3.6.2 Strategie di privatizzazione Per una discussione sulle strategie di privatizzazione delle società fieristiche tedesche dobbiamo innanzitutto dividere le cosiddette forme di privatizzazione formali da quelle materiali. ●
Con privatizzazione formale (privatizzazione delle organizzazioni) si intende il
passaggio di compiti pubblici a una società di diritto pubblico, che da parte sua completamente o in prevalenza si trova in mani pubbliche (cfr. Fettig/Späth 1997, p. 32). Qui non si tratta di una “vera” privatizzazione, perché l'influenza della mano pubblica né giuridicamente, né finanziariamente o di fatto viene ridotta. Si tratta qui piuttosto di una ristrutturazione entro settori pubblici che non va a toccare la ripartizione dell'esecuzione di prestazioni tra pubblico e privato (cfr. Steinheuer 1991, p. 11). Questo è vero attualmente per tutte le grandi società fieristiche. ●
Si può parlare di una privatizzazione materiale (o di una privatizzazione in senso
stretto) se un'impresa viene venduta a investitori privati completamente e incondizionatamente, cioè si verifica un passaggio di competenze, responsabilità ed esecuzione di prestazioni, dal pubblico al privato. (cfr. Erdmeier 1998, p. 20 segg.). Spesso comunque il venditore pubblico si riserva contrattualmente l'obbligo di garantire certi obiettivi e così viene ridotto il diritto di disponibilità del privato (per esempio il divieto di vendita a terzi entro un certo periodo, la garanzia dei posti di lavoro (cfr. Erdmeier 1998, p. 20 segg.) o il divieto di realizzare allestimenti fieristici all'estero). Con società fieristica privatizzata si intende di seguito un'impresa privatizzata materialmente e che è libera da influssi statali. La pianificazione, organizzazione e la realizzazione di allestimenti fieristici da una parte e la gestione di uno spazio fieristico con i relativi padiglioni dall'altra sono due compiti totalmente diversi (cfr. Späth 1997, p. 69). La percezione che questi due compiti siano uniti è stata condizionata storicamente nelle società fieristiche e si è conservata per decenni. Nella presente discussione sulla adeguata reazione dell'economia fieristica alle mutate condizioni generali per il superamento delle nuove sfide, si parla spesso della privatizzazione55 delle società fieristiche come della “via del re”. Per questo si considera la divisione delle tradizionali società fieristiche tedesche in società patrimoniali e di gestione un presupposto necessario (cfr. Hagemeier/Stoeck, 21.01.2003, p.B3; Gottlich 14.12.2001, p. WR 1; Sturm 26.02.2002, S. V3/1, 25.02.2003 p. V2/15). Tuttavia le chance connesse ad una divisione delle società patrimoniali e di gestione vengono discusse in modo estremamente controverso, per quanto riguarda gli sviluppi
futuri delle società fieristiche tedesche. In conformità a questo il sondaggio Delphi-fiere ha sottoposto agli esperti del settore, per una valutazione, chance e rischi. Di seguito vengono descritti e ordinati i punti forti e deboli, le opportunità e i rischi di una divisione tra società patrimoniali e di gestione in relazione a una possibile privatizzazione. I risultati delle valutazioni degli esperti vengono riportati nella parte pratica. Una divisione tra società patrimoniali e di gestione viene descritta come premessa necessaria per la privatizzazione delle società fieristiche. Con una divisione tra società patrimoniali e di gestione tuttavia è verosimile che il proprietario della società immobiliare dello spazio debba affittare a un prezzo maggiore (cfr. Späth, p. 69). Poiché, in seguito, ad affittare lo spazio sarebbe una società di capitali pubblica, ci sono da aspettarsi problemi con i sorveglianti EU sulla concorrenza, poiché finora la sovvenzione indiretta a una sovvenzione pubblica veniva nascosta (cfr. Schnitzler 2003, p. 64). Così indirettamente viene compromesso il desiderato raggiungimento delle rendite indirette dell'economia regionale. ______________________ spesso il tema della privatizzazione è accompagnato da posizioni violentemente separate tra sostenitori e critici. Gli argomenti delle due posizioni sono molteplici. L'unica opinione unanime nella discussione sulla privatizzazione, pare essere la constatazione che finora non c'è alcuna teoria definitiva. Tuttavia c'è una serie di affermazioni teoriche che in complesso sostengono di base una privatizzazione (cfr. Siegmund 1997, p. 62), tuttavia Erdmeier distingue vari tipi di discussione sulla privatizzazione, secondo i quali una privatizzazione viene