Utetbertimanutmurapadova

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UD11 ☛(c) DALLA CITTÀ AL TERRITORIO (IL TERRITORIO)☚ NOTA Questo scritto, con i necessari adeguamenti redazionali, è stato pubblicato come: Maurizio BERTI, La conservazione dei sistemi bastionati moderni: il caso di Padova. Interventi su un tratto di mura fra la barriera Saracinesca e il bastione Codalunga, in Giovanni Carbonara a cura di, Trattato di Restauro architettonico, Ed. UTET, vol. VIII, Torino 2004, pp. 992-996.

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Metodi per la conservazione dei sistemi bastionati moderni. Casi di studio e intervento a Padova Denominazione dell’opera: Tratto di mura fra la barriera Saracinesca ed il bastione Codalunga. Opere di manutenzione straordinaria. 1989 - 1997. Lotto funzionale A: lire 1.200.000.000 di cui lire 1.050.000.000 a base di gara e lire 150.000.000 per indagini geognostiche, controllo delle volte degli ambienti dei bastioni, controllo della vegetazione ruderale, rilevamento strumentale, documentazione fotografica, imprevisti ed I.V.A. Lotto funzionale B: lire 1.400.000.000 di cui lire 1.220.000.000 a base di gara e lire 180.000.000 quali somme a disposizione, da utilizzare come al lotto A. Progetto: M. Berti. Direzione dei Lavori: M. Berti, G. Bonetto, G. Martinoni, Comune di Padova, Ufficio Mura. Ditta esecutrice: Italsonda Spa, Napoli. Ricerche storiche ed archivistiche: G. Bresciani Alvarez, V. Dal Piaz, A. Verdi, G. Ivanoff, A. De Poli, M. Berti. Studio sulla vegetazione: G. Barbariol, Comune di Padova, Settore Verde Pubblico. Rilevamenti strumentali: Studio Be.Fa.Na., Venezia. Consulenza scientifica: G. Carbonara, Roma. Gli argomenti di metodo presentati si riferiscono prevalentemente alle opere di manutenzione straordinaria eseguite fra il 1989 e il 1997 su di un segmento di quattro chilometri delle mura moderne di Padova. Tuttavia l’argomento relativo alla conservazione delle strutture continue e dei relativi terrapieni, che pure è qui presentato, fa riferimento al bastione S. Croce, non compreso nel tratto murario considerato. Gli studi e i lavori condotti sopra questo bastione sono stati un vero e proprio laboratorio che ha reso possibile l’affinamento dei metodi descritti.

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Controllo della vegetazione infestante e opere di minimo intervento su un rudere di grande dimensione La vegetazione ruderale e il degradamento Gran parte dei fenomeni di degrado che interessano le mura di Padova sono riconducibili al venir meno delle funzioni utilitarie delle stesse mura e al disinteresse culturale dei cittadini. È stato osservato che con l'abbandono di

queste architetture prende avvio, anzitutto, la rovina di quelle porzioni che, per propria condizione materiale o strutturale, sono maggiormente vulnerabili all’azione ambientale. La vegetazione ruderale, oltre a smuovere con l’apparato radicale le compagini murarie, cela la degradazione naturale. Allo scopo di valutare periodicamente lo stato di conservazione di questo monumento ruderizzato è necessario, dunque, eliminare da esso la vegetazione spontanea. Nei ruderi di grande dimensione, quali possono essere i sistemi bastionati moderni, il controllo della vegetazione spontanea deve essere rigorosamente distinto dalle problematiche di carattere ambientale o paesaggistico. A Padova, in un contesto molto fravorevole alla vegetazione, ossia tra fosse, terrapieni e scoli d’acqua, e a seguito del prolungato abbandono dei luoghi si affermò, nell’opinione pubblica, l’idea che la vegetazione ruderale equivalesse al “verde pubblico”.

