SEYMOUR PAPERT Didattica tradizionale applicata ai nuovi media
«Io penso che la scuola si fondi sul modello di una linea di produzione in cui si mettono delle conoscenze nella testa delle persone... Adesso i ragazzi non hanno più bisogno di acquisire nozioni in questo modo, e con la moderna tecnologia dell’informazione possono imparare molto di più facendo, possono imparare facendo ricerca da soli, scoprendo da soli. Il ruolo dell’insegnante non è quello di fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di gestire le situazioni molto difficili, di stimolare il ragazzo, forse, di dare consigli... »
In un momento storico come il nostro dominato da continui dibattiti e discussioni sulla struttura, sull’efficacia e sull’efficienza del sistema scolastico tradizionale, le riflessioni e l’attività di Seymour Papert si rivelano quanto mai attuali e rispondenti all’evoluzione in atto della didattica. Seymour Papert, massimo esperto mondiale di informatica per l’infanzia, nel più famoso dei suoi libri “I bambini e il computer”(Milano, 1994), infatti, riflette sulle interazioni tra le nuove tecnologie informatiche e i sistemi di apprendimento scolastici, per mettere in luce la forte disomogeneità con cui il progresso tecnologico e scientifico è avanzato nei diversi campi di attività. Nato in Sudafrica, Papert è considerato uno dei pionieri dell’intelligenza artificiale, studiando come sia possibile, grazie al computer, cambiare radicalmente i sistemi di apprendimento. Dopo quattro anni di collaborazione con il pedagogista Jean Piaget, all’Università di Ginevra, Papert entra negli anni Sessanta al Massachusetts Institute of Technology dove insegna e dirige l’Artificial Intelligence Laboratory. E’ in questi anni che Papert comincia la sua lunga attività di studio e ricerca, di progettazione e realizzazione di strumenti e giochi specifici per i più piccoli, sviluppando il linguaggio di programmazione Logo: «Si trattava di un puro e semplice gioco. Scoprivamo ciò che si poteva fare con un computer, ci sentivamo come dei neonati alla scoperta del mondo. Fu in questa situazione che comincia a pensare ai computer e ai bambini. Perché allora un computer non avrebbe potuto offrire a un bambino lo stesso tipo di esperienza?». 1
Attraverso la sua attività, Papert dimostra che i computer possono essere usati per avviare un nuovo modo di apprendere, per sviluppare l’individualità degli scolari, per farli entrare con facilità in campi scientifici apparentemente non alla loro portata, per cambiare completamente i metodi di insegnamento. Quello di cui parla Papert, però, non è semplicemente un impiego delle nuove tecnologie informatiche al sistema scolastico odierno, ma un ripensamento di quest’ultimo. La tecnologia, secondo lo scienziato, offre, infatti, la possibilità di un ripensamento totale del concetto di educazione, dell’intera struttura del sistema scolastico. Per Papert, ad esempio, non ha più senso suddividere i bambini per classi perché è ridicolo ritenere che la conoscenza debba essere distribuita un po’ alla volta. Bambini di età diverse possono imparare insieme, l’uno dall’altro. E’ necessario, inoltre, cambiare i programmi di studio, perché quelli attuali sono vecchi ed obsoleti ed è indispensabile dare una diversa priorità alle materie e cambiare completamente il modo di insegnarle, rendendo gli scolari indipendenti e responsabili del proprio apprendimento. Papert sostiene che la scuola ed i vecchi sistemi di insegnamento siano “respingenti”e per migliorarli sia necessaria l’introduzione di una componente ludica. A scuola, afferma lo scienziato, vengono insegnate nozioni astratte di cui i bambini non capiscono assolutamente il senso, in quanto non viene trasmessa alcuna nozione che rimandi ad applicazioni
concrete,
pratiche. Bisogna,
pertanto,
capovolgere
l’impostazione
tradizionale, introducendo nei vecchi sistemi di insegnamento l’utilizzo dei nuovi media, in particolare i computer. Quello che auspica Papert è, dunque, una vera e propria rivoluzione nei metodi di insegnamento, attraverso un’utilizzazione intelligente dei mezzi che la tecnologia mette a disposizione. Un tempo, infatti, i bambini non avevano grandi alternative alla scuola né possibilità diversificate di conoscere, di informarsi. Oggi, invece, essi hanno molte più opportunità di imparare e possono accedere a metodi di apprendimento migliori di quelli offerti dalle istituzioni scolastiche, che costringono gli scolari a seguire schemi, tempi ed interessi rigidamente predeterminati. Questi grandi mutamenti, però, sostiene Papert, incontrano un ostacolo difficile da superare nella burocrazia, nella mentalità tendenzialmente conservatrice del sistema scolastico, che guarda sempre con una certa ritrosia ai cambiamenti e che non si rende 2
conto fino in fondo delle enormi capacità di apprendimento dei bambini, capaci di padroneggiare con facilità percorsi tecnologici anche molto complicati. E’ importante interrogarsi e stare attenti al come le nuove tecnologie, in generale, ed i computer, in particolare, vengono usati e fatti usare, in modo da poter sfruttare al meglio tutte le potenzialità. Molto spesso, infatti, l’utilizzo che si fa del computer è limitato all’esecuzione di esercizi ripetitivi. Per Papert i computer, invece, devono stimolare la creatività dei bambini e far emergere la loro individualità. I bambini non devono essere abbandonati davanti ai computer ma sollecitati a seguire e sviluppare i propri interessi: solo in questo modo essi potranno imparare meglio, più in fretta e con maggiore soddisfazione personale. Il computer è uno strumento con grandi potenzialità che può essere utilizzato per fare cose positive o negative, è un mezzo versatile utilizzabile di volta in volta per scopi diversi. Tutto dipende da chi lo usa. L’educazione tecnologica per Papert, dunque, può e deve essere uno strumento di supporto all’apprendimento scolastico, perchè può aiutare a riportare la struttura scolastica in linea con il mutato clima sociale e allo stesso tempo, può mantenere l’insegnamento ad un livello elevato. Il computer, però, non può e non deve sostituire la figura dell’insegnante a cui spetta, comunque, il compito di supportare ed aiutare i ragazzi nel difficile processo di costruzione della propria individualità. Un buon insegnante, secondo Papert, deve essere in primo luogo un buon scolaro, deve imparare cose nuove assieme ai bambini, dando un buon esempio di apprendimento. In un mondo in cui la conoscenza cambia con estrema velocità, è, infatti, fondamentale che il bambino impari come può fare ad apprendere nuove cose quando ne ha necessità. Bisogna conquistare, in sostanza, una nuova capacità di imparare.
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