Web 2.0per La Semplificazione Della Pa:il Ruolo Della Formazione Pubblica

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PROF. PAOLO ZOCCHI [email protected] DOTT. SSA ROVENA CORAZZA [email protected] SSPAL- SCUOLA SUPERIORE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE LOCALE PIAZZA CAVOUR 25, ROMA WEB 2.0 PER LA SEMPLIFICAZIONE DELLA PA: IL RUOLO DELLA FORMAZIONE PUBBLICA

1. Premessa La SSPAL (Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale) ormai da anni si occupa di formare il personale al vertice della macchina politica di tutti i comuni d’Italia e con il nuovo regolamento della Scuola (dpr.27 del 28 gennaio 2008) la Mission è diventata molto più ambiziosa, occupandosi anche dei

veri

fautori

del

cambiamento,

ossia

le

figure

dirigenziali

delle

amministrazioni pubbliche.

La SSPAL opera principalmente per:

•la formazione d’accesso e professionale dei segretari comunali e provinciali •la

formazione

professionale

d’accesso e

il

alla

qualifica

perfezionamento

dirigenziale,

del

personale

l’aggiornamento della

pubblica

amministrazione locale che svolge funzioni dirigenziali e direttive •la definizione e l’erogazione di percorsi formativi per gli amministratori locali •l’assistenza tecnica in materia di formazione per il sistema delle autonomie locali, nonché l’elaborazione di studi e ricerche

La leva del processo di riforme in atto non sta semplicemente nell’introduzione di norme adeguate ma alla loro giusta interpretazione e alla omogenea applicazione in una ottica di best practices.

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La formazione, proposta fino ad oggi, ha puntato su un puro e semplice aggiornamento giuridico - amministrativo perdendo di vista l’obiettivo principale ossia formare un classe dirigente orientata alla cultura del cambiamento e orientata all’introduzione di processi innovativi. La formazione è stata concepita come un evento spot nella vita lavorativa, slegato dal contesto quotidiano e relegato in una raccolta di documentazione riposta in un cassetto e delegando ai docenti e all’impianto formativo tutta la responsabilità di eventuali insuccessi. Attraverso l’ausilio della formazione a distanza si è riusciti a considerare la formazione un modello permanente, strumento di ausilio quotidiano, con un secondo obiettivo di motivare la nuova classe dirigente sia a livello centrale che a livello locale) e accrescere l’efficacia dell’azione amministrativa (e quindi la soddisfazione del cittadino): usando in modo adeguato le opportunità offerte dal Web, la classe dirigente pubblica oggi può e deve essere “immersa” naturalmente e costantemente in un contesto formativo. Questi punti di partenza costituiscono la connessione più forte ed evidente tra un nuovo modo di concepire la formazione dei dirigenti pubblici e l’intero processo di attuazione delle norme costituzionali riguardanti il decentramento dei poteri dello Stato.

2. Il nuovo progetto didattico della SSPAL: dal web 1.0 al web 2.0 Con questi intenti la SSPAL ha riprogettato tutto l’impianto della formazione a distanza, progettando un Campus Virtuale in una ottica di long life learning e dando così pari impegno progettuale a tutto quel personale che tornato nelle proprie

sedi

dopo un corso

La SSPAL sta investendo sulle nuove tecnologie della formazione

di

formazione

con l’obiettivo di creare un modello che superi la visione del “corso”

ha la necessità

e costruisca un sistema formativo integrato nel quale l’attività d’aula

di “ritrovarsi”, di continuare

a

rappresenti solo uno dei tasselli di una attività didattica articolata fra strategie internet, disponibilità di materiali documentali, relazioni con altri enti ed istituzioni, attività di ricerca.

