Shanghai Expodoll

  • October 2019
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Shanghai ExpoDoll I. Premessa II. Indici III. Stili

I Premessa L’esposizione del 2010 offre l’occasione di considerare Shanghai, metropoli globale, da punti di vista differenti. In particolare, dal campo della cultura visuale e del tema della metropoli comunicazionale è possibile riformulare il concetto astratto di Modernità partendo proprio dalla modernità industriale occidentale che W. Benjamin ha individuato nel suo celebre “Parigi Capitale del XIX secolo” per la relazione merci, feticcio, esposizione e vita della metropoli. Le esposizioni universali sono luoghi di pellegrinaggio al feticcio merce […] Le esposizioni universali trasfigurano il valore di scambio delle merci; creano un ambito in cui il loro valore d’uso passa in secondo piano; inaugurano una fantasmagoria in cui l’uomo entra per lasciarsi distrarre. L’industria dei divertimenti gli facilita questo compito, sollevandolo all’altezza della merce. Egli si abbandona alle sue manipolazioni, godendo della propria estraniazione da sé e dagli altri. Le esposizioni universali edificano l’universo delle merci […] La moda prescrive il rituale secondo cui va adorato il feticcio della merce […] Il feticismo che soggiace al sex-appeal dell’inorganico è il suo ganglio vitale. Il culto della merce lo mette al proprio servizio; Le esposizioni universali inaugurano una fantasmagoria in cui l’uomo entra per lasciarsi distrarre. Fantasmagorico è lo splendore di cui si circonda […] la società produttrice di merci; Fantasmagorie sono le immagini incantate del secolo […] proiezioni del desiderio della collettività. Dalla Parigi di Benjamin alla “Better City, Better Life” di Shanghai Expo perde la sua localizzazione temporanea e diventa una dimensione permanente della metropoli e degli spazi di confine di zona. Partiamo da un allargamento concettuale di ciò che le Esposizioni Universali hanno rappresentato e rappresentano considerato il fatto che Shanghai si sta vestendo proprio per l’Expo 2010. Questa occasione ci permette di considerare l’evento da punti di vista inconsueti ma chiari. La metropoli comunicazionale è una esposizione permanente a fronte della temporaneità dell’Esposizione Universale. Questa infatti è legata al processo industriale del Moderno monologico “occidentale”. Tramite l’allargamento concettuale di Expo possiamo invece affrontare le “modernità plurali” (Arif Dirlik Link) con una metodologia squisitamente visuale. Il passaggio fra queste modernità riconfigura nozioni e stereotipi tipici dell’Orientalismo ma anche di diversa vulgata relativa alla Cina. Il passaggio è offerto da due nozioni interrelate, Finestra e Zona. La riforma e apertura inaugurata da Deng Xiaoping ormai 30 anni fece uso del termine finestra per le zone speciali (ZES) che aprivano al mondo. La finestra è una soglia attraverso cui si costruisce e si negozia il capitale simbolico di “una” cultura, quella metropolitana cinese attuale. Come quadro teorico usiamo il termine zona, che in cinese significa oggetti in un campo delimitato ma aperto. Gli oggetti, vuoi le

merci, vuoi i ricercatori, vuoi il materiale visuale prodotto dalla relazione ricercatori-merci esposte sono definiti, nella logica-zona, dalla relazione che hanno con l’esterno. (Link)

II Indici 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7)

Parigi d’Oriente 东方的巴黎 Floating 流动 Nostalgia 怀旧 Screen/schermi/display 银幕 Esporre il futuro 展示未来 Arte merce suprema 至高无上的物品 Satelliti 卫星