giudicata in modi diversi. • Discussioni politiche sulla privatizzazione: secondo l'ordinamento politico la privatizzazione di imprese pubbliche è di base compatibile con l'economia di mercato sociale e si lascia perfino modificare da questa. Da un punto di vista politico sulla concorrenza, le imprese pubbliche possono essere soddisfacenti o dannose: sono soddisfacenti se vengono utilizzate come strumento di intervento contro condizioni monopolistiche di mercato, per proteggere i consumatori, sono dannose perché mettono dei vincoli alla libera concorrenza. Da un punto di vista di politica sociale la privatizzazione è da considerare ambivalente. Mentre i datori di lavoro pubblico offrono degli alti standard sociali e sicurezza di occupazione, una privatizzazione porta per lo più alla riduzione delle agevolazioni sociali. Inoltre si può osservare una riduzione a breve dei posti di lavoro. • Discussioni economiche sulla privatizzazione: da un punto di vista economico aziendale si propone una privatizzazione per arrivare a una produzione a costi più vantaggiosi. Il criterio principale di efficienza da un punto di vista completamente economico è l'efficienza della allocazione. Per garantire una grande efficienza nella allocazione è necessaria una concorrenza intensiva. Nel caso di fallimento del mercato esiste comunque la necessità di un intervento statale (cfr. inoltre Erdmeier 1998 cap. 2, dove questa conclusione viene trattata esaurientemente) 55
3.6.2.1
Privatizzazione delle società patrimoniali
La privatizzazione dell'affare degli allestimenti viene visto finora come improbabile. Quasi tutti gli spazi fieristici, anche su scala mondiale, vengono sovvenzionati in una forma o l'altra (Hagemeier/Stoeck 21.01.2003, p. B3). Per esempio all'estero molte fiere vengono commercializzate da società di gestione, che si trovano nelle mani di città,
società immobiliari o associazioni e camere. I meccanismi di mercato qui funzionano dunque spesso solo in maniera limitata (cfr. Goschmann 25.02.2003). Ma da una certa dimensione una “società fieristica globale” non può essere privatizzata con successo, poiché i prezzi raggiunti dalla commercializzazione di superfici per stand, non coprono i costi totali per la gestione degli spazi fieristici (cfr. Hagemeier/ Stoeck 21.01.2003, p. B3; Berliner Morgenpost 29.08.2002, p. 7; SM 2000). Anche la discussione sulla costruzione di nuovi spazi fieristici e le somme da investire che verranno rese note, rendono chiaro che gli spazi fieristici attualmente non possono essere finanziati dagli utili correnti delle aziende fieristiche. “ Uno spazio fieristico di media grandezza tra i 60.000 e i 100.000 metri quadrati può a malapena essere costruito per meno di 500 milioni € fino a 1 miliardo €. E inoltre le misure infrastrutturali come strade e parcheggi non sono qui calcolate” (Goschmann 25.02.2003). Tuttavia se i ricavati della locazione e dell'affitto salgono, dato che la Fiera si sviluppa complessivamente in maniera positiva, l'acquisto di una quota di partecipazione potrebbe diventare sul lungo periodo interessante anche per investitori privati (cfr. Berliner Morgenpost 29.08.2002, p. 7). Se l'affare dei padiglioni fieristici si potesse privatizzare, così pronostica Späth (1997, S. 69), la cosa cambierebbe. “... i locatori dovrebbero combattere l'uno con l'altro ad ogni manifestazione con grossi finanziamenti, danno in locazione i loro spazi a settori estranei, oppure si uniscono in una specie di agenzia di intermediazione degli spazi, una “Spazi Fieristici Germania GmbH”. Tab. 13: SWOT-Analyse Besitzgesellschaften
3.6.2.2
Privatizzazione delle società di gestione
La società di gestione – e qui gli esperti sono concordi – potrebbe passare in mani private dopo una divisione in società di gestione e società patrimoniale. I maggiori margini di guadagno da organizzatori ospiti, che pagano solo il prezzo della locazione e non devono sopportare alcun costo di infrastrutture, documentano che gli allestimenti stessi potrebbero essere altamente proficui (cfr. Hagemeier/Stoeck 21.01.2003, p. B3; Gottlich 14.12.2001, p. WR 1; Sturm 26.02.2002, S. V3/1, 25.02.2003 S. V2/15). Ciò offre una serie di opportunità. Se si sviluppa meglio l'affare degli allestimenti per mezzo di investitori privati, ne guadagna anche la mano pubblica. Allo stesso tempo si ottiene una maggior trasparenza dei costi e il bilancio viene sgravato dagli investimenti necessari per il portfolio degli allestimenti.(Berliner Morgenpost 29.08.2002, p. 7).