condividere esperienze

e

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vissuti lavorativi. E’ emerso infatti, al termine dei nostri corsi, dopo aver svolto una indagine in merito, che, l’apprendimento e il reperimento delle informazioni da parte di adulti altamente scolarizzati e professionalizzati, avviene come una vera e propria pratica sociale incentrata maggiormente sulla condivisione fra pari delle esperienze (comunità di pratica) sul confronto e sulla collaborazione in un ambiente dedicato. Rispetto alla struttura concettuale e ai servizi utilizzata fino ad oggi, il cosiddetto web 1.0, in cui l’approccio utente è di semplice consultazione (seppur supportata da strumenti di comunicazione asincrona) si è passa nel 2009 alla realizzazione e all’incremento di strumenti cosiddetti web 2.0 ossia strumenti web che incrementano l’interattività, in cui l’utente possa essere non solo fruitore dei contenuti ma anche autore o co-autore dei contenuti in una ottica di formazione, di aggiornamento ed impegno permanente. Affinché questa sfida abbia un vero ritorno di investimento e di piena soddisfazione per l’utenza si è previsto di accompagnare il percorso nei diversi ambienti virtuali dedicati utilizzando una squadra di professionisti di community che abbiano compiti specifici con obiettivi certificati con report mensili che permettano di riformulare la strategia per incentivare le iscrizioni al campus e la piena partecipazione e soddisfazione. Le figure previste sono: un tutor facilitatore di processi di apprendimento,che favorisca lo scambio e la condivisione , che assistente l’utente inesperto nel processo di scoperta degli strumenti, un esperto di contenuti che possa entrare nel vivo delle discussioni che si creano dei forum e nelle comunità di pratiche che possa leggere il fabbisogno formativo utilizzandolo come spunto per rilanciare discussioni e fornire approfondimento e fare da collegamento con docenti esperti, e un vero e proprio analista di comunità, esperto di modelli di comunicazione, che possa progettare il sistema di comunicazione più adeguato per le diverse finalità che si prefigge la comunità. Lo scambio e l’interscambio diventa un processo condiviso con tutti dove si perdono i ruoli e la dimensione di ciascun ruolo diventa uno snodo informale di produzione di stimoli,di risposte e di feedback. Questo processo di

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comunicazione che porta alla analisi e risoluzione di problematiche “importanti” come quella appunto della applicazione delle norme in contesti diversi trova riscontro in molti esperimenti sociologici.

Questi esperimenti, che trovano

conferma nella realtà formativa di cui la SSPAL si occupa, esplicitano che al crescere della complessità del compito, la struttura centralizzata (unico referente che raccoglie le informazioni e da feedback) si dimostra meno efficiente. Se il compito è davvero molto complesso, il singolo individuo è sopraffatto dal numero delle informazioni

e dalle responsabilità che la sua

posizione comporta. Se la struttura di comunicazione diventa circolare, tutti gli aspetti del compito vengono presi in considerazione, e la presa di responsabilità nell’applicazione è distribuita condivisa e consolidata da una pratica comune Considerando un principio sociologico di base ossia “ i componenti di un gruppo raggiungono una maggio estima gli uni degli altri quando comprendono che i guadagni del singolo dipendono dal contributo di tutti” (K.J.Gergen e M.M. Gergen – Psicologia sociale –Il Mulino 1996) La Scuola prevede inoltre di utilizzare uno strumento, classico in sociologia, che prevede l’analisi delle relazioni che si instaurano tra i membri del gruppo ossia la Social Network analysis I tutor con questo strumento avranno la possibilità di analizzare la struttura delle interazioni (scambi) avvenute all'interno della comunità virtuale, e grazie a questo monitoraggio in itinere, potranno intervenire direttamente nel processo di costruzione collaborativa, determinando l’adeguatezza dell’intervento effettuato e i suoi effetti nel tempo. Attraverso alcuni indicatori (la densità; la connettività; la coesione) il tutor potranno evidenziare alcuni momenti critici nelle dinamiche di gruppo, come l’isolamento, la catalizzazione dell'attenzione, i vari tipi di interazioni non reciproche, il grado di partecipazione e di socializzazione alla conoscenza dei discenti, in modo da tratteggiare una mappa delle modalità di interazione ed intervenire apportando i necessari accorgimenti. Inoltre, a queste analisi di tipo quantitativo, si affiancheranno analisi di tipo qualitativo, come potrebbero essere per esempio delle analisi semantiche dei

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contenuti scambiati tra discenti e discenti, o discenti e tutor durante l’attività di apprendimento online. Ma la vera diversità della funzione del tutor la si sperimenta proprio quando da questi modelli, si passa ad un quadro di formazione permanente online basata essenzialmente sulla creazione e il mantenimento di comunità virtuali di pratica. Quando, infatti, si passa da un lavoro sostanzialmente orientato alla gestione delle dinamiche puntuali degli individui e dei gruppi, ad uno specifico obiettivo che guarda ai risultati finali e non tanto solo ai processi e alle dinamiche didattiche, la rivoluzione copernicana della formazione è delineata: la forza delle comunità di pratica che la formazione a distanza può promuovere, non consiste unicamente nel loro valore di mero insegnamento, ma deve supportare tutti coloro che vi partecipano a raggiungere i loro obiettivi. Il motivo per cui si partecipa alla formazione è genericamente quello di apprendere nuove nozioni e nuovi comportamenti; il motivo per cui si partecipa alla comunità di pratica è invece quello di risolvere dei problemi operativi attraverso il confronto. In altre parole, pur rimanendo chiaro che la comunità di pratica è principalmente una comunità di apprendimento, e riconoscendo l’importanza delle dinamiche psicologiche formative come il cuore del processo di formazione, è altrettanto innegabile che la permanenza di tali comunità sulla Rete è garantita dall’operatività e dal raggiungimento di obiettivi reali, non simulati, che hanno a che fare con i meccanismi organizzativi nei quali i discenti sono immersi in quanto operatori o decisori. Ecco dunque che proprio con questo tipo di approccio, garantito e supportato dalle nuove tecnologie della Rete, la formazione si pone come strumento strategico per il supporto permanente al problem solving, alla presa di decisioni e al raggiungimento di obiettivi che non sono più quelli formativi, ma che

