Udi Bissoni

  • October 2019
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  • Pages: 3
Noi donne dell’UDI pensiamo: E' positivo che oggi ci incontriamo perchè ciò avviene dopo una brutta pagina nei rapporti fra noi cittadine di questa regione e chi ci amministra anche con i nostri voti. Dagli articoli apparsi sui giornali (non solo su uno) che riferivano di un dibattito avvenuto in consiglio regionale siamo venute a sapere, che, nell'ordine: c'è un "protocollo di Forlì", gravissimo sotto tanti punti di vista. Che tale protocollo piace non solo ad alcuni consilieri, ma anche all'Assessore alla sanità della regione e che potrebbe essere esteso sempre restando al resoconto del dibattito consigliare. Segue la redazione di linee di indirizzo sulla 194, fatta da un gruppo tecnico ristretto ma privo dei più ampi coinvolgimenti che una materia di tale delicatezza e complessità comporta. MANCANZA DI CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE Siamo qui ora ma quanti passaggi sono mancati, quanta poca consultazione e partecipazione, in definitiva quanta poca democrazia. Questi temi toccano direttamente la salute delle donne, ma anche la loro libertà e diritto di cittadinanza in questo paese. CONSAPEVOLEZZA DEL NODO POLITICO Non ci sfugge il portato politico di quanto si agita attorno alla 194 , dovremmo essere sorde cieche da trent'anni per non avere capito che questo è un terreno di scontro fra poteri forti su cui si giocano anche equilibri politici. Per questo da trent'anni ci sobbarchiamo la fatica di difendere questa legge da attacchi diretti, e dalle premure e moleste attenzioni di chi sempre e comunque la vuole migliorare, meglio applicare ecc. E' bene che l'importanza di queste questioni, e la loro centralità nella vita delle donne non sfugga perciò anche a chi ci governa e ci amministra. PROTOCOLLO DI FORLI', LE DONNE E LE ISTITUZIONI, LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI Sapendo bene che il protocollo di Forlì è un'altra cosa rispetto alle linee di indirizzo che ora stiamo discutendo (meno distante da esse, tuttavia, di quanto si voglia far credere) torniamo un attimo lì. Prima di chiedersi, come qualcuno ha fatto, dove erano le donne quando tale protocollo è passato chiediamo noi dove erano le istituzioni amministrative e sanitarie che dovevano controllarne la congruenza rispetto alla legge 194. Alla prima domanda, dove erano le donne, rispondiamo che certamente erano fuori dall'informazione e consultazione attorno ai problemi che toccano direttamente la loro salute, perchè così si è voluto, chiudendo le gestioni sociali dei consultori. Da allora la partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla sanità, ormai aziendalizzata, è garantitita attraverso i comitati consultivi misti che mai, dico mai, riescono a trattare in tempi reali i veri problemi della salute dei cittadini. Alla seconda domanda dove erano le istutizioni di governo di questa regione deve rispondere l'assessore alla sanità, devono rispondere i distretti e quanti avendo responsabilità nella sanità locale non hanno impedito che passasse quel protocollo che viola apertamente la leggesu alcuni importanti principi che fra poco vedremo. 1