Fig. 1 Il perimetro delle mura moderne disegnato da Vincenzo Dotto nel 1623. Figg. 2, 3 Porta S. Giovanni (1528) e tratto di cortina. Nel 1992 dopo l’aspersione del prodotto devitalizzante e, nel 1993, dopo la rimozione della vegetazione disseccata. Figg. 5, 6 Bastione S. Prosdocimo (1530 - 32). Nel 1992 e, nel 1993, dopo la rimozione della vegetazione.

La manutenzione come primo atto di salvaguardia I lavori di manutenzione delle mura di Padova, eseguiti fra il 1989 e il 1997, furono preordinati mediante due progetti denominati, in modo esteso, "Straordinaria manutenzione, opere di diserbo della vegetazione infestante e opere murarie provvisionali. Attività preliminari al progetto di restauro". Le azioni avviate sulle mura, oltre al raggiungimento del primario scopo d'interrompere o di rallentare sensibilmente i processi di degrado in atto, sono state pensate come una condizione propedeutica a un eventuale successivo restauro. Ma in realtà si è visto che alcune semplici operazioni manutentive hanno reso inutile, in buona parte dello sviluppo

delle mura, più approfonditi susseguenti lavori di restauro, poiché le condizioni materiali dell'opera sono risultate ampiamente riabilitate.

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11 Figg. 7, 8, 9, 10, 11 Opera di individuazione, pulizia e riadesione delle sfoglie superficiali situate presso il bastione S. Giovanni. Non si è ancora stabilito quanto duri il ciclo di degrado che porta alla frattura verticale della camicia laterizia della cortina. La documentazione fotografica storica dimostra che tale condizione di instabilità può durare vari decenni. Tale grave fenomeno non sarebbe stato considerato se non si fosse provveduto, con la manutenzione straordinaria delle mura di Padova, ad una disinfestazione sistematica della vegetazione infestante. Il consolidamento vero e proprio è stato preceduto, come si vede, da un semplice preconsolidamento provvisionale.

15 La rimozione della vegetazione ruderale Il taglio delle alberature e degli arbusti è stato eseguito con sistemi meccanici e manuali, sino alle radici, quando queste fossero insinuate nella massa muraria. Per eliminare le radici di maggior diametro, la cui rimozione meccanica può comportare rischi per le murature, è stato iniettato, senza dispersione ambientale, un prodotto devitalizzante (tipo Glifosate). Il conseguente rinsecchimento delle radici ha reso poi agevole la ricucitura muraria. L’eliminazione delle essenze vegetali infestanti ed erbacee si è ottenuta mediante l’aspersione sulla massa fogliare d'un prodotto devitalizzante non inquinante (ancora tipo Glifosate ma in soluzioni molto blande). Successivamente è stata eseguita l’asportazione dei depositi vegetativi accumulati dall'azione del vento, operando in superficie manualmente; infine, un accurato lavaggio con acqua a bassa pressione. Il preconsolidamento provvisionale e localizzato Si tratta d'opere provvisionali e quindi temporanee - necessarie per potere svolgere le riprese fotografiche ravvicinate e le misurazioni per il rilievo - da lasciare, per quanto possibile, evidenti sì da facilitarne l'immediato riconoscimento nelle restituzioni fotografiche e fotogrammetriche. Nei casi di dissesto superficiale si è ricorso a vari e semplici sistemi rimovibili senza provocare alcun danno al monumento. Sono state contenute alcune porzioni di

Figg. 16, 17, 18, 19 Bastione Savonarola (1535). Ripresa della camicia con lo scopo di creare una sostruzione alla porzione di parapetto (fig. 17) sostenuta ormai solo dalla ceppaia di un fico. La ripresa è stata limitata al minimo indispensabile e tuttavia dà all’insieme un assetto statico risolto e durevole nel tempo. Si osservi la voluta inclinazione del margine sinistro dell’integrazione della camicia. L’inclinazione è stata adeguata alla linea dello spigolo fra fianco e faccia del bastione così come essa è percepita dalla pubblica via situata lungo il fianco. Con questo accorgimento l’impatto visivo dell’integrazione si armonizza con l’intero volume del monumento.

