Sistemi Di Gioco

  • May 2020
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  • Pages: 52
1999 - 2000

La "Squadra" dei nuovi allenatori C O R S O

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M A S T E R

C A T E G O R I A

C O R S O a

SOMMARIO EDITORIALE

CAMPIONI DI NUOVO IN PANCHINA

di Mario Valitutti

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

CAMPIONATO DI EUROPA UNDER 21: L’ITALIA CON L’ABITO NUOVO

di Roberto Clagluna

3

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

BRAVA ITALIA!

di Franco Ferrari

4

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

EVOLUZIONE DEI VARI SISTEMI DI GIOCO

di Giulio Nuciari

5

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ELETTROSTIMOLAZIONE NEUROMUSCOLARE: QUALE EFFETTO SULLA FORZA DEGLI ARTI INFERIORI? UN’ESPERIENZA SPERIMENTALE

di Andrea Castellani

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L’ALTRA FACCIA DEL PALLONE: DALLA PARTE DEI BAMBINI

di Prof.Leonardo Vecchiet, Dott. Luca. Gatteschi, Dott. M. Grazia Rubenni

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

TEST E METODO DI SINTESI: VALUTAZIONE ED ALLENAMENTO DELLA POTENZA AEROBICA E DELLA RESISTENZA ALLA VELOCITÁ NEL CALCIO

di Riccardo Proietti

22

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

RAPPORTI TRA IL DIRETTORE SPORTIVO E L’ALLENATORE

di Claudio Garzelli

27

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO»

L’ALLENATORE DEVE POTER LAVORARE CON LIBERTÀ E DIGNITÀ: PERCHÉ LA FEDERAZIONE NON STUDIA UN CONTRATTO TIPO?

di Luigi Barbesino

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di Italo Sannicandro

33

di Enrico Sarli

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di Gianfranco Piantoni

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SEZIONE MEDICA

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA SVILUPO TECNICO ATTIVITÀ GIOVANILE

LE CONOSCENZE SUL MODELLO DI PRESTAZIONE NEL CALCIO A 5 VA L U TA Z I O N E D E L G I O VA N E PORTIERE: ESORDIENTI E PULCINI

CENTRO STUDI E RICERCHE

SELEZIONE E FORMAZIONE DEI G I O VA N I AT L E T I : A N A L I S I E D ALCUNE INDICAZIONI

CENTRO STUDI E RICERCHE

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

a cura di Marco Viani

43

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO»

I LIBRI DELLA FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO»

a cura di Fino Fini

48

Le opinioni espresse negli articoli firmati non riflettono necessariamente l’opinione ufficiale del Settore Tecnico. Tutto il materiale inviato non sarà restituito. La riproduzione di articoli o immagini è autorizzata a condizione che ne venga citata la fonte.

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Mario Valitutti

Fabrizio Cattaneo (coordinatore) Monica Risaliti Marco Viani

ATENA s.r.l. Via di Val Tellina, 47 00151 ROMA Tel. 06/58204422 r.a. Fax 06/58232277 Spedizione in abbonamento postale comma 27 - art.2 - legge 28/12/1995 n.549 Roma

Direttore Responsabile Fino Fini

Comitato di Redazione Felice Accame Gianni Leali Luigi Natalini Michele Pierro Guido Vantaggiato Leonardo Vecchiet Azeglio Vicini Mario Marella Franco Baresi Gennaro Testa Massimo Sandrelli Paolo Piani

Fotocomposizione impaginazione e disegni D. Ferruzzi

Fotografia Foto Sabe Italfoto Gieffe Archivio Settore Tecnico Foto Guerin Sportivo Foto Archivio Museo del Calcio

Autorizzazione del tribunale di Firenze, del 20 maggio 1968 n.1911 Finito di stampare nel maggio 2000

Per richiedere copie arretrate del Notiziario inviare una richiesta scritta indirizzata a: F.I.G.C. Settore Tecnico Via G. D’Annunzio 138, 50135 Firenze. Non saranno accettate richieste effettuate per telefono.

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EDITORIALE

Campioni di nuovo in panchina di Mario Valitutti ____________________________________

N

el primo semestre del 2 0 0 0 i l S e t t o r e Te c n i c o ha impresso un’accelerazione ai suoi programmi in vista della conclusione della stagione sportiva che, quest’anno, coincide in pratica con appuntamenti particolarmente significativi che sono fissati per la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva: ci riferiamo all’Assemblea straordinaria per l’approvazione del nuovo statuto federale e alla successiva Assemblea elettiva del governo e dei principali organismi federali. Ciò ha imposto, da una parte, un ulteriore assestamento ed aggiornamento delle attività istituzionali e, dall’altra, una messa a regime delle nuove iniziative - il cosiddetto valore aggiunto - che hanno caratterizzato l’attuale consiliatura. Per quanto concerne le attività istituzionali, particolare attenzione è stata conferita ai Corsi Master e a quelli di IIa categoria. In questa ottica si è proseguito nella rivisitazione dei contenuti dei corsi, adeguandoli alle nuove realtà di un calcio globalizzato che, specialmente a seguito della sentenza Bosman, pone i nostri tecnici a confronto col calcio degli altri Paesi. Confronto che si verifica sia nella gestione quotidiana di calciatori di diversa etnia, cultura, religione, sia nelle sempre più numerose esperienze dei nostri allenatori all’estero. Ma nel contempo si è preso atto (ed in alcuni casi incoraggiata) con

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particolare soddisfazione, di un’accentuata tendenza di alcuni dei nostri campioni di maggior caratura ad affrontare la carriera di tecnico. Così, senza avere la pretesa di ricordarli tutti e col rispetto dovuto a tutti i corsisti, ci piace ricordare che agli ultimi corsi Master e di IIa categoria hanno partecipato: Giuseppe Baresi, Dario Bonetti, Antonio Cabrini, Antonio Di Gennaro, Luca Fusi, Giuseppe Galderisi, Roberto Mancini, Daniele Massaro, Roberto P r u z z o , M a u r o Ta s s o t t i , P i e t r o Vierchowod e Walter Zenga. Per quanto concerne le nuove iniziative, si è conferita una decisa accelerazione all’attivazione del sito Internet (anche se persistono vincoli e condizionamenti connessi alla necessità di armonizzare il sito del Settore Tecnico con quello centrale della Federazione) che porrà al ser vizio del sistema calcio nazionale ed internazionale prezioso materiale nelle più varie maniere: da quelle tecniche a quelle giuridiche, economiche, storiche, culturali e del costume. Infine ci pare utile portare a conoscenza dei lettori che il 21 m a g g i o , i n P a l a z z o Ve c c h i o a Firenze - alla presenza del Ministro Melandri, del Presidente Nizzola, del Presidente Sordillo e delle massime autorità locali - ha avuto luogo la presentazione ufficiale del “Museo del Calcio”.

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA ATTUALITÀ

C A M P I O N AT O D ’ E U R O PA U N D E R 2 1 : L’ I TA L I A C O N L’ABITO NUOVO di Roberto Clagluna

È

terminato da poco il campionato italiano e si è anche conclusa la stagione internazionale per club senza che nessuna nostra squadra sia riuscita ad accedere ad una delle finali. Le critiche nei confronti del calcio italiano sono aspre e feroci. Da più parti, stampa specializzata compresa, si sostiene che si gioca male e che la scuola italiana è superata. Sul piano spettacolare veniamo ritenuti nettamente inferiori ad altri Paesi europei dai quali dovremmo prendere esempio. Sull’eco di queste considerazioni ci armiamo di tanta umiltà e prepariamo i bagagli per Bratislava dove, dal 27 maggio al 4 giugno, si svolge la fase finale del Campionato Europeo Under 21.Quale migliore occasione per cogliere, attraverso un’attenta valutazione delle squadre avversarie, seppur a livello giovanile, i modelli da seguire? Fin dalle prime battute emerge per tutte la volontà di praticare un calcio d’attacco senza tuttavia perdere l’equilibrio di squadra. Le punte raramente restano isolate in avanti e, spesso, in loro supporto si propongono almeno un paio di centravanti che non rifiutano anche le conclusioni dalla media distanza. E’ un ritorno alla classica mezzala che ha nella costruzione del gioco, nell’interdizione e nell’appoggio agli attaccanti le sue prerogative principali. Nella zona di tre quarti ci si avvale sovente di un fantasista che, se toglie qualcosa alla razionalità, contribuisce a rendere imprevedibile, oltre che spettacolare, il gioco. Le punte, per arrivare alla conclusione, si giovano così

maggiormente del contributo s u q u e l l o t e c n i c o e t a t t i c o . diretto delle mezzali e del rifini- La scuola italiana è salva e lo tore, piuttosto che di un prolun- scetticismo viene clamorosag a t o p o s s e s s o d i p a l l a . N e l mente sconfitto. L’abito, tuttareparto difensivo, pur pratican- via, è completamente nuovo, do la zona con tre o quattro ele- non è più il catenaccio ed il menti, non si disdegnano mar- contropiede ma neppure quello c a t u r e r i g i d e ( a n c h e s e n o n del prolungato possesso di palla. tutte le squadre si dimostrano Il centrocampo sviluppa veloci all’altez z a d e l l a s i t u a z i one ) . fraseggi come presupposto della Non appaiono tuttavia forti con- verticalizzazione, a beneficio del centrazioni di uomini in difesa reparto d’attacco. Gioco all’itadella propria porta, anche se si liana, quindi, ma al passo coi fluidifica di meno e, raramente, tempi. Merito di Marco Tardelli si attua il fuorigioco. Squadre e dei suoi ragazzi che hanno più lunghe, dunque, che, in tracciato una strada da percoralternativa alla costruzione di r e r e c o n s e m p r e m a g g i o r e g i o c o , f a v o r i s c o n o i l l a n c i o convinzione. direttamente sugli attaccanti, con la conseguente esaltazione delle loro qualità aeree. Il pressing viene regolarmente esercitato, ma senza particolare aggressività. Buono il livello tecnico generale. Ma quale sorpresa: la squadra che meglio applica questi concetti è proprio quella italiana! Non a caso i nostri si laureano campioni d’Europa, primeggiando anche s u l Pirlo alza la coppa: l’Italia Under 21 è campione d’Europa piano psicolo- per la quarta volta gico oltre che 3

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA ATTUALITÀ

BRAVA ITALIA ! di Franco Ferrari

L

’Italia Under 21 di Marco Tardelli ha conquistato il titoli di campione europeo nella 12a edizione del torneo disputatosi in Slovacchia dal 27 maggio al 4 di giugno 2000. Un titolo sofferto (come in ogni altro tipo di competizione internazionale), in un torneo faticoso e difficile per il numero di partite in un così breve lasso di tempo (4 gare in 9 giorni), per il clima molto afoso e per il valore degli avversari, tutti di buon livello e di scuole calcistiche prestigiose. Questo torneo, inoltre, aveva un duplice valore: sia il prestigioso titolo di campione europeo, sia la qualificazione olimpica: infatti le prime quattro classificate avrebbero partecipato alle Olimpiadi di settembre in Australia come rappresentanti dell’Europa. L’Italia ha centrato entrambi gli obiettivi: fantastico! Questa la classifica finale: 1a Italia, 2a Repubblica Ceca, 3a Spagna, 4a Slovacchia (e poi le eliminate Inghilterra, Croazia, Olanda e Turchia). Il torneo è stato disputato dalle otto squadre qualificatesi da precedenti turni, divise in due gruppi di quattro squadre. Un girone all’italiana ha determinato la classifica di ciascuna raggruppamento, per cui le due prime squadre di ogni gruppo hanno disputato la finale per il primo posto e le due seconde classificate la finale per il terzo posto. L’U.21 italiana ha dimostrato di avere una propria identità, spiccata personalità ed una fisionomia di squadra unite ad uno spirito di gruppo notevole; non trascurando altresì di esprimere valori tecnici individuali di alto livello. Disposta con un 3:4:1:2 a zona, ha mantenuto costante tale impianto, indipendentemente dal sistema di gioco avversario; non si è mai fatta condi4

zionare né dal risultato da ottenere, né dai cambiamenti tattici, né dagli atteggiamenti degli avversari. Un esempio: nella finale si sarebbe potuto supporre che i Ceki dal continuo gioco sulle fasce, con la loro mobilità sull’arco dell’attacco e la spregiudicata disposizione tattica, potessero indurre ad un atteggiamento tattico più cauto o prudente. Non è stato così e la squadra italiana ha ribattuto colpo su colpo le offensive avversarie ed ha, inoltre, colpito con due bellissime “giocate” individuali di Comandini (che ha dribblati 2, 3 avversari prima di subire il fallo da rigore, trasformato da Pirlo) e dello stesso Pirlo (splendida “pennellata” di destro su punizione diretta ma mezzosinistra), creando altresì ulteriori azioni da rete. Un trofeo importante e prestigioso per l’intera Italia calcistica: in un momento di dibattiti sul futuro e sul valore della scuola calcistica italiana, tale affermazione può servire da ulteriore stimolo di riflessione e di spunto per le eventuali strategie da assumere. E se anche la nazionale maggiore ai prossimi europei facesse la sua figura... L’Italia non è partita coi favori del pronostico; non risultava in pole position, ma già dopo la prima gara, battendo la temuta Inghilterra, ha ricevuto e trasmesso un’iniezione di fiducia e, comparando la propria prestazione con quella delle altre squadre, ha potuto rendersi conto di avere chances enormi di qualificazione per l’Olimpiade e per la disputa della finale. E così è stato. L’andamento dei risultati nei due gironi è stato diverso: in quello dell’Italia (gruppo B con Slovacchia, Inghilterra, Turchia) già dalla seconda gara si poteva prevedere e delineare una classifi-

ca; mentre nel gruppo A (Rep. Ceca, Spagna, Olanda, Croazia) fino all’ultima gara tre squadre avevano la possibilità teorica di accedere alla finale per il primo posto. Risultato giusto e meritato; in ogni gara l’organizzazione ed il talento dei giovani italiani ha permesso sempre di superare le eventuali difficoltà incontrate. Dal punto di vista tattico c’è stata molta varietà: la tradizionale Inghilterra è partita costantemente col 3:5:2 a zona, per poi mutarlo in qualche situazione in 4:4:2 o 4:3:3. L’Olanda ha mantenuto la tradizione: col rombo offensivo (due ali, un centravanti e un trequartista) sempre, ha alternato un 4:4:2 ad una difesa a 3 con 3 centrocampisti. L’Italia ha costantemente mantenuto l’assetto del 3:4:1:2. La Spagna ha usato un sistema fisso, pur alternando i calciatori. La Repubblica Ceca è stata molto varia ed ha continuamente cambiato il modulo, adattandolo alla situazione contingente e dimostrando, quindi, conoscenza e cultura tattica. La Slovacchia ha sempre mantenuto un 4:4:2 a zona e così anche la Croazia col 5:3:2 a zona. Infine la Turchia ha avuto sempre un libero coi marcatori, disponendosi col 5:3:2 , alternandolo ad un 5:4:1. Grandi assenti la Francia e la Germania, eliminate nelle qualificazioni; è da evidenziare il calcio turco che conferma il suo momento positivo con la qualificazione della nazionale maggiore a Euro 2000 e con la vittoria della Coppa UEFA da parte del Galatasaray. L’Italia ha dimostrato di avere giovani molto qualificati, esperti nel gioco e di alto livello; è stata la squadra che ha espresso il maggior numero di talenti. La conduzione tattica da parte della panchina è stata ottima.

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

EVOLUZIONE DEI VARI SISTEMI DI GIOCO di Giulio Nuciari*

G

ià nel 1960 si faceva notare che l’attitudine naturale, la passione ed il fisico adatto per una determinata attività atletica non bastavano più, come non era più sufficiente l’esperienza del tecnico d’antico stampo. La preparazione, in un qualsiasi sport, non è completa senza una vera e propria cultura specialistica. Il calcio, come qualsiasi altra attività, si è trasformato col trascorrere del tempo, trasformando ogni sua componente: tecnica, tattica, atletica e di personalità. Un ruolo che, certamente, ha subito un’evoluzione nel corso dei decenni è quello del centrocampista che ha una funzione determinante sia per la costruzione del gioco di attacco, sia per l’interdizione e la distruzione del gioco avversario. Nell’analisi che segue, si noterà come, nei vari sistemi di gioco, le caratteristiche del giocatore si siano man mano modificate, raggiungendo una completezza ed una specializzazione elevata. Negli ultimi venti anni, lo studio

fig.1

più mirato della tattica collettiva, di reparto e del singolo giocatore ha fatto sì che l’addestramento difensivo e offensivo venisse parificato, cercando di costruire ed offendere attraverso il gioco a zona e non solo preoccuparsi di distruggere attraverso la marcatura ad uomo. Da notare, inoltre, come, in tempi recenti, il numero dei centrocampisti in campo sia mutevole: 3, 4 o 5 giocatori, ma sempre in relazione con una determinata ricerca tattica, fino a qualche anno fa impensabile. Si cercherà, inoltre, di valutare le caratteristiche dei giocatori odierni per poter meglio comprendere come la ricerca di un equilibrio tecnico-tattico sia differente a seconda del modulo adottato e delle capacità d’inserimento, d’interpretazione e d’adattamento, per reparto e collettivamente, dei singoli giocatori. Evoluzione dei sistemi di gioco Al suo esordio il gioco del calcio era molto diverso da quello attua-

le, soprattutto nell’organizzazione tattica, in quanto non erano presi in considerazione i passaggi. Allora, ci si schierava col portiere, nessun centrocampista e 9 attaccanti (fig.1). Nel 1863 viene costituita la Football Association, e lo schieramento in campo vede l’arretramento di un attaccante che, così facendo, creò, per la prima volta, la figura del centrocampista che prese il nome di mediano (fig.2). Si può quindi affermare che tra i ruoli, oltre a quello del portiere, del difensore e dell’attaccante venne preso in considerazione anche quello del centrocampista, detto “half back” (che significa “giocatore che sta indietro nella sua metà campo”). Viene considerato un aiuto della difesa e l’esperimento piace al punto che, nell’arco di 10 anni, un secondo attaccante viene spostato indietro (fig.3). Nel 1870, la squadra del * Allenatore di Ia categoria Tesi di fine Corso Master

fig.2 5

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

Queen’s Park sperimenta per la prima volta l’uso del passaggio della palla da giocatore a giocatore e la prima conseguenza fu che il gioco, da concentrato e confuso che era, tese ad aprirsi, creando i presupposti per la ricerca dello spazio creando così la necessità di inserire un altro

fig.3

fig.5 6

difensore (fig. 4). Il passo successivo fu la creazione di un centrocampo formato da tre mediani di cui, quello centrale, doveva possedere caratteristiche tattiche, tecniche e fisiche sopra la media, rappresentando una sorta di ago della bilancia (fig.5). Questo sistema,

fig.4

fig.6

chiamato piramidale, fu poi mutato dagli allenatori italiani che, arretrando altri due attaccanti nella zona centrale, diedero origine alle mezze ali e creando il METODO che prevedeva marcature a uomo (fig.6). Nel 1925 la regola del fuori gioco fu cambiata. Il vecchio testo (1866)