Con una maggior flessibilità nell'acquisizione di capitale e una maggior indipendenza nel posizionamento a seguito di una massimizzazione del guadagno (non più la massimizzazione delle rendite indirette) (cfr. tab. 5) sussiste tuttavia il rischio del trasferimento di certe manifestazioni fieristiche all'estero. I pericoli di un trasferimento di fiere all'estero potrebbero essere esclusi contrattualmente, tuttavia in questo caso non si tratterebbe più di una privatizzazione in senso stretto, perché c'è anche la possibilità di influenza da parte della mano pubblica. Una separazione tra società di gestione e patrimoniale da sola – come ha per esempio realizzato la Fiera di Colonia - non porta alcun miglioramento nei profitti (cfr. Schnitzler 02.01.2003, p. 63). Späth (1997, p. 69) nota che un miscuglio di accentramento dell'ubicazione e un tema distributivo mondiale porta a dei conflitti di interesse insuperabili. Egli pronostica che con la divisione dei compiti, le società fieristiche non possono più agire quali monopolisti regionali in quanto proprietari di spazi fieristici, ma solo come offerenti tra molti. Le loro migliori competenze potrebbero essere offerte in futuro come vantaggi concorrenziali, tuttavia egli si aspetta che anche qui la legge del mercato divida i migliori dai peggiori e che il mercato si consolidi. Infine questo cambiamento strutturale potrebbe creare dei grandi ed efficienti organizzatori internazionali, ai quali potrebbe riuscire perfino la cooperazione con società private. Tab. 14: SWOT-Analyse Betriebsgesellschaften
3.6.2.3 Riepilogo
Le decisioni come pure la realizzazione di una separazione tra una società d’impresa e una società patrimoniale con lo scopo primario di una privatizzazione delle attività aziendali è un processo politico nel quale si devono prendere in considerazione molti diversi attori e interessi. Dalle grandi società fieristiche tedesche viene rifiutata la privatizzazione secondo un sondaggio del 1999 (o.v. 1999°, S. 31f). L’Assia e la Bassa Sassonia al contrario vogliono vendere le loro quote regionali. A Berlino l’attività operativa è passata, per mezzo di una società affiliata della Fiera di Berlino e del gruppo Reed, in gran parte a Reed (cfr. Goschmann 25.02.2003).
In sostanza dall’esame approfondito si deduce che, con una separazione tra società d’impresa e di capitali, le imprese sarebbero preparate a una possibile privatizzazione. Per mezzo di alcuni contributi a certe manifestazioni, che verrebbero chiaramente identificati come tali, si aumenta la trasparenza dei costi. Così potrebbe essere più facile
per gli investitori potenziali valutare l’effettivo rendimento delle aziende fieristiche56. (cfr. Hagemeier/Stoeck, 21.01.2003, S. B3; Berliner Morgenpost 29.08.2002, S. 7).
3.5.3
Strategie di cooperazione
La cooperazione tra i vari concorrenti o altri partner offre la possibilità di garantire la posizione dell’impresa fieristica sul mercato (cfr. Huber 1994, p. 161). L’unione di forze nell’economia fieristica può essere significativa sia sul territorio nazionale che all’estero. Di base si potrebbe separare la cooperazione delle aziende fieristiche, che hanno lo scopo di entratura sul mercato, da forme di collaborazione per raggiungere effetti di sinergia. Cooperazione all’estero Se un’azienda fieristica ha deciso di entrare sui mercati esteri in via di sviluppo, questo avviene tra l’altro (cfr. Tab. 12) con la cooperazione con società fieristiche del posto, con una collaborazione con altre società fieristiche o con una collaborazione con associati. __________________________ 56 “ Un investitore privato vuole avere la sicurezza di una rendita tra il sei e l’otto per cento… e questa sicurezza non gli può essere garantita da nessuna Fiera tedesca (cfr. Gering zit in: S.M.2000)
Le forme di collaborazione con aziende fieristiche in loco sono svariate e possono andare da una semplice cessione di spazi fieristici contro un compenso pattuito, a una cooperazione intensa con pubblicità comune, fino a una cessione del know-how collegato alla progettazione fieristica. Una collaborazione con concorrenti esteri si presta particolarmente con l’esportazione di fiere realizzate con successo in altre regioni economiche. Mentre la società residente mette a disposizione una dettagliata conoscenza del mercato e del territorio fieristico, la società esportatrice porta con sé un importante know-how fieristico (cfr. Huber 1994, p. 161).
