Sacro Cuore Conference 18-3-09 Rm

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Iraq un emorragia di cristiani Sono iracheno, e cristiano, per di più cattolico, o meglio un orientale cattolico. La mia chiesa è la Chiesa Siro Antiochena: una delle chiese orientali cattoliche, ancora esistenti in Iraq, ed una delle prime ad essere nate. Oggi sono qui per condividere con voi la mia esperienza e il mio dolore per la mia gente, per il mio Paese. Anche se vivo in Italia dal 1995 ed ho fatto ritorno in Iraq solo tre volte, sono iracheno e porto le ferite di questa terra perennemente sanguinante, sin dalla distruzione di Sodoma e Gomorra, anzi ancor prima, sin dalla cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden che Dio aveva stabilito proprio in questo paese. Prima di procedere alla proiezione della presentazione che ho preparato, vorrei spendere due parole sulla presenza cristiana in Iraq e dirvi che sono qui per fare propaganda o falsi irenismi, vi mostro la realtà per quella che è, perché penso che il mondo oggi abbia bisogno della carità della verità. L’Iraq nasce come paese cristiano, così come lo era anche l’Arabia Saudita, la nutrice di Maometto, si dice, era una donna Etiope, quindi cristiana. Tutto il Medio Oriente era cristiano e tale cristianizzazione viene preparata dal nostro padre Abramo, iracheno anch’esso, che esce dal paese, dopo aver distrutto il tempio del quale era sommo sacerdote il padre, pagano, e si dice appunto che sia uscito proprio perchè doveva scappare, meritando la morte per il sacrilegio operato. La sua stirpe poi è stata proprio come Dio gli aveva promesso: innumerevole, come i granelli della sabbia del mare e le stelle del cielo. È venuto così il popolo ebraico, con la religione ebraica e poi si è originato il cristianesimo che si è espanso prima di tutto in Medio ed estremo Oriente e poi anche in Occidente. Quindi, per favore, quando incontrate qualcuno che parla arabo non dite o pensate immediatamente che sia musulmano, la lingua araba è preesistente alla venuta dell’islam, ed unisce insieme alla sua cultura, sia cristiani che musulmani. Ma i cristiani non hanno una sola lingua ufficiale, come ebrei e musulmani. La chiesa prende le sembianze del popolo nel quale si incarna, per cui ne assume la cultura e la lingua. Io ne sono un esempio: da iracheno conosco e parlo la lingua ufficiale del mio paese che è l’arabo, ma da cristiano la mia lingua madre è l’aramaico: a casa mia si parla l’aramaico e la Bibbia che ho conosciuto sin da piccolo è la Peshitta, scritta in siriaco. Certamente esiste anche la Bibbia in arabo, come per gli indiani esiste in Malayalam, per i Copti in copto, gli etiopi in Gheez e così via. In Iraq sono presenti molte confessioni, a parte tutte quelle non cristiane, che soffrono assieme a noi, come autoctoni del Paese, anche se l’attuale presidente con ufficiale documento di stato ha dichiarato che i cristiani non sono autoctoni, ci sono i cristiani: Siro - Antiocheni, Caldei, Assiri, Giacobiti. Prima che Saddam salisse al potere, il paese ha vissuto la sua epoca d’oro, era la Dubai odierna, un dinar iracheno valeva 4 dollari. Allora non si pensava a chi era cristiano e chi musulmano, si era tutti figli della stessa terra e si viveva benissimo 1