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

recitava che: “Quando un qualsiasi giocatore tocca il pallone o lo lancia dalla linea laterale, ed un giocatore della sua squadra, nell’attimo del tocco, si trova più vicino di lui alla linea di porta avversaria, quel giocatore si trova in fuorigioco. Egli può toccare il pallone a lui giunto ed ostacolare un avversario solo se fra lui e la linea di porta avversaria si trovino almeno tre giocatori della squadra opposta.” L’apposita commissione mutò nella sostanza il vecchio testo in modo che, se si fossero trovati soltanto due giocatori avversari fra l’attaccante e la linea di porta, quest’ultimo non sarebbe stato considerato in fuorigiocoi. L’allora allenatore dell’Arsenal, Chapman, per controbilanciare lo squilibrio che si veniva così a creare in avanti, pensò di arretrare un mediano, che prese il nome di stopper, e, rispetto al sistema piramidale, strinse leggermente tra loro i due mediani ed introdusse la marcatura ad uomo: i due difensori laterali sulle ali , i due mediani sulle mezze ali e lo stopper sul centravanti avversario (fig.7). Sempre

fig.7

Chapman diede vita al contropiede: quando gli avversari erano in attacco, i mediani e le mezze ali si ritiravano nella propria metà campo invitando così gli avversari a sbilanciarsi in avanti. Non appena riconquistata la palla, la si giocava subito sulle punte che, in teoria, avrebbero dovuto trovarsi in superiorità numerica. La contromossa al W-M fu lo schieramnto 33-4, con il mediano portato nuovamente al centro, due attaccanti e due ali. Così facendo il W-M sarebbe stato messo in difficoltà sugli attacchi centrali in quanto lo stopper avversario si sarebbe trovato nella necessità di marcare due punte (fig.8). Nel 1950 fu adottato fig.8

un sistema di gioco detto M-M, un’evoluzione più equilibrata del cosiddetto metodo della “doppia testa di lancia”. Fu la nazionale ungherese ad adottare, con successo, questo tipo di schieramento (fig. 9). Alla fine degli anni ‘50, quando fu evidente a tutti che

fig.9 7

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

i l W- M s o f f r i v a l a r o t a z i o n e degli attaccanti avversari ed il loro inserimento al centro, venne proposta una difesa che marcava a zona con un mediano davanti che doveva temporeggiare ed impostare poi l’azione. In fase difensiva,

fig.10

fig.11 8

invece, a turno con l’altro mediano, doveva affiancare lo s t o p p e r, c r e a n d o c o s ì u n a sorta di collaborazione tra reparti (fig.10). Sempre alla fine degli anni ‘50, per coprire meglio il campo, fu aggiunto un quarto difensore; si avevano allora due possibilità di schieramento: il primo con un uomo che restava alle spalle di tutti, il secondo che prevedeva quattro uomini in linea ed un centrocampo formato da tre giocatori (fig.11). La nazionale brasiliana operò un’ulteriore variante che prevedeva 4

fig.12

difensori, due centrocampisti (dotati di caratteristiche fisiche sopra la media) e 4 attaccanti di cui uno, all’occasione, ritornava indietro creando così una situazione 4-3-3 (fig.12). Fare giocare quattro difensori, che in pratica riequilibravano il reparto d’attacco, permise un altro importante passo in avanti. Si rese cioè necessario che il ruolo dei centrocampisti assumesse una funzione a vasto raggio, con compiti di impostazione e costruzione del gioco in aggiunta al compito classico di protezione della propria difesa. I centrocampisti passarono così dalla definizione di half-back a quella di middle field player (giocatore del mezzo del campo, fig.13). Questo permise alle squadre di raggiungere un maggiore equilibrio tattico e gettando, in pratica, le fondamenta del gioco moderno. Negli anni ‘70 ci fu l’avvento

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

del cosiddetto calcio totale introdotto dalla nazionale olandese. Praticamente non esistevano più limiti ferrei agli spostamenti sul campo dei giocatori. Di conseguenza, nacque il concetto di intercambiabilità dei ruoli e, con esso, quello di giocatore universale, in grado di difendere e di attaccare. Veniva inoltre introdotto il concetto di corridoio, un luogo dove il pallone viene indirizzato alla ricerca dello spazio vuoto. Si passava così da un modo di giocare, che teneva in considerazione il pallone e l’avversario, ad un altro in cui lo spazio e la posizione del compagno in campo sono gli elementi fondamentali. Questa innovazione portò anche la marcatura a scalare, cioè il controllo dell’avversario soltanto nella propria zona di competenza: quando si è costretti a cambiare zona, un altro compagno “scala”, prende cioè il posto lasciato libero. Una conseguenza di ciò è

fig.13

che, per la prima volta nella storia del calcio, il portiere è chiamato ad uscire dalla propria area, palla al piede, come un qualsiasi altro giocatore. Infatti, dovendo i difensori seguire in avanti il centrocampo, si crea uno spazio troppo ampio tra questi ed il portiere. Questo aumentato dinamismo in campo, crea la necessità di introdurre una differente preparazione fisica molto più specifica, basata sull’uso dei pesi, dell’incremento della velocità e sulla ripetitività degli esercizi. Profeti di questo nuovo “credo” furono Rinus Michels e Kovacs. Nella figura n. 14 è illustrata una formazione dell’Olanda che partecipò nel 1974 al mondiale tedesco, dove si classificò seconda. I moderni sistemi di gioco Per sistema di gioco si deve intendere la dislocazione sul campo dei giocatori ed i loro

relativi compiti definiti in base ad una approfondita conoscenza dei giocatori stessi, con i quali si potranno costruire le situazioni tecnicotattiche di possesso (attacco) e di non possesso (difesa) di palla. L’importante è costruire un sistema di gioco che risulti: - razionale, in quanto tiene conto delle caratteristiche dei giocatori; - elastico, in quanto, con pochi adattamenti, lo si può adattare a qualsiasi tipo di avversario; - equilibrato, in quanto capace di fronteggiare con successo le due fasi del gioco: possesso e non possesso di palla. Il 4-4-2 Nel sistema di gioco 4-4-2, con una difesa disposta a zona, si ha il grande vantaggio che i centrocampisti, disponendosi in linea, fanno da filtro, raddoppiando continuamente sul

fig.14 9

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

portatore di palla avversario (fig. 15). Le coppie adibite al raddoppio sono: 2-7, 5-4, 6-8 e 3-10. Sulla carta questo sistema dovrebbe garantire una difesa molto solida ma, se per caso i movimenti di tutti non sono sincroni e, ad esempio, il

fig.15

fig.16 10

7 ed il 10 non dovessero rientrare, certamente i due centrali 4 e 8 si verrebbero a trovare in grave difficoltà. Il 4-3-3 Nel sistema 4-3-3 il centromediano metodista assume un ruolo di straordinaria importanza sia per il centrocampo che per tutta la squadra . Questi detta i tempi di gioco, rallenta od accelera le giocate mentre, in fase difensiva, è un catalizzatore di palloni che dovrebbe rubare agli avversari. E’ in pratica il fulcro dell’intera squadra. I suoi

fig.17

due compagni di reparto, a destra e a sinistra, devono anch’essi possedere delle doti fisiche importanti oltre ad essere molto eclettici (fig. 16). Il 3-4-3 Nel sistema 3-4-3 gli esterni di centrocampo sono quelli che garantiscono una superiorità numerica sia in fase difensiva che in fase di attacco. Devono essere giocatori dotati di grande corsa, velocità, buona tecnica, personalità e grinta, insomma possedere le doti proprie del giocatore moderno. Una volta riconquistata a palla, i due centrali devono subito ripartire, In fase di attacco lavorano sul corto lungo e, uno dei due, accompagna l’azione per arrivare, se possibile, al tiro. Acume tattico (saper portare via la palla all’avversario) e doti tecniche (capacità di lancio lungo e preciso e visione della porta) sono doti imprescindibili nel loro bagaglio tecnico (fig.17).

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

Il 5-3-2 Nel sistema 5-3-2 il centrocampo è formato da tre giocatori di cui uno svolge le funzioni di regista (il centrale n.8), mentre gli altri due sono delle mezze ali che operano a destra e a sinistra. Le caratteristiche di questi giocatori sono che il centromediano metodista deve dettare i tempi di gioco, dare equilibrio al reparto e riconquistare palloni importanti (fig.18). Esercitazioni 1a) Esercitazione per il 4-4-2 in fase difensiva (fig. 19): - numero dei giocatori: 4 contro 4; - dimensione del campo: 40x30m. suddiviso in quattro zone; - regole: tre tocchi; - durata: 5’ (si può utilizzare questa esercitazione anche come riscaldamento). Esercitazione di tipo statica (fase analitica). I giocatori rappresentati dai cerchi rossi si scambiano la palla in linea orizzontale rimanendo fermi sul posto. I gioca-

fig.19

tori rappresentati dai triangoli verdi aggrediscono chi riceve la palla mentre gli altri eseguono coperture reciproche e diagonali. I due gruppi di giocatori si scambiano poi i ruoli. Si può eseguire l’esercitazione anche in movimento (fase situazionale), fig.18 giocando quattro contro quattro dove ognuno si può muovere solo nella zona vicina e la regola è portare la palla oltre la linea di fondo. 1b) Esercitazione per il 4-4-2 in fase offensiva (fig.20): - obiettivo: liberare il centrocampista dalla parte opposta a quella dove si trova la palla; - numero dei giocatori: 4 contro 4; - dimensioni del campo: 60x40 m., all’interno del quale deli-

miteremo due zone franche di 10 m. di larghezza ciascuna; - regole: tre tocchi; - durata: 10’. Si gioca 4 contro 4 tenendo presente tutti i principi della zona. Si dà un punto alla squadra che libererà il centrocampista laterale dalla parte opposta. Egli riceverà la palla dopo essere entrato nella zona delimitata (dove non può entrare nessun

fig.20

11

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

avversario) e sarà servito da un lancio lungo in diagonale. 2a) Esercitazione per il 4-3-3 in fase difensiva (fig.21): - obiettivo: sincronismo dei centrocampisti con l’aiuto di uno degli attaccanti esterni; - numero dei giocatori: 3+1 contro 4; - dimensione del campo: 40x30 m. con 4 porte ai lati di 3 m.; - regole: tre tocchi; - durata: 10’. I giocatori rappresentati dai cerchi rossi attaccano e devono fare gol. I giocatori rappre-

sentati dai triangoli verdi si difendono e, se riescono a fare sei tocchi consecutivi, ottengono 1 punto. Un attaccante dei verdi, ogniqualvolta i rossi superano la metà campo, rientra in aiuto sulla linea dei centrocampisti. 2b) Esercitazione per il 4-3-3 in fase offensiva (fig. 22): - obiettivo: fare gol; - numero dei giocatori: 3+3 contro 4 + il portiere; - dimensioni del campo: metà di un campo regolamentare con una porta;

fig.21

fig.23

fig.22

fig.24

12

- regole: non si può fare gol all’interno del prolungamento dell’area piccola (per abituare il centrocampista centrale al tiro da fuori area ed i centrocampisti esterni al tiro da posizione decentrata). Gli attaccanti esterni e quello centrale non possono fare gol ma dare solo appoggio; - durata: 10’. I giocatori in rosso difendono e recuperano la palla. I verdi attaccano e devono fare gol. 3a) Esercitazione per il 3-4-3 in fase difensiva (fig.23):

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA

- obiettivo: addestramento dei due centrocampisti esterni alla copertura ed alla diagonale difensiva; - numero dei giocatori: 7 contro 7 + il portiere; - dimensioni del campo: metà campo regolamentare con una porta; - regole: tre tocchi; - durata: 10’. I giocatori in rosso difendono mentre i verdi devono fare gol. 3b) Esercitazione per il 3-4-3 in fase offensiva (fig. 24): - obiettivo: portare il centrocampista esterno al cross da fondo campo con movimenti sincronizzati tra i centrocampisti e gli attaccanti. Sponda e partenza (lungo e corto) con lancio da parte del centrale, anche alla cieca; - numero di giocatori: 4 + il portiere contro 7 + il portiere. - dimensioni del campo: metà campo regolamentare con una porta; - regole: tre tocchi; - durata: 10/15’.

in fase difensiva (fig.25): - obiettivo: addestrare i difensori esterni ad aiutare la linea di centrocampo, integrandosi nel reparto con conseguenti movimenti in relazione alla posizione della palla; - numero dei giocatori: 8 + il portiere contro 7; - dimensioni del campo: metà campo regolamentare con una porta; - regole: tre tocchi (ma anche tocchi liberi); - durata: 10/15’. 4b) Esercitazione per il 5-3-2 in fase offensiva (fig. 26): - obiettivo: esercitare i centrocampisti alla conclusione; - numero dei giocatori: 3 + 2 contro 4 + il portiere; - dimensioni del campo: meta campo regolamentare con una porta; - regole: tre tocchi; gli attaccanti fanno solo sponda e non possono segnare. I centrocampisti devono andare alla conclusione da fuori area; - durata: 10/15’.

4a) Esercitazione per il 5-3-2

fig.25

Conclusioni Abbiamo visto come, nel corso degli anni, i mutamenti siano stati di una progressione notevole fino agli anni ‘70, per poi tornare a per fezionare alcuni meccanismi già esistenti in passato in quanto, come è giusto che sia, ad ogni innovazione corrisponde una contromossa. Alcune volte questi cambiamenti sono stati motivati dalla ricerca di maggior spettacolarità, vedi ad esempio la regola del fuorigioco o del retropassaggio al portiere. Quella che è cambiata in maniera radicale è la preparazione atletica che ha permesso di trasformare il calciatore in un’atleta capace di correre ad alta velocità per tutta la durata delle gara. Se prima si poteva ricevere la palla, pensare e poi giocare, adesso prima occorre pensare, poi ricevere e quindi giocare la palla. Il calcio mondiale, e quello italiano in particolare, è sempre riuscito a trovare valide soluzioni alle difficoltà che via via si sono incontrate, anche a seguito, come detto, del cambiamento delle regole.

fig.26 13

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ELETTROSTIMOLAZIONE NEUROMUSCOLARE: QUALE EFFETTO SULLA FORZA DEGLI ARTI INFERIORI? UN’ ESPERIENZA SPERIMENTALE di Andrea Castellani*

La presente ricerca si inserisce nel sempre aperto dibattito sui rischi, sui benefici e sulla metodologia di utilizzo dell’elettrostimolazione neuromuscolare. In molte discipline sportive questa metodica ha ormai preso campo e non deve quindi stupire che si moltiplichino i lavori di ricerca su questo argomento. Per quanto ci concerne, rifacendosi anche alle conclusioni che il congresso dell’AIPAC ha stilato in materia di elettrostimolazione, ribadiamo che tale metodica deve essere praticata sotto stretto controllo di persone competenti, medico e preparatore atletico, evitando così ogni tipo di abuso.

R

ecentemente si sta assistendo sempre ad un maggior utilizzo dell’elettrostimolazione come mezzo d’allenamento sportivo. In questa sperimentazione, condotta con la collaborazione di Michele Giancola (studente ISEF), si è voluto verificare quali modificazioni fossero indotte dall’utilizzo di questa metodica sulla capacita` di esprimere forza in un movimento dinamico naturale con gli arti inferiori. Il gruppo che ha svolto il lavoro in elettrostimolazione, detto gruppo “sperimentale”, è stato poi messo in confronto con un altro gruppo che ha svolto esercizi volontari con una metodologia per sviluppare forza, quest’ultimo e’ detto gruppo “controllo”. Impianto della sperimentazione Sono stati presi in esame sei soggetti , tutti maschi fra i 22-26 anni , tutti frequentanti l’ISEF di Firenze, tutti sportivizzati. Questi hanno compiuto lo stesso numero di sedute e con la stessa frequenza; durante tutto il periodo in esame non hanno svolto altro tipo d’allenamento con gli arti inferiori , né alcun training di tipo tecnico nella disciplina praticata da ciascuno di loro. Questi sei soggetti sono stati divisi in due gruppi ed hanno svolto sei settimane di lavoro.

14

Strumento usato per la sperimentazione Lo strumento utilizzato è stato il COMPEX SPORT della MEDI-COMPEX . Caratteristiche dello strumento: - Generatore di corrente costante - 4 uscite - Impulsi rettangolari , bifasici compensati , simmetrici - Durata degli impulsi da 300 -450 microsecondi - Lavoro in monopolare Protocollo del gruppo sperimentale Muscolo stimolato : Quadricipite femorale Programma di lavoro :Programma “FORZA” del COMPEX SPORT a 75 Hz Caratteristiche del protocollo : - 7 minuti di riscaldamento a 5 hz - 15 minuti di lavoro con 4 sec a 75 Hz e 20 secondi a 4 Hz - 10 minuti di defaticamento a 3 Hz Intensità delle contrazioni : range fra 25 mA e 100 mA , secondo il livello di sopportabilità` dei soggetti. Posizione : soggetti seduti alla Leg Extension con angolazione al ginocchio sui 100 gradi con le gambe bloccate ,sviluppando cosi’ durante la fase di lavoro delle contrazioni isometriche. Posizione degli elettrodi quelli indicati dal manuale del Compex.