Ulteriori partner per la cooperazione interna ed estera sono i partecipanti alla fiera e le associazioni. Sulla base del tipo di servizi delle fiere, che richiede una intensa cooperazione tra le aziende fieristiche, espositori e visitatori, la collaborazione con l’esame del rendimento trova un posto di eccezionale importanza (cfr. Huber 1994, p. 161 e segg.)
Cooperazione sul territorio nazionale
Finora la maggior parte delle collaborazioni tra aziende fieristiche tedesche si è verificata sotto forma di una collaborazione all’estero. Sul territorio nazionale domina quella guerra tra fiere, più volte citata, per cui in questa relazione si parla copiosamente della cosiddetta “coopetizione” (cooperazione all’estero e concorrenza in patria).
Secondo Huber, come cooperazione tra le aziende fieristiche si potrebbe avere una collaborazione nell’ambito della pubblicità comune, del procacciamento di informazioni, degli acquisti come pure per certe attività di vendita (cfr. Huber 1994, p. 162). Una collaborazione sul terreno della politica del prodotto sarebbe difficile a causa dei conflitti di interesse latenti tra la aziende fieristiche partecipate e azionisti interessati a rendite indirette. Una cooperazione tra concorrenti europei o nazionali rimane per adesso da escludere, in modo che solo le aziende fieristiche possono affermarsi (cfr. Huber 1994, p. 161). Nonostante questo comportamento rimane tuttavia una quantità di sinergia potenziale inutilizzata, che potrebbe rinforzare a lungo termine la posizione concorrenziale delle aziende fieristiche tedesche. Di ciò approfitterebbero anche le singole regioni. Per esempio per quanto riguarda gli allestimenti, per mezzo di una collaborazione tra Fiere con spazi vicini, si potrebbero livellare i costi di rinnovamento o di nuove costruzioni di padiglioni fieristici. Il rimanente denaro potrebbe essere utilizzato per altri investimenti orientati al futuro.
Potenziale di cooperazione allargato ad altri settori
Il potenziale di cooperazione allargato ad altri settori si ritrova per esempio nei cosiddetti concetti di vendita incrociata. La domanda di come i potenziali clienti possano sfruttare altri prodotti, ha ricevuto finora poca attenzione (cfr. Rättich 2003, p. 617). Con il presupposto della elaborazione di temi simili, esiste specialmente tra le Fiere e le Case Editrici un notevole potenziale di cooperazione. Riunendo domanda e offerta per costruire un mercato concreto, si perseguono obiettivi simili. Dalla parte dell’offerta gli espositori corrispondono agli inserzionisti, dalla parte della domanda essi sono visitatori e lettori. Potenziali sinergici possibili e utilizzabili potrebbero essere lo scambio dei dati dei visitatori e dei lettori, ricerche di mercato comuni o un sistema informazioni sui clienti. (cfr. Hestermann/Morawietz 2003, p. 592 e segg.).
3.6.4
Riepilogo
potenziato di
Riassumendo si può affermare che, di tutte le strategie discusse ultimamente, la struttura della proprietà giuridicamente pubblica delle grandi aziende fieristiche tedesche porta a far sì che le strategie non vengano seguite fino in fondo. L’ostacolo primario a questo può essere definito come l’orientamento delle aziende fieristiche tedesche. Dal principio dell’ottimizzazione della rendita indiretta nella propria zona si possono derivare tutte le decisioni strategiche. Da quanto sopra deriva il rischio che la gestione delle fiere non si adegui concretamente e velocemente a sufficienza alle variate condizioni generali per una gestione delle fiere più internazionalizzata. Perciò è possibile che la politica delle iniziative dell’impresa necessarie a breve nella propria regione non fruttino sul lungo periodo o addirittura possano avere degli svantaggi. Pertanto si dovrebbe porre lo sviluppo della gestione fieristica in altre regioni del mondo. Perciò è possibile che la politica delle iniziative dell’impresa, necessarie a breve nella propria regione, non fruttino sul lungo periodo o addirittura possano avere degli svantaggi. Pertanto si dovrebbe porre lo sviluppo della gestione fieristica in altre regioni del mondo, perché se la propria nazione non partecipa a questo sviluppo, fra l'altro il momento potrebbe essere già passato, potrebbe però aver posizionato e stabilito se stessa nei nuovi mercati.
