Sviluppo Sostenibile - 081-092

  • November 2019
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LA RETE ECOLOGICA

Servizio Parchi e Risorse Forestali – Enzo Valbonesi

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LE RETI ECOLOGICHE E PAESISTICHE: UNA GRANDE INFRASTRUTTURA AMBIENTALE

dal documento preliminare: “Schema di sviluppo del territorio regionale”

 La rete ecologica non può in alcun modo ridursi ad una rete di parchi o di aree

protette di altro tipo (SIC, ZPS, ecc.)  Soprattutto in Italia la Rete ecologica e paesaggistica non può limitarsi a

svolgere una funzione meramente biologica ma deve considerare le diversità paesaggistiche, il patrimonio culturale, le reti storiche di relazione, quindi passare dalle reti ecologiche in senso stretto alle reti bio-culturali che sono reti di reti  Si tratta di costruire una vera e propria INFRASTRUTTURA AMBIENTALE che

tenda ad assicurare su tutto il territorio le condizioni di uno sviluppo ambientale sostenibile e che va, in termini di importanza, considerata al pari della Rete delle INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE E DEI TRASPORTI

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LE RETI ECOLOGICHE E PAESISTICHE

 Il tema delle reti ecologiche e paesistiche è trattato in modo appropriato nei documenti

preliminari al PTR e con un approccio moderno che tende a: – Superare la concezione “insulare” della conservazione dei sistemi naturali a favore di un approccio sistemico e a rete; – Dilatare la strategia della rete ecologica fino a comprendere anche gli aspetti paesistici, culturali ecc.  Si è determinato

quindi sul piano concettuale un sostanziale passo in avanti, sia qualitativo che quantitativo, rispetto alle elaborazioni progettuali che hanno caratterizzato i precedenti strumenti di programmazione e di pianificazione territoriale regionale.

 Infatti, nei documenti preliminari del

PTR le reti ecologiche e paesistiche sono annoverate tra le vere e proprie azioni strategiche che il futuro PTR dovrà sviluppare.

 Va inoltre sottolineato che pur considerate nella loro intima connessione non sempre le

reti ecologiche coincidono materialmente con quelle paesistiche ed anzi le stesse reti ecologiche si devono intendere come fasci di reti.  Reti che sono tra di loro differenziate in relazione alle variegate esigenze di

conservazione di specie ed habitat naturali.

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RETE ECOLOGICA, URBANIZZATO E INFRASTRUTTURE VIARIE 1/2

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RETE ECOLOGICA, URBANIZZATO E INFRASTRUTTURE VIARIE 1/2

 L'immagine precedente indica l'interferenza tra la rete ecologica naturale (costituita

principalmente dalle aree boscate, dai corsi d'acqua e dalle zone umide) con il territorio più intensamente urbanizzato e con le infrastrutture tecnologiche e viarie lineari esistenti o programmate.  Come si può notare soprattutto nella pianura, lungo la costa ed anche nella prima

collina, i corsi d'acqua sono interrotti ripetutamente, dall'incrocio con le aree urbanizzate e le reti viarie finendo in molti casi per perdere quasi totalmente la loro funzione di "vettori" di naturalità. Se a tutto questo si unisce la crescente siccità e l'inquinamento chimico che caratterizza molti dei nostri fiumi, ne deriva che i sistemi naturali a più alto rischio di alterazione ambientale sono rappresentati proprio dalle acque dolci, dalle acque di transizione e salmastre, all'interno delle quali si sta registrando la maggiore perdita di biodiversità animale costituita soprattutto dagli anfibi e dai pesci.  La rete viaria va considerata non solo in rapporto all'esistente ma anche a quella

nuova, progettata o solo programmata, che andrebbe a costituire delle ulteriori interruzioni ecologiche rispetto ad aree tra le più delicate sotto il profilo delle risorse naturali, paesistiche e biologiche presenti (il Delta del Po, i corsi d'acqua dell'Emilia Occidentale, la prima collina Emiliana, l'entroterra Riminese).