Protocollo del gruppo di controllo Esercitazione scelta : Ω squat a castello Metodologia : 10 ripetizioni x 10 serie Carico : 50% del peso corporeo Modalità esecutive : tempo d’esecuzione della singola ripetizione due secondi , tempo di recupero fra le serie 1 minuto. Strumento di verifica Lo strumento utilizzato per analizzare la forza degli arti inferiori è stato il DYNA BIOPSY CONTROL. Questo strumento, inventato da Betti e Piga, consiste in un analizzatore elettronico che permette di monitorare completamente un salto dalla fase di caricamento alla fase di ricaduta. Compie un’analisi istante per istante delle fasi cinematiche e dinamiche del movimento rilevando i parametri spazio-temporali con una cadenza di 5 millisecondi . Permette di svolgere un’ analisi “a monte” del fenomeno poiché la mole dei dati è tale da consentire un’osservazione diretta dei vari aspetti che determinano la funzione muscolare, tanto da individuare ed individualizzare le caratteristiche neuromuscolari e motorie dei soggetti testati. * Docente ISEF e laureato in S.T.A.P. presso l’Università di Digione

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Nell’analisi “a valle “ invece, attraverso valori di soglia si possono fare valutazioni della performance senza potere peraltro approfondirne le cause che la condizionano. Il Dyna Biopsy Control è composto da una parte meccanica che trasferisce il segnale ad un software dove un programma particolare lo analizza. La parte meccanica è formata da un sistema a rotore coassiale che controlla lo svolgimento di un filo inestensibile, da cui una testa di lettura trae il segnale . Il filo, tramite un magnete inserito in un supporto plastico, è tenuto dal soggetto stesso che compie il test a livello della linea che unisce le spine iliache postero-superiori, rendendo così la persona solidale con lo strumento. Il segnale arriva al computer, dove è poi ripulito e fornisce le misure. Tutte le operazioni preliminari del salto sono gestite automaticamente dal sistema, attraverso segnali luminosi e sonori. Il test consiste in un salto in alto da fermo da posizione di semisquat. Il soggetto è posto in piedi con le gambe divaricate con passo uguale alla larghezza delle spalle, le mani sono poste ai fianchi e con i pollici mantiene una targhetta metallica aderente alle spine iliache postero superiori, tale postura è codificata per escludere il più possibile l’azione dei muscoli paravertebrali. Da questa posizione il soggetto si piega sulle gambe nella classica posizione di mezzo squat,il busto deve essere eretto e il tallone in completo appoggio a terra. Con questo meccanismo si riesce così a controllare completamente tutte le fasi del salto: dalla fase di caricamento, inizio del piegamento degli arti inferiori, fino alla stabilizzazione dell’angolo di caricamento (angolo in cui si pone il soggetto per effettuare il salto), alla spinta, fino alla fase di

ricaduta. In questo modo si hanno misure sul caricamento, ricaricamento (differenza fra angolo da cui ci si pone per effettuare il salto e l’angolo da cui realmente inizia la spinta) e su tutta la spinta. Questo salto completamente analizzato in tutte le sue fasi è stato denominato MONITORING JUMP. Questo protocollo permette di compiere salti in situazioni biomeccaniche diverse e controllandole. Infatti quando il soggetto raggiunge la posizione adeguata, che normalmente è codificata intorno ai 120°, la boa, che inizialmente dava un colore verde, segnala la posizione mutando colore. Dopo 2 secondi si attiva una luce rossa che è lo starter per l’effettuazione del salto verso l’alto che deve svolgersi più verticale possibile senza movimenti in anteposizione o di traslazione in avanti. Lo strumento fornisce misure ed indici su quattro ambiti fondamentali: cinematico, dinamico, energetico, neuromuscolare. Inoltre e’ possibile compiere un’analisi biomeccanica sull’equilibrio artromuscolare. Parametri presi in esame in questa sperimentazione: 1)TEMPO DI REAZIONE: è il tempo che intercorre fra l’emissione dello stimolo visivo e quando il soggetto inizia a muoversi in ms. 2) VELOCITA’ MASSIMA: al momento dello stacco, espressa in m/s. 3) TEMPO DI SPINTA: durata del tempo impiegato per compiere la fase di spinta e la fase ascendente di volo da parte dei muscoli degli arti inferiori, espresso in ms. 4) PULSE: variazione della quantità di moto dovuto alle componenti elastiche attivate complessivamente su tutta la catena cinetica. Il valore del Pulse per un salto “perfetto”

dovrebbe essere nullo (zero).E’ un valore della dispersione elastica. Valori ottimali sono indice di una buona utilizzazione della catena cinetica . Si misura in Ns. 5) FORZA INIZIALE: forza che produce l’atleta all’inizio della fase concentrica, espressa in Newton. 6) DYNA: forza dinamica massima espressa in N. 7) FORZA RELATIVA: rapporto fra la forza massima espressa (Dyna) e il peso corporeo. E’ un buon indicatore di mobilità spaziale. 8) FORZA ISOTONICA COSCIA: è l’intensità della forza, che rimane costante nel tempo di spinta, nei muscoli della coscia in N. 9) FORZA ISOTONICA GAMBA: è l’intensità della forza nei muscoli della gamba in N. 10) STIFFNESS COSCIA: rigidità dinamica dei muscoli della coscia espressa in N/mn. 11) STIFFNESS GAMBA: rigidità dinamica dei muscoli della gamba, espressa in N/mn. 12) POTENZA: variazione istantanea di energia relativa alla massa corporea in Kwatt. 13) ESPLOSIVITA’: è un indice legato alla potenza cinetica massima (variazione dell’energia cinetica relativa , data dal prodotto della velocità per l’accelerazione), al tempo per manifestarla normalizzata all’angolo al ginocchio. Esso è fornito in una scala percentuale. 14) FAST TWITCH INDEX: indice di capacità neuromuscolare legato alle modalità di risposta delle fibre veloci anch’esso in scala percentuale legato alla maggior pendenza della curva della potenza cinetica. 15) RENDIMENTO: rapporto fra l’energia utile al salto e l’energia totale utilizzata (rapporto fra benefici e costi). 16) SCRACH: variazione istantanea delle sollecitazioni articolari di taglio sul ginocchio, espresso in N. 15

PREPARAZIONE FISICA - RICERCA

Programma di lavoro TAB. A3 del gruppo controllo

Programma di lavoro del gruppo di elettrostimolazione

Le forze di taglio sono tensioni parallele al piatto tibiale . Il test in oggetto è stato proposto nel gruppo sperimentale 4 volte ( prima del training , dopo 3 settimane , alla fine del training , dopo 2 settimane di sospensione del training) , mentre al gruppo di controllo 2 volte (prima del training e alla fine della sperimentazione). Descrizione del training Vedi tabelle A1, A2 e A3. Dati Di seguito mostriamo i dati registrati nei vari test, con le varie medie dei due gruppi e tutti i relativi confronti. Vedi tabella B. Analisi dei dati Confronto fra test d’ingresso (1) e test alla fine della sperimentazione (4). A)Gruppo “Sperimentale” Parametri cinematici (fig.1): - La Velocità max allo stacco aumenta - Il tempo di spinta è minore - Il Pulse aumenta in modo positivo PARAM Atleti/test

T.D.R.

VEL MAX

TDS

PULSE

TAB. A1

Parametri dinamici (fig.2): - La Forza Max Dinamica (DYNA) è aumentata in media del 10% - La Forza relativa aumenta - La Forza Isotonica della Coscia aumenta - La Forza Isotonica della Gamba rimane inalterata

F.INIZ.

DYNA

FREL.

F.ISO. COSC

F.ISO. GAM

TAB. A2

STIF.COSC STIF.GAM

POT.

Seduta 24-mag 26-mag 28-mag 31-mag 02-giu 04-giu 07-giu 09-giu 11-giu 14-giu 16-giu 18-giu 21-giu 23-giu 25-giu 28-giu 30-giu 02-lug

Atleta "A" Atleta "B" Atleta "C"

25 25 30 30 30 30 45 45 50 50 55 60 60 65 70 70 80 80

25 25 30 30 40 40 40 45 45 50 50 55 60 NF

65 70 70 100

ESPLOS. F.T.I.

25 25 30 30 40 40 45 45 50 50 55 60 65 70 70 80 100 100

REND. SCRACH

GRUPPO DI ELETTROSTIMOLAZIONE "A" 1° "A" 2° "A" 3° "A" 4° "B" 1° "B" 2° "B" 3° "B" 4° "C" 1°

255 115 215 215 255 260 100 195 290 200 135 235

2.72 2.66 2.86 2.77 2.14 2.18 2.41 2.36 2.60 2.69 2.65 2.61

185 150 165 170 190 210 235 205 220 225 220 170

-249 -208 -211 -189 -257 -377 -272 -237 -403 -201 -218 -249

1360 1840 1360 2140 900 1090 1160 1370 1970 1590 2050 2340

2450 2550 2710 2550 2330 2450 2250 2430 2410 2600 2500 2970

3.1 3.2 3.5 3.2 2.8 3.0 2.7 3.0 2.8 3.0 2.9 3.5

2180 2350 2360 2480 1680 1890 1670 2030 2120 2160 2430 2780

1520 1590 1980 1370 1190 1070 1390 1320 1540 1440 1260 1430

42 59 50 50 28 41 26 36 31 29 37 54

46 86 64 54 44 36 36 38 37 37 31 59

2.4 2.7 2.5 2.8 1.7 1.9 1.7 2.0 2.2 2.4 2.6 2.9

45 42 49 48 29 38 27 40 37 38 41 52

31 24 33 34 23 30 19 31 29 33 33 46

54 59 60 54 53 49 48 47 49 46 45 51

520 530 660 470 260 270 370 370 450 460 530 580

215 280 150 315 240 195

2.54 2.16 2.57 2.42 2.97 2.88

205 225 275 195 160 155

-195 -204 -124 -253 -422 -264

1260 1120 1410 1120 1600 2460

2010 1880 1960 2160 3170 3130

3.1 2.9 3.2 3.5 3.8 3.7

1550 1360 1850 1730 2710 2900

1200 1350 1220 1030 1640 1640

28 28 33 33 69 69

35 26 42 31 63 63

1.6 1.2 1.8 1.6 3.4 3.3

41 34 46 49 54 56

27 19 30 35 42 43

49 44 52 47 57 55

420 250 460 400 540 480

"C" 2° "C" 3° "C" 4° GRUPPO DI CONTROLLO "D" 1° "D" 2° "E" 1° "E" 2° "F" 1° "F" 2°

TAB. B

16

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE FISICA - RICERCA

- La Stiffness della Coscia e della Gamba aumentano Parametri Neuromuscolari (fig.3): - Il Tempo di Reazione diminuisce in modo rilevante - Il Fast Twich Index migliora - La Potenza e L’Esplosività aumentano Parametri energetici (fig.4): - Il Rendimento rimane uguale Equilibrio Artromuscolare - Lo Scrach aumenta in modo importante B) GRUPPO CONTROLLO Parametri cinematici - La Velocita` max allo stacco diminuisce - Il tempo di spinta aumenta leggermente - Il Pulse aumenta in modo positivo

fig.1

Parametri dinamici - La Forza Max Dinamica (DYNA) rimane sostanzialmente la stessa - La Forza relativa è uguale - La Forza Isotonica della Coscia è uguale - La Forza Isotonica della Gamba rimane inalterata - La Stiffness della Coscia è uguale - La Stiffness della Gamba diminuisce Parametri Neuromuscolari - Il Tempo di Reazione aumenta - Il Fast Twich Index è leggermente superiore - La Potenza ha un leggero peggioramento - L’Esplosività rimane uguale Parametri energetici -Il Rendimento diminuisce leggermente Equilibrio Artromuscolare Lo Scrach diminuisce in modo inte-

fig.2 17

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE FISICA - RICERCA

fig.3

fig.4 18

ressante Riassumendo si può dire che il gruppo sperimentale ha registrato un netto miglioramento delle caratteristiche dinamiche dei muscoli della coscia e sul piano neuromuscolare . L’aumento della forza dinamica relativa alla coscia ha creato però un peggioramento del timing muscolareSequenza di attivazione dei muscoli della catena cinetica che si riassume in un aumento relativo allo scrach, dovuto anche ad una possibile alterazione dell’equilibrio fra agonisti ed antagonisti. Il gruppo di controllo, che non ha eseguito un lavoro settorializzato (come l’elettrostimolazone), non ha registrato delle variazioni significative nei parametri dinamici e neuromuscolari, ma avendo agito in modo globale sulla catena cinetica ne ha determinato una miglior equilibrio . Un particolare interesse lo ha suscitato l`analisi più dettagliata nella scansione temporale dei test del gruppo sperimentale. Nel confronto fra secondo e primo test si rilevano miglioramenti nell’ambito dinamico e neuromuscolari, ed inizia a manifestarsi un maggior squilibrio artromuscolare. Nel confronto fra terzo e secondo test si registra una stabilizzazione nei parametri dinamici, mentre quelli neuromuscolari tendono ad una leggera flessione, lo squilibrio artromuscolare aumenta. Nel confronto fra quarto test ( dopo 2 settimane dalla fine del lavoro) e terzo test i parametri dinamici sono ancora in miglioramento, si registra anche un miglioramento sulle qualità neuromuscolari e l’equilibrio artromuscolare tende ancora a peggiorare. Conclusioni Nonostante il numero esiguo dei soggetti esaminati, questa sperimentazione ha comunque confermato delle indicazioni metodologiche interes-

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE FISICA - RICERCA

santi e in parte prevedibili. Altro aspetto da mettere in risalto è che in questo lavoro si sono analizzati gli effetti di queste metodiche relative solo ai protocolli presi in esame, che rappresentano solo una delle infinite possibilità di applicazione (fig.5 e 6). Per cui non è detto che cambiando le variabili del training, anche con le stesse metodiche, si rilevino gli stessi andamenti sulle caratteristiche della forza degli arti inferiori. Un pregio interessante è che il lavoro compiuto è stato il meno possibile inquinato da altre esercitazioni in quanto i soggetti testati hanno svolto praticamente solo questo tipo di training per sei settimane sugli arti inferiori. Precisato questo, possiamo comunque indicare come il lavoro in elettrostimolazione abbia fatto registrare degli aumenti esaltanti per lo sviluppo della forza della coscia e sull’aspetto neuromuscolare, che come si è visto ha comunque un trend di crescita non lineare e diverso dalle caratteristiche del lavoro volontario . Ciò attesta come questa metodica debba avere una sua logica di programmazione del tutto diversa e soprattutto personalizzata, questo è confermato dal fatto che nel gruppo sperimentale si sono rilevati degli andamenti non omogenei su alcuni parametri. Si conferma che l’elettrostimolazione potenziando solo alcuni gruppi muscolari crea degli scompensi sia probabilmente di forza che sicuramente sull’equilibrio della catena cinetica , e ciò deve essere preso seriamente in considerazione quando si sottopongono dei soggetti a questo tipo di training, squilibrio attenuato nei soggetti del gruppo di controllo. Ciò indica come l’elettrostimolazione possa ricoprire un ruolo molto interessante nel training sportivo a patto che sia svolta sempre in accordo con un training volontario ed in modo controllato.

A B C media

Atleti A B C media

fig.5

A B C media

Atleti A B C media

fig.6 19

SEZIONE MEDICA INDAGINE

L’ALTRA FACCIA DEL PALLONE: DALLA PARTE DEI BAMBINI di Prof. Leonardo Vecchiet, Dott. Luca Gatteschi, Dott. M.Grazia Rubenni*

Il diritto di beneficiare di un ambiente sano: “la tutela igienico alimentare come prevenzione”

N

egli ultimi decenni nei paesi industrializzati si sono avute modificazioni dello stile di vita che hanno riguardato in particolare le abitudini alimentari e l’attività fisica. Nel primo caso, sia per la sempre più vasta proposta delle industrie alimentari che per la riduzione della disponibilità oraria nelle famiglie legata agli impegni di lavoro, si é avuta una sempre maggiore diffusione di alimenti di facile preparazione o di pronto utilizzo, che risultano spesso ad elevato contenuto in grassi. Nel secondo caso, lo stile di vita ha teso sempre più verso la sedentarietà grazie alla diffusione di TV e computer e alla mancanza, soprattutto nelle grandi città, di spazi destinati allo svolgimento di attività fisiche di tipo ricreativo. L’aumento dell’apporto calorico da un lato e la riduzione della spesa energetica dall’altro hanno coinvolto tutte le età, e i loro effetti possono essere visti sia negli adulti che nei ragazzi. La prevalenza dell’obesità e di quella che viene chiamata sindrome metabolica, cioé quell’insieme di fattori di rischio cardiovascolari rappresentati da ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, bassi valori di colesterolo HDL, anomalie del metabolismo del glucosio ed iperinsulinemia, é andata infatti fortemente aumentando. Ciò ha

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portato molti paesi interessati negli Stati Uniti si assiste ad dal fenomeno, fra cui in un ulteriore incremento primo luogo gli Stati Uniti, dell’obesità infantile nonouna riduzione ad avviare strategie di preven- s t a n t e zione incentrate essenzial- dell’introito alimentare di m e n t e s u l l ’ e d u c a z i o n e a l i - grassi (Bar Or et al. 1998). mentare. Studi recenti indica- Il gioco del calcio si distingue n o p e r ò c h e n o n o s t a n t e l a da altre attività sportive orgar i d u z i o n e d e l l ’ i n t r o i t o a l i - nizzate per la facilità di pratim e n t a r e d i g r a s s i a v v e n u t a ca (diffusione delle strutture) nell’ultimo decennio, negli nonché per l’assenza di un S t a t i U n i t i c i r c a i l 2 5 % d e i biotipo caratteristico che può bambini risulta obeso, con un determinare una stretta seleincremento del 20% nell’ulti- zione iniziale. m a d e c a d e ( B a r O r e t a l . Nel 1991 la Sezione Medica 1998). Ciò ha portato a rite- del Settore Tecnico ha inizian e r e q u a l e c a u s a p r i n c i p a l e to una ricerca contraddistinta d e l l ’ a u m e n t o d e i l i v e l l i d i da due obiettivi [linee] prinobesità tra i bambini il ridot- c i p a l i : i l p r i m o , d e f i n i r e l e t o l i v e l l o d i a t t i v i t à f i s i c a caratteristiche antropometri(Bar-Or, 1999; Goran, 1999; che e fisiologiche del bambiL u e p k e r, 1 9 9 9 ; R o s s n e r n o p r a t i c a n t e c a l c i o n e l l a fascia di età 8-12 anni ed a 1998). Il problema dell’obesità confrontarle con quelle di i n f a n t i l e é m o l t o s e n t i t o , coetanei non praticanti attianche perché molti bambini v i t à s p o r t i v a ; i l s e c o n d o , obesi diventeranno adulti seguire per cinque anni obesi, con elevati fattori di entrambi questi gruppi di rischio per insorgenza di stati soggetti in modo da valutare patologici e bassa qualità di l’influenza della pratica del v i t a ( R o s s n e r 1 9 9 8 ) . C o s ì , calcio sulle curve di sviluppo l’associazione tra aumento di delle suddette caratteristiche peso nell’adolescenza e la anatomo-funzionali nella comparsa di sindrome meta- fascia 8-17 anni. I partecipanbolica in età adulta é più che ti allo studio sono stati sottoposti ad una serie di tappe rilevante (Vanhala 1999). A l l o s t e s s o t e m p o , r e c e n t i schematizzate in figura 1 s t u d i s e m b r a n o r i a f f e r m a r e Sono state complessivamente u n r u o l o i m p o r t a n t e p e r effettuate 926 visite, per un l’attività fisica nel controllo r a n g e d i e t à 8 - 1 7 a n n i . U n a del peso corporeo. Tra questi, prima analisi di tipo trasversal a s e g n a l a z i o n e c h e u n le, in cui sono quindi entrati approccio basato solo tutti i dati raccolti, delle s u l l ’ i n t e r v e n t o n u t r i z i o n a l e caratteristiche antropometrinon é sufficiente per il tratta- c h e h a m o s t r a t o c h e i d u e m e n t o a l u n g o t e r m i n e gruppi (calciatori e controlli) dell’obesità p e d i a t r i c a * Sezione Medica del Settore (Pinelli et al.1999), e che Tecnico F.I.G.C.