Parigi d’Oriente 东方的巴黎 Come un passeggiata lungo Huaihai Road ( 淮 海 路 ) questo percorso attraversa una delle dimensioni di Expo nella comunicazione visuale delle infinite pubblicità che rivestono e tessono i percorsi della metropoli; pubblicità dove il corpo si trasforma in panorama (corpo panoramaticobodyscape) i cui elementi di rilievo saranno: corpo della nazione, flusso, merce, shopping mall. Per pubblicità intendiamo tanto le reclame quanto gli schermi piazzati come viso sulle facciate dei palazzi che trasmettono a ripetizione flussi di informazioni. Nella “passeggiata” si intersecano i corpi delle shanghai dolls in carne e ossa, mediatiche, digitali…. Merce come forma del desiderio trova una sua location anche negli shopping mall. Ne attraverseremo 4, il primo proprio su Huaihai Road: Times Square(时代广场) . Nome-finestra che apre ad altre metropoli: New York e Hong Kong. Times Square è forse lo Shopping Mall più lussuoso, per le merci, le firme e per la struttura interna che rimanda spesso alla sinuosità del corpo, desiderio architettonico incarnato. Il secondo Shopping Mall è sempre nel centro città (zona del secondo percorso) ed in realtà è costituito da due shopping mall separati dal punto di vista della proprietà: Nuovo Mondo (新世界) e il primo Shanghai Department Store (上海市第一百货). Meno lussuosi, anche loro fanno dell’expo il proprio punto di forza. Il primo con continui rimandi all’estero (国外) il secondo essendo tradizionalmente il centro commerciale che dagli anni ’80 ha risignificato le pratiche dello shopping entro le strategie della comunicazione visuale. Terzo tipo di shopping mall è legato alla zona di Xujia Hui 徐 家 会 , la sua parte elettronica. Futuribile per architettura e merci esposte gioca sul desiderio tecnologico che è anche ideologia corrente ufficiale, quella dello sviluppo scientifico. La merce e l’expo ri-significano l’ufficialità. Ultimo tipo è il popolarissimo Qipulu, qui il flusso dei clienti è la dimensione espositiva più rilevante insieme alle fatidiche merci Made in China, Fake-fashion e brand surreali. Merce come forma del desiderio e desideri a forma di merci, impacchettati vestiti svestiti imbellettati, i locali “notturni” che proliferano attorno a Huaihai Road/Parigi d’Oriente giocano, come la comunicazione visuale del merchandising dei negozi, con il corpo, ammiccano alla dimensione sessuale ed esotica al tempo stesso. L’attenzione in questo capitolo sarà data alla fascinazione, al desiderio della merce-visuale risignificando così la dicitura che Huaihai Road stessa riconosce per sé: Parigi d’Oriente. Termine che nella storia cinese semi-coloniale era accoppiato a “puttana d’Oriente”, luogo di perdizione (via merci, oppio su tutte). Termine che trova nuovi significati dagli anni ’90, quando Shanghai diviene

una delle punte avanzate della logica-zona della Riforma e Apertura ( 改 革 开 放 ) di Deng Xiaoping.

Floating 流动 Floating, come per esempio in un’opera dell’artista transnazionale Chen Zhen 陈箴 che indagava le trasformazioni della sua città, Shanghai, dopo anni di distanza in Francia, è riferito spesso alla Floating People che rende impossibili i calcoli e la misura del concetto tradizionale di cittadinanza. People Square( 人民广场) espone la dimensione del floating perché è uno snodo della metropoli, diverse linee metropolitane, accesso alle vie più famose e trafficate di merci, stili, codici; floating architecture con grattacieli “antichi” e “nuovi” che riformulano l’”eclettismo” delle costruzioni anglosassoni primo ‘900 in una nuova dimensione (per noi “expo”). Architetture che mostrano corpi e si fanno bodyscape, architetture che autorappresentano la metropoli stessa, nuovi templi postmoderni e post-ufficiali: Urban Planning e Museo di Shanghai. L’Urban Planning è conosciuto ai più perché dispone della mappa di Shanghai fatta modellino…..ma del futuro! (noi abituati al modellino di Roma antica scopriamo una nuova idea di esotismo segaleniano, all’esotismo dell’Altro, all’esotismo del passato si aggiunge l’esotismo del futuro materializzato nel corpo a venire della metropoli: donna-bambola plastica del desiderio). L’Urban Planning, come autorappresentazione ufficiale di Shanghai, è un tempio civile intanto per la struttura architettonica; è piazzato nel “centro” della città, centro fluttuante come fluttuante è l’urbanistica nella Cina della Riforma e Apertura (Great Leap Forward, case-study Shenzhen) e fluttuante il desiderio di metropoli. Al primo piano kitsh e “sculture” che imbambolano la città, al secondo rivestimento nostalgico della città con totale gusto acritico rispetto al passato coloniale; terzo piano mostre temporanee sempre straniere e ufficiali a segnare la dimensione internazionale della città; quarto piano il modellino; quinto il futuro già presente: Pudong e tutto ciò che suona come “avvenieristico”; capsula dell’expo 2010+ finestre del mondo. Riguardo al Museo di Shanghai, è il secondo più importante della Cina per reperti. Anche la storia diventa feticcio, in una struttura architettonica che concretizza filosofie antiche (cielo e terra realizzati con struttura circolare su base quadrata) ricreate ad hoc. Piazza del Popolo come floating ci permette di relazionarci al tema dei migranti, del desiderio sociale (una vita migliore….better city better life dice lo slogan di expo 2010), della fluttuazione dell’ufficialità e della pianificazione urbanistica. Still Life e San Mao nel corpo fantasmatico della floating population.