insieme. Le feste degli uni e degli altri erano occasione di visite reciproche e cordiale partecipazione. Poi qualcosa è cambiato con il regime che si stava instaurando, agli inizi Saddam non era cattivo. Era come il Mussolini che alcuni vecchietti nostalgici ancora rimpiangono. In seguito ad alcune manovre politiche sbagliate ha iniziato a guadagnarsi l’odio della gente, iniziando con la guerra con l’Iran e finendo con l’entrata in Kuwait e quanto ne è scaturito: embargo, bombardamenti sistematici a cura degli Americani………. L’equazione che è stata fatta è la seguente: Saddam è un dittatore, per salire al potere è diventato amico degli americani, gli americani sono cristiani, tutti i cristiani sono cattivi. Così è accaduto che i fratelli che prima non sapevano di essere diversi, lo hanno scoperto. Saddam fece delle leggi per tutelarci, e nessuno poteva toccare un cristiano sotto il suo regime, ovviamente se un cristiano insultava il regime veniva ugualmente ucciso o carcerato come tutti gli altri, ma discriminazioni non erano tollerate, a parte quelle perpetrate dal regime stesso. Che dire, la situazione è collassata sempre di più, i frutti dell’embargo imposto dall’occidente cristiano sono stati un continuo fomentare l’odio per i cristiani cattivi che lasciano morire i bambini per mancanza di medicine e tutto il resto che l’embargo produce. Con l’entrata degli americani, poi, tutte le rabbie represse sono esplose, e continuano ad esplodere. Non si sa bene da dove, ma forze avverse alla stabilità del paese sono entrate e hanno avvelenato tutto, di modo che l’odio contro i cristiani è salito, sino all’eclatante documento di cui vi ho parlato; ed è grave che un paese democratico dichiari ciò, tanto più se si tratta di un paese multietnico come l’Iraq. Le persecuzioni sono diventate palesi dal 2004, ma già da prima venivano perpetrate, solo che si confondevano nel caos generale. Prima che scoppiasse la guerra i cristiani già non erano tollerati. Vi faccio un piccolo esempio: molte ragazze cristiane sono state costrette a ritirarsi dalle scuole, università ed esercizi pubblici, perché perseguitate affinché indossassero il velo, nonostante che fossero cristiane. Ovviamente non è solo una questione di velo, la pressione si estende anche ad altro. Durante la guerra e subito dopo, i terroristi, invitati dalle loro guide, hanno iniziato ad occupare le case dei cristiani; prima le compravano, poi hanno cominciato ad occuparle direttamente. Non è novità quanto vi sto dicendo, la questione di Mousul dei mesi scorsi ne è un esempio, eclatante, ma esempio di quanto continua ad accadere. Molte di quelle famiglie non hanno più la casa perché gli è stata bruciata. Come possono essere protetti i Cristiani se il governo ufficialmente dichiara che essi non sono autoctoni? L’Iraq poi non ha neanche gli Statuti Personali per regolare le questioni giuridico-religiose di questa porzione di popolo. Esempio, la questione dei figli dei matrimoni misti, intendendo per matrimonio misto quello contratto da una parte cristiana e una musulmana, indovinate un po’, la legge islamica, che dovrebbe 2

interessare solo i musulmani, prevede che il figlio sia musulmano e stabilisce che al compimento del diciottesimo anno dichiari liberamente in tribunale la sua fede islamica. Non esiste avvocato o giudice alcuno che in Iraq possa aiutarti a non esercitare questa “libertà” se sei figlio di una mamma cristiana e un papà musulmano, e soprattutto se non vuoi essere musulmano. È un problema annoso e doloroso, e sembra che al momento non vi sia soluzione, essendoci problemi ben più evidenti. Dalle foto che vedrete potrete capire di che parlo. Al momento sembra che sia un paese in risalita, ma la verità è che è e resta un paese sotto assedio, ma non degli americani, bensì delle lotte intestine e degli infiltrati dai paesi comunicanti, perché la maggior parte dei terroristi presenti su suolo iracheno non è irachena, ma saudita, iraniana, sira e Dio solo sa di quale altra provenienza. Tutto ciò destabilizza il paese non solo nella sua ricostruzione materiale, ma soprattutto in quella psicologica. Gli iracheni vivono divisi tra rabbia, speranza, desolazione, rimpianto dei bei tempi che furono e profonda sfiducia unita alla rassegnazione per il presente, tanto che si lasciano andare in uno stato di deleteria accidia. Intanto anche se si procede a riasfaltare le strade o a fare le fogne, come a rimettere in piedi tutte le infrastrutture distrutte, appena finito o anche durante i lavori può arrivare un kamikaze a distruggere tutto! per cui perché sprecare soldi o tempo o vite umane a riparare ciò che potrebbe andare distrutto in un soffio? I cristiani sono scappati dalle città abbandonando case, negozi e averi per recarsi nelle campagne limitrofe, al nord, ma queste non erano pronte ad accogliere tutta questa gente. Per cui abbiamo una situazione urbanistico-ambientale improponibile, le città sono distrutte e le campagne non erano e non sono attrezzate. Direte, ma va bene i cristiani sono pochi, è vero, ma non dimenticate che anche i musulmani hanno diritto alla vita, così lì dove c’era la speranza di avere un po’ di tranquillità si sono recati anche loro. Sono effettivamente pochi i paesi interamente cristiani, anzi quasi inesistenti. Perché lì dove si cerca di non far entrare alcun musulmano, di fatto si raccolgono nelle vicinanze. Non è cattiveria, ma per il semplice fatto che nolente o volente essi sono sempre legati in qualche modo ad altri musulmani che a loro volta portano dietro di sé possibili guai: pensate alle faide tra sunniti e sciiti, le vendette che vanno fatte perché è stato ucciso un figlio, un fratello o un padre. Vicino al mio paese c’è n’è uno che è quasi integralista, non vende case e non affitta a musulmani entro il paesino, essi però si sono stanziati alle sue porte e hanno eretto anche una moschea. L’integrazione è difficile, forse in Europa potrebbe essere più facile, ma in loco non lo è. A partire semplicemente dal costume, le donne musulmane si coprono, e le donne cristiane non sarebbero tenute. Come si fa però, se sei donna ed esci per andare a fare la spesa al mercato sbracciata o con una gonna corta, avrai tutti gli occhi puntati addosso, e non di complimento. È una pressione insostenibile, per cui anche chi non è musulmano è tenuto ad adottarne i costumi. 3