SEZIONE MEDICA INDAGINE

INTERVISTA Attività fisica Alimentazione

Valutazione Cardiologica Visita cardiologica ECG base Ecocardiogramma

Visita medica Antropometria

fig.1

Prove da sforzo Analisi cambi respiratori Registrazione ECG Lattacidemia Fig.1 Schema generale ricerca Coverciano

erano praticamente sovrapponibili in tutte le fasce di età per quanto riguarda il parametro altezza, mentre il gruppo dei calciatori mostrava valori statisticamente inferiori sia di peso (nelle fasce di età 10-14 anni) che di massa grassa (nelle fasce di età 1017). Inoltre, una valutazione preliminare dei questionari alimentari ha mostrato che il gruppo dei calciatori presentava un introito energetico lievemente superiore a quello dei sedentari, per cui le differenze osservate non potevano essere ascritte ad un minore introito calorico. Questi primi dati sembrano quindi indicare una influenza positiva della pratica del calcio, anche con frequenza solo

bisettimanale, sui parametri di composizione corporea. Anche se sarà necessaria una analisi più approfondita prima di giungere a conclusioni in merito ai meccanismi di tale influenza, si possono porre almeno due ipotesi: 1)il fatto, emerso dalla valutazione dei questionari riguardo l’attività fisica svolta, che i ragazzi praticanti calcio presentavano anche un livello di ulteriore attività fisica “spontanea” superiore a quello dei controlli; 2)la presenza di una maggiore educazione e consapevolezza alimentare nell’ambiente anche non stret-

Holter

tamente tecnico circostante i giovani calciatori, con conseguente maggiore attenzione rivolta sia dalle famiglie che dai bambini stessi nei confronti delle scelte alim e n t a r i .

In questa ottica, il gioco del calcio può rivestire un importante ruolo sociale attraverso una duplice azione: la prima diretta, di miglioramento del benessere psico-fisico dovuto alla pratica sportiva in se; la seconda indiretta di intervento in senso positivo sulle abitudini di vita, sia mediante l’incremento dell’attività fisica spontanea che l’adozione di più corrette abitudini alimentari. Questa seconda azione risulta ancora più importante in considerazione del dato che solo gli interventi capaci di modificare le abitudini di vita sembrano rivelarsi efficaci nel trattamento a lungo termine dell’obesità infantile. Nota: questo intervento è stato presentato al Convegno Nazionale “L’altra faccia del pallone: dalla parte dei bambini”. Torino 26 Febbraio 2000 21

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE FISICA

TEST E METODO DI SINTESI: VALUTAZIONE ED ALLENAMENTO DELLA POTENZA AEROBICA E DELLA RESISTENZA ALLA VELOCITÀ NEL CALCIO di Riccardo Proietti*

“La potenza aerobica è importante per il calciatore non solo perché risulta correlata al volume di corsa espresso durante un incontro, ma soprattutto, per l’intensità col quale può essere sviluppato. Interviene inoltre sulle capacità di recupero, migliorando la possibilità di ripetere sforzi intensi, in situazioni di affaticamento” Introduzione al test e metodo di “Sintesi” test e metodi di lavoro intermittente stanno ricevendo un’accoglienza e diffusione sempre più ampia nell’area dell’allenamento rivolto al miglioramento dei processi di erogazione di energia aerobici ed anaerobici e della resistenza muscolare. I principi su cui si basa questo lavoro intermittente sono da ricercare nell’affinità con le caratteristiche della prestazione presa in esame: a)l’alternanza di sforzi elevati ad altri meno intensi con pause brevi di recupero, b) il reclutamento alternato sia delle fibre veloci, durante gli sprint, di quelle veloci resistenti durante la corsa ad alto ritmo che di quelle lente durante la corsa in supplesse, c) la produzione “ottimale” di acido lattico 4-8 mmol/L, nè troppo bassa nè troppo alta, sufficiente a stimolare i processi fisiologici di smaltimento dello stesso come substrato energetico, permettendo così il continuo dello sforzo.

I

Il test di Sintesi Le motivazioni che hanno spinto allo studio di questo test sono: • trovare un test che misuri con tutte le differenze del caso, rispetto a quelli di laboratorio le proprietà metaboliche in regimi di lavoro inter22

mittente; • che sia vicino, da un punto di vista biomeccanico, al tipo di corsa del calciatore; • che fornisca informazioni sullo stato di forma e che permetta senza speciali apparecchiature, a parte il cardiofrequenzimetro, di individualizzare i carichi di lavoro per l’omonimo metodo di allenamento, tramite la rilevazione della max F.C. utile. Questo test che prevede 11 sprint di 20m.rec 15-20’’ + 8’alla max velocità di corsa possibile (dire al calciatore di sparare tutto una volta raggiunto l’ultimo minuto) su percorso a navetta di 20-40-6080-100m. Le correlazioni con il test di Lèger sono risultate significativamente positive (P.<0,05; R.0,95) indicando per i soggetti con un elevato VO2 max la possibilità di percorrere distanze maggiori durante gli 8’ di corsa. Anche la max frequenza cardiaca rilevata a termine del protocollo di Sintesi risulta significativamente correlata a quella del protocol-

lo di Lèger (P.<0,05; R.0,90). Correlazione significativamente positiva tra il VO2 max rilevato nel test di Lèger e la distanza (m. percorsi) durante gli 8 minuti di corsa massimale nel test di Sintesi, indicando per i soggetti con un elevata potenza aerobica, la possibilità di correre a velocità più sostenuta e quindi percorrere più distanza nel test di Proietti (test di

Sintesi) . Correlazione significativamente positiva tra frequenza cardiaca massima rilevata al termine del test di Lèger e la frequenza cardiaca massima rilevata a termine del test di Sintesi (8 minuti di corsa massimale). 11sprint____20m___________40m ___________60m___________80m __________100m 8’ di corsa continua in andata e ritorno. 600m ogni percorso concluso. *Preparatore Atletico Baniyas Football Club (Emirati Arabi)

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Tabella di valutazione Metri percorsi durante gli 8’ < 1499 m. 1500-1599 m. 1600-1699 m. 1700-1799 m. 1800-1899 m. > 1900 m.

VO2 max* scarso sufficiente discreto buono ottimo eccellente

x 52 ml/kg/min 52-53,5 53,5-55 55-57 57-58,5 > 58,5

* VO2 max = (m. x 0,01635) + 27,353

Test di Sintesi (11 sprint 20m.rec 15-20’’+ 8’ corsa continua alla max velocità su percorso a navetta)

* L’allenamento lattacido non dipende solamente dalla considerazione delle sole f.c. ma anche dall’entità della sollecitazione delle

% max F.C.

colore range

95-100% della max f.c.

rosso

90-95% della max f.c.

verde

x 90% della max f.c.

giallo

fibre veloci, dal tempo di contrazione delle stesse nonché dal recupero tra la sequenza delle ripetizioni. Quindi e possibile che elevate % di acido lattico si trovino anche a f.c. più basse (90-95% della max f.c.). Rilevazioni • Frequenza cardiaca massima da percentualizzare al 90-95% per trovare il range di lavoro per il metodo di Sintesi. • Metri percorsi durante il blocco di corsa di 8 minuti. • Per chi dispone di cellule fotoelettriche, è interessante valutare i tempi di percorrenza sui 20m, valutando la media dei tempi degli 11 sprint, come indice di resistenza alla velocità, e il miglior tempo sui 20m., come indice di velocità pura.

metabolismo attivato e tipo di allenamento glicolitico anaerobico allenamento lattacido* glicolitico aer/anaerobico allenamento potenza aerobica in forma intensiva glicolitico aerobico allenamento capacità aerobica 23

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Il metodo di Sintesi Ricordiamo che l’allenamento utile per elevare il VO2 max prevede l’utilizzo d’intensità che promuovono una frequenza cardiaca pari al 90-95% della massima individuale, stimolando miglioramenti anche sulla velocità di soglia anaerobica. Riportiamo il parere di alcuni Autori sulle percentuali rispetto alla max frequenza cardiaca utile alla quale corrisponde la soglia anaerobica e all’interno della quale e opportuno lavorare per elevare il VO2 max:

potrebbe essere considerata come variabile indipendente ai fini di verificare come gli altri parametri varino in funzione di essa dopo cicli di training.

gruppo che funge da regolatore di velocità di corsa. Il metodo di Sintesi presenta 3 versioni

Considerazioni in fase organizzativa Ai fini dell’applicazione pratica in sede 1.Fox, Bower, Foss (1995) 2.J.Bangsbo (1996) 3.U.Wisloff (1998) 4.R.Proietti (1997) 5. A.Snider, T.Woulfe, R.Welsh, C.Foster (1994) di allenamento (ogni atleta dovrebbe disporre di un proprio cardiofrequenzimetro ai fini di un personalizzato training) risulta opportuno percentualizzare i vari dati in rapporto alla propria massima F.C utile che ricordiamo sembra essere la variabile meno influenzabile dall’allenamento e che

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91% della max frequenza cardiaca utile 90% 90-95% 90-95% 87-92%

Nel caso in cui i cardiofrequenzimetri siano due o tre, è necessario prima raggruppare la squadra in due o tre sottogruppi in funzione del risultato del test, es. gruppo A atleti che sono rientrati tra i 1600-1700m., gruppo B quelli tra 1700-1800m., gruppo C quelli tra 1800-1900, poi scegliere un capo-

Indicazioni sull’apporto condizionante delle versioni A-B-C sulla potenza aerobica e sulla resistenza alla velocità (**** eccellente *** ottimo ** discreto * sufficiente) Metodo di Sintesi versione A (11 sprint 20m rec.15-20’’+ 8’corsa continua al 90-95% della f.c. max su percorso a navetta x 2 serie continue) • Potenza aerobica **** • Resistenza alla velocità **

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Metodo di Sintesi versione B (6 sprint 20m rec.15-20’’+ 3’corsa continua al 90-95% della f.c. max su percorso a navetta x 4 serie continue).

Metodo di Sintesi versione C (6 sprint 20m rec.15-20’’/ rec. serie 1’x 5 serie continue).

• Potenza aerobica *** • Resistenza alla velocità ***

• Potenza aerobica * • Resistenza alla velocità ****

Adattamenti morfologicofunzionali ricercati 1) Durante gli sprint - resistenza alla velocità in condizione lattacida - accelerazioni e decelera-

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zioni continue - aumento del volume sistolico - miglioramento dei meccanismi di produzione energetica 2) Durante i blocchi di corsa -

mantenimento di un ritmo di corsa medio alto in condizioni di fatica - corretta biomeccanica di corsa indotta dai continui cambi di direzione - utilizzo metabolico del piruvato e acidi grassi con risparmio del glicogeno - aumento della velocità di smaltimento dell’acido lattico La presente metodica risulta modulabile in un regime di lavoro più qualitativo per ciò che riguarda la reiterazione di sprint soprattutto quando i livelli di potenza aerobica risultano già sufficientemente incrementati e, inseriti, secondo la sequenza delle versioni A-B-C, all’interno del microciclo o del mesociclo. L’ e v o l u z i o n e d e i c a r i c h i d i lavoro volgerà in questo caso verso espressioni di intermittenza di tipo massimale più appropriati al condizionamento della resistenza alla velocità.

tativo per la potenza aerobica e la resistenza alla velocità che ricordiamo essere direttamente responsabili e quindi indicative delle attività di gioco intermittenti più importanti durante la gara come: - Corsa a moderata velocità; 16 km/h (frazioni totali 1.700 m. circa) - Corsa ad alta velocità; 21 km/h (frazioni totali 700 m. circa) - Sprint; 30 km/h ( frazioni totali 400 m. circa) ha rilevato dopo 4 settimane di training con le squadre Allievi Nazionali e Primavera dell’Empoli calcio, un aumento sia del consumo di ossigeno, sia della velocità di corsa. Gli andamenti delle concentrazioni di lattato ematico nel test e metodo di Sintesi risultarono i seguenti: Test: indicativamente tra gli 8-12 mmol l-1. Versione A: intorno ai 7 mmol l-1 a fine degli 11 sprint ed intorno ai 3 mmol l-1 a fine del blocco di 8’di corsa. Versione B: ha presentato degli andamenti del lattato pressoché simili tra le due espressioni di corsa e p i ù p r e c i s a m e nt e circa 3-5 mmol l-1 sia a fine dei 6 sprint che nel blocco di 3’ di corsa.

Conclusioni L’ a u t o r e u t i l i z z a n d o i l t e s t di Sintesi come metodo valu26

Versione C: ha presentato valori di lattato compresi tra i 3-4 mmol l-

1.Questa versione visto le modalità con le quali si esprime, 6 sprint lineari di c i r c a 3 ’’ c i a s c u n o , p r e s e n t a valori di lattato ematico non eccessivamente alte, presupponendo un massiccio apporto del sistema del fosfageno, l’anaerobico alattacido, che sembra, appunto, ricoprire buona parte delle quota energetica richiesta per questo tipo di sforzo. Anche la resistenza alla velocità valutata con gli 11 sprint ha presentato dei significativi abbassamenti dei tempi di percorrenza. Quanto dimostrato ipotizza per i soggetti allenati con questo metodo un miglioramento della velocità di smaltimento dell’acido lattico (prodotto dalle fibre veloci durante i blocchi di sprint) nonché il suo utilizzo come substrato energetico dalle fibre lente e veloci resistenti (durante i blocchi di corsa con cambio di direzione) che avviene ad alte F.C. presupponendo per i calciatori la possibilità di reiterare sforzi massimali (sprint) durante situazioni di gioco (pressing e possesso palla) in cui il sistema cardiocircolatorio e muscolare risulta trovarsi ad “alti regimi di lavoro”.

Bibliografia R.Proietti,”La corsa.Valutazione e allenamento della potenza aerobica e della resistenza alla velocità nel calcio” libro+ video. Edizioni Nuova Prhomos via O.Bettacchini, 3 Città di Castello (PG)

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RAPPORTI TRA IL DIRETTORE SPORTIVO E L’ALLENATORE di Claudio Garzelli*

S

i sta parlando da tempo della profonda modifica in atto nelle società di calcio sulla determinazione delle competenze delle varie figure professionali impiegate nella gestione sportiva. E’ sempre più difficile ormai riscontrare che ad un solo manager di estrazione sportiva sia delegata la gestione complessiva della società di calcio: si assiste piuttosto, con sempre maggiore frequenza, all’ingresso nel mondo del calcio di figure professionali provenienti dai più svariati settori economici le quali aspirano ad occupare ruoli sempre più vicini alla sfera tecnico sportiva per la grande attenzione che i mezzi di informazione dedicano ad essa. Ta l e f e n o m e n o , s e d a u n a parte arricchisce le società di competenze manageriali di

Claudio Garzelli

alto profilo, dall’altra determina spesso indesiderate compressioni dei ruoli tradizionalmente affidati a coloro che vantano specifiche ed esclusive esperienze calcistiche. Ma per quanto forte sia il tentativo di sovrapposizione delle funzioni politico- amministrative sulle quelle tecnicosportive operato dai nuovi manager d’azienda, al direttore sportivo spettano ancora responsabilità determinanti nel perseguimento dell’oggetto sociale di ogni club di calcio. Tra le funzioni più importanti che il DS è chiamato a svolgere con la competenza specifica e la sensibilità sportiva, che costituiscono il patrimonio professionale più esclusivo, vi è quella della gestione dei rapporti con l’allenatore. A differenza degli altri paesi europei dove la figura dell’allenatore coincide in qualche modo con quella del manager sportivo, nelle società italiane convivono due figure istituzionali che pensano e vedono calcio in modo indipendente ed autonomo e che per questo hanno dato spesso origine a contrapposizioni molto forti. La storia dei rapporti tra i direttori sportivi e gli allenatori è infatti caratterizzata da connotati di pregiudiziale diffidenza se non addirittura di aperto scontro: le scelte del mercato calciatori e la guida tecnica della squadra sono responsabilità che sono state strumentalmente rim-

pallate ad ogni crisi di risultati, con la conseguenza di ingenerare tensioni ed incomprensioni all’interno della società. Se è vero che il compito istituzionale del direttore sportivo è quello di rispondere dell’andamento tecnico complessivo della squadra in relazione alla linea politica ed economica della società, è anche vero che la responsabilità della guida tecnica della squadra è compito esclusivo dell’allenatore il quale, nell’ambito delle sue competenze, deve poter contare sulla completa autonomia operativa. Il direttore sportivo deve pertanto assicurare al suo tecnico una leale collaborazione, scevra da inopportune ingerenze nella impostazione tecnico tattica della squadra: per assurdo il DS dovrebbe riuscire a spogliarsi in modo camaleontico delle proprie convinzioni calcistiche per assimilare in pieno quelle del suo allenatore di turno, così da essere in grado in ogni momento di comprenderne le esigenze e provvedere appropriatamente all’individuazione degli elementi necessari alla realizzazione del progetto tecnico elaborato dall’allenatore per la squadra. Molti sostengono invece che il DS debba mantenere sempre una propria identità tecnica, anche se questa dovesse risultare in contrasto con le convinzioni dell’allenatore, così da garantire un’autore* Vicepresidente ADISE 27

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vole alternativa di giudizio sull’operato del tecnico di fronte alle legittime interrogazioni degli organi dirigenziali della società. Quest’ultima posizione però apre spesso la strada ad incomprensioni molto pericolose, per lo più generate dai giudizi di merito espressi dal direttore sportivo sulla conduzione della squadra e su ogni altra decisione squisitamente tecnica presa dall’allenatore, giudizi formulati non secondo l’ottica professionale del tecnico, ma piuttosto secondo una visione tutta personale del DS il quale, in ultima analisi, tende a sostituirsi in tutto alla figura dell’allenatore con la pretesa di condizionarne scelte e piani tattici. E’ facilmente comprensibile che, per le peculiarità tipiche del lavoro di squadra, l’affiatamento tra le varie figure professionali che operano in quel contesto costituisce un elemento determinante per il raggiungimento del successo sportivo e non fa certo eccezione a tale principio il rapporto tra il tecnico ed il direttore sportivo. E’ pertanto assolutamente auspicabile che la collaborazione tra le due principali componenti tecniche della società di calcio sia piena e costante, al fine di garantire alla società lo sviluppo armonico desiderato, assicurando il coinvolgimento dell’allenatore nei programmi societari, senza per questo mortificarne le convinzioni professionali e l’autonomia operativa. 28

Perché ciò avvenga la sensibilità sportiva e l’esperienza specifica del direttore sportivo debbono consigliare alla società le posizioni più chiare nei confronti dell’allenatore e dei calciatori, attraverso una comunicazione diretta fatta di inter venti semplici, mirati a trasferire alla squadra i concetti fondamentali del lavoro di equipe. Un leale rapporto di collaborazione instaurato con l’allenatore, nella consapevolezza che la figura di questi è certamente quella più esposta ai giudizi sommari tipici del mondo del calcio, consente al direttore sportivo di risolvere più agevolmente le problematiche che attengono la squadra nel suo complesso, contribuendo all’analisi ed alla gestione della psicologia del gruppo. Quante volte, a proposito di squadre di successo, sentiamo parlare di “spirito vincente” senza capire bene di cosa si tratti o da chi o che cosa venga generato: lo spirito vincente è un clima, un’aria che si respira nel contesto di una società sportiva che gli atleti avvertono sin dai primi momenti di appartenenza al club, con quella tipica sensibilità quasi primordiale che permette loro di comprendere subito la realtà nella quale sono arrivati. Sostengo in ogni occasione che i calciatori, presi in gruppo, sono pressoché tutti uguali , non fosse altro che per la passione sportiva che li accomuna, per l’età, il grado di cultura e l’estrazione sociale per lo

più omogenee; la differenza tra il comportamento di un gruppo rispetto ad un altro è quindi determinata da fattori che sono riconducibili alla guida tecnica e societaria, quindi al grado di comunicazione e di intesa che si riesce ad instaurare tra le figure dell’allenatore e del direttore sportivo. L’accordo, quando non addirittura la studiata complicità, tra il DS e l’allenatore permettono sovente di elaborare provvedimenti che abbiano l’effetto di produrre nei calciatori le reazioni desiderate, in funzione delle varie esigenze agonistiche. E’ giusto infine sottolineare che, per l’accresciuta professionalità delle figure in parola, i rapporti tra il direttore sportivo e l’allenatore sono sensibilmente migliorati e si possono riscontrare con sempre maggiore frequenza casi di prolungata e proficua collaborazione tra i due con effetti decisamente stabilizzanti per le società che possono beneficiare delle loro prestazioni. E’ senz’altro auspicabile che, così come è avvenuto nell’ultimo corso per direttori sportivi voluto dal Presidente del Settore Tecnico, Avv. Mario Valitutti, lo spirito di grande collaborazione e di approfondimento delle tematiche sportive che deve unire tutti coloro che partecipano allo sviluppo del giuoco del calcio continui a trovare nel Centro Te c n i c o d i C o v e r c i a n o i l luogo ideale d’incontro e di studio.