Nostalgia 怀旧符号 Lo spunto per trattare l’ “effetto nostalgia” è dato dalla zona di Xintiandi (新天地 nuovo mondo, in senso cosmico…), qui tra le costruzioni della concessione francese (e la famosa scuola dove fu fondato il Partito) tutta una sezione è stata ricostruita “come” era nel passato. L’immaginario di quel passato è fondamentalmente cinematografico, Xintiandi è la location del passato della metropoli. Avremo modo di trattare così la Shanghai cinematografica insieme alla complessa questione della costruzione della storia attraverso la carne della metropoli, palazzi con targhe “cultural heritage” e real estate tra i più folli di tutta l’Asia. L’effetto nostalgia offre nuovi scenari e ulteriore valore aggiunto al feticismo della merce-visuale, via “expo” naturalmente!

Screen/schermi/display 银幕 Floating e codice nostalgia si dispiegano lungo il Bund (外滩), centro economico-finanziario degli anni ’20-30, vestito e rivestito dalle bandiere della nazione; il Bund pullula di marchi inarrivabili, segni supremi di merci completamente immateriali (Armani, Prada etc…) e pullula di migranti a buon mercato che vengono a godersi ciò che gratuitamente offre loro lo Schermo: lo skyline di Pudong dato come nostalgia di futuro (Torre delle Perle su tutto). Due immaginari da cartolina che immetteremo nel flusso liquido dello Huangpu, il fiume che separa Pudong-skyline da Puxi (la Shanghai “propriamente” detta). I corsi d’acqua sono uno degli elementi fondativi dell’ “identità” della storia, intesa come narrazione, cinese. Ma la storia di Shanghai è recentissima e fluttua come particolare nel particolare socialismo alla cinese ( 有 中 国 特 色 ) ed il fiume ci porta invece a guardare le merci nella loro dimensione materiale (il trasporto), la dimensione produttiva (il migrante e il suo contrario -i marchi inarrivabili, immateriali-), entro l’economia finanziaria di ieri (anni ’20) e di oggi (Pudong). Paradossalmente tratteremo la questione fondante lo sviluppo metropolitano, la migrazione, nel suo unico posto di svago: lo schermo, l’impasto di due economie di due periodi storici differenti. Fluttuazioni economiche e fluttuazioni dell’immaginario sono la cifra del Bund. Il fiume ci porterà in due direzioni, seguendo l’affluente Wusong arriveremo alla zona artistica di Moganshan, attraversando invece lo Huangpu arriveremo nella Zona Speciale di Pudong.

Esporre il futuro 展示未来 Il concetto di natura-zona trattato nelle pagine introduttive e in altri luoghi qui trova ulteriori argomenti visuali. Pudong e il suo quartiere di Lujiazui sono la base dello schermo-skyline e sono l’esposizione consapevole della futuribilità come elemento di fiducia del capitalismo finanziario, sono la sicurezza del futuro, sono il compimento in continuo farsi della modernizzazione (insieme a “finestra” è una parola cardine della Riforma e Apertura). Torre delle Perle, Jinmao e grattacieli che competono in altezza e fascino, zone private kitsh e postmoderne, lifting continui per questa giovane bambola di plastica nata con un D.N.A. che ha il segno principale nel “rifarsi”. Pudong è zona tecnologica, è veloce, è bello, è dinamico, è ricco, Pudong è Los Angeles e l’E.U.R. con valore esotico aggiunto. Prendiamo il Maglev, spreco tecnoscientifico che in soli 7 minuti viene dall’aeroporto in continuo allargamento; cavalchiamo la scienza e la tecnologia in questo futuro che è tutta negoziazione simbolica sulla soglia della finestra Cina-Mondo.