coincidono

con

gli

obiettivi

stessi

dell’individuo

all’interno

dell’organizzazione. Questo mix di competenze, che comprende la gestione manageriale di progetto (il social network manager), la capacità di sintetizzare i contenuti e trasformarli in azioni operative (il content manager della comunità), l’abilità a progettare percorsi di apprendimento aggiuntivi sulla base di quanto emerge

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dalla discussione è la base che consente di fare in modo che la comunità abbia le caratteristiche che servono a farla funzionare; in sintesi il tutor di nuova generazione deve essere in grado di far funzionare un comunità secondo questi principi: -permanenza: la comunità funziona se dura nel tempo, se non si “affloscia” dopo una partenza in cui tutti sono motivati, se diventa un’effettiva leva per il lavoro quotidiano, se costituisce un’alternativa credibile alle altre fonti informative, se gratifica e dà senso di appartenenza e identità all’individuo che vi partecipa -utilità: il membro della comunità di pratica è spesso un decisore. L’utilità della community, dunque, è tanto più forte, quanto più essa diventa un pezzo importante dei sistemi di supporto decisionale che aiutano i membri a mettere in atto strategie confortate da uno scambio continuo e da un confronto tra pari -concretezza: la comunità deve risolvere problemi operativi concreti, deve fornire valutazioni condivise di processi interpretabili, deve, a fronte di obiettivi definiti, porre in essere azioni scadenzate per il loro raggiungimento. -autorevolezza: il riconoscimento dell’autorevolezza della comunità dipende fortemente dalle competenze che essa esprime, dall’entità dei problemi risolti e dall’efficacia delle soluzioni proposte. In questo senso il “word of mouth” all’interno della categoria di pratica a cui si riferisce accredita la comunità. -piacere: la partecipazione alla comunità deve essere piacevole e divertente. Non basta l’utilità funzionale a farla decollare, ma ci deve essere anche una motivazione, sia essa identitaria o meramente di “svago”, per la quale l’individuo è portato ad usarla. Dunque appare ovvio sotto molti punti di vista che senza l’attribuzione di un valore strategico e primario ai meccanismi di formazione permanente volti a creare supporto continuo, a generare uno scambio quotidiano e a stabilire un automatico monitoraggio dell’evoluzione del sistema, le riforme avranno un’estrema difficoltà ad incidere nei meccanismi dell’amministrazione e di conseguenza nella vita dei cittadini.

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3. La formazione come strumento per l’attuazione delle riforme Ma c’è di più. La formazione e la crescita di una nuova classe dirigente ha un diretto riflesso sui meccanismi del consenso sul processo di riforme. Formazione e processi di partecipazione democratica, lo abbiamo visto, sono intimamente connessi e costituiscono due leve fondamentali e intercorrelate attraverso le quali passa la nuova modalità di comunicazione e di attuazione del

Riforma dello Stato in senso federale; attuazione del Titolo V

Necessità di creare una classe dirigente locale preparata, consapevole e in grado di gestire il cambiamento

Implementazione e attribuzione di un ruolo strategico centrale del sistema pubblico di formazione

Nuove tecnologie dell’informazione, Internet e Web 2.0 per lo sviluppo di sistemi formativi permanenti

E-democracy e partecipazione

Creazione del consenso sulle riforme cambiamento, soprattutto a livello locale. Anche in questo caso, è opportuno sottolineare che nella società dell’informazione la democrazia cambia aspetto, ma non nel senso che si crede: non si tratta infatti di sostituire una sorta di agorà telematica alla democrazia rappresentativa: questo non avverrà probabilmente mai data la complessità delle problematiche in gioco; tuttavia l’avvento della Rete crea una trasparenza sui processi amministrativi che non c’era mai stata in passato e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, non solo diventa ineludibile, ma per certi versi costituisce una necessità vitale delle amministrazioni che vogliano creare condivisione e consenso sulle proprie scelte. Ma la democrazia in Rete ha caratteristiche sue peculiari, i suoi tempi, le sue modalità, necessita di un’alimentazione continua, non è mai scontata nei

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suoi esiti. Non è facile da usare, non è uno strumento neutro: ma può essere al tempo stesso il più importante nel attuare un cambiamento profondo e definitivo nel amministrazione pubblica. Anche in questo caso la formazione ha un suo ruolo già scritto.

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