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» TESTIMONIANZE

L’ALLENATORE DEVE POTER LAVORARE CON LIBERTÀ E DIGNITÀ: PERCHÈ LA FEDERAZIONE NON STUDIA UN CONTRATTO-TIPO? Riportiamo, da un articolo di Luigi Barbesino, pubblicato su “Il Calcio Illustrato” del 1933, considerazioni assai interessanti, potremmo dire attuali, degne sicuramente di attenzione per tutti gli allenatori e non solo.



La formazione di nuovi allenatori, razionalmente istruiti e preparati, attraverso una scuola, può divenire coefficiente importantissimo al raggiungimento di nuove fulgide mete”. Bisogna ammettere - e rendere noto - che all’elevazione del calcio italiano hanno efficacemente contribuito allenatori stranieri chiamati da molte nostre società nelle grandi e piccole città a prestare la loro opera, spesso efficacissima, di tecnici capaci e provetti; così come contribuirono i rinsanguamenti alle nostre squadre, effettuati attraverso la reimportazione di elementi nostrani viventi all’estero e cresciuti nel calcio ad altra scuola, assicurati ai nostri “undici” dalla munificenza di società e appassionati. Se una certa sincronometria di ammaestramenti è venuta a noi da giocatori importanti in questi ultimi anni, quasi tutti da oltre oceano, da una scuola che ci ha inviato magnifici campioni, degli allenatori stranieri dobbiamo notare la diversa mentalità, la diversità delle scuole alle quali sono cresciuti, i diversi sistemi da essi praticati nell’insegnamento e, soprattutto, la grande difficoltà che essi hanno di comprendere appieno l’animo

dei nostri giocatori e far fruttare sportivamente quello che è uno dei coefficienti indispensabili a molte vittorie: l’entusiasmo, la fede. Il morale dei giocatori. Idealmente, bisognerebbe poter estrarre tutto il bello e buono che è di produzione nostran a , u ni r l o a l bu ono e bello per venuto a noi attraverso allenatori e giocatori stranieri, farne “un’essenza d’insegnamento” per i futuri allenatori della nuova scuola, come “elisir” di lunga e pratica vita, da propinare e far adottare dalle squadre che saranno affidate alle loro cure. Spesso, però, l’ideale fà a pugni con la pratica e le necessità della vita. L’estrarre dalle vecchie scuole di vari sistemi la parte migliore, amalgamarla in un tutto di teorie che possano far scuola, tali da poter essere applicate sul terreno della pratica, non è fatica da poco: in materia di calcio pressoché impossibile. Il primo problema che si presenta all’allenatore, una volta assunto da una società, è quello dell’ambientamento nei confronti dei dirigenti, dei giocatori, del pubblico. Molto spesso in situazioni molto difficili e punto desiderabili. Abbiamo, in Italia, due categorie di Società. Alla prima appartengono

quelle di cui vi è dovizia di mezzi, capacità di dirigenza; dove, pure in ambiente di familiarità ed affettuosità indispensabili per ottenere seri risultati dai giocatori, ognuno: dirigente, allenatore, giocatore, ha mansioni e compiti ben distinti, con precisa distribuzione di obblighi, doveri e responsabilità. Qui non vi sono interferenze che confondano ed ostacolino, spesso, nel loro sviluppo, il lavoro del singolo. Sul perno, sul fulcro, rappresentato dai dirigenti, roteano tutti gli stipendiati della Società. I dirigenti, dopo aver fissate le precise mansioni di ognuno, i dipendenti seguono, assistono nel loro lavoro con incitamenti, consigli ed aiuti; facilitando con la parola e l’azione i compiti di tutti, volti al raggiungimento della buona meta a tutti comune. Qui la capacità di adattamento dell’allenatore non esce da quelle qualità normali che formano l’uomo come persona socievole, conscia dei propri doveri. Nessuna capacità individuale, speciale è necessaria. Queste Società sono un poco la manna degli allenatori che conoscono il loro mestiere. Altre società vi sono, dove le cose, per motivi diversi, non camminano con tanta semplicità! 29

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» TESTIMONIANZE

Quello che per le prime è ordinaria amministrazione, diventa per queste seconde oggetto di lavoro preoccupante, assiduo, difficile:, molto spesso sfociate in situazioni insostenibili. Insufficienza di direzione, disillusione di appassionati per i nuovi acquisti che male rispondono all’aspettativa, rancori e malumori personali e locali si tacciono, in tanto e quanto la squadra vince o si comporta onorevolmente. Covano lentamente e poi esplodono quando la squadra accumula sconfitte o non ottiene i risultati che il pubblico si attende o pretende. Allora è il “si salvi chi può” ed il solo a non salvarsi è sempre l’allenatore, che in breve diventa capro espiatorio degli errori e degli umori di tutti: dei conti del cassiere che non tornano con i preventivi; del pubblico che vorrebbe - e non ottiene - di averlo solidale nella lotta contro il dirigente Caio e Sempronio ad esso inviso; dei giocatori che sono lieti di farlo responsabile del loro cattivo rendimento; dei dirigenti che non avendo altra soluzione, non trovando di meglio che prendersela con l’allenatore. Si formano così situazioni, nelle quali la tecnica dell’allenatore passa in seconda e terza linea, mentre la sua capacità tattica, ed il saper calmare l’orgasmo dei dirigenti, e convincere dirigenti e giocatori ad aver fiducia in lui, nel lavoro che compie, nel suo buon senso, assumono importanza princi30

palissima. In questa seconda categoria di società, quasi sempre l’allenatore ha a sua disposizione undici o poco più di undici giocatori di importazione regionale diversa. Giocatori già formati. Meglio: non formati e che non si formeranno mai più, ai quali è sommamente difficile insegnare qualcosa, perché le loro capacità calcistiche si sono fuse in una quantità tale di molti difetti e pochi pregi che a correggere i primi e a far rifulgere i secondi, occorrerebbe lungo, costante, paziente lavoro, in assoluta tranquillità di spirito ed in ambiente di serenità fra allenatore, dirigenti, giocatori e pubblico. Invece i due punti da conquistare a qualunque costo, anche quando la cosa a priori è impossibile, battono alla porta ogni domenica. Il pubblico vuole vedere vincere la propria squadra. Per i dirigenti conquistare i due punti o perderli, vuol dire avere la domenica dopo affluenza di pubblico, o vedere la cassetta degli incassi dimezzata. Il “deficit” finanziario momentaneo fa spesso perdere il controllo dei ner vi, la giusta valutazione dei mezzi che si hanno e del tempo che occorre per raggiungere con sicurezza una meta. Spinti dal malumore della folla - unica principale loro fonte di vita pare ai dirigenti di poter fare quanto all’allenatore, pure noto per le sue capacità, non è riuscito ancora, ed impongono sistemi di allenamento, squadra, tattica

di gioco in contrasto con l’allenatore, guardandosi bene di assumere la responsabilità delle loro imposizioni e facendo dell’allenatore la vittima della situazione. Questi non si sottopone ed allora lo si manda a spasso licenziandolo; guarda allo stipendio, fà quanto si vuole e perde autorità e dignità, liquidandosi presto o tardi moralmente e professionalmente perché i cattivi risultati sportivi che in tali ambienti sempre si avranno, verranno presto o tardi a danneggiarlo. Interventi

“Pietro Sernagiotto” Brasiliano della Juventus attaccante giunto in Italia nel 1932. Vince gli scudetti 1933/1934

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gnarsi con essa; ma più è anche recenti della meglio, secondo il FIGC a favore di allenostro pensiero, portenatori licenziati da rebbe beneficio la forsocietà a stagione mazione da parte della incominciata, dimoFIGC di un “Contrattostrano come al magTipo” da consigliare o gior Ente calcistico meglio ancora imporre non sfugga il crearsi a società ed allenatori, di queste situazioni. nel quale siano bene A nostro modesto fissati obblighi, manparere, il soggetto sioni e diritti. Si è meriterebbe l’attengiunti al “Contrattozione dei compilatori Tipo” per i giocatori del programma del appunto per i molti nuovo corso allenatoinconvenienti che l’iniri, perché la capacità ziativa singola creava di ambientamento annualmente. La stessa dell’allenatore è concosa potrebbe essere dizione prima, indifatta per gli allenatori. spensabile per lo sviNel tempo, il contratto luppo della sua attipotrà essere riveduto vità tecnica. L’allenaalla stregua degli insetore potrà ovviare, in gnamenti che verranparte, al formarsi di no dalla partica; ma queste penose situaintanto apporterà zioni, facendosi fissanotevoli benefici ai re i compiti che una risultati che si attendodeterminata società no dall’opera degli si prefigge e misuranallenatori, ai quali il do mezzi ed elemen“Contratto-Tipo” ti, che la società recherebbe tranquilm e t t e a s u a d i s p o s i - Le punte di diamante delle due valorosissime contendenti, lità e difesa. zione prima di impe- Juventus - Napoli: Sallustro e Farfallino, più amici che mai

Abbiamo trovato in una pubblicazione dedicata al Campionato del mondo del 1934, che si trova presso il Museo del calcio, due note assai interessanti che presentiamo all’attenzione degli allenatori e di coloro che si interessano al calcio. Requisiti necessari all’Arbitro La Commissione della FIFA per il Campionato del Mondo rivolse formale invito alle federazioni nazionali affiliate per la designazione degli arbitri, fissando il termine utile delle proposte al 15 aprile 1934. Entro tale data ogni federazione inviò alla Segreteria della FIFA un elenco comprendente, al massimo, quattro arbitri, i cui nominativi furono corredati dalle seguenti informazioni: a)attività sportiva; b)attitudini di ordine generale; c)nozioni linguistiche.

Naturalmente le singole federazioni, nel proporre gli arbitri per la più importante competizione calcistica del mondo, hanno sentito il dovere morale e materiale di garantire la precisa capacità dei loro designati. Capacità che non Ë soltanto costituita dal valore tecnico dell’arbitro, ma ancora dall’insieme delle considerazioni generali che si possono fare della sua persona e delle cognizioni linguistiche. Quest’ultimo requisito è importante, perché i maggiori dirigenti del calcio internazionale pensano appunto che per il direttore di una partita è utile una facile comunicazione con i 22 giocatori in campo, per evitare errate od incomplete 31

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» TESTIMONIANZE

interpretazioni, che andrebbero a detrimento della regolarità dell’incontro. Pertanto la Commissione della FIFA si è preoccupata, nel compilare la lista definitiva degli arbitri del Campionato del Mondo, di scegliere, attraverso le numerose proposte, i migliori esponenti - sotto ogni aspetto - della categoria arbitrale internazionale. Nel designare gli arbitri per le singole partite ha cercato di creare, laddove fu possibile, “un armonia di linguistica” tra i giocatori ed il direttore di gara.

che il sibilo, lacerate le tempia, in tumulto, si incagli in eco nelle gote e nelle dita degli energumeni, allora ci si accorge quanto la funzione dell’arbitro sia giocondamente bella e guerriera. Quando nella tempesta smodata il suo inimitabile “è fatto!” sanziona l’inflessibilità della legge e il verbo schietto dell’onore. Quando, a frenare l’astuzia illecita o il cieco impeto, basterà un monito della coscienza?

La funzione del fischietto arbitrale Non è senza ragione che, per dare una voce all’arbitro, si scelse (non sappiamo quando) il fischio stridente. Il fischio - chissà perché - è la formula più sintetica e schietta della disapprovazione. L’arbitro non può esprimersi, dunque, che con quello. Si opera nell’attimo un vero scarico di coscienza, che il fischio perentorio sostituisce, in certo modo, quello che ci ostiniamo a volte a non udire e che sibila dal profondo di esso. La funzione dell’arbitro consiste appunto nel ricordarci che, di questo sibilo interno, il suo, quanto più è stridulo, tanto più è un’eco fedele. Importante e delicata funzione: che esige virtù introspettiva e severa immediatezza di giudizio da parte di coloro che accettano sottomettersi ad essa: freno disciplinato dei suoi slanci iperbolici e serena pupilla per discernere bei grovigli il nodo improbo. Se necessario tagliarlo, alla maniera di Alessandro il Macedone, ma essa tanto più è degna quanto più, agendo sugli antagonisti delle competizioni sportive, guizza il suo staffile sui partigiani che schiamazzano intorno. Allora il fischio è addirittura eroico, sfida impavida alla smodata passionalità della folla, imbavagliandone Due bolognesi Innocenti e Baldi a capitani delle due squadre di ..differente levatura: Napoli e l’evviva iracondo. E se succede Bologna. A mezz’altezza l’arbitro e la sua “mossa”, lo stilizzato e popolarissimo Lenti. 32

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA CALCIO A CINQUE-PREPARAZIONE FISICA

LE CONOSCENZE SUL MODELLO DI PRESTAZIONE NEL CALCIO A 5 di Italo Sannicandro*

P

rima di impegnarsi in qualsiasi tipo di programmazione e di selezione delle esercitazioni, sia fisiche che tecnico-tattiche, è opportuno documentarsi sulle conoscenze circa il modello di prestazione caratteristico della disciplina sportiva che si andrà ad allenare. Nel caso specifico del calcio a 5, per il quale le ricerche e l’interesse delle scienze motorie sono piuttosto recenti, è opportuno anche considerare il luogo in cui tali indagine sono state condotte. E’ bene ricordare, infatti, che realtà nazionali in cui il livello qualitativo tecnico-tattico è piuttosto elevato (vedi la Spagna) possono presentare modelli di prestazione nella disciplina sportiva molto distanti da quelli osser vabili in contesti sportivi nazionali in cui la selezione nazionale non è rappresentata tra i vertici internazionali. Partendo da questa considerazioni in questo lavoro si è cercato di sintetizzare le conoscenze sul calcio a 5 italiano proprio perchÈ si è convinti che tali dati possano essere utili per chi opera, a diversi livelli, nel panorama nazionale. I dati in letteratura I lavori individuati in letteratura sono recenti ma piuttosto esigui: è solo dal 1994 che compaiono lavori inerenti la metodologia dell’allenamento e ricerche relative al modello di prestazione del calcio 5. I lavori condotti per analizzare gli aspetti tecnico-tattici forniscono importanti parametri: da una ricerca condotta nel Campionato Regionale puglie-

se su 16 gare è emerso che, all’interno del tempo effettivo di gioco, ciascuna squadra in ogni gara in media dispone di 95,8+ 7 possibilità di attacco e che in media ogni 2,5 azioni si arriva ad effettuare un tiro in porta (Sannicandro, 1995). Dal punto di vista energetico e condizionale il primo interesse il calcio a 5 lo ha suscitato in ambito scolastico: sia per la praticità e versatilità dell’attività ad adattarsi a qualsiasi spazio disponibile, sia per i livelli di motivazione attivati nella proposizione di questo sport nella scuola, sia per il carico motorio somministrato, la prima ricerca (n=60) è avvenuta proprio per osservare i parametri dello sforzo fisico nel calcio a 5 scolastico (D’Ottavio e Castagna, 1994). Dalla ricerca si è evidenziato che in ambito scolastico il Calcio a 5 richiede picchi di frequenza cardiaca (FC) vicini al 95%, che la durata delle azioni di gioco si attesta per 10-20 secondi e che le pause successive sono di pari durata. Dalle rivelazioni gli Autori hanno concluso che il calcio a 5 praticato in ambito scolastico (e quindi con finalità meramente ricreative-educative), raggiungendo FC medie intorno all’85%, è un’attività sportiva ad impegno cardiaco medioalto. D’Ottavio e Castagna (1944), alla luce dei criteri stabiliti dall’America College of Sports Medicine che individua intensità tra il 70% ed il 90% della FC massima teorica come ottimale per lo sviluppo delle caratteristiche aerobiche dei soggetti non partico-

larmente allenati, hanno sottolineato la valenza condizionale del calcio a 5. In ambito sportivo agonistico le ricerche che rappresentano la bussola per orientarsi in materia di preparazione fisica nel calcio a 5 sono quelle di D’Ottavio e coll. (1997), quella realizzata da Marella e Risaliti (1999), presenta in occasione del Convegno Internazionale di Coverciano (1997) ed il lavoro specifico pubblicato da Facchin, Seno e Osimani

TEST/ PROVA

RISULTATI

30 m

4,19 ± 0,1 sec.