muratura con tavole di legno, reti metalliche o di materiale sintetico e stuccature leggere con impasto di facile rimozione. Il consolidamento statico Di norma i consolidamenti dei dissesti statici richiedono il soccorso di un attento lavoro d'ingegneria e l'adozione - quando indispensabile - di materiali e tecniche tecnologicamente avanzate: dalle resine e fibre sintetiche, agli acciai, ai conglomerati speciali. Tali consolidamenti, nel caso in esame, sono stati previsti limitatamente ai tratti in cui la muratura abbia subito sconvolgimenti di carattere eccezionale, come nel caso di bombardamenti, opere di mina o cedimenti fondali (bastione S. Prosdocimo, bastione Impossibile, bastione Moro I), ma non sono stati finora eseguiti. Nei consolidamenti diffusi sono stati applicate, invece, più comunemente le tecniche presenti nello stesso manufatto antico. Le categorie di opere più ricorrenti sono le

Figg. 20, 21, 22, 23, 24, 25 Procedure per la stuccatura delle sommità della cortina. Il diserbamento e l’asportazione dei depositi di terriccio, il lavaggio con acqua, le stuccature in profondità con graduazione della diluizione dell’impasto applicato in profondità (malta di calce idraulica) e le stuccature superficiali (malta di calce aerea). Le superfici sono state disposte in modo tale da agevolare lo scorrimento dell’acqua piovana.

riprese murarie della camicia della cortina e le stuccature superficiali con impasti compatibili appositamente formulati. Le stuccature sono state applicate sia sulla superficie del nucleo di calcestruzzo sia sulle parti in laterizio. L'impasto per le stuccature fu oggetto, in cantiere ed in laboratorio, di continue prove e sperimentazioni. Va detto che, potendo l'Ufficio Mura del Comune condurre sia la progettazione sia la direzione dei lavori (cosa sempre auspicabile nei restauri), la messa a punto delle più opportune miscele era già stata rinviata, dal progetto, al cantiere. Alla base dei primi esperimenti vi fu un'indicazione di massima della direzione dei lavori che stabiliva l'impiego di calce idraulica, calce aerea, cocciopesto e sabbia di granulometria consistente. Le proporzioni furono commisurate alla lavorabilità dell'impasto ed all'attenta osservazione degli effetti. Ma per rassicurare sul metodo di lavoro e i risultati ottenuti si è ricorsi alla consulenza scientifica del ‘Centro Gino Bozza’ del Politecnico di Milano. Il restauro Durante i lavori di straordinaria manutenzione possono rendersi necessarie alcune limitate operazioni di restauro a seguito dell'individuazione di particolari fenomeni di degrado accelerato, rilevabile soltanto dopo l'opera di diserbazione; e questo, infatti, è accaduto. E' stato individuato pertanto un quadro delle principali metodologie: a. conservazione totale ovvero preservazione della condizione documentale dei manufatti; b. ripristino di parti del manufatto, anche significative per resa estetica finale, al fine esclusivo di conservare porzioni del costruito antico in stato di avanzato degrado o d'incombente crollo; c. riassetto della muratura mediante la ricollocazione di materiali rovinati a terra ma

recuperabili (ad esempio, i conci del cordolo in trachite); d. reintegrazione delle lacune murarie, determinanti un contesto statico labile, mediante l'impiego della stessa tecnica antica ma utilizzando materiali contemporanei; e. miglioramento della tecnica antica laddove essa sia palesemente inefficiente. Ad esempio, è necessario impermeabilizzare la sommità dei terrapieni dei bastioni. L'acqua piovana, percolando attraverso i terrapieni, ha generalmente impoverito, quando non dissolto, il reticolo di malta delle volte degli ambienti dei bastioni o di quelle che raccordano i contrafforti, con il conseguente sfilamento dei mattoni; g. adeguamento funzionale, nel rispetto della compatibilità fra i valori del monumento e la destinazione d'uso prevista.

