo che il sistema Italia ha perso la maggior parte delle opportunità legate al Programma MEDA e al Processo di Barcellona, occorre ora una svolta decisa. Su agricoltura, energia, ricerca, trasferimento tecnologico, TLC, banda larga, è necessario creare un polo di competenze in grado di offrire agli attori regionali, pubblici e privati, il quadro delle opportunità offerte dalla nuova Politica di Vicinato e di Cooperazione, e dall’Unione per il Mediterraneo. Ci candidiamo naturalmente a

essere anche sede di una banca per lo sviluppo nel Mediterraneo (di là dalla retorica sulla Banca del Sud) cui far partecipare la BEI e le banche di sviluppo private, e che interagisca con la sede della Banca Mondiale situata in Egitto.

9. Controesodo Vogliamo fermare l’emigrazione di giovani talenti e fare della Campania un luogo accogliente per giovani ricercatori stranieri. Il capitale umano del Mezzogiorno si sta impoverendo drammaticamente: solo nell’ultimo anno 25 mila persone sono partite alla ricerca di una vera opportunità professionale, giovani energie allontanatesi per bisogno e non per scelta. Proponiamo uno scudo fiscale per il rientro dei talenti concedendo un credito d’imposta agli italiani con meno di 40 anni trasferitisi all’estero da almeno 24 mesi, che tornino in Italia per aprire un’attività di lavoro autonomo o per essere assunti come dipendenti. L’iniziativa non riguarda solo i cosiddetti cervelli, ma quanti abbiamo maturato fuori dall’Italia competenze e professionalità specifiche: dagli chef agli artigiani, dagli operatori della comunicazione agli esperti di nuove tecnologie. Proponiamo di ricorrere al credito d’imposta anche per i ragazzi stranieri con meno di 20 anni, per incoraggiarli a venire a studiare in Italia, incentivando i ragazzi a completare un intero corso di laurea qui per poi intraprendere, sempre nel nostro Paese, un’attività d’impresa o di lavoro autonomo. Oltre al credito d’imposta, la concessione di borse di studio, procedure semplificate di visti per gli studenti stranieri e corsi di lingua italiana, organizzati anche attraverso la rete degli istituti italiani di cultura. Vogliamo infine favorire l’assunzione di giovani laureati e diplomati con contributi alle imprese. Due i vantaggi essenziali della misura: l'abbattimento dei costi di assunzione per il primo anno e la possibilità di garantire un percorso formativo al dipendente.

10.Federalismo in Campania La riforma amministrativa regionale è la madre di tutte le riforme. La Campania è la seconda regione di Italia e le sue politiche pubbliche non possono muoversi su gambe fragili. Vogliamo far affidamento su istituzioni forti e non semplicemente sul ricorso a personalità forti. Per questo è necessario un decentramento che distingua tra il livello legislativo e programmatore proprio della Regione e i livelli di gestione ed esecuzione demandati verso livelli più bassi. Proponiamo un federalismo interno alla Campania sviluppando un rapporto corretto con le province, i comuni e le reti tra i comuni. Napoli deve divenire un’Area Metropolitana. La burocrazia amministrativa deve essere rivoluzionata: occorre un piano di e-government, l’interoperabilità delle banche dati tra le diverse amministrazioni locali, almeno per i più comuni servizi alle imprese e ai cittadini. Solo con una macchina amministrativa efficiente si può costruire una cabina di regia per la buona regolamentazione, semplificare le normative e le procedure, ridurre sensibilmente il ricorso a società miste e a consulenze esterne.

Su www.campaniaideale.it è possibile contribuire con proposte e suggerimenti alla stesura finale di 10/10

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