15 + 15 5,76 ± 0,1 sec. NAVETTA LATTATO

4,5 mM

MADER

14,8 ± 1,1 Km/h

tab.1 Sintesi di alcuni dati riportati nella ricerca svolta da D’Ottavio e coll. (1997) (1999). La ricerca di D’Ottavio sopracitata, realizzata su 12 giocatori, facenti parte in quel periodo della nazionale selezionata per partecipare alle qualificazioni europee, ha indagato il salto con contromovimento (CMJ), i 1 5 ’’ d i s a l t i c o n t i n u i t i p o CMJ, i 5-7’’ di salti continui a ginocchia bloccate, la velocità sui 30 m. lineari e quella sui 15+15 a navetta, la velocità di soglia aerobica col test di * Dottore in Scienze Motorie e Preparatore Atletico 33

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA CALCIO A CINQUE-PREPARAZIONE FISICA

Dati rilevati con il Play Controller (relativamente al 1° tempo) SPAZIO TOTALE PERCORSO: 3500 m CORSA BASSA INTENSITÁ 4recupero o orientamentotattico): 2000 m CORSA INDIETRO - LATERALE: 500 m CORSA A VELOCITÁ DI SOGLIA ANAEROBICA(13-15 Km/h): 500 m CORSA AD ALTISSIMA INTENSITÁ (accelerazioni): 500 m tab.2 I dati rilevanti con il play controller (D’Ottavio e coll., 1997) Mader (tabella 1), lo spazio percorso durante la prima frazione di gioco mediante play controller (tabella 2). Il lavoro di Marella e Risaliti (1998), oltre ad indagare i dati antropometrici degli atleti (n=45) appartenenti alla massima serie nazionale, i valori di forza esplosiva (SJ test) ed esplosiva con riuso elastico (CMJ test), la forza isotonica nell’estensione e nella flessione del ginocchio, la forza isometrica ed i valori di massimo consumo di ossigeno mediante il test navetta d i L e g e r, l a r e s i s t e n z a a l l a velocità col test di Coverciano, ha comparato tutti questi dati con quelli in possesso relativi ai giocatori di calcio a 11 nei medesimi test (tabella 3). Il lavoro presentato da Facchin, Seno e Osimani (1999) presenta, oltre a questi dati, alcuni importantissimi aspetti del modello di prestazione: si individuano sforzi a bassa intensità che rappresentano l’85% dei movimenti (deambulazione, corsa lenta ed a 34

media intensità) e sforzi massimali che si attestano per il restante 15% (corsa ad alta intensità, sprint): all’interno di questo 15% gli Autori specificano che l’80% è rappresentato da accelerazioni comprese tra 0 e 12 metri ed il

TEST/ PROVA

20% è costituito da sprint compresi tra i 20 ed i 40 metri. Infine è indispensabile conoscere il rapporto lavoropausa per desumere il corretto modello di allenamento (tabella 4). Le conoscenze scientifiche e le esercitazioni da campo. I dati ottenuti in queste ricerche possono far scaturire alcune considerazioni di ordine metodologico e pratico: • Alcuni valori non sono molto difformi tra calcio a 5 e calcio a 11; questo fenomeno potrebbe derivare o dal fatto che, molto spesso, il giocatore arriva al calcio a 5 dopo numerosi anni di pratica in quello a 11, oppure dal fatto che ancora oggi le metodiche di allenamento non si differenziano molto nell’una e nell’altra

RISULTATI CALCIO A 5 CALCIO A 11

SJ (cm)

39,5 ± 3,97

41,9 ± 4

CMJ (cm)

41,4 ± 4,6

44,78 ± 4,2

54 ± 4,24

53,6 ± 3,82

da 3" a 4"

da 2"7 a 2"9 - 3"1

VO2 max LEGER (Ml/Kg/min) COVERCIANO 11 x 20 m (sec) tab.3

Alcuni dati tra quelli rilevati nella ricerca svolta da Marella e Risaliti (1998). È possibile comparare i valori rilevati nel calcio a 5 con quelli ritrovati nel calcio a 11.

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA CALCIO A CINQUE-PREPARAZIONE FISICA

TEMPO LAVORO (sec.) (%) 0 - 10 10 - 20 20 - 30 30 - 40 40 - 50 50 - 60 > 60

43 27 13 6 7 3 1

tab.4 Sintesi della durata azioni-pausa Osimani, 1999) disciplina. • I valori di forza esplosiva sono significativamente più bassi rispetto al calcio a 11 (p minore di 0.05): questo dato potrebbe essere spiegato dal fatto che, pur verificandosi in gara un numero elevatissimo di sprint con partenze da fermo, nel calcio a 5 forse si dedica ancora poca attenzione al lavoro con sovraccarichi (forse anche per disponibilità di attrezzature isotoniche). • I dati relativi alla velocità massimale aerobica, pur se ottenuto nelle due ricerche con strumenti di valutazione differenti, attesta l’attenzione verso l’allenamento delle componenti aerobiche: velocità di soglia anaerobica comprese tra i 14,8 Km/h e i 15, 5 Km/h confermano la necessità di allenare le componenti aerobiche sia per recuperare più velocemente il pool dei fosfati durante le

pause, sia per contrarPAUSA re un debito (%) di 02 meno marcato. • I valori 57 ottenuti col 29 test di C o v e r c i a n o 6 rivelano la 3 necessità di migliorare 2 tali compo2 nenti aero1 biche per non permettere un decadimen(da Facchin, Seno, to della prestazione al ripetersi degli sforzi. • I numeri forniti dalla rilevazione con play controller sono in grado di orientare l’allenamento soprattutto in relazione al parametro del volume: se empiricamente si conosceva già la qualità delle corse, i valori riferiti da D’Ottavio e coll. (1977) consentono di dosare il volume delle esercitazioni, in considerazione delle regole di gioco che permettono l’avvicendamento continuo. • Sarebbe opportuno prevedere esercitazioni di resistenza all’accelerazione specifica che non superino i 600-700 metri; allo stesso modo, per le esercitazioni di corsa a velocità di soglia, sarebbe più conveniente non superare i 900-1000 metri. • I dati forniti da Facchin, Seno e Osimani (1999), relativi al rapporto lavoropausa, devono orientare il

modello di allenamento verso una strutturazione della seduta di tipo intenso (lavoro massimale di breve durata e con pause brevi e brevissime): le azioni da 0 a 20 sec. rappresentano il 70% e le pause più frequenti sono quelle comprese tra 0-10 sec. (57%) e tra 10-20 sec. (29%). Bibliografia AA.VV (1998), Atti del convegno Internazionale sul Calcio a 5, Coverciano 14-15 dicembre. I Quaderni del Settore Tecnico, 6. Castagna C., D’Ottavio S.(1994), Frequenza cardiaca e carico nel calcio a 5 scolastico, Didattica del movimento, 95:37-40. D’OttavioS., Colli R., Bosco C . , Tr a n q u i l l i C . , M a n z i V. (1997), Valutazione funszionale ed analisi del modello di prestazione nel calcio a 5, Coaching&Sport Science Juournal, 3:21-25. Facchin C., Seno M., Osimani R., (1999), Calcio a cinque, Correre Milano. Sannicandro I. (1995), Dall’osservazione dei movimenti di gara all’esercitazione ottimale, Notiziario S e t t o r e Te c n i c o F I G C , 1 : 3 0 34. Sannicandro I. (1995), Check up della partita nel calcio a 5, N o t i z i a r i o S e t t o r e Te c n i c o FIGC, 5: 17-20. 35

SVILUPPO TECNICO ATTIVITÀ GIOVANILE RUOLI

Valutazione del giovane portiere: Esordienti e Pulcini di Enrico Sarli*

Q

uando siamo di fronte ad un giovane portiere ci dobbiamo domandare che cosa sappia effettivamente fare in questo ruolo. Per saperlo esiste un criterio di valutazione, suddiviso per fasce di età, anche se l’età biologica e quella anagrafica non sempre coincidono nella fase dello sviluppo. Ciò che si vuole realizzare in una certa fascia di età non può essere riproposto in quella successiva, salvo nei casi che il portiere non sia ancora in possesso di alcuni fondamentali. La valutazione del portiere avviene con l’osser vazione di tre momenti fondamentali della sua preparazione: 1.durante le esercitazioni tecniche; 2.nelle situazioni di gioco durante l’allenamento; 3.durante la gara. La valutazione, in generale, deve tenere conto; 1.del bagaglio di esperienze motorie; 2.della capacità di attenzione e di apprendimento;

tab.1 36

3.della qualità e della quantità del lavoro specifico svolto in precedenza (tabella 1).

ma di lavoro: 1.tuffo: a volo con presa a terra;

tab.2

tab.3

Le capacità coordinative e condizionali meritano una valutazione particolare (tabelle 2 e 3). Le capacità coordinative e condizionali formano le caratteristiche di un portiere (tabella 4). Nella tabella 5 sono elencati i principali movimenti che un portiere compie in porta. Per lo sviluppo di tutte queste caratteristiche tecniche, viene proposto il seguente program-

2.posizioni in porta con tiro rasoterra, alto, media altezza( centrale, diagonale, laterale e chiusura dello specchio), 3.presa con palla alta; 4.uscite in varie direzioni; 5.rinvio; 6.esercitazione al retropassaggio (controllo e chiusura con i piedi); 7.deviazioni a terra; 8.uscite di pugno; 9.posizione in situazione di palle inattive: punizioni, calci d’angolo, rigori La valutazione del portiere, cioè la verifica del lavoro svolto in allenamento, deve avvenire nel corso della gara vera e propria, attraverso una scheda sulla quale verrà riportato il numero delle azioni svolte dal *Allenatore di Base e preparatore portieri

SVILUPPO TECNICO ATTIVITÀ GIOVANILE RUOLI

Azioni difensive:

Azioni offensive:

intercettazione del pallone rimessa calciata tuffo rilancio a due mani presa rilancio calciato deviazione in tuffo uscita in presa alta

Esordienti 18,58% • Intercettazione del pallone Pulcini 21,03% • Intercettazione del pallone adulti 11,50% La valutazione fisico-atletica si

tab.4 portiere, suddivise in azioni offensive ed azioni difensive. Tutti i valori osservati saranno poi espressi in percentuale relativamente al tempo effettivo di gioco ed al numero degli interventi specifici effettuati, calcolando quindi il numero medio degli interventi e l’intervallo medio di tempo tra un intervento e l’altro. A titolo di esempio si riportano alcuni dati ottenuti dall’osservazione, nella stagione sportiva 98/99, del Campionato Esordienti e

Pulcini appartenenti al Comitato Regionale Giovanile Calabrese e paragonati col dato riferito agli adulti (Campionato di Promozione): • rilancio calciato Esordienti 4,74% • rilancio calciato Pulcini 11,38% • rilancio calciato adulti 24,80% • Intercettazione del pallone

effettua attraverso alcuni test oggettivi, facendo riferimento ai “test di ingresso” che permettono di valutare le capacità di forza e di velocità. Oltre alle qualità condizionali verificheremo anche le capacità coordinative valutabili con percorsi comprendenti agilità, acrobazia e destrezza. Questo tipo di circuito, della durata di 4-5 minuti, comprende skip alti e bassi, passi incrociati, galoppi laterali in rapida esecuzione e continui, variazione della frequenza dei passi. 37

SVILUPPO TECNICO ATTIVITÀ GIOVANILE RUOLI

settimane (cicli e microcicli). I microcicli hanno il compito di coordinare tra loro carichi diversi e prevedono l’alternanza di una o più sedute intense, seguite da altre di media intensità o di recupero. Nella prima fase è previsto l’uso di carichi di allenamento, nella seconda sono previste esercitazioni di recupero e di riposo assoluto. In generale i microcicli si possono così suddividere: 1.Microcicli preparatori, caratterizzati da sollecitazioni non intense; 2.Microcicli d’urto, caratterizzati da una elevata difficoltà ed incremento del volume e dell’intensità del lavori; 3.Microcicli speciali che iniziano a simulare le rEali condizioni di gara, 4.Microcicli di rigenerazione o transizione che riguardano prevalentemente l’organizzazione individuale.

tab.5 Dovrà essere osservata la capacità alla destrezza fine, cioè lo svolgimento rapido di quei compiti motori che si svolgono in uno spazio stretto e che richiedo scarso impiego di forza ma molta precisione e rapidità. Questa capacità è correlata a quella di reazione e per eseguire tutto ciò il portiere ha bisogno della capa38

cità di orientamento che gli permette di determinare con esattezza la propria posizione nello spazio in relazione a quella degli avversari, dei compagni e del pallone, in altre parole il senso di posizione. Nella proposta di lavoro annuale si fa riferimento ad una serie di argomenti che vengono proposti per alcune

Il lavoro a cicli viene proposto nel periodo pre-campionato o durante le pause dell’attività agonistica e vedrà sviluppato un lavoro fisicoatletico e tecnico. Fatto il distinguo tra i vari cicli, il lavoro da inserire viene dettato dalla settimana tipo di base. A sua volta la settimana tipo può essere modificata in base agli eventi annotati durante la gara (in base alle risultanze della scheda di cui sopra) o in seguito a particolari simulazioni.

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Selezione e formazione dei giovani atleti: analisi ed alcune indicazioni a cura di Gianfranco Piantoni*

U

n felice approdo al vertice dello sport professionistico dipende spesso dalle modalità con cui è stato vissuto il momento iniziale del ciclo di vita di un atleta. Questa fase delicata trova la sua maggiore crucialità soprattutto nel momento della selezione. E’ un passaggio importante perché, se il filtro non funziona a dovere, alcuni giovani imboccano senza saperlo la porta sbagliata. Le gradinate degli stadi, specie quelle riservate ai gruppi più tumultuosi, brulicano di persone illuse che stanno ancora incontrando seri problemi di orientamento nel sociale. Studieremo anzitutto le strutture organizzative attraverso le quali si sviluppa la selezione. Prenderemo poi in esame i problemi che si incontrano in questa fase, in quanto la selezione comporta rischi che occorre evidenziare. Infine studieremo le modalità più adatte per affrontare adeguatamente i problemi critici di questa prima fase. La fase di selezione conta su alcune importanti strutture. In un primo momento si attivano gli osservatori. Il loro lavoro consiste nell’individuare, al minimo dei costi, le migliori leve ancora nascoste nel mondo giovanile. A fianco di queste figure , a volte più interessate che lungimiranti, operano vere e proprie scuole di sport, che si impegnano a portare tutti i loro iscritti a livelli ottimali, senza però garantire sicuri sbocchi professionali. Quando i due precedenti sistemi di lavoro si fondono, danno vita ad un accordo privilegiato che può intercorrere tra gli osservatori ed i centri di formazione sportiva. Procediamo con ordine:

- gli osservatori: costituiscono la rete di informazione che permette alle società meglio organizzate di pescare le nuove leve in un mercato il più ampio e il più qualificato possibile. La vera competenza degli osservatori consiste non tanto nel leggere le capacità già evidenti, quanto nell’intuire meglio di altri le potenzialità nascoste dei giovani talenti; - le Scuole di Sport: in questo campo è difficile cogliere il vero concetto di scuola sportiva. Se si privilegiano i risultati proiettati nel tempo, lo scopo delle scuole sportive è unicamente quello di selezionare gli elementi migliori. In realtà andrebbe ricordato che una grande scuola è quella che riesce bene con i migliori, ma che è eccellente con i mediocri. Nello sport, però, questo principio può essere pericoloso, perché non esiste una pluralità di sbocchi che giustifichi un atteggiamento cosÏ possibilista. Le sfumature, sempre possibili, sono corrette solo nella misura in cui vengono dichiarate sin dall’inizio. Le diversità costituiscono la ricchezza del tessuto educativo se offrono agli interessati un ampio ventaglio di scelte, scevro da fatali illusioni. Il caso Intercampus: la difficile definizione degli obiettivi Una scuola di formazione sportiva dovrebbe sempre esplicitare lo scopo che si prefigge, ma non sempre questo succede. Ad esempio, un documento che illustra una importante iniziativa formativa, chiamata Intercampus, non definisce i propri obiettivi, ma si acconten-

ta di dire che tutti devono condividere “finalità e caratteristiche del progetto”. Una scuola calcio per ragazzi giovanissimi può rivestire molteplici finalità (che non si escludono a vicenda). Ad esempio, una società sportiva può aprire una scola calcio per dare vita ad una grande operazione d’immagine: far vedere che una società disposta a spendere decine di miliardi per accaparrarsi un grande giocatore sa trovare anche delle risorse per dimostrarsi propositiva in attività sportive a sfondo sociale. L’immagine, in questo caso, cammina a braccetto con una buona dose di simpatia diffusa. Ma le finalità di una simile operazione si accavallano vorticosamente: eliminare o ridurre il proprio costosissimo settore giovanile; allargare le basi di reclutamento; tenere i giovani il più a lungo possibile vicini alle famiglie ed al loro contesto culturale; rendere meno traumatico il processo di selezione e di scarto; avvalersi di molteplici stili educativi, anche di natura sportiva; condividere con altri i rischi e i relativi costi. Non va infine dimenticato che lo scopo non troppo nascosto di tutta l’operazione è quello di mettere in anticipo le mani su qualche giovane talento, da inserire nella propria rosa oppure da valorizzare sul mercato. I rapporti privilegiati tra grandi e piccole squadre E’ prassi abbastanza diffusa che tra una squadra di serie inferio*Autore del libro “Lo sport tra agonismo, business e spettacolo”, Etas Libri, Milano, 1999, da cui è stato ripreso questo contrito. 39