3.7
Bilancio intermedio
Le fiere sono già da lungo tempo parte della cultura economica europea e in particolare di quella tedesca. Quindi l'immagine della continuità è un considerevole vantaggio della piazza fieristica tedesca sulla concorrenza. Lo scenario fieristico decentralizzato è stato caratterizzato dall'astensione della politica economica del governo federale (cfr. Busche 1992, p. 77; Kresse 1997, p. 103). A causa di questo scenario fieristico policentrico si sono poste le basi per una concorrenza intensa tra le grandi aziende fieristiche, da ciò tuttavia nessuna delle grandi aree fieristiche è emersa come leader del mercato, molto più si sono sviluppate le quote di fiere internazionali, che sono state subito distribuite (cfr. Huber 1994, p. 175). La forte concorrenza richiede una differenziazione nei confronti di avversari quasi alla pari. Dall'intensità della competizione risulta però anche il rischio di una concorrenza rovinosa, che può concludersi con una frantumazione delle fiere e una sovrapposizione delle tematiche. Inoltre le aziende fieristiche devono difendersi sempre più efficacemente anche contro nuovi concorrenti, per esempio dall'estero, aziende fieristiche private o altri sostituti fieristici. (cfr.. Heil 1966, p. 44-57; Borstel 25.01.2002a p. 6; Ziegler 1990, p. 105119; Kresse 1997, p. 102).
Se le aree fieristiche tedesche non reagiscono adeguatamente alle mutate condizioni generali del 21. secolo, c'è il pericolo che perdano la loro posizione dominante nello scenario internazionale. Ciò non ha soltanto un influsso negativo sul settore fieristico, ma anche per le regioni interessate al settore.
Per poter controllare bene questo cambiamento, è necessario che da parte degli attori dell'economia fieristica venga fatta una valutazione il più possibile realistica degli sviluppi attuali e futuri del mercato fieristico nazione e internazionale. Solo sulla base di una analisi onesta delle forze e debolezze e delle possibilità e dei rischi attuali e futuri si possono sviluppare delle strategie adatte per l'economia fieristica. In conformità a queste strategie orientate al futuro, anche i piani d'azione, conformi a uno sviluppo economico dinamico si devono orientare alle nuove esigenze.
4
Ipotesi principali per la parte empirica dell'analisi
I capitoli precedenti non forniscono alcuna conclusione finale sullo sviluppo futuro dell'economia fieristica in Germania e sul suo significato economico regionale. Sullo sfondo della discussione teorica non si può dare una risposta definitiva alla domanda se le Fiere sono ancora un strumento di sviluppo economico attuale. Tuttavia dalla conoscenza teorica si possono formulare delle ipotesi di massima, il cui esame possa fornire una risposta precisa alle linee di sviluppo e alle argomentazioni connesse.
Ipotesi A: l'economia fieristica in Germania si trova alla fine del ciclo vitale del settore. Di conseguenza si riduce la rendita economica regionale indiretta dalle fiere per le singole città fieristiche tedesche, come pure per la Germania in genere come ubicazione fieristica!
L'aggravamento della situazione concorrenziale, la costruzione eccessiva, lo spostamento del mercato dei venditori a quello dei compratori, la differenziazione dei desideri dei clienti e l'internazionalizzazione dei rapporti concorrenziali nell'economia fieristica tedesca sono segni di un mercato che si trova nella fase matura del suo ciclo vitale e che si può considerare ormai saturo. (cfr. Heckmann 2003, p. 225). In seguito ai processi di trasformazione economica si giunge allo spostamento delle attività fieristiche in regioni che aspirano allo sviluppo. Con l'internazionalizzazione sono diminuiti gli effetti
dell'economia fieristica primari e secondari nelle singole città tedesche e per la Germania in generale come zona fieristica. A conferma di queste ipotesi gli esperti fieristici hanno presentato varie dichiarazioni sul futuro significato delle fiere in Germania come pure sullo sviluppo economico fieristico in alcune regioni selezionate a livello mondiale.