LE LINEE DI INDIRIZZO QUESTIONI DI FONDO : LA LORO UTILITA' LA VERA EMERGENZA E NON APPLICAZIONE Veniamo ora al merito delle linee di indirizzo Non c'è un'emergenza di IVG in Italianeanche se leggiamo i dati epidemilogici e statistici relativi alle donne straniere. L' emergenza riguarda invece un'obiezione di coscienza che risulta fasulla nel merito e molto vera invece negli scopi che sono quelli di bloccare la legge, renderne difficile l'applicazione. Queta è la nostra preoccupazione e dovrebbe essere anche di chi ha la responsabilità della salute pubblica PREVENZIONE DELL'ABORTO E PREVENZIONE DELLE INTERRUZIONI DI GRAVIDANZA L'interruzione di gravidanza è una scelta, un diritto che si può esercitare nei termini di legge, e quanto al suo contenuto intrinseco, non abbiamo difficoltà a definirlo un male minore che risponde ad una situazione grave, quale può essere una gravidanza o indesiderata o che per qualsiasi motivo, anche se desiderata non si può far continuare. Abbiamo dunque sempre detto che l'aborto è una sconfitta, un dramma, non un diritto, mentre l'interruzione di gravidanza in determinati casi, sì, quello è un diritto. Le nostre parole sono sempre state queste, confonderle significa non cogliere significative differenze e fare, come le linee di indirizzo molta confusione. Lo spirito e la lettera della legge 194 sono molto chiari nel definire i confini della prevenzione dell'aborto. Mai la legge confonde il "rimuovere le cause che potrebbero portare", con il concetto che invece pervade le linee di indirizzo di "prevenzione dell'interruzione di gravidanza", anticamera della dissuasione diretta. Dunque la prevenzione è quella contraccettiva per evitare gravidanze indesiderate, non di influire in modo preordinato ed iniziale sulla scelta della donna che richiede l'interruzione, così come invece disciplinato nelle linee di indirizzo che ci siamo trovate di fronte. Entriamo nello specifico: 1. pag. 1 e pag.2 la terminologia utilizzata non è coerente con il dettato normativo della L. 194 : “ prevenzione dell'IVG” deve essere prevenzione delle gravidanze indesiderate “ procreazione responsabile” deve essere “procreazione libera cosciente e responsabile” 2. pag. 3: viene dato all'ass. Sociale un ruolo primario a discapito di quello del medico cambiando il percorso, burocraticizzandolo a livello tale da non rendere + conveniente il ricorso al consultorio. I tempi di intervento si dilatano irrimediabilmente a discapito della salute della donna se si pensa che già attualmente le ivg vengono effettuate dopo la 11a settimana 3. nell'elencazione di pag.3 e 4 mancano i livelli di intervento e sostegno e supporto alle donne che abortiscono; 4. nella parte relativa all'assistenza sanitaria si parla di standard di qualità genericamente senza prevedere la presenza ad esempio di ginecologhe laddove ci sono straniere che per cultura e religione non si sottopongono al controllo del medico uomo; 5. chiediamo che sempre nella parte relativa all'assistenza sanitaria venga esplicitato che le informazioni immediate riguardino la contraccezione compresa la pillola del giorno dopo e le modalità di distribuzione, garanzia della prescrizione da parte di guardie mediche egaranzia dell'espletamento del pubblico esercizio delle farmacie; 6. sulle politiche di integrazione reclamiamo la partecipazione delle associazioni femminili e l'esclusione del volontariato che persegue la cd “cultura pro vita” e l'esclusione delle 2

associazioni che hanno statuti e azioni che non possono essere né formalmente né di fatto in contrasto con i fini della L. 194; 7. chiediamo che esistano dei criteri di accreditamento delle associazioni che verranno coinvolte validati da un tavolo concertativo regionale al quale chiediamo di partecipare, così' come chiediamo che i protocolli distrettuali vengano supervisionati dalla Regione con un comitato nel quale dovrà essere presente e coinvolto l'assessore alle pari opportunità e politiche di genere sia regionali che territoriali; 8. nella parte di attuazione di politiche di integrazione si identificano come interlocutori per gli interventi sociali concordati solo le associazioni laiche e cattoliche, lasciando fuori le ass di donne , le case per non subire violenza e le ass. di immigrate chiediamo che venga acquisito il dettato della 194 “ “collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”; 9. Al terzo paragrafo ove si parla della collaborazione con idonee formazioni sociali e associazioni di volontariato chiediamo di aggiungere che, a garanzia della gestione pubblica dei Consultori, debbono considerarsi soggetti esterni, che erogano servizi in accordo e dietro verifica dell'equipe consultoriale stessa sulla base del percorso individuale scelto dalla e con la donna. 10. per quanto riguardo il diritto al parto in anonimato rileviamo la formulazione preoccupante che laddove non ben regolamentata lascia spazio al c.d mercato dei figli anche qui chiediamo che nei percorsi formativi ed informativi rientrino anche le ass di donne e di immigrate. 11. sull'allegato che dovrebbe essere stralciato : rileviamo l'accanimento sanitario non necessario sulla donna alla quale deve restare la scelta con il medico della metodologia di intervento più consona per lei quindi illegittimo il suggerimento della riduzione drastica della anestesia generale; 12. non è previsto alcun criterio di mobilità del personale non obiettore che garantisca la continuità dell'assistenza 13. non è prevista alcuna politica di facilitazione nell'erogazione dei contraccettivi come la pillola del giorno dopo né della Ru486 14. la formazione deve rimanere appannaggio della regione in difetto coinvolgimento delle ass femminili e non chi ha per statuto finalità difformi dalla ratio della 194 15. è necessaria una differenzazione di percorso tra chi sceglie di effetuare l'ivg chi no e le immigrate non residenti 16. non è neppure nominata l'informativa sulle malattie sessualmente trasmissibili e l'informativa sulla contraccezione non può essere limitata ai giovani 17. chiediamo il rilancio dei consultori e di chiarire dove sono i finanziamenti 18. non è concepibile che i consultori non abbiano la possibilità di prenotare esami e visite necessari senza “passare” dal CUP . UDI di BOLOGNA, MODENA, FERRARA, RAVENNA

via Castiglione 26Tel, 051.232313- fax 051236849 [email protected] www.udibologna.altervista.org 3

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