Qual’è la causa di tutto ciò? Non saprei dirvi, ma la logica vuole che se una porzione di popolo si comporta in un certo modo è perché qualcuno ha insegnato ciò, se non obbligato a ciò. Per cui mi sembra che anche nell’islam, che di per sé non dovrebbe essere nulla di cattivo, c’è una gestione demagogica alla quale sottendono sottili trame politico-economiche che si servono della religione nella maniera più sbagliata. Le condizioni del paese non favoriscono un risveglio delle coscienze che possa controbilanciare le cose, per cui non ci resta che sperare che in un modo o nell’altro le esse cambino, iniziando a separare la religione dalla politica e a rispettare i diritti umani. Di cosa ha bisogno questo popolo, chiederete. In verità di tutto e di niente allo stesso tempo. Vi direi nulla perché l’iracheno vero è fiero, e pur di non chiedere agli altri preferisce cercare di essere autosufficiente. Non è essere orgogliosi, ma semplicemente una delle caratteristiche che forse salverà questo paese. Dico questo perché gli iracheni sono fieri di essere iracheni, perché gli iracheni sono iracheni prima di tutto. Per cui potrà accadere che un giorno si dimenticheranno delle separazioni etnico-religiose che oggi li distrugge e per amor comune del proprio Paese lo rialzeranno. Peccato che oggi, pur essendo tutti iracheni, non hanno molte medicine, gli ospedali sono abbastanza sforniti, e ogni giorno la gente si ammali o di diabete o di cancro. Sembra sia scoppiata un’epidemia di diabete. Un po’ sarà dovuta anche a cattive abitudini alimentari, un po’ a fattori ereditari o ambientali, sta di fatto che quasi la metà della popolazione è affetta da questa patologia. Ma il problema più grave è il cancro. Penso che il notevole inquinamento generale causato dalle incessanti guerre, dalla continua e persistente produzione di gas velenosi prodotti dai carburanti usati per i generatori e per le macchine, come anche dalle bottiglie di plastica bruciate ovunque, influisca pesantemente. Per quanto riguarda il diabete, sul territorio non sono presenti diabetologi tantomeno nutrizionisti. Le tecnologie esistenti sono vecchie come anche le medicine. I medici rimasti hanno bisogno di corsi di aggiornamento. Sarebbe utile poter fornire meglio quei piccoli ambulatori che si sono creati, come anche poter organizzare delle campagne di educazione alimentare, di informazione sulle cause e gli effetti del diabete. Sarebbe utile anche spendere qualche parola sulla genetica, nei paesi di campagna ci si sposa facilmente tra cugini, il che porta a volte a bambini non molto sani. Per quanto riguarda il cancro o le malattie cardiache, non c’è molto in questi piccoli paesi, tutti vanno nel Kurdistan, ma costa o vanno in Siria e Giordania, e chi non ha soldi come fà? Andrebbero attrezzati meglio quei piccoli ospedali esistenti e ricostruiti quelli distrutti. La gente, cristiani e musulmani, si sente abbandonata. Ha bisogno di essere presa per mano e guidata. 4

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