Ipotesi B: è probabile che rilevanti sovvenzioni per l'economia fieristica non vengano accolte. Il rifiuto di sovvenzioni ha un effetto negativo sullo sviluppo dell'economia fieristica in Germania!
Sullo sfondo dell'attuale politica federale e regionale del risparmio, le sovvenzioni in generale e queste in particolare si trovano sul banco d'esame della politica. Esiste il pericolo che le sovvenzioni all'economia fieristica vengano cancellate. Inoltre è possibile che, a seguito di un divieto di sovvenzione europeo, venga proibito alle regioni e ai comuni di partecipare all'affare dei padiglioni. Da un rifiuto di sovvenzioni derivano effetti negativi per lo sviluppo dell'economia fieristica in Germania.
Ipotesi C: l'attuale struttura di capitale propria delle grandi società fieristiche tedesche porta a delle reazioni non ottimali in vista delle variazioni attuali e future nel settore fieristico nazionale e internazionale.
Il cambiamento delle condizioni generali dell'economia fieristica e l'aggravamento della situazione concorrenziale richiedono rapide reazioni da parte delle società fieristiche in questo processo. La grande flessibilità delle società fieristiche senza aree fieristiche permette a queste società di organizzare delle manifestazioni dove c'è anche da aspettarsi uno sviluppo dell'economia fieristica, senza che ci sia una situazione concorrenziale alle proprie manifestazioni da dover affrontare, come in patria. Tuttavia il denaro necessario per le attività estere è in conflitto con gli investimenti motivati dall'economia regionale di pubblica e giuridica proprietà. A conferma dell'ipotesi gli esperti hanno presentato varie relazioni per valutare gli influssi della struttura attuale specifica del capitale, in vista dello sviluppo futuro dell'economia fieristica tedesca.
Le ipotesi principali verrano esaminate a fronte di concrete ipotesi parziali nel capitolo cinque. Per un accertamento scientifico dei risultati
si verificherà la validità della
letteratura e di relazioni di esperti non ancora chiarite sui fattori e i processi influenti sull'economia fieristica. In combinazione con le previsioni di esperti
sul futuro
dell'economia fieristica in Germania si possono in seguito dedurre e precisare i termini dell'importanza di questi sviluppi e delle loro implicazioni per la promozione economica.
5
Il futuro dell'economia fieristica in Germania – valutazione e prognosi degli sviluppi più rilevanti dell'economia regionale
Il sostegno dato alle società fieristiche tedesche dalla mano pubblica per l'attuazione di fiere sopra-regionali, rende queste fiere uno strumento per l'incremento economico di regioni e comuni.
Per uscire da una visione di sviluppo economico regionale,
la
conoscenza dell'effetto futuro sull'economia regionale da parte di fiere sopra-regionali è una premessa necessaria. Per ottenere le informazioni sull'importanza della futura economia regionale, vengono verificate di seguito in maniera sistematica le ipotesi esposte nei capitoli precedenti, sulla base di ipotesi parziali messe a confronto.
Dapprima vengono esaminate in profondità le cause dello sviluppo stagnante o in regressione dell'economia fieristica come pure le ipotesi per la valutazione dell'effetto dei fattori di influenza selezionati, sulle rendite economiche regionali indirette.
In un
secondo passo vengono pronosticati la futura importanza degli strumenti di marketing, delle fiere nazionali e estere come pure lo sviluppo dell'economia fieristica in regioni selezionate. Da ciò si possono già vedere le conclusioni finali sul significato futuro sull'economia regionale di fiere sopra-regionali in Germania. Queste previsioni generali sull'internazionalizzazione dell'economia fieristica dovrebbero venire concretizzate con la previsione di decisioni strategiche importanti per l'economia regionale da parte delle società fieristiche tedesche. Sulla base della prognosi di condizioni generali selezionate, in un passo successivo queste condizioni generali vengono variate e si fa un abbozzo di scenari futuri per lo sviluppo dell'economia fieristica. Quindi dal quadro dell'economia fieristica in Germania vengono ordinati sistematicamente i principali processi positivi e negativi dell'economia regionale e le conseguenze che questi sviluppi comportano per l'importanza delle fiere per l'economia regionale. L'analisi e la discussione delle implicazioni per lo strumento dei sostegni economici alle fiere sopra-regionali formano il capitolo finale.