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TENERE APERTI I “VARCHI” 1/2

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TENERE APERTI I “VARCHI” 1/2

 L'obiettivo forse più urgente, per permettere la migrazione e la sopravvivenza delle

specie naturali più a rischio di rarefazione ed anche di estinzione, è quello di mantenere la funzionalità biologica dei corsi d'acqua nei tratti del loro percorso che interessa innanzitutto la bassa collina, la pianura e la loro confluenza nel mare Adriatico o nel fiume Po.  Lo sforzo da intraprendere deve essere quello di non creare nuove barriere troppo

impattanti e semmai di cercare di recuperare le situazioni più pregiudicate, ma ancora non in modo irreversibile, puntando a ridare ai corsi d'acqua la loro funzionalità.  Anche nella stessa fascia della costa Sud della regione, quella che si può oramai

connotare come la città lineare, i corsi d'acqua presenti, spesso fortemente artificializzati nel loro tratto terminale, debbono essere messi in grado di recuperare un minimo di efficienza biologica evitando la costruzione di ulteriori strutture impattanti come la realizzazione di nuovi porti turistici ecc.  Per

la costa Nord della regione, da Cervia a Goro, oltre ad evitare l'artificializzazione dei tratti finali dei corsi d'acqua, serve soprattutto scongiurare l'occupazione, attraverso la realizzazione di nuove strutture turistiche, dei residui tratti di costa ancora in uno stato di soddisfacente seminaturalità.

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I territori dove è più forte il rischio di perdere la funzionalità ecologica dei sistemi naturali La collina più urbanizzata Il medio Po ed i suoi affluenti Il Delta e le zone umide La costa sud ed il suo entroterra

Il territorio a più alto grado di naturalità dove il rischio è quello della riduzione della diversità biologica e paesaggistica La dorsale Appenninica

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LE AREE DELLA REGIONE PIÙ CRITICHE PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ E LA FUNZIONALITÀ DEI CORRIDOI ECOLOGICI E PAESAGGISTICI Sono stati evidenziati i cinque grandi sistemi naturali e geografici dell'Emilia-Romagna nei quali sono presenti le maggiori criticità sotto il profilo ecologico e dove, ad eccezione della dorsale appenninica, esistono o sono in programma opere infrastrutturali e/o tendenze di sviluppo economico e territoriale che possono pregiudicare in modo irreversibile il funzionamento o il ripristino delle reti ecologiche e paesistiche naturali esistenti. Le cause principali di tali rischi, che possono generare un vero e proprio collasso ecologico dei sistemi naturali ricompresi nelle aree evidenziate (con l'unica eccezione della dorsale appenninica per la quale, come vedremo dopo, si pongono problematiche per certi versi di tipo opposto rispetto a quelle che caratterizzano la situazione delle restanti quattro aree), sono sostanzialmente attribuibili: Ai fenomeni ambientali di scala globale, quali quelli connessi ai cambiamenti climatici (con il conseguente aumento della siccità, dell'innalzamento del livello marino ecc.), o di scala locale-regionale, quali sono quelli della subsidenza, dell'erosione costiera, del peggioramento della qualità delle acque, della progressiva risalita del cuneo salino ecc.; Alla crescente dispersione insediativi con il conseguente aumento dei suoli impermeabilizzati, delle esigenze idriche, energetiche, di mobilità ecc.; Al continuo sviluppo delle reti infrastruttrali, soprattutto viarie e ferroviarie.

Questi fenomeni, anche attraverso l'effetto di accumulo dato dalla loro combinazione, producono : L'isolamento sempre più marcato di habitat e specie provocandone la scomparsa; La ulteriore rottura delle connessioni ecologiche e degli ecomosaici agricoli e paesistici esistenti.

I sistemi ambientali più colpiti sono quelli delle zone umide di acqua dolce e di transizione, delle acque fluviali, delle prime quinte collinari (in particolare di quelle tra Bologna e Parma), della pianura in generale e della costa.

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LA COLLINA PIU’ URBANIZZATA (1976) 1/4

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LA COLLINA PIU’ URBANIZZATA (1994) 2/4

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