Strutture continue e terrapieni nei sistemi bastionati Quando nel 1989 furono parzialmente esplorati, liberandoli dal terrapieno, tre archi dei contrafforti tra un fianco e una faccia del bastione S. Croce, fu individuata una speciale patologia di degrado, riscontrata poi in molte altre parti delle mura. Si tratta del deterioramento progressivo delle strutture voltate dei contrafforti e delle casematte. In particolare l’apparecchio costruttivo dei contrafforti, con la particolarità dei vani strombati verso l’interno a favorire il contenimento della terra, risponde agli indirizzi della trattatistica militare del XVI sec. Tuttavia la trasformazione del primitivo parapetto in laterizio con uno più tardo in terra strutturata rese più vulnerabile l’assetto delle strutture in laterizio interrate. Per quanto riguarda l’interazione terreno-struttura muraria, appare evidente l’importante ruolo statico svolto dalle volte di collegamento fra i contrafforti. A distanza di oltre quattrocento anni dalla costruzione del bastione, come Giacomo Lantieri prevedeva nelle difese di terra, il terrapieno a ridosso della muratura delle facce si è

Fig. 26 Presenza accertata delle gallerie di contromina lungo il circuito delle mura di Padova. Le gallerie di contromina soffrono della stessa patologia qui descritta per i contafforti voltati e le casematte, ma con un’evoluzione più lenta del degrado. Figg. 27, 28 Volte dei contrafforti delle facce dei bastioni Moro II e del bastione S. Croce. Effetti di percolazione dell’acqua piovana. Fig. 29 Disposizione dei contrafforti secondo Girolamo Maggi e Giacomo Castriotto. Figg. 30, 31 Traccia del rivestimento sommitale primitivo del parapetto laterizio e Indagini sul successivo parapetto in terra del bastione Santa Croce.

ribassato per assestamento naturale nella proporzione di almeno un decimo dell’altezza del terrapieno stesso. Le volte costruite su terra hanno dovuto quindi (ovviamente ben prima che si raggiungesse la situazione di consolidazione attuale del terreno) svolgere la funzione di sostegno totale del parapetto e di tutti i carichi (anche quelli dovuti alle manovre e agli spari con i cannoni) ad esso applicati. Non si tratta quindi solo d’elementi di “chiusura” e di “confinamento del terrapieno, ma di robuste strutture che hanno svolto con successo rilevanti funzioni statiche. Quanto reca preoccupazione per la stabilità è la trasformazione del parapetto che, privato della copertura dei mattoni a spina di pesce e ricoperto di terra non sufficientemente impermeabile all’acqua, ha permesso l’avvio del processo di disfacimento delle tessitura muraria. Alcuni mattoni già sono caduti essendosi sfilati dall’intradosso. E questa purtroppo è una delle rare cause per cui avviene il collasso di un sistema voltato; così almeno c’insegna la disciplina del restauro.

Fig. 32 Ricostruzione schematica di un bastione secondo le concezioni dell’ingegneria militare nel terzo-quarto decennio del Cinquecento (elab. M. Berti) Figg. 33, 34 Bastione S. Croce, prima e dopo l’intervento di rimozione della vegetazione. Fig. 35 Appunti preliminari all’intervento sul bastione di S. Croce. Proposte per la stesura di una coltre di terra con funzione anche impermeabilizzante (elab. G. Carbonara). Fig. 36 Esito finale dell’opera di impermeabilizzazione delle superfici della sommità del parapetto del bastione S.

Croce. Malgrado gli approfonditi studi a disposizione e le argomentate proposte progettuali mirate alle conservazione integrale del bastione, la soluzione finale adottata per impermeabilizzare il parapetto denota la scarsa comprensione del monumento da parte degli operatori.