Merce Suprema 至高无上的物品 La comunicazione visuale si nutre della sperimentazione dell’arte che fino agli novanta chiamavamo a giusto titolo d’avanguardia (LINK). Dalla fine degli anni ’90 il percorso dell’arte ha sposato le sorti della Cina, dapprima con la creazione delle zone artistiche (la 798 di Pechino su tutte) in modo critico-conflittuale poi con il passaggio a “zona creativa” (Mogashan di Shanghai su tutte) laddove “creativo” rimanda al discorso ufficiale e rimanda alla proliferazione di gallerie e centri di design, laboratori della merce suprema, quella visuale, che costituisce l’Expo. Fetish-Mao

e prorompente sensualità, valutazioni di borsa, oscillazione del gusto, rappresentazione di modernità e originalità, copia, falso, riproduzione e digitaliazzazione, cinesità come essenza da vendere: tutti questi sono gli oggetti di zona pronti a miscelarsi con l’esterno. Arte tramite “expo” significa non solo la fine dell’approccio estetico ed esotico ma il tentativo di ricercarla nei territori finora considerati separati, dalla moda alle gallerie-negozi di Sony e di Nokia nella metropoli che rendiamo come Expodoll.

Satelliti 卫星 La linfa materiale della metropoli è in quella che Koohlaas e collaboratori (Great Leap Forward) hanno chiamato Suburbia o infrazona. Shanghai ha una superfetazione di città satelliti, da quella universitaria a quella tecnologica a quella delle automobili etc etc…. oltre il dato architettonico assolutamente espositivo (la creazione per esempio di città dallo stile-sapore italiano, tedesco, francese etc…) qui conta il legame con le merci e il loro farsi. Useremo l’idea di città-satellite per collocare Shanghai in un contesto più ampio fino ad arrivare al porto (in realtà ne ha 3) più grande dell’Asia. Porto come un luogo delle merci, infrastruttura dell’Expo.

III Stili Non è solo perché la visione della metropoli è per noi montaggio e frammenti che scegliamo uno stile fatto di inserti che spezzino il monologismo, ma anche perché siamo stufi di una scrittura asessuata, di una scrittura senza taglio personale, di una scrittura che al massimo dice che odia il logocentrismo, ma lo dice in modo del tutto razionale. Non apprezziamo il logocentrismo nella misura in cui accettiamo ancora la sfida del linguaggio verbale scritto, della sua relazione con chi scrive e le sue emozioni e della relazione che si deve instaurare con chi approccia il testo. Relazione emozionale e sensuale. Relazione che fa a meno del coinvolgimento dato da una appartenenza accademica o ideologica. Vorremo cioè entrare e uscire nel e dall’oggetto, che è la dimensione Expo della metropoli, che siamo noi come oggetti della metropoli e della ricerca, che è l’oggetto zon/a-disorientamenti che sarà impacchettato, vestito e poi svestito con cura feticistica dall’ipocrita lettore-voyeur Tutti i percorsi saranno bucati e aperti da inserti testuali e visuali: 1) inserti che riferiscono del posizionamento di produce la visione, vale a dire che ciò che in ambito antropologico si chiama esplicitazione del ricercatore e suo posizionamento, per noi diventa una massa critica che va sciolta lungo tutti i percorsi tramite inserti personalissimi (Link oriente esploso in mano). 2) inserti che allargano anche a dismisura ciò che la scrittura o le immagini stanno dicendo. Così per esempio, parlando di Expo all’inizio, da subito il primo inserto scrive Expo di Esposizione Universale in lingua cinese dando una dimensione diversa al concetto “occidentale”. In cinese infatti Expo di Esposizione Universale comprende insieme a “mondo” anche il termine “vasto”, “grande”, “tante cose” ma sempre in superficie. E’ la superficie che tratteremo lungo tutti i percorsi. Ulteriore esempio può essere l’immagine presa in un centro commerciale: cavallo stilizzato con stivali dal tacco alto con su sopra due stranissimi personaggi. E’ un richiamo alle famose statuette di epoca Tang dove dal e per l’Asia centrale partivano carovane di merci e carovane di idee (il

buddhismo su tutti). L’inserto ci darà modo di trattare (nel senso di rimandare, alludere) la “nuova via della seta” (新丝绸之路) . Ancora il ponte di 36 Km da poco aperto proprio vicino Shanghai e sbandierato nel contesto dello sviluppo scientifico come progresso della nazione sarà semplicemente accoppiato a un altro ponte che è crollato lo scorso anno nell’Henan e si è portato via diverse persone. Ultimo inserto fin da ora possiamo dire sarà Hong Kong che è il doppio di Shanghai e che è il nostro specchio e doppio, nostra ossessione e piacere notturno carezzato coccolato e ancora inappagato. Molti di questi inserti saranno raggruppati in keywords. Queste keywords saranno anche sparse durante l’esposizione dei percorsi. Come ulteriore approccio proponiamo un Keywords index per rendere la visione plurale e aperta.

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