I capitoli seguenti si basano sulla valutazione del sondaggio Delphi a due livelli. La valutazione di questo Delphi-fiere mostra che gli esperti si orientano regolarmente verso la risposta data al secondo giro alla domanda ripetuta di nuovo, rispetto ai risultati del
primo giro. Così si vede chiaramente come caratteristica generale del secondo giro di domande, che le risposte mostrano una chiara tendenza in direzione del modus del primo giro. Di seguito vengono presentati i risultati sia del primo che del secondo giro Delphi. Vengono analizzati, discussi e interpretati però solo i risultati finali del secondo giro del sondaggio, che mostra una serie di 71 dati. Dato il campione ristretto raramente le analisi statistiche arrivano a produrre risultati significativi. Poiché non si poteva documentare una normale suddivisione degli item esaminati del test Kolmogorov-Smirnov, non si possono utilizzare di seguito i cosiddetti test non parametrici (cfr. presentazione dettagliata delle azioni metodiche e statistiche nel capitolo 2).
5. 1 Valutazione dei fattori principali dell'economia fieristica e loro significato per l'economia regionale
5.1.1 Motivi dello sviluppo da stagnante a calante in Germania
L'attuale sviluppo da stagnante a calante dell'economia fieristica in Germania si deve a numerosi processi. Nei capitoli precedenti sono state raccolte le diverse e a volte molto discusse cause. Nel contesto del sondaggio Delphi sono state formulate come ipotesi cause discutibili, per farle convalidare da esperti in campo fieristico. Il quadro mostra che gli influssi congiunturali e l'incremento della concorrenza sul territorio nazionale vengono confermati come causa per l'attuale sviluppo, mentre la struttura della proprietà delle grandi fiere tedesche come pure l'aumento della digitalizzazione non vengono generalmente considerate come cause per lo sviluppo attuale nel settore fieristico tedesco. La valutazione della scarsa cooperazione delle piazze fieristiche come pure l'aumentata globalizzazione viene giudicata generalmente come neutra.
Abb. 31: Bewertung der Gründe für die derzeitige stagnierende bis rückläufige Entwicklung der Messewirtschaft in Deutschland
Abb. 31: Bewertung der Gründe für die derzeitige stagnierende bis rückläufige Entwicklung der Messewirtschaft in Deutschland
Influssi congiunturali
Circa l'84% degli esperti fieristici giudicano gli attuali influssi congiunturali come una causa dello sviluppo da stagnante a calante del settore fieristico in Germania. Così il 48% è completamente d'accordo con le affermazioni e il 37% quasi completamente. Soltanto il 10% circa degli intervistati riconduce gli attuali processi economici fieristici a influssi congiunturali.
Nel capitolo 3.2.2.1 non si è potuto dimostrare in via teorica alcuna dipendenza evidente tra lo sviluppo congiunturale in Germania e gli sviluppi nell'economia fieristica. Nonostante ciò la maggioranza significativa degli esperti fieristici identifica la cattiva situazione congiunturale attuale come una causa inequivocabile dello sviluppo da stagnante a calante dell'economia fieristica tedesca. Certamente non si può in questo luogo dimostrare la forza di una connessione tra lo sviluppo economico generale e quello fieristico, e questo diventerà in particolare sicuramente dipendente dal settore, tuttavia questo sondaggio mostra che una cattiva situazione congiunturale come minimo influenza le aspettative negative riguardo allo sviluppo dell'economia fieristica in Germania. Così gli esperti fieristici mettono in evidenza che queste cattive aspettative si rispecchiano soprattutto nel budget del marketing degli espositori, che di nuovo va a pesare sul settore fieristico. Da ciò consegue il pericolo, per il settore fieristico tedesco, che questo effetto negativo si rinforzi ancor più, dato che le fiere, che non sono più lo specchio dei loro settori – poiché mancano precisi e rilevanti attori del settore - perdano attrattiva per altri espositori e visitatori. A medio termine esiste il rischio, che altre fiere affini o concorrenti dirette si stabiliscano in altre regioni in via di sviluppo e sottraggano altri espositori.
Aumento della concorrenza a livello nazionale
Oltre la metà degli intervistati (55%) giudica l'aumento della concorrenza a livello nazionale come causa pertinente dello sviluppo da stagnante a calante in Germania. Circa il 22% danno una valutazione neutrale. Quasi il 9% è completamente d'accordo con l'affermazione, il 46% abbastanza.