37 Fig. 37 Una delle schede di monitoraggio del sistema bastionato di Padova.

Conclusioni Il metodo della “manutenzione programmata” Il risultato più apprezzabile raggiunto durante i quindici anni in cui Padova ha mantenuto costanti iniziative per conservare e valorizzare le sue mura moderne è stato la messa a punto d’una metodologia d’intervento che rende possibile ad un’amministrazione pubblica locale dalle limitate risorse finanziarie, appunto il Comune, la custodia d’una architettonica complessa e antica di vaste dimensioni. Nel 1999 il Comune di Padova, per far fronte ai gravi oneri richiesti da tale monumento pensato e costruito, durante il Cinquecento, con le risorse di uno Stato, adottò il metodo della manutenzione programmata. Un metodo che richiede modeste risorse, ma che permette di ridurre drasticamente il degrado con interventi manutentivi minimali annuali e, allo stesso tempo, permette di procrastinare negli anni i singoli restauri secondo ben delineate gerarchie d’urgenze. Lo strumento principale di questo metodo sono le schede di monitoraggio che permettono il controllo costante dei 33 settori in cui è stata suddivisa l’intera cerchia muraria. Il programma basato su queste schede prevede un’estensione temporale di cinque anni.

Riferimenti bibliografici

M. BERTI, Spunti bibliografici sul tema delle volte. Il contributo della scuola padovana fra il Cinquecento e l'Ottocento, in Le volte in muratura fra tecnologia antica e tecnologia moderna, Padova 1989, pp. 15-18; M. BERTI, L'intonacatura delle murature nei sistemi bastionati cinquecenteschi, in "Scienze e Beni Culturali", Padova 1990, pp. 127-137; M. BERTI, Conservazione dei sistemi bastionati cinquecenteschi. Conservazione delle loro superfici in laterizio. Esperienze della città di Padova, in "Scienza e Beni Culturali", Padova 1992, pp. 677-689. G. CARBONARA, M. BERTI, La manutenzione programmata come forma di restauro: il caso delle mura di Padova, in "Materiali e Strutture", anno IV, n° 3, Roma 1995; G. CARBONARA, Bastioni S. Croce e S. Prosdocimo. Relazioni e metodi, Settore Edilizia Pubblica del Comune di Padova, 1993, 1996. G. MAGGI, J.CASTRIOTTO, Della fortificatione delle città, Venezia 1564; B. LORINI, Delle fortificationi, Venezia 1596; M.G. LANTERI, Duo libri del modo di fare le fortificationi di terra intorno alle Città, & alle Castella per fortificarle, Venezia 1559; G. LANTERI, Del modo di fare i forti di terra, Venezia 1559; G. BRESCIANI ALVAREZ, Gli interventi cinquecenteschi nella cinta muraria di Padova, in L’architettura militare veneta del Cinquecento, Vicenza 1980; F. RONZANI-G. LUCIOLLI, Le fabbriche di Michele Sanmicheli, Venezia 1831. M. SARTOR a cura di, Nuove inespugnabili forme diverse di fortificationi, Padova 1989. BASTIONE S. CROCE, lavori d’indagine e studio. Settore Edilizia Pubblica del Comune di Padova,1987, 1988, 1989, 1990. PROGETTO DI STRAORDINARIA MANUTENZIONE delle mura urbane per il tratto compreso tra il bastione Saracinesca e il bastione Codalunga. Opere di diserbo della vegetazione infestante e opere murarie provvisionali. Attività preliminari al progetto di restauro. Lavori raggruppati in due lotti funzionali A e B. Settore Edilizia Pubblica del Comune di Padova, 1989. SISTEMA BASTIONATO CINQUECENTESCO DI PADOVA. Programmazione degli interventi di manutenzione e di restauro. Suddivisione in 33 tratti principali con ripartizioni di secondo livello. Settore Edilizia Monumentale del Comune di Padova, 1999. PARCO DELLE MURA DI PADOVA. Programma strategico di manutenzione e restauro dell’intera cerchia delle mura moderne di Padova. Settore Edilizia Monumentale del Comune di Padova, 1999, 2000.

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