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re ed un club importante si creino dei rapporti privilegiati. Le ragioni della collaborazione potrebbero essere molteplici: immagine, prestigio, motivazione, gestione oculata. I giovani atleti più promettenti sanno che, se si impegnano, è molto più agevole uno sbocco professionale interessante. Anche la società sportiva ha il suo tornaconto: sa che il suo lavoro è seguito ed apprezzato da un grande club. Inoltre, in caso di necessità, pensa di poter ottenere il prestito di un giocatore determinante più facilmente ed a condizioni di favore. Abitualmente si tratta di rapporti di grande fiducia che comportano logiche di lungo periodo e si basano su una notevole dose di stima reciproca. Problemi e rischi della fase di selezione La fase di selezione è dunque particolarmente delicata. In essa si incontrano alcune trappole che, se trascurate, rischiano di diventare fatali. Ne osserviamo alcune tra le più frequenti: - l’ambiguità del contesto formativo: tutte le scuole gestiscono una grande pluralità di fondo, raccogliendo docenti ed allievi di provenienza e di culture diverse. Ma dopo un periodo di convivenza più o meno lungo, ogni scuola di trasforma in un sistema aperto ed offre molteplici prospettive, orienta verso varie facoltà universitarie, prepara a svariate modalità di esercitare una professione. Le differenze iniziali di base possono creare momenti di nervosismo, ma col passare del tempo il disagio si stempera. Nel momento 40

formativo dello sport avviene esattamente il contrario: i giovani, inizialmente, sembrano tutti orientati ad uno stesso sogno e non manifestano ancora le loro future potenzialità. Il clima può essere competitivo e nervoso ma resta a lungo indifferenziato ed aperto. Quando, invece, i giochi giungono a conclusione, le possibilità non esplodono, ma si elidono. Chi ha successo parte in quarta mentre gli altri restano appiedati sino a sentirsi emarginati o eliminati. In sintesi: mentre gli istituti di formazione aprono solitamente prospettive diverse per ogni alunno, la scuola sportiva si chiude ad imbuto ed impedisce a molti di passare oltre. Per questo parliamo di ambiguità del sistema formativo: perché, invece di aprire agli allievi tante strade nel mondo, ne indica a tutti una sola che viene preclusa a tanti. La scuola si snatura perché svela il volto drammatico di una selezione crudele; - la deformazione dei ruoli educativi: ad un ragazzo immaturo o sradicato corrispondono, spesso, genitori ambiziosi e superficiali. Il nucleo familiare tende ad esprimere, nei suoi atteggiamenti verso lo sport, un identico modo di vivere la vita. Alla fine si tende a colpevolizzare il giovane, specie da parte di quegli adulti che non hanno scoperto e vissuto il loro ruolo educativo; - l’intervento della concorrenza: se un contesto familiare e sociale non sembra idilliaco, si inserisce a volte un’ulteriore turbativa esterna. Proprio nel momento in cui il suo processo formativo è giunto a giusto

compimento può fare capolino un’altra squadra, ugualmente interessata al giovane atleta, che mette sul tavolo una proposta più interessante, anche perché non ha sostenuto i costi di investimento. La semina svolta da altri viene raccolta da opportunisti che vagano sul mercato. Restano però opportunisti, anche alla lunga; - il tema del valore: quando il successo diventa la più importante chiave interpretativa della propria vita. costituisce anche l’unico metro per valutare il proprio processo di crescita. I valori di fondo tendono a sfumare. Un atleta rischia, cosÏ, di crescere umanamente povero, senza stimoli profondi. Non sarà un grande uomo e, nei momenti critici, anche l’atleta potrebbe risentire di questa lacuna. In questi casi la situazione può essere recuperata dalla fiducia che un giovane nutre verso un allenatore competente e profondo; - la crisi di identità: il groviglio dei problemi che un giovane incontra provoca il lui una crisi di identità: la si può risolvere se si trova un punto di riferimento che potrebbe anche essere una persona esterna all’ambiente. Nell’età in cui i giovani possono fare la scelta di diventare professionisti si intersecano tre aspetti: un problema tecnico (sono potenzialmente un campione oppure no?), un problema di scelta (vale la pena di correre questo rischio?) e, defilato, un problema educativo (che senso assume la mia vita in questa prospettiva?). Gli aspetti legati al momento di selezione dei giovani atleti

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sembrano essere sostanzialmente tre: l’educazione dei giovani atleti, la formazione dei formatori, l’eventuale retribuzione dei centri di formazione degli atleti. I criteri per educare i giovani atleti Se far crescere al meglio un giovane è sempre difficile, educare un atleta si presenta come un impegno ancora più complesso. Le valenze da tenere sotto controllo sono molteplici perché coinvolgono aspetti medici, tecnici, educativi e psicologici. Diamo anzitutto la parola al medico, incaricato di presidiare lo sviluppo organico della salute e delle capacità di tenuta, attuali e prospettiche. Educare non significa forzare, ma rispettare. Il discorso è molto delicato e lo rinviamo al momento in cui parleremo del doping e dei problemi connessi. Rilevanti. nel nostro caso, sono anche i criteri tecnici ai quali presiede, per competenza, l’allenatore; egli, infatti, deve insegnare i fondamentali del calcio ad una persona giovane, eliminando i difetti ma rispettando anche la libertà di espressione creativa. Importante è anche il sostegno psicologico con cui accompagnare i giovani nella loro crescita. Occorre sviluppare la capacità di stare nel gruppo, di saper soffrire ed esultare con gli altri. Questo lavoro di sostegno andrebbe affidato ad uno psicologo che, a sua volta, deve potersi avvalere di competenze specifiche esterne al gruppo. Non vanno trascurati, infine, gli aspetti puramente educativi. I giovani devono essere affidati ad educatori capaci di far crescere, contemporaneamente, l’atleta e

l’uomo. L’uomo servirà all’atleta quando dovrà superare momenti difficili. Servirà quando, al declinare della carriera, occorrerà affrontare con dignità il momento dell’uscita di scena. Servirà sempre, perché anche un grande campione resta comunque un grande, fragile uomo. Abitualmente si tende a richiedere agli allenatori tutte queste caratteristiche. E’ importante che ogni tecnico sia sensibile a questo impegno a valenze multiple, ma è necessario che la società metta a disposizione alcuni specialisti e che possano costituire un punto di riferimento importante nella soluzione dei casi particolarmente critici. Come formare i formatori Il primo problema che una grande scuola deve affrontare, non è tanto quello di educare i giovani, quanto, prima di tutto, quello di formare i formatori. Se i maestri sono validi, gli alunni saranno sempre eccellenti. Qualcuno dice che un bravo formatore deve avere due caratteristiche: conoscere bene la sua materia e saperla trasmettere. Non è questo che connota un bravo formatore: conoscere la materia ed insegnarla bene è il minimo indispensabile per essere insegnanti ma l’allenatore deve anche possedere la tensione ad acquisire alcune caratteristiche che lo fanno grande. Vediamone alcune: - la gestione dell’attesa: un grande maestro è anzitutto equilibrato; possiede cioè quel buon senso che gli permette di alternare lo stimolo all’attesa. A volte il ragazzo può dare molto e va debitamente sollecitato, a volte, invece, è in crisi e va

pazientemente atteso, senza punirlo; - l’esperienza precede la formazione: un docente valido non precede, ma segue l’esperienza. Molte scuole mettono immediatamente il ragazzo in riga, insegnandoli che cosa deve fare. Da subito. E’ un principio molto diffuso nella nostra pedagogia e non spetta a noi metterlo in dubbio. Devo però confessare che mi ha sempre impressionato il comportamento di sant’Ambrogio quando preparava i catecumeni al battesimo; erano adulti, non bambini, e la gran parte dell’istruzione religiosa veniva impartita dopo che il battesimo era stato conferito. Con questa motivazione: l’esperienza di un atto religioso è talmente intensa che non merita di essere rovinata da un’istruzione previa. E’ un insegnamento che anche il clero ha dimenticato, figuriamoci i professori. Nello sport, il rispetto dell’esperienza deve sostenere la creatività nascosta nei ragazzi e far comprendere loro l’utilità o la dannosità di certi gesti. Il maestro grande è quello che interviene raramente, non è mai ossessivo e neppure costruisce i geni con lo stampino; - il senso della crescita continua: un formatore, inoltre, sa che non si è mai arrivati, che occorre sempre proseguire. Lo sport è come la vita. Se nessuno può fermare il tempo, il grande maestro è quello che trasmette l’insegnamento più importante: il piacere della vita come continua crescita; - passione ed entusiasmo: occorre ancora che un formatore sia dotato della capacità di trasmettere passione ed entusia41

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smo. Una scuola non è soltanto trasmissione di nozioni, ma di un modo di appassionarsi alla vita. Le logiche convivono con gli affetti,

le lezioni si mescolano con i riti; - declinare l’individualità con le regole: infine va ricordato che un buon formatore è abitualmente capace

di trasmettere il rispetto dell’individualità, abbinata però ad una forte sensibilità al potere delle regole.

Una lettura aziendale di tutto lo sport

dei “clienti”in continua trasformazione, sui costi sempre più onerosi e sui finanziamenti necessari, sull’organizzazione degli eventi e delle società, ma anche sulla rilevanza agonistica e morale della figura dell’atleta, non solo per la grande società professionistica ma anche per la piccola società amatoriale. Il lavoro si compone di cinque parti. La prima va alla scoperta della ricchezza e della profondità del fenomeno sportivo, trovando conferma nei pesanti dati che lo sostanziano, se è vero che esso rappresenta un trentesimo del nostro prodotto lordo ed occupa il 36% delle trasmissioni televisive. Successivamente l’autore elabora una mappa dell’universo sportivo e delle sue funzioni con la proposta di quattro segmenti: lo sport di specializzazione, di localismo, amatoriale ed ad alta intensità di business. La terza parte analizza le leve gestionali necessarie per indirizzare lo sport verso i suoi obiettivi. Dallo studio della dimensione competitiva (intesa come combinazione prodottomercato), economica e finanziaria si passa a quello delle strutture organizzative, per poi parlare anche dello sport in Borsa. La quinta analizza il mondo specifico ed il ciclo di via dell’atleta, illustra le dinamiche classiche della struttura sportiva, dall’organizzazione di una singola società alle strutture dell’intero movimento che raggruppa le migliaia di picco-

le società che costituiscono il ricco tessuto del mondo dello sport. Viene studiato come si organizza un fatto sportivo ed il ruolo organizzativo dello Stato come principale interlocutore dello sport. Infine Piantoni accenna ai principali risvolti giuridici che regolano il mondo sportivo e conclude guardando all’incidenza che le nuove tecnologie potrebbero esercitare su tutti gli aspetti s t r u t t u r a l i d i e s s o . L’ u l t i m a parte, intitolata “Se questo è un uomo”, intende sviluppare il mondo educativo dello sport, le sue valenze etiche ed umane, accentuando l’attenzione sui rischi del doping e sulla tutela della salute. Un libro dunque inusuale anche per i suoi vasti e finora poco sondati contenuti, in grado quindi di rivolgersi a chi guarda all’intero fenomeno da diversi punti di vista: gli addetti ai lavori, ovvero tutti coloro che operano nel CONI e nelle federazioni, i giornalisti ed i dirigenti sportivi, i manager dell’indotto, il volontariato molto attivo in questo settore, docenti e alunni dei corsi universitari e di formazione che si vanno moltiplicando sullo sport. In particolare un’opera che ci piacerebbe vedere in mano agli educatori più sensibili, consapevoli del fondamentale valore formativo dello sport e disposti, sviluppando molti spunti del libro, a ricercare insieme ad altri nuove piste per una crescita armonica, completa e rispettosa dei giovani.

di Marco Viani Un libro inedito, diverso dai tanti finora pubblicati, che tenta una sintesi tra due mondi tipici dello sport: l’emotività del gioco e dello spettacolo, da una parte, e la razionalità necessaria per gestire un affare di complessità crescente dell’altra. Un grazie insistito q u i n d i a l l ’ E TA S L i b r i e d all’autore, Gianfranco Piantoni, per aver concesso, su nostra richiesta, la pubblicazione di alcune pagine dell’opera “Lo sport tra agonismo, business e spettacolo”, precisamente quelle tratte dal capitolo 8, paragrafo 2, riguardante “Il ciclo di vita dell’atleta”. Gianfranco Piantoni è docente di Strategia aziendale nella Scuola di Direzione aziendale dell’Università Bocconi di Milano, dove è anche direttore del corso di Economia e gestione d’azienda - Master in management. Non è questa la sua unica università: insegna infatti, sin dai tempi di Italo Allodi, nella nostra di Coverciano, in occasione di corsi per manager e direttori sportivi. Il libro si articola su due linee-guida. La prima offre una visione d’insieme di tutto lo sport, sia di quello che gode di una grande audience, sia di quello più sommerso. La seconda è indirizzata verso la lettura aziendale di un fenomeno molto variegato che conduce Piantoni a riflettere sui gusti e sugli orientamenti 42

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Rassegna bibliografica a cura di Marco Viani

Classificazione 01 Tecnica; 02 Tattica; 03 Teoria e metodologia dell’allenamento; 04 Medicina; 05 Didattica; 06 Biomeccanica; 07 Psicologia; 08 Sociologia; 09 Antropologia; 010 Storia; 011 Economia; 012 Diritto; 013 Informatica; 014 Narrativa; 015 Statistica e scout; 016 Scienza e tecnica delle comunicazioni; 017 Calcio internazionale; 018 Saggistica; 019 Ausili; 020 Filosofia; 021 Biografie; 022 Educazione fisico-motoria e sportiva; 023 Altri sport; 024 Fisiologia; 025 Biologia; 026 Preparazione fisica; 027 Riabilitazione e rieducazione. 028 Calcio nazionale. 029 Società e squadre. 030 Calcio a 5

Gianfranco Piantoni Lo sport tra agonismo, business e spettacolo Etas, Milano, 1999 Pagine 258, lire 38.000 Prefazione di Claudio Dematte. Introduzione. Una passione da sempre. Il destinatario del libro: l’esigenza di un manuale diverso. Ringraziamenti. Parte prima. La ricchezza del fenomeno sportivo.1.Le molteplici e profonde dimensioni del fenomeno sportivo.1.1 La dimensione profetica: sport come momento che anticipa il futuro della società. 1.2 La dimensione proattiva dello sport. 1.3 La dimensione delle continuità dello sport. 1.4 La dimensione sociale e civile dello sport. L’importanza di modelli stranieri e l’elaborazione di una realtà sportiva nazionale (18611900). La fase delle dispute ideologiche e dell’affermazione delle autonomie (1900-1915). La fase della piena integrazione nella vita istituzionale e sociale del Paese (1918-1940). Il periodo della ripresa: lo sport italiano diventa di massa (1945-1975). Il grande

ruolo della comunicazione di massa. Una parte dello sport si interseca fortemente col business (19752000). 1.5 La dimensione metaforica dello sport. 1.6 La dimensione psicologica dello sport. 2. La dimensione quantitativa dello sport. Alcuni dati che contano. 2.1 Criteri metodologici per un’analisi quantitativa del settore sportivo. 2.2 Principali dati per un’analisi quantitativa del settore sportivo. 2.3 Le fonti delle informazioni quantitative. Parte seconda. I raggruppamenti strategici del contesto sportivo: fotografia e filmato delle strategie sportive. 3. Verso una segmentazione delle attività sportive. 3.1 La logica classificatoria: criteri tradizionali. 3.2 La mappatura prescelta. 3.4 Criteri analitici per una lettura dei quattro raggruppamenti strategici. 3.5 Lo sport come attività di specializzazione. 3.6 Lo sport come localismo. 3.7 Lo sport amatoriale. 3.8 Lo sport ad alta intensità di business. 4. Le principali dinamiche in atto nello sport. 4.1 Dinamiche di aggiornamento tipiche di tutti i segmenti. 4.2Dinamiche di cam-

biamento del segmento strategico. 5. Dal disegno della mappa all’esplorazione del territorio. 5.1 Il territorio della nostra esplorazione. 5.2 Una lettura di maggiore dettaglio. Il mondo delle strategie: il momento dell’analisi e della scelta. Il mondo delle strutture: quando le capacità gestionali richiedono l’arte di realizzare e implementare le scelte. Parte terza. Al cuore dei rapporti tra economia e sport: la gestione delle imprese ad alta densità di bisiness. 6. La dimensione competitiva dell’impresa sportiva: la combinazione prodotto-mercato. 6.1 La molteplicità dei mercati. 6.2 La peculiarità dello spettatore attivo. 6.3 Il processo di internazionalizzazione. 6.4 Le leve del marketing nello sport. Sport come veicolo pubblicitario di altre imprese. Il merchandising. 6.5 Il ruolo ed il significato dell’immagine nello sport. I molteplici destinatari dell’immagine. La solidità dell’immagine. Decalogo. 6.6 Sport e comunicazione. Decalogo. 7. La strategia economico-finanziaria dello sport. 7.1 Alcuni concetti intro43

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duttivi. 7.2 La strategia economico-finanziaria a livello delle grandi istituzioni. Il CONI. La strategia economico-finanziaria a livello di federazione sportiva. Gli organismi sportivi internazionali. Il ruolo dello Stato. 7.3 La strategia economica dello sport a livello di società con forte valenza di business. Il conto economico. Lo stato patrimoniale. Le leve che modificano i criteri di lettura del bilancio nelle società sportive. 7.4 Finanza e sport nelle attività a forte connotazione di business. 7.5 Lo sport in Borsa. Le ricadute positive del fenomeno. Le zone d’ombra che accompagnano le operazioni borsistiche. Chi è interessato a comperare e detenere azioni di società sportive. L’esperienza trainante del mercato inglese. Altre esperienze sono in arrivo. 7.6 Il valore di una società sportiva. I criteri tradizionali. La determinazione del lavoro attraverso i criteri di gestione aziendale. Le leve empiriche ed emotive. 7.7 La gestione economico-finanziaria delle semplici società sportive. Il contenuto tipico del rendiconto di una associazione sportiva. Qualche riflessione a margine dei ricavi. Qualche riflessione a margine dei costi. Parte quarta. Le dimensioni strutturali dello sport. 8. L’organizzazione sprtiva: atleti, interlocutori sociali e tecnologia. 8.1 La attitudini di fondo nel mondo atletico. Le capacità individuali. Le leve relazionali. 8.2 Il ciclo di vita dell’atleta. La crucialità degli inizi: il difficile passaggio attraverso il filtro della sele44

zione. I problemi ed i rischi in fase di selezione. I criteri per educare i giovani atleti. Come formare i formatori. Il problema dei costi di formazione. La fase dell’apprendimento: il lungo cammino verso la professionalità. La gestione dell’apice della carriera. La precarietà della carriera. Ve r s o i l b e a u t i f u l l e x i t . 8 . 3 L’organizzazione della società sportiva. L’organigramma. Il problema della squadra. 8.4 L’ o r g a n i z z a z i o n e d e l f a t t o sportivo. 8.5 Le strutture organizzative del mondo sportivo. La struttura sportiva a livello internazionale. La struttura sportiva a livello nazionale. 8.6 I grandi interlocutori dello sport: il ruolo organizzativo dello Stato. 8.7 I risvolti giuridici e fiscali tipici delle società sportive. 8.8 Il ruolo trainante della tecnologia nello sport. L’incidenza della tecnologia nel campo dello spettacolo. L’incidenza della tecnologia nel campo dell’erog a z i o n e d e l s e r v i z i o . L’ i n c i denza della tecnologia nella gestione dei rapporti tra tecnici e atleti. 9. Le professionalità richieste alla gestione sportiva. 9.1 L’individuazione delle tipologie di imprenditorialità e managerialità che connotano il mondo sportivo. Le relazioni dinamiche tra i quattro segmenti: le managerialità e le imprenditorialità di transizione. Uno schema di riferimento. 9.2 Alcune forme di managerialità già note. La gestione della partecipazione. La gestione della focalizzazione. La managerialità di arbitraggio e di risorse. La managerialità di riorientamento.

L’imprenditorialità di struttura. 9.3 Il gusto della tradizione: il manager conser vatore. Caratteristiche gestionali. Suggerimenti strategicogestionali. 9.4 Il fascino delle nuove frontiere: l’imprenditore pioneristico. Le diverse modaliotà di pionerismo e le doti richieste. Suggerimenti strategico-gestionali. 9.5 Il mondo magico del volontariato: la managerialità della disponibilità. Le caratteristiche del mercato. Le caratteristiche dell’imprenditore. La grande rilevanza del fenomeno del volontariato. Suggerimenti strategico-funzionali. 9.6 La vitalità dell’ampia diffusione: l’imprenditorialità di animazione. Caratteristiche gestionali. Suggerimenti strategicogestionali. 9.7 La fucina dei campioni: l’imprenditorialità di incubazione. Caratteristiche gestionali. Suggerimenti strategico-funz i o n a l i . 9 . 8 L’ a r r i c c h i m e n t o del tessuto agonistico: l’imprenditorialità a sfondo sociale. Caratteristiche gestionali. Suggerimenti strategicogestionali. 9.9 L’arte di pilotare un evento: la competenza di project management. Parte quinta. Le valenze umane del fenomeno sportivo. 10.2 Dalla cultura del doping alla pratica. La crescita esasperata della tensione competitiva. L’invito: farmaci sempre nuovi, più efficaci e in grado di sfuggire ai controlli. La mancanza di freni inibitori. 10.3 Le molteplici segmentazioni dei prodotto medici. 10.4 La mappa completa degli attori. 10.5 Ve r s o u n a v a l u t a z i o n e c o m -

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plessa. Qualche via d’uscita. 10.6 La rilevanza culturale e formativa del concetto sportivo. Le nuove piste da seguire. 10.7 Sport: valenze etiche e sensibilità al sociale. Conclusioni. Postfazione di paolo Piantoni. Nota bibliografica. Classificazione: 011,08. Riccardo Proietti, “FORZA E V E L O C I TA ’ N E L C A L C I O Metodiche di potenziamento m u s c o l a re ” , E d i z i o n i N u o v a P rh o m o s , C i t t à d i C a s t e l l o , 1997, pagine 191.

Uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi anni nel mondo del pallone riguarda l’importanza della forza. Da una grande indifferenza per questa qualità condizionale (si riteneva il calcio solo resistenza) si è passati ad una ossessiva localizzazione sulla primaria importanza della componente forza nella sua accezione di forza esplosiva e veloce.

Si assisteva ad una divisione tra coloro che, pur riconoscendo l’importanza della componente forza, ne contestavano le metodiche di allenamento, e altri che sposavano interamente l’idea di dover allenare quantitativamente e qualitativamente con le stesse metodiche degli sport individuali. Il dibattito rimaneva centrato sulla necessità e sull’utilità dell’allenamento della componente strutturale del muscolo e del sistema neuromuscolare. Gli anni hanno attenuato questa dicotomia spingendo con decisione sul cosa fare e su quando farlo, cioè sulla pianificazione e sulla metodologia dell’allenamento: D’altra parte, le prestazioni del calciatore sono diverse da quelle di sportivi con prevalente impegno esplosivo. In quest’ottica l’autore, nel video che accompagna le indicazioni scritte, propone una serie di metodiche allenanti, accompagnate da un esame dei mezzi conosciuti precisando sia l’esecuzione che le strategie applicative e fornendo per ciascuno precise modalità esecutive e interpretative . Il lavoro presenta una buona ricchezza bibliografica che indica come l’autore (insegnante di educazione fisica, preparatore atletico istruttore di calcio) abbia avuto cura di documentarsi,. studiare, ricercare. Un testo destinato anche a servire come sussidio e stimolo ad un dibattito di un argomento ben lungi dall’essere risolto.

La pubblicazione entra nella collana “I libri della Fondazione M u s e o d e l C a l c i o ” a l p re z z o d i 66.000 lire. Lamberto Gherpelli, “UN CALCIO ALLE STELLE”, Koala Libri, Torrile (Parma), 2000, pagine 283. Un libro nuovo e diverso,

destinato, come tutte le novità, a suscitare interesse o scetticismo. L’autore, ex calciatore, articolista del Guerin Sportivo, ha abbinato passione e cultura calcistica allo studio dell’astrologia su base scientifica, sfociati, dopo ben quindici anni di ricerca, in questo lavoro dove la conoscenza astrologica viene utilizzata per tracciare la personalità di calciatori e allenatori che hanno fatto la storia del calcio. La prima parte è dedicata alle dodici descrizioni caratterologiche, integrando all’interno di queste ”tipologie” dieci riferimenti fondamentali: i 45

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pianeti. Si può così avere di ogni calciatore e allenatore un profilo caratteriale “significativo”, conoscendo la data. l’ora e il luogo di nascita. Sono state prese in esame le dodici tipologie astrologiche ruolo per ruolo, ma l’autore ha la premura di avvertire che i suoi commenti e giudizi derivano da valutazioni statistiche e non da predizioni sul futuro di tal atleta o di tale squadra. La seconda parte de libro è rivolta all’analisi delle formazioni che sono state protagoniste della storia del calc i o . L’ e s a m e p a r t e d a l l a Juventus degli anni ‘30 e delle nazionali azzurre campioni del mondo nel ‘34 e nel ‘38, per arrivare alle squadre italiane e di rilevanza internazionale affermatesi negli anni ‘80 e ‘90. Nell’ultima parte della ricerca sono analizzati gli allenatori. La predisposizione a guidare la squadra e le indicazioni zodiacali su come migliorare il rapporto con lo spogliatoio sono gli argomenti trattati, seppur sommariamente. L’autore tiene a sottolineare che nel suo lavoro non sono contenute previsioni sui futuri vincitori dello scudetto, né tantomeno sulle fortune o disgrazie dei giocatori. Il suo obiettivo è quello di verificare e dimostrare attraverso l’analisi d 5000 calciatori (professionisti e dilettanti), 200 allenatori e circa 300 compagini, che l’astrologia (intesa come antica disciplina di lettura psicologica) può essere di supporto anche al mondo del calcio. La pubblicazione entra nella col46

lana “I libri della Fondazione M u s e o d e l C a l c i o ” a l p re z z o d i 30.000 lire. “POTENZIAMENTO MUSCOLARE - 92 esercizi con bilanceri, manubri e macchine”. Società Stampe Sportive, Roma Il lavoro, composto da due

Francesco Va l i t u t t i . Produzione Società Stampa Sportiva. La pubblicazione entra nella collana “I libri della Fondazione Museo del Calcio”-al l?rezzo di 75.000 lire. Nicola Pica, “UN GIOCO E VIA - 120 originali e divertenti esercitazioni per la scuola calcio”, Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello, 1998, pagine 252. L’ a u t o r e c o n f e s s a u n ’ u m i l t à

video e un libro, è stato sviluppato nel Centro olimpico FILPJK di Ostia, uno dei più grandi e attrezzati impianti nel suo genere a livello mondiale . 1 92 esercizi costituiscono un programma di lavoro completo, graduale e di immediata applicazione sia per uomini, sia per donne. E’ rivolto a tutti coloro che sono interessati a conseguire un potenziamento muscolare da applicare alle diverse discipline sportive e al fitness. Il progetto è di Andrea Umili, realizzato in collaborazione con la Federazione italiana lotta, pesi, judo e karate. Regia di

molto costruttiva, premessa preziosa anche perché apre il campo alla chiarezza. “I giochi presentati, scrive nell’Introduzione, possono essere considerati l’uovo di Colombo: nulla di creato. Infatti sono giochi del tipo “gatto e topo”, “ruba bandiera”, “palla avvelenata”, palla prigioniera”, “il cacciatore”, “staffette” eccetera, che i bambini di tutto il mondo cono-

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scono, ma che qui sono stati rivisitati in chiave di esercitazioni di tecnica calcistica”. Da scongiurare - è sempre l’autore a sottolinearlo - una loro applicazione alla lettera. Ogni istruttore può coordinare il gioco con le esercitazioni relative all’obiettivo dell’unità di allenamento che sta attuando, coerentemente al grado di abilità raggiunto dai propri allievi, impostando, ove necessario, un lavoro differenziato e individualizzato. Ta n t e l e a b i l i t à r i c h i e s t e , e quindi da allenare, nell’esercizio del gioco: destrezza, coordinazioni dinamiche generali, oculo-segmentarie, educazione alla forza, alla mobilità, all’equilibrio statico e dinamico, all’orientamento, al ritmo, percezione temporale e del proprio corpo.Da rispettare, in materia di abilità tecnica, il principio della gradualità, sia per un valido sviluppo delle abilità, sia per ottenere la partecipazione viva dei ragazzi al guioco: se la temperatura emozionale cala si prospettano circostanze inquiete e, talvolta, si arriva all’abbandono. Nell’esercizo del gioco è doveroso apprezzare l’allievo per quello che sa fare. Alberto Manzi (ma ci sono tante altre citazioni) dice: “L’alunno fa quel che può, quel che non può non fà”. Tu t t a v i a , n o n c o m m e t t i a m o l’errore - raccomanda Nicola Pica - di considerare il gioco come un frivolo ritocco dove tutto è facile, ma adottiamolo come vero e proprio esercizio da ben collegare nell’unità di allenamento. La pubblicazione entra nella collana “I libri della Fondazione

M u s e o d e l C a l c i o ” a l p re z z o d i 36.000 lire. Floriano Marziali, Vincenzo Mora, “LA DIDATTICA DEL GIOCO A ZONA MODULO 44-2 - Diagonali difensive Schemi d’attacco”, Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello, 1995, pagine 214.

Gli aspetti teorici del gioco a zona sono oggetto di continui approfondimenti e confronti, come è da registrare un ampio sviluppo da parte di vari autori dei sistemi di gioco e dell’evoluzione dei ruoli al loro interno. Questo testo nasce dalla constatazione che meno trattati sono invece gli aspetti didattici dell’insegnamento ed ha un carattere prettamente pratico con conseguente accentuazione dell’esposizione grafica rispetto a quella teorica. Le nozioni, i principi, i concetti basilari per affrontare un tale argomento sono trattati in maniera sintetica, ma sufficiente per

inquadrare le varie sue problematiche. Il lavoro, pur riconoscendo un’importanza primaria agli aspetti riguardanti la fase difensiva, non trascura le problematiche legate al possesso di palla che sono ,essenzialmente, incentrate sull’articolazione di manovre offensive logiche e organizzate, esposte sotto forma di schemi . Uno degli intenti di questa proposta è quello di favorire, attraverso la ripetizione di determinati movimenti, l’acquisizione di una mentalità collaborativa, indispensabile nel gioco moderno. Gli autori non tralasciano comunque di mettere nei grafici tutte quelle tappe motorie e tattiche normalmente proposte da ogni allenatore ai propri giocatori, senza dimenticare di lasciarli liberi di interpretare in modo personalizzato lo schema elaborato. Il libro non è e non vuole essere un manuale del gioco a zona. E’ stato invece pensato come strumento per chi si appresta a istruire una squadra secondo i conseguenti canoni e come sussidio per chi, avendo già esperienze di zona, intende (sarebbe davvero auspicabile) confrontare le sue idee con quelle degli autori.1 contenuti presentati sono frutto della sperimentazione e dell’interpretazione personale di Marziali e Mora, derivate dal confronto delle reciproche esperienze e conoscenze in qualità di tecnici e educatori. La pubblicazione entra nella collana “I libri della Fond,azione M u s e o d e l C a l c i o ” a l p re z z o d ì 36.000 lire. 47

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO»

FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE STORICA E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CALCIO» La Fondazione “MUSEO DEL CALCIO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE STORICA E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CALCIO" ha come suo obbiettivo istituzionale la diffusione della cultura calcistica nelle sue varie forme. Una di queste consiste nella presentazione ed offerta di pubblicazioni inerenti il fenomeno calcistico nel suo complesso. A tale scopo offriamo un elenco di opere il cui facilitato acquisto può avvenire tramite versamento su conto corrente postale n°11807500 Intestato a "Fondazione Museo del Calcio" Viale Aldo Palazzeschi, n.20 - 50135 Firenze, oppure in contrassegno – Tel. 055/600526 – Fax 055/6193190. F. Accame L’ANALISI DELLA PARTITA DI CALCIO £.15.000 F. Accame LA ZONA NEL CALCIO £.12.000 F. Accame PRIMA DEL RISULTATO £.12.000 F. Accame LA SINTASSI DEL CALCIO £.12.000 F.Accame PRATICA DEL LINGUAGGIO £. 30.000 A. Aledda I CATTOLICI E LA RINASCITA DELLO SPORT ITALIANO £. 23.000 B. Anderson STRETCHING £. 23.000 A. Antonucci ANTONELAST £. 50.000 A. Antonucci, Materazzi DIARIO AGENDA DELL'ALLENATORE DI CALCIO MODERNO £. 25.000 E. Arcelli CALCIO: ALIMENTAZIONE E INTEGRAZIONE £. 30.000 E. Arcelli, F. Ferretti CALCIO: PREPARAZIONE ATLETICA 8. 25.000 J. Bangsbo FISIOLOGIA DEL CALCIO £. 45.000 J. Bangsbo LA PREPARAZIONE FISICA NEL CALCIO £. 45.000 L. Bani SPORT PER TUTTI & LEGISLAZIONE REGIONALE £. 22.000 P. Bellotti, A. Donati L’ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO £ 25.000 S. Beraldo, C. Polletti IL LIBRO DELLA PREPARAZIONE FISICA £. 25.000 N.A. Bernestein FISIOLOGIA DEL MOVIMENTO £.35.000 Blazquez, D. Sanchez AVVIAMENTO AGLI SPORT DI SQUADRA £. 22.000 M. Bonfanti, M. Ghizzo I GIOVANI E IL CALCIO £.16.000 M. Bonfanti, G. Leali, A. Pereni ILGIOCO DEL CALCIO ESERCITAZIONI ADDESTRATIVE 2 WHS e libro £.75.000.

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M. Bonfanti, A. Pereni IL GIOCO DEL CALCIO: 100 ESERCITAZIONI PER GIOVANI CALCIATORI £.22.000 M. Bonfanti, A. Pereni CALCIO PALLA INATTIVA £30.000 M. Bonfanti, M. Ghizzo IL FUTURO È CALCIO £.12.000 L. Bonizzoni IL GIOCO A ZONA £.18.000 L. Bonizzoni DRIBBLING £. 12.000 L. Bonizzoni PENALTY £.12.000 L. Bonizzoni PRESSING £.12.000 L. Bonizzoni, G. Leali IL PORTIERE £.16.000 L. Bonizzoni G. Leali I DIFENSORI £. 12.000 L. Bonizzoni, G. Leali I CENTROCAMPISTI £.12.000 L. Bonizzoni, G. Leali LE PUNTE £.12.000 C. Bosco VALUTAZIONE DELLA FORZA CON IL TEST DI BOSCO £.24.000 C. Bosco ASPETTI FISIOLOGICI DELLA PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE £.22.000 C. Bosco LA FORZA MUSCOLARE £.40.000 C. Bosco, P. Luhtanen FISIOLOGIA E BIOMECCANICA APPLICATA AL CALCIO £.22.000 C. Bosco, A. Viru BIOLOGIA DELL’ALLENAMENTO £. 30.000 L. Busquet LA PUBALGIA £.60.000 M. Cabrini PSICOLOGIA NEL CALCIO £. 30.000 M. Cabrini GIOCARE CON LA TESTA £. 30.000 A. Calligaris LE SCIENZE DELL’ALLENAMENTO £. 28.000 A. Calligaris ELEMENTI DI PRONTO SOCCORSO £. 18.000

A. Calligaris, A. Del Freo PREPARAZIONE FISICO-TECNICA DEL CALCIATORE ATTRAVERSO 500 ESERCIZI CON IL PALLONE £30.000 P. Cambone LO STRETCHING NELLA PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE £.22.000 P. Cambone STRETCHING £. 16.000 F. e F. Cannavacciuolo PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE £.28.000 F. e F. Cannavacciuolo LA FORZA NEL CALCIO £. 25.000 F. Casali L'ADDESTRAMENTO DEI GIOVANI PORTIERI £. 40.000 con video cassetta E. Cecchini IL PROCESSO DELLA FORMAZIONE TATTICA £. 18.000 E. Ciammaroni LA KINESITERAPIA DELLE ALGIE VERTEBRALI £.23.000 E. Ciammaroni LA KINESITERAPIA NELLE CARENZE TORACO-ADDOMINO-RESPIRATORIE £.24.000 G. Cometti LA PLIOMETRIA £.25.000 G. Cometti CALCIO E POTENZIAMENTO MUSCOLARE £.35.000 N.Comucci, G.Leali ALLENAMENTO DI CONDIZIONE PER IL CALCIATORE £. 20.000 V. Corraro, M. Lussu, P.G.Palmesino, V. Prunelli, P. Ricci, A. Ristorto QUADERNO DI CAMPO PROPOSTA PER UN PERCORSO DI RICERCA £. 30.000 M. Cosmai INTERVENTO PSICOLOGICO E PSICOTERAPEUTICO NELLO SPORT £.25.000 A. D'Aprile TENNIS OK £. 35.000 A. Del Freo TECNICA VELOCITÀ E RITMO NEL GIOCO DEL CALCIO £. 30.000 A. Di Musciano, S. Roticiani S. Testa PROGRAMMA DI UN ANNO PER L’AVVIAMENTO AL CALCIO £.20.000 A. Donati LA VALUTAZIONE NELL’AVVIAMENTO ALLO SPORT (+ VIDEO CASSETTA VHS REALIZZATA DALLA SCUOLA DELLO SPORT) £.50.000

D. D. Donskoj, V. M. Zatziorskij BIOMECCANICA £. 35.000 S. D’Ottavio LA PRESTAZIONE DEL GIOVANE CALCIATORE £.28.000 S. D’Ottavio INSEGNARE IL CALCIO £.20.000 V. I. Dubrovskj MASSAGGIO, MANTENIMENTO E RICOSTRUZIONE DELLE CAPACITÀ DI PRESTAZIONE £.30.000 F. Facchini IL TRAINING AUTOGENO £.16.000 F. Facchini LA PSICOLOGIA DEL CALCIATORE £.16.000 J. Ferrandez ALLENAMENTO DELLA RESISTENZA NEL CALCIO £.28.000 J. Fleischmann - R. Linc. ANATOMIA UMANA APPLICATA ALL’EDUCAZIONE FISICA E ALLO SPORT £. 90.000 S. Folgueira 1010 ESERCIZI DI DIFESA NEL CALCIO £. 30.000 G. Fortunio, C. Moretti ELEMENTI DI ENDOCRINOLOGIA APPLICATA ALLO SPORT £.25.000 L. Giannelli CENTO ANNI DEL CAMPIONATO DI CALCIO £. 45.000 Gori - Tanga IL CORPO E L'AZIONE MOTORIA £. 45.000 Gori - Tanga L'APPRENDIMENTO MOTORIO TRA MENTE E CERVELLO £. 35.000 M. Grimaldi STORIA DEL CALCIO IN ITALIA £. 20.000 J. A. Gurevic 1.500 ESERCIZI PER LA STRUTTURAZIONE DELL’ ALLENAMENTO IN CIRCUITO £. 25.000 E. Hahn L’ALLENAMENTO INFANTILE. PROBLEMI, TEORIA DELL’ALLENAMENTO, PRATICA £. 20.000 D. E. Harre TEORIA DELL’ALLENAMENTO £.35.000 C. Herveou, L. Messean TECNICA DI RIEDUCAZIONE PROPRIOCETTIVA £.35.000 A. Hotz L’APPRENDIMENTO QUALITATIVO DEI MOVIMENTI